La Destra, le destre e Destra per Milano
HUMOR: lavoro per tutti?!?
con Berlusconi è facilissimo farsi prendere la mano, soprattutto per chi, come me, scrive vignette.
Il problema è che lui è ovunque: economia, politica, calcio, figa. Pure quando nomini Mubarak, finisci per ricordarti della sua avvenente sospetta-nipote, certamente-mignotta. Insomma: sta diventando difficile trovare argomenti di attualità nel senso giornalistico del termine. Poi per carità, lavoro, sanità, futuro, scuola sono ben più importanti delle intercettazioni di qualsiasi parlamentare: ma a parte sessanta milioni di italiani, a chi volete che interessino? – Arnald
incontro civico
oggi alle 18,00 alla Fondazione Ambrosianeum, via delle Ore 3, Allarme Milano/Speranza Milano promuove un incontro civico per costruire una proposta per le prossime amministrative, l'incontro è aperto a tutti gli spiriti liberi con volontà :-)
pericolo scampato?
E’ notte per la politica parlamentare italiana e così tutte le vacche sono nere, o se preferite “ci stanno a’ provà” a Milano si dice “se la và la gà i gamb”. Così il decreto “Milleproroghe” proposto dal Governo è diventato una manovra in cui la stessa maggioranza ha proposto 1200 emendamenti, di tutto e di più nello scambio della compravendita parlamentare e in quello di possibili elezioni anticipate. Partiamo da una buona notizia, che non significa “scampato pericolo” ma un incombente e pesante rischio per il Belpaese. La Commissione Permanente Affari Costituzionali del Senato ha valutato inammissibili, in quanto estranei al disegno di legge, i due emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto “Milleproroghe” con i quali si voleva introdurre, di fatto, un nuovo condono edilizio. C’è da chiedersi cosa sarebbe accaduto se non fossero state estranee alla legge in discussione. Le proposte emendative erano state avanzate, per l’ennesima volta, da diciassette senatori del PdL a prima firma Sarro e Nespoli.
Oltre alla riapertura dei termini per la sanatoria degli immobili abusivi si proponeva lo stop alle demolizioni degli edifici abusivi in Campania. Con la prima parte emendativa sarebbe diventato possibile modificare la Legge 326/2003, ammettendo nel 2011 la sanatoria delle opere edilizie realizzate entro il 31 marzo 2003 in aree tutelate dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, D.lgs. 42/2004. Con una straordinaria piroetta retroattiva il condono avrebbe ammesso anche i soggetti cui era stata precedentemente rigettata l’istanza di regolarizzazione. Si prevedeva quindi la sospensione dei procedimenti sanzionatori di natura penale e amministrativa, anche se già avviati o relativi a sentenze passate in giudicato. In barba alla bandierina federalista della Lega non solo si volevano sospendere tutte le sentenze della magistratura per abbattere case abusive, ma anche le ordinanze comunali, provinciali e regionali. Così si volevano sanare ville e villini che sorgono dentro i parchi lombardi e veneti, le case costruite sui costoni rocciosi di Ischia, a permanente rischio frana, le case costruite nella valle dei templi ad Agrigento, le case costruite a Palermo sul monte Pizzosella, le case di San Fratello, con l’allarme per il rischio frane lanciato dai geologi. Così per le case lungo la costa ligure e lungo la costa amalfitana. Alla faccia degli ecomostri da abbattere.
La seconda parte del testo avrebbe sospeso fino al 31 dicembre 2011 le demolizioni degli immobili realizzati in Campania in violazione dei vincoli paesaggistici se a fini non speculativi e utilizzati come prima abitazione da soggetti sforniti di un altro alloggio.
Da non credere, infatti esponenti di ordini professionali, istituti di ricerca e membri dell’associazionismo ambientalista, avevano chiesto il ritiro della proposta, appellandosi anche ai presidenti delle Commissioni di Palazzo Madama . L’Italia ha già conosciuto una successione di ondate di cemento illegali e deturpanti: nel 1993 furono realizzati 58000 edifici fuorilegge, 59000 nel ’95 e nel 1994, con il condono Berlusconi-Radice ne furono realizzati 83000, mentre la sanatoria del 2003 ha prodotto, secondo i dati forniti da Legambiente, 40 mila nuove case illegali. Quanta identità vogliamo perdere quanti flussi turistici vogliamo vedere andare ancora altrove nella competizione internazionale? Quanto si vuole calpestare della Costituzione? La Repubblica ha il compito di tutelare il paesaggio ai sensi dell’art.9 Costituzione ed oggi anche in virtù della Convenzione europea sul paesaggio siglata a Firenze il 20.10.2000. La Consulta ha affermato una concezione ampia di “paesaggio” anche grazie alla legge n.431/85 ( legge Galasso) che ha individuato intere categorie di beni direttamente assoggettati ope legis a tutela in forza del loro particolare interesse ambientale, si passa così dalle bellezze naturali, intese come dimensione solo estetica del territorio, ai “beni ambientali” come beni culturali che interessano vaste porzioni di territorio nazionale. Con il Codice dei beni cultuali e del paesaggio (D.lgs. 22 gennaio 2004 n.42), si conclude una lunga evoluzione legislativa in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente. Con la nuova disciplina legislativa il ‘paesaggio’ è “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”, è comprensivo di tutti gli aspetti della tutela paesaggistico-ambientale e quindi un bene culturale che, come le opere d’arte e i monumenti, è oggetto di tutela e di riqualificazione. Salvatore Settis con la pubblicazione di “ Paesaggio Costituzione cemento” coglie la contraddizione tra il dettato costituzionale e la pratica e la cultura materiali quotidiane: “E’ oggi più che mai necessario parlare di paesaggio”.
“Il degrado di cui stiamo parlando non riguarda solo la forma del paesaggio e dell'ambiente, e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono” è la condivisione del nostro territorio e delle nostre regole di convivenza ad essere a rischio. Così, nella Campania del disastro di Pompei Il sindaco di Monte di Procida Francesco Paolo Iannuzzi , rinnova l’appello ai Sindaci della Campania affinché si mobilitino in favore dell’iniziativa intrapresa dal senatore del Popolo della Libertà Carlo Sarro “Molti colleghi si sono già messi in contatto con me per dare man forte alle proposte di emendamento che saranno discusse domani. Dunque mi sento in dovere, ancora una volta, di chiedere l’appoggio di tutti i miei colleghi Sindaci della Campania alla proposta di legge del Senato in modo che il legislatore provveda, se non altro temporaneamente, alla sospensione delle demolizioni in attesa che la Regione Campania si doti di un Piano Paesistico. Tutto ciò nell’interesse massimo della tutela dei diritti dei cittadini e dell’ambiente. Per questo mi appello ancora una volta anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Senato Renato Schifani”. La compulsività sanatoria di Sarro e Nespoli ha un retroterra robusto da non credere, il “fiduciato” ministro Bondi ha niente da dire in proposito?
un grido: Costituente Civica
Un grido.
Se non ora quando? Cos’altro deve accadere alle principali cariche istituzionali, alla libera espressione nella televisione pubblica e privata, alla dignità delle persone perché i gruppi dirigenti dell’opposizione parlamentare condividano un processo costituente nel nome della democrazia repubblicana? I diversivi potranno essere molteplici: dalla proposta alta avanzata sul Corriere della Sera, alla diffamazione sui quotidiani di famiglia, senza tralasciare la campagna acquisti e la ripetizione ossessiva di una verità altra sul reality di Arcore. Intanto l’Italia è sulla soglia della rottura. Per quanto maldestra l’armata Brancaleone della Lega potrebbe trovarsi di fronte ad una rottura di fatto tra il sistema economico-imprenditoriale del Nord e il resto del Paese. Un Paese al quale non viene neanche più riconosciuta la strategicità peninsulare nel Mediterraneo mentre saltano i regimi familistici che garantivano agli stati del Nord Africa di operare come barriera-filtro nei confronti dell’integralismo islamico. Di fronte al federalismo contraffatto in salsa padana come non vedere la necessità di un’Italia federale parte costitutiva di un’Europa federale capace di azione? Come non vedere la necessità di riforme compiute, capaci di sostituire ciò che si ritiene superato senza continuare ad aggiungere, aggiungere, aggiungere: così facendo oltre agli enti inutili, perfettamente in salute, avremo le istituzioni inutili, ma operative, con il loro bilancio, le loro cariche, le loro nomine, i loro consulenti, le loro assunzioni, le loro auto blu ed il loro potere di scambio locale. Non è tanto il quasi 30% di disoccupazione giovanile che ci deve preoccupare, quanto la diffusa rinuncia a pensare e a pretendere un altro futuro diverso dalla scelta tra precarietà e prostituzione dell’identità e dei corpi. Perciò è necessario che le forze politiche attuali vadano oltre sé stesse. In gioco c’è la capacità di culture ed indirizzi adeguati alle sfide di un mercato di dimensioni globali nel quale competono sistemi locali a qualità specifiche, un insieme composto da qualità delle infrastrutture e dei servizi, della sicurezza sul lavoro e della qualità della produzione, dell’amministrazione e della formazione, dell’ambiente e del vivere sociale. Un insieme, appunto, che tocca alla politica fare riconoscere ed agire come tale. In gioco ci sono questioni prodotte dall’innovazione tecnologica e scientifica non riconducibili alle antinomie dello scorso secolo, bioetica e fine vita, ambiente ed energia, costituiscono oggi problemi da affrontare efficacemente e non occasioni per affermare simbolo e collocazione nel mercato elettorale. Ma c’è di più, c’è qualcosa che viene prima delle questioni che sono in gioco: c’è il gioco stesso, le sue regole, l’arbitro, il campo, i giocatori, le società e il pubblico. E’ tutto questo che sta saltando in una sorta di schizofrenia, di rovesciamento del significato delle parole e di delegittimazione del significante. Non importa attraverso quali mezzi l’importante è che vinca la squadra di cui sono sostenitore. Ma questa non è un partita di calcio, non siamo tifosi che gioiscono per la vittoria sull’Inghilterra grazie alla mano di Maradona. Qui si sta pregiudicando una cultura della cittadinanza condivisa, l’idea che diritti e doveri valgono per tutti, che le istituzioni e la costituzione, il paesaggio e i beni culturali, il talento cognitivo dei giovani italiani, costituiscano un Bene Comune rispetto al quale sentirsi responsabilizzati. Di questo si tratta. Allora invece di reagire con disappunto o con compatimento alla indisponibilità alla candidatura a sindaco di Milano, di un giovane professionista di valore, socialmente impegnato, come Umberto Ambrosoli, occorre interrogarsi. Perché le proposte dei partiti politici e dei gruppi dirigenti attuali, risultano strumentali e non hanno la capacità di coinvolgere la ragione e l’emozione delle persone più belle? Perché non riconosce come necessità politica la pratica di forme e modi di partecipazione che non considerino le persone di valore e le loro competenze solo come testimonial, verso il quale avere riconoscenza nelle future nomine. Lo so che questa è l’antropologia vigente e chi la rifiuta risulta presuntuoso e velleitario, ma è questa antropologia che usa le leggi elettorali per nomine feudali (ius primae noctis incluse), il potere economico per la compravendita di parlamentari, l’amicizia in luogo della competenza, la cosa pubblica come risorsa contendibile da cordate. Non c’è da scherzare, quando andiamo all’estero non siamo più chiamati a rispondere alla battuta su Berlusconi ma ci chiedono cosa ci sta succedendo? cosa ci è successo? come cittadini, come italiani. Abbiamo costruito la deriva personalistica e plebiscitaria con l’elezione diretta di sindaci e governatori, che contestualmente svuotava di poteri le assemblee elettive, abbiamo lasciato un conflitto di interessi mediatici in un paese omologato dalla televisione, come denunciava Pasolini, ora temiamo il peggio ma non sappiamo quale possa essere. Il 40% degli elettori non vota e alle primarie del PD votano i cinesi: la maionese è impazzita.
Per questo non trova più alcuna ragione il timore o l’imbarazzo politici a condividere un percorso difficile e duro di risignificazione della politica. Ecco perché la proposta di poli civici alle prossime amministrative deve costituire un momento di verità e non uno strumento testimoniale. Così gli esponenti dei partiti, vecchi e costituendi, si possono trovare insieme a fare e pensare politica con le belle persone come Umberto Ambrosoli, tanto numerose nella sussidiarietà italiana.
Il viaggiatore leggero parla a tutti noi, ancora
Il viaggiatore leggero parla a tutti noi, ancora
Interrogazioni presentate nel consiglio di zona di giovedì 27 gennaio 2011
interrogazioni presentate in Consiglio di Zona 4 il 27 gennaio 2011
ITALIAinFORMA intervista Roberto Jonghi Lavarini
ITALIAinFORMA intervista Roberto Jonghi Lavarini
25 gennaio 2011
D
Buongiorno, parlo con il "barone nero" di Urnavas?
R
Certo - risponde al telefono, ridendo -, a prescindere dalle origini della mia famiglia, a questo soprannome sono oramai abituato ed affezionato, me lo diede, alla fine degli anni ’80, Gianni Stornaiuolo (ora consigliere provinciale del PDL), come provocazione contro il vero barone nero della destra milanese, l'on. Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse. Aggiungo che questo soprannome ben si addice alla mia concezione spirituale e tradizionale (cavalleresca, aristocratica ed imperiale) del mondo, della vita e del mio impegno politico.
Da Predappio ad Arcore, ci spieghi questa svolta sua e di tanti suoi camerati.
R
La verità è che Predappio sarò andato una quarantina di volte, mentre ad Arcore una sola... Scherzi a parte, per me si tratta di un percorso assolutamente lineare e coerente: ho sempre creduto in una grande destra nazionalpopolare, di lotta e di governo, fin da quando, quattordicenne, mi iscrissi al MSI di Almirante e Romualdi. Personalmente sono sempre stato un camerata molto aperto, direi ecumenico, ed ho sempre frequentato tutti i diversi ambienti della destra e non solo, tanto da essere sempre stato considerato: troppo estremista dai moderati e troppo moderato dagli estremisti. In realtà sono semplicemente me stesso: libero, curioso, intraprendente ma anche guascone e goliarda. Pensi che sono stato fra i promotori di AN a Milano: per me si trattava di modernizzare ed allargare lo zoccolo duro missino alla destra diffusa, alla maggioranza silenziosa degli italiani.
D
Si, ma, subito dopo, è passato con il vecchio Rauti nella Fiamma Tricolore ed ha incominciato a sparare contro Fini.
R
Sono passati dodici anni, comunque, quello che dice è vero: sono stato fra i primi, già nel 1999, a capire che razza di infame traditore, falso ed inaffidabile, senza idee e senza dignità, fosse Fini. Allora, rinunciando ad una sicura e brillante carriera politica (ero il più giovane presidente di zona di Milano, ed il primo di destra), ho fatto una coraggiosa scelta ideale, di onore ed amore. Poi, per ben dieci anni, ho inutilmente provato a costruire una seria alternativa elettorale a destra di AN (nel 1999 presi 1,9% come candidato alla presidenza della provincia di Milano) ma l'area, invece di unirsi, ha continuato, in maniera tragicomica, a frammentarsi fino a scomparire completamente dalla scena politica. Oramai, con i gruppuscoli della "destra terminale" (azzeccata definizione di Gabriele Adinolfi), senza rancore, ho definitivamente chiuso.
D
Lei ha anche fondato il circolo neofascista Cuore Nero, insieme a skin, ultras e pregiudicati.
R
La sua non è una domanda ma una voluta provocazione che come risposta meriterebbe due schiaffi, ma siamo al telefono... - risponde ironico ma seccato - Cuore Nero è stato il primo centro sociale di destra a Milano, assolutamente trasversale ed apartitico, fondato dal mio vulcanico amico Alessandro Todisco. Io ho semplicemente partecipato a quella avventura, come tanti altri camerati, di varia provenienza. Si tratta di una esperienza conclusa, breve ma intensa, culturalmente vivace e feconda, che ha riunito e formato centinaia di giovani.
D
Ed i suoi tanto citati contatti con le destre germaniche, la fondazione Pinochet ed i razzisti bianchi boeri? Non vorrà schiaffeggiarmi anche per questa domanda...
R
Niente schiaffi stavolta... Lei si riferisce alla fine della guerra fredda, a prima che cadesse il muro di Berlino. Si tratta di un passato remoto che non rinnego affatto. Allora frequentavo l'on. Franco Petronio, vice capogruppo delle destre europee al parlamento europeo, e tramite lui, intrattenevo delle normali PR con tutti i buoni patrioti anticomunisti. Oltre a quelli che ha citato, ne potrei aggiungere tanti altri, fra questi il Fronte Nazionale francese di Jean Mary Le Pen, quello spagnolo di Blas Pinar, la Falange cristiano maronita libanese ed il Movimento Nazionalista cileno Patria y Libertad - pausa poi sogghigna - gente seria quest'ultima...
D
Ma con questo suo bel curriculum da estremista di destra come si trova nel PDL con Bondi e Cicchitto?
R
Benissimo. Il PDL non è certamente il MSI e nemmeno AN ma i tempi sono decisamente cambiati e sicuramente si tratta di un grande partito, nazionale e popolare, di centro-destra. Si tratta di un nuovo strumento per fare politica, di un moderno partito post-ideologico a vocazione maggioritaria, con un capo carismatico ed un preciso programma politico, di governo e di riforme. Nel PDL c'è spazio per tutte le migliori tradizioni politiche non di sinistra: cattolici popolari, socialisti nazionali, liberali conservatori ed anche per la destra. Ognuno ha la sua storia, la sua cultura e la sua identità che nessuno ti chiede di rinnegare. Ad esempio, è noto il mio giudizio storico, complessivamente assai positivo, sul fascismo; chiaramente non è condiviso da tutti gli amici del PDL ma tutti mi rispettano come io rispetto loro e le loro idee. Il PDL è un vero partito democratico dove ci si confronta liberamente su tutto, senza pregiudizi, poi si trova una sintesi condivisa o, a maggioranza, vengono prese delle decisioni che tutti devono rispettare. Ripeto e confermo, io, uomo di destra, nel PDL mi trovo benissimo!
Prima di pubblicare l’intervista, è scoppiato lo scandalo Ruby. Lei, insieme a Sara Giudice, è uno dei promotori della raccolta firme per le dimissioni di Nicole Minetti dal Consiglio Regionale della Lombardia, ci spieghi la sua presa di posizione.
Abbiamo già raccolto oltre seimila adesioni alla nostra iniziativa. Non si tratta di una polemica personale, tantomeno di fare dell’ipocrita moralismo. Noi poniamo una questione politica, di merito, sulla selezione della classe dirigente. Chiediamo che ci siano delle regole chiare, rigorose e condivise, di partecipazione, trasparenza e meritocrazia su nomine e candidature. Non ci interessano affatto le vicende private di Berlusconi: secondo noi non è stato commesso alcun reato e si tratta di una chiara strumentalizzazione politica di alcuni magistrati (toghe rosse) militanti della sinistra comunista e giacobina.
D
Cambiamo argomento. Chi sono, secondo lei, i politici che meglio rappresentano oggi la destra in Italia?
R
Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, Francesco Storace e Teodoro Buontempo, Daniela Santanchè e Vittorio Sgarbi ma anche Mario Borghezio e Giancarlo Gentilini, ognuno a suo modo, con la propria storia ed il proprio stile. Gli intellettuali Franco Cardini e Vittorio Messori, Marcello Veneziani e Pietrangelo Buttafuoco, ma anche i battaglieri direttori Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro. Ma oltre ai nomi noti che ho citato ve ne sono centinaia di altri, perlomeno altrettanto impegnati e meritevoli, fra i quali voglio citare ad esempio: Fernando Crociani Baglioni (presidente del Centro Studi Patria e Libertà di Roma), Guido Giraudo (presidente della Associazione Culturale Lorien di Monza) e Giuseppe Manzoni di Chiosca (presidente del Centro Studi Europa 2000 di Milano). Poi vi sono tantissimi dirigenti locali, come, ad esempio, i milanesi: Massimo Corsaro (deputato e vice coordinatore del PDL in Lombardia), Alfredo Mantica (senatore e sottosegretario agli esteri), Roberta Capotosti (battagliera consigliera provinciale) e Stefano Di Martino (storico rappresentante della destra in comune). Tutti uomini liberi, alfieri della "rivoluzione conservatrice", che, rappresentano realtà militanti che, come me, combattono in difesa della nostra civiltà europea, occidentale e cristiana.
D
Non solo PDL dunque?
R
Certamente, la destra si riconosce trasversalmente nella coalizione PDL-Lega che rappresenta sia l'attaccamento alla tradizione, valori ed identità, che la voglia di rinnovamento politico: meritocrazia, presidenzialismo e federalismo. Aggiungo, da lombardo, che come successore di Berlusconi, a capo di un futuro governo di centrodestra, oltre ai bravissimi Roberto Formigoni e Giulio Tremonti, non mi dispiacerebbe il leghista Roberto Maroni.
D
In conclusione: vicino al busto del duce non avrà mica aggiunto una foto di Berlusconi?
R
Non mescoliamo il sacro con il profano. Si tratta sicuramente di due capi carismatici ma Mussolini è stato un vero rivoluzionario ed un vero statista, mentre Berlusconi, almeno per ora, ha semplicemente dimostrato di essere un bravo imprenditore ed un buon politico. In conclusione: a casa mia, in sala, sotto al santissimo crocefisso, domina solo il busto del Duce che mi è stato donato, in occasione del mio matrimonio, dall'amico Beinizzi Ferrini di Predappio. La foto di Berlusconi, ritratto però in mezzo alla mia mamma ed al mio papà, è esposta più discretamente in libreria. Insomma i valori di sempre: Dio, Patria e Famiglia.
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NO a questo PGT! 7 febbraio ore 17,30 presidio in piazza della Scala
Non resta che il ricorso al TAR contro una decisione assunta in maniera non solo anti-democratica, impedendo cioè al consiglio comunale (l'organo eletto dai cittadini) di svolgere il proprio dovere istituzionale di esaminare le osservazioni presentate e se del caso proporre e approvare modifiche al PGT, ma anche in violazione delle norme sulla VAS, e da ultimo con colpi di forza e di prepotenza che sono la negazione di ogni forma di reale democrazia e confronto, secondo tempi tecnici del tutto ragionevoli... voler far pagare alla città i ritardi dell'assessore Masseroli e del Sindaco Letizia Brichetto Moratti è un sopruso bello e buono!
Per queste ragioni, è stata indetta una mobilitazione della città, per impedire che la città venga definitivamente regalata a speculatori e immobiliaristi, deprivata dei servizi pubblici e i pochi nuovo privatizzati e regalati (quelli che già non lo sono) alla compagnia delle opere, sotto l'ala protettrice di Comunione e Liberazione.
7 febbraio h. 17.30 tutt* in piazza scala
Il comitato NO EXPO ha diffuso il seguente volantino (v. allegato)
Edilizia privata e non case popolari. Servizi pubblici privatizzati a vantaggio degli amici della Compagnia delle Opere, il concetto di bene comune, di pubblico, di interesse collettivo che sparisce. E’ il trionfo del privato in ogni ambito, è il disegno di una città sempre più precaria dal lavoro, ai servizi, ai tempi di vita, alla qualità ambientale e al diritto alla salute. Anche ASL e ARPA l’hanno ricordato, ma chissenefrega per chi ha superattici, elicotteri e ville in ogni dove. E chissenefrega della democrazia, della partecipazione, delle osservazioni di cittadini, comitati, associazioni. Business is business.
Una città pensata contro i bisogni, i diritti, le priorità di chi la vive, ma solo funzionale al massimo del profitto e della speculazione. Una città che sacrificherà scali ferroviari e caserme per gli appetiti immobiliari. Una Milano che rinuncia alla mobilità sostenibile in nome delle grandi infrastrutture (eh ma c’è Expo, ci dicono…). Una Milano che consuma il territorio agricolo circostante, svende il patrimonio pubblico, sgombera chi non può permettersi affitti o mutui rapina, riduce i bisogni a problemi di ordine pubblico.
Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
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