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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Martedì, 27 Febbraio, 2007 - 20:49

Roma 17 marzo 2007 Pzza del popolo


PIAZZA DEL POPOLO, ROMA, 17 MARZO 2007  

APPELLO  PER COSTRUIRE INSIEME IL SIMBOLO DELLA PACE E DEL DISARMO
Ci troviamo davanti ad una scelta: pace crescente o distruzione crescente. L'alternativa tra la costruzione della pace come diritto fondamentale di popoli e individui e una folle spirale di distruzione e violenza. Pochi dati bastano a illustrare la drammaticità  della situazione: 
Oggi sono in corso nel mondo più di 30 conflitti. Ogni anno muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una al minuto. Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000 bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400.  
Secondo alcuni osservatori Israele ne possiede almeno 200. Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte. La Nato si muove al di fuori degli accordi del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti
hanno dislocato 480 bombe nelle varie basi Nato in Europa: 150 in Germania, 20 in Belgio, 20 in Olanda, 110 in Gran Bretagna, 90 in Italia e 90 in Turchia.
I mezzi d'informazione diffondono un'immagine distorta e parziale di questa realtà , attribuendo la minaccia nucleare solo ad alcuni paesi e tacendo sulle sue dimensioni complessive, cosa che l'opinione pubblica non ha una vera percezione dell'enorme rischio che stiamo correndo.
E' necessario reagire alla disinformazione e allo scoraggiamento dando impulso al movimento pacifista e nonviolento che si è sviluppato in questi anni nel mondo, unendo persone di differenti razze e religioni, culture e generazioni nel rifiuto della guerra e di ogni altra forma di violenza. Dobbiamo costruire un'alternativa non prevista nel copione dei potenti: un'alternativa basata sul rafforzamento dei vincoli tra i popoli, l'appoggio reciproco, la solidarietà, la sensibilizzazione
dell'opinione pubblica, la mobilitazione e la pressione su coloro che pretendono di decidere il destino di tutti. Abbiamo deciso di raccogliere l'appello lanciato dai pacifisti statunitensi per dare vita in tutto il mondo a mobilitazioni nonviolente nel quarto anniversario dell'invasione dell'Iraq.
Vogliamo ripetere l'esperienza già realizzata con successo a Budapest, Praga, Santiago del Cile, Helsinki, Parigi, Londra, Amsterdam, Atene, Milano, Firenze, Roma e Torino costruendo il simbolo della pace e del disarmo per riaffermare le tre maggiori urgenze del momento:
- Ritirare le truppe d'invasione
- Restituire i territori occupati
- Smantellare gli arsenali
Chiediamo a quanti lavorano per la pace, la nonviolenza, i diritti umani e il superamento di ogni forma di discriminazione, al mondo della politica, del volontariato, della cultura, dell'informazione e della spiritualità  di sottoscrivere e diffondere questo appello e soprattutto di partecipare alla creazione a Roma del simbolo della pace e del disarmo.

Prime adesioni: Unaltromondo onlus - Sviluppo Umano - Umanisti nel mondo - Cammini aperti - Alfonso Navarra (Lega per il Disarmo Unilaterale). Periodico Il dialogo - Comitato per la Pace Abbas al Shalhoub - La mia spesa per la pace - L'albero della vita - Human
Development - Energia per i diritti umani - Movimento Studentesco I Corvi - Umanisti per l'ambiente.

Martedì, 27 Febbraio, 2007 - 20:35

Io non servo......


Io non servo  

Il signor Massimo D'Alema ha detto: "certa sinistra non serve al
paese".
Quella sinistra che "non si assume la responsabilità di risolvere i
problemi pur di tenere buona la coscienza".

Bene signor D'Alema, io faccio parte di quella sinistra, io non servo.

Ho deciso di trattare gli altri come vorrei essere trattato.

Se servire a questo paese significa accettare l'impiego della violenza
per esportare la democrazia,

no, io non servo.

Affermo l'eguaglianza di tutti gli esseri umani.

Se servire a questo paese significa accettare che i più deboli non
abbiano le stesse opportunità dei più forti,

no, io non servo.

Aspiro a pensare, sentire e agire nella stessa direzione.

Se servire a questo paese significa recitare meccanicamente sul
palcoscenico di questa democrazia formale e non invece vivere lo
spirito
democratico come un continuo richiedere a me stesso un cambiamento nel
cuore,

no, io non servo.

Credo nell'autodeterminazione dei popoli e che è migliore quel governo
che meno governa.

Se servire a questo paese significa collaborare alla repressione di
ogni
voce di dissenso e di ribellione all'apparente destino,

no, io non servo.

Aspiro al coraggio della non-violenza.

Se servire a questo paese significa mascherare la codardia e la
vigliaccheria armando fino ai denti migliaia di giovani,

no, io non servo.

Credo che la disobbedienza civile sia un diritto di ogni cittadino.

Se servire a questo paese significa contribuire ad incarcerare le
coscienze, fino al punto di costringerle ad esplodere nella violenza
terrorista,

no, io non servo.

Credo che i pensieri producono e attraggono azioni.

Se servire a questo paese significa attrarre e produrre contraddizione
e
sofferenza, pensando che per essere responsabili bisogna dimenticare la
propria coscienza,

no, io non servo.

Aspiro alla Nazione Umana Universale.

Se servire a questo paese significa difendere apparati governativi che
nascondono i cuori di un popolo ai cuori di un altro,

no, io non servo.

Può anche darsi che io non serva a questo paese, signor D'Alema, ma se
lei continua così è molto probabile che un giorno scoprirà di non
essere
servito nemmeno a se stesso.

Roma, 26 febbraio 2007

Carlo Olivieri

Umanista

Martedì, 27 Febbraio, 2007 - 11:33

UNA SOTTOSCRIZIONE PER I MILITARI VITTIME URANIO

OSSERVATORIO MILITARE FF.AA., FF.PP. e CIVILI Via Ripa Mammea 8 - 00136 ROMA - tel. 064061731 - fax. 0640802267 - www.osservatoriomilitare.it
Sede di Firenze tel/fax: 0554491325 cell. 3394940361


COMUNICATO STAMPA

UNA SOTTOSCRIZIONE PER I MILITARI VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO!


E’ stata la Senatrice Franca RAME che, con 10.000 euro, ha aperto la sottoscrizione per cercare di intervenire in tempi brevi in aiuto delle famiglie devastate dalla perdita di un congiunto o dalla malattia contratta al rientro di una missione. Dopo 45 morti e 513 malati ma soprattutto, dopo i silenzi e gli imbarazzi dei Ministri della Difesa che si sono succeduti negli ultimi anni e degli Stati Maggiori, una Senatrice consapevole della responsabilità dello Stato che rappresenta, di propria iniziativa prova ad arrivare dove le paure e le ipocrisie non possono. Tutti i fondi che arriveranno dalla sottoscrizione aperta sui siti www.francarame.it e www.osservatoriomilitare.it (conto corrente postale intestato a FRANCA RAME E CARLOTTA NAO N. 78931730 ABI 7601 CAB 3200 CIN U - IBAN IT 64 U 07601 03200 000078931730 specificando la causale: "Per le vittime dell'uranio impoverito") saranno destinati a famiglie di militari deceduti e/o malati che non solo vivono il dramma della perdita del congiunto o delle penose sofferenze, ma che hanno dato fondo a tutte le risorse famigliari per assistere, curare e dare conforto ai propri congiunti. Ci sono famiglie che hanno venduto le case, hanno chiuso le attività, ci sono famiglie in cui i familiari sono impazziti e vivono una vita disperata tra ospedali, banche e strozzini.
Franca Rame ha sentito, visto e capito; Franca Rame si è sentita in dovere d’intervenire e chiamare a raccolta tutti i suoi colleghi che, a prescindere dal colore politico, sentono più che mai il bisogno di rappresentare uno Stato che non vuole più misteri, che non dimentica i suoi figli. Non spetta ad un ragazzo di 20 anni decidere se andare o no in un posto o un altro del pianeta, non spetta a lui decidere se la missione è di pace o di guerra, lui ha solo il dovere di servire lo Stato che lo comanda, lui ha solo il diritto di non sentirsi abbandonato dallo Stato. Non si cercano colpevoli, non spetta a noi farlo, il 13 marzo prossimo, al Tribunale di Roma, l’Avv. Dell’Osservatorio Avv. Angelo fiore Tartaglia, aprirà la serie di processi per il risarcimento dei danni morali, biologici, esistenziali e patrimoniali.
Siamo certi che non finirà come Ustica, siamo certi che gli anni bui della prima Repubblica non potranno resuscitare ed affossare la voglia di rinascere di uno Stato che, con l’esempio di una Sua Senatrice, prova a voltar pagine e farsi amare un po’ di più.
Roma 23 febbraio ’07

                                                                                                 Il Responsabile del Comparto Difesa
                                                                                                              Dct. Domenico Leggiero

Martedì, 27 Febbraio, 2007 - 11:31

Via Frappolli cattive notizie

di Giannino della Frattina - lunedì 26 febbraio 2007, 07:00
Settimana decisiva per i parcheggi sotterranei da costruire in città. Già da oggi Letizia Moratti ha in agenda appuntamenti per definire il piano dopo la revisione a cui è stato sottoposto su decisione del sindaco e della giunta. E, finalmente, ci sarà qualche certezza in più dopo che saranno diventati definitivi e ufficiali i risultati del riesame a cui sono stati sottoposti i progetti.
«Non abbiamo mai nascosto la nostra volontà di togliere le auto dalle strade e di andare avanti col piano parcheggi», assicura l’assessore a Trasporti e ambiente Edoardo Croci. Una premessa che anticipa l’elenco dei «bocciati» compilato dalla Commissione del riesame. Alla fine quelli senza possibilità di appello saranno sette: via Palestro-Marina, piazzale Lavater, piazza Paolo Ferrari, via Venosa, piazza Gobetti, piazzale Libia e via Canaletto. Di questi i primi quattro erano in fase molto avanzata con l’apertura dei cantieri ormai in vista. Mancava ormai praticamente solo la firma. Per piazza Gobetti, invece, è stata richiesta una modifica del progetto, mentre per piazzale Libia e via Canaletto si era semplicemente alla fase istruttoria.
Per tutti, la motivazione è stata l’esser venuto meno «l’interesse pubblico a realizzarli» e la revoca è arrivata prima che fosse stata stipulata la convenzione. Riassumendo i numeri, 126 erano stati i «rimandati» alla commissione. Di questi 7 sono stati repinti, mentre per 19 c’è stata la promozione. Via libera, assicura Croci, anche per i tanto contestati silos della Darsena e Sant’Ambrogio. «Per entrambi - sottolinea l’assessore - è già stata siglata la convenzione e non sono mai stati rimessi in discussione. Ci sono contratti già regolarizzati che il Comune intende rispettare». E le tante polemiche dei residenti? «Per sant’Ambrogio c’è una relazione tecnica di uno strutturista che assicura come per la basilica non ci sarà nessun danno. E poi il comitato dei saggi, di cui fanno parte illustri architetti, vigilerà perché in superficie tutto venga riqualificato nel rispetto dell’area». Discorso analogo per la Darsena con la Ztl (zona a traffico limitato) che diventerà definitivamente operativa solo a lavori ultimati. Lunga, quindi,la lista dei semafori verdi. Tra i parcheggi residenziali quelli di Bernini, Chopin-Bottoni Nord, Cipro, Damiano Chiesa, Fornari, Frapolli, Giambellino, Lodovico il Moro, Monte Velino, Rancati, Rio de Janeiro, Rizzoli, Scalabrini, Taranto-Bari, Val Maira, Vercellina-Toti. Per quelli a rotazione in project financing, Montello, Oberdan-Malpighi, Polipark (piazza Grandi), Saffi (est e ovest). «In futuro? Bisognerà assolutamente mutare - sottolinea Croci - i criteri di assegnazione».

Lunedì, 26 Febbraio, 2007 - 15:06

Degrado in zona 4: perchè?

rispondo a un cittadino di zona sulle questioni inerenti al degrado sociale e civile di alcune, tante, aree della circoscrizione.

Caro Alberto,
il forum, partiamo da questo, per capirci e intenderci. Io diverse volte ho rilevato le doglianze maggiori che riguardano la città di Milano, la zona al cui Consiglio siedo come consigliere capogruppo della Lista Uniti con Dario Fo per Milano, e ho saputo, cercato quanto meno, di declinarle nella dovuta forma istituzionale come testi di interrogiazioni e di proposte di delibera, ossia mozioni, per dare delle risposte, alquanto relative, alle problematiche, numerose, che vengono giustamente ogni giorno sollevate dalla cittadinanza. Ho un forte senso del ruolo della democrazia partecipata e attiva, come fondamento della vità istituzionale di un Paese, come senso civico e generale di cosa pubblica, senso fortemente presente in altri Paesi, in Francia in primis, dove repubblica acquisisce il significato di apprtenenza a un contesto di tutte e di tutti, difendendo questo contesto come insieme di beni, patrimoni a cui ognuna e ognuno può accedere nel dovuto rispetto dell'altra e dell'altro, senza assecondare l'utilizzo del medesimo per soddisfare illegittimi propri interessi personali. La separazione tra pubblico e privato, in poche parole, è il fondamento, da Rousseau a Montesquieu, della convivenza civile e sociale, della giustizia, dell'eguaglianza e delle pari opportunità. Quando non sussiste questo principio, come spesso accade in Italia, e in particolare modo a Milano, non sussiste in toto la consapevolezza democratica di fare parte integrante di una città, di un comune, di una realtà dove il "dono", ossia quello che la città publicamente offre, è avvertito come proprietà di tutte e di tutti indisponibile, non vendibile, ma a disposizione delle esigenze e delle necessità della persona, che di questa comunità fa parte. Tutto questo è per cercarti di dire che credo anch'io che lo stato di degrado, che tu esprimi con giusta forza e determinazione in questo tuo post, sia insopportabile: quante risposte ho dato al singor Luigi Lettini, cittadino attivo e partecipe, per questo lo ringrazio delle sue segnalazioni, esposte in modo puntuale, dettagliato e responsabile, circa lo stato di degrado sociale, civile, culturale, urbanistico esistente nella zona Calvairate - Molise, in particolare modo Piazza Insubria, Piazzale Cuoco e le vie adiacenti, dove l'emarginazione diventa fonte di devianza continua, con fenomeni intollerabili, ma che hanno una radice che deriva dal contesto stesso, di abbandono, di totale incuranza da parte della pubblica amministrazione. Ed è qui il punto fondamentale: l'incuranza da parte dell'amministrazione pubblica. Da 15 anni Milano soffre l'assenza di un progetto di riqulificazione serio e direi fortemente efficace della città: l'era post industriale fordista ha scoperto zone intere, le cosidette "aree dismesse", prima sedi di industrie e fabbriche, oggi lande di ampio terreno, ma disponibili a qualsiasi tipo di progetto di intervento. I progetti di intervento esistono, ma non sono concepiti in un'ottica pubblica, di raggiungimento di un fine generale, di interesse della comunità: si danno a buon prezzo i terreni alle società edificatrici, le quali fanno il loro lavoro e operano per costruire mega comprensori commerciali ed edilizi che non hanno nessun tipo di vincolo e di legame con il territorio. Vediamo il caso eclatante di Porta Vittoria, l'ex stazione, dove gli appetiti da ansia di costruzione delle società interessate hanno approvato un progetto che è a dir poco devastante per il contesto in cui si inseriscono: ma si sà la zona è semicentrale, a 15 minuti (sic stantibus rebus!) da Piazza del Duomo, e alti potrebbero essere i guadagni derivanti dalla vendita di appartamenti interni al megacomprensorio, appartamenti di edilizia privata!, come alti potrebbero essere gli incassi del cinema multisala in esso presente, oppure dell'albergo o dei comprensori megacommerciali. Tutto, però è disconnesso con la tipologia sociologica e urbanistica della zona, aumentando la presenza di autovetture che si arrecheranno da ogni dove in questa cittadella dei balocchi, nell'autorimessa in essa presente, intasando il traffico urbano e rendendo vana la presenza della fermata della metropolitana del passante ferroviario. Questo è un esempio, che non c'entra con la questione specifica, ma è propedeutico a comprendere la filosofia di intervento riqualificatore che da 15 anni anima le giunte susseguitesi dal 1993 a oggi. Tutte di un cetro colore, ma a prescindere da questo dato politico, direi assolutamente fallimentari nell'ipotesi di riqualificazione delle zone degradate della città. Dirò di più Alberto: esistono aree di patrimonio demaniale, così censite nell'albo delle zone che sono di proprietà del demanio, appunto, che non hanno ancora avuto nessun tipo di programma di intervento da parte dell'amministrazione, forse perchè in contesti poco appetibili per gli amici costruttori. Parlo, per esempio, dell'area di Via Presolana 6, già sottopostami da due cittadini della zona, e che è stata oggetto di una mia interrogiazione nell'ultimo consiglio di zona, dove esiste un'area, forse necessitante di un'intervento di bonifica del sottosuolo, data la presenza, in precedenza, di esercizi che utilizzavano materiale contaminato, ma sufficiente a provvedere un progetto di riqulificazione complessivo, con le dovute previe indagini sullo stato del terreno. Esiste un'alta domanda di "case", abitazioni: è un'emergenza sociale, la prima forse, nella nostra città, dove i prezzi delel abitazioni sono in continua crescita espoinenziale, me lo comunicava un mio carissimo amico di un'agenzia immobiliare, e dove non esiste soluzione a una calmierazione dei costi esorbitanti rispetto alle disponibilità economiche e finanziarie della maggioranza delle famiglie e dei nuclei familiari. Ma sono alti anche i tassi di affitto, costrigendo l'accensione di mutui che durano per un'intera esistenza. Sappiamo tutti il dramma sociale presente in questa piaga tutta milanese; e le conseguenze che derivano, ossia l'abbandono, soprattutto da parte di giovani cittadine e cittadini, della città. Ebbene: la Giunta, l'assessorato competente, il settore centrale che cosa hanno previsto di fare per riportare quell'area scoperta a un'utilità sociale? Attendo risposte, in base alla mia interrogazione. Ho chiesto di indire una commissione territorio urbanistica ad hoc: penso che avrò delle risposte in questo ultimo merito della questione sollevata da me. Ma questa situazione riguarda altre realtà che sono nella stessa condizione. Riguarda il fatto che deve esserci una maggiore comunicazione direzionale e politica tra l'AMSA e il consiglio di zona, tra la polizia locale e il consiglio di zona: forse l'azzonamento degli uffici di vigilanza municipale aiuta, ma ancora non si sono avute delle conseguenze positive in tal termine. Ma riguarda anche il fatto che deve esserci un monitoraggio attento e una relazione puntuale sulle risorse che, come consiglio di zona, disponiamo nell'ambito della rete dei servizi sociali, alla persona, per inquadrare anche le lacune oprative e organizzative tali da dare input positivi e vitruosi atti a eliminare queste mancanze: da tempo non esiste più lo sportello rosa presso i CAM, prima attivo, utile servizio per le ragazze e per le donne, di goni tipologia di intervento richiesto, dall'assistenza psicologica a quella sociale, da quella familiare a quella legale. Ma non solo: non esiste più il servizio di assistenza sociale per le bambine e i bambini, atto a dare informazioni e servizi che sono utili nella fase di crescita della persona. Non esiste un'adeguata informazione reale sui servizi che il Consiglio, il Centro Civico, può disporre: non vi è la conoscenza da parte delle fruitrici e dei fruitori della presenza di centri di informazione e di aiuto sociale, come per esempio l'emissione delle certificazioni ISEE, oggetto di altra mia interrogazione, ossia delel certificazioni grazie alle quali le persone possono accedere, se esistono i presupposti di reddito, ad agevolazioni nella fruizione di determinati servizi e opportunità sociali. Ma la causa non è da inquadrarsi nella incuranza e trascuratezza della cittadinanza, ma dall'assenza di un progetto continuo e coordinato di intervento politico sul territorio, tale da rendere note le doglianze e indirizzarle verso soluzioni positive e adeguate. Tutto questo genera e alimenta insicurezza sociale, senso di inadeguatezza, forte dispersione, assenza di una presenza istituzionale adeguata e rispondente alle tue richieste, ai tuoi bisogni, ai tuoi diritti, disagio, abbandono. Ed è, questo, un insieme che rileva, poi, sentimenti cinici e risposte devianti, spesso conflittuali, spesso antagoniste, spesso di odio e di avversione, violenza, di contrasto con l'altro, di sfregio verso tutto ciò che è pubblico. E ritorniamo al concetto di cosa pubblica, quello tipico di una "republique" dei "citoyen", dove esiste una presenza delle istituzioni come luogo di riferimento di garanzia nell'elargiazione dei servizi, nella tutela dei beni pubblici, nella definizione di equilibrate regolamentazioni e norme per accedervi, per usufruirne, di una giusta e capillare informazione accurata e adeguata, di un sistema di rete e di coordinamento tra i centri che elargiscono i servizi stessi, senza nessun tipo di interessi privato e di lucro da parte di terzi (la separazione tra pubblico e privato). A Milano il degrado civico esistente è provocato dal degrado della cosa pubblica, del concetto di pubblico e della funzione promozionale e aggregante che l'istituzione, municipale in primis, deve sapere esprimere. A Milano manca tutto questo perchè manca un progetto della città e manca un controllo pubblico e una garanzia sociale nella gestione dei servizi elementari, affossando ogni canale di partecipazione della cittadinanza nel governo della medesima cosa pubblica. Caro Alberto, perdona la mia logorrea, ma è funzionale a inquadrare le cause del disagio diffuso, universale. Spero di non averti appesantito, ma di averti delucidato punti integrativi di un'esigenza che è già tutta espressa in un altro programma possibile per lo sviluppo umano e sociale della città.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Lunedì, 26 Febbraio, 2007 - 13:20

Portavoce Ceco Umanista

Intervista a Jan Tamas
Portavoce del coordinamento Ne zakladnam contro le basi militari USA in Repubblica Ceca e Presidente del Partito Umanista ceco.
D. Com’è nato questo coordinamento?
Nell’agosto 2006 ha cominciato ad emergere un po’ di informazione sul piano degli Stati Uniti di installare due nuove basi militari in Europa, una in Polonia e una nella Repubblica Ceca. Queste basi dovrebbero far parte del cosiddetto National Missile Defense System, successore del progetto iniziato negli anni Ottanta da Reagan e conosciuto come “Star wars”.
Abbiamo allora creato un ampio coordinamento di oltre 40 organizzazioni e organizzato diverse manifestazioni, parlato ai mass-media e tenuto conferenze stampa. Sembra che questa forte opposizione abbia portato gli americani a sospendere i loro tentativi per qualche mese, cercando allo stesso tempo di usare i mass media per convincere i cechi dei vantaggi di una base militare USA nel loro paese. Inoltre hanno cominciato a diffondere menzogne sul coordinamento ed i suoi membri attraverso i mass-media.
Cos’è successo poi?
Nei mesi seguenti gli Stati uniti hanno cambiato strategia: all’inizio parlavano di scegliere un solo luogo per costruire la base (Ungheria, Polonia o Repubblica Ceca). Poco dopo gli ungheresi gli hanno detto che non volevano la base, così le uniche possibilità sono rimaste la Polonia e la Repubblica Ceca. Quando si sono resi conto della nostra forte opposizione hanno cominciato a parlare di dividere la base in due parti: la base radar sarebbe stata in Repubblica Ceca e quella degli intercettori per distruggere i razzi in arrivo in Polonia. Adesso cercano di convincere la gente che i radar non sono pericolosi. Pochi giorni fa l’ambasciatore americano ha incontrato i sindaci delle cittadine presso le quali dovrebbe sorgere la base radar e loro hanno commentato che le sue rassicurazioni sul fatto che la base farà bene alla gente non li hanno convinti.
Qual è l’atteggiamento del governo ceco e dei vari partiti?
Il nuovo governo, di destra, si è insediato pochi giorni fa, dopo che siamo rimasti 7 mesi senza. C’è stato un “approccio ufficiale” da parte degli USA e sono cominciate le discussioni “ufficiali” sulla base. Sembra che il nuovo governo intenda permettere l’installazione della nuova base, ma prima di dire di sì deve lanciare una “campagna informativa” per spiegarne i benefici ai cittadini cechi. Allo stesso tempo non ha fornito una sola ragione per cui la base debba sorgere proprio qui. Governo e Stati Uniti continuano a ripetere le stesse assurdità: ci sono minacce da parte dell’Iran e della Corea del nord e la base può proteggere anche l’Europa.
I Verdi, che qui sono di destra, appoggiano il governo e i socialisti continuano a cambiare posizione e non si esprimono con chiarezza. Gli unici a opporsi sono i comunisti e noi del coordinamento contro le basi e ogni volta che appaio in TV, c’è più gente che ci appoggia.
Che prospettive vedi per la vostra lotta?
E’ una questione molto grave, che non tocca solo i cechi, ma tutti noi europei. Sabato 17 febbraio ho partecipato alla bellissima manifestazione a Vicenza e mentre raccontavo dal palco cosa stava accadendo da noi, vedevo anche le impressionanti somiglianze con la situazione italiana: lo stesso servilismo dei governi, non importa se di destra o di sinistra, la stessa arroganza degli Stati uniti e la stessa ribellione pacifica ma forte della gente.
Noi continueremo con la nostra protesta per arrivare a un referendum (che siamo sicuri di vincere, visto che secondo i sondaggi la stragrande maggioranza dei cechi è contraria alle basi), ma è necessaria anche una visione ampia, a livello europeo, che inquadri la nostra azione e che ci faccia sentire untiti e solidali con altri.
Io credo che dovremo cominciare un’attività comune in tutta Europa, con delle richieste molto chiare:
·         Ritiro da parte degli Stati Uniti delle 500 bombe nucleari custodite nelle basi Nato in Europa.
·         Nessuna nuova base militare USA in Europa.
·         Disarmo nucleare globale con la supervisione dell´ONU.
Nel sito www.nezakladnam. cz si possono vedere molti video di manifestazioni e interviste televisive.

Venerdì, 23 Febbraio, 2007 - 16:22

Sulla Dichiarazione di voto della Sen. Franca Rame

INTERVENTO DI FRANCA RAME IN AULA SULLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO D'ALEMA E DICHIARAZIONE DI VOTO

Onorevole Ministro, Presidente, Onorevoli colleghi,
Il Ministro D’Alema ci ha rassicurati sullo spirito e le intenzioni della missione italiana in Afghanistan.
E sono certamente disposta a credere che si stia cercando di fare qualcosa di buono ma non credo che questi tentativi stiano sortendo risultati sufficienti.
Innanzi tutto la missione di pace in Afghanistan ha cambiato la sua natura per chiara e palese dichiarazione del presidente degli Stati Uniti d’America, che ha chiesto ai partecipanti alla missione più truppe per affrontare la disastrosa situazione militare.
Il nostro Paese è in guerra. Nessuno lo può negare, a mio avviso non ci sono speranze di riportare la pace in Afghanistan seguendo i metodi utilizzati fin’ora.
In quel Paese sono state commesse ogni sorta di atrocità. Innumerevoli di massacri di civili, ammessi dal comando della missione “di pace” e giustificati come errori.
Per non parlare dell’uso di armi all’ uranio impoverito e migliaia di prostitute che si vendono agli stranieri per sfamare i figli... mangiare insomma.
vogliamo dare alla nostra missione un vero senso di pace?
Restare, senza muovere un dito di fronte ai crimini contro l’umanità che vengono compiuti in Afghanistan sarebbe soltanto essere complici.
INVERTIAMO LA ROTTA! Rovesciamo i termini economici della nostra partecipazione? Oggi spendiamo 300 milioni di euro per le ARMI E I SOLDATI e 30 milioni di euro PER GLI AIUTI UMANITARI. Rovesciamo il rapporto e instauriamo anche criteri certi di verifica sui risultati ottenuti con i soldi spesi. Credo che questo potrebbe essere un terreno favorevole sul quale spostare la discussione tra le varie anime del governo trovando la possibilità di una mediazione.
Altrimenti c’è il rischio che questa guerra passi alla storia come un grande crimine contro l’umanità.
Dichiarazione di voto
Ottima replica. La relazione del ministro mi trova d’accordo al 90%. Rimane il nodo dell'Afghanistan al quale la mia coscienza vorrebbe rispondere con un NO. Ma IN SENATO non ci sono i numeri CERTI, avendo cambiato posizione politica un senatore di centro sinistra, col mio NO rischiamo di andare sotto, rischiamo una crisi di governo, che potrebbe portare alla caduta di Prodi e al ritorno della destra.
Come posso prendermi questa responsabilità? Non ci sto e VOTO SI', certa che i miei elettori condivideranno questa mia scelta.
By Franca Rame at 2007-02-21 18:05 | blog di Franca Rame | aggiungi commento | letto 1532 volte

Cara Franca,come Segolene
Cara Franca,
come Segolene la nuova comunicazione passa tra il blog: è democrazia diretta, partecipata, forma di condivsione di un percorso, forma di rivitalizzazione dei logorati meccanismi di rappresentanza, quelli classici, canonici, basati sulla delega in bianco. La partecipazione è il sale della democrazia e della crescita civile e politica della comunità. Il confronto crea scelte condivise, forti, reali, frutto di un mutuato ascolto positivo con l'elettorato, che è il luogo politico primario a cui l'eletta e l'eletto deve saper indirizzare la propria attenzione, la propria comunicazione dei contenuti e delle intenzioni: costruendo percorsi comuni, coinvolgenti, collettivi, partecipati. Anch'io, in qualità di Capogruppo della Lista Uniti con Dario Fo per Milano nel Consiglio di Zona 4 di Milano, utilizzo il blog, http://www.partecipami.it/?q=blog/172, come forma primaria di comunicazione e di confronto, di dialogo in un contesto che possiamo dire "Convenzione permanente attiva di rete". Sto vivendo con forte rabbia ma anche con un senso di frustrazione le ore interminabili di un incubo che si è aperto l'altro giorno con una crisi inaspettata, malaugurata per questo Paese che riponeva nel Governo Prodi le prime speranze di un cambiamento possibile, dopo 5 anni di fallimentare direzione, di una legislatura all'insegna degli interessi privati e illeciti che si sono eretti a legittimi, dove i conflitti di interesse venivano eliminati nel loro essere conflitti, mantenendo e sostenendo gli interessi; UNA LEGISLATURA FATTA DI MENZOGNE, QUELLA RETTA DAL CENTRODESTRA, un legislatura che ha trovato nel sistema di guerra il proprio principale giardino d'azione, asservendo e svendendo l'Italia all'alleato che è fonte di distruzione permanente e senza fine, di imperialismo e prevaricazione nel soffocamento dei diritti di autodeterminazione e dei popoli, umani, civili, inalienabili. Si è aperto il 9 aprile un nuovo corso, una nuova stagione, una primavera del risveglio della politica, della partecipazione, della democrazia. Abbiamo, subito dopo, sconfitto con un referendum di popolo, ampiamente partecipato, il bieco tentativo di seppellire con il macete la nostra costituzione, nata dalla Resistenza e da quelle forze ideali e culturali aliene al presente centrodestra. Abbiamo prospettato nuove norme e stavamo per approvarle, sul mercato del lavoro, rivedendo, io ero per l'abrogazione, ma meglio un passo che nessuno, l'infame legge sulla precarietà esistenziale oltre che lavorativa, la legge 30 che rende la persona mezzo mero di produzione, da eliminare quando è opportuno, magari quando conviene all'azienda dislocare in altri luoghi, lasciando a casa le lavoratrici e i lavoratori senza garanzie, senza prospettive, senza un avvenire di affermazione e di emancipazione sociale. Stavamo parlando di ecosviluppo, incentivando, finalmente recependolo come punto prioritario dell'agenda di governo, le fonti di energia rinnovabile e sostenibile, concependo che l'attuale modello di sviluppo non è più concepibile, in quanto spreca risorse energetiche, crea emissioni inquinanti ncive e determina conflitti sociali e internazionali che scaturiscono nelle guerre di aggressione e di interessi petroliferi delle potenze. Avevamo delineato una politica estera tesa a definire un ruolo primario dell'Italia come Paese di risoluzione dei conflitti in senso e in una prospettiva umanitaria: si è vero, tu giustamente, Franca, lo poni e lo sottolinei nella tua dichiarazione, esiste una contraddizione che consiste nel riproporre un appoggio alla missione in Afghanistan, che oggi vede schierato un maggior numero di soldati, e che delinea ciò che da tempo prefiguravamo, ossia che quella missione non era missione di pace, di solidarietà umanitaria, di sviluppo sociale condiviso con la popolazione, ma, bensì, era ed è missione di guerra, di aggressione, di mutuata situazione di controllo economico. Il cambio della destinazione dei fondi, aumentando quelli per lo sviluppo socio umanitario, è assolutamente importante e imprescindibile per dare una risposta politica a una situazione di alimentata conflittualità interna. Ma votare NO o astenersi alla dichiarazione programmatica presentata dal Ministro degli esteri D'Alema sarebbe stato un suicidio, rendendosi complici di un ritorno al passato, che sembrava cessato, appartenere alle pagine oscure, ce ne sono molte, della Repubblica Italiana, a periodi di lesione della democrazia, di attacco alle conquiste sociali e civili che il Paese ha determinato in questi lunghi decenni di progressivo avanzamento democratico e civile. Sarebbe stato un colpo ulteriore per ridare e riconsegnare il Paese nelle mani della destra, di una destra rozza, insensata, irrazionale, irresponsabile, drammaticamente antieuropea, palesante le inclinazioni peggiori e viscerali dell'essere umano: una destra costituita da delle persone che soggettano la ragione di stato alla soddisfazione di propri biechi interessi individuali. Ma questo pericolo è ritornato nuovamente vivo e tragicamente presente agli occhi increduli e disillusi dei più che hanno votato per il cambiamento e per la difesa della democrazia, del lavoro, della convivenza sociale, della pace. Ritorna come un mostro tentacolare, tipica riproposizione di derive totalitarie e reazionarie intessute nei sistemi liberali, come scrive giustamente il grande giornalista Noam Chomsky, e, in questo momento, arginarlo diventerò doppiamente difficile, doppiamente angusto, doppiamente ostico: doppiamente dato che saranno venute meno le forti tensioni politiche e progettuali che avevano dato vita al lungo programma de L'Unione, ricco di radicali proposte di cambiamento e di svolta, di cambio di una rotta consunta e perniciosa per il Paese, l'Europa. Quale soluzione dare a questa inaspettata ma sofferta crisi, una delle più sofferte della storia repubblicana? E' difficile pronosticare scenari nuovi, di certo i 12 punti che potrebbero essere la nuova base di impegno programmatico di governo, di un governo Prodi bis, che noi auguriamo si ricostituisca e possa avere una maggioranza in ambo i rami del Parlamento, seppure sempre labile dato un sistema elettorale, il porcellum, preconfezionato dalla destra qualche mese prima della conclusione della propria infausta legislatura all'insegna del motto "Muoia Sansone con tutti i Filistei", ossia "perdiamo ma lasciamo uno stato di ingovernabilità assoluto ai nuovi arrivati", sono differenti dalle basi programmatiche della coalizione e diversi sono gli arretramenti di contenuto e di prospettiva fatti. Ma la tcnica del meno peggio deve permanere, soprattutto in Italia in cui i poteri forti, le pressioni vaticaniste e atlantiche mettono a repentaglio la prosecuzione della tenuta della democrazia e dell'autodeterminazione dell'Italia, che aveva scelto una politica estera di più largo respiro, di maggiore prospettiva politica, di ampliamento dei diritti civili e sociali, di una progressiva affermazione della cittadinanza, delle lavoratrici e dei lavoratori. Lo spettro che ha tenuto bloccato il Paese per anni nella cosidetta prima fase della Repubblica sembra ritornare con grande vigore e dirompenza: i voti dei tre senatori a vita lo esemplificano chiaramente, tutti e tre rispettive figure di referenza dei poteri ingerenti. Bloccare, ora, questo sbarramento al completamento di un programma che dava nuove prospettive all'Italia è più che mai necessario e solo una coalizione che riconfermi l'attuale maggioranza, magari ampliata con appoggi esterni e individuali non devastanti le basi del programma, rivingorendola nonostante la difficile situazione in Senato, rilanciandola con un impegno di trasformazione sociale e culturale del Paese, potrebbe evitare questa minaccia di riaffermazione del "berlusconismo" che va oltre al soggetto, individuabile come contaminazione del costume e delle coscienze, come scrive il giurista Franco Cordero, e che ripristinerebbe uno stato di demolizione della democrazia in modo subliminale e corrotto.

Alessandro Rizzo
Venerdì, 23 Febbraio, 2007 - 15:10

SOSTEGNO ALLE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO

SOTTOSCRIZIONE IN SOSTEGNO DELLE VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO

Qualche giorno fa è deceduto Amedeo d'Inverno, 45esima vittima dell'uranio impoverito. E' mancato nel silenzio delle istituzioni, e senza alcun sostegno da parte dello stato.
Come lui, altri 512 ragazzi italiani sono malati, alcuni gravissimi, a causa della cosiddetta sindrome dei Balcani, dovuta all'esposizione all'uranio impoverito, patologia non indennizzata dalla Difesa, e che costa grandi sacrifici economici alle famiglie dei malati.
In questa finanziaria era stato proposto un fondo per il sostegno alle famiglie dei defunti a causa dell'uranio impoverito, ma nella notte precedente il voto, dal decreto è scomparso il riferimento preciso all' uranio impoverito e i fondi dirottati, tra gli altri, alle famiglie delle vittime di Ustica perchè riconosciute come vittime del terrorismo.
Questo disinteresse dello Stato Italiano verso i soldati che hanno dato tutto per compiere il loro dovere è vergognoso. E non possiamo non ricordare che in questo particolare caso lo Stato Italiano è doppiamente colpevole. L'esistenza dei pericoli legati all'uso di uranio impoverito erano noti da anni quando iniziò la campagna militare contro la Serbia.
Gia migliaia di soldati statunitensi sono morti perché contaminati dall'uranio impoverito durante la prima guerra contro l'Iraq, decine di migliaia sono i reduci malati a causa della Sindrome del Golfo. Quanti di loro sono deceduti?
Insieme a Dario e Jacopo ci trovammo, tristi profeti di sventura, a inviare una lettera ai giornali (pubblicata solo dal Corriere della Sera) nella quale lanciavamo l'allarme chiedendo quali garanzie ci fossero sul non uso da parte degli Stati Uniti di proiettili all'uranio impoverito nella guerra dei Balcani che stava per iniziare. Ricordavamo i pericoli legati a questa sostanza e paventavamo enormi danni alle popolazioni e ai militari, oltre all'inquinamento dei territori per un tempo infinito (centinaia di migliaia di anni).
Nessuno ci ascoltò.
Anzi i comandi militari italiani non presero neppure le precauzioni contro questi proiettili criminali adottate da americani e inglesi sui campi di battaglia.
I nostri soldati, in maniche di camicia, restavano stupiti vedendo le truppe dei Paesi alleati arrivare munite di scafandri e tute protettive integrali.
Quindi è ancora più esecrabile il fatto che, contro ogni evidenza scientifica, i vertici medici dell'Esercito Italiano si rifiutino di accettare il fatto che l'esposizione all'uranio impoverito sia la causa del male che colpisce oggi 512 reduci di guerra.
E riempie di tristezza rendersi conto che, come al solito, molti si riempiono la bocca di amor patrio e retorica dell'eroismo e poi sono ciechi e sordi di fronte alla sofferenza dei nostri soldati una volta che non servono più.
Meglio sarebbe pensarci prima di partecipare a una guerra e avere più rispetto dopo per i combattenti,che oltre ad aver rischiato la vita per la patria questi uomini hanno dato la salute e si trovano rovinati economicamente perché non ricevono nessun aiuto.
Essendo membro della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, presieduta dalla senatrice Lidia Menapace, farò il possibile affinché il governo metta fine a questa tragedia.
In fiduciosa attesa che ciò avvenga, apro una sottoscrizione a favore delle famiglie che si trovano in difficoltà economiche, nella speranza di poter dar loro un aiuto concreto accompagnato dalla nostra “vicinanza” e amicizia.
Credo sia un atto di civiltà verso vittime ignare e inconsapevoli, e vi invito a sottoscrivere con qualsiasi cifra riteniate opportuna per
non abbandonare questi ragazzi. Non imbarazzatevi se potete inviare anche solo 1 euro, sarà accolto come fosse un milione… di euro!
Chi volesse partecipare al dibattito su questa proposta può utilizzare lo spazio disponibile sul mio blog: www.francarame.it
Per contributi usare il conto corrente postale
INTESTATO A FRANCA RAME E CARLOTTA NAO N. 78931730 ABI 7601 CAB 3200 CIN U
IBAN IT 64 U 07601 03200 000078931730
specificando la causale: "Per le vittime dell'uranio impoverito".
Venerdì, 23 Febbraio, 2007 - 15:08

IL LABORATORIO LOMBARDIA

IL LABORATORIO LOMBARDIA:
VERSO UNA SINISTRA UNITA
E PIU’ FORTE IN ITALIA E IN EUROPA

MILANO 23 FEBBRAIO 2007
ORE 20,45
CASA DELLA CULTURA
VIA BORGOGNA, 3 (MM1 San Babila)
Aldo Tortorella, Presidente Associazione Rinnovamento della Sinistra
INTRODUCE
"Una sinistra nuova per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo"
NE DISCUTONO
Mario Agostinelli, Presid. Unaltralombardia/Gianfranco Pagliarulo, Presid. Coordinamento Nazionale Sinistra RossoVerde/Pietro Folena, Uniti a Sinistra/Giampiero Magni, Segr. Prov. PdCI Milano/Antonello Patta, Segr. Prov. PRC Milano/Alessandro Pollio Salimbeni, Sinistra DS, Direzione nazionale DS/Giorgio Riolo, Presid. Punto Rosso, Milano/Massimo Gatti, Cons. Prov. DS - (ARS)/Maso Notarianni, Direttore Peace Report/Ermanno Eugeni, Presid. Sinistra RossoVerde Lombardia
PARTECIPANO
Michela Barzi, Felice Besosrti, Edgardo Bonalumi, Renato Bonati, Lella Brambilla, Ivana Brunato, Paolo Cagna Ninchi, Giuseppe Calzati, Giovanna Capelli, Marco Cipriano, Mario Colombo, Rocco Cordì, Chiara Cremonesi, Bianca Dacomo Annoni, Franco De Alessandri, Angelo Ferranti, Antonio Frascone, Marisa Fugazza, Mario Gaeta, Guido Galardi, Giorgio Lunghini, Maria Grazia Meriggi, Emilio Molinari, Flavio Mongelli, Carlo Montaleone, Franco Morabito, Paolo Pinardi, Adriano Pincherle, Antonio Pizzinato. Alessandro Rizzo, Augusto Rocchi, Silvio Sarfatti, Maria Sciancati, Sabina Siniscalchi, Massimo Tafgi, Luigi Vinci
PRESIEDE
Pino Vanacore, Unaltralombardia
Unaltralombardia
ARS, Associazione per la Rinascita della Sinistra
Sinistra RossoVerde

Venerdì, 23 Febbraio, 2007 - 15:00

CONTRO LO SFRATTO DELLA CULTURA

*Il SICeT e L'Associazione Cittadini dal Mondo*

*Organizzano:*

*LUNEDI' 26 FEBBRAIO ORE 20,30 *

*TEATRO GUANELLA VIA DUPRÈ, 19 / Milano*

* *

*concerto blues di *

*BETTY GILMORE **CON MAX DE BERNARDI***

* *

*CONTRO LO SFRATTO DELLA CULTURA *

*CONTRO LA CULTURA DELLO SFRATTO** *

* *

*partecipano**: **MARCO PITZEN Sicet - Milano***

*IGINIO ROSSI Docente analisi economica urbana del
Politecnico di Milano*

* *

*Interventi musicali e poesie**: CLARA CAUDANA & COMPANY, *

*JULIO MONTESINOS, *

*PAOLO BUFFONI DAMIANI *

*Sculture** di DAVIDE DE PAOLI *

* *

*aderiscono**: *

*Altri Mondi, Assoc. Alpi Andes, Coop. Proficua, Coop.
sociale Alice, Assoc. Cultural Cilena, Assoc.Antonio
Raimoindi, Ass. Todos los sangres, Lega per il Diritto dei
Popoli, Assoc. Todo Cambia *

* *

TRA POCHI GIORNI SARA' ESEGUITO A MILANO IN VIA CONFALONIERI
3 LO SFRATTO NEI CONFRONTI DI DUE ANZIANI ARTISTI CHE VIVONO
DA ANNI IN UNO STUDIO LABORATORIO DEL COMUNE CON IL QUALE
HANNO ACCUMULATO ORMAI UN CONSISTENTE DEBITO.

DAVIDE DE PAOLI DI ANNI 70 E' UNO STIMATO SCULTORE CHE HA
FONDATO IN QUARTIERE UNA SCUOLA LABORATORIO DI LAVORAZIONE
ARTISTICA DEL METALLO, BETTY GILMORE DI 66 ANNI E' POETESSA
E CANTANTE DI BLUES ED HA AL SUO ATTIVO OLTRE A MOLTISSIMI
CONCERTI DIVERSE PUBBLICAZIONI DI CD, POESIE, E ARTICOLI.
PURTROPPO IL LORO REDDITO NON E' SUFFICIENTE A PAGARE
L'AFFITTO DEL NEGOZIO LABORATORIO DOVE HANNO RICAVATO NEL
RETRO UNA STANZA PER DORMIRE.

DA TEMPO SONO IN GRADUATORIA PER AVERE UN ALLOGGIO POPOLARE
CHE IL COMUNE NON GLI HA MAI VOLUTO ASSEGNARE. IL 5 DI MARZO
VERRANNO SFRATTATI DALLO STESSO COMUNE DI MILANO.

UN IMPORTANTE LABORATORIO CULTURALE DEL QUARTIERE VERRA'
CHIUSO PER FAR POSTO PROBABILMENTE AD UN LOCALE COMMERCIALE
E BETTY E DAVIDE RIMARRANNO SENZA TETTO.

DA ANNI I DUE ARTISTI VIVONO ALL' "ISOLA" CHE E' UNO DEGLI
ULTIMI QUARTIERI POPOLARI RIMASTO ALL'INTERNO DELLA
CIRCONVALLAZIONE DI MILANO DOVE PERO' IL COMUNE NE HA
AUTORIZZATO LO STRAVOLGIMENTO DATO CHE VERRA' SOMMERSO DA UN
MILIONE DI METRI CUBI DI CEMENTO.

TUTTO CIO' ACCADE A MILANO DOVE SONO IN ESECUZIONE
UNDICIMILA SFRATTI LA MAGGIOR PARTE DEI QUALI DI INQUILINI
CHE NON RIESCONO PIU' A PAGARE L'AFFITTO CON CANONI CHE
HANNO RAGGIUNTO CIFRE IMPAGABILI PER LAVORATORI DIPENDENTI E
PRECARI.

16.000 FAMIGLIE HANNO PARTECIPATO AL BANDO PER
L'ASSEGNAZIONE DI CASE POPOLARI CHE NON CI SONO. PERO'
RIMANGONO OLTRE 2000 GLI ALLOGGI PUBBLICI SFITTI PER
MANCANZA DI MANUTENZIONE E MALA AMMINISTRAZIONE. INOLTRE IL
COMUNE E L'ALER, CONTINUANO A SGOMBERARE FAMIGLIE CHE HANNO
OCCUPATO PER NECESSITA' NON AVENDO NESSUN RIGUARDO PER DONNE
INCINTE, BAMBINI, MALATI, CASI
SEGUITI DAI SERVIZI SOCIALI .

*CHIEDIAMO** *CHE LO SFRATTO DI BETTY E DAVIDE VENGA
RINVIATO FINO ALL'ASSEGNAZIONE DI UN ALLOGGIO E
POSSIBILMENTE AL REPERIMENTO DI UNO SPAZIO IN QUARTIERE PER
POTER CONTINUARE LA LORO ATTIVITA'. IN GENERALE CHE CI SIA
UN PASSAGGIO DA CASA A CASA PER TUTTI GLI SFRATTATI.

UNA POLITICA DELLA CASA CHE SODDISFI LA RICHIESTA DI CASE
POPOLARI E CHE RIQUALIFICHI I QUARTIERI DI EDILIZIA PUBBLICA
CON L'ASSEGNAZIONE DEGLI ALLOGGI TENUTI COLPEVOLMENTE
SFITTI. INFINE UNA POLITICA URBANISTICA PIU' ATTENTA AGLI
INTERESSI DELLA CITTADINANZA E MENO A QUELLA DEGLI
IMMOBILIARISTI E DEGLI SPECULATORI.

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