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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Martedì, 19 Dicembre, 2006 - 12:34

Le proposte di Fiab CICLOBBY sulla mobilità sostenibile

dicembre 2006
Alcune riflessioni sul dibattito in corso
Premessa
Il Sindaco Letizia Moratti e l’Assessore al Traffico Edoardo Croci hanno avuto il merito di porre in modo concreto la questione della pollution charge cercando una risposta coraggiosa e impegnativa, sino ad ora mai tentata nella nostra città, decidendo di affrontare l’emergenza milanese attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti (pollution) e tentando così di superare il nulla che si è fatto a questo proposito sotto le precedenti amministrazioni.

Dopo un dibattito politico che si è tradotto in un ping pong sterile e mancante di qualsivoglia decisione – un chiacchiericcio che appare a dir poco irresponsabile nell’attuale situazione di emergenza endemica e costante – ora sembra arrivato lo stop a questa misura.

Riteniamo comunque che occorra valutare aspetti positivi e negativi delle misure proposte, le possibili alternative per incidere seriamente su un problema che una larga parte della cittadinanza avverte come fondamentale per la propria vita presente e futura.

E’ opportuno prendere le mosse da una considerazione all’apparenza banale: TRAFFICO (congestion) e INQUINAMENTO (pollution) sono problemi distinti, anche se correlati.

Sono correlati nel senso che l’inquinamento urbano risulta prodotto in una misura intorno al 75% dalle emissioni dei veicoli, e dunque dal traffico (nella quota restante un ruolo importante hanno le emissioni degli impianti di riscaldamento).

Ma sono altresì problemi distinti perché se pure, paradossalmente, i veicoli funzionassero con acqua di mare ed emettessero unicamente ossigeno puro aromatizzato con il delicato profumo del risotto allo zafferano, resterebbero comunque da affrontare tutti gli altri aspetti legati al congestionamento da traffico: rumore, incidentalità, occupazione degli spazi e degrado dello spazio urbano, incidenza sui tempi di lavoro e di non lavoro, costi sociali e costi individuali che nessuna auto ad emissione “zero” può eliminare e che gravano pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini e addirittura sulla loro aspettativa di vita (le statistiche parlano di 800 morti l’anno solo come effetto dell’inquinamento urbano).

A ciò si aggiunge un ulteriore aspetto.
Poiché l’inquinamento – ma sarebbe meglio parlare al plurale, essendo multipli gli agenti inquinanti (gas, idrocarburi, rumore…) e non limitabili solo alle famigerate Pm10 del particolato fine – non si lascia arrestare dai confini amministrativi di un Comune, è evidente che la gestione delle politiche ambientali (in particolare quanto alla soglia di tollerabilità degli inquinanti all’interno di una determinata area) non possa essere solo municipale.

In questo senso, quindi, la proposta di una pollution charge, che distingue il contributo economico dovuto in base al carico inquinante dei veicoli (classificazione Euro 0, 1, 2, etc.), all’interno di un’area della città di Milano, e solo entro alcune fasce orarie, presta il fianco ad obiezioni abbastanza rilevanti: cioè di costituire una risposta parziale e di limitata efficacia al problema “pollution”.

Proprio in relazione ai limiti sopra ricordati sembrerebbe poter avere un maggiore impatto un sistema di road pricing (la cd. congestion charge), accompagnato da una tariffazione della sosta estesa all’intera città (cd. park pricing). La congestion charge, a differenza della pollution charge, colpisce il traffico circolante sulle strade all’interno di una determinata area e ha il vantaggio di non dipendere dalla classe inquinante del parco veicolare (con ciò si può dire che essa risponde meglio all’esigenza di considerare traffico e inquinamento come problematiche distinte). Il park pricing, poi, permette una tariffazione molto precisa e selettiva, nel senso che può essere modulata: cioè più cara nelle zone maggiormente dotate di mezzi pubblici, dove maggiori sono le alternative di trasporto, più leggera nelle zone meno servite dai trasporti pubblici, con agevolazioni ed esenzioni altrettanto mirate (es. veicoli del car sharing). Chiaramente, l’adozione di un sistema diffuso di park pricing richiede che si adotti un controllo efficace e non episodico della sosta selvaggia, anche per quanto riguarda il carico/scarico merci.

Ma, per non perdere di vista l’obiettivo finale e tenendo conto che, sin qui e da molti anni, a parte una vacua fiera di parole, poco o nulla si è fatto di concreto, organico e strutturale a Milano per invertire la situazione nella quale ci troviamo, è bene evitare di gettar via il bambino insieme all’acqua sporca.

Ciò a maggior ragione in considerazione del fatto che, volenti o no, solo le amministrazioni pubbliche (Regione e Comune, innanzitutto, ma anche la Provincia e fatta salva la residua competenza statale) sembrano dotate dei necessari poteri di intervento.
Non si può infatti dimenticare che, lo scorso inverno, 180 cittadini – sia come singoli sia in rappresentanza di comitati e associazioni, tra cui anche CICLOBBY – si sono rivolti alla magistratura con un ricorso in via di urgenza, ex art. 700 c.p.c., per chiedere ad essa interventi immediati, in sostituzione del Comune di Milano e della Regione Lombardia inadempienti agli obblighi di legge (per il solo Pm 10, nel 2005, si sono verificati 151 giorni di sforamento della soglia critica di 50 microgrammi al metrocubo, contro i 35 giorni massimi di esposizione alle polveri che la normativa comunitaria recepita a livello nazionale ammette; e tali superamenti hanno altresì visto registrare valori giornalieri superiori di due, tre volte a quanto normativamente tollerato), per evitare il pericolo attuale di un danno grave alla salute dei cittadini, dunque di un diritto di rango costituzionale.
Il giudice civile, in primo grado prima e poi in appello, ha respinto il ricorso, non per infondatezza dei motivi, che sono anzi stati in buona sostanza ritenuti sussistenti (determinando anche la decisione del giudice di compensare le spese legali), sia in relazione alla gravità sia alla attualità del pericolo, ma solo in quanto si ritiene vigente un limite interno della giurisdizione del giudice ordinario nei confronti delle pubbliche amministrazioni (discendente dalla L. 2248 del 1865, sic!), sicché in questi casi “ci si trova di fronte ad ipotesi in cui la P.A. esercita in parte un vero e proprio potere di supremazia (…) e comunque un potere autoritativo” (Trib. Milano, Sez. I civ., Galli+177 vs. Comune di Milano + Regione Lombardia, Ord. 1 giugno 2006, Rel. Gandolfi). Un potere che non ammette sostituzioni.

Da qui, dunque, bisogna partire per un ragionamento che integri e non escluda proposte anche diverse, purché razionalmente e coerentemente tese al raggiungimento di un obiettivo comune, chiaro e condiviso, in tempi non biblici.
Occorre allora smettere di limitarsi, per cinismo o rassegnazione, a tamponare le emergenze e ad alzare gli occhi al cielo in attesa di eventi meteorologici favorevoli: bisogna finalmente intervenire.

Osservazioni e proposte
1) 1) E’ impensabile uscire dall’attuale situazione di emergenza derivante dall’effetto combinato di traffico e inquinamento se non ripensando complessivamente le scelte di mobilità, agevolando innanzitutto quelle a minore impatto.
2) 2) I limiti derivanti dall’attuale modello di sviluppo della mobilità motorizzata e la drammatica emergenza a cui assistiamo richiedono quindi la modifica di abitudini individuali che non può passare attraverso soluzioni necessariamente diluite nell’arco di molti anni (tale sarebbe ad es. subordinare l’attuazione di interventi più incisivi solo a seguito della costruzione di nuove linee metropolitane).
3) 3) Condivisibile l’esigenza di destinare maggiori risorse al rafforzamento dei trasporti pubblici, che devono essere in ogni modo favoriti, anche per rispondere alla crescita della domanda (e a tale proposito si può osservare che è necessario intervenire sia sulla estensione della rete sia, e soprattutto, sul contenimento delle soglie di frequenza delle corse, che non può in ogni caso superare i 10 minuti di attesa: estensione, frequenza, velocità, puntualità e comfort sono criteri che ogni utente adotta, più o meno consapevolmente, per valutare la convenienza della scelta a favore del mezzo pubblico).
Ma alcuni interventi, oltre ad essere sostenibili sul piano dei costi, lungi dal richiedere anni, possono essere attuati nell’immediato o nel breve periodo, anche per dare contenuto concreto e costruttivo alla frequente obiezione secondo cui appare necessario “prima favorire il trasporto pubblico” evitando che essa appaia il dito, l’alibi dietro cui si può celare una volontà di non fare, di non cambiare nulla. Eccone alcuni su cui vorremmo poter avere risposte pubbliche e ufficiali:
a. a. Semafori asserviti ai mezzi pubblici: prima di disporsi al rosso danno la precedenza al mezzo pubblico che sopraggiunge, permettendogli così di proseguire la corsa. Gli impianti a Milano esistono già ma, per incomprensibili ragioni, non sono mai entrati in servizio. E’ intenzione del Comune renderli funzionanti? Entro quando?
b. b. Corsie preferenziali: per rendere competitivo il trasporto pubblico migliorandone la velocità commerciale occorre non solo incrementare l’estensione delle corsie esistenti, ma anche sorvegliare che esse non vengano utilizzate e occupate in modo abusivo da altri veicoli. Tale sorveglianza compete al Comune di Milano (Polizia Locale) e appare spesso disattesa.
c. c. Integrazione tariffaria: la vigente normativa regionale già prevede che debba essere adottato un biglietto unico per i mezzi pubblici di Milano e hinterland. Regione e Comune di Milano, principali responsabili dell’attuazione di tale normativa, dicano quali sono i tempi previsti per l’attuazione, assumendo precisi impegni in proposito.
d. d. Mezzi di superficie di nuova generazione: molti dei bus (e dei tram) entrati recentemente in funzione in città su alcune linee urbane sono particolarmente lunghi (Eurotram e bus articolati). Bisogna fare in modo che questi mezzi ad alta capienza trasportistica, che si incagliano facilmente nel traffico, siano favoriti attraverso opportuni provvedimenti che ne agevolino la circolazione protetta, fermo restando che servono anche mezzi snelli, numerosi e frequenti, ben distribuiti nell’arco della giornata, in grado di soddisfare al meglio la domanda di mobilità.
e. e. Combustibili dei mezzi pubblici: è possibile essere rassicurati in merito al fatto che, su tutti i mezzi pubblici a motore circolanti in ambito sia urbano sia extraurbano, in tutta la Regione Lombardia, siano già in opera le tecnologie idonee a ridurre l’impatto inquinante (motori e combustibili ecologici, filtri antiparticolato)? Su questi temi dovrebbe esserci anche una competenza del Settore Trasporti della Provincia di Milano, in quanto le società delle linee di trasporto pubblico hanno la concessione all'esercizio da parte della Provincia, che indice le gare d'appalto. Quindi, il tutto dovrebbe essere regolato da appositi capitolati. E’ possibile conoscere con esattezza lo stato attuale della questione?
f. f. Prolungamento orari apertura della metropolitana: l’estensione del servizio andrebbe resa operativa al più presto e in modo stabile, possibilmente non solo nei fine settimana. Negli orari di chiusura, occorre migliorare ed ampliare l’offerta del servizio Radiobus.
4) 4) Occorre intervenire sulla logistica delle merci, favorendo il più possibile l’utilizzo di mobilità a basso impatto, regolamentando gli orari, ad esempio per il carico e scarico delle merci, la raccolta dei rifiuti, e assicurandone l’osservanza, e soprattutto introducendo progressivamente un sistema di distribuzione delle merci fondato su piattaforme logistiche locali, utilizzo della ferrovia e di mezzi di distribuzione finale elettrici. Occorre comunque far rispettare le ordinanze già attualmente in vigore concernenti i limiti di circolazione dei veicoli pesanti all’interno della città.
5) 5) La realizzazione di nuovi parcheggi “a rotazione” deve essere funzionale a localizzazioni di interscambio, meglio se di cintura, con i mezzi di trasporto pubblico e non invece di destinazione finale, soprattutto se all’interno del centro storico (Mura spagnole).
Viceversa, la creazione di nuove strutture di parcheggio nel cuore della città, lungi dallo scoraggiare, costituisce un fattore di incentivazione alla penetrazione di ulteriore traffico veicolare. Questa criticità si aggiunge alle obiezioni che in numerosi casi sono state fondatamente sollevate in relazione alla scelta delle localizzazioni in aree di pregio storico e monumentale (tali sono, ad esempio, i casi del parcheggio sotto la Darsena o in piazza Meda). In tale ottica il Piano parcheggi approvato dalla precedente Amministrazione comunale richiede di essere profondamente rivisto.
6) 6) E’ indispensabile condividere e rendere al più presto operativo il Piano della Mobilità Ciclistica, impostando le linee di una nuova politica della ciclabilità, nella nostra città sostanzialmente ferma da quasi venti anni, che sia costituita non più solo da progetti e programmi, isolati e disgiunti e spesso destinati a restare solo sulla carta, ma si materializzi finalmente con interventi concreti e realizzazioni che non possono più essere ulteriormente differiti ad attesi. A maggior ragione in considerazione dell’utile contributo che la bici può dare per la riduzione del traffico e dell’inquinamento urbano (e non solo).
7) 7) Sulla proposta del ticket, così come declinata fino a questo momento, si può osservare che essa è apparsa caratterizzata da una relativa incertezza dei contenuti tecnici: se manca solidità all’impianto razionale, se vi sono contraddizioni tecniche, il rischio di ricadute sul piano politico, e quindi sulla effettiva sostenibilità della misura, è alto. Ma le conseguenze di una eventuale retromarcia (come pure di un differimento sine die) su questi temi sarebbero assai gravi e destinate a durare. Per queste ragioni la proposta merita adesione e sostegno critico in un’ottica migliorativa. Gli aspetti critici vanno cioè inseriti in un quadro di valutazioni complessivamente positivo.
8) 8) Al di là di una opzione tendenzialmente favorevole, come espresso in premessa, alla adozione di una misura combinata di congestion charge e park pricing, i punti che sembrano irrinunciabili su un sistema di tariffazione sono i seguenti:
I. I. FINALIZZAZIONE. Non si può pensare che si tratti della introduzione di una tassa aggiuntiva, di un’ulteriore vessazione economica. I proventi del sistema di tariffazione (siano essi derivanti da pollution charge, congestion charge, park pricing) devono essere finalizzati esclusivamente alla mobilità. Tale finalizzazione deve essere il più possibile trasparente, chiara e fortemente visibile perché solo attraverso una verifica, un riscontro permanente della concreta utilità dell’onere sostenuto si può dimostrare alla cittadinanza che “la posta vale la candela” ed è possibile convincere, attraverso la visibilità dei benefici, oltre a quella dei costi, anche coloro che sono oggi più esitanti e scettici, o addirittura contrari. Su questo aspetto di credibilità si gioca una grossa parte della sfida e delle ragioni di successo o insuccesso della misura in discussione. La dimensione degli introiti previsti è tale da consentire interventi strutturali molto consistenti ed è dunque fondamentale che essi siano conosciuti con precisione e condivisi in anticipo.
II. II. RESIDENTI vs. PENDOLARI? Totalmente sbagliata, anche se per fortuna apparentemente superata, è stata l’impostazione data inizialmente alla questione da parte della Giunta comunale di Milano. L’ottica degli interventi non può essere “milanocentrica” e vedere esclusi i residenti dalla applicazione di una misura che avrebbe come unica platea di destinatari quella dei pendolari provenienti dall’hinterland, spesso costretti a utilizzare l’auto privata per le note e antiche inefficienze del trasporto pubblico o comunque per la mancanza di alternative praticabili.
Anche i residenti a Milano devono quindi essere soggetti alle misure destinate a creare un deterrente all’uso massiccio, spesso abuso, dell’auto privata. E si deve tendere al confronto e alla condivisione più ampia con i Comuni esterni alla città e con tutte le altre istituzioni coinvolte (Regione Lombardia e Provincia di Milano). Tenendo conto che queste misure, se pure non determineranno per sé stesse l’uscita dalla emergenza che grava sull’intera Pianura padana, avranno sicuramente l’effetto di modificare le modalità di spostamento a favore di nuove abitudini, così contribuendo a spostare il bilancio della mobilità in una direzione maggiormente sostenibile. Con l’impegno di tutti.

Il documento, proposto dalla presidenza di onlus, è stato condiviso dal Consiglio Direttivo dell’associazione il 16 novembre 2006.

Fiab CICLOBBY
Martedì, 19 Dicembre, 2006 - 12:32

NEWSLETTER DI ILLIRICO18-atelier delle idee

ILLIRICO18-atelier delle idee informa che da novembre hanno sede presso i suoi spazi:
- Studio di agopuntura
Dott.ssa Nina Pinna
Medico Chirurgo
Tel. 02 75778724 - 389 1158688
Dott.ssa Elena Rinaldi
Medico Chirurgo
Tel. 02 75778724 – 335 1808125
Dott. Luigi Rosa
Medico Chirurgo
Tel. 02 75778724
- Studio di omeopatia e fitoterapia
(giovedì dalle 9 alle 13)
Dott.ssa Guglielmina Pizzorni
Medico Chirurgo
Tel. 02 75778724 - 338 2363633
___________________________________
- Cristina Negrelli
-         cromopuntura
-         reiki master
-         cristalloterapia
-         massaggio ayurvedico
-         radiestesia
Tel. 02 75778716 – 347 7825635
___________________________________
ESPOSIZIONI TEMPORANEE - pittura
dal 1° dicembre 2006 al 21 gennaio 2007
- Clara De Dato
Lo straordinario ingranaggio del corpo umano, indagato con la lente d’ingrandimento perde di poesia per svelarsi nella sua veste più grottesca ma allo stesso tempo delicata attraverso la materia.
“… Tutto nasce da trame ossessive espresse con iperrealistica nitidezza, sempre legante all’evidenza del corpo, ai suoi aspetti anche meno osservati o trascurati. Quadri che indubbiamente coinvolgono, che portano con se la voluta sgradevolezza, la maternità feroce di sensazioni portate al parossismo. Tutto ha dignità e importanza, nobiltà a una realtà umile, bassa, il tutto con effetti cromatici importanti e vari…”  Maurizio Cucchi
___________________________________
CORSI
24-25 febbraio 2007
Agostina Zwilling organizza il corso di feltro “LE SOLIDE BASI”
Due giornate per interiorizzare le regole fondamentali del feltro creando borse, cappelli o ciabatte.
Partecipanti: min 8 – max 10
Durata: 2 giorni (14 ore di lezione)
Orario: 9.30-12.30 e 14.30-18.30
Costo: € 190,00 (materiale di consumo incluso)
Per informazioni e iscrizioni (entro il 31 gennaio 2007) consultare il sito http://www.agostinazwilling.it alla pagina http://www.agostinazwilling.it/03.100_CorsoBase.htm (scaricare il modulo e rispedirlo compilato insieme alla ricevuta del pagamento a Agostina Zwilling, vicoletto Sole 5, 37121 Verona)
___________________________________
L’associazione Artemis propone per il 2007:
- cicli di 3 incontri ognuno su temi di considerevole interesse storico-artistico:
Durata di ogni incontro: 1 ora 15’
Per informazioni e iscrizioni: 02 75778712 - 02 757787 - www.artemisarte.it
- corsi per l’apprendimento linguistico dell’italiano L2 per stranieri
Obiettivi: esercitare l’ascolto e la comprensione, saper leggere e capire le informazioni di un testo scritto, essere in grado di strutturare una conversazione ed esporre il proprio punto di vista.
Durata del progetto: 2 lezioni alla settimana per un totale di 20 lezioni in 10 settimane.
Durata di ogni lezione: 2 ore
Per informazioni e iscrizioni: 02 75778712 - 02 757787 - www.artemisarte.it
___________________________________
FormAttiva organizza corsi di
-  web design (Flash+Dreamweaver)
- modellazione, render e animazione (Rhino 3D+Flamingo+Cinema 4D)
- video e montaggio
- Photoshop
- Freehand
Per informazioni e iscrizioni: www.formattiva.it 
02 75778717  -  340 0555934  -  347 1759977
___________________________________
Segnaliamo inoltre:
Il Paese dei Balocchi.06
Splendido bazar dove trovare pezzi unici, tutti realizzati a mano, di diversi artisti, artigiani e designers (tra i quali alcuni dei partecipanti ad ARTelier), piccoli capolavori di arte applicata realizzati in nuovi materiali con antiche tecniche, regali da favola e pensierini da sogno…
Fino al 23 dicembre
Martedì, Mercoledì e Giovedì  15:00 - 20:00
Venerdì, Sabato e Domenica  10:00 - 20:00
Associazione Gheroartè - laboratori di espansione creativa
c/o Stazione FS di Corsico
via Gramsci 4, 20094 Corsico (MI)
tel/fax 02/45103113 - 349/4759779- 3334333040
www.gheroarte.com
Se non desideri ricevere la newsletter scrivi a atelier@illirico18.it mettendo nell'oggetto unsubscribe.
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Via Illirico, 18 - 20133 Milano
Tel. 02 757787 - Fax 02 70104169
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Martedì, 19 Dicembre, 2006 - 10:36

Lapsus e lego ferroviari ...

Nelle scorse settimane Innocenzo Cipolletta, a nome di
tutto il management Trenitalia, ha lanciato l'allarme:
l'azienda è in fortissima crisi. Il refrain è lo
stesso già visto in altre occasioni: rilevante
contrazione dei consumi(in questo caso significherebbe
che sempre meno persone viaggiano in treno ...)  e
drastica mancanza di liquidità(ovvero, in parole
povere tanto per risparmiare e non accentuare la
crisi, mancano i soldi). A seguito di ciò è stato
deciso di aumentare del 4% circa il costo dei viaggi
in Intercity ed Eurostar(giustamente, visto che la
gente non viaggia, aumentando i prezzi arriverà a
frotte ...). Il padre della psicanalisi Freud
affermava che un lapsus vale più di tante confessioni.
E Cipolletta una dimenticanza l'ha commessa: si è
totalmente dimenticato della stragrande maggioranza
degli utenti, i pendolari su tratte regionali.
Infatti, con grande sorpresa dei viaggiatori della
tratta Termoli-Pescara, all'inizio di questo mese gli
aumenti erano già in vigore. A titolo esemplificativo
il tragitto Casalbordino-Pescara ha visto il biglietto
passare da € 2,90 agli attuali € 3,10 e gli
abbonamenti mensili da € 50,50 agli attuali € 54,60.
Abbiamo già ampiamente dato spazio in più occasioni ai
disagi che i pendolari subiscono su questa tratta.
Quest'occasione sembrava troppo interessante per
essere lasciata scappare ed infatti altro c'è da
aggiungere al di(sagi)ario ...
Poche settimane fa abbiamo parlato della nefasta
scelta di assegnare ad un orario di punta mattutino un
treno a capienza ridotta(
http://lists.peacelink.it/news/msg10100.html ). Si
sperava fosse una scelta dettata dal caso o comunque
temporanea: nossignore, ora è la norma. Il min-uetto è
diventato il treno fisso della tratta nell'orario in
oggetto. Ma non finisce qui. Nel tentativo
(immaginiamo ...) di riciclare fino all'estremo le
vetuste vetture in dotazione sono stati assemblati dei
treni componendo, letteralmente, vagoni appartenenti a
vetture diverse. Camminando per i corridoi alla
disperata ricerca di un posto a sedere si ha
nettamente l'impressione di passare da un treno
all'altro. Sensazione rafforzata dalle brusche
variazioni di temperatura, con vagoni gelidi e altri
tropicali. La descrizione degli effetti di tutto ciò
sulla salute dei passeggeri la lasciamo alla fantasia
di chi legge.
Mentre tutto questo accadeva sulla tratta
Termoli-Pescara, con i pendolari ormai rassegnati ad
una gestione "allegra" della tratta(e ricordiamo
ancora che, per chi non lo sapesse, sono i pendolari a
garantire a Trenitalia entrate non soltanto cospicue
ma anche costanti ...), tra le pieghe della
Finanziaria 13 miliardi sono stati assegnati solo
negli ultimi giorni alla costruzione della TAV
Torino-Lione, mentre per tutta la rete ordinaria
nazionale vengono assegnati(ma rimarranno fino alla
fine di questa liquida finanziaria?), udite udite,
l'ingente somma di 4 miliardi.
Quando un lapsus rivela più di tanti discorsi ...

Alessio Di Florio

Martedì, 19 Dicembre, 2006 - 10:34

Lasciamo IN PACE il nostro Futuro

La guerra non accade per caso né è il frutto della cattiveria di
uomini senza cuore. E' qualcosa che si decide per difendere interessi
economici o assicurarsi il dominio di territori con preziose riserve
naturali (petrolio, gas, acqua, diamanti...). E' qualcosa che si
prepara ogni giorno, che si promuove con la propaganda delle abusate
parole di libertà e democrazia, che si costruisce nelle fabbriche
d'armi e nelle caserme dove si addestrano persone a uccidere, a
bombardare, a dimenticare la propria umanità.

La provincia di Varese è un luogo strategico nella produzione della
guerra permanente. Anche se nelle nostre città non vediamo soldati
nelle strade, non udiamo cacciabombardieri sorvolare le nostre case,
non piangiamo amici uccisi dai cosiddetti effetti collaterali, non
proviamo la paura e la disperazione come le genti dell'Irak e
dell'Afghanistan, siamo in guerra. Lo siamo perché nella nostra
provincia vengono prodotte armi (poi vendute e usate) da importanti
fabbriche come AgustaWestland e Aermacchi; lo siamo perché ospitiamo
un comando di reazione rapida della NATO a Solbiate Olona, pronto a
gestire 60.000 militari e a pianificare rapidamente interventi in ogni
parte della terra in aperta contraddizione con l'art. 11 della
Costituzione Italiana che afferma che L'Italia ripudia la guerra.

Ogni settimana si alzano voci a inneggiare a quei luoghi di guerra,
facendosi lustro di una presenza ingombrante che dovrebbe e potrebbe
invece essere riconvertita per usi di pace.

UN ALTRO aereo militare a Gallarate, oggi anche in una scuola:
un "addestratore" Mb339 verrà issato sul tetto
e diverrà simbolo del luogo dove studiate o insegnate:
un originale libro di testo che però diversamente dagli altri
insegna a fare la guerra o almeno ad abituarsi ad essa.
Ma ogni mattina quello stesso aereo
ricorderà anche della complicità dei nostri territori
nelle guerre e nelle morti che sempre esse comportano.
Ricorderà a tutti anche che le spese militari
rubano i soldi destinati alla scuola.

Vi chiediamo di condividere e sostenere la nostra richiesta, espressa
al Consiglio di Istituto, di ridiscutere le decisioni assunte.
Sono le armi a uccidere, ma sono uomini e donne a progettarle e a
usarle. Quegli stessi uomini e quelle stesse donne che possono
scegliere di dire basta guerre, basta armi, basta basi militari:
lasciate in pace il nostro futuro!

DisarmiAMO la Pace

Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 11:09

Appoggio di Tomas Hirsch leader Umanista in Cile

Se il cerchio sembra stingersi attorno ai soprusi statunitensi a Quito e dintorni, è da un anno a questa parte che in Bolivia si respira un'aria diversa. L'avvento di Morales ha cambiato volto al paese, e la figura del presidente, coi suoi maglioni colorati e il suo sorriso da indio, è diventata l'icona della nuova America Latina. Senza perdersi in chiacchiere ha nazionalizzato le risorse di gas, rimpatriando le compagnie straniere e restituendo alla gente le proprie risorse, si è battuto per il riconoscimento delle lotte per l'acqua, sfruttata dalle società internazionali e pagata col sangue di centinaia di indios. E non è tutto. Morales, ex cocaleros, ha sposato in pieno la causa dei produttori di coca, spiegando al mondo, all'assemblea dell'Onu (mostrando a tutti una foglia di coca tra i grandi applausi degli altri delegati sudamericani), le proprietà mediche di una sostanza naturale che per la gente di Cochabamba è cibo, risorsa e vita. Il leader boliviano si è anche impegnato per attuare una sana strategia contro il narco-traffico, che parta da azioni volontarie nel rispetto delle tradizioni e della cultura locali e che, secondo le Nazioni Unite, sta dando già ottimi risultati. Ad ottobre Morales ha inviato 500 membri dell'esercito nel Parco Nazionale Carrasco (Chaparè), nel cui territorio si prevedeva di sradicare 450 ettari di coca illegale. Per evitare il saccheggio dei narco-trafficanti, sono state mobilitate le polizie speciali di La Paz e Cochabamba, e proposte nuove leggi (una quota massima di coltivazioni alle famiglie e una squadra di brigate speciali per sradicare le colture illegali) per tutelare i cocaleros senza ridurre il Chaparè ad un moderno mercato clandestino.
Morales ha letteralmente blindato l'oro nero boliviano, con contratti per il petrolio (e per il gas, di cui il paese è fra i primi produttori al mondo), sottoscritti il 28 e 29 ottobre scorso, validi per 30 anni, attraverso la statale YPBF (Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos), che controlla i giacimenti nazionalizzati e le concessioni alle compagnie straniere. Il Ministro degli idrocarburi Andrés Soliz Rada ha proposto che il parlamento prepari un articolo con cui si proibisca alle aziende di conteggiare le riserve nei mercati azionari, poiché di "proprietà diretta, inalienabile ed imprescindibile dello Stato". Si calcola che il valore della totalità delle riserve attuali e future degli idrocarburi del paese, ammonti a più di 200 miliardi di dollari. Una cifra destinata ad aumentare dopo che è stata dichiarata priorità nazionale la costruzione del Gasdotto Boliviano Occidentale (GABO), che, legalizzando i grandi campi nell'ovest boliviano, potrebbe incrementare sensibilmente l'intera industrializzazione nazionale. L'opposizione rumoreggia, minaccia azioni per tutelare gli imprenditori, in alcuni casi fa mancare il quorum per la validità delle votazioni. Ma Morales è saldo. Piace ai leader sudamericani e alle sinistre occidentali, Chavez lo considera un figlioccio e l'Europa plaude alla sua risolutezza, trovandolo più diplomatico e meno spigoloso del presidente venezuelano.
Nelle ultime ore si sono anche rilanciate le trattative col Cile per la vecchia questione dello sbocco sul mare. Le aperture di Tomas Hirsch, leader degli umanisti cileni, avvicina considerevolmente la Bolivia al Pacifico, rilanciando il feeling tra La Paz e Santiago e avviando una stagione di vicinanza e collaborazione.
Nel frattempo la gente sente più fiducia, maggiore protezione, un vento nuovo. Nei villaggi andini dove l'acqua abbonda troppe volte si è costretti a ricorrere alle autobotti, paradosso inaccettabile del saccheggio straniero. I volti avvizziti e sorridenti delle donne raccontano la dignità con cui si va avanti, la rabbia per l'uccisione dei propri cari, la disperazione che accompagna ogni giorno. Ma anche la sete di giustizia, il desiderio di consegnare ai tanti bambini un paese diverso e fiero, ancorato alle proprie radici, e saziato dalle proprie risorse. Difendendo la propria indole, custodendo le vecchie tradizioni, e confidando nella rappresentanza di un indio al governo, un cocalero, uno di loro.

L'Hirsch pensiero. Davanti a 2500 delegati arrivati da ogni angolo del pianeta, l’umanista cileno Hirsch ha ottenuto una serie di successi clamorosi grazie alle sue affermazioni sulla necessità dei boliviani di avere un’uscita verso il mare.

Non ha usato mezzi termini e ha espresso la sua solidarietà alla popolazione boliviana e al suo presidente Evo Morales, ribadendo la sua posizione: la Bolivia deve avere uno sbocco tutto suo verso il mare. “Siamo convinti che il Cile debba integrarsi nell’area latinoamericana - ha detto Tomas Hirsch durante una conferenza - e che il primo gesto deve essere quello di contribuire a soddisfare la richiesta della Bolivia”. Ma il leader umanista ha voluto aggiungere: “Nessun paese può guardare al proprio futuro se ha problemi con i suoi vicini. Soprattutto noi cileni  - ha aggiunto – non possiamo continuare a montare storie per una guerra avvenuta più di 120 anni fa. Quella guerra non aveva nulla a che vedere con gli interessi dei boliviani e dei cileni. Fu solo una guerra di interessi coloniali dei britannici, che vollero in quel modo impossessarsi dei giacimenti di salnitro e rame. L’unica cosa che le due popolazioni furono in grado di apportare alla guerra fu il numero dei morti”.
Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 10:53

lettera aperta: Amir di Arezzo

Amir finalmente libero!

Ciao,
Sono Amir del Centro delle Culture di Arezzo. Se ricevi questa mail
significa che mi hai aiutato nei mesi passati firmando la petizione
(http://www.c234.net/petizioni/amir) per la mia liberazione (o forse hai
fatto anche molto di più!) e per questo ti sono molto grato.

Sono tornato a vivere ad Arezzo e ho ripreso a lavorare in una ditta
orafa, finalmente con un contratto regolare. In questo momento, con il
Centro delle Culture, sto portando avanti una campagna per chiedere la
creazione di aree destinate alla sepoltura musulmana nei cimiteri e
stiamo continuando una campagna informativa per chiedere la chiusura dei
CPT. Dopo la mia liberazione, ho partecipato ad alcune trasmissioni
televisive a cui sono stato invitato e sono usciti oltre 20 articoli su vari
giornali che hanno parlato della mia vicenda e dei CPT. Dobbiamo
continuare a lottare per il nostro primo diritto in quanto esseri umani: la
libertà.

Grazie di cuore e ti auguro  delle buone feste di natale

Amir K.

Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 10:44

Guerra di religione nel Magentino

di Luciano Muhlbauer (consigliere regionale Prc)
In Lombardia vivono ormai oltre 800mila cittadini immigrati, cioè un quarto del totale nazionale. Eppure, proprio nella nostra regione non c’è traccia di una politica di accoglienza e inclusione, mentre non mancano mai parole e atti istituzionali che tendono a additare l’immigrato, sempre e comunque,  come un problema, se non come un nemico. In questi giorni stanno a ricordarcelo vicende come il linciaggio mediatico di Azouz, quella specie di guerra del presepe oppure lo sgombero della baraccopoli rom di via Ripamonti a Milano, che ha gettato decine di famiglie in mezzo alla strada.
Ma questi episodi sono semplicemente la punta dell’iceberg e mille altre storie, spesso sconosciute ai più, si consumano nella quotidianità delle nostre città e quartieri. E allora vogliamo raccontarne una, perché paradigmatica di una miseria della politica che non promette nulla di buono.
La nostra storia si svolge a Magenta, comune di 22mila abitanti nell’ovest milanese, e inizia con la decisone di un gruppo di operai immigrati, di diverse nazionalità, di affittare regolarmente un capannone per svolgervi attività culturale e per pregare. Nulla di strano si direbbe, ma poiché quegli operai sono musulmani, la Lega Nord non perde l’occasione e scatena una sorta di crociata dal titolo “No alla moschea”, condita con la solita fraseologia islamofobica e razzista. Sul muro di cinta del capannone appare persino la scritta “Bossi vi ucciderà”.
La Lega non rappresenta granché a Magenta, ma visto che tra qualche mese si vota per le amministrative, il Sindaco (di centrodestra) ha pensato bene di fregarsene di sciocchezzuole come la libertà di culto, tutelata peraltro dalla Costituzione, e si è messo a cavalcare la tigre. Da allora è stato un susseguirsi di visite dei vigili urbani, i quali, regolamenti edilizi alla mano, hanno fatto piovere multa su multa. E non importa che nei dintorni ci siano anche altre associazioni che da tempo e in santa pace occupano spazi simili. Loro sono mica islamici!
Ma per fortuna non tutto tace. Nel magentino c’è anche il Comitato intercomunale per la Pace, che da sempre è sensibile alla questione della convivenza e dell’inclusione, il quale ha dato vita a un comitato di solidarietà con gli operai immigrati. Stanno organizzando anche un’assemblea pubblica per il 18 dicembre, Giornata internazionale del Migrante, sebbene il nostro Sindaco crociato tenti di impedirglielo con ogni mezzo.
A questo punto la nostra proposta è molto semplice: se potete, il 18 andate a Magenta oppure, molto più comodamente, visitate il sito www.comitatopace. it e firmate l’appello. Scegliete voi, ma non lasciamo soli quegli operai e quanti resistono all’idiozia e all’irresponsabilità di amministratori che per un pugno di voti sono disponibili a qualsiasi bassezza.

Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 10:41

Italia è una nazione fondata sul debito pubblico

17 Dicembre 2006

Lo sconto postumo

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L’Italia è una nazione fondata sul debito pubblico. Ha fondamenta debitorie solide. Un alibi di ferro per le Finanziarie. Un alibi per nuove tasse, per l’aumento di quelle esistenti. La Finanziaria preserva il debito pubblico. Con un imponente debito pubblico le riforme non si possono fare. E tutto rimane com’è per la felicità dei nostri dipendenti. Nessun governo è intervenuto sulla spesa pubblica. Neppure il Ciclista e lo Sciupà.
Se i costi corrono, le tasse aumentano e il debito tiene. Il debito è ormai una condizione dello spirito. E’ nell’aria. Indebitarsi è uno stile di vita. Chi vanta crediti è un fallito. Bisogna vantare debiti per essere qualcuno. Più il debito personale è grande, maggiori sono le opportunità. Si può diventare persino presidente del Consiglio o della Telecom.
Le parole... Accesso al credito rassicura, accesso al debito preoccupa. Diventiamo accreditati, non indebitati. Banche, finanziarie e grandi distributori sono in prima fila per la creazione della povertà attraverso il credito. Se avessi detto a mio padre che mi indebitavo con TAEG 20% per andare alle Antille mi avrebbe preso a calci nel c..o. E poi avrebbe denunciato la banca.
Le banche pensano sempre ai nostri sogni. Li vogliono vedere realizzati insieme agli interessi bancari. A Natale è disponibile lo sconto se paghi dopo. Un mistero. Se si paga dopo sei mesi scatta lo sconto senza alcun interesse. Se paghi subito no. Un bel Tv Color LCD costa circa 1200 euro. Se paghi dopo sei mesi in contanti ti costa il 20% in meno. Un affare. Ma se tra sei mesi ti dimentichi, non arriva il bollettino o non hai i soldi cosa succede? Con TAN 17,48%, TAEG 18,45% (ma possono essere superiori) per 1000 euro fanno 24 rate mensili da 53,40. Il risultato è di 1281,60. I grandi distributori guadagnano sul debito dei clienti. Assistiti dalle finanziarie.
RESET. Un ritorno alla cultura del risparmio. La pubblicità del debito va proibita. Come è avvenuto per il fumo. E’ un atto di oscenità sociale. Una istigazione a delinquere contro noi stessi. Per Natale fatevi un regalo. Comprate meno e solo quello che vi potete permettere.
http://www.beppegrillo.it

Sabato, 16 Dicembre, 2006 - 21:14

petizione contro finanziamenti agli inceneritori

Clicca sul link seguente per visualizzare il post:
http://www.beppegri llo.it/2006/ 12/le_nuove_ pesti.html

Premessa sugli inceneritori:
- causano tumori
- danneggiano l’agricoltura e gli allevamenti
- fanno crollare il valore delle case dove sono costruiti
- non sono necessari.

La truffa dei Cip6-Certificati Verdi dei finanziamenti a inceneritori, centrali a carbone e scarti petroliferi 'assimilati' alle energie alternative continua. Soldi prelevati in presa diretta dalla nostra bolletta dell’Enel.I dipendenti al Governo lavorano a tempo pieno per petrolieri, costruttori di inceneritori e di centrali a carbone. E dopo la parola 'assimilati' hanno creato un’altra magia, una nuova parola magica: 'autorizzati'.
Impianti ‘autorizzati’ fino al 31 dicembre 2006. Invece di 'costruiti' fino al 31 dicembre 2006, com’era prima.
La parola ‘autorizzati’ è stata inserita all’ultimo secondo dai lobbisti del Governo nella Finanziaria. Gli accordi di maggioranza erano altri, come ricordato dai dipendenti Loredana De Petris e Tommaso Sodano. Gli accordi prevedevano i finanziamenti solo per gli impianti esistenti. Ed era già troppo per questi capitalisti con la bolletta dell’Enel.
Il dipendente presidente del Senato Franco Marini si è impegnato a ripristinare il testo originale entro fine anno. Per ricordarglielo mandiamogli una mail
Purtroppo, comunque vada, nei prossimi anni le varie Asm Brescia, Hera, Sarlux, Edison, Enel, Api… continueranno a fare bilancio e capitalismo in Borsa con i nostri soldi grazie agli impianti “autorizzati” e/o 'realizzati'. Uno schifo a norma di legge.

Da cineteca le dichiarazioni del dipendente ministro Ds Bersani:
" Gradirei essere consultato quando si fa una norma. Sono questioni molto complesse e ci sono dei meccanismi di incentivazione molto radicati sui quali le imprese hanno fondato parte dei loro bilanci. Ad eliminarli senza criterio si rischia di andare in tribunale e perdere le cause”.
Caro dipendente Bersani, in un Paese civile in Tribunale per risarcire i cittadini (costo medio dei contributi erogati alla voce A3 della bolletta Enel: 60 euro annui) ci dovrebbero andare i politici come lei che hanno permesso i finanziamenti e le aziende, o ex municipalizzate, che ricevono i fondi e amano la politica diessina-diossina.

Ps: Firmate la 'RESET - Petizione contro i finanziamenti agli inceneritori e centrali a fonti assimilate'. Siamo a 10.000 firme in dieci giorni.

Giovedì, 14 Dicembre, 2006 - 16:48

Emissione certificazioni ISEE

Al Presidente del Consiglio di Zona 4
Paolo Zanichelli
Al Presidente della Commissione Politiche Sociali
Massimo Casiraghi

 
 
 
Oggetto: interrogazione sulla verifica delle modalità di predisporre il Settore di Zona 4, nell’ambito delle proprie attività svolte a livello amministrativo, del servizio di emissione delle certificazioni ISEE, e di attestare le cause dell’assenza , oggi ancora persistenti, nello stesso Settore di Zona di tale servizio.
 
Vista
 
la natura amministrativa delle certificazioni ISEE consiste in una modalità di autocertificazione per verificare il diritto d’accesso del richiedente alle prestazioni assistenziali.
 
Considerato
 
che la procedura per l’emissione ai richiedenti da parte dell’amministrazione dei servizi, consistenti in agevolazioni e sgravi di vario tipo ed entità, prevede l’esibizione e il possesso da parte dell’utente richiedente della certificazione ISEE, al fine di assicurarsi che coloro che chiedono versino effettivamente in una situazione di bisogno.
 
Considerato
 
che diversi Consigli di Zona di Milano, tra cui il Settore di Zona 8 e il Settore di Zona 5, e i relativi Settori di Zona, emettono tale certificazione direttamente, avendo già attivato un collegamento con l’INPS
 
Considerato
 
che molti degli utenti richiedenti tale certificazione presso il Settore di Zona 4 vengono rinviati all’organo fino a oggi competente in materia a livello amministrativo, l’INPS, rendendo più onerosa e aggravando, così, la procedura di richiesta e i tempi per l’ottenimento delle documentazioni in questione
 
Si richiede
 
alla Presidenza del Consiglio di Zona 4 e alla Presidenza della Commissione politiche sociali competente in materia di verificare le cause dell’assenza di tale servizio, garanzia di una funzione rappresentativa istituzionale del Consiglio di Zona, organo che dovrebbe essere preposto al diretto contatto con la cittadinanza e alla soluzione di alcune questioni di natura amministrativa di primaria importanza fondamentale a livello sociale, e, conseguentemente, attivarsi a predisporre, predisponendo un punto all’ordine del giorno della prossima riunione di commissione, misure che possano garantire l’avvio di una procedura che assegni al Settore di Zona 4 la potestà di attivare e rendere eseguibile l’emissione diretta di certificazioni ISEE.
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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