
ATM - 75 ANNI E LI DIMOSTRA!!!!!!!
Oggi Atm è una S.p.a, di proprietà esclusiva del Comune, ma comunque una società che vuole comportarsi come tale. In pochi anni il servizio è sempre peggiore, grazie ad una scarsissima manutenzione, gli investimenti vanno a rilento, la sicurezza scarsa (numerosissimi incidenti), scarsa l’attenzione istituzionale fuori dalle elezioni.
Mentre noi utenti, o clienti, perdiamo decine di minuti costretti nel traffico e nello smog, usando mezzi vecchi (soprattutto i tram degli anni ‘30). Ma Atm con gioia ci fa sapere che
Guerre stellari in Iraq
RICHIESTA E' STATA RESPINTA!
IL PARTITO DEI DIRITTI UMANI
20 Maggio 2006 MARCIA PER LA PACE
RICONVERTIRE, DISARMARE, SMILITARIZZARE I TERRITORI
Il 20 maggio si svolgerà in provincia di Varese una marcia
per la pace
organizzata dal comitato DosarmiAMO la pace e con
l'adesione di
moltepliche realtà provinciali e regionali e di numerose
persone
singole. L'iniziativa prevede un presidio al comando di
reazione
rapida della NATO a Solbiate Olona e una marcia che partirà
da
Gallarate, presso il II deposito dell'aeronautica, per
concludersi
davanti ai cancelli dell'Agusta, al fine di sensibilizzare
la
cittadinanza sulla presenza di rilevanti insediamenti
militari e
fabbriche di armi nella provincia di Varese.
Se si è contro la strategia della guerra permanente, che
produce morte
e terrore in ogni luogo della terra, non si può ignorare da
dove
vengono molte delle armi e delle truppe che causano la
devastazione di
popolazioni e territori sempre più vasti.
Il nostro territorio, con la base Nato di Solbiate Olona e
gli
stabilimenti di Aermacchi, Agusta, Secondo Mona, ecc.
costituisce uno
dei luoghi maggiormente complice di queste politiche
belliche. La
nostra iniziativa non vuole contrapporsi a chi lavora in
questi posti,
sappiamo bene che il lavoro spesso né si sceglie né si può
rifiutare, ma rivendica la necessità di costruire un
modello di
sviluppo che non fonda la propria ricchezza sul commercio
di strumenti
di distruzione e di morte, che sceglie di ridurre la spesa
militare a
favore dei servizi essenziali alla vita delle persone come
la spesa
sanitaria, scolastica e sociale, che vuole rispettare la
carta
costituzionale nel principio di ripudio della guerra.
Vogliamo costruire un confronto con il mondo del lavoro,
anche con le
aziende dell'industria bellica, sapendo che in questi anni
il loro
fatturato è drammaticamente aumentato mentre i livelli
occupazionali
si sono ridotti. I processi di concentrazione ed
esternalizzazione
produttiva anche in questo settore hanno come primo
obiettivo quello di
tagliare il numero di lavoratori: è quindi la
globalizzazione
economica e non i progetti di riconversione dell'industria
bellica a
minacciare i posti di lavoro.
La marcia per la pace vuole iniziare un percorso di
confronto per
definire i tempi e i modi per salvaguardare tutti i posti
di lavoro e
superare la produzione di armi. E' un processo aperto che
richiede il
contributo di tutti coloro che si battono per la pace e
contro ogni
guerra.
ore 14 presidio
Comando di Reazione Rapida NATO a SOLBIATE OLONA
(500 mt. dopo l'uscita Busto Arsizio autostrada MI-VA)
ore 15.30 concentramento marcia
II° deposito centrale dell'aeronautica a GALLARATE (via
Ranchet)
ore 18.30 arrivo presso azienda AgustaWestland a SAMARATE
a seguire al parco Solidarietà interventi, ristoro, musica
dal vivo
è previsto un servizio di pullmini per il ritorno a
Gallarate
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Antisemitismo, nessuna ambiguità
“Antisemitismo” è espressione generica. Designa il razzismo verso gli ebrei ma, etimologicamente parlando, semiti sono anche gli arabi in quanto “discendenti di Sem” (uno dei figli di Noè il quale, secondo la Bibbia, si stanziò in quella zona oggi chiamata Medio Oriente).
Riguardo agli ebrei nello specifico, si dovrebbe parlare, più precisamente, di anti-giudaismo; in ogni caso, accettiamo la prima definizione, e non solo perché di uso comune. È infatti esistito per molto tempo, presso alcuni cattolici e nella stessa Chiesa, un accentuato anti-giudaismo, esecrabile sia di per sé, sia perché ha impedito ai cristiani una più convinta resistenza alla barbarie nazista; tuttavia esso conduceva la sua polemica da un punto di vista strettamente religioso (gli ebrei erano disprezzati come popolo “deicida” che si ostinava a non convertirsi al Vangelo) e gli era completamente estraneo il concetto di razza, termine, quest’ultimo, elaborato “scientificamente” in ambienti laici intrisi di Positivismo e Darwinismo sociale. Antisemitismo, quindi. Che assume mille forme e sembra rinascere dalle sue stesse ceneri. Per questo motivo è stata istituita la Giornata della Memoria che, a partire dal 2000, viene celebrata il 27 gennaio di ogni anno “per non dimenticare”.
Qualcuno, forse non proprio in buona fede, comincia a obiettare che l’appuntamento rischia di diventare una celebrazione retorica (detto per inciso, questo qualcuno non si sogna di criticare la parata delle Forze Armate che, da molti anni, esalta la retorica delle armi…); indubbiamente il rischio esiste, ma soltanto se consideriamo la Shoah un ricordo del passato, senza nessun legame con la situazione attuale. Sono pertanto fondamentali quelle iniziative che, in occasione della Giornata, non si limitano a parlare dello sterminio degli ebrei, ma rievocano persecuzioni che, pur perpetrate dai nazisti stessi, restano a tutt’oggi poco conosciute: quelle contro gli oppositori politici e religiosi, i disabili, gli “asociali” (chi sa dirmi cosa significhi questa parola, alzi la mano!), i polacchi, i Testimoni di Geova, gli zingari, gli omosessuali. Ci si accorgerà facilmente che molti di questi gruppi subiscono a tutt’oggi discriminazioni e violenze, spesso brutali. Ritengo comunque che non si debba mai perdere di vista la specificità ebraica, o si corre il serio pericolo di non comprendere il significato profondo dell’Olocausto. Dagli ebrei il razzismo ha sempre fatto discendere tutto il male del mondo e gli ebrei sono stati considerati indegni di esistere non per loro comportamenti o convinzioni, ma per il fatto stesso d’esser nati. In altre parole: è incontestabile che l’antisemita odi pure gli arabi come gli africani, gli indiani, i cinesi e, in genere, tutti i popoli “non ariani”, così come le “categorie” di cui sopra; ma è altrettanto incontestabile che, al vertice della sua piramide di odio stiano sempre e solo gli ebrei, summa di tutte le “devianze” appena ricordate.
Dimenticando l’unicità ebraica e le sue motivazioni storico-psicologiche, si può giungere ad affermare che gli ebrei sono stati perseguitati come altri diversi, presenti e passati (streghe, eretici…); che, pertanto, la loro sciagura è stata, per dir così, “normale”, pur se condannabile. È la posizione speculare a quella dei cosiddetti storici revisionisti, che negano la Shoah affermando che i campi di concentramento sono sempre esistiti in tutte le guerre. Si tratta di nazisti camuffati alla meno peggio, che mentono sapendo di mentire; ma sta prendendo piede, subdolamente, un’altra forma di antisemitismo che, pur mossa da intenti apparentemente “nobili”, lambisce proprio alcuni ambienti che, per la loro storia e i loro valori, dovrebbero costituire l’opposto di ogni discriminazione: mi riferisco al giudizio su Israele espresso da certe frange progressiste, e ripenso agli incresciosi episodi del recentissimo passato, dall’incendio di bandiere israeliane da parte di alcuni autonomi alla vignetta di “Liberazione” del 13 maggio 2006, che ha provocato una giusta indignazione presso gli ebrei italiani.
In esse sopravvive, talora si manifesta con violenza, un terzo-mondismo mitico, di matrice post-sessantottesca, che vede nei popoli del Medio Oriente, segnatamente in quello palestinese, i simboli dei popoli oppressi, dei perseguitati per la loro diversità proprio come lo furono gli ebrei di un tempo, mentre gli israeliani di oggi sono visti come spietati colonizzatori, capitalisti, teste d’ariete degli interessi statunitensi nell’area. E ciò è stato spesso vero, lo è ancora oggi; gli è che dalla condanna del comportamento sciagurato di certi governanti israeliani taluni passano alla condanna di Israele nel suo complesso, e automaticamente alla condanna di buona parte degli ebrei del mondo, se non altro perché, a differenza di anni fa, oggi questi ultimi sostengono il sionismo. Anzi il sionismo, il movimento fondato alla fine dell’Ottocento dall’ungherese Theodor Herzl, viene considerato tout court un fascismo teocratico, dimenticando che esso nacque come reazione di difesa alla montante marea anti-ebraica che stava dilagando in Europa. Certo le parole di Herzl verso gli arabi – specie se decontestualizzate – sono oggi del tutto inaccettabili, come inaccettabile è stato l’abuso che alcuni dirigenti israeliani ne hanno fatto per giustificare le occupazioni e gli eccidi del ’67,’82 e 2000, tanto per citare gli episodi più gravi. Ma sostenere, come da più parti “di sinistra” si tende a fare, che gli ebrei in Palestina sono stati colonizzatori al pari dei Francesi in Algeria o degli Inglesi in India è un’idiozia colossale.
Perché, se i crimini dei governanti vanno stigmatizzati (tenendo anche presente la pressione sotto cui da quelle parti costantemente si vive), non si può nemmeno tacere sulle sofferenze che i governi arabi hanno imposto ai loro concittadini ebrei prima della costruzione d’Israele; che molti (anche in ambito non arabo, ma fondamentalista: si pensi a Khomeini) negli anni Quaranta erano filo-tedeschi, compreso il Gran Muftì di Gerusalemme amico personale di Mussolini; che hanno risposto con la guerra e il terrorismo a ripetute profferte di coabitazione pacifica (anni 1946-47); che Sadat ha pagato con la vita la sua rinuncia alla guerra con Israele; che l’odio contro il nemico “sionista” è insegnato in tutte le scuole arabe, e non solo religiose; che il “laico” Arafat, fino a metà degli anni ’80, si pronunciava per la distruzione dello Stato ebraico e che ha appoggiato Saddam nella prima Guerra del Golfo…
È storia poco nota, ed è comprensibile la reticenza di questi progressisti a parlarne perché, oggi, le popolazioni arabe sono a loro volta esposte a una sistematica campagna di odio e diffamazione da parte di Bush e paesi satelliti. Gli umanista sempre si sono pronunciati per una soluzione del conflitto israelo-palestinese che tenesse conto degli interessi di entrambi i popoli e sempre hanno dato risalto alle iniziative di pace nate in ambienti non solo europei, ma anche e soprattutto autoctoni. Chi scrive è personalmente solidale anche con il popolo palestinese, che giustamente invoca da anni uno Stato suo. Ma l’onestà intellettuale m’impedisce il silenzio davanti a banalizzazioni che, se poi provengono dai circoli più vivi e pulsanti del paese, rischiano di ottundere persino le coscienze più sensibili.
Daniela Tuscano
L'Alternativa Esiste
Esiste oggi una vasta realtà, fatta di organizzazioni sociali di base, associazioni antirazziste e di volontariato, movimenti pacifisti e singoli individui che non si sente rappresentata da una sinistra sempre più opaca e incoerente, edizione edulcorata del liberismo selvaggio della destra. E' una realtà attiva e in continua crescita, prigioniera però della credenza che non ci sia via d'uscita rispetto alle attuali opzioni, che non esista alternativa se non, al momento delle elezioni, cedere al ricatto del "votare il meno peggio per battere la destra" oppure rifugiarsi nell'astensionismo.
Invece un'alternativa esiste, ma va costruita e rafforzata, facendo ricorso a quelle qualità che hanno permesso tanti progressi nella storia umana: la capacità di immaginare una possibilità che ancora non esiste e il coraggio di lavorare per tradurla nella realtà.
Il Partito Umanista aspira ad essere l'espressione politica di questo vasto fronte sociale, aprendo le porte a tutte le organizzazioni e ai singoli individui che credono in una lotta non violenta per attuare pienamente i diritti umani.
Una dimensione europea
Oggi nessuna azione politica e sociale può limitarsi a una dimensione nazionale, ma deve tener conto della tendenza generale a organizzarsi in regioni, come risulta evidente in Europa. L'attività del Partito Umanista non si limita dunque all'Italia, ma punta a inserirsi in un vasto fronte per la costruzione di un'Europa umanista, che sappia accogliere le diversità, distribuire le sue immense risorse per assicurare a tutti condizioni di vita degne e promuovere una politica di pace e dialogo.
Il Programma Umanista
Unica Risposta è la nonviolenza
Raduni neo-nazisti: l’unica risposta è la nonviolenza
E’ inaccettabile che in una città con una tradizione antifascista come Milano le autorità permettano per la seconda volta in pochi mesi un raduno dei neo-nazisti di Forza Nuova, ma la risposta non può essere massacrare di botte un ragazzino di diciassette anni, com’è successo giovedì scorso e nemmeno rompere vetrine e incendiare auto, com’è accaduto in Corso Buenos Aires.
Il pestaggio davanti al Leopardi è avvenuto dopo settimane di aggressioni e intimidazioni agli studenti di sinistra delle scuole vicine e gli incidenti dell’11 marzo sono seguiti alla prima manifestazione di Forza Nuova, con tanto di croci uncinate e saluti romani, ma questo non giustifica una reazione violenta come quella di alcuni centri sociali. Perché non si è denunciata la situazione e non si è chiesta la solidarietà delle forze democratiche e anti-fasciste della città, invece di “farsi giustizia da soli”?
Chiediamo che si indaghi a fondo sui gravi fatti che hanno portato allo scontro davanti al Leopardi, individuando i responsabili delle aggressioni precedenti e che in attesa del processo gli arrestati per i fatti dell’11 marzo vengano scarcerati. Riteniamo inammissibili altri raduni di Forza Nuova, ma non possiamo accettare queste risposte violente e sbagliate, utili solo a rinverdire la vecchia, nefasta tesi degli “opposti estremismi”.
Partito Umanista
NO! Alla prossima Guerra
VI ASPETTIAMO.. PRESIDIO E MARCIA PER LA PACE
WWW.PUMILANO.IT