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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Mercoledì, 9 Gennaio, 2008 - 11:43

Mozione iscrizione bambini extracom scuole materne

In conseguenza alla emanazione del regolamento che vieta l'iscrizione dei bambini figli di extracomunitari senza permesso di soggiorno nelle scuole materne comunali ho pensato di presentare in Cons. Zona 7. la  mozione allegata.
Purtroppo ho presentato la mozione urgente (mozione urgente in quanto a fine febbraio si chiudono le iscrizioni) nel Consiglio di Lunedì scorso 7 Gennaio, non ho raggiunto il numero di firme di Consiglieri necessaria per la discussione immediata (se non ricordo male solo 4 consiglieri di maggioranza me l'hanno firmata); comunque il Presidente ha ugualmente posto ai voti la possibilità di parlarne, proposta respinta.
Ora andrà in commissione e se ne discuterà in un Consiglio a venire.
 Ivano Grioni
Cons. PD Zona 7

Sabato, 5 Gennaio, 2008 - 16:10

In Padania, sognando Mutu

Il racconto pubblicato su il manifesto del 3 gennaio 2008
 

In Padania, sognando Mutu

Mihai Mircea Butcovan
 
 
Povero io sono
e solo i miei sogni posseggo
Cammina in punta di piedi
perché cammini sui miei sogni.
        William Butler Yeats
 
 
«Effettivamente, se bruciassero le tende degli zingari, stasera, domani potremmo vincere la partita di calcio… Se brucia anche la casa di Andrei, che è fortissimo, domani non verrà a scuola».
Questo pensavo ieri sera, dopo aver origliato le discussioni da grandi che mio padre faceva nella tavernetta con i suoi amici. Mi aveva detto: «Andrea, vai in camera tua che dobbiamo fare discorsi da grandi!» Ero già molto agitato perché oggi si doveva giocare ancora, a scuola, una partita del torneo di calcetto.
Ieri pomeriggio mio padre aveva occupato il telefono per più di due ore. Appena metteva giù la cornetta, il telefono squillava di nuovo e papà urlava: «Adünansa… ci troviamo da me, prima di cena, vedi di trovare anche Giuanin il Viscunt e il Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent, tucc!».
Tra tutti i sopranomi che avevano gli amici di papà Esercent era quello che mi piaceva di più. Sembrava il nome di un rapper d’oltreoceano. Gli amici chiamavano mio padre Parabula, forse perché ogni volta che iniziava un discorso diceva: «Par esempi…». Invece la mamma diceva che lo chiamavano così perché era un po’ la sua storia di impegno politico. E mia madre chiamava Parabula anche lo zio, il fratello del papà, che è nel sindacato.
Ieri sera erano tutti lì, tranne lo zio, nella tavernetta di sotto, e Giuanin diceva: «Dobbiamo mandarli via quei baluba. Quelli che rubano nelle case e rubano i bambini e ammazzano la gente… zingari comunisti mangiabambini…»
Il mio sogno è quello di fare il calciatore. E sogno di fare gol come Mutu. Lo avevo visto quando ero andato allo stadio con il nonno, a San Siro. Il nonno m’aveva detto: «Si va allo stadio, Andrea. Per vedere il bel calcio e fare festa».
Oggi invece, a scuola, si doveva giocare contro quelli della sezione B, fortissimi. E sono diventati ancor più forti da quando è arrivato Andrei, “il rom”. Io invidio Sergio, non mi vergogno e gliel’ho detto in faccia. Sergio è il mio amico d’infanzia, il mio vicino di casa e compagno di classe fino all’anno scorso. Poi ha cambiato sezione da quando mio padre aveva detto, alla riunione coi genitori, che la sezione A doveva rimanere degli italiani e non si dovevano inserire ragazzi stranieri. «E nemmeno terroni…» aveva aggiunto papà a denti stretti mentre si sedeva. Ma ormai gli altri genitori l’avevano sentito ed il padre di Sergio ha deciso di spostare suo figlio in un’altra classe.
Sergio fa le vacanze estive dai nonni a Palermo. Ha in classe un cinese, un marocchino, due filippini, un romeno e due zingari “rom”. «I rom non sono romeni», dice Sergio. Glielo ha spiegato Gabriel, il compagno romeno. Ma Andrei e Sergiu, i due rom, vengono dalla Romania. Giocano benissimo a pallone. Arrivano ogni giorno a scuola con un pulmino. Vivono in un campo nomadi in delle “tende provvisorie”. Li hanno mandati via dalle baracche di un altro campo. «Sono un po’ vivaci, come noi» dice Sergio. E sono fortissimi nella corsa e nel calcio.
Sotto, nella tavernetta, mio padre stava urlando parolacce, ieri sera.
Domenica gioca il Milan, si va allo stadio… Anche lì papà dice le parolacce… Ieri sera papà ha tirato fuori la maglietta con la scritta: Tegn dur contro il sud magrebino. «Non si sa mai», ha detto alla mamma.
Quella maglietta papà l’ha comprata qualche anno fa, ad una festa dove erano tutti vestiti di verde, come dei marziani o come la squadra dell’Irlanda. C’era un rito dell’acqua e tutti che gridavano: «Fuori l’Italia dalla Padania, fuori la Padania dall’Italia, e fuori l’Italia dall’Europa». Poi col tempo hanno cambiato, gridano lo stesso, ma cose tipo: «Fuori gli zingari dall’Italia, e tutti i baluba a casa loro».
Ricordo che c’era quella volta un uomo col fazzoletto verde che urlava al microfono: «Noi quella gente non la vogliamo, padroni a casa nostra, stiamo bene da soli…». Io pensavo che è triste vivere da soli. Si era agitato per un’ora quel signore col microfono. E tutti si agitavano con le bandiere quando lui alzava la voce, diciamo ogni due minuti circa. Aveva sbagliato qualche congiuntivo il signore col fazzoletto, ma ho capito che non era il momento per farglielo notare a mio padre.
Papà era impegnato a urlare, con bandiera verde legata al collo e con il volto rosso carminio: «Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne».
C’erano tutti a urlare e agitare bandiere: Giuanin il Viscunt, il Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent. Col ritmo un po’ rap. «Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne». Il via alle urla l’aveva dato ancora l’uomo col microfono. Quello con la voce rauca, quello che poi mio padre aveva messo sul desktop del computer, a casa. La foto di quell’uomo vestito da Zio Sam con la scritta: «Mì te voeuri!»
Ogni volta che accendevo il pc mi ritrovavo la faccia di quell’uomo, con il cilindretto, il frac e il dito puntato minaccioso: «Mì te voeuri!». Altro che uomo nero. L’uomo verde ad ogni accensione del computer: «Mì te voeuri… mì te voeuri!» Era diventato l’incubo dello schermo, il tormento del monitor. «Mì te voeuri…?» In qualche modo l’uomo verde se l’era preso, mio padre. Infatti papà ogni tanto tornava la sera in garage vestito di salopette, come un imbianchino, sporco di vernice bianca e verde. E sentivo che diceva alla mamma che lo aspettava con il vin brulé: «Che ciulada sul cavalcavia!».
Scriveva sui muri di cemento cose tipo «Padania libera, Padania ai padani» e altri slogan sentiti al rito dell’acqua. Lo zio sindacalista, prendendolo in giro, le chiamava «installazioni artistiche».
Non penso che lo chiameranno mai alla Biennale di Venezia per una scritta da cavalcavia tipo «romaladrona, padaniastato»…
Per il compleanno il papà aveva regalato alla mamma, tempo fa, un «elegante set cucina sale pepe serigrafato con sole delle alpi», ordinato su Internet. La mamma aveva detto: «Adesso anche i miei regali sono diventati sovvenzioni per il partito». E ha messo il suo regalo nella tavernetta, per le riunioni degli amici di papà. Che a volte giocano al Risik Padan. E bevono grappa «Va’ Pensiero».
Papà dice che il comunismo ha fatto tante vittime e che non bisogna falsificare la storia. Lo zio gli risponde che forse è vero ma neanche bisogna dimenticare quando noi andavamo in America.
Il papà dice che lo zio andrà all’inferno per quel «forse» e che noi però non eravamo «con le toppe al culo». Lo zio risponde: «Allora per chi fate la toppa Sole delle Alpi?». Mio padre sotto la doccia canta: «Va’ pensierooo…». Che poi lo zio gli dice: «A furia di lavà el penser… ghe n’è pù… l’è andaa…». La mamma a volte fa dei lunghi sospiri e dice che quei due, fratelli, prima o poi si prenderanno a botte.
Lo zio ha sposato una pugliese. Papà chiama anche lei, quando non c’è la zia, baluba. «Maschile o femminile, sempre baluba è» mi disse papà quando gli chiesi se anche mio cugino fosse un balubo. Il papà dice: «Ognuno a casa sua». Che tristezza, ognuno a casa sua! E ieri sera dicevano, nella tavernetta, gli amici di papà: «Organizziamoci, difendiamo il nostro…  fratelli sul libero suol, meniamo i baluba… contro i baluba… uniamoci!». E poi sono usciti tutti insieme, ringraziando mia madre per la torta. E mia madre scuoteva la testa, preoccupata.
Allora se Andrei non si fosse presentato a scuola per il torneo noi avremmo sicuramente vinto…
Andrei gioca scalzo ed è fortissimo. Sogna di fare gol come Inzaghi. Un giorno, all’intervallo, quando Sergio me lo ha presentato, gli ho detto: «Ciao, sono Andrea, quasi come Andrei. Ma tu, se giocasse Italia contro la Romania, chi tiferesti?». Andrei mi aveva risposto «la Romania», anche se dicono che lui è rom. Però viene dalla Romania. E aveva aggiunto: «Ma comunque deve vincere il migliore. E se nessuno migliore va bene anche uguale». «Uguale?» ho chiesto io perché non capivo. «Sì, uguale, cioè pareggio», m’aveva risposto Andrei.
Ma oggi non si è giocata la partita del torneo, a scuola. Andrei è arrivato tardi a scuola, lo hanno portato, col solito pulmino, delle persone grandi, preoccupate. Anche le prof erano preoccupate.
All’intervallo Andrei raccontava a Sergio: «Oggi tenevo stretto per mano mio papà… hanno bruciato le nostre tende… non si sa chi è stato. Papà dice che è gente razzista… “razzista” sembra cattivo… se brucia le tende in cui dovevamo abitare… forse lo è… era arrabbiato mio padre, voleva dire tante cose ai giornalisti ma secondo me sbagliava qualche parola. Io imparo l’italiano, non è facile ma papà dice di studiare che così avrò più fortuna di lui nella vita e saprò anche difendermi con le parole e parlare bene coi giornalisti».
Questo pensava Andrei oggi, nel giorno della partita del torneo a scuola. È venuto lo stesso a scuola e ci ha detto che gli dispiaceva per la partita ma anche perché ora sentiva dire che si doveva traslocare di nuovo, proprio sotto Natale, come un anno fa, perché si diceva che la gente qui non li vuole. Proprio ora che suo padre aveva trovato un lavoro e sua madre era contenta perché non si doveva più andare in giro a chiedere la carità, come qualche mese fa.
E ci ha detto che ieri sera erano pure felici, era il compleanno di sua sorella Adela, era venuto il Don, Massimone, Maria Grazia e tanti amici a portare una torta ed una bambola. Per Adela era il primo vero compleanno. Ma forse, diceva lei, non avrebbe potuto mai collezionare bambole. Traslocavano troppo spesso.
Mi dispiaceva vedere Andrei così triste. Poi lui mi ha detto: «Se vuoi possiamo giocare a pallone insieme qualche volta, se troviamo un luogo dove giocare…».
 
Avvertenze per i lettori:
In quella scuola andavano anche Adela, Elena, Elisabeta, Georgia ed erano compagne di Adele, Elena, Elisabetta, Giorgia.
La faccia di quel signore vestito da Zio Sam che punta il dito: «Mì te voeuri!» esiste. E pure il Risik Padan. E se volete sapere di più delle ciulade padane fatevi un giro in rete.
Avete fato un po’ fatica a districarvi tra Andrea e Andrei, tra Sergio e Sergiu? Affari vostri. Quella piccola differenza nei nomi vi ha disturbato nella lettura? Affari vostri.
Quella piccola differenza nei nomi racconta molte altre differenze nelle loro vite. Ma non nei loro sogni da bambini. Che sono affari nostri, di tutti. Anzi, ci riguardano.
 
Dedica:
Ai ragazzi che menano il balòn sul campo di calcetto in un parco di Milano.
Ai sognatori che hanno regalato loro il campo per giocare, i palloni e qualche sogno in più.
A coloro che rendono i sogni dei bambini realtà.
 
 
 

Mihai Mircea Butcovan

E' nato nel 1969 in Transilvania, Romania. In Italia dal 1991, vive a Sesto San Giovanni e lavora a Milano come educatore professionale. Vincitore nel 2003 del premio «Voci e idee migranti», ha pubblicato il romanzo «Allunaggio di un immigrato innamorato» (Lecce, Besa 2006) e con la raccolta di poesie «Borgo Farfalla» (Eks&Tra 2006) ha vinto, nel 2006, la XII edizione del Premio Eks&Tra.
(mihai@fastwebnet.it)

Sabato, 5 Gennaio, 2008 - 15:00

Ecopass: un esordio non brillante

L'ecopass è partito ... in piene vacanze di Natale, ancora vuota la città, ancora molte persone fuori a finire i giorni prima di ripartire con il lavoro, la scuola, le lezioni, i corsi, i propri divertimenti nel tempo libero. Ma credo che l'inizio, nonostante la presenza più bassa di utenti e automobilisti residenti, non sia buono e neppure brillante. Anzi possiamo dire che diversi disagi sono stati registrati, diverse lacune, diversi disservizi, dopo più di due mesi di preparazione al granbde evento, disegnato come unico in Italia e quindi "fiore all'occhiello" per l'amministrazione comunale di Milano e per la città stessa, nonostante in diverse metropoli europee questo provvedimento sia ormai da anni attuato.
Abbiamo servizi che sono stati addirittura sospesi, come l'invio di sms, in quanto sovraccarico; abbiamo centralinisti che non sanno dare risposte adeguate alle domande e alle richieste. E abbiamo una presenza bassa di automobilisti residenti forniti di ticket, tanto da fare emettere dalla Giunta un provvedimento per un tempo per una moratoria per adeguarsi, ulteriore fino al 18 gennaio.
Ma come si spiega questo stato di cose? E' questo il tanto osannato progetto all'avanguardia? E che cosa accadrà al ritorno dell'altra metà della cittadinanza residente dalle mete turistiche, lunedì 7? Il traffico ritornerà a essere normale, ossia nella sua portata e nella sua quantità, nel suo flusso: ma quanti ulteriori disagi dovranno essere soggetti i residenti dato che il servizio ha già espresso le sue lacune in una situazione di contenimento dei richiedenti l'ecopass? E come intende il Comune ovviare ai disservizi che si sono verificati in questi giorni? E da che cosa sono dovuti questi disservizi? Si è provveduto a implementare la struttura degli organici preposti al call center funzionale a dare risposte procedurali in merito all'acquisizione dei pass? E per quanto riguarda gli altri servizi, l'invio di sms, si è provveduto a renderlo utilizzabile nel momento in cui il carico di richieste aumenterà? Le domande rimangono momentanenamente eluse ed evase e ad attendere è la cittadinanza residente, dando per chiaro come il provvedimento non solo parte con il piede sbagliato, ma che tale esordio potesse essere già previsto qualche giorno fa quando, all'alba di metà dicembre, ancora non si sapeva quali categorie fossero esentate dall'obbligo del pagamento dell'ecopass, del ticket di ingresso, in una continua trattativa ctra l'amministrazione municipale e la Camera di Commercio, considerato erroneamente l'unico organo rappresentativo di chissà quale categoria se non quella dei commercianti?
Ma poi quello che mi domando: a che cosa serve tutto questo? A migliorare l'aria, nel momento in cui chiunque ha testimoniato il fatto che ci sarà un aumento considerevole delle emissioni nelle zone periferiche e fuori la cintura? Oppure per decongestionare il traffico, se il provvedimento non determinerà nessun effetto deterrente per l'automobilista di turno in quanto sono assenti ogni strutture utili a garantire una competitività positiva dell'utilizzo dei trasporti pubblici rispetto all'utilizzo dei mezzi privati?
E' un dilemma non di poco conto, questo.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 4 Gennaio, 2008 - 11:00

Milano e meno di 10 cm di neve

Bastano pochi centrimetri di neve per mettere in ginocchio Milano città europea? Evidentemente sì. Già da ieri sera, soprattutto in periferia, alla Barona come a San Siro, si faceva fatica a circolare. Pochi i mezzi spazzaneve in strada. Questa mattina poi era difficile girare anche vicino all'ospedale San Paolo: il primo mezzo spazzaneve  è stato visto intorno alle otto. E dire che ieri sui giornali era uscita la notizia che Milano era stata divisa dall'AMSA in 19 zona per poter meglio intervenire anche con un sistema rivoluzionario (!?) che rilevava la quantità di neve e faceva intervenire di conseguenza mezzi e uomini in numero adeguato. Forse l'Amministrazione è troppo presa con l'Ecopass e una nevicata con una Milano ancora deserta interessa pochi e sfortunati residenti nelle periferie.

Venerdì, 4 Gennaio, 2008 - 01:22

Dove l'equazione non è logica

di Paolo Garimberti

http://milano.repubblica.it

L'appello natalizio di Letizia Moratti ai milanesi sull'Ecopass ci trova tutti consenzienti. Onore delle armi al sindaco. Poiché la bici è la nostra arma, leviamo le nostre biciclette. Anche se continuiamo a sentirci assai poco tutelati. Londra ha introdotto le «congestion charge» nel 2003. In questi quattro anni i giornali inglesi hanno battuto molto sul conseguente boom delle biciclette. Scriveva Ivan Illich, lo scrittore e filosofo austriaco che in un certo modo fu un precursore dei no global: «La bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un'auto... Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un'ora, ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta» («Elogio della bicicletta» a cura di Franco La Cecla, Bollati Boringhieri). Dunque, meno auto più bici è un'equazione logica, come Londra dimostra. Non a Milano perché la bici è considerata un giocattolo, non un mezzo di locomozione. La prova è nella foto, che dobbiamo a un lettore, Marco Samek Lodovici, scattata dietro via Piranesi. Senza parole. L'anno prossimo non vorremmo più vedere foto così a Milano. Fateci questo regalo di Natale. Con tanti auguri a tutti.

Giovedì, 3 Gennaio, 2008 - 15:51

CARTA DEI VALORI DE "LA SINISTRA L'ARCOBALENO"

CARTA DEI VALORI DI "LA SINISTRA L'ARCOBALENO"

Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti.

Noi, donne e uomini che abbiamo partecipato all'Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, siamo impegnati nella costruzione di un nuovo soggetto della sinistra e degli ecologisti: unitario, plurale, federativo. L'Italia moderna, nata dalla Costituzione repubblicana, democratica e antifascista, ha bisogno di una sinistra politica rinnovata. Il mondo chiama a nuove culture critiche, che conservano la memoria del passato e tengono lo sguardo rivolto al futuro.
Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti.

Il soggetto della sinistra e degli ecologisti oggi parte. Crescerà attraverso un processo popolare, democratico e partecipato, aperto alle adesioni collettive e singole, per radicarsi nella storia del Paese. L'ambizione è quella di costituire non una forza minoritaria, ma una forza grande ad autonoma, capace di competere per l'egemonia, influente nella vita della società e dello Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centrosinistra. Un soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Un protagonista in Italia, interno ai movimenti, collegato ai gruppi e ai partiti più importanti della sinistra e dell'ambientalismo in Europa.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è del lavoro e dell'ambiente. La globalizzazione liberista si è retta su una doppia svalorizzazione: del lavoro umano e delle risorse naturali. La riduzione a merce provoca la doppia rottura degli equilibri sociali e degli equilibri ambientali. Intollerabile crescita delle diseguaglianze e insostenibili cambiamenti climatici hanno una comune origine e portano alla stessa risposta: un altro mondo è possibile.
Mettere in valore l'ambiente e il lavoro (in tutte le sue forme, da quelle oggi più ripetitive alle più creative) è il cuore di un pensiero nuovo, che non rinuncia a coltivare in questo mondo la speranza umana. In Occidente, ciò comporta innanzitutto alzare la qualità del lavoro, combattere il precariato, modificare gli stili di vita, contrastare la discriminazione verso le donne. Comporta la difesa e il rinnovamento dello Stato sociale, e la progettazione di una riforma più grande di quella che portò allo Stato sociale: una società non consumista, un'economia non dissipativa ed ecologica, una tecnologia più evoluta. Un nuovo inventario dei beni comuni dell'umanità: acqua, cibo, salute, conoscenza. La conoscenza deve crescere ed essere distribuita: impossibile, senza la libertà della cultura, dell'informazione, della scienza e della ricerca, e senza la lotta conseguente contro le regressioni tribali, etniche, nazionaliste, fondamentaliste. Il dialogo tra culture e civiltà diverse, aperto a nuove scritture universalistiche dei diritti sociali e dei principi di libertà, è tanto più essenziale nell'epoca delle grandi migrazioni, del web e della comunicazione globale.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è della pace. Lo spirito della guerra minaccia l'umanità. Ecco di nuovo la corsa al riarmo: cresce vertiginosamente la spesa per armamenti convenzionali, chimici, batteriologici, nucleari. Saltano le firme sui Trattati di riduzione e controllo degli armamenti. L'Europa è uno degli epicentri della corsa. Ora, è il momento di fermarla. La pace, che ha visto scendere in campo il più grande movimento di massa del dopoguerra, particolarmente in occasione della guerra irachena, è la carta vincente. La pace è possibile in un mondo multipolare. I fatti hanno già dimostrato che il mondo non è governabile da un unico centro di comando. Anche per questo c'è bisogno di un'Europa più forte ed autonoma.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive. Le libertà possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile. Uno Stato laico riconosce le forme di vita e le scelte sessuali di tutte e di tutti. Si regge sul rispetto di tutti i sistemi di idee, di tutte le concezioni religiose, di tutte le visioni del mondo. Combatte l'omofobia e il maschilismo. Assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali ed istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo guarda ad una nuova stagione della democrazia italiana. Pronta ad assumersi, oggi e in futuro, responsabilità di governo, od esercitare la sua funzione dall'opposizione. I temi all'ordine del giorno sembrano "autorità, governabilità, decisione", non si vede che quelli veri sono l'autorevolezza e la legittimazione, una nuova capacità di rappresentanza politica, in un rapporto dialettico con l'autonomia della rappresentanza sociale, a partire dai grandi sindacati di categoria e confederali.

La sinistra/l'arcobaleno contribuirà a rinnovare il sistema politico e le forme della partecipazione democratica, contrasterà l'antico trasformismo. Se c'è declino italiano, esso dipende dal corporativismo, dal dilagare del privilegio e dell'ineguaglianza; dalla debole innovazione, dalla perdita di coesione, dalla diffusa illegalità; dalla perdita della capacità di indignarsi verso quello stato di violenza assoluta che si chiama mafia, 'ndrangheta, camorra; dall'oblio della questione morale. Riformare la democrazia e la politica vuol dire nutrire di valori un progetto di società.
Noi, partecipanti all'Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, ci rivolgiamo alle forze politiche, ai gruppi organizzati, ai movimenti, al popolo della sinitra, a tutte le singole persone che vogliono partecipare attivamente alla costruzione del nuovo soggetto federativo. In una discussione aperta e libera sulle idee, gli obiettivi, i programmi, le forme di organizzazione e di rappresentanza.

Venite, diventate parte di un progetto che può cambiare profondamente la situazione italiana e influenzare la politica europea.

Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti
Roma, 8/9 dicembre 2007

Mercoledì, 2 Gennaio, 2008 - 16:18

ARCIGAY: 15 MARZO TUTTI A ROMA PER LA LAICITA' E LA LIBERTA'

ARCIGAY: 15 MARZO TUTTI A ROMA PER LA LAICITA' E LA LIBERTA'

COMUNICATO STAMPA

Bologna,2 gennaio 2008

ARCIGAY: 15 MARZO TUTTI A ROMA PER LA LAICITA' E LA LIBERTA'

A giorni la convocazione della grande kermesse nazionale "LiberaItalia" La manifestazione nazionale "LiberaItalia" promossa da Arcigay è la migliore risposta ad una politica debole che sembra aver smarrito il suo dovere principale: quello di governare e di dare risposte concrete ai bisogni della gente. Sarà una grande manifestazione, non contro qualcuno, ma a utile a riaffermare i valori della libertà, della civile convivenza, del pluralismo per uno Stato che non ha vergogna a definirsi laico. Viviamo in un paese in cui esponenti politici e religiosi mettono continuamente in discussione questi principi. Se il cardinale Ruini e gli atei devoti come Ferrara o i catto-ex-comunisti alla Bondi un giorno attaccano la 194 e gli esponenti del Partito Democratico Tonini , Chiti, Binetti e l'ateo-dem D'Alema giudicano di poco o scarso interesse la dignità e l'uguaglianza delle persone lgbt a favore di una ben più ampio sentimento religioso dei cattolici "fai da te", noi vogliamo sollecitare un forte movimento positivo nel Paese. Non solo di difesa delle conquiste sociali e civili ma di promozione di una nuova stagione di riforme laiche e libertarie. Chiediamo al movimento delle donne, alle associazioni, gruppi, forze sociali, intellettuali, persone che condividono la necessità di un risveglio laico nel nostro paese, di aiutarci a costruire un grande appuntamento nazionale, che tragga la sua forza dalla pluralità e varietà delle iniziative ed idee presenti su tutto il territorio. Chiamiamo tutti i laici, credenti, agnostici, atei, che hanno a cuore la salvaguardia delle prerogative democratiche e civili, presenti nella Costituzione italiana, a unirsi a noi per dare voce alla stragrande maggioranza del popolo italiano, che non vuole tornare indietro ed essere governato da poteri terzi al di fuori dal nostro ordinamento repubblicano. Nei prossimi giorni sarà inoltre lanciato un documento appello per aprire una ampia campagna di adesione. Aurelio Mancuso presidente nazionale Arcigay

Martedì, 1 Gennaio, 2008 - 15:27

Milano e il Capodanno 2007

Ho trascorso la notte di Capodanno al cinema Apollo. Uscito circa alla mezzanotte e venti dal cinema ci siamo recati nella vicina piazza del Duomo per vedere i festeggiamenti per l'anno nuovo.La piazza si presentava semi-deserta e in balia di gruppi di giovani sudamericani, bande giovanili  dell'hinterland milanese, molti extracomunitari he spaccavano bottiglie di birra lanciandole anche contro i lati della basilica, orinavano sotto i portici e di fianco al Duomo e letteralmente aggredivano chiunque si trovasse a passare nei pressi soprattutto se donna. Abbiamo anche assistito ad uno scippo in diretta.Le aggressioni erano fatte di palpeggiamenti vari. Sotto i portici di corso Vitt.Emanele il consueto mercatino abusivo.Tanti gli ubriachi. Alcune famiglie con ragazzini scappavano e i pochi turisti erano attoniti. Anche noi abbiamo avuto paura e ci siamo allontanati in tutta fretta. In tutta la piazza e nei dintorni non si notava la presenza di Forze dell'Ordine, tantomeno di vigili urbani. Il sindaco mi sembra avesse detto - nei giorni scorsi - che in piazza Duomo non avrebbe organizzato alcun evento per problemi di ordine pubblico. Così i problemi invece ci sono stati e l'immagine che la città ha offerto - a parte i fuochi al Castello - è stata desolante e di assoluto "disordine pubblico". Una città che riesce ad offrire poco o nulla per il Capodanno, a differenza delle altre città europee- come fa a proporsi per l'Expò 2015 rimane un mistero.

Lunedì, 31 Dicembre, 2007 - 15:10

BASTA CON I DINI

E' un augurio di buon anno 2008 e un auspicio ... perchè credo che questo sia l'unico governo possibile e necessario ora, quello migliore nella fase attuale.

BASTA CON I DINI

da Gianni Guasto

http://www.sabellifioretti.it/

Ha proprio ragione Granata: siamo condannati all'immobilismo. Se per
mettere in difficoltà il Governo basta il ronzio di un
(elettoralmente parlando) moscerino come Dini, non si sa se spinto da
preoccupazioni familiari o dalla bramosia di vantaggiose prebende,
allora significa che non possiamo più stare a guardare. Che venga una
legge elettorale qualsiasi, finalmente. Tedesca o francese, spagnola
o vassalla, purché moschicida.

Domenica, 30 Dicembre, 2007 - 19:39

Ma i grattacieli sono ecocompatibili e opportuni?

Il sito di Repubblica Milano ha aperto da tempo una discussione e un sindaggio in merito ai progetti che sono previsti per Milano di edificazione di alti grattacieli e imponenti, per cui, come stima il sindaco Moratti, sono previsti investmenti su professionalità ed esperienze architettoiniche e ingegneristiche di elevato contenuto e portata. Diversi sono gli architetti chiamati a Milano, di calibro internazionale. Una metà delle lettrici e dei lettori hanno dato come risposta un SI affermativo riguardo al quesito:"Siete d'accordo sulla realizzazione dei progetti dei grattacieli nelle zone previste, ossia Isola, Garibaldi Repubblica, City Life?". Ma un altrettanto 50% ha risposto negativamente alla domanda, considerando inopportuni e inadeguati i progetti. Una reale spaccatura nella cittadinanza milanese, sia residente sia non residente, ma conoscitrice del territorio metropolitano. Una domanda occorre farsi a riguardo:"quanto sono convenienti i grattacieli previsti?". Si dice e si stima che costruire grattacieli permetterebbe la realizzazione di spazi verdi, in quanto un grattacielo è meno esteso superficialmente di un palazzo e, pertanto, lascerebbe diverse aree di pertinenza e diversi spazi su cui realizzare nuovi insediamenti ambientali, giardini e parchi, come oneri di urbanizzazione. Vorrei affrontare questo tema non con preclusioni ideologiche che creano solo prefigurazioni e pregiudizi, ma con una dose di scientifictà che possa dare e apportare un giudizio politico, chiaramente stiamo parlando di territorio, ma equilibrato, eretto con cognizione di causa. Ci sono esempi esteri che possano aiutare noi amministratori milanesi a dare un giudizio comparativo: esperienze a confronto si dice come metodo ottimale per valutare le opportunità di determinate scelte. Vediamo Parigi: Hutter riporta sempre su Repubblica Milano, il sito, il fatto che non ha trovato maggioranza adeguata l'approvazione di una proposta, un progetto preliminare, di edificare palazzi alti come "quelli di Milano". A Firenze esiste una forte opposizione sociale ogni volta che si prefigurano progetti mirabolanti del calibro milanese, oppure a Bologna una forte mobilitazione della cittadinanza ha evitato che si edificasse presso la Stazione Centrale una torra più alta di quella degli Asinelli.
Ma all'estero, tanto osannato come luogo dove i "lacci e lacciuoli" delle regole limitative il costruttivismo edilizio, la situazione non è diversa. A Parigi il Comune non ha trovato soluzione alla possibile maggioranza contraria alla realizzazione di un grattacielo di più di trenta piani sul Boulevard Peripherique, oppure a Monaco di Baviera, dove si è bocciato un progetto simile in quanto disturberebbe il naturale "skyline". Ma parliamo anche di New York, dove gli abitanti del Village hanno contrastato la realizzazione del progetto di un grattacielo nel proprio quartiere. Forse, si dirà, le altre città hanno configurazioni geofisiche e geologiche non promettenti e poco concordanti con la progettazione di grandi e alti grattacieli. Vediamo Torino, circondata dalle Alpi, Roma dove vi è alta concentrazione di reperti archeologici. E' vero, ma non è questa la sola circostanza che permette una seria opposizione alla realizzazione dei progetti nelle altre città italiane ed europee: possiamo dire che le edificazioni devono essere contestualizzate? Possiamo anche pensare di costruire una bellissima costruzione, magari con parti che possano architettonmicamente portare la stessa a essere una vera opera d'arte, ma se il contesto territoriale e urbano non è consono che cosa ci riserverebbe la magnifica bellezza mondiale? Niente e deturberebbe una realtà che è storicamente pensabile avente una propria storia, cultura, tradizione civica e sociale, geosociale che deve essere preservata e rispettata. Vedete io non mi oppongo a innovazioni architettoniche: amo lasciare l'estro esprimersi e a indicare nuove possibilità di progresso urbanistico. Ma queste possibilità non possono essere poste senza una conoscenza approfondità del luogo dove vengono ipotizzate. Io credo che per quanto concerne i grandi progetti della Milano "dai grattacieli alti" è mancato un lavoro d'equipe tra professionisti, architetti e urbanisti, e amministratori, assessori, dirigenti di settore, consiglieri, che riguardano il momento politico di consiglio. Ma soprattutto tutto è stato definito nelle progettazione definitive senza sentire i protagonisti primari, destinatari unici delle proposte: la cittadinanza. E questo si chiama assenza e soffocamento della partecipazione. Abbiamo visto come a New York, addirittura si potrà dire, la cittadinanza residente si è opposta con fermezza ottenendo la sospensione del pogetto esecutivo.
Ma a parte queste osservazioni possiamo dire veramente se i grattacieli sono ecologici ed ecosostenibili? Si parla di bioarchitettura, che, in realtà, ha singificati altri se si pensano alle esperienze in atto in Germania, nei Paesi Scandinavi, all'avanguardia in questo ambito e costruttori da tempo di edifici a bassissimo patto ambientale e non dispersivi di calore e di energia (parliamo della coibentazione). Ma i progetti che verranno realizzati quale impatto avranno sull'ambiente e sul consumo di energia? Luca Mercalli parla di un dispendio di energia che supera i 50 kilowattora, come prevedibile per costruzioni alte 200 metri. Io parlo di ipotesi e di prefigurazioni: non ho sentito parlare di sistemi di coibentazione, ossia di riscaldamento geoclimaticamente compatibile con uno sviluppo ecologico, proprio nel momento in cui diverse metropoli italiane, seppure in ritardo, ma invitate da una legislazione finanziaria ultima favorente politiche amministrative volte al rispetto e alla tutela dell'ambiente, si stanno adeguando a parametri che possano portare al raggiungimento dell'obiettivo finale di ridurre del 10% le emissioni nel nostro Paese.
Si è parlato di questo nella definizione del progetto, nella sua fase preliminare? O si è solo accelerato i tempi decisionali per una smania di costruttivismo insipegabile e deleterio per il contesto urbano della città di Milano?
A voi e a noi il dilemma aperto.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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