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Il Blog di Roberto Jonghi Lavarini | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Roberto Jonghi Lavarini
Domenica, 1 Giugno, 2008 - 13:55

Un atto di discriminazione: le retate sui mezzi ATM

Da tempo si è dato avvio a una caccia alle streghe, come se di nuovo si fosse piombati nell'oscurantismo medioevale più cupo, quello dei tempi dell'inquisizione. Le streghe, individuate come capri espiatori delle disgrazie sociali, sono i nomadi, dapprima, i migranti, ora, chissà quali altre categorie in futuro, non tanto remoto.
Il vicesindaco sceriffo Decorato ha palesato zelo nei riguardi della sua maggioranza nazionale, dando attuazione anzi tempo a un decreto che deva ancora essere discusso e deliberato in Parlamento: il pacchetto sicurezza, che prevede la penalizzazione e la perseguibilità del reato di "clandestinità".
I cascami e le conseguenze gravose derivanti dal futuro disegno di legge sono già ampiamente sperimentati nella città meneghina, in questi casi posta all'avanguardia di un provvedimento che soffre, come palesato da diversi paesi europei e dalla stessa Unione Europea, di eccezioni di illegittimità e di contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, della Carta Europea dei Diritti Umani, delle Convenzioni internazionali in materia di difesa del diritto d'asilo politico.
La Giunta di Milano prosegue imperterrita sulla strada della sicurezza senza se e senza ma, divenendo laboratorio, nonostante il significato nobile del termine, di pratiche quotidiane di repressione poliziesca. Addirittura un reato amministrativo, quello di clandestinità, diventa condizione per porre in limitazioni severe di libertà persone di diverse etnie, detenendoli in Centri di Permanenza Temporanea, dove diversi soprusi e diverse angherie sono state documentate e registrate da ispettrici e ispettori europei, del Parlamento Europeo, italiano, della Commissione UE.
Da qualche giorno alle fermate dei mezzi pubblici abbiamo una pletora di controllori ATM affiancati dalla Polizia Locale, i consueti vigili urbani, oggi dotati di manganello e di pistola, che controllano i "non italiani" per verificarne il possesso del permesso di soggiorno e, in caso di assenza, caricarli su appositi mezzi, sempre disposti dall'azienda dei trasporti, che li traghetteranno in Questura e, infine, nei CPT in attesa di essere ricondotti nei paesi di provenienza. Non importa la causa della loro fuga da situazioni di alta tensione bellicosa o di disperazione economica, non importa se soggetti di diritto di riconoscimento dell'asilo politico, istituzione internazionalmente tutelata, ma elusa dall'Italia: è importante eliminare il "criminale potenziale" individuato nell'"extracomunitario" di turno che deve essere allontanato perchè mette in pericolo la sicurezza civile della quotidiana vita ed esistenza di una città asfissiata dall'individualismo e dalla grettezza.
E' veramente singolare l'utilizzo della Polizia Locale in una funzione che non è propria di questo corpo e che non coincide con l'obiettivo della loro istituzione come vigili del traffico e delle infrazioni varie e molteplici esistenti a livello di codice della strada .
Ma è anche fortemente grave che esistano delle retate sui mezzi pubblici e che si consideri la clandestinità come reato. La clandestinità è una condizione sociale ed esistenziale non solo precaria ma fortemente tragica, drammatica, di chi vive in condizioni disumane, di disagio estremo, di non vivibilità, di esclusione da processi, di non riconoscimento di diritti sociali e di garanzie, spesso vittime di un mercato che tende a schiavizzare e a sfruttare senza garanzie e tutele la forza lavoro a basso costo.
Molte e molti clandestini oggi presenti in Italia lavorano e si sono perfettamente integrati in un sistema complessivo che richiede il loro ricnoscimento come risorse: vedo ragazze e ragazzi a vendere in modo ambulante, si considera abusivo, che sono persone con alta formazione professionale e che, se diversamente canalizzati, potrebbero garantire una ricchezza per la nostra società, non solo economia, come alcuni industriali tendono a minimizzare.
E' assurdo che un'azienda dei trasporti adotti pratiche di controllo altamente discriminatorie e dia supporto a una disposizione, non discussa in consiglio comunale, quindi inficiata per le modalità e la procedura di eseguibilità da vizi di procedura democratica, assolutamente repressiva, fortemente limitativa dei diritti umani, gravemente condizionata da una logica generalizzante e massificante del concetto di "reato e infrazione", come avviene per i nomadi che vengono perseguiti solamente perchè appartenenti a un'etnia e a una cultura. Le disposizioni che prevedevano un'applicazione massificata e generalizzata, disposte ad hoc per un intero popolo, una intera categoria, sono le disposizioni che sospendono e si antempongono a uno stato di diritto e che propendono per il pregiudizio rendendo il sospetto, fondato su irrazionali motivazioni, come base giustificante un procedimento di sospensione di garanzie e di tutele.
Sono preoccupato e chiedo all'amministrazione il motivo delle disposizioni, quale sia stata la procedura che ha avviato questa disposizione, quale siano gli effetti e le conseguenze derivanti, sospendendone immediatamente l'attuazione per palese violazione dei diritti umani, per atttribuzione di competenze escluse dalle funzioni istituzionali dei corpi della vigilanza e della Polizia Locale, per eccesso di potere, per assenza delle motivazioni di urgente applicabilità, per possibilità di rendere il Comune e la sua amministrazione passibile di procedure di infrazione di disposizioni internazionali in materia di diritti umani e di tutela e riconoscimento del diritto di asilo politico, estremo, questo, già presente nella non assicurazione di alloggi per i migranti eritrei presenti per diversi mesi in condizioni di disumano
degrado, obbligati a vivere nell'ex caserma dell'aviazione di Viale Forlanini.
Milano ritorni a essere la città cosmopolita della tolleranza e della giustizia sociale, della multietnicità, dell'integrazione, quale sempre stata nel suo passato, e quale oggi rischia di non diventare in modo sempre più repressivo e regressivo.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 1 Giugno, 2008 - 11:39

Una chiamata per tutti

Gay Pride
Una chiamata per tutti
Aurelio Mancuso
da Il Manifesto 31 maggio 2008

Cosa accade a Roma? Quello che si percepisce con diverse intensità in tutto il paese: il clima dopo le elezioni politiche è sensibilmente peggiorato. Se sabato prossimo nella capitale il Pride cittadino non potrà concludersi in Piazza San Giovanni, significa che si sollecita lo scontro diretto tra chi rappresenta istanze sociali di libertà e la destra politica e sociale. A Milano che nelle stesse ore si terrà il Pride cittadino, per ora non ci sono novità.
Non così per il Pride regionale di Biella previsto il 14 giugno, dove il Prefetto si è lasciato andare a dichiarazioni stupefacenti, sul diritto di chi fa shopping di non essere costretto a vedere manifestazioni magari non condivisibili. Insomma tra realisti più del re, funzionari zelanti che pensano di interpretare il pensiero dei nuovi «padroni» e, probabilmente qualche suggerimento politico, i Pride rischiano di diventare la prima trincea difensiva della sinistra sociale italiana. Uso il termine «rischiano», perché non ci teniamo che la natura, la storia, le nostre pratiche, siano travolte da uno scontro che non abbiamo cercato e che non vogliamo. Forse dovevamo attenderci, dopo che l'ondata di razzismo e di omofobia, che da tempo si è abbattuta sul nostro paese, si è trasformata in vero e proprio tzunami, i Pride sarebbero diventati facile bersaglio di un sentimento per troppi anni sopito nelle frange della destra clericale e fascista, dei gruppi estremisti.
Ora bisogna tenere duro, e non cadere nelle evidenti provocazioni che provengono da troppe parti. N'è cosciente il Comitato Organizzatore di Roma, di cui è capofila il Circolo Mario Mieli, lo sanno bene tutte le associazioni lgbt che stanno organizzando le altre iniziative, che convergeranno nel Pride nazionale di Bologna del 28 giugno. Il nostro popolo vive il Pride come un'occasione di liberazione collettiva festosa, colorata, musicale e, in nessun modo trasformeremo, come qualche esponente della nuova maggioranza, e purtroppo anche dell'opposizione, in una parata listata a lutto, cupa, preoccupata. Le ragioni del nostro stare in strada sono identiche dalla nascita del movimento, perché né la destra né la sinistra hanno fornito risposte adeguate. Viviamo in un paese lontano dall'Europa, impaurito ad arte rispetto le differenze, alle altrui libertà civili e sociali, dove crisi economica e baratro valoriale hanno contribuito al trionfo di una destra, che oggi si fa più accorta, ma che non ha cambiato la sostanza del suo pensiero escludente.
Allora se le sinistre e il centro sinistra, vogliono dare un segnale concreto non sono sufficienti i soliti consunti attestati di solidarietà e di impegno generico. Vedremo le persone in carne ed ossa, di Rifondazione, Verdi, Sd, Comunisti Italiani, Socialisti, Democratici con noi? Non sono necessarie bandiere, sono sufficienti le nostre dell'arcobaleno della felicità e della libertà. I vostri corpi saranno uniti ai nostri, capaci di mettersi in sintonia con le nostre modalità, con le nostre pratiche non violente, per essere finalmente a sostegno di una delle vere rivoluzioni sociali e culturali mai ancora realizzate in Italia, anche a causa dell'arretratezza culturale dei gruppi dirigenti politici? Siamo consapevoli che è assolutamente necessario ricercare unità di intenti tra diversi movimenti, primo fra tutti quello delle donne, per attivare nuove aggregazioni, nuovi percorsi sociali e culturali. Roma, Milano, Biella, Bologna, Catania, sono le città dove per un mese troverete la comunità lgbt in piazza, diamoci l'occasione per ripartire con il piede giusto.
Aurelio Mancuso

Sabato, 31 Maggio, 2008 - 18:02

La Regione aumenta gli affitti ALER

La Regione Lombardia palesa una contraddizione assurda nelle politiche riguardanti l'edilizia pubblica e la tutela dell'inquilinato delle case popolari. L'ALER gestisce come propria proprietà 105000 delle 170000 alloggi popolari presenti nel contesto regionale, molti dei quali a Milano. Ricordiamo a proposito che Milano vede la presenza di cinque contratti di quartiere, ossia quelle realtà convenzionali che vorrebbero definire programmi e progetti di intervento per la riqualificazione urbana, sociale e culturale delle zone a edilizia popolare, con forte densità di stabili popolari. In zona 4, la zona dove sono consigliere, ci sono ben 3 di questi 5 contratti e, si spera, tra pochi mesi, si aggiungerà un quarto contratto di quartiere, il contratto di quartiere 2 bis, riguardante una zona finora non riconosciuta come realtà beneficiante di un progetto concordato di riqualificazione complessiva, il quartiere Salomone.
Da una parte, a urne chiuse, la maggioranza di centrodestra ha scelto di provvedere a tagliare il 75% dei fondi destinati a provvedimenti di manutenzione e interventi di edificazione riguardanti la residenza pubblica. La giustificazione del provvedimento consiste nel fatto che si voleva risparmiare perchè le casse regionali soffrivano, mentre qualche mese dopo si verifica la disposizione in bilancio di una cospicua somma, 470 milioni di euro, per dare avvio al progetto di intervento per il nuovo polo regionale amministrativo. La contraddizione è evidente: tagliamo un capitolo a beneficio delle classi più indigenti e, dall'altra parte, rimpinguiamo i fondi per interventi di edilizia roboanti e mastodontici.
Non solo: dopo alcuni giorni dalle ultime elezioni la Giunta Formigoni decide di aumentare il canone di affitto per gli inquilini delle case popolari. Questo tema riguarda anche Milano per i motivi sopra esposti. L'aumento è stato consistente e concerne un incremento in percentuale molto elevato rispetto ai precedenti anni. La giustificazione di questo provvedimento è stata data dall'assessore alla casa della Regione Lombardia, il quale ha detto che per limitare situazioni di privilegio si è ipotizzato fosse importante avviare questo strumento di deterrenza. Mi domando quali siano le condizioni di privilegio per migliaia di nuclei familiari che si trovano ogni mese oberati da spese indirette e comuni che aumentano a dismisura e in modo esponenzialmente insostenibile. Mi riferisco, in primis, alla "tassa sui rifiuti", il cui canone risulta essere maggiore rispetto allo stesso affitto. Ma mi riferisco a diverse voci di spesa irrazionali e non comprensibili, decretate dall'ente gestore ALER, senza che vengano assicurati servizi opportuni e utili, nonchè funzionali ed efficienti per la vivibilità di interi isolati dimenticati dalle amministrazioni comunali, soprattutto a Milano.
Mi viene anche il dubbio che l'ALER palesi una gestione poco trasparente e soggetta a incomprensibili sperperi, data la non comprensibilità di diverse voci di spesa gravanti sulle famiglie dei quartieri popolari.
I sindacati degli inquilini da tempo chiedono un incontro con l'assessorato e l'amministrazione regionale, ma niente è stato assicurato, nèrisposta alcuna è stata data a questa richiesta, nonostante ci sia stata in aprile una manifestazione davanti al Pirellone per denunciare la politica dell'aumento degli affitti delle case popolari.
A Milano vediamo sempre di più l'assenza di un progetto qualificato e completo di intervento nelle zone dove alta è la densità di quartieri popolari. Spesso gli interventi e i progetti che vengono deliberati, con copiosa somma per il finanziamento e la copertura spese, vengono descritti come inutili da parte della maggioranza degli inquilini, non coinvolti e non resi partecipi, spesso neppure informati, dell'entità del progetto e della sua elaborazione,delle conseguenze che da esso deriverebbero profuturo.
Occorre invertire la dimensione politica in merito all'edilizia popolare, alla manutenzione e alla edificazione di nuovi comprensori, al coinvolgimento della cittadinanza residente in progetti di intervento di riqualificazione non solo superficiale delle "facciate dei condomini più esposti", ma di natura sociale, civica, culturale e aggregativa, affinchè diventino zone vivibili e sostenibili.
Non si può proseguire in una pratica del non ascolto dei comitati degli inquilini e dei sindacati stessi, da parte della Regione Lombardia, che pecca di autoreferenzialismo, come denuncia giustamente il consigliere di Rifondazione , Luciano Muhlbauer, e di un Comune spesso assente e poco propenso a una riqualificazione ampia e partecipata dei cinque, tra poco sei, quartieri beneficiati dai contratti.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4
Sabato, 31 Maggio, 2008 - 15:04

22 Festival MIX - Cinema gay lesbico e queer culture

Teatro Strehler
Largo Greppi 1 Milano

Mercoledì 4 Giugno

Ore 19:00
COCKTAIL DI INAUGURAZIONE CITROËN C-CROSSER
Open Bar & Live Dj Set / Andrea Vigna

Ore 21:30
Dream Boy
di James Bolton, USA 2007, 90'

Giovedì 5 Giugno

Ore 15:00
Oggetti smarriti

Ore 18:00
Gay ...et aprés?
di Jean-Baptiste Erreca, Francia 2007, 99'

Ore 20:30
Chuecatown
di Juan Flahn , Spagna 2007, 93'

Ore 22:30
Pépita, Laura, Kitty e l'utérus artificiel
di Natal Haziza e Caroline Fournier, Francia 2007, 20'

Senza Fine
di Roberto Cuzzillo, Italia 2008, 75'

Ore 23:30
PLASTIC the (yes) re-MIX party
c/o Plastic

Venerdì 6 Giugno

Ore 15:00
Tra il dire e il fare

Ore 17:15
Love and Words
di Sylvie Ballyot, Francia 2007, 44'

Ore 18:00
A Jihad for love
di Parvez Sharma, USA-GB-F-D-AUS 2007, 81'

Ore 19:30
Brain & Sexy
Ore 20:30
Vivere
di Angelina Maccarone, Germania 2007, 97'

Ore 22:30
Otto; or, Up with the dead people
di Bruce LaBruce, Canada/Germania 2008, 95'

Ore 23:30
BITSCH! Eden Edition 2008
c/o Black Hole

Pornflakes Queer Crew Party
c/o CSOA Milanese

Sabato 7 Giugno

Ore 15:00
Baby Dykes

Ore 18:00
With Gilbert and George
di Julian Cole, Gran Bretagna 2008, 104'

Ore 19:30
Brain & Sexy
Ore 20:30
Queen Of Comedy
Cinzia Leone ritira il premio Queen Of Comedy 2008

Shelter
di Jonah Markowitz, USA 2007, 97'

Ore 22:30
Finn's girl
di Dominique Cardona e Laurie Colbert, Canada 2007, 88'

Ore 23:30
BILLY CLUB Party
c/o Billy Club

Domenica 8 Giugno

Ore 15:00
Incontri & Scoperte

Ore 18:00
Improvvisamente l'inverno scorso
di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, Italia 2008, 80'

Ore 19:30
Chiove
Spettacolo teatrale

Brain & Sexy
Ore 20:30
Après lui
di Gaël Morel, Francia 2007, 100'

Ore 22:30
Les filles du botaniste
di Sijie Däi, Francia/Canada 2006, 96'

Ore 23:30
JOIN THE GAP Party
c/o Borgo del Tempo Perso

Lunedì 9 Giugno

Ore 16:00
Bad Girls

Ore 17:00
Sounds Queer
Ore 18:15
Divine
di Danio Manfredini, Italia 2008, 28'

Ore 19:00
Love my life
di Koji Kawano, Giappone 2007, 96'

Ore 20:30
Derek
di Isaac Julien, Gran Bretagna 2008, 76'

Ore 22:30
Chiove
Spettacolo teatrale

Martedì 10 Giugno

Ore 16:00
Corteggiando
il meglio dei corti dell

Ore 18:00
The Beirut Apt.
di Daniele Salaris, Italia-Gran Bretagna 2007, 52'

Ore 19:30
Chiove
Spettacolo teatrale

Ore 21:00
Breakfast with Scot
di Laurie Lynd, Canada 2007, 90'
Sabato, 31 Maggio, 2008 - 13:41

I gesuiti aprono alle coppie omosessuali

La rivista "Aggiornamenti sociali" dice sì alla registrazione delle convivenze: "Sono un contributo alla vita sociale"
I gesuiti aprono alle coppie omosessuali scontro sulla piazza negata al Gay Pride
Per la Compagnia di Gesù il diritto al riconoscimento legale è sancito dalla Costituzione
ZITA DAZZI
MILANO - I gesuiti aprono agli omosessuali e definiscono «scelta giustificabile» quella del riconoscimento giuridico del «legame tra persone dello stesso sesso». Lo sostengono con un articolo di oltre venti pagine sul numero di giugno di «Aggiornamenti sociali», rivista della Compagnia di Gesù, diretta da padre Bartolomeo Sorge, politologo, scrittore, grande esperto della dottrina sociale della chiesa. Il problema è analizzato sotto il profilo dottrinale, giuridico, psicologico, storico, sociale. La conclusione è che «il riconoscimento giuridico, quale presa d´atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell´altro stabilmente è contributo alla vita sociale». Al centro San Fedele di Milano, sede della rivista, spiegano che «lo scopo dell´intervento è quello di aprire uno spazio di dialogo e di confronto sereno, fuori dalle strumentalizzazioni politiche» su un tema molto controverso all´interno del mondo cattolico e della società.
L´articolo mette in fuga subito le possibili obiezioni da parte di chi sostiene che il riconoscimento legale delle coppie gay potrebbe minare le fondamenta del matrimonio tradizionale, cioè l´unione fra un uomo e una donna: «La centralità sociale del matrimonio è collegata al compito della generazione ed educazione di nuovi individui». Anzi «pare difficile» che riconoscere «alcuni diritti fondati su una continuità di una convivenza e di una relazione affettiva» possa portare a una «svalutazione» della famiglia tradizionale o a una rivoluzione sociale. Per i gesuiti, la richiesta degli omosessuali per ottenere il riconoscimento legale trova sostegno nell´articolo 2 della Costituzione «il quale prescrive che alla persona debbano essere riconosciuti diritti inviolabili e imposti doveri inderogabili sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità».
Quanto alla scelta della forma giuridica di riconoscimento, l´articolo propende per la mera registrazione della convivenza, senza manifestazione di consenso proprio per evitare di «introdurre modelli paralleli a quelli matrimoniali».
Intanto sale il tono della polemica sul diniego di piazza San Giovanni al comitato organizzatore della tradizionale parata Gay Pride prevista per sabato 7 giugno. Vibrate proteste arrivano dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: «Siamo stupiti e amareggiati. La Questura ha ritirato con due mesi di ritardo l´autorizzazione con la motivazione di un concomitante convegno e concerto corale all´interno dei Palazzi Lateranensi». Il presidente nazionale dell´Arci Gay, Aurelio Mancuso, parla di «grave provocazione politica» e chiede «quali problemi d´ordine pubblico potrebbero sorgere tra una parata nelle vie di Roma e si conclude nella storica piazza e un´iniziativa della gerarchia cattolica dentro la Basilica?». Di «operazione antidemocratica e incivile», parla l´ex ministro Paolo Ferrero (Prc), mentre Anna Paola Concia, deputata del Pd, annuncia un´interrogazione parlamentare. Per i radicali Rita Bernardini, Marco Perduca e Sergio Rovasio si tratta di «un diniego inaccettabile».
Davide Montanari
+39 339 7107082

Sabato, 31 Maggio, 2008 - 13:01

CASE POPOLARI: GOVERNO REGIONALE SOFFRE DI AUTISMO POLITICO

di lucmu (del 22/05/2008, in Casa, linkato 21 volte)
Il governo regionale lombardo soffre di evidente autismo politico. Non c’è altra replica possibile alle parole dell’assessore regionale alla casa, Mario Scotti, che per l’ennesima volta si rifiuta di confrontarsi con la sempre più estesa protesta degli inquilini, delle organizzazioni sindacali e di molti enti locali di fronte all’aumento generalizzato e spesso insostenibile degli affitti nelle case popolari.
La verità è che la Giunta Formigoni, con la legge regionale n. 27, sta scaricando sugli inquilini delle case popolari, cioè sui più deboli, i costi della sua politica di disimpegno dall’edilizia residenziale pubblica, sostanziata con il brutale taglio di mezzo miliardo di euro, operato alla fine del 2006, sugli investimenti per la costruzione e la manutenzione delle case popolari.
E per favore, smettiamola con la favola che ci sarebbero locatari che pagano soltanto 50 euro al mese per abitare nelle case popolari. La verità è un po’ diversa, cioè che ogni inquilino, già oggi e a prescindere dalle sue condizioni economiche, paga in aggiunta al canone anche tra 1.300 e 1.500 euro all’anno sotto la voce “spese”, comprendendo persino spese improprie e i diffusi sprechi delle Aler e degli enti gestori, che il governo regionale proprio non vuole affrontare.
Chiediamo dunque ancora una volta un gesto di responsabilità, cioè la sospensione immediata degli aumenti degli affitti e la riapertura del confronto con i sindacati inquilini e con l’opposizione in Consiglio regionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Sabato, 31 Maggio, 2008 - 12:33

Il Comune di Milano respinge il registro delle coppie di fatto

Giovedì sera è stato respinto il testo di mozione proposta da alcuni consiglieri, tra cui Patrizia Quartieri, per riconoscere l'istituzione del registro delle coppie di fatto in città. Sono dieci mila le coppie esistenti, tra eterosessuali e omosessuali, tra cui il 10% formate da componenti dello stesso sesso, ma ancora non hanno avuto da parte di una città che si definisce europea la possibilità di porsi come nuclei e soggettività di diritto. A Firenze, a Torino e a Roma da anni esistono i registri, come sussistono in diverse città europee, tra cui capitali di stati dell'Unione. La stessa Unione Europea, in questi giorni, in commissione, ha varato una delibera per cui il Trattato di Lisbona è vincolante nei paesi componenti: questo significa che gli articolati che prevedono misure che eliminino discriminazioni di diritto e di fatto per motivi sessuali e di oritentamento siano direttamente vigenti nel nostro ordinamento, come anche l'articolo che prevede il pari trattamento giuridico tra nuclei familiari e coppie per cui esiste una stabilità affettiva e di rapporto consolidato tra i componenti. Non solo ma ricordiamo che la Corte di Cassazione ha espresso un parere per cui con il termine famiglia si deve intendere qualsiasi entità unita da legami affettivi, sentimentali, amicali tra persone di diverso o dello stesso sesso, di diversa appartenenza generazionale. Questo significa che si può considerare famiglia giuridica anche un rapporto tra una badante e una signora anziana, purchè ci sia stabilità e continuità nel tempo sedimentata e solidifcante il rapporto, e purchè ci sia un reciproco consenso alla realizzazione di un rapporto dei rispettivi rapporti.
E' sconcertante e un po' deprimente notare come un provvedimento di civiltà e di giustizia civica sia stato affossato da posizioni fortemente confessionali, di chiusura e di non comprensione di un diritto che si evolve accogliendo un concetto di tolleranza e di eguaglianza in movimento e in trasformazione continua. Nuove esigenze, nuove realtà, nuove soggettività, nuovi bisogni configurano la necessità di dare riconoscimento a nuovi diritti, nuove personalità giuridiche. Ma è anche incomprensibile il diniego a una simile disposizione, che avrebbe inciso a livello nazionale affinchè vengano riconosciuti diritti e pari opportunità tra soggetti, a prescindere da orientamenti sessuali, da appartenenze di generi. La disposizione avrebbe beneficiato coppie di fatto eterosessuali e omosessuali che si configurano negli ultimi anni come nuclei sempre più in estensione e sempre più solidi, duraturi, continuativi.
Il riconoscimento di una simile realtà in aumento non è prclusivo di una libertà di scelta di configurazione giuridica e di regolamentazione dei rapporti che si vanno a determinare: non mette in pericolo il concetto tradizionale, possiamo dire conservatore, di famiglia fondata sul matrimonio, ma definisce un provvedimento che beneficia il concetto e il principio di famiglia intesa come entità sociale nel rispetto dei diritti delle persone. Ricordiamo la giusta denuncia dell'assenza di una normativa che riconosca le coppie di fatto nel momento in cui in una convivenza la compagna non può vedere perseguibile il proprio convivente autore di violenze nei suoi confronti? E' successo in Campania un simile episodio, all'interno di una coppia di fatto con prole, ma succede in diversi contesti domiciliari, dove la violenza si verifica in modo efferato. Non possiamo negare che la prima causa di morti per omicidio avvenga all'interno delle mura domestiche.
Io credo che la battaglia di civiltà debba proseguire e debba rendere effettivo e conseguente un provvedimento di giustizia sociale e di rispetto e riconoscimento di diritti umani. La laicità conferma uno stato di libertà e di tutela della persona. Il confessionalismo e la cultura del pregiudizio crea discriminazioni ed emarginazioni senza ritorno, spesso drammatiche nelle loro conseguenze.
Credo che nei consigli di zona si debba agire affinchè si pongano in essere delibere che chiedano all'autorità consiliare comunale il riconoscimento di un istituto che possa, come dice la consigliera Carola Colombo, di Forza Italia, pertanto a testimonianza della trasversalità della disposizione e del suo accoglimento e condivisione politica, riconoscere il diritto di assistenza reciproca e di informazione sulla malattia nel momento in cui è necessario "un conforto giuridico".
Proprio in nome della trasversalità, dato che al momento del voto, dopo diversi mesi di rinvio della discussione sul testo, le due coalizioni si sono letteralmente spaccate tra favorevoli, contrari e astenuti, si deve riuscire a condurre, nonostante la battuta di arresto, una battaglia di laicità e di giustizia sociale che sappia portare Milano nell'alveo delle città europee, dove i diritti civili siano universalmente riconosciuti come baluardi contro ogni forma di discriminazione. E' stato piacevole, nonostante la sconfitta amaramente accolta da parte mia, notare come su questi temi ci sia una sensibilità che progredisce oltre agli steccati sterili e ideologici, e ringrazio coloro che hanno creduto in consiglio comunale alla necessità di dare avvio all'istituzione di un registro, prima pietra miliare di una lunga strada verso il riconoscimento giuridico a livello di normazione nazionale delle coppie di fatto come soggetti paritetici per diritti e garanzie alle coppie di diritto.
Ed è proprio per questo che si deve procedere a rendere positivo un provvedimento che non può essere strumentalizzato da pretesti di natura pregiudiziale e ideologica.
Si tratta della vita quotidiana di molte persone e cittadine e cittadini che richiedono di essere riconosciute e riconosciuti tali.
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 30 Maggio, 2008 - 18:14

"Arturo" Oltrepò Pavese, Milano, Dongo.

Comune di Zavattarello
A.N.P.I . Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Sezione Barona di Milano - Sezione di Zavattarello
Comitato Provinciale di Pavia

INVITO ALLA PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA

del film-intervista
"Arturo" Oltrepò Pavese, Milano, Dongo.

dedicato alla Resistenza di Giacomo Bruni, "Arturo",
partigiano della Brigata Crespi

domenica 8 giugno 2008 ore 17.00
presso la Tensostruttura comunale di Zavattarello

interventi di:
Gionata Romagnese - Sindaco di Zavattarello
Clemente Ferrario - Avvocato, scrittore, saggista
Antonio Pizzinato - Presidente A.N.P.I . Regione Lombardia
Ivano Tajetti - Sceneggiatore e regista di
"Arturo" Oltrepo Pavese, Milano, Dongo.

ospite d'onore Giacomo Bruni, "Arturo"

brindisi a cura della Cooperativa Valli Unite, Costa Vescovato (Al)

Si ringraziano per la collaborazione:
il fotografo Samuele Pellecchia e i giornalisti Claudio Jampaglia

e Mario Portanova
la CGIL, la Camera del Lavoro di Pavia
e la S.O.M.S. - Società Operaia di Mutuo Soccorso di Voghera
il Comitato Provinciale A.N.P.I di Milano
l' Associazione La Conta e l' Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano
i Coordinamenti sezioni A.N.P.I. Milano zona 6 e Milano zona 5
la Sezione A.N.P.I. di Buccinasco (Mi)
                                                                                                                                           
                                                                               Comune di Zavattarello                                                                                                  “Ente morale”, D.L. n.224 del 5 aprile 1945”                                                     
Venerdì, 30 Maggio, 2008 - 17:30

In marcia per il clima

Appello: In marcia per il clima

Il clima sulla Terra sta cambiando, ma tardano decisioni condivise ed efficaci della politica per contrastare questa emergenza planetaria. Spetta dunque a noi sollecitarle e soprattutto operare un profondo cambiamento culturale e politico che incida sui modi di produzione e consumo, che fermi la febbre del Pianeta.
Dobbiamo farlo per noi e per tutti gli esseri viventi, per salvare le tante aree d'Italia e del Mondo che già oggi subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici, per garantire la bellezza dei nostri paesaggi e la biodiversità, per tutelare la ricchezza dei territori, del mare e della nostra agricoltura in termini di qualità e quantità delle produzioni, per risolvere i fenomeni di dissesto idrogeologico e stress idrico. Dobbiamo farlo per permettere a tutti di vivere in pace in città e paesi più belli e ospitali, per liberarci dalle guerre e dai conflitti che nascono per il controllo delle risorse energetiche non rinnovabili sempre più scarse, delle fonti alimentari, dei beni comuni come l’acqua. Dobbiamo farlo per dare ai bambini e ai giovani di oggi una prospettiva desiderabile, un futuro per cui crescere.
Possiamo farlo perché oggi le conoscenze tecnologiche ci permettono di ripensare il modo di produrre energia e di consumarla per muoverci, abitare, produrre senza dilapidare le risorse comuni quali l'acqua, il suolo, l'aria, la vita sulla Terra e perché possiamo costruire la collaborazione con il mondo dell’educazione e della formazione, dove grandi sono la sensibilità e le capacità professionali.
La rivoluzione che vogliamo ha degli obiettivi precisi, si propone subito, in tutta Europa e nel mondo, di ridurre in dieci anni del 20% il consumo complessivo di energia attraverso risparmio e maggiore efficienza, di far dipendere per almeno il 20% il fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e di ridurre del 30% le emissioni di gas che alterano il clima sulla terra.
L’Italia fino ad oggi ha marciato in direzione opposta, aumentando i propri consumi di combustibili fossili. Ora dobbiamo dimostrare al mondo di saper invertire la tendenza, di saper partecipare ad un nuovo progresso, di essere capaci di innovare a partire dal formidabile giacimento dei nostri saperi, dei nostri giovani, dei nostri territori, delle nostre esperienze di produzione e di consumo innovative, come l’agricoltura biologica.
Una conversione che ci appare desiderabile, perché può migliorare subito il nostro benessere e qualità della vita, perché aiuta la coesione sociale, la pace e la sicurezza internazionale, promuove una più equa distribuzione delle risorse del pianeta e garantisce a tutti il diritto di accedervi.. Unendo le forze possiamo vincere le potenti lobby dell'economia dello spreco, così come l'inerzia dei piccoli e grandi privilegi e il conservatorismo delle cattive abitudini. Una conversione su cui investire risorse e competenze perché può produrre grandi benefici per la qualità del lavoro di donne e uomini, in Italia e nel mondo, e rendere la globalizzazione più equa e sostenibile.
Possiamo cambiare il modello di sviluppo promuovendo la partecipazione delle persone nelle scelte che riguardano l’ambiente, le infrastrutture, i beni comuni, incentivando pratiche produttive, industriali ed agronomiche, rispettose dell’ambiente, orientate verso obiettivi di qualità, verso il benessere delle persone e delle comunità. E’ questa una prospettiva a cui il mondo della produzione può dare un grande contributo per un nuovo modo di produrre e per rendere il Paese più competitivo.
Cambieremo i nostri stili di vita, le scelte di consumo, comprese quelle legate alle produzioni animali, le consuetudini quotidiane, chiedendo e premiando nel contempo lo scambio di nuovi beni, l'erogazione di nuovi servizi, capaci di rilanciare l’occupazione, di garantire la coesione sociale, di migliorare le relazioni tra tutte le donne e gli uomini, di avere paesi e città meno inquinati e un Italia sempre più bella.
E' necessario essere in tanti per cominciare a realizzare una conversione, a firmare questo contratto col Mondo e aderire volontariamente ai precisi impegni di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, ognuno nelle scelte della propria vita e della propria comunità.
Diffondiamo questo appello nelle città e nei paesi, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università.
Promuoviamo insieme la manifestazione nazionale “In marcia per il clima”, il 7 giugno 2008 a Milano, diamo vita insieme ad una “Alleanza per il clima”, per il nostro futuro
Promossa da: Legambiente, Acli, Acli Ambiente – Anni Verdi, Adoc - Associazione per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori, AIAB - Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica, Altreconomia, Ambiente e Lavoro, Amici della Terra, Arci, Arci Servizio Civile, Arcicaccia/CSAA, Arciragazzi, Associazione Ong Italiane, Auser, Banca Popolare Etica, CGIL - Conferederazione Generale Italiana del Lavoro, CIA - Confederazione Italiana Agricoltori, CICMA - Comitato Italiano Contratto Mondiale sull'Acqua, CISL - Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori, CittadinanzAttiva, Civitas, Coldiretti, Comitato Italiano Sovranità Alimentare, Contratto Mondiale per l’Energia, CTM - Altromercato, CTS - Centro Turistico Studentesco e Giovanile, Ecologia e Lavoro, FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano, Fairtrade, Federazione nazionale Pro Natura, Federconsumatori, Federparchi, FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, FOCSIV - Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, Forum Ambientalista, Forum Terzo Settore, Greenpeace, LAV - Lega Anti Vivisezione, Lega Consumatori, Lega Pesca, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli, Lunaria, MCE - Movimento di Cooperazione Educativa, MDC - Movimento difesa del Cittadino, Medici per l'Ambiente, Movimento Consumatori, Slow Food Italia, Tavola della Pace, Terre di mezzo, UIL - Unione Italiana del Lavoro, UISP - Unione Italiana Sport per Tutti, Umanisti per l'ambiente, Unione degli Studenti, VAS - Verdi Ambiente e società, WWF

Venerdì, 30 Maggio, 2008 - 17:29

La verità e "le balle dei comunisti"

A Roma si è evidenziato chiaramente come gli ultimi episodi di violenza e di teppismo siano stati entrambi causati dalla estrema sinistra comunista, questo, nonostante, i compagni e la maggior parte dei giornali gridavano, ed in parte ancora gridano, al presunto "pericolo fascista".

Ora anche Repubblica è costretta ad ammettere che ad assaltare e distruggere i negozi di immigrati a Roma, non sono stati i famigerati quanto fantomatici "naziskin" ma, al contrario, un vecchio compagno, di sinistra, orgogliosamente comunista e fiero di essere nato il 1 maggio, con tanto di Che Guevara tatuato sul braccio!

Stessa cosa vale per gli scontri che si sono verificati all'Università La Sapienza che entrambi gli inquirenti, Digos e Carabinieri, affermano essere stati provocati da teppisti della estrema sinistra che hanno prima insultato e poi aggredito un gruppo di giovani militanti di Forza Nuova. Questi, nonostante fossero in assoluta inferiorità numerica, si sono semplicemente e legittimamente difesi, con coraggio e con onore, mettendo in fuga i loro vigliacchi ed infami aggressori.

Questa è la pura e semplice verità ma i comunisti sono, da sempre, abituati, a stravolgerla ed a strumentalizzarla per i loro loschi fini politici, infamando e calunniando i propri avversari politici (da Berlusconi al Papa, dalla Lega alla destra). E' il loro dna, la disinformazione stalinista, organizzata in modo scientifico per offuscare le menti, creando tensione e terreno fertile alla loro demagogia finto buonista.

Ma gli Italiani, fortunatamente e grazie a Dio, non credono più a questi impostori, ed oramai, ragionano e votano liberamente. I risultati si vedono: la sinistra arcobaleno (che oramai difende solo intellettuali, sindacalisti, gay, immigrati e zingari, fregandosene dei lavoratori italiani) è rimasta fuori dal Parlamento ed il popolo ha votato, in massa, anche nelle regioni rossi e nei quartieri periferici, per la Lega e per le destre.

Ora i comunisti, diventati tutti extraparlamentari, cercano una impossibile rivincita-rimonta, creando, artificialmente, un cima di tensione, odio e violenza per poter riproporre i propri stantii e vecchi slogan antifascisti, ai quali, la stragrande maggioranza degli Italiani, ha dimostrato di non credere più. Compagni: "basta stronzate" e "fumo negli occhi!, la gente vuole, innanzitutto, risposte concrete ai propri problemi quotidiani, dalla sicurezza alla giustizia sociale.

Roberto Jonghi Lavarini
DESTRA PER MILANO
COMUNITA' IN MOVIMENTO

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