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Domenica, 8 Febbraio, 2009 - 10:11

APPELLO DI MEDICI SENZA FRONTIERE

Divieto di segnalazione

Siamo medici e infermieri, non siamo spie

Il testo dell'appello ai Senatori:

Le organizzazioni firmatarie esprimono preoccupazione ed allarme per le conseguenze della possibile approvazione dell'emendamento 39.306 presentato in sede di esame del DDL 733 all'Assemblea del Senato, volto a sopprimere il comma 5 dell'articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull'immigrazione) che sancisce il principio di "non segnalazione alle autorità".
Il suddetto comma 5 attualmente prevede che "l'accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali n.d.r.) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano".
Questa disposizione normativa è presente nell'ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l'art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. La "logica" della norma non è solo quella di "aiutare/curare l'immigrato irregolare", ma anche quella di dare piena attuazione all'art. 32 della Costituzione, in base al quale la salute è tutelata dalle istituzioni in quanto riconosciuta come diritto pieno ed incondizionato della persona in sé, senza limitazioni di alcuna natura, comprese - nello specifico - quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero. Il concreto rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria creerebbe nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa "marginalizzazione sanitaria" di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, anche aumentando i fattori di rischio per la salute collettiva. Il citato obbligo di non segnalazione risulta quindi essere una disposizione fondamentale al fine di garantire la tutela del diritto costituzionale alla salute. Appare pertanto priva di significato l'ipotesi di affidare alla libera scelta del personale sanitario se procedere o meno alla segnalazione dello straniero poiché ciò, in contrasto con il principio della certezza della norma, lascerebbe al mero arbitrio dei singoli l'applicazione di principi normativi di portata fondamentale.
La cancellazione di questo comma vanificherebbe inoltre un'impostazione che nei 13 anni di applicazione ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri testimoniato, ad esempio, dalla riduzione dei tassi di Aids, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale…). E tutto questo con evidente effetto sul contenimento dei costi, in quanto l'utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi (quando non sia impedito da problemi di accessibilità) si dimostra non solo più efficace, ma anche più "efficiente" in termini di economia sanitaria.
Riteniamo pertanto inutile e dannoso il provvedimento perché:
  • spingerà verso l'invisibilità una fetta di popolazione straniera, che in tal modo sfuggirà ad ogni tutela sanitaria;
  • incentiverà la nascita e la diffusione di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie "parallele", al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (gravidanze non tutelate, rischio di aborti clandestini, minori non assistiti…);
  • creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile;
  • avrà ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili, a causa dei ritardi negli interventi e della probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione;
  • produrrà un significativo aumento dei costi, in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e, in ragione dei mancati interventi precedenti di terapia e di profilassi, le condizioni di arrivo presso tali strutture saranno significativamente più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati;
  • spingerà molti operatori ad una "obiezione di coscienza" per il primato di scelte etiche e deontologiche.
Hanno espresso posizioni analoghe gli Ordini ed i Collegi che rappresentano, su base nazionale, le principali categorie di operatori impegnati nell'assistenza socio-sanitaria alle persone immigrate: Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri (FnOMCEO), Federazione Nazionale Collegi Infermieri (IPASVI), Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO), Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali (CNOAS).
Per le ragioni sopraesposte rivolgiamo un sentito appello affinché i senatori di qualunque schieramento respingano la citata proposta emendativa all'art. 35 del Dlgs.286/98 e comunque, nell'incertezza di una eventuale riformulazione di emendamenti specifici, chiediamo che l'articolo 35 del Dlgs.286/98 rimanga per intero nella sua attuale formulazione.
Venerdì, 6 Febbraio, 2009 - 17:10

LIBRO BIANCO DEI NAVIGLI

Allegio il LIBRO BIANCO DEI NAVIGLI

Giovedì, 5 Febbraio, 2009 - 10:16

La rete dei Comitati risponde all'ass.re Masseroli

La Rete dei Comitati risponde all'assessore all'Urbanistica del Comune di Milano Masseroli che aveva attaccato nei giorni scorsi i comitati cittadini tacciandoli di essere antidemocratici perchè si oppongono ai progetti che "modernizzeranno" Milano.
  

RETE COMITATI MILANESI
 C/O Cooperativa Barona E. Satta, Via Modica, 8 – 20142 Milano
 E. mail:  retecomitatimilano@fastwebnet.it - Tel.  349.4300829
                                           
                             Milano, 11 febbraio 2009
 
Alla cortese attenzione di: Carlo Maria Giorgio Masseroli 
Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano
 
E pc: Sindaco di Milano
         Giunta Comunale
         Comitati ed Associazioni Milanesi
         Partiti e Consiglieri Zonali, Comunali, Provinciali, Regionali di centrosinistra.
         Universitari
         Stampa
 Egr. Ing. Masseroli

Leggiamo dai quotidiani milanesi una sua stupefacente  dichiarazione in relazione al sequestro della torre di Ligresti in costruzione in via De Castilla 23, effettuato dalla Guardia di Finanza.
 Il titolo dell’articolo è eclatante:
“Isola, sotto sequestro la torre di Ligresti – Masseroli: E’ la dittatura dei Comitati”
“Se un drappello di cittadini contrario a certi interventi decide di fermare un progetto con tutti i mezzi che ha a disposizione, commette un atto irresponsabile.
Mi auguro che in questo momento di grande sviluppo per la città non ci sia un continuo “stop and go” alimentato non certo dalla magistratura ma da qualche comitato che preferisce una Milano ferma rispetto ad una metropoli in movimento.
Questo io la chiamo dittatura dei comitati, che va a discapito della democrazia.”
Per quanto riguarda la dittatura è necessaria una premessa: poiché ai cittadini viene impedita  sia la partecipazione democratica diretta sia la possibilità di controllo democratico attraverso i loro eletti in Consiglio Comunale, e le scelte urbanistiche della città tengono solo conto degli interessi economici di alcuni grandi gruppi immobiliari, la difesa della democrazia e della legalità sta solo nelle mani dei cittadini e dei loro comitati: se c'è una dittatura, o quanto meno un regime oligarchico, è in Comune che bisogna cercare i colpevoli.
 Più semplicemente, in generale i cittadini si riuniscono in comitati per avere una maggior capacità operativa contro quei lavori ritenuti non pertinenti e iniziano a contestare l’amministrazione che li ha deliberati promuovendo dibattiti,  manifestazioni, ricorsi amministrativi, ricorsi alla magistratura, ecc. Tutto ovviamente nel segno della legalità.
 Lei in poche parole accusa i cittadini di un potere talmente elevato e persuasivo da imporre alla magistratura la rilevazione di atti illeciti nei confronti di quei magnanimi operatori sociali che costruiscono edifici per la collettività.
 Stiamo invece parlando di interventi giudiziari di cui alcuni magistrati hanno rilevato consistenti prove di irregolarità sia amministrative che progettuali.
 Per sua memoria riporto uno stralcio del comunicato della Guardia di Finanza:
 “Nell’ambito di un’attività d’indagine delegata dai Sostituti Procuratori della Repubblica dott.ssa Paola PIROTTA e Frank DI MAIO (procedimento penale nr. 485/09 RGNR), nella mattinata odierna è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo dell’immobile in costruzione sito in Milano, via De Castilla, 23 di proprietà della società IM.CO s.p.a. emesso dal G.I.P. dott.ssa Anna Maria ZAMAGNI, e contestuale informazione di garanzia a carico di cinque soggetti, tutti indagati per il reato  urbanistico previsto dall’art. 44,del testo unico in materia edilizia  per avere realizzato l’immobile sopra menzionato in assenza di valido titolo, attesa l’illegittimità sia del permesso a costruire del 2006, sia della successiva variante del 2007.”
Sulla base di tali profili di illiceità,  la Procura della Repubblica ha chiesto ed ottenuto il sequestro preventivo dell’opera, essendo stato rilevato un “periculum in mora”, in relazione all’offesa al territorio e all’equilibrio urbanistico insito nella ultimazione della costruzione in mancanza di un idoneo provvedimento amministrativo”
 Lei in realtà  accusa i cittadini riuniti in comitati di aver impedito lo svolgersi di un crimine che l’amministrazione pubblica non aveva impedito o forse al contrario aveva favorito.
 Lei accusa i cittadini di aver operato per difendersi dall’invadenza di progetti edilizi invasivi imposti da una pubblica amministrazione sorda alle vere esigenze della città e subordinata alla speculazione edilizia di pochi costruttori operanti in un sistema monopolistico.
 Poco per volta stanno venendo alla luce numerosi esempi di corruttela nel campo edificatorio su tutto il territorio lombardo:
- Per la costruzione del Nuovo Palazzo della Regione, sulla stampa cittadina in questi ultimi giorni    sono stati riportati rapporti poco chiari tra Infrastrutture Lombarde e Consorzio Torre (Impregilo), costi dei lavori gonfiati artificialmente, casi di corruzione e concussione, traffico illecito dei rifiuti e turbativa d’asta sugli appalti
- Per appalti pubblici nell’interland che riguardano ospedali, alta velocità ferroviaria e ammodernamento dell’autostrada Milano-Torino, viene confermato l’interesse di associazioni criminali.  (Procuratore della Repubblica Manlio Minale)
 Come può constatare gli interventi della magistratura sono indipendenti dei vari ricorsi al TAR al quale i cittadini devono ricorrere per tutelare i propri interessi contro l’amministrazione o  costruttori edili che vogliono realizzare interi quartieri o enormi palazzi inutili.
 Nel momento in cui vengono alla luce questi atti di malaffare che ci fanno ritornare ai tempi di tangentopoli, invece di essere soddisfatto per le denunce dei magistrati, lei attribuisce la responsabilità dell’intervento della magistratura ai cittadini, quasi che sia una vergogna difendere la legalità, un atto contrario alla democrazia.
 Questo modo di pensare per un uomo delle istituzioni denota a quale livello di parzialità lei si sta esprimendo; lei non sta lavorando per la tutela dei cittadini ma al contrario sta facendo semplicemente gli interessi di costruttori edili di qualsiasi tipo essi siano, perché è impensabile che non abbia istituito controlli validi per verificare la regolarità degli appalti e dei lavori in corso e impedire il verificarsi di atti delittuosi.
 Di fronte a palesi illegalità, da che parte sta il Comune? Sembra che anche questa volta si schieri dalla parte dei costruttori, invece che in difesa della legalità. Il Sindaco è d'accordo?
 Solo il Sindaco, che l’ha “assunta” per quel ruolo, è direttamente  responsabile delle azioni dei suoi assessori nei confronti della città e quindi noi chiediamo conto al Sindaco di quella dichiarazione offensiva nei nostri confronti ed elusiva sulle responsabilità delle irregolarità che hanno portato al sequestro dell’immobile.
 In allegato il comunicato della Guardia di Finanza.
 Distinti saluti
Roberto Prina
Rete Comitati Milanesi
 

Martedì, 3 Febbraio, 2009 - 07:53

Referendum Acqua Lombardia: una vittoria

Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua

COMUNICATO STAMPA

Il Consiglio Regionale accoglie i quesiti referendari dei Comuni Lombardi e
modifica la legge regionale
Referendum Acqua Lombardia: una vittoria frutto della
mobilitazione dei Comuni verso la ripubblicizzazione
Milano, 22 Gennaio 2009. A distanza di un anno dal pronunciamento Consiglio Regionale della Lombardia che il 5 febbraio
del 2008, dopo 4 rinvii, votava l'ammissibilità del Referendum per l’abrogazione di alcuni articoli della legge regionale
sull'acqua, la n. 18/2006, il Contratto Mondiale sull’acqua che ha accompagnato e sostenuto la battaglia dei Sindaci
referendari esprime soddisfazione per l’accoglimento da parte della Regione dei quesiti referendari sancito oggi dal
voto all’unanimità del Consiglio Regionale.
E' una importante vittoria dei Comuni sulla strada della ripubblicizzazione ma anche dei cittadini e dei Movimenti che
hanno caparbiamente accompagnato e sostenuto anche sui territori, con dibattiti ed incontri, i lavori del Tavolo tecnico
avviatosi fra il coordinamento dei sindaci referendari e l’Assessore alle Reti e servizi di pubblica utilità Buscemi nel corso del
2008. Una trattativa, lunga e faticosa che ha però alla fine, grazie ad un paziente lavoro di confronto ha portato le forze
politiche della maggioranza e della opposizione ad esprimere nella VI° Commissione Consiliare a favore dell’accoglimento
dei tre quesiti referendari e le proposte di modifica richieste dai sindaci .
E’ una vittoria della democrazia dal basso, in cui cittadini e Comuni hanno saputo con forza contrastare il tentativo di
l’imposizione da parte della Regione di un solo modello di gestione dei servizi idrici, quello della messa a gara della
erogazione e la possibilità dei privati di partecipare alle società patrimoniali.
La vittoria conseguita con le correzioni apportate al modello “lombardo” di gestione consente di rimettere al centro delle
decisioni sull’acqua l’autonomia di scelta dei Comuni, attraverso l’Ambito Territoriale Ottimale, e di tracciare un nuovo percorso
anche rispetto ai modelli che nel frattempo sono stati definiti da una legge nazionale che è fortemente orientato a
condizionare a sottrarre la gestione ed il controllo dei beni comuni e dei servizi più direttamente rivolti ai cittadini dalle
competenze dei Comuni.
E’ opportuno ricordare che la legge 133 del 6 agosto con l’articolo 23 bis ha classificato l’acqua come un bene di
rilevanza economica espropiandoli ai Comuni ed obbligandoli alla messa a gara di tutti i servizi pubblici locali, acqua
compresa. Contro questa decisione del Governo sono stati opposti, da parte di alcune Regioni, ricorsi di costituzionalità ma è
indubbio che la decisione del Governo abbia fortemente condizionato l’autonomia di Regione, Province e dei soprattutto dei
Comuni.
Un secondo preoccupante segnale viene dai principi che sono alla base della Riforma Federativa la cui discussione è
stata avviata in Parlamento. Se a livello di “funzioni fondamentali” si sottrae ai Comuni i beni comuni ed in particolare il
servizio idrico integrato e quello dei rifiuti e tutti, lasciando loro solo la titolarità della gestione di “sanità,istruzione e polizia
locale” appare chiaro che ancora una volta l’autonomia dei Sindaci ed il loro rapporto con i cittadini rischia di essere minato da
un processo federativo che va in tutt’altra direzione da quella di rafforzare le autonomi locali.
Rispetto a questi due pericolosi scenari, il Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua rivolge ai Sindaci
alcuni appelli. Invita i Comuni lombardi ad aderire alla nascente Coordinamento nazionale degli Enti locali per l’acqua
pubblica ed ad affiancarsi al Movimento per sostenere due battaglie fondamentali lanciate dal Forum dei Movimenti
dell’acqua.
Il sostegno alle proposte di ripubblicizzazione dell’acqua come servizio pubblico contenute nella proposta di legge di
iniziativa popolare la cui discussione è stata calenderizzata alla Commissione ambiente della Camera associato alla
richiesta a tutte le forze politiche presenti in parlamento, della maggioranza e dell‘opposizione, per avviare una
revisione parlamentare dell’art. 23 della legge 133 che escluda l’acqua dai servizi di rilevanza economica e dall’obbligo
della messa a gara
La seconda proposta è quella che i Sindaci facciano sentire sui rispettivi partiti e sul governo, la loro richiesta di poter
decidere e gestire i servizi pubblici locali e di beni e risorse comuni presenti sui rispettivi territori.
E’ arrivato il momento in cui Comuni e cittadini devono far sentire al loro voce a sostegno e difesa dei diritti di cittadinanza.
L’impegno politico a difesa dell’acqua, un bene essenziale che non può essere gestito pensando al mercato deve essere il
punto di partenza di questa battaglie di civiltà e di democrazia partecipata.
Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua
www.contrattoacqua.it

Lunedì, 2 Febbraio, 2009 - 17:35

Appello per il diritto alla libertà di cura

Io ho aderito, e voi cosa aspettate?

Questa è la motivazione con cui ho espresso la mia sottoscrizione

"è un principio fondamentale di uno stato laico ... se vogliamo preservare un minimo di democrazia"

Alessandro Rizzo

Appello per il diritto alla libertà di cura

Rispettiamo l'Articolo 32 della Costituzione
www.arcigay.itcomunicato stampahttp://testamentobiologico.ilcannocchiale.it/
Il Parlamento, con molti anni di ritardo e sull'onda emotiva legata alla drammatica vicenda di Eluana Englaro, si prepara a discutere e votare una legge sul testamento biologico. 
Dopo quasi 15 anni di discussioni, chiediamo che il Parlamento approvi questo importantissimo provvedimento che riguarda la vita di ciascun cittadino. Il Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo, deve infatti tenere conto dell'orientamento generale degli italiani.
Rivendichiamo l'indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione.
Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l'integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà.
Chiediamo che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere.
Chiediamo una legge che dia a chi lo vuole, e solo a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi.
Chiediamo una legge che anche nel nostro Paese dia le giuste regole in questa materia, ma rifiutiamo che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino.
Vogliamo una legge che confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie.
Vogliamo una legge di libertà, che confermi ciò che è indicato nella Costituzione. 

http://testamentobiologico.ilcannocchiale.it/

Primi Firmatari
Ignazio Marino, chirurgo e senatore
Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio
Corrado Augias, scrittore
Bianca Berlinguer, giornalista
Alessandro Cecchi Paone, conduttore televisivo
Maurizio Costanzo, giornalista
Guglielmo Epifani, Segretario Generale CGIL
Paolo Franchi, giornalista
Silvio Garattini, scienziato, farmacologo
Massimo Giannini, giornalista
Franzo Grande Stevens, avvocato
Marcello Lippi, Commissario tecnico della Nazionale italiana
Luciana Littizzetto, attrice e cabarettista
Alessandra Kustermann, medico, ginecologa
Miriam Mafai, giornalista e scrittrice
Vito Mancuso, teologo
Erminia Manfredi, regista
Simona Marchini, attrice e autrice
Rita Levi Montalcini, premio Nobel
Giuseppe Remuzzi, scienziato, immunologo
Stefano Rodotà, giurista
Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La Repubblica
Umberto Veronesi, oncologo
Mina Welby, delegato municipale ai diritti civili
Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale
Giuliano Amato, ex Presidente del ConsiglioCorrado Augias, scrittoreBianca Berlinguer, giornalistaAlessandro Cecchi Paone, conduttore televisivoMaurizio Costanzo, giornalistaGuglielmo Epifani, Segretario Generale CGILPaolo Franchi, giornalistaSilvio Garattini, scienziato, farmacologoMassimo Giannini, giornalistaFranzo Grande Stevens, avvocatoMarcello Lippi, Commissario tecnico della Nazionale italianaLuciana Littizzetto, attrice e cabarettistaAlessandra Kustermann, medico, ginecologaMiriam Mafai, giornalista e scrittriceVito Mancuso, teologoErminia Manfredi, registaSimona Marchini, attrice e autriceRita Levi Montalcini, premio NobelGiuseppe Remuzzi, scienziato, immunologoStefano Rodotà, giuristaEugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La RepubblicaUmberto Veronesi, oncologoMina Welby, delegato municipale ai diritti civiliGustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale
Ignazio Marino, chirurgo e senatoreGiuliano Amato, ex Presidente del ConsiglioCorrado Augias, scrittoreBianca Berlinguer, giornalistaAlessandro Cecchi Paone, conduttore televisivoMaurizio Costanzo, giornalistaGuglielmo Epifani, Segretario Generale CGILPaolo Franchi, giornalistaSilvio Garattini, scienziato, farmacologoMassimo Giannini, giornalistaFranzo Grande Stevens, avvocatoMarcello Lippi, Commissario tecnico della Nazionale italianaLuciana Littizzetto, attrice e cabarettistaAlessandra Kustermann, medico, ginecologaMiriam Mafai, giornalista e scrittriceVito Mancuso, teologoErminia Manfredi, registaSimona Marchini, attrice e autriceRita Levi Montalcini, premio NobelGiuseppe Remuzzi, scienziato, immunologoStefano Rodotà, giuristaEugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La RepubblicaUmberto Veronesi, oncologoMina Welby, delegato municipale ai diritti civiliGustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale

Lunedì, 2 Febbraio, 2009 - 17:33

L'Italia prenda esempio dall'Islanda

E' la prima donna premier dell'Islanda e il primo capo di governo dichiaratamente omosessuale del mondo.

www.arcigay.it
comunciato stampa

Johanna Sigurdardottir guiderà l'esecutivo che dovrà traghettare il Paese fuori dalla crisi economica in cui è piombato in questi mesi, fino alle nuove elezioni, previste per aprile.

La Sigurdardottir, 66 anni, ex hostess ed ex ministro degli Affari sociali, sarà alla testa di una coalizione tra il suo Partito socialdemocratico e la Sinistra verde. L'accordo è stato raggiunto dopo cinque giorni di trattative e il 1° febbraio la Sigurdardottir ha incontrato il presidente Olafur Ragnar Grimsson.

La società e soprattutto la politica italiana devono prendere esempio dall'Islanda
. E' il commento di Rebecca Zini, responsabile esteri di Arcigay, alla nomina di Johanna Sigurdardottir a capo del governo.
"Non credo sia possibile che una cosa del genere avvenga anche nel nostro Paese, nell'immediato o in breve tempi. Ma penso - ha aggiunto Zini - che ciò sia auspicabile. Questo, come anche altri esempi che abbiamo avuto nel recente passato, ci danno la conferma che le discriminazione e il pregiudizio nei confronti delle persone che hanno un diverso orientamento sessuale, gay e lesbiche in particolare, possono scomparire con l'avanzare della società civile, con il riconoscimento dei diritti, con la tutela delle persone".
Rispetto a quanto avviene in Italia, dove si fatica a combattere l'omofobia con una legge, casi come quello della premier islandese "ci fanno percepire la distanza che c'é tra le due prospettive. Ma proprio per questo dobbiamo crescere sia dal punto di vista sociale, sia da quello politico. Politica che dovrebbe prendere esempio proprio dall'Islanda", ha concluso Zini.

Lunedì, 2 Febbraio, 2009 - 15:06

Medici Senza Frontiere: Appello contro segnalazione clandestini

Appello contro segnalazione clandestini

Un invito a tutti i medici affinché sottoscrivano l'appello 'non siamo spie', contro l'emendamento della Lega nord al Pacchetto sicurezza che elimina il principio di non segnalazione per gli operatori sanitari che assistono immigrati clandestini.

A rivolgerlo a tutti i camici bianchi della Penisola è la Fp Cgil medici, che invita a firmare l'appello lanciato da Medici Senza Frontiere, Associazione studi giuridici sull'immigrazione, Società italiana di medicina delle migrazioni e Osservatorio italiano sulla salute globale sul sito  www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it e a partecipare alla fiaccolata della società civile in programma il 2 febbraio, davanti a Montecitorio.

"La cura degli immigrati clandestini - scrive la Fp Cgil medici in una nota - è incompatibile con la delazione che potrebbe essere introdotta da un emendamento al Pacchetto sicurezza, in discussione in Aula la prossima settimana al Senato. In sostanza il medico prima dovrebbe curare il clandestino malato e poi denunciarlo alla polizia per l'espulsione. Basterebbe un po' di buon senso per capire che i clandestini sarebbero costretti a non curarsi alla luce del sole, a danno della loro salute e di quella di tutti i cittadini, per eventuali malattie contagiose non trattate. Eppure il ministro della Salute, Maurizio Sacconi, ha già affermato, insieme al collega dell'Interno Roberto Maroni, la sua condivisione" della norma. 

Segnalare è contro la deontologia

"Un provvedimento contro la deontologia medica, l'umana pietas e l'interesse della collettività". Così il senatore Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Ssn, boccia l'emendamento del Governo al cosiddetto pacchetto sicurezza, volto a cancellare il principio di non segnalazione degli immigrati irregolari alle autorità da parte dei sanitari. Marino aderisce all'appello lanciato, tra gli altri, da Medici senza frontiere che, in vista della discussione del provvedimento in Aula al Senato il 3 febbraio, nel pomeriggio di lunedì prossimo ha organizzato anche una fiaccolata davanti a Montecitorio. "Io ci sarò - annuncia Marino - per dire con forza che, oltre a non incidere sul fenomeno dell'immigrazione clandestina, costringerci alla delazione ha tre fondamentali ricadute: sui medici, perché stravolge il giuramento d'Ippocrate e impone loro di derogare al principio di umanità che anima chi svolge con coscienza questa professione; sui migranti irregolari, perché li costringe a cercare percorsi di cura anch'essi irregolari oppure li porta a non curarsi affatto; sulla collettività, perché va da sé che se si è portati a trascurare malattie contagiose come la tubercolosi, l'epidemia non può che dilagare, con gli immaginabili enormi costi sociali ed economici. Quando mi sono iscritto alla facoltà di medicina - conclude il senatore del Pd - pensavo a una professione che potesse aiutare gli altri nel momento della sofferenza. Non avrei mai creduto che tra i miei compiti ci potesse essere anche quello di fare il delatore".

Fiaccolata contro segnalazione clandestini

Fiaccole accese nonostante il vento, e fischietti tra le labbra in segno di protesta. E' appena iniziata davanti a Montecitorio la fiaccolata organizzata da un gruppo di associazioni umanitarie, capitanate da Medici senza frontiere (Msf), contro l'emendamento della Lega Nord al pacchetto sicurezza che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per i clandestini che si rivolgono a una struttura sanitaria.
L'emendamento contro il quale protestano le associazioni approderà domani all'esame dell'aula di Palazzo Madama. "Ai senatori - spiega Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia - chiediamo di dire no a un provvedimento che creerebbe paura ed ostilità, con conseguenze sulla salute degli immigrati e degli stessi italiani.
La diffidenza - riconosce - c'è già e peggiorerebbe con la paura dei clandestini di essere denunciati". A protestare davanti alla Camera dei deputati un centinaio di persone, immigrati ma soprattutto italiani. Tra questi tanti giovani medici di Msf, ma anche volontari di Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), Simm (Società italiana di medicina delle migrazioni) e Oisg (Osservatorio italiano sulla salute globale).
Per tutti una maglietta con su scritto 'Siamo medici e infermieri non siamo spie'.
Lunedì, 2 Febbraio, 2009 - 15:00

Sentenza corretta su caso Englaro

Sentenza corretta su caso Englaro

E' quanto si legge nella relazione del presidente della Corte d'Appello del capoluogo lombardo

La Corte d'Appello di Milano, nel decidere sul cosiddetto caso Englaro "non ha invaso territori altrui".
E' quanto si legge nella relazione del presidente della Corte d'Appello del capoluogo lombardo, Giuseppe Grechi, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario milanese. "Qui dobbiamo solo ribadire - scrive il magistrato - che in uno Stato di diritto il giudice non può rifiutare una risposta, per quanto nuova o difficile sia la domanda di giustizia che gli viene rivolta e che, per altro verso, nel cercare la risposta, deve mantenere un atteggiamento di genuina umiltà e un costante ancoraggio ai principi della Costituzione". Costituzione che "è fondata sulla separazione dei poteri per cui un potere non può interferire in un altro" e, ricorda Grechi, "né il potere esecutivo né quello legislativo possono porre nel nulla le sentenze definitive".
Nei mesi scorsi la Corte d'Appello di Milano aveva decretato che il padre di Eluana può chiedere la sospensione delle cure che tengono in vita la figlia. E i "provvedimenti - dice ancora Grechi - non si giudicano, si impugnano".

Nella sua relazione Grechi ha ricordato poi come la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione e la Corte europea dei diritti dell'uomo "hanno già confermato la correttezza dell'operato" dei magistrati milanesi nella vicenda Englaro.

Sabato, 31 Gennaio, 2009 - 15:46

crisi economica e aiuti di stato

In questo momento di crisi, io mi sento di stigmatizzare il comportamento delle case automobilistiche, che agiscono senza senso di responsabilità sociale e senza etica: quando vendevano auto “a go-go” si sono tenute tutti i profitti senza investire seriamente in innovazione, risparmio energetico, riduzione impatto ambientale, auto ecologica ecc.
Ora, approfittano della crisi per esternalizzare –come sempre- i loro costi, e la parte pubblica glielo permette!!!
W, W il libero mercato,,, W, W l'assenza di scrupoli!!!

Ma le famiglie non fanno così!!!
Le persone, la gente comune, le famiglie nei momenti di crisi risparmiano e non si liberano dei componenti più deboli della famiglia!!! (Se abbandonassero il loro cane li denunceremmo!!!.. per non parlare dei figli!!!). Se necessario, aprono il salvadanaio e usano BENE quei soldi, frutto dell’impegno di molti.
Le imprese invece che fanno? Hanno un capitale sociale che non intaccano mai, neppure dei momenti di crisi, e subito buttano a mare i lavoratori come zavorra inutile…. Ma come?!?!? Proprio ora che i lavoratori non sono più considerati persone (personale) ma "RISORSE"!!! e come mai uno si libera delle sue risorse invece di conservarsele come un bene prezioso, il vero valore aggiunto della sua impresa che gli consentirà di dare un contributo fattivo al superamento della crisi?!?!
Oggi più che mai gli imprenditori devono sentire e agire coerentemente con la loro responsabilità sociale, dato che producono beni e servizi da cui traggono ricavi e utili con il lavoro di persone che, grazie al loro impegno sul lavoro, possono avere un reddito –più o meno dignitoso- con cui vivere.
Le imprese non dovrebbero tagliare posti di lavoro -distruggendo così la dignità e la serenità di centinaia di migliaia di famiglie- solo per "ridurre i costi" e/o "aumentare i profitti”, come ha dichiarato il colosso METRO alcuni giorni fa (più profitti con un taglio di 16.000 posti di lavoro).
NO!
Nei momenti di crisi dobbiamo cercare di farcela tutti assieme: le imprese rinunciando un po' ai profitti, ma sapendo che in questo modo svolgono in concreto il loro ruolo sociale e i lavoratori continuando a prestare la loro opera, le loro capacità e le loro competenze per contribuire a uscire dalla crisi.

Molte case automobilistiche hanno adottato codici etici di comportamento, pubblicano il bilancio sociale ma come riscono a conciliare i valori che professano con i comportamenti che tengono? 

Parlare di sovvenzioni, di defiscalizzazioni, di aiuti alle imprese mi preoccupa, perché  mi sembra che si reiteri il solito rito dell’esternalizzazione dei costi sulla collettività senza nulla in cambio in favore della collettività.
Del resto perché mai dovrei comprare un’auto euro 4 con le agevolazioni se nel 2011 entrerà in vigore l’euro 5?!?! .. e se nelle città l’accesso alle auto diventa sempre più difficile (giustamente ora si discute dell’inquinamento in termini assoluti di un SUV euro 4 rispetto a una panda euro 1).

Perché mai le case automobilistiche –in uno stato di apparente non belligeranza concorrenziale (non voglio parlare di intesa, tacito accordo, cartello o quant’altro)- cercano di vivere di rendita e di raschiare il barile di prodotti concettualmente vecchi e inquinanti (facendo pochi ritocchi di mero restyling alle vetture e utilizzando sempre il vecchio processo meccanico del motore a scoppio/motore diesel e combustibili derivati dal petrolio, che è peraltro una risorsa naturale finita di cui fare buon uso) invece di fare vera innovazione e non meri prototipi per i vari saloni internaaionali?!? E' solo fumo negli occhi!

Tutto ciò nonostante le gravi conseguenze sulla salute dei gas di scarico dei veicoli (benzene, PM10, PM2,5, elevata emissione di NOx dei motori diesel  ecc.). Purtroppo anche in questo caso gli “effetti collaterali dannosi” di questi prodotti (gli autoveicoli e i loro carburanti) vengono “scaricati” sulla collettività (malattie + assenze sul lavoro+ricoveri ospedalieri+ invalidità e morti).

Quindi, cosa può fare la parte pubblica in questa situazione di crisi? Dare aiuti? Sì, ma è importante valutare COME dare gli aiuti alle imprese.
Gli aiuti non dovrebbero essere dati “a pioggia” per vendere prodotti già “vecchi” e per tirare avanti con questo sistema industriale ambientalmente insostenibile: per questo basterebbe che le case automobilistiche abbassassero i loro prezzi, che la filiera riducesse i propri rincari sul prezzo base (minori ricavi, ma più vendite!!! È una legge di mercato: o no?!?!).
Gli aiuti della collettività dovrebbero essere dati alle imprese che abbiano voglia di mettersi in gioco, a fronte di progetti concreti innovativi… proprio come Obama ha dichiarato di voler fare (speriamo!).
Inoltre sarebbe interessante dare una occhiata attenta ai bilanci e ai conti delle case automobilistiche per scoprire –forse- i tanti sprechi, le tante incoerenze, le tante spese di comunicazione e di rappresentanza, se non addirittura le tante liberalità ecc. che non vengono tagliati, pur essendo dei costi, mentre è assurdamente più facile tagliare posti di lavoro –togliere il lavoro a delle persone che di quel lavoro vivono- come fossero birilli da buttare giù.
E’ più facile licenziare persone che riorganizzare la struttura aziendale, razionalizzare i processi decisionali, chiedere ai manager superpagati di dare conto non solo delle loro azioni, ma anche e soprattutto delle loro INERZIE.

In USA, dove questi controlli si fanno (E IN ITALIA?!?) ne hanno scoperto delle belle!
Ebbene, come le banche prima di dare un prestito o un finanziamento vogliono verificare come viene gestita una azienda così, se fossi lo Stato, prima di concedere denaro pubblico verificherei come le aziende sono gestite, per evitare che il denaro venga dato a chi “ha le mani bucate” e non ne farebbe un uso personale "improprio" e non un buon uso nell'interesse del sistema paese.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
PS: ecco cosa ne pensa Arnald

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E così cari precari ci siamo.
Presto, il nostro amico Marchionne otterrà i famosi aiuti per l’auto.
Ora, se non fosse che tutti noi abbiamo a cuore il futuro degli operai italiani, verrebbe voglia di dire: “Compratevi un’auto francese, tedesca, marziana al limite. Ma non una del gruppo torinese”.Perché? Beh, principalmente perché sono decenni che lo Stato italiano elargisce denaro e aiuti a questi signori che però, invece di restituire almeno in parte il maltolto, si tengono tutto e hanno anche la faccia tosta di tornare a questuare.
In un altro paese Marchionne e compagnia bella sarebbero falliti da tempo e se è vero che questa crisi condanna tanti altri produttori di automobili, è anche vero che la Fiat ha una crisi ogni dieci (o meno?) anni.
C’è da dire che mentre Obama (anche se in condizioni di partenza diverse, lo ammetto) spinge i produttori verso l’eco-sostenibile, l’ibrido ecc., da noi si decide di dare incentivi per comprare anche auto già “condannate” dai nuovi canoni sulle emissioni emanati da Bruxelles, fregandocene quindi delle conseguenze gravose che ricadranno, tanto per fare una cosa nuova, sui consumatori: perché alla fine sopra di noi si può passare sempre impunemente.In ultimo, pur di vendere quattro macchine in più, la trovata più divertente: dare uno speciale incentivo a chi l’auto ancora non ce l’ha. In quel caso questi signori (me compreso) dovrebbero andare a rottamare il proprio conto in banca perché lo Stato gli farà risparmiare una somma vicino ai 1.500 euro per l’acquisto di una scatola in cui chiudersi per tre ore al giorno nel traffico.
Così, visto che le nostre città sono già coperte di lamiere su ruote che da ferme invadono le strisce pedonali, i marciapiedi e le terze file, e che in movimento congestionano completamente le strade, condannando chi vuole usare un mezzo pubblico a una vita di merda, si pensa bene di aggravare la situazione.Perché mai ai nostri saggi governanti non viene in mente che potremmo riconvertire le esigenze e i piani di business in appalti per la costruzione di mezzi pubblici e infrastrutture che, oltre a creare più posti di lavoro, renderebbero migliore la nostra vita e la nostra salute?
Amici miei, qui non si sta lavorando per il bene comune. Né si sta progettando qualcosa per far uscire dalla crisi le famiglie, i cittadini e i lavoratori senza un futuro. Qui si tratta di mettere una pezza alle ansie dei grandi miliardari e costruttori, in barba alla piccola impresa (che occupa ben più di 60.000 posti) e di permettere a signori che guadagnano almeno venti o trentamila euro al mese di mantenere il loro intoccabile stile di vita. E se questi soldi vi sembrano pochi, ricordate che la maggior parte di voi per guadagnare una cifra del genere ci mette quasi due anni se non tre.
Dunque, per tutti noi inferiori (di fantozziana memoria) c’è pronta una bella missione: comprare una nuova (nata vecchia) Fiat, affinché il suo consiglio d’amministrazione possa continuare a girare in Ferrari. - Arnald

Venerdì, 30 Gennaio, 2009 - 13:51

Ex area benzianio v.le Liguria ang.Alzaia Naviglio Pavese

Ho presentato ieri sera - 29 gennaio - l'interrogazione che allego sulla grave situazione di degrado presente il viale Liguria angolo Alzaia Naviglio pavese.

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