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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 12 Gennaio, 2008 - 14:51

Fuori target - le nuove generazioni si raccontano in video

Fuori target - le nuove generazioni si raccontano in video
Edizione 2008

I giovani, il loro mondo, le loro abitudini, le loro passioni. Un argomento che viene analizzato e studiato, descritto e definito molto spesso attraverso stereotipi e cliché che non fanno altro che immobilizzare un universo che, per sua natura, è in continua evoluzione. E troppo spesso le nuove generazioni sono bersaglio inconsapevole dei media, subendo passivamente i messaggi senza sapere come reagire a questi attacchi. Manca un momento in cui la parola passa ai giovani, in cui possano esprimersi e raccontare in prima persona i propri pensieri, le proprie emozioni, senza che questo sia giudicato "utile per fini commerciali".

Fuori Target nasce da questa mancanza, con queste esigenze. Un momento liberatorio e provocatorio, rivolto a tutti quei giovani che non vogliono sentirsi ingabbiati, che non si accontentano di come vengono descritti dai media, che sentono l'esigenza di esprimersi e di raccontarsi. Fuori Target offre la possibilità di maturare critica e autonomia, e li incoraggia a non accettare passivamente orientamenti e modelli stereotipati, ponendosi come soggetti attivi della comunicazione. Non solo li spinge a sviluppare la creatività, a sperimentare e a mettere in gioco le proprie capacità, ma anche a porsi in modo critico nei confronti della dilagante cultura delle immagini.

Fuori Target è:

  •  un festival di cinema rivolto alle opere di registi, videomaker e operatori dell'immagine di prima generazione;
  •  una rassegna in cui i giovani raccontano in video il loro mondo, le loro storie, il loro immaginario;
  •  un laboratorio dove approfondire le tematiche legate all'immagine
L'edizione 2006
La prima edizione di Fuori Target si è svolta dal 10 al 12 novembre 2006, presso la Fabbrica del Vapore a Milano. Tre giorni in cui centinaia di studenti provenienti da tutta Italia hanno potuto partecipare ad un vero e proprio laboratorio aperto alla discussione, al confronto e al dialogo, un cantiere creativo in cui si sono sviluppate e approfondite tematiche diverse, legate all'uso dell'immagine.

Circa 200 le opere iscritte; oltre 40 i film presentati direttamente dai giovani registi, presenti alla manifestazione; oltre 20 incontri, seminari e workshop tenuti da esperti del settore, che hanno raccontato le professioni legate al cinema e all'arte visuale.

L'edizione 2008
La seconda edizione di Fuori Target si svolgerà dal 28 al 30 marzo 2008. L'obiettivo principale rimane quello di approfondire il mondo dei giovani attraverso il linguaggio delle immagini. Ma non solo cinema dei giovani ma anche cinema per i giovani: incontri e workshop con esperti, professori e tecnici; occasioni di scambio e di confronto fra i registi di nuova generazione e personalità dello spettacolo; rassegne tematiche legate al mondo dell'animazione e della musica; concerti e dj set per momenti di festa e di aggregazione.

La nuova edizione è ancora in costruzione e aperta alla collaborazione e al suggerimento di tutti, perché questa sia un'iniziativa che veramente appartenga ai giovani, che sia lo specchio di un mondo ancora sconosciuto, un'occasione di conoscenza e presa di coscienza, per chi guarda ma soprattutto per chi fa l'immagine.

Il bando
Il bando di partecipazione è rivolto a opere video prodotte in ambito scolastico ed extrascolastico, realizzate da giovani di età compresa tra i 14 e i 20 anni, in Italia, ed ultimate dopo il 1° gennaio 2007. Sono ammesse al concorso opere di ogni genere ( fiction, video inchiesta, animazione, videoclip, spot, mobile phone movie…) e formato. Il bando si chiuderà alla fine di febbraio 2008.

Per informazioni e materiale
Stefano Zicchieri - 333 3892294
Stefania Redaelli - 334 9869610

Ufficio stampa esterni
tel/fax 02 713 613
via Paladini, 8
20133 Milano
www.esterni.org
www.designpubblico.it
www.milanofilmfestival.it
media@esterni.org

Venerdì, 11 Gennaio, 2008 - 09:59

Nuova viabilità di via Ovada

Abbiamo presentato ieri sera in Consigluio di Zona 6 un'interrogazione- sottoscritta anche dal consigliere di F.I. Bassetti-, sulle modalità di attuazione del progetto di nuova viabilità di via Ovada.

Venerdì, 11 Gennaio, 2008 - 09:50

Discarica in via Andrea Ponti 3, dietro l'edificio comunale

Allego l'interrogazione presentata ieri sera in Consiglio di Zona 6 sulla discarica di via Andrea Ponti 3, vicino alla confluenza dell'olona e del Naviglio Grande.

Venerdì, 11 Gennaio, 2008 - 09:47

Mozione iscrizione bambini extracomunitari alle scuole materne

Allego la mozione sottoscritta da tutta l'opposizione, presentata ieri sera in Consiglio di Zona 6.

Venerdì, 11 Gennaio, 2008 - 09:35

Lavori di bonica dell'area di via Bisceglie 75-83

Ho presentato interrogazione al Consglio di Zona 6 - sottoscritta anche dai consiglieri del PRC,Socialisti e Verdi-sui lavori di bonifica che interessano l'area di via Bisceglie tra i civici 75 e 83.Potrebbero essere il preludio all'vio della realizzazione del nuovo Parco Blu.

Venerdì, 11 Gennaio, 2008 - 09:32

Discarica dietro il palazzo comunale di via Andrea Ponti 3

Ho presentato ieri sera un' interrogazione - sottoscritta anche dai consiglieri del PRC,Socialisti e Verdi - su una discarica presente dietro l'edificio comunale di via Andrea Ponti 3, vicino al confluenza dell'Olona con il Naviglio Grande

Giovedì, 10 Gennaio, 2008 - 16:24

SEMPRE PIU`STUDENTI SI PROSTITUISCONO PER PAGARSI GLI STUDI


SEMPRE PIU`STUDENTI SI PROSTITUISCONO PER PAGARSI GLI STUDI

(07/01/2008)  Un`inchiesta di Studenti Magazine svela quanti sono e quanto guadagnano i ragazzi che si vendono su internet per pagare affitto e retta universitaria. I clienti? Tutti si dichiarano non gay.

www.gay.tv
Su 500 annunci di prostituzione maschile 1 su 4 è di uno studente universitario
: questo lo sconcertante dato emerso da un'inchiesta di Studenti Magazine. Un'inchiesta che mette in luce quanto sia diffuso il fenomeno soprattutto su internet, dove basta avere una connessione per ricercare clienti e una webcam per esibirsi a pagamento senza nemmeno uscire di casa.
Un precedente sondaggio di Studenti.it rilevava che solo il 14% degli studenti conosce ragazzi che per pagarsi gli studi vendono il proprio corpo. Ma la risposta al falso annuncio messo on line da Studenti Magazine sembrerebbe dimostrare il contrario: dopo 6 minuti la prima richiesta di contatto; in una sola giornata 41 mail.
La maggior parte dei clienti sono 40-50enni che si dichiarano non omosessuali e che hanno un'elevata disponibilità economica, anche se il guadagno dei prostituti gay è molto inferiore a quello dei gigolò per signore: se nel primo caso la tariffa base è di 50 euro, un accompagnatore etero guadagna non meno di 150 euro a sera e può arrivare a 1.000 euro per l'intero week end. 

Ed il motivo che spinge gli studenti a prostituirsi resta comunque economico. Una ricerca dell'Udu - Unione degli Universitari ha quantificato in 500 euro la retribuzione media di uno studente lavoratore. Mr Goccio è un camboy (ossia un ragazzo che si spoglia dietro compenso davanti ad una webcam) ed ha raccontato a Studenti Magazine: "dedico a quest’attività due o tre ore la sera. Con una chat di sesso virtuale, che dura mediamente mezz’ora, riesco a farmi versare sulla mia postepay dai 50 ai 100 euro. In un mese sono arrivato a guadagnare anche 2000 euro. Ho amici che fanno i camerieri oppure fanno volantinaggio e sottraggono un sacco di tempo allo studio. Io invece vado a lezione e studio tutto il giorno, poi la sera guadagno quanto loro guadagnano in una settimana".
Non tutte le testimonianze raccolte sono però così a cuor leggero. Gago, uno studente del Dams a RomaTre, sogna di fare il ballerino e faceva la drag queen in un locale quando si vide offrire per la prima volta dei soldi in cambio di sesso. Gago rifiutò perchè all'epoca era fidanzato, ma poi una volta tornato single, con un affitto di 900 euro da pagare e senza poter dire nulla ai suoi genitori del perchè il suo "coinquilino" se ne era andato, era tornato nel locale a cercare il suo cliente. "Grazie a quella sera sono riuscito a pagarmi l’affitto, ma poi sono stato chiuso in casa per settimane a piangere. Poi ho continuato perché stavo male, mi sentivo una merda e mi buttavo sempre più via. Sai, c’è chi si droga, chi beve, chi cade nel silenzio. Io invece mi vendevo, anzi mi vendo".  

Mercoledì, 9 Gennaio, 2008 - 11:43

Mozione iscrizione bambini extracom scuole materne

In conseguenza alla emanazione del regolamento che vieta l'iscrizione dei bambini figli di extracomunitari senza permesso di soggiorno nelle scuole materne comunali ho pensato di presentare in Cons. Zona 7. la  mozione allegata.
Purtroppo ho presentato la mozione urgente (mozione urgente in quanto a fine febbraio si chiudono le iscrizioni) nel Consiglio di Lunedì scorso 7 Gennaio, non ho raggiunto il numero di firme di Consiglieri necessaria per la discussione immediata (se non ricordo male solo 4 consiglieri di maggioranza me l'hanno firmata); comunque il Presidente ha ugualmente posto ai voti la possibilità di parlarne, proposta respinta.
Ora andrà in commissione e se ne discuterà in un Consiglio a venire.
 Ivano Grioni
Cons. PD Zona 7

Sabato, 5 Gennaio, 2008 - 16:10

In Padania, sognando Mutu

Il racconto pubblicato su il manifesto del 3 gennaio 2008
 

In Padania, sognando Mutu

Mihai Mircea Butcovan
 
 
Povero io sono
e solo i miei sogni posseggo
Cammina in punta di piedi
perché cammini sui miei sogni.
        William Butler Yeats
 
 
«Effettivamente, se bruciassero le tende degli zingari, stasera, domani potremmo vincere la partita di calcio… Se brucia anche la casa di Andrei, che è fortissimo, domani non verrà a scuola».
Questo pensavo ieri sera, dopo aver origliato le discussioni da grandi che mio padre faceva nella tavernetta con i suoi amici. Mi aveva detto: «Andrea, vai in camera tua che dobbiamo fare discorsi da grandi!» Ero già molto agitato perché oggi si doveva giocare ancora, a scuola, una partita del torneo di calcetto.
Ieri pomeriggio mio padre aveva occupato il telefono per più di due ore. Appena metteva giù la cornetta, il telefono squillava di nuovo e papà urlava: «Adünansa… ci troviamo da me, prima di cena, vedi di trovare anche Giuanin il Viscunt e il Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent, tucc!».
Tra tutti i sopranomi che avevano gli amici di papà Esercent era quello che mi piaceva di più. Sembrava il nome di un rapper d’oltreoceano. Gli amici chiamavano mio padre Parabula, forse perché ogni volta che iniziava un discorso diceva: «Par esempi…». Invece la mamma diceva che lo chiamavano così perché era un po’ la sua storia di impegno politico. E mia madre chiamava Parabula anche lo zio, il fratello del papà, che è nel sindacato.
Ieri sera erano tutti lì, tranne lo zio, nella tavernetta di sotto, e Giuanin diceva: «Dobbiamo mandarli via quei baluba. Quelli che rubano nelle case e rubano i bambini e ammazzano la gente… zingari comunisti mangiabambini…»
Il mio sogno è quello di fare il calciatore. E sogno di fare gol come Mutu. Lo avevo visto quando ero andato allo stadio con il nonno, a San Siro. Il nonno m’aveva detto: «Si va allo stadio, Andrea. Per vedere il bel calcio e fare festa».
Oggi invece, a scuola, si doveva giocare contro quelli della sezione B, fortissimi. E sono diventati ancor più forti da quando è arrivato Andrei, “il rom”. Io invidio Sergio, non mi vergogno e gliel’ho detto in faccia. Sergio è il mio amico d’infanzia, il mio vicino di casa e compagno di classe fino all’anno scorso. Poi ha cambiato sezione da quando mio padre aveva detto, alla riunione coi genitori, che la sezione A doveva rimanere degli italiani e non si dovevano inserire ragazzi stranieri. «E nemmeno terroni…» aveva aggiunto papà a denti stretti mentre si sedeva. Ma ormai gli altri genitori l’avevano sentito ed il padre di Sergio ha deciso di spostare suo figlio in un’altra classe.
Sergio fa le vacanze estive dai nonni a Palermo. Ha in classe un cinese, un marocchino, due filippini, un romeno e due zingari “rom”. «I rom non sono romeni», dice Sergio. Glielo ha spiegato Gabriel, il compagno romeno. Ma Andrei e Sergiu, i due rom, vengono dalla Romania. Giocano benissimo a pallone. Arrivano ogni giorno a scuola con un pulmino. Vivono in un campo nomadi in delle “tende provvisorie”. Li hanno mandati via dalle baracche di un altro campo. «Sono un po’ vivaci, come noi» dice Sergio. E sono fortissimi nella corsa e nel calcio.
Sotto, nella tavernetta, mio padre stava urlando parolacce, ieri sera.
Domenica gioca il Milan, si va allo stadio… Anche lì papà dice le parolacce… Ieri sera papà ha tirato fuori la maglietta con la scritta: Tegn dur contro il sud magrebino. «Non si sa mai», ha detto alla mamma.
Quella maglietta papà l’ha comprata qualche anno fa, ad una festa dove erano tutti vestiti di verde, come dei marziani o come la squadra dell’Irlanda. C’era un rito dell’acqua e tutti che gridavano: «Fuori l’Italia dalla Padania, fuori la Padania dall’Italia, e fuori l’Italia dall’Europa». Poi col tempo hanno cambiato, gridano lo stesso, ma cose tipo: «Fuori gli zingari dall’Italia, e tutti i baluba a casa loro».
Ricordo che c’era quella volta un uomo col fazzoletto verde che urlava al microfono: «Noi quella gente non la vogliamo, padroni a casa nostra, stiamo bene da soli…». Io pensavo che è triste vivere da soli. Si era agitato per un’ora quel signore col microfono. E tutti si agitavano con le bandiere quando lui alzava la voce, diciamo ogni due minuti circa. Aveva sbagliato qualche congiuntivo il signore col fazzoletto, ma ho capito che non era il momento per farglielo notare a mio padre.
Papà era impegnato a urlare, con bandiera verde legata al collo e con il volto rosso carminio: «Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne».
C’erano tutti a urlare e agitare bandiere: Giuanin il Viscunt, il Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent. Col ritmo un po’ rap. «Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne». Il via alle urla l’aveva dato ancora l’uomo col microfono. Quello con la voce rauca, quello che poi mio padre aveva messo sul desktop del computer, a casa. La foto di quell’uomo vestito da Zio Sam con la scritta: «Mì te voeuri!»
Ogni volta che accendevo il pc mi ritrovavo la faccia di quell’uomo, con il cilindretto, il frac e il dito puntato minaccioso: «Mì te voeuri!». Altro che uomo nero. L’uomo verde ad ogni accensione del computer: «Mì te voeuri… mì te voeuri!» Era diventato l’incubo dello schermo, il tormento del monitor. «Mì te voeuri…?» In qualche modo l’uomo verde se l’era preso, mio padre. Infatti papà ogni tanto tornava la sera in garage vestito di salopette, come un imbianchino, sporco di vernice bianca e verde. E sentivo che diceva alla mamma che lo aspettava con il vin brulé: «Che ciulada sul cavalcavia!».
Scriveva sui muri di cemento cose tipo «Padania libera, Padania ai padani» e altri slogan sentiti al rito dell’acqua. Lo zio sindacalista, prendendolo in giro, le chiamava «installazioni artistiche».
Non penso che lo chiameranno mai alla Biennale di Venezia per una scritta da cavalcavia tipo «romaladrona, padaniastato»…
Per il compleanno il papà aveva regalato alla mamma, tempo fa, un «elegante set cucina sale pepe serigrafato con sole delle alpi», ordinato su Internet. La mamma aveva detto: «Adesso anche i miei regali sono diventati sovvenzioni per il partito». E ha messo il suo regalo nella tavernetta, per le riunioni degli amici di papà. Che a volte giocano al Risik Padan. E bevono grappa «Va’ Pensiero».
Papà dice che il comunismo ha fatto tante vittime e che non bisogna falsificare la storia. Lo zio gli risponde che forse è vero ma neanche bisogna dimenticare quando noi andavamo in America.
Il papà dice che lo zio andrà all’inferno per quel «forse» e che noi però non eravamo «con le toppe al culo». Lo zio risponde: «Allora per chi fate la toppa Sole delle Alpi?». Mio padre sotto la doccia canta: «Va’ pensierooo…». Che poi lo zio gli dice: «A furia di lavà el penser… ghe n’è pù… l’è andaa…». La mamma a volte fa dei lunghi sospiri e dice che quei due, fratelli, prima o poi si prenderanno a botte.
Lo zio ha sposato una pugliese. Papà chiama anche lei, quando non c’è la zia, baluba. «Maschile o femminile, sempre baluba è» mi disse papà quando gli chiesi se anche mio cugino fosse un balubo. Il papà dice: «Ognuno a casa sua». Che tristezza, ognuno a casa sua! E ieri sera dicevano, nella tavernetta, gli amici di papà: «Organizziamoci, difendiamo il nostro…  fratelli sul libero suol, meniamo i baluba… contro i baluba… uniamoci!». E poi sono usciti tutti insieme, ringraziando mia madre per la torta. E mia madre scuoteva la testa, preoccupata.
Allora se Andrei non si fosse presentato a scuola per il torneo noi avremmo sicuramente vinto…
Andrei gioca scalzo ed è fortissimo. Sogna di fare gol come Inzaghi. Un giorno, all’intervallo, quando Sergio me lo ha presentato, gli ho detto: «Ciao, sono Andrea, quasi come Andrei. Ma tu, se giocasse Italia contro la Romania, chi tiferesti?». Andrei mi aveva risposto «la Romania», anche se dicono che lui è rom. Però viene dalla Romania. E aveva aggiunto: «Ma comunque deve vincere il migliore. E se nessuno migliore va bene anche uguale». «Uguale?» ho chiesto io perché non capivo. «Sì, uguale, cioè pareggio», m’aveva risposto Andrei.
Ma oggi non si è giocata la partita del torneo, a scuola. Andrei è arrivato tardi a scuola, lo hanno portato, col solito pulmino, delle persone grandi, preoccupate. Anche le prof erano preoccupate.
All’intervallo Andrei raccontava a Sergio: «Oggi tenevo stretto per mano mio papà… hanno bruciato le nostre tende… non si sa chi è stato. Papà dice che è gente razzista… “razzista” sembra cattivo… se brucia le tende in cui dovevamo abitare… forse lo è… era arrabbiato mio padre, voleva dire tante cose ai giornalisti ma secondo me sbagliava qualche parola. Io imparo l’italiano, non è facile ma papà dice di studiare che così avrò più fortuna di lui nella vita e saprò anche difendermi con le parole e parlare bene coi giornalisti».
Questo pensava Andrei oggi, nel giorno della partita del torneo a scuola. È venuto lo stesso a scuola e ci ha detto che gli dispiaceva per la partita ma anche perché ora sentiva dire che si doveva traslocare di nuovo, proprio sotto Natale, come un anno fa, perché si diceva che la gente qui non li vuole. Proprio ora che suo padre aveva trovato un lavoro e sua madre era contenta perché non si doveva più andare in giro a chiedere la carità, come qualche mese fa.
E ci ha detto che ieri sera erano pure felici, era il compleanno di sua sorella Adela, era venuto il Don, Massimone, Maria Grazia e tanti amici a portare una torta ed una bambola. Per Adela era il primo vero compleanno. Ma forse, diceva lei, non avrebbe potuto mai collezionare bambole. Traslocavano troppo spesso.
Mi dispiaceva vedere Andrei così triste. Poi lui mi ha detto: «Se vuoi possiamo giocare a pallone insieme qualche volta, se troviamo un luogo dove giocare…».
 
Avvertenze per i lettori:
In quella scuola andavano anche Adela, Elena, Elisabeta, Georgia ed erano compagne di Adele, Elena, Elisabetta, Giorgia.
La faccia di quel signore vestito da Zio Sam che punta il dito: «Mì te voeuri!» esiste. E pure il Risik Padan. E se volete sapere di più delle ciulade padane fatevi un giro in rete.
Avete fato un po’ fatica a districarvi tra Andrea e Andrei, tra Sergio e Sergiu? Affari vostri. Quella piccola differenza nei nomi vi ha disturbato nella lettura? Affari vostri.
Quella piccola differenza nei nomi racconta molte altre differenze nelle loro vite. Ma non nei loro sogni da bambini. Che sono affari nostri, di tutti. Anzi, ci riguardano.
 
Dedica:
Ai ragazzi che menano il balòn sul campo di calcetto in un parco di Milano.
Ai sognatori che hanno regalato loro il campo per giocare, i palloni e qualche sogno in più.
A coloro che rendono i sogni dei bambini realtà.
 
 
 

Mihai Mircea Butcovan

E' nato nel 1969 in Transilvania, Romania. In Italia dal 1991, vive a Sesto San Giovanni e lavora a Milano come educatore professionale. Vincitore nel 2003 del premio «Voci e idee migranti», ha pubblicato il romanzo «Allunaggio di un immigrato innamorato» (Lecce, Besa 2006) e con la raccolta di poesie «Borgo Farfalla» (Eks&Tra 2006) ha vinto, nel 2006, la XII edizione del Premio Eks&Tra.
(mihai@fastwebnet.it)

Sabato, 5 Gennaio, 2008 - 15:00

Ecopass: un esordio non brillante

L'ecopass è partito ... in piene vacanze di Natale, ancora vuota la città, ancora molte persone fuori a finire i giorni prima di ripartire con il lavoro, la scuola, le lezioni, i corsi, i propri divertimenti nel tempo libero. Ma credo che l'inizio, nonostante la presenza più bassa di utenti e automobilisti residenti, non sia buono e neppure brillante. Anzi possiamo dire che diversi disagi sono stati registrati, diverse lacune, diversi disservizi, dopo più di due mesi di preparazione al granbde evento, disegnato come unico in Italia e quindi "fiore all'occhiello" per l'amministrazione comunale di Milano e per la città stessa, nonostante in diverse metropoli europee questo provvedimento sia ormai da anni attuato.
Abbiamo servizi che sono stati addirittura sospesi, come l'invio di sms, in quanto sovraccarico; abbiamo centralinisti che non sanno dare risposte adeguate alle domande e alle richieste. E abbiamo una presenza bassa di automobilisti residenti forniti di ticket, tanto da fare emettere dalla Giunta un provvedimento per un tempo per una moratoria per adeguarsi, ulteriore fino al 18 gennaio.
Ma come si spiega questo stato di cose? E' questo il tanto osannato progetto all'avanguardia? E che cosa accadrà al ritorno dell'altra metà della cittadinanza residente dalle mete turistiche, lunedì 7? Il traffico ritornerà a essere normale, ossia nella sua portata e nella sua quantità, nel suo flusso: ma quanti ulteriori disagi dovranno essere soggetti i residenti dato che il servizio ha già espresso le sue lacune in una situazione di contenimento dei richiedenti l'ecopass? E come intende il Comune ovviare ai disservizi che si sono verificati in questi giorni? E da che cosa sono dovuti questi disservizi? Si è provveduto a implementare la struttura degli organici preposti al call center funzionale a dare risposte procedurali in merito all'acquisizione dei pass? E per quanto riguarda gli altri servizi, l'invio di sms, si è provveduto a renderlo utilizzabile nel momento in cui il carico di richieste aumenterà? Le domande rimangono momentanenamente eluse ed evase e ad attendere è la cittadinanza residente, dando per chiaro come il provvedimento non solo parte con il piede sbagliato, ma che tale esordio potesse essere già previsto qualche giorno fa quando, all'alba di metà dicembre, ancora non si sapeva quali categorie fossero esentate dall'obbligo del pagamento dell'ecopass, del ticket di ingresso, in una continua trattativa ctra l'amministrazione municipale e la Camera di Commercio, considerato erroneamente l'unico organo rappresentativo di chissà quale categoria se non quella dei commercianti?
Ma poi quello che mi domando: a che cosa serve tutto questo? A migliorare l'aria, nel momento in cui chiunque ha testimoniato il fatto che ci sarà un aumento considerevole delle emissioni nelle zone periferiche e fuori la cintura? Oppure per decongestionare il traffico, se il provvedimento non determinerà nessun effetto deterrente per l'automobilista di turno in quanto sono assenti ogni strutture utili a garantire una competitività positiva dell'utilizzo dei trasporti pubblici rispetto all'utilizzo dei mezzi privati?
E' un dilemma non di poco conto, questo.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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