Convegno verso il FSM di Nairobi 2007
Prologo "Verso Nairobi 2007" con Aminata Traorè (Forum sociale del Mali), Chico Whitaker (Commissione brasiliana per la giustizia e la pace), Vittorio Agnoletto (gruppo Gue/Ngl), Moema Miranda (Ibase, Brasile), Samir Amin (Forum mondiale delle alternative), Wahu Kaara (Jubilee South Kenya)
PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI
APPELLO
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano; alla Signora Clio Bittoni; al Presidente del Consiglio Romano Prodi; alla Ministra per le Pari Opportunit� Barbara Pollastrini; alla Ministra per la Famiglia Rosy Bindi; ai Presidenti di Camera e Senato; alle Parlamentari e ai Parlamentari; alle Presidenti e ai Presidenti delle Regioni e delle Provincie ; alle Giunte Regionali, Provinciali, Comunali;� ai Consigli Regionali, Provinciali, Comunali; alle Consigliere ed ai Consiglieri di Parit�; alle Assessore ed agli Assessori alle Pari Opportunit�; ai Consigli delle Elette; alle Sindache ed ai Sindaci;
PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI, PER L'AUTODERMINAZIONE FEMMINILE
Gentilissime e Gentilissimi Rappresentanti delle Istituzioni Italiane,
ricorre il 25 novembre un triste anniversario, internazionalmente celebrato, per ricordare le donne che hanno subito violenza: c ome � noto, l'omicidio rappresenta la prima causa di morte per le donne, in Europa e nel mondo.
Noi preferiamo parlarVi di femminicidio: per includere in un'unica sfera semantica di significato ogni pratica sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all'integrit�, allo sviluppo psico-fisico, alla salute, alla libert� o alla vita della donna, col fine di annientarne l'identit� attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori. Il femminicidio � basato su relazioni di potere diseguali: il neoconservatorismo, la globalizzazione e la conseguente precarizzazione dei rapporti interpersonali hanno favorito un clima di disuguaglianza sociale che discrimina le donne in particolar modo, costrette nella postmodernit� occidentale in pi� ruoli e tutti precari. Ogniqualvolta le donne reclamano il riconoscimento di diritti politici, riproduttivi, all'istruzione, al lavoro, prevale sempre la negazione della libert� femminile,� attraverso interventi "etici" che vanno a incidere sui diritti riproduttivi della donna, riportandola alla sua dimensione "naturale" di donna e madre, quindi di soggetto controllabile.
E' proprio in ragione di ci� che ci rivolgiamo a Voi, Spettabili Rappresentanti delle Istituzioni Italiane.
E' atto dovuto garantire alle donne il diritto a vivere liberamente il proprio corpo e la propria sessualit�, non ne � lecito il controllo attraverso leggi che non riescono a ponderare in maniera equilibrata � i diritti fondamentali della salute e dell'autodeterminazione della donna con gli altri beni costituzionalmente tutelati.� "La promozione e la tutela dei diritti delle donne sono requisiti fondamentali per costruire una vera e propria democrazia", ed "occorre utilizzare tutti i mezzi possibili per prevenire qualsiasi violazione dei diritti umani delle donne"( Punto 4, Risoluzione del Parlamento europeo sul seguito della Quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma di azione per le donne ): � un impegno che riguarda tutta la comunit�, ma in primo luogo rappresenta un'obbligazione dello Stato, assunta non solo Costituzionalmente ex art. 3, ma anche a livello internazionale attraverso il riconoscimento della validit� dei vari Trattati, Dichiarazioni e Convenzioni a tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, ed in particolar modo attraverso la ratifica della CEDAW. Tuttavia, nella realizzazione degli interventi legislativi e governativi in materia non si � affatto tenuto conto delle raccomandazioni provenienti dal Comitato per l'attuazione della CEDAW. Per questo:
1. Rigettiamo ogni forma di intervento di tipo emergenzialistico, perch� la violenza sulle donne non � un'emergenza (sarebbe un'emergenza globale perenne ab inizio, altrimenti), � un problema sociale, e come tale va affrontato;
2. Riteniamo inutile ogni forma di inasprimento delle pene, essendo gi� bastevolmente sanzionatoria l'attuale disciplina, se concretamente attuata;
3. Riteniamo eccessivamente selettiva l'impostazione scelta per il codice delle pari opportunit�, che relega la realizzazione della donna esclusivamente all'ambito lavorativo, e non coglie la complessit� delle discriminazioni di genere cui la donna � soggetta anche negli altri ambiti di relazione;
Ci auspichiamo quindi che l'attuale Governo e quante e quanti rappresentano ad ogni livello le Istituzioni non si facciano ulteriormente tentare dalla via facile ma pericolosamente sdrucciolevole della repressione indiscriminata: non serve un "piano di azione straordinario contro le violenze sulle donne", � necessario invece "riconoscere che la violenza maschile contro le donne � il maggior problema strutturale della societ�, che si basa sull'ineguale distribuzione di potere nelle relazioni tra uomo e donna, e incoraggiare la partecipazione attiva degli uomini nelle azioni volte a contrastare la violenza sulle donne" ( Council of Europe , Recommendation 5/2002 of the Committee of Minister to member states on the protection of women against violence , III), � necessario "riconoscere che lo Stato ha l'obbligo di esercitare la dovuta diligenza nel prevenire, investigare, e punire gli atti di violenza, sia che siano esercitati dallo Stato sia che siano perpetrati da privati cittadini, e di provvedere alla protezione delle vittime" ( Council of Europe , Recommendation 5/2002 of the Committee of Minister to member states on the protection of women against violence , II ).
L'Unione Europea sembra aver preso coscienza della necessit� di un cambio di rotta urgente in tema di violenza sulle donne, a nostro avviso ha fornito anche le coordinate giuste per affrontare il problema in termini non di repressione ma di garanzia di diritti e offerta di opportunit� nuove alle donne. Chiediamo quindi alle Istituzioni di accogliere questa sfida, ed accoglierla non solo nelle parti pi� facilmente realizzabili, ma nella complessit� in cui viene proposta, perch� � necessario che il cambiamento coinvolga tutti gli attori sociali interessati :� difficile infatti senza un adeguato impatto sulla comunit� riuscire a far cessare la violenza sulle donne, che "� la manifestazione di un potere relazionale storicamente diseguale tra uomini e donne…uno dei principali meccanismi sociali attraverso i quali le donne sono costrette ad occupare una posizione subordinata rispetto agli uomini." (Preambolo CEDAW ).
Invitiamo il Governo e le altre e gli altri Rappresentanti delle Istituzioni cui questo appello � rivolto a perseguire attraverso le scelte politiche e di Governo che verranno poste in essere quegli obiettivi indicati dalla CEDAW e dall'Unione (In particolar modo dal Committee for Equality between Women and Men, che nel 2006 ha redatto uno dei pochissimi studi organici realizzati a livello governativo europeo in materia di violenza sulle donne, Combating violenze against women. Stocktaking study on the measures and action taken in Council of Europe member States, consultabile su Internet nel sito del CDEG,� http://www.coe.int/equality/, che il nostro Stato, come gli altri Stati Europei, aveva il compito di tradurre e diffondere… ) per il raggiungimento dell'uguaglianza tra i sessi, ed a porre in essere gli interventi necessari e le misure indicate, per consentire alle donne di vivere nella propria comunit� godendo liberamente dei pieni diritti che spettano loro come cittadine, ma prima ancora come Persone. In particolar modo riteniamo obiettivi prioritari :
1. L'assegnazione di un Portafoglio al Ministero delle Pari Opportunit�, per dotarlo dei margini di autonomia economica necessari a porre in essere un Piano di Azione a tutto campo che sia in grado di intervenire trasversalmente su pi� piani (sociale, economico, legislativo, giudiziario), e che renda quindi concreta la possibilit� di un cambiamento effettivo di prospettiva nel rapporto tra sessi;
2. Un approccio "olistico" alla violenza sulle donne, attraverso un'unica codificazione che raggruppi gli aspetti legislativi civilistici, penalistici, legati al diritto di famiglia, procedurali, e che indichi i rapporti di coordinamento tra forze dell'ordine, associazioni e magistratura, in maniera tale da prevedere una procedura che assicuri la pi� completa protezione e assistenza immediata alla donna che decida di uscire da una situazione di violenza;
3. Professionalizzazione e preparazione "di genere" degli attori sociali� che quotidianamente trattano casi di discriminazione e violenza sulle donne, attraverso corsi specifici ed obbligatori non solo nelle scuole superiori e professionali dove si formano gli operatori sociali che vengono a contattato con questa realt�, ma rivolti in particolar modo ad operatori sanitari del Pronto Soccorso, operatori dei Servizi Sociali, Forze dell'Ordine;
4. L'eliminazione di tutte le norme e prassi giuridiche che risultano discriminatorie nei confronti della donna, in particolar modo in riferimento ai diritti procreativi;
5. L'istituzione di un Osservatorio sui diritti delle donne;
6. La promozione di una "prospettiva di genere" in tutti i campi, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e di educazione all'ascolto;
La promozione di campagne di sensibilizzazione, campagne educative, pubblicit�, ed ogni iniziativa di carattere sociale adeguata a porre fine alla stereotipizzazione del ruolo di responsabilit� della donna in famiglia e nella societ�, anche attraverso un codice di regolamentazione dei media per evitare la diffusione di immagini discriminanti della donna o lesive della sua dignit�, che la facciano percepire come oggetto sessuale, o come responsabile in via principale della crescita dei figli;
Incoraggiamento dei mass-media mass media e delle agenzie pubblicitarie a proiettare un'immagine delle donne come partner alla pari in tutte gli ambiti della vita;
9. Promozione di misure che incentivino l' occupazione femminile e migliorino lo status precario delle donne lavoratrici;
10. Promozione di ricerche che consentano di avere informazioni precise e dettagliate sullo stato di salute delle donne e sull'accesso delle stesse ai servizi sanitari;
11. Maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica e alla politica, sia nelle cariche elettive che in quelle politiche, nell'assegnazione di incarichi istituzionali, nella magistratura e a livello internazionale;
12. Elaborazione di misure atte a eliminare la discriminazione nei confronti delle donne migranti, e rimozione delle le restrizioni sulle donne migranti previste nella Bossi-Fini;
13. Apertura di un dibattito serio e partecipato sulle questioni di genere, attraverso la traduzione e la diffusione capillare dei dati europei in materia, dei principali atti europei, delle risoluzioni, delle raccomandazioni, al fine di coinvolgere tutti gli attori sociali e le ONG operanti in tale ambito, anche attraverso la creazione di un Comitato Consultivo;
Traducendo in Italiano le Raccomandazioni del Comitato CEDAW riferite all'ultimo rapporto, compito che spettava agli organi istituzionalmente deputati, ribadiamo la necessit� � dell'appoggio di tutte le Istituzioni, nella consapevolezza che per progredire nella tutela dei diritti un cambiamento � necessario, c'� bisogno di pi� impegno e di pi� donne impegnate su questo fronte in politica, di un empowerment forte per dare sostegno ad un progetto di questa portata.
Chiediamo alle Istituzioni, alle donne ma soprattutto agli uomini che le rappresentano e cui rivolgiamo questo appello, il coraggio e la volont� politica di mettersi in gioco, di stanziare i � fondi necessari per assicurare la possibilit� di elaborare progetti a lungo termine e consentire la creazione di una rete organizzativa locale che possa attuare in maniera coordinata il Piano di Azione che ci auspichiamo verr� redatto a livello nazionale, in concertazione con le associazioni di donne e con gli operatori sociali che per l'autodeterminazione delle donne lavorano da sempre. Credere che un cambiamento sia possibile importa una grande spendita di energie, mezzi, risorse, ed implica soprattutto volgere lo sguardo al futuro,� consapevoli per� del fatto che "un futuro democratico alternativo i costruisce giorno per giorno su pratiche democratiche".
Con l'auspicio che le Istituzioni manifestino attraverso il loro operato questa consapevolezza, � invitiamo nuovamente ad un impegno concreto per "Dare forma, creare, e mettere in atto una giustizia di genere oggi".
PROMOTRICI E PROMOTORI � DELL'APPELLO:
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
COORDINAMENTO DONNE PRC� BOLOGNA
FORUM DELLE DONNE DEL PRC
Per adesioni e sottoscrizioni scrivere a : barbaraspinelli_segreteriagd@y
Il Consiglio di Zona 7 e la legge finanziaria
Interessante se non fosse strumentale. infatti bastava leggere il testo presentato dei gruppi di maggiornaza per comprendere che la finalità non era quella di discutere in maniera seria ed approfondita su questa importante, fondamentale, legge che governerà la vita econmica e fiananziaria del Paese per il prossimo anno, bensì di attaccare (probabilmente sotto dettatura centrale) il Governo del Centro Sinistra.
iccome, però, non ci manca la voglia e l'esperienza, a nome il Gruppo dell'Ulivo ha presentato 32 emendamenti ed un ordinedel giorno con lo scopo non di fare una misera ed opportunistica ostruzione ma di portare il livello della discussione in ambiti più seri e qualificanti.
Rosario Pantaleo
Capogruppo dell'Ulivo in Zona 7
Allego l'ordine del giorno presentato dal gruppo dell'Ulivo.
Senhal, Tenores Nugoresu, Fratelli Mancuso allo Spazio Teatro 89 (Quarto Cagnino - Milano)
In allegato la recensione della serata
Strupri Rimborsati
26 Novembre 2006
Strupri rimborsati
Tutto ha un prezzo e per fortuna che c'è chi pensa al rimborso. Il Comune di Brescia, come esposto nella lettera di una sua cittadina, è avanti. Ha stabilito un vero prezziario dei furti e degli atti di violenza. Lo strupro di una ventenne vale 260 €. Dopo i sessant'anni va già meglio, si portano a casa 310€. Per le struprate anziane un po' indigenti, con reddito fino a 15.000€, ben 360€. Lo strupro di gruppo o singolo non fa invece differenza. E questa, va detto, è una vera ingiustizia.
"Che bella Brescia di notte! Sembra un'altra città. Una città mediterranea. Araba, precisamente. Ma può anche sembrare una città del misterioso oriente. Cinese, ad esempio. O pakistana. O indiana, perché no! Dipende dalla zona in cui arrivi. Il centro storico è diviso a spicchi. Come un'arancia. E' diviso a quartieri. Come New York. E' controllata da piccole mafie e giri di malavita, che cominciano a guerreggiare tra loro e a fare i primi morti, nell'omertà generale e nell'indifferenza delle forze dell'ordine. Come Napoli. Ogni area ha la sua lingua, i suoi negozi, i suoi abitanti. Le vie si sono svuotate di negozi e di boutique. Qualcuno ha tentato di resistere, ma dopo un po' ti passa la poesia. E poi è arrivato un grande guru: un assessore all'ecologia che sognava una città pedonale in stretta intesa con un sindaco affamato di contravvenzioni per far quadrare i conti dei mille interventi nella rete stradale urbana e ha posizionato telecamere che impediscano l'accesso al centro storico alle automobili. Risultato: il deserto dei tartari. O, meglio, dei barbari: la città è talmente multietnica che non c'è più nessun bresciano. E per i vicoli della città vecchia spadroneggiano e vivacchiano tuttofare di ogni genere e perdigiorno dal passo svelto e dalle intenzioni poco intuibili. Ma che non promettono nulla di buono. Succede di tutto, nei vicoletti della città. Tanto che il nostro generoso comune ha deciso di attuare serie ed efficaci misure per porre rimedio a una situazione che ormai non è grave: è tragica. Quello che allego è un volantino prelevato al comando dei vigili del centro di Brescia. Io sono sola e abito in centro, al limite del quartiere pericoloso. Da quando sono state attivate le telecamere nessuno mi può più accompagnare fin sotto casa in automobile. Al di là dei problemi logistici di una vita quotidiana come tante, ogni giorno e ad ogni ora io corro seri rischi per la mia incolumità. Ai vigili che, con savoir faire, mi propongono un rimborso lordo di 260,00€ se qualcuno mi accoltella o mi violenta, mi sono permessa di fare una domanda. Perché non attivate un servizio di pattuglie a piedi, magari munite di cicalino e con un numero verde che io possa contattare per farmi scortare fino a casa in caso di pericolo? La risposta è stata sorprendente: non siamo tenuti a farlo. Però puoi chiedere in Questura. Così una sera in cui è tardi, piove e le uniche facce in giro sono davvero da film di Scorsese, suono in Questura. E la risposta è di nuovo sorprendente: non siamo tenuti a farlo. Allora chiedo all'assessore che ormai è un mito in questa città. Domando: perché non realizzate un servizio di parcheggi rosa, di scorte, di pattuglie a piedi per i residenti del centro? La risposta non mi sorprende più: non siamo tenuti a farlo. '... e i bresciani?' vi chiederete.Beh, siamo la città col numero più elevato di automezzi in Europa. Ci sarà pure un motivo, no?". Nadia B
http://www.beppegrillo.it/200
Per una vera Politica di Pace!
PACE !
PACE !INCONTRO DIBATTITO
Riarmo e spese militari
Missioni militari all’estero
Municipalità e partecipazione: un altro decentramento possibile
Volevo informare che sul blog personale del consigliere Alessandro Rizzo, capogruppo della Lista Uniti con Dario Fo per Milano, è aperta e attiva una sezione/capitolo dedicata al tema della "partecipazione" municipale. Roma diviene sempre di più, per qualsiasi area metropolitana italiana il simbolo per antonomasia della partecipazione e della condivisione dei processi decisionali in merito al governo del territorio. A Milano diversi sono i tentativi, possiamo dire non di fonte governativa, ma, bensì, di fonte istituzionale periferica, nonchè di iniziativa di alcuni consiglieri comunali, dove si attua la condivisione delel scelte in merito soprattutto agli oneri di urbanizzazione di importante impato sociale e collettivo riguardanti opere pubbliche di qualità e di interesse comune: è un tentativo, questo, molto timido, fortemente prodromico e possiamo dire pionieristico nella garanzia di uno sviluppo della partecipazione al laboratorio di governo del territorio. In una delle mie interrogazioni ho sottoposto la questione, invitando il Consiglio di Zona 4 di Milano a provvedere a istituire e a dare compimento a questo operato, a questa buona pratica democratica di governo. Volevo sottolineare che da 3 anni si è costtuita la Rete del Nuovo Municipio: è una realtà, questa, molto interessante perchè mette in relazione esperienze di governo e pratiche di buona amministrazione condivisa presenti sul territorio italiano, valorizzandole e cercando di promuoverle, relazionando le diverse amministrazioni e i diversi organi consliari preposti, di diverso livello, da quello regionale a quello municipale. Una sezione è dedicata a due aspetti particolarmente interessanti di pratica amministrativa, che hanno avuto conseguenze legislative e di proposta di atti che potessero statuire questa modalità di percorso democratico reale e diretto: un dossier particolare su Roma, la sua riforma istituzionale del decentramento, che vede Municipi reali con funzioni amministrative e deliberative incisive e decisionali vincolanti; un dossier sulla Regione Toscana dove è in corso l'approvazione e la discussione di una proposta di legge sulla partecipazione, attivandola come forma istituzionale ufficiale e imprescindibile per il prosieguo delle attività amministrative del territorio. Come consigliere ho proposto anche, nella stessa visione poliica fortemente innovativa, che tende a eliminare ogni sterilizzazione del processo decisionale basato sul mero e fine a sè stesso principio di "delega", ossia il porre in essere un principio di rappresentatività che non sia ricco e denso di una pratica di periodica e continuativa verifica dell'operato consliare, nonchè di una messa in azione di canali atti a garantire una reale partecipazione e incisione nelle scelte deliberative degli organi preposti, da parte della cittadinanza, delle associazioni e dei comitati che vivono la microrealtà politica della zona, del municipio. Appongo e propongo questa discussione, invitandovi ancora una volta a visitare il blog personale all'indirizzo http://www.comunalimilano2006
Posteggi riservati ai Consiglieri
Ieri sera è stata approvata questa delibera con oggetto: Posteggi riservati
ai Consiglieri in via Anselmo da Baggio 55 - Proposta del Consiglio di Zona 7.
Tale delibera è frutto di una mozione presentata da tre consiglieri
rispettivamente di AN, FI e UDC.
Si toglie il 50% di parcheggio antistante il CDZ ai cittadini, nella fascia
oraria 17-21 riservandolo ai Consiglieri e, come foglia di fico, ai
dipendenti
comunali ai vigili e agli amministrativi.
Allego documento che ne precisa i termini
Favorevoli 22, contrari 7, astenuti 2.
Ogni commento mi sembra superfluo.
P.S.:Ovviamente il tutto "nell'interesse dei cittadini".
Ivano Grioni
2 Dicembre 2006 Movimento Umanista fiaccolata
Pochi dati bastano a illustrare la drammaticità della situazione:
· Oggi sono in corso nel mondo più di 30 conflitti. Ogni anno muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una al minuto.
· Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000 bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400. Secondo alcuni osservatori Israele ne possiede almeno 200.
MILANO - Piazza Duomo angolo via Marconi
http://www.simbolodellapace.n
a proposito di trasporti locali......
Provincia di Cremona Presidenza del Consiglio Provinciale Corso Vittorio