Appello alla mobilitazione. Lunedì a Milano
Appello alla mobilitazione. Lunedì a Milano
Scritto da Nando dalla Chiesa
19 June 2008
Occorre rispondere. Con Gianni Barbacetto, Basilio Rizzo e altri amici sto
indicendo una manifestazione a Milano per lunedì pomeriggio alle 18 davanti al Palazzo di Giustizia. Questo è il testo dell'appello. Fate girare!
"Rompiamo gli indugi. Il nuovo assalto di Silvio Berlusconi ai principi di
legalità e alla giustizia non può vederci testimoni immobili e dunque
complici. Ancora una volta il potere politico viene usato per tutelare
posizioni processuali personali, senza alcuno scrupolo né verso i principi
costituzionali né verso gli effetti che si producono a cascata
sull'amministrazione della giustizia, sulla sicurezza e sulla libertà
d'informazione. Le scelte accomodanti dell'opposizione si stanno rivelando
semplicemente sciagurate. L'idea che l'acquiescenza verso Berlusconi sia
segno di maggiore consapevolezza e maturità politica sta portando il Paese
alla deriva, privandolo di una voce forte e coerentemente risoluta nella
difesa della Costituzione e della decenza repubblicana in parlamento.
Noi crediamo che la logica alla quale Berlusconi sta assoggettando l'azione
del suo nuovo governo e della sua maggioranza meriti una forte risposta
democratica, libera dai complessi di colpa che la politica e l'informazione
hanno cercato di gettare su chi negli anni passati si è mobilitato contro
le
leggi-vergogna e contro la manomissione della Costituzione. Non è stata la
difesa dei principi di legalità costituzionale a fare perdere il
centrosinistra, il quale anzi dal 2002 ha sempre vinto tutte le prove
amministrative, fino alle politiche del 2006. Non è la nettezza dei
principi
che fa perdere, come ha dimostrato il divario tra i risultati di Rita
Borsellino in Sicilia e i disastrosi risultati successivi. A far perdere
voti è l'incapacità di governare emersa tra rivalità, ambizioni, narcisismi
e rendite ideologiche ai danni del governo Prodi. Ed è, oggi, l'incapacità
di rappresentare i propri elettori, sempre più inclini a non partecipare al
voto.
Per questo invitiamo i cittadini milanesi a una prima mobilitazione in
difesa della Costituzione e della giustizia per lunedì 23 giugno alle 18
davanti al Palazzo di giustizia, luogo simbolico per l'opinione pubblica
legalitaria della città. Del tutto consapevoli che non siamo noi il "già
visto". Il "già visto", la ripetizione infinita della storia, una storia di
arroganze istituzionali, è Silvio Berlusconi. Davanti a noi c'è solo una
scelta: se tacere per stanchezza o mettere una volta ancora le nostre
energie al servizio della democrazia repubblicana e dello spirito delle
leggi."
Comitato milanese per la legalità
WORKSHOP IMMISSIONI - "6 MESI DI ECOPASS A MILANO"
Durante il workshop saranno presentati i dati raccolti nel capoluogo nei 6 mesi di Ecopass, mettendoli a confronto con quanto emerso dall'esperienza in atto in Svezia. Saranno riportate le valutazioni di esperti e si discuterà di possibili correttivi e miglioramenti (esempio: estensione territoriale del provvedimento).
Lo scopo è studiare le politiche ambientali messe in atto dell'Amministrazione pubblica milanese, valutando da un punto di vista scientifico gli effetti registrati e creando un'occasione di dialogo e confronto sul futuro delle scelte territoriali in materia di mobilità e inquinamento dell'aria.
CALIFORNIA, TUTTO ESAURITO PER LE NOZZE GAY
Scontro con le associazioni religiose: a novembre ci sarà un referendum
La Repubblica
Di Arturo Zampaglione
NAZIROCK in visione all'Arci Metromondo
CINEFORUM E PARLAMONDO presentano
In collaborazione con il coordinamento ANPI della zona 6. Mi.
ore 21.00 proiezione del film
NAZIROCK
di Claudio Lazzaro
e riflessione con
Daniele Biacchessi giornalista-scrittore
Maurizio Pagani vice-presidente di Opera Nomadi
Ingresso libero
STABILE COMUNALE DI CORSO XXII MARZO 22
MOZIONE URGENTE
Pierangelo Tosi - Capogruppo Verdi per al Pace
Aderiscono
Franz Brunacci - Gruppo Misto
Daniele Olivieri - Capogruppo Partito Socialista
Ordine del Giorno Marcia per clima e Non Togliamo disturbo
Ordine del Giorno in merito alla comunicazione e informazione del Consiglio di Zona 4 sulla partecipazione alla manifestazione Nazionale “In marcia per il clima” e alla manifestazione “Ma non togliamo il disturbo”, indette entrambe per sabato 7 giugno a Milano
Il Consiglio di Zona 4 dovrebbe esprimere per l’occasione un dovuto interessamento politico e informare pubblicamente, nonché comunicare tramite promozione, la possibilità di partecipazione da parte della cittadinanza e da parte delle componenti del consiglio stesso.
L’adesione è sempre bene accolta e auspicata, sia nelle forme individuali o collettive da parte dei singoli gruppi consiliari, sia da parte dell’organo consiliare stesso, vista la centralità dei temi e l’importanza dei manifesti convocativi delle due manifestazioni.
"In marcia per il clima" è organizzata da diverse associazioni e organizzazioni ambientaliste e di promozione sociale e culturale, che daranno vita lo stesso giorno, il 7 giugno, a un'"Alleanza per il clima", ossia un programma unitario che solleciti i governanti dei paesi del mondo, soprattutto quelli più economicamente ricchi e opulenti, a mettere in atto strategie e decisioni fondamentali per abbattere le emissioni causa di inquinamento atmosferico e dell’aumento della "febbre del Pianeta", destabilizzando le condizioni geoclimatiche, sconvolgendo habitat naturali per la sopravvivenza di milioni di esseri viventi, tra cui anche il genere umano, aumentando i livelli dei mari, sciogliendo interi ghiacciai nelle zone artiche e antartiche. La proposta avanzata consiste nella riduzione del consumo di energia, richiedendo la conversione delle fonti di energia in fonti rinnovabili, a impatto zero, non inquinanti, naturali. La manifestazione nazionale avrà inizio in Piazza San Babila alle ore 15 di sabato 7 giugno per, poi, terminare ai Giardini Montanelli di porta Venezia. Un lungo corteo vivace e ridente di pedoni, ciclisti sfilerà a suon di musica da parte dei Contrabbanda. Dalle 17 fino a tarda sera si alterneranno sul palco diversi dj set, tra cui Vito War.
La seconda manifestazione, "Ma non togliamo il disturbo", è indetta dal CIG, dal Movimento GLBTQ e da diverse organizzazioni da sempre in difesa dei diritti di eguaglianza e delle pari opportunità. La manifestazione avrà inizio sempre sabato 7 giugno in Via Palestro alle ore 16,00 e terminerà in piazza Castello. E’ un importante appuntamento all’insegna della promozione dei diritti di pari opportunità e di eguaglianza tra persone di orientamento diverso, dell'estensione delle garanzie e dei riconoscimenti di piena cittadinanza attiva. Ricordo che in Consiglio Comunale di giovedì 29 maggio è stata discussa, dopo diversi rinvii, una proposta di delibera volta a istituire a Milano, come in diverse città italiane, Torino, Bologna, Pisa e Firenze, il registro delle coppie di fatto al fine di assicurare l’inizio di un lungo percorso per un riconoscimento delle stesse garanzie, degli stessi diritti e degli stessi doveri di convivenza, in applicazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione. La proposta, respinta per pochi voti contrari, 27, superiori ai voti favorevoli, 24, e con due astensioni, ha trovato un consenso trasversale rispetto agli schieramenti della maggioranza e dell’opposizione. E’, questa, la testimonianza di una sensibilità politica presente all’interno dell’organo comunale e che prescinde da appartenenze ideologiche. La manifestazione di sabato, “Ma non togliamo il disturbo” vuole farsi promotrice di questi diritti e di un riconoscimento già predisposto dalla Commissione UE e da alcune sentenze all’interno della letteratura giuridica della Corte di Cassazione.
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
gestione e ai criteri di apertura del giardino in Via Rogoredo
c.a del Settore Parchi e Giardini del Comune di Milano;
del Settore Casa ed Edilizia del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;
della Commissione Edilizia del Consiglio di Zona 4 di Milano
- alla Commissione Edilizia e alla Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di provvedere a indire una riunione che abbia tra i punti all’ordine del giorno la verifica della situazione attuale di tale parco e la condizione in cui versa e di provvedere tramite il coinvolgimento della cittadinanza residente e dei condomini, invitando funzionari del settore comunale di riferimento, misure adeguate e possibili, anche di revisione della convenzione per la gestione del parco, a soddisfare le richieste presenti e il diritto di utilizzo pubblico
- al Comando di Polizia Locale della Zona 4 di provvedere a intensificare i controlli in loco al fine di prevenire forme inadeguate e inappropriate di utilizzo del parco
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
molotov presso prefabbricati di Via Morosini angolo Via Bezzecca
del Settore Sicurezza del Comune di Milano;
dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano;
della Commissione Servizi Sociali del Consiglio di Zona 4 di Milano;
della Commissione Sicurezza del Consiglio di Zona 4 di Milano;
p.c. del Consiglio di Zona 4 e di tutte le sue componenti
- all’Assessorato alle Politiche Sociali di provvedere a intervenire ad assicurare giusta collocazione ai migranti di cui sopra, individuando le cause che hanno influito queste persone a trovare riparo in sedi non consone e fortemente inadeguate, assicurando ai medesimi i diritti che sono prescritti e previsti dalle Convenzioni Internazionali e dalla Legge Nazionale sul diritto d’asilo politico che vincola il Comune a disporre misure e mezzi di tutela e di integrazione della persona.
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Centri di aggregazione giovanile (C.A.G.)
c.a della Commissione Consiliare Nr 12 SICUREZZA - DECENTRAMENTO E AREE CITTADINE del Comune di Milano;
dell’Assessorato al Decentramento e alle Aree Cittadine del Comune di Milano;
della Commissione Servizi Sociali del
del Consiglio di Zona 4
si chiede
- all’Assessorato alle Aree Cittadine se sia stato predisposta una proposta, magari già discussa in sede di commissione, che preveda una modifica degli attuali criteri e delle attuali linee di indirizzo di gestione dei CAG e se sussiste la volontà, magari in ambito di assestamento di bilancio, di prevedere una modifica dei contenuti economici generali delle diverse convenzioni che singolarmente i vari soggetti erogatori del servizio vanno a predisporre con l’amministrazione comunale, al fine di assicurare una copertura più ampia della programmazione delle attività e un aumento degli indici retributivi del personale impiegato.
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
E' tempo di pensare ad una costituente ecologica
http://www.alexanderlanger.or
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Abbiamo creato falsa ricchezza per combattere false povertà - Re Mida patrono del nostro tempo
Da qualche secolo ed in rapido crescendo si produce falsa ricchezza per sfuggire a false povertà. Di tale falsa ricchezza si può anche perire, come di sovrappeso, sovramedicazione, surriscaldamento ecc. Falso benessere come liberazione da supposta indigenza è la nostra malattia del secolo, nella parte industrializzata e "sviluppata" del pianeta. Ci si è liberati di tanto lavoro manuale, avversità naturali, malattie, fatiche, debolezze - forse tra poco anche della morte naturale - in cambio abbiamo radiazioni nucleari, montagne di rifiuti, consunzione della fantasia e dei desideri. Tutto è diventato fattibile ed acquistabile, ma è venuto a mancare ogni equilibrio.
Non solo l'apprendista stregone è il personaggio-simbolo del nostro tempo. L'antico re Mida - che ottenne il compimento del suo desiderio che ogni cosa che toccava si trasformasse in oro - ci appare come il vero patrono dei culti del progresso e dello sviluppo, l'attualissimo predecessore dei benefici della nostra civiltà.
2
Non si può più far finta si non sapere, l'allarme è ormai suonato da almeno un quarto di secolo ed ha generato solo provvedimenti frammentari e settoriali
Da qualche decennio e con sempre maggiori dettagli si conoscono praticamente tutti gli aspetti di questo impoverimento da cosiddetto benessere. Quasi non si sta più a sentire quando si recita, più o meno completa, la litania delle catastrofi ambientali.
Un quarto di secolo è stato impiegato a scoprire, analizzare, diagnosticare e prognosticare, a dare l'allarme, a lanciare appelli e proclami, a varare leggi e convenzioni, a creare istituzioni incaricate a rimediare. La tutela tecnica dell'ambiente è notevolmente migliorata nel mondo industrializzato, si sono registrati singoli successi, alcune acque si stanno rivitalizzando, certe specie in pericolo di estinzione si sono salvate, cominciano a circolare detersivi, carburanti ed imballaggi "ecologici"...
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Perchè l'allarme non ha prodotto la svolta? E' già finito l'intervallo di lucidità (Stoccolma 1972 - Rio 1992)?
Allarmi catastrofisti, lamenti, manifestazioni, boicottaggi, raccolte di firme...: tutto ciò ha aiutato a riconoscere l'emergenza: le malattie sono state diagnosticate, le possibilità di guarigione studiate e discusse - terapie complessive non sono state ancora attuate. E soprattutto: appare tutt'altro che assicurata la volontà di guarigione, se ci fosse, produrrebbe azioni e segnali ben più determinati. Visto però che le cause dell'emergenza ecologica non risalgono ad una cricca dittatoriale di congiurati assetati di profitto e di distruzione, bensì ricevono quotidianamente un massiccio e pressoché plebiscitario consenso di popolo, la svolta appare assai più difficile. Malfattori e vittime coincidono in larga misura.
C'è da meravigliarsi se oggi persino la diagnosi risulta controversa? Silvio Berlusconi, a capo del governo della cosiddetta Seconda Repubblica, sin dal suo discorso inaugurale alla Camera ha ritenuto di dover ironizzare sull'allarme per l'effetto-serra: "forse il nostro pianeta comincerà ad intiepidirsi in un lasso di tempo pari a quello che ci divide addirittura dalla morte di Caio Giulio Cesare". C'è da pensare che dunque ci resta ancora tanto tempo per cementificare, dissipare, disboscare!
Vuol dire che l'intervallo di lucidità che si potrebbe situare tra le due conferenze mondiali sull'ambiente (Stoccolma 1972 - Rio de Janeiro 1992) è già terminato? Si è fatto il pieno di lamenti ed allarmi e si pensa ora che la riunificazione del mondo tra Est e Ovest vada celebrata con nuovi fasti di crescita?
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"Sviluppo sostenibile" - pietra filosofale o nuova formula mistificatrice?
Da qualche anno (rapporto Brundtland, 1987) la formula magica dello "sviluppo sostenibile" sembra essere la quadratura del cerchio così lungamente cercata. Nella formula è racchiusa una certa consapevolezza della necessità di un limite alla crescita, di una qualche autolimitazione della parte altamente industrializzata ed armata dell'umanità, come pure l'idea che alla lunga sia meglio puntare sull'equilibrio piuttosto che sulla competizione selvaggia; ma il termine "sviluppo" (o crescita, come in realtà si dovrebbe dire senza tanti infingimenti) è rimasto parte del nuovo e virtuoso binomio. Purtroppo basta guardare ai magri risultati della Conferenza di Rio per comprendere quanto lontani si sia ancora da una reale correzione di rotta. Sembra che il nuovo termine indichi piuttosto la propensione ad un nuovo ordine mondiale nel quale il Sud del mondo viene obbligato ad usare con più parsimonia e razionalità le sue risorse, sotto una sorta di supervisione e tutela del Nord: non appare un obiettivo mobilitante per suscitare l'impeto globalmente necessario per la conversione ecologica.
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A mali estremi, estremi rimedi? ("Muoia Sansone con tutti i filistei"? Eco-dittatura?)
Di fronte ai vicoli ciechi nei quali ci troviamo, può succedere che qualcuno tenti estreme vie d'uscita. Anche tra ecologisti, pur così propensi ad una cultura della moderazione e dell'equilibrio, ci può esserci chi - seppure oggi in posizione isolata - chi pensa a rimedi estremi. Scegliamone i due più rilevanti: la prima potrebbe essere caratterizzata con "muoia Sansone e tutti i filistei": la convinzione che la catastrofe ambientale sia inevitabile e non più rimediabile, e che pertanto tocchi mettere in conto disastri epocali come ne sono avvenuti altri nel corso dell'evoluzione del pianeta. In mancanza di aggiustamenti tempestivi ed efficaci, la svolta ecologica verso un nuovo equilibrio sostenibile verrebbe imposta da tali disastri.
L'altro "rimedio estremo" che si potrebbe agitare, sarebbe lo "Stato etico ecologico", l'eco-dirigismo o eco-autoritarismo possibilmente illuminato e possibilmente mondiale. Visto che l'umanità ha abusato della sua libertà, mettendo a repentaglio la propria sopravvivenza e quella dell'ambiente, qualcuno potrebbe auspicare una sorta di tutela esperta ed eticamente salda ed invocare la dittatura ecologica contro l'anarchia dei comportamenti anti-ambientali.
Si deve dire chiaramente che simili ipotetici "estremi rimedi" si situano al di fuori della politica - almeno di una politica democratica. Ogni volta che si è sperimentato lo Stato etico in alternativa a situazioni o stati anti-etici (e quindi senz'altro deplorevoli), il bilancio etico della privazione di libertà si è rivelato disastroso. E l'attesa della catastrofe catartica non richiede certo alcuno sforzo di tipo politico: per politica si intende l'esatto contrario della semplice accettazione di una selezione basata su disastri e prove di forza.
Quindi si dovrà cercare altrove la chiave per una politica ecologica, ed inevitabilmente ci si dovrà sottoporre alla fatica dell'intreccio assai complicato tra aspetti e misure sociali, culturali, economici, legislativi, amministrativi, scientifici ed ambientali. Non esiste il colpo grosso, l'atto liberatorio tutto d'un pezzo che possa aprire la via verso la conversione ecologica, i passi dovranno essere molti, il lavoro di persuasione da compiere enorme e paziente.
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La domanda decisiva è: come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? "Lentius, profundius, suavius", al posto di "citius, altius, fortius"
La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta. La paura della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e controlli; e la stessa analisi scientifica non ha avuto capacità persuasiva sufficiente. A quanto risulta, sinora il desiderio di un'alternativa globale - sociale, ecologica, culturale - non è stato sufficiente, o le visioni prospettate non sufficientemente convincenti. Non si può certo dire che ci sia oggi una maggioranza di persone disposta ad impegnarsi per una concezione di benessere così sensibilmente diversa come sarebbe necessario.
Nè singoli provvedimenti, nè un migliore "ministero dell'ambiente" nè una valutazione di impatto ambientale più accurata nè norme più severe sugli imballaggi o sui limiti di velocità - per quanto necessarie e sacrosante siano - potranno davvero causare la correzione di rotta, ma solo una decisa rifondazione culturale e sociale di ciò che in una società o in una comunità si consideri desiderabile.
Sinora si è agiti all'insegna del motto olimpico "citius, altius, fortius" (più veloce, più alto, più forte), che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l'agonismo e la competizione non sono la nobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensì la norma quotidiana ed onnipervadente. Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in "lentius, profundius, suavius" (più lento, più profondo, più dolce"), e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall'essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso.
Ecco perché una politica ecologica potrà aversi solo sulla base di nuove (forse antiche) convinzioni culturali e civili, elaborate - come è ovvio - in larga misura al di fuori della politica, fondate piuttosto su basi religiose, etiche, sociali, estetiche, tradizionali, forse persino etniche (radicate, cioè, nella storia e nell'identità dei popoli). Dalla politica ci si potrà aspettare che attui efficaci spunti per una correzione di rotta ed al tempo stesso sostenga e forse incentivi la volontà di cambiamento: una politica ecologica punitiva che presupponga un diffuso ideale pauperistico non avrà grandi chances nella competizione democratica.
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Possibili priorità nella ricerca di un benessere durevole
I passi che qui si propongono - intrecciati ed interdipendenti tra loro - fanno parte di una visione favorevole al cambiamento e potrebbero a loro volta incoraggiare nuovi cambiamenti. Purchè ogni passo limitato e parziale si muova in una direzione chiara e comprensibile, ed i vantaggi non siano tutti rimandati ad un futuro impalpabile.
a) bilancio ecologico
Gli attuali bilanci pubblici e privati sono tutti basati su dati finanziari. Sintanto che non si avranno in tutti gli ambiti (Comune, Provincia, Regione, Stato, CE, ...) accurati bilanci della reale economia ambientale che facciano capire i reali "profitti" e le reali perdite, non sarà possibile sostituire gli attuali concetti di desiderabilità sociale, e tanto meno un cambiamento dell'ordine economico.
b) ridurre invece che aumentare i bilanci
Ogni discorso sulla necessità della svolta resta assurdo sino a quando la crescita economica resterà l'obiettivo economico di fondo e sino a quando i bilanci pubblici e privati punteranno ad aumentare di anno in anno. La parte industrializzata del pianeta dovrà finalmente decidersi alla crescita-zero e poi a qualche riduzione - naturalmente con la necessaria cautela e moderazione per non causare dei crolli sociali o economici.
c) favorire economie regionali invece che l'integrazione nel mercato mondiale
Sino a quando la concorrenza sul mercato mondiale resterà il parametro dell'economia, nessuna correzione di rotta in senso ecologico potrà attuarsi. La rigenerazione delle economie locali, invece, renderà possibile - tra l'altro - una gestione più moderata e controllabile dei bilanci, compreso quello ambientale.
d) sistemi tariffari e fiscali ecologici, verità dei costi
Di fronte ad un mercato che addirittura postula e premia comportamenti anti-ecologici, visto che non ne fa pagare i costi, si rende indispensabile un sistema fiscale e tariffario orientato in senso ambientale, che imponga almeno in parte una maggiore trasparenza e verità dei costi: imprenditori e consumatori devono accorgersi dei costi reali del massicio trasporto merci, degli imballaggi, del dispendio energetico, dell'inquinamento, del consumo di materie prime, ecc.
e) allargare e generalizzare la valutazione di impatto ambientale
Tutto quanto viene oggi costruito (opere, tecnologie, ecc.), produce impatti e conseguenze di dimensioni sinora sconosciute. La valutazione di impatto ambientale - nel senso più comprensivo di una reale valutazione delle conseguenze ecologiche, ma anche sociali e culturali a breve e lungo termine di ogni progetto - dovrà diventare il nocciolo di una nuova sapienza sociale, e va quindi adeguatamente ancorata negli ordinamenti. Così come altre società, passate o presenti, proteggevano con norme fondamentali e tabú (sulla guerra, l'ospitalità, l'incesto...) le loro scelte di fondo, oggi abbiamo bisogno di norme fondamentali a difesa della valutazione di impatto ambientale - non importa se si tratti di autostrade, missili, biotecnologie, forme di produzione di energia o introduzione di nuove sostanze chimiche di sintesi. Tale valutazione non potrà avvenire senza l'intervento dei più diretti interessati e postulerà una Corte ambientale a suo presidio.
f) redistribuzione del lavoro, garanzie sociali
Solo una vasta redistribuzione sociale del lavoro (e quindi dei "posti di lavoro" socialmente riconosciuti) permetterà la necessaria correzione di rotta. L'ammortamento sociale degli effetti prodotti da scelte di conversione ecologica (che si chiuda una fabbrica d'armi o un impianto chimico..) è un investimento importante ed utile quanto e più di tanti altri, e se si indennizzano i proprietari di terreni che devono cedere ad un'autostrada, non si vede perché altrettanto non debba avvenire nei confronti di operai o impiegati che devono cedere alla ristrutturazione ecologica.
g) riduzione dell'economia finanziaria, sviluppo della "fruizione in natura"
Sino a quando ogni forma di economia sarà canalizzata essenzialmente attraverso il denaro, sarà assai difficile far valere dei criteri ecologici, e ci saranno pesanti ingiustizie socio-ecologiche: chi può pagare, potrà anche inquinare. Un processo di "rinaturalizzazione" - che allontani dalla mercificazione generalizzata (dove tutto si può vendere e comperare) e valorizzi invece l'apporto personale e non fungibile - potrebbe aiutare a scoprire un diverso e maggior godimento della natura, del lavoro, dello scambio sociale. Le "res communes omnium" (dalla fontana pubblica alla spiaggia, dalla montagna alla città d'arte) non si difendono col ticket in denaro, bensì con l'esigere una prestazione personale, con un legame col volontariato, ecc.
h) sviluppare una pratica di partnership
La necessaria autolimitazione ecologica riesce più convincente se si fa esperienza diretta di interdipendenza e partnership: nella nostra attuale condizione, forse potrebbero essere alleanze o patti "triangolari" (Nord/Sud/Est) quelle che meglio riflettono il nesso tra i cambiamenti necessari in parti diverse, ma interconnesse del mondo. L'"alleanza per il clima" ne può fornire una interessante, per quanto ancora parzialissima, esemplificazione.
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Una Costituente ecologica?
Società anteriori alla nostra avevano il loro modo di sanzionare, solennizzare e tramandare le loro scelte ed i loro vincoli di fondo: basti pensare alla "magna charta libertatum", al leggendario giuramento dei confederati elvetici sul Rütli, alla dichiarazione francese sui diritti dell'uomo, al patto di fondazione delle Nazioni unite...
Oggi difettiamo di una analoga norma fondamentale di vincolo ecologico che - viste le caratteristiche del nostro tempo - avrebbe peso e valore solo se frutto di un processo democratico. Certamente esiste in questa o quella carta costituzionale un comma o articolo sull'ambiente, ma siamo ben lontani dal concepire la difesa o il ripristino dell'equilibrio ecologico come una sorta di valore di fondo e pregiudiziale delle nostre società, e di trarne le conseguenze.
Se si vuole riconoscere ed ancorare davvero la desiderabilità sociale di modi di vivere, di produrre, di consumare compatibili con l'ambiente, bisognerà forse cominciare ad immaginare un processo costituente, che non potrà avere, ovviamente, in primo luogo carattere giuridico, quanto piuttosto culturale e sociale, ma che dovrebbe sfociare in qualcosa come una "Costituente ecologica". In fondo le Costituzioni moderne hanno il significato di vincolare il singolo ed ogni soggetto pubblico o privato ad alcune scelte di fondo che trascendono la generazione presente o, a maggior ragione, la congiuntura politica del momento. Se non si arriverà a dare un solido fondamento alla necessaria decisione di conversione ecologica, nessun singolo provvedimento sarà abbastanza forte da opporsi all'apparente convenienza che l'economia della crescita e dei consumi di massa sembra offrire.