Fo agli allievi di Brera: no al trasloco truffa
Il Nobel ex allievo dell'accademia: pochi spazi e spese folli. Il presidente Mazzotta: non sanno cosa vogliono
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MILANO - «Dovete diventare attivi, civili, partecipi... (pausa teatrale, ndr) Incazzati». L’applauso più convinto è l’ultimo, dura un paio di minuti. Dario Fo ha appena concluso il suo intervento in difesa dell’Accademia di Brera, la (sua) scuola di belle arti che «deve recuperare il rapporto con la città», farsi vedere e sentire, nel caso anche con «azioni di lotta creativa». Ma deve farlo qui, nel palazzo storico degli Umiliati, non in una caserma o in un capannone di periferia. L’assemblea degli studenti si riunisce ieri mattina. Sala 10, tutto esaurito e posti in piedi.
Tema: no al trasferimento nella caserma Magenta di via Mascheroni. Il Nobel ed ex allievo («Son rimasto solo io...») sprona i ragazzi: «È crollato l’interesse collettivo verso Brera. Se perdete voi questa battaglia, le altre accademie spariscono». È il rischio denunciato nei volantini: la «sconfitta» della cultura. Il collettivo ha appeso gli striscioni nel cortile napoleonico e la Soprintendenza non ha gradito. Il caso del trasloco dell’Accademia divide gli inquilini del palazzo da undici mesi: Pinacoteca, Accademia, Osservatorio, Orto botanico. Comune e ministeri di Cultura e Difesa hanno individuato nella Magenta la futura sede della scuola, in modo da liberare spazi per il raddoppio della Pinacoteca. L’accordo è del novembre 2008, firmato anche dal presidente delle Belle arti, Gabriele Mazzotta. Contro di lui ci sono il direttore Gastone Mariani, professori e studenti: «Non ce ne andiamo».
Mazzotta replica: «Sanno cosa non vogliono, non sanno cosa vogliono ». I ministri? «Magliari». Le proposte? «Bidoni». Dario Fo chiosa così gl’interventi di allievi e docenti. In sostanza: gli spazi in via Mascheroni sono insufficienti, 3.500 metri quadri e non i 26 mila promessi; il trasloco costerebbe «troppo», 5 milioni di euro e non gli 800 mila euro previsti inizialmente; nella caserma si può realizzare un museo d’arte dell’Accademia, non portarci la didattica. Il direttore Mariani: «Dateci Palazzo Citterio o Palazzo Cusani e ne riparliamo». Lunedì ne ha parlato a cena al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Il presidente Mazzotta ha chiesto ufficialmente «un aumento degli spazi nella Magenta » e il direttore ai Beni culturali, Mario Turetta, sta trattando con la Difesa. Fo avverte: «Non accettiamo truffe e beffe, vogliono solo eliminare l’Accademia, infastidisce tutto quello che è libero. Dalla scuola deve partire una nuova rivoluzione culturale ». Lo dice agli studenti: «Coinvolgete il mondo esterno. Siete molti, fatevi sentire». Applausi.
Armando Stella
23 ottobre 2009
24 ottobre: PRESIDIO a Milano: all'Aquila è emergenza umanitaria
Abbiamo scaricato l’appello allegato dal sito del Comitato 3e32, che è una rete cittadina no-profit, apartitica ed autogestita, nata a seguito del sisma che ha devastato L’Aquila e la sua provincia alle 3e32 del 6 aprile 2009. La frammentazione in centinaia di campi e la mancanza di spazi sociali condivisi ha infatti reso ancora più fragile la popolazione, costretta ad abbandonare le proprie case e i propri riferimenti sociali e strutturali.
Abbiamo accolto la richiesta organizzare dei
presidi nelle piazze delle città italiane
per SABATO 24 OTTOBRE
Per questo a MILANO IN CORSO VENEZIA, ANGOLO VIA PALESTRO,
SABATO 24 OTTOBRE DALLE 13,30 ALLE 16,30
SAREMO PRESENTI CON LE NOSTRE TENDE DA CAMPEGGIO
per volantinare l’appello degli aquilani,
per esprimere concretamente solidarietà alle oltre 6000 persone
che vivono ancora nelle tende ad oltre sei mesi dal sisma,
per raccogliere firme di solidarietà e adesione all’appello.
Siete tutti/tutte invitati a partecipare numerosi e, se volete, a portare anche le vostre tende (se non troppo ingombranti)!
Vi aspettiamo!
Antonella Fachin, Massimo De Giuli e altri/e
PS: se potete divulgate la notizia!!!
Interrogazioni presentate in CDZ 4 il 22 ottobre
In Provincia affossato l'ordine del giorno contro l'omofobia
Un ennesimo schiaffo alla lunga battaglia contro l'omofobia e la violenza contro persone LGBT. Era un testo molto semplice, diretto, fortemente condivisibile che invitava il Consiglio provinciale di Milano a condannare atti omofobici, di cui il nostro Paese negli ultimi mesi è stato drammaticamente interessato. La maggioranza di centrodestra, dopo diverse mediazioni su un testo già mediato, ha respinto la proposta di ordine del giorno con futili e insostenibili motivazioni quali la non urgenza e gravità della presa di posizione. La proposta vedeva come proponente Luca Gandolfi, consigliere dell'Italia dei Valori, con l'adesione di diversi consiglieri, tutti dell'opposizione di centrosinistra. e alcuni capigruppo della maggioranza. Il titolo della proposta era "solidarietà alle vittime dell'intolleranza omofobica e di ferma condanna di ogni forma di violenza". Era impensabile che qualcuno potesse esprimersi in modo negativo a tale documento, che era corroborato da uno spirito di buon senso. Il centrodestra che è intriso di una sottocultura estremista e integralista, antieuropea, lontana da ogni concezione umana del valore della persona, del rispetto della dignità dell'essere umano e civico, ha espresso la peggiore caratteristica di una coalizione caratterizzata da intolleranza e razzismo.
In Consiglio di Zona 4 in una comunicazione/ordine del giorno ho chiesto che l'organo territoriale esprimesse il proprio appoggio e invito diretto al Comune di Milano per accogliere la proposta, presentata da alcuni consiglieri dell'opposizione, Basilio Rizzo, Pierfrancesco Majorino, di conferire all'AGEDO, Associazione Genitori di Omosessuali, la Benemerenza Civica, l'Ambrogino d'Oro. L'atto potrebbe costituire una rottura in una prassi amministrativa che ha visto più volte rigettare proposte indirzzate a rimuovere le differenze e a garantire una promozione dei diritti civili e dell'eguaglianza, delle pari opportunità, di estensione di tutele finora non previste per persone LGBT.
Il Comune nel maggio 2008 aveva respinto con voti trasversali la proposta di istituire un Registro delle Convivenze Affettive. Questa proposta è rimasta ancora inevasa, pur essendo stata condivisa ampiamente nelle varie commissioni consiliari. La decisione di consegnare il titolo all'AGEDO vorrebbe indicare la predisposizione culturale di un cambiamento in Consiglio Comunale: è un'associazione che si batte contro le discriminazioni, che promuove iniziative di promozione dei diritti civili, dei diritti di una comunità, quella lgbt, sempre più vittima di intolleranti pregiudizi con esiti spesso drammaticie tragici, persecutori. Non possono esistere pregiudizi nei riguardi di un orientamento che è condizione umana di una persona e che come tale deve saperla e poterla vivere con grande tranquillità e libertà. L'omosessualità non è una scelta, nè un aspetto genetico ereditario: non ci si domanda sul che cos'è l'omosessualità. La domanda deve essere com'è la condizione e migliorare la vita di chi è omosessuale per natura, per inclinazione, per caratteristica propria.
Il voto in Consiglio Provinciale ha dimostrato ancora una volta come sia ostile il mondo istituzionale attuale e nostrano che legittima di fatto ogni atteggiamento omofobico e di persecuzione di persone lgbt, di intolleranza e di esclusione. Per cambiare rotta e percorso occorre fare lobby, ossia creare un movimento coeso e forte che possa incidere chiaramente nella società, luogo prepolitico, per, poi, realizzare un passo istituzionale e amministrativo. La discrasia tra società rappresentata e istituzioni rappresentanti è sempre più ampia. Occorre denunciare chiaramente chi nelle istituzioni ha espresso atteggiamenti e comportamenti omofobici o di forte insensibilità e ostilità verso ogni atto o documento che potesse condannare comportamenti intolleranti presenti nella nostra comunità, nonchè promuovere diritti civili e opportunità. Occorre indicare queste persone come irresponsabili e fortemente avulse da un contesto attuale che richiede pari diritti e pari garanzie a prescindere dal proprio orientamento sessuale. Occorre indicarli come non votabili alle prossime elezioni. Come ha fatto Il Fatto con la lista dei nomi dei deputati che erano assenti ingiustificati durante la seduta parlamentare in cui si discuteva dello scudo fiscale. Pochi voti contrari in aggiunta a quelli espressi avrebbero determinato una crisi politica di governo e affossato una proposta insostenibile dal punto di vista etico, economico e sociale. Non sono tavole di proscrizione, ma sono elementi che garantiscono una maggiore trasparenza nel rapporto di rappresentatività e che indicano le condotte dei propri eletti come pubbliche e leggibili da parte di chi ha delegato loro la propria rappresentanza politica. A questo deve fare seguito la possibilità per il rappresentato di poter esprimere il proprio giudizio sul comportamento assunto dal rappresentante.
Ricordiamo Harvey Milk nella grande battaglia contro la proposta della destra eversiva di proibire agli omosessuali cariche e funzioni pubbliche ed educative. Occorre fare rete, fare pressione, costruire un gruppo coeso che sappia esprimere identità, cultura e proposte incisive, anche radicali in un contesto di estremismo ideologico confessionale.
Alessandro Rizzo
Capogruppo La Sinistra - Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4
Piattaforma in Darsena:ritirato il progetto
Ieri sera in Consiglio di Zona 6 il presidente Girtanner ha annunciato il ritiro della proposta di delibera di una piattaforma in Darsena. Scelta maturata "dopo un'attenta riflessione" con la maggioranza e il presidente della Commissione Navigli Bianchi, così ci è stato detto.
Peccato che già prima si era espresso l'assessore Orsatti col ritiro del progetto.
Da qui le sibilline parole di ieri sul forum del consigliere Bombonati rivolte alla Lega che si è guardata bene dal rispondere.
Non si sa cosa abbia fatto cambiare idea all'assessore. certo è che i nostri interventi in Consiglio di Zona straordinario del'8 ottobre alla presenza di Orsatti, l'aggressione da me subita per opera del presidente della Navigli Scarl Errico e l'intervento ex art.21 in C.C. del consigliere del PD David Gentili qualcosa devono aver provocato.
Il buon senso ha prevalso? speriamo di sì. Non c'è nulla di male ammettere che si è sbagliato e/o si è proceduto con troppa fretta che ha generato diversi sospetti. L'opposizione ha comunque presentato un documento - allegato-di opposizione al progetto, a futura memoria. Angelo Valdameri, consigliere di zona 6 Lista Fo
L'omofobia è contro l'economia
19/10/2009 - Irene Tinagli
La questione omofobia non riguarda solo ambiti ideologici e religiosi. Riguarda aspetti economici e sociali di vitale importanza, perché se si vuole costruire un’economia moderna e dinamica occorre costruire una società altrettanto moderna e dinamica. Riconoscere, rispettare ed integrare le diversità è un elemento fondamentale dello sviluppo, oggi più che mai. Viviamo in un mondo in cui il sistema economico si regge sulle forme di creatività individuale.
E inoltre, sull’innovazione, sulla capacità degli individui di esprimere il meglio di se stessi e dare un contributo originale alla società che li circonda. Ma questo può avvenire solo in contesti capaci di stimolare e accettare le varie forme di espressione e di libertà individuali. Contesti capaci di valutare e valorizzare le persone per il loro contributo di idee, energia e competenze, e non per il Dio che pregano prima di andare a dormire o la persona che scelgono di avere accanto nella vita.
Una società in grado di accettare le diversità è una società che sa motivare e gratificare i propri cittadini, che sa guadagnarsi il loro rispetto e la loro partecipazione sociale, civile, economica. È una società che cresce, che innova, che prospera.
Da decenni gli studiosi ci mostrano questa relazione. Dalle ricerche condotte negli Anni 80-90 dal sociologo Ronald Inghleart, dell’Università del Michigan, fino ai lavori più recenti dell’economista Richard Florida, secondo cui la competizione globale per l’attrazione di talenti non può che essere vinta da società aperte e tolleranti, perché le persone più istruite, brillanti e creative sceglieranno di vivere in società dove sono libere di essere se stesse. I dati supportano queste tesi, sia all’interno degli Stati Uniti, in cui le città più aperte e tolleranti come San Francisco, Seattle o Austin hanno i tassi più elevati di innovazione e di concentrazione di talenti e creativi, che nei Paesi europei, dove Svezia, Danimarca, Olanda registrano, guardacaso, sia altissimi livelli di tolleranza verso le diversità e l’omosessualità, che alti livelli di innovazione, di sviluppo e di competitività economica.
Purtroppo l’Italia su questo fronte è molto indietro. Gli ultimi dati prodotti dalla Gallup sono assai eloquenti. Alla domanda se il proprio Paese fosse un buon posto per vivere per gay e lesbiche, solo il 49% degli italiani ha risposto di sì, contro l’83% degli olandesi, il 75% degli spagnoli e addirittura il 70% di un Paese tradizionalista come l’Irlanda, che fino a pochi anni fa era tra i più arretrati. Questo ci dice che l’Italia si sta pericolosamente chiudendo, proiettando dentro e fuori di sé un’immagine cupa e intollerante su cui sarebbe urgente intervenire.
Certo, non è semplice cambiare le attitudini culturali e i pregiudizi. Ma non è impossibile, ed è proprio su queste sfide che si misura la buona politica. Mostrando ai cittadini che le diversità sono un diritto individuale e una risorsa collettiva, che le discriminazioni limitano le possibilità di sviluppo, e avendo il coraggio di prendere iniziative legislative innovative, la politica può spianare la strada ad una crescita sociale e culturale lungimirante. Perché è questo che deve fare: guardare più avanti di quanto tanti normali cittadini sono in grado di fare e assumersi la responsabilità di scelte giuste per il futuro.
Vale forse la pena ricordare che negli Stati Uniti poco più di cinquant’anni fa (1967) coraggiosi membri della Corte Suprema dichiararono incostituzionali le leggi che in alcuni Stati del Sud ancora proibivano i matrimoni tra persone di razze diverse. La loro decisione fu presa nonostante il 73% dell’opinione pubblica americana, fosse, all’epoca, contraria ai matrimoni interrazziali. Così come cinquant’anni prima venne concesso il voto alle donne nonostante molti ancora sostenessero «che il voto alle donne avrebbe portato alla disgregazione della famiglia e dell’ordine morale della società». Quelle decisioni non furono mere questioni ideologiche o valoriali, ma hanno avuto conseguenze enormi sullo sviluppo economico e sociale degli Stati Uniti. Basta pensare a chi oggi ricopre le più alte cariche del Congresso e del governo americani per rendersi conto di quanto quelle scelte abbiano aiutato il Paese a divenire non solo una grande democrazia, ma una grande potenza economica, capace di far leva sulla motivazione, l’impegno e l’entusiasmo di tutti i suoi cittadini a prescindere dalla razza, dal genere, dalle preferenze religiose o sessuali. Perché niente motiva e stimola un essere umano più della consapevolezza di potersi realizzare in pienezza e in libertà.
Report omofobia Italia 2008 - 2009
19/10/2009 - Arcigay - Diritti Umani
Arcigay
REPORT
dei principali episodi di violenza omofoba e transofoba
accaduti in Italia nel 2008 e 2009
Come noto, in Italia non esiste alcuna legge che riconosca un’aggravante specifica per i reati commessi in odio a persone omosessuali, bisessuali e transgender.
È di conseguenza impossibile avere una rilevazione statistica attendibile, o reperire informazioni ufficiali da parte delle Forze dell’ordine in merito a reati di carattere omofobico, semplicemente perché non esiste una specifica fattispecie di reato.
Di conseguenza è estremamente difficile che all’atto della denuncia la vittima di violenza dichiari la matrice omofobica del gesto patito, sia perché ciò non costituirebbe una aggravante, sia in virtù di una forte omofobia interiorizzata, largamente diffusa nel nostro paese, che porta ad una vera e propria autocensura.
La medesima autocensura fa sì che moltissimi casi di violenza omofobica rilevati dalle reti territoriali delle Associazioni di tutela rimangano, o per decisione delle vittime o per una giusta delicatezza nei confronti delle stesse, in un ambito di estrema riservatezza che non le rende pubbliche e rilevabili.
La mancanza di una reale percezione di tutela e l’omofobia interiorizzata determinano che la stragrande maggioranza dei casi di violenza omofobica non vengano nemmeno denunciati.
I dati contenuti nel report non hanno pertanto alcun reale valore statistico, sono solo una fotografia della realtà, rilevata esclusivamente dalle notizie apparse sui media.
Luca Trentini
Responsabile nazionale Arcigay Diritti Umani e Lotta alla violenza
dirittiumani@arcigay.it
Potete scaricare in fondo a questa pagina:
- Il Report 2008-2009 in formato pdf aggiornato al 17 maggio 2009 consegnato al Presidente della Camera Fini
- Il Report 2009 in formato doc aggiornato ad OGGI
I testi sono tratti da articoli comparsi sulla stampa. Arcigay non è responsabile dei contenuti
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Riepilogo casi registrati nel report
gennaio 2008 - ottobre 2009
Omicidi: 17
Violenze ed aggressioni: 110
Estorsioni: 15
Atti di bullismo: 9
Atti vandalici: 16
Anno 2008
Omicidi: 9
(4 in Lombardia, 2 nel Lazio, 2 in Campania e 1 in Sardegna)
Violenze ed aggressioni: 45
(13 in Lazio, 7 in Lombardia, 6 in Emilia-Romagna, 4 in Veneto, 3 in Campania, 3 in Liguria, 3 nelle Marche, 2 in Piemonte, 2 in Toscana, 1 in Sicilia, 1 in Calabria)
Estorsioni: 7
(2 in Liguria, 2 nelle Marche, 1 in Sardegna 1 in Toscana, 1 in Puglia)
Atti di Bullismo: 5
(2 in Lombardia, 1 in Piemonte, 1 in Toscana, 1 in Sicilia)
Atti vandalici: 9
(4 in Friuli Venezia Giulia, 2 in Lazio, 1 in Emilia-Romagna, 1 in Sardegna, 1 in Veneto)
Anno 2009 (primi 10 mesi)
Omicidi: 8
(2 in Campania, 1 in Lazio, 1 in Lombardia, 1 in Veneto, 1 in Liguria, 1 in Sardegna, 1 in Puglia)
Violenze ed aggressioni: 65
(13 in Lazio, 9 in Campania, 8 in Lombardia, 6 in Emilia Romagna, 6 in Toscana, 5 in Veneto, 4 in Sardegna, 3 in Piemonte, 3 in Friuli Venezia Giulia, 2 in Trentino, 2 in Puglia, 1 in Umbria, 1 in Abruzzo, 1 in Liguria, 1 in Sicilia)
Estorsioni: 8
(2 in Veneto, 2 in Emilia Romagna, 1 in Piemonte, 1 in Toscana, 1 in Lombardi, 1 in Sicilia)
Atti di Bullismo: 4
(2 in Veneto, 1 in Puglia, 1 in Lombardia)
Atti vandalici: 7
(4 in Lazio, 1 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Lombardia, 1 in Toscana)
http://www.arcigay.it/report
L'autoelogio del sindaco Moratti: una città migliorata?
Libertà d'espressione:assemblea pubblica in via Modica 8
Questa sera, giovedì 22 ottobre alle ore 21 c/o la cooperativa Barona sala congressi 1° piano di via Modica 8
si terrà un'assemblea pubblica sulla "Libertà d'espressione".
L'iniziativa promossa dall'ANPI Barona prevede la partecipazione di:
Gianni Barbacetto - giornalista
Andrea Riscassi - giornalista RAI
Alessandro Robecchi - giornalista e scrittore
Giampuero Rossi - giornalista
Pierfrancesco Diliberto "PIF" conduttore televisivi "le jene"
Sarà presente il senatore Carlo Smuraglia, vicepresidente ANPI Milano
Introduce Ivano Tajetti dell'ANPI Barona
Lutto per la scomparsa di Giuliano Vassalli.
Lutto per la scomparsa di Giuliano Vassalli.
Fu partigiano, ministro, presidente della Corte Costituzionale.
La notizia diffusa dalla famiglia a funerali avvenuti. Il cordoglio dell'ANPI: "L'Italia perde un galantuomo, un padre della Repubblica".
COMUNICATO STAMpA DELL'ANPI -
Con profonda commozione apprendiamo della scomparsa di Giuliano Vassalli. Una grave perdita per l’intero Paese, per le sue istituzioni, per la sua cultura democratica.