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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 11:09

Appoggio di Tomas Hirsch leader Umanista in Cile

Se il cerchio sembra stingersi attorno ai soprusi statunitensi a Quito e dintorni, è da un anno a questa parte che in Bolivia si respira un'aria diversa. L'avvento di Morales ha cambiato volto al paese, e la figura del presidente, coi suoi maglioni colorati e il suo sorriso da indio, è diventata l'icona della nuova America Latina. Senza perdersi in chiacchiere ha nazionalizzato le risorse di gas, rimpatriando le compagnie straniere e restituendo alla gente le proprie risorse, si è battuto per il riconoscimento delle lotte per l'acqua, sfruttata dalle società internazionali e pagata col sangue di centinaia di indios. E non è tutto. Morales, ex cocaleros, ha sposato in pieno la causa dei produttori di coca, spiegando al mondo, all'assemblea dell'Onu (mostrando a tutti una foglia di coca tra i grandi applausi degli altri delegati sudamericani), le proprietà mediche di una sostanza naturale che per la gente di Cochabamba è cibo, risorsa e vita. Il leader boliviano si è anche impegnato per attuare una sana strategia contro il narco-traffico, che parta da azioni volontarie nel rispetto delle tradizioni e della cultura locali e che, secondo le Nazioni Unite, sta dando già ottimi risultati. Ad ottobre Morales ha inviato 500 membri dell'esercito nel Parco Nazionale Carrasco (Chaparè), nel cui territorio si prevedeva di sradicare 450 ettari di coca illegale. Per evitare il saccheggio dei narco-trafficanti, sono state mobilitate le polizie speciali di La Paz e Cochabamba, e proposte nuove leggi (una quota massima di coltivazioni alle famiglie e una squadra di brigate speciali per sradicare le colture illegali) per tutelare i cocaleros senza ridurre il Chaparè ad un moderno mercato clandestino.
Morales ha letteralmente blindato l'oro nero boliviano, con contratti per il petrolio (e per il gas, di cui il paese è fra i primi produttori al mondo), sottoscritti il 28 e 29 ottobre scorso, validi per 30 anni, attraverso la statale YPBF (Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos), che controlla i giacimenti nazionalizzati e le concessioni alle compagnie straniere. Il Ministro degli idrocarburi Andrés Soliz Rada ha proposto che il parlamento prepari un articolo con cui si proibisca alle aziende di conteggiare le riserve nei mercati azionari, poiché di "proprietà diretta, inalienabile ed imprescindibile dello Stato". Si calcola che il valore della totalità delle riserve attuali e future degli idrocarburi del paese, ammonti a più di 200 miliardi di dollari. Una cifra destinata ad aumentare dopo che è stata dichiarata priorità nazionale la costruzione del Gasdotto Boliviano Occidentale (GABO), che, legalizzando i grandi campi nell'ovest boliviano, potrebbe incrementare sensibilmente l'intera industrializzazione nazionale. L'opposizione rumoreggia, minaccia azioni per tutelare gli imprenditori, in alcuni casi fa mancare il quorum per la validità delle votazioni. Ma Morales è saldo. Piace ai leader sudamericani e alle sinistre occidentali, Chavez lo considera un figlioccio e l'Europa plaude alla sua risolutezza, trovandolo più diplomatico e meno spigoloso del presidente venezuelano.
Nelle ultime ore si sono anche rilanciate le trattative col Cile per la vecchia questione dello sbocco sul mare. Le aperture di Tomas Hirsch, leader degli umanisti cileni, avvicina considerevolmente la Bolivia al Pacifico, rilanciando il feeling tra La Paz e Santiago e avviando una stagione di vicinanza e collaborazione.
Nel frattempo la gente sente più fiducia, maggiore protezione, un vento nuovo. Nei villaggi andini dove l'acqua abbonda troppe volte si è costretti a ricorrere alle autobotti, paradosso inaccettabile del saccheggio straniero. I volti avvizziti e sorridenti delle donne raccontano la dignità con cui si va avanti, la rabbia per l'uccisione dei propri cari, la disperazione che accompagna ogni giorno. Ma anche la sete di giustizia, il desiderio di consegnare ai tanti bambini un paese diverso e fiero, ancorato alle proprie radici, e saziato dalle proprie risorse. Difendendo la propria indole, custodendo le vecchie tradizioni, e confidando nella rappresentanza di un indio al governo, un cocalero, uno di loro.

L'Hirsch pensiero. Davanti a 2500 delegati arrivati da ogni angolo del pianeta, l’umanista cileno Hirsch ha ottenuto una serie di successi clamorosi grazie alle sue affermazioni sulla necessità dei boliviani di avere un’uscita verso il mare.

Non ha usato mezzi termini e ha espresso la sua solidarietà alla popolazione boliviana e al suo presidente Evo Morales, ribadendo la sua posizione: la Bolivia deve avere uno sbocco tutto suo verso il mare. “Siamo convinti che il Cile debba integrarsi nell’area latinoamericana - ha detto Tomas Hirsch durante una conferenza - e che il primo gesto deve essere quello di contribuire a soddisfare la richiesta della Bolivia”. Ma il leader umanista ha voluto aggiungere: “Nessun paese può guardare al proprio futuro se ha problemi con i suoi vicini. Soprattutto noi cileni  - ha aggiunto – non possiamo continuare a montare storie per una guerra avvenuta più di 120 anni fa. Quella guerra non aveva nulla a che vedere con gli interessi dei boliviani e dei cileni. Fu solo una guerra di interessi coloniali dei britannici, che vollero in quel modo impossessarsi dei giacimenti di salnitro e rame. L’unica cosa che le due popolazioni furono in grado di apportare alla guerra fu il numero dei morti”.