
REFERENDUM 25/26 giugno 2006 SCEGLI NO!
Allegato | Descrizione |
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Una Devolution che accentra i poteri.
La Nuova Riforma ha un' anima autoritaria:occorre fermarla Votando NO!!!
Lo scorso 16 Novembre, con i soli voti del centrodestra, la Costituzione Italiana è stata
stravolta. Approvata nel dicembre del" 46 pressochè all'unanimità ( solo 62 "no"
su 556 eletti) la Costituzione è legge fondamentale della Repubblica italiana.
Troppe bugie e luoghi comuni accompagnano questa controriforma.
Vediamoli:
A - Non c'e' nulla di male a fare qualche modifica alla Costituzione...Ma L'attuale riforma tocca Oltre un Terzo
degli articoli ( 57 su 139 complessivi), e dunque più di una riforma si tratta di un vero e proprio stravolgimento.
Infatti,definita addirittura " incostituzionali" .
B - Che la riforma velocizzerà la " Funzione Legislativa". Ma, in realtà essa diventa un labirinto, per cui
risulta difficile stabilire anche solo chi è competente a legiferare su una materia, se di una Camera, se dell'altra
se entrambe, se delle Regioni. E' ragionevolmente prevedibile un alto livello di
conflittualità istituzionale, che bloccherà, anzichè rendere più efficiente, il nostro sistema politico.
C - Che le funzioni di garanzia sono preservate. Ma nel caso della Corte Costituzionale si interviene pesantemente alterando l'equilibrio nella composizione dei giudici, tra i quali aumentano quelli di nomina politica.
Il che vuol dire minarne l'autonomia complessiva. Il Presidente della Repubblica, poi, si vede anch'esso togliere alcune importanti prerogativa.
Per questo chiediamo di impedire questo slittamento in senso autoritario delle nostre istituzioni dicendo NO a questa riforma costituzionale e, non fermandoci qui, continuiamo ad agire nella direzione di costruire spazi di aggregazione al fine di creare una Democrazia partecipativa, in cui i cittadini siano autenticamente coinvolti nella gestione della cosa comune e nelle scelte che li riguardino.
Al Referendum per l'approvazione della riforma della cosituzione votiamo e facciamo votare NO,perchè vogliamo avanzare dalla Democrazia formale verso la Democrazia reale e non, al contrario, retrocedere verso l'autoritarismo!!
Un cambiamento Politico" Vota Partito Umanista"
Zona 5
Un Grazie a Tutti Voi!
PARTITO UMANISTA OSCURATO
Saia alla Bindi "" Lesbica!!""
Qualcuno minimizzerà: battutina folcloristica, come la simpatica barzelletta di Berlusconi sui malati di Aids, qualche anno fa. Sbagliato. Saia è semplicemente il frutto, ovvio e avvelenato, di più di un decennio di disprezzo, odio, insofferenza per le regole, machismo, volgarità e violenza sparso a piene mani da quella destra clerico-berlusconiana che si pretende liberale. Saia è l´equivalente delle barzellette maschiliste-aziendali di Berlusconi, dei ´´culattoni´´ di Tremaglia e di Calderoli, dei ´´froci´´ della Mussolini, dei ´´peccatori´´ di Buttiglione (e dei cardinali loro simpatizzanti).
Il Partito umanista esprime piena solidarietà all´onorevole Bindi e manifesta nel contempo la sua totale indignazione per l´ignoranza virulenta di una classe politica che considera ancora l´omosessualità un insulto e che deride le minoranze.
Esortiamo inoltre l´attuale maggioranza a smettere gli atteggiamenti vittimistici e a non cercare a tutti i costi il dialogo con personaggi di questo stampo, o che sommergono con bordate di fischi i senatori a vita (tra cui Rita Levi Montalcini, Ciampi e Andreotti, questi ultimi due l´ex presidente amato da tutti e il candidato della CdL per la presidenza del Senato), o che definiscono Enzo Biagi ´´un vecchio rancoroso´´ (Silvio Berlusconi). In democrazia il confronto è doveroso, ma solo dove non si mettano in discussione diritti umani fondamentali o, semplicemente, elementari regole di educazione. Se, come sosteneva Gandhi, il livello di civiltà si valuta da come si trattano le minoranze, non osiamo pensare a quale livello si trovi l´Italia in questo momento.
Loro giocano alla guerra
Collisione in volo di due caccia militari ieri verso le 22,30 davanti alle coste della Sardegna, tra Muravera e San Vito. I due piloti sono riusciti a salvarsi grazie al seggiolino eiettabile.
Gli aerei dell'aeronautica italiana, due F-16, si sono scontrati mentre erano impegnati nell'esercitazione internazionale "Spring Slag 2006" nella base aerea di Decimomannu, nel cagliaritano. I piloti sono stati recuperati subito dopo l'incidente e stanno bene. Sono in corso gli accertamenti per scoprire le cause della collisione.
Loro giocano alla guerra, ma non lo fanno con i soldatini di piombo, di stagno o di plastica, come facevamo noi da bambini. Loro alla guerra giocano davvero. Non sono passati molti anni da quando la nostra Aeronautica militare, giocando alla guerra, massacrò un'intera scolaresca a Casalecchio di Reno. Ieri è andata meglio, e ci rallegriamo che i due piloti siano usciti vivi da un incidente che non doveva accadere. Ma tra le righe non possiamo non notare che un F16 costa, a secondo dell'allestimento, tra 500 milioni e un miliardo di Euro. Tra 1.000 e 2.000 miliardi di lire.
Ovvero, per capirci, ieri nel cielo della Sardegna il bilancio dello stato ha avuto un danno pari fino alla metà del costo del fantomatico ponte sullo stretto di Messina o pari allo stipendio annuale di 150.000 operai o comprare dosi di vaccino antitubercolosi per tutti i bambini del mondo e mi si scusi l'ingenuità. Ma loro preferiscono giocare alla guerra. E' ora di capire cosa vuol fare il neo-ministro Parisi. Un buon inizio sarebbe NON sostituire i due F16 distrutti ieri per giocare alla guerra.
Gennaro Carotenuto
CONTRO TUTTE LE GUERRE
Contro tutte le guerre Contro tutti gli eserciti
Siamo contro tutti gli eserciti perchè disprezziamo la gerarchia, la subordinazione che annienta la libertà dell'individuo e il cinismo di cui è impregnato ogni potere.
Denunciamo le prduzioni di morte, il mercato delle armi, prima causa di sfruttamento e ricatto del lavoratori, poi strumenti per continuare ad esercitare l'oppressione.
E' necessario delegittImare la guerra, sabotarne gli ingranaggi, scardinare il ricatto
dei signori delle armi.
Quella che Bush ha battezzato " Guerra al Terrorismo" è invece un terrorismo di Guerra.
Nel Mondo che vogliamo non c'è posto per questo orrore quotidiano, sabbia e non olio nel motore del militarismo!!!!
LA GUERRA E' NEMICA DELLA LIBERTA' NOI SIAMO NEMICI DELLA GUERRA
2 Giugno Vera Festa della Costituzione
GIORGIO BERETTA
UNO DEI PIU' IMPORTANTI STUDIOSI DELLE QUESTIONI DEL DISARMO
ADERISCE ALL'APPELLO RIVOLTO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
PERCHE' IL 2 GIUGNO SIA FESTA DELLA COSTITUZIONE
E NON ABBIA PIU' LUOGO L'ABUSIVA PARATA MILITARE
Ad alcuni mezzi d'informazione
ad alcune persone e associazioni
impegnate per la pace, la legalita', la democrazia e i diritti umani.
Signor Presidente della Repubblica,
insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo
una
calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il
prossimo
2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto
popolare
che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto
come
festa militare.
Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita'
dell'esercito -
che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la
differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza
omicida
e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu'
bello e
vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa
della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste
necessita'.
La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle
armi
non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra
amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e'
neppure un
vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita.
Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che
l'esercito
non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando
unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica
disarmata: il voto.
Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che
non
e' suo.
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La Data del Referendum
Il voto