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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Giovedì, 19 Aprile, 2007 - 09:02

Lettera aperta agli abitanti del q.re P.Sarpi


LETTERA APERTA AGLI ABITANTI DEL QUARTIERE PAOLO SARPI
 
 

C’e un’altra Paolo Sarpi, oltre a quella descritta in questi giorni dai giornali e dalle televisioni.
         C’è una Paolo Sarpi che non pensa che qui “il clima sia irrespirabile” e che “la tensione si tagli con il coltello”. Ci sono anche uomini, donne e bambini italiani che vivono accanto a uomini, donne e bambini cinesi con curiosità reciproca e con piacere.
            Anche noi crediamo che la legalità sia un valore da rispettare e salvaguardare, sempre e da parte di tutti, italiani e non italiani.
            Anche noi riconosciamo l’esistenza di problemi (peraltro di lunga data), come quello della viabilità, dei marciapiedi stretti, della necessità di riqualificazione urbanistica del quartiere.
            Tuttavia a noi questo quartiere piace, perché è vivace, sicuro, vario e ricco di stimoli. E riteniamo che i problemi si risolvano con il dialogo e la collaborazione, non seminando e fomentando discordie, né boicottando attività commerciali.
            Chi vive qui sa che non è vero che tra italiani e cinesi regnino soltanto tensione e incomprensione: ci sono anche relazioni di buon vicinato, di scambio culturale, in molti casi di stima e di amicizia. Qualche esempio: il gruppo di bimbi italiani che studia cinese nella scuola di via Giusti, i bambini cinesi che frequentano le scuole italiane e le attività all’oratorio; gli adulti cinesi che studiano italiano e gli adulti italiani che studiano cinese; gli italiani e cinesi che spesso si vedono insieme per la strada o al bar.
            Noi crediamo che sia questa la strada da seguire: non negando i problemi, ma incrementando i momenti di incontro e di conoscenza già spontaneamente in atto, lontano sia dall’ intolleranza, sia dalla violenza.
            Non fa onore a una metropoli europea far mostra di un atteggiamento di chiusura i intransigenza.
            Polo Sarpi non deve essere considerata un problema, ma un laboratorio in cui sperimentare strategie di collaborazione, convivenza e integrazione nel rispetto sia delle leggi, sia delle specifiche identità culturali, dando vita a progetti comuni che accompagnino il nostro quartiere e la nostra città verso il futuro.
 
            Alcuni abitanti della zona
            Referenti: Cristina Fabbri e Nicoletta Russello
 
 

Mercoledì, 18 Aprile, 2007 - 16:26

DIPENDENTI COMUNALI A SCUOLA DI DIRITTI GAY

ROMA: DIPENDENTI COMUNALI A SCUOLA DI DIRITTI GAY

(17/04/2007)  Presentato oggi a Roma il secondo corso di formazione per i dipendenti comunali su `Diversita` e Diritti`.

www.gay.tv

ROMA - Presentato oggi a Roma il secondo corso di  formazione per i dipendenti comunali su 'Diversità e Diritti' organizzato dall’Assessorato alle pari opportunità della capitale. Il corso fa parte delle attività di lotta alle discriminazioni condotte dal Tavolo di coordinamento permanente sull'identità di genere e l'orientamento sessuale di cui fanno parte il Comune di Roma e le associazione lgbt della capitale. Il corso si rivolge al corpo di polizia municipale e ai dipendenti degli uffici anagrafici e ha come obiettivo quello di fornire informazioni sui bisogni delle cittadine lesbiche e dei cittadini gay della città di Roma.
"Ringraziamo l’assessore alle pari opportunità Cecilia D’Elia per aver proseguito un’iniziativa che contribuisce a migliorare la qualità della vita di molte persone – ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, presidente Arcigay Roma – ma al tempo stesso dobbiamo sollecitare nuovamente l'Assessore Coscia ad aiutarci ad attuare una iniziativa di formazione per i docenti e studenti, dentro le scuole, anche alla luce dei recenti episodi di bullismo, ormai intollerabili".

Mercoledì, 18 Aprile, 2007 - 07:59

Oggi Presidio ore 15.00 Pzza Duomo a Milano


                                            Il Centro delle Culture     e   

                                                                           Il   Partito Umanista

Partecipano al presidio di protesta indetto dalle associazioni cinesi che si realizzerà 
mercoledì 18 aprile alle ore 15.00 in piazza Duomo a Milano
 
SOLIDARIETÀ CON LA COMUNITÀ CINESE

DI MILANO!
Il 12 aprile forse una donna è stata aggredita da vigili solerti che volevano multarla o forse un´etnia ha reagito all´esasperazione, prima ancora di definire le responsabilità, è necessario interrogarsi sulle cause che hanno portato a questa situazione.
 
Da vari anni le serrande dei negozi cinesi sono imbrattate quotidianamente da scritte razziste, e non solo in seguito a quello che è successo lo scorso giovedì. A molte finestre del quartiere sventolano bandiere con scritte che associano l´ingrosso all´illegalità. Le istituzioni prima hanno impedito lo scarico delle merci perché i camion intralciavano il traffico poi hanno vietato l´utilizzo dei carrelli mettendo regole e orari senza preoccuparsi di tradurle e tra poco verrà chiusa la via Paolo Sarpi al traffico al solo scopo di rendere ancora più difficile il commercio. Eppure sono state date licenze, vendute case e negozi ed esatto tasse. Chi non reagirebbe a questa persecuzione?
Cosa sta succedendo a questa città che nel giro di poco tempo chiude i phone center, organizza ronde anti-rom, vuole sgomberare i rifugiati politici del parco Forlanini e chiudere moschee e scuole arabe?
Questi fatti sono solo l´ennesima dimostrazione della discriminazione che ogni giorno vivono i cittadini immigrati a Milano.
In altre zone di Milano la tensione sta crescendo giorno per giorno avvicinandosi sempre di più ad un punto di rottura ed è necessario quanto prima che: consigli di zona, Comune, Provincia e Prefettura intervengano con un piano di integrazione e mediazione culturale, coinvolgendo le comunità etniche e le associazioni che le assistono, perseguendo lo sfruttamento, le vessazioni e la xenofobia.
 
 
 
Ufficio stampa PRESSenza
Franca Banti cell. 3357792718 - e-mail franca.banti@fastwebnet.it
 
 
 

Lunedì, 16 Aprile, 2007 - 17:34

"DICO" la Chiesa deve fare un "salto di civiltà"

GIANNINO PIANA: SU ‘DICO' E QUESTIONE OMOSESSUALE
LA CHIESA DEVE FARE UN "SALTO DI CIVILTÀ"

33839. ROMA-ADISTA. I Dico non demoliscono la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio – che è in crisi per altri motivi – ma tentano di garantire i diritti e di far assumere maggiori responsabilità alle persone, sia eterosessuali che omosessuali, che scelgono la convivenza. È l’opinione del teologo Giannino Piana, intervistato da Adista mentre il dibattito sul disegno di legge sui diritti dei conviventi si fa sempre più serrato nella società e, soprattutto, nel mondo cattolico. Piana rifiuta di arruolarsi aprioristicamente fra i difensori del matrimonio a tutti i costi e sposta l’analisi sul piano della ragionevolezza, a partire dalla constatazione che la società, negli ultimi anni, ha subito profonde trasformazioni. E che la proposta dei Dico tenta di venire incontro e di interpretare tali trasformazioni.

Di seguito la nostra intervista a Giannino Piana.

D: Secondo lei i Dico sono realmente una minaccia per la famiglia tradizionale?

R: Non credo. I Dico rappresentano semplicemente il tentativo di garantire diritti e di far assumere doveri a soggetti che hanno scelto di vivere in "unioni civili". Il moltiplicarsi, negli ultimi decenni, di tali scelte rivela senza dubbio uno stato di crisi della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio; crisi le cui cause vanno ricercate in ben altre direzioni. I Dico sono semmai la conseguenza di questa situazione di disagio.

D: Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, ritiene che la crescita delle convivenze – prima o a prescindere dal matrimonio – sia dovuta soprattutto all’aumento della precarietà che colpisce soprattutto i giovani, sempre più in difficoltà a trovare un lavoro stabile e una casa in cui vivere. Lei come si spiega l’aumento delle convivenze e come valuta questo aspetto?

R: La ragione dell’aumento delle convivenze va ricercata in un concorso di fattori diversi, che meriterebbero una grande attenzione e che vanno ricondotti alle profonde e rapide trasformazioni strutturali e culturali che hanno caratterizzato la società in cui viviamo. Quanto afferma mons. Giudici è, al riguardo, pienamente condivisibile. Aggiungerei che ad alimentare il senso dell’insicurezza e della fragilità che conduce molti a privilegiare la convivenza vi è, da un lato, la complessità sociale, che allarga enormemente l’area delle conoscenze e delle relazioni – quanto più si estende le possibilità di scelta tanto più diventa difficile scegliere – e, dall’altro, fenomeni come l’individualismo e la cultura consumista, che attentano alla continuità delle relazioni rendendole sempre più precarie.

D: Il disegno di legge del governo equipara la convivenza eterosessuale a quella omosessuale. Questo passaggio è indigesto a quella parte di cattolici che si oppone al provvedimento. Perché gran parte del mondo cattolico, sostenuto in questo dal Magistero, non incoraggia ancora le unioni stabili fra persone dello stesso sesso quando è la stessa vita quotidiana ad offrirci non pochi casi di coppie omosessuali ben più unite e leali di tante eterosessuali?

R: Il pregiudizio verso l’omosessualità è ancora molto forte, e non solo nella Chiesa. Pur essendovi stato, anche in documenti ufficiali del Magistero, il riconoscimento che esiste un’omosessualità permanente, dunque in qualche misura strutturale, cioè contrassegnata da un vero e proprio modo di essere al mondo, sussiste tuttora una grande resistenza psicologica a riconoscere che l’omosessualità possa dare luogo a scelte di coppia e soprattutto che sia possibile, all’interno di tali coppie, vivere un rapporto affettivo vero e intenso. Il criterio che viene invocato non è quello della verifica della qualità della relazione, della sua autenticità e profondità; è un criterio estrinseco che tende a penalizzare, oggettivamente e in partenza, lo stato omosessuale.

D: La senatrice della Margherita Paola Binetti, durante un programma televisivo, ha definito esplicitamente l'omosessualità una devianza. È deviata una persona omosessuale o l’omosessualità è una condizione normale al pari di quella eterosessuale?

R: In questo la senatrice Binetti non è sola. Sono ancora molti a pensare l’omosessualità come una devianza o diversamente a ritenerla una malattia di tipo psicologico o fisico, che va come tale curata e dalla quale si può guarire. La vecchia interpretazione positivista che riconduceva l’omosessualità alla matrice biologica, insistendo soprattutto sulla presenza di disfunzioni ormonali, sembra ricuperare oggi terreno, sia pure in una prospettiva diversa, facendo cioè riferimento a motivazioni di carattere genetico. Si stenta a considerare l’omosessualità come una condizione normale, perché ci si accosta ad essa con categorie pregiudiziali, come quella di "natura" (e viene allora ritenuta innaturale o "contro natura"), ma soprattutto perché si guarda in astratto al fenomeno omosessuale, quasi fosse del tutto oggettivabile, e si dimentica che in realtà non abbiamo tanto a che fare con la condizione omosessuale ma con persone omosessuali i cui vissuti sono sempre estremamente differenziati e complessi e la cui realtà più profonda rimane, in ogni caso, avvolta (come del resto per le persone eterosessuali) nel mistero.

D: In Italia sono ormai più di 25 i gruppi di credenti omosessuali che, in alcuni casi, sono seguiti da sacerdoti o addirittura da vescovi ausiliari. Che cosa ne pensa di questi fenomeni?

R: Conosco personalmente alcuni di questi gruppi e ho partecipato con una certa frequenza ai loro incontri, ricavandone sempre una grande impressione. Si tratta di persone molto serie che vivono sulla loro pelle, spesso con gravi lacerazioni interiori, la difficoltà di far coincidere identità omosessuale e fede ma soprattutto – perché qui si annidano i maggiori conflitti – identità omosessuale e appartenenza ecclesiale. L’ostinazione con cui, nonostante la rigidità delle posizioni ufficiali della Chiesa, proseguono nel loro cammino è ammirevole e commovente; denuncia, in modo particolare, la grande serietà della loro ricerca e l’autenticità della loro adesione religiosa. Fortunatamente non mancano nella Chiesa sacerdoti, e persino qualche vescovo, che non esitano ad aprire loro le porte, ad ascoltarli e a seguirli. Tuttavia la severità con cui la dottrina della Chiesa continua a condannare il comportamento omosessuale genera ferite insanabili, che spesso acuiscono il senso di colpa con pesanti conseguenze sulla stessa integrità psicologica della persona.

D: Purtroppo, salvo rare eccezioni, i gruppi di credenti omosessuali operano nella più totale clandestinità . Una clandestinità alle volte addirittura autoimposta per paura di essere discriminati o fatti oggetto di violenza in un contesto sociale sostanzialmente ancora ostile. Non ritiene che, se queste esperienze uscissero davvero allo scoperto, potrebbero svilupparsi una conoscenza ed un confronto più sereno sul tema dell'omosessualità a tutti i livelli della vita ecclesiale e sociale, andando così oltre pregiudizi e paure?

R: La risposta è già implicita nella domanda. È davvero auspicabile che si apra un confronto sereno, sia all’interno della Chiesa che nella società, tra eterosessuali ed omosessuali, perché si creerebbero in tal modo le condizioni per sdrammatizzare il problema, ma anche (e soprattutto) perché la reciproca conoscenza favorirebbe la possibilità del rispetto vicendevole e potrebbe dare la spinta a un vicendevole aiuto. Purtroppo siamo ancora lontani da questo traguardo e, nonostante i notevoli passi avanti fatti negli ultimi decenni, il cammino si presenta tuttora pieno di ostacoli non facilmente superabili in tempi brevi. La questione di fondo è culturale: si tratta di creare una mentalità nuova, di dare vita, in una parola, a un vero e proprio salto di civiltà.

Giovanni Panettiere
Lunedì, 16 Aprile, 2007 - 17:15

Seminario Tavola della Pace 4/5 Maggio 2007

23° Seminario nazionale della Tavola della pace

                     Verso la Perugia-Assisi.

                 Per una politica di pace

            Per un pacifismo politico.
                                                                  


 Padova, 4-5 maggio 2007
Civitas, Padova Fiere
    Iscriviti subito.  Clicca su www.tavoladellapace.it
Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 17:24

2.500 firme giustificano il razzismo

2.500 firme giustificano l’ennesimo atto di razzismo?
A Chiaravalle esponenti della Lega raccolgono 2.500 firme dalla cittadinanza per cacciare 80 rom.

 
Lo sgombero è stata la politica predominante, ma non si è rivelato una risposta costruttiva ed efficace e nega i diritti della minoranza più discriminata d’Europa. La sequenza di sgomberi avvenuti a Milano negli ultimi anni, per esempio, ha determinato un nomadismo forzato dei rom costretti a spostarsi all’interno dell’area milanese, in condizioni via via più degradate, pericolose e precarie, che ostacolano l’integrazione con il resto della cittadinanza.
 

Via Adda aprile 2004

250 persone

                 Via Caporizzuto giugno 2005                                                                     

                 700 persone

                 Via De Castilla giugno 2005

                 50 persone

                 Nosedo luglio 2005

                 100 persone

                 Via Lecco dicembre 2005

                 270 persone

                 Area ex-Falck settembre 2006

                 250 persone

                 Via Chiasserini ottobre 2006

                 50 persone

                 Via Ripamonti dicembre 2006

                 100 persone
 
Chiediamo che per Chiaravalle non venga applicata la stessa miope politica e che le istituzioni riconoscano possibilità alternative da progettare insieme alle persone rom direttamente interessate.
 
Viene dato per scontato che i rom debbano abitare in baracche o roulotte all’interno di campi isolati, senza considerare la possibilità e il loro diritto di abitare in case e luoghi dignitosi.
Anche oggi che i rom rumeni sono cittadini europei e non possono essere espulsi, mancano risposte efficaci alternative all’abitare precariamente i campi.
In alcune realtà italiane, compresa la Lombardia, sono stati avviati e condotti progetti di autocostruzione che possono tradursi nell’affidamento di aree dismesse o territori a famiglie rom che si costruiscano le proprie abitazioni, oppure nell’acquisto agevolato di terreno.
Perché non provare almeno per Chiaravalle ora una soluzione sperimentale alternativa, individuando nelle aree limitrofe cascinali abbandonati e/o zone dismesse da rivalorizzare con il contributo dei rom? Potrebbe essere un’occasione di confronto per mettere alla prova un modello abitativo diverso.
 
Per discutere le possibili proposte attuate e attuabili è auspicabile che l’assessorato alle politiche sociali e le istituzioni costituiscano un tavolo di confronto con i rom e con tutte le realtà da anni interessate e impegnate nella questione, per:
Ø      affrontare nell’immediato l’emergenza dei campi a Sud di Milano
Ø      confrontarsi sulle modalità abitative alternative ai campi attuali, ad esempio l’autocostruzione
Ø      decidere e attuare interventi per arginare i fenomeni di discriminazione e favorire una integrazione e un confronto civile all’interno della cittadinanza
Ø      affrontare e discutere un’azione a lungo termine sul territorio di Milano per una politica che prevenga situazioni di emergenza.
 
                        Adesioni

Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 14:12

La comunità cinese a Milano e le forze dell'ordine

Esprimo anch'io solidarietà alle forze dell'ordine ma anche alla comunità cinese vittima in questi ultimi tempi di veri e propri soprusi portati avanti dagli stessi che dovrebbero garantire ordine e legalità.Prima però di esprimere giudizi occorre ragionare a bocce ferme e lasciare che la Magistratura faccia il suo corso. Non paragoniamo situazioni diverse come quella dei nomadi con la comunità cinese che a Milano vive e lavora da oltre 40 anni. I giornali oggi sono pieni di foto della manifestazione di ieri e devo dire che non sono proprio edificanti per l'uno e l'altro fronte. Legalità e sicurezza devono essere coniugati con la solidarietà e l'accoglienza. Fornisco alcuni dati della comunità cinese a Milano gentilmente raccolti dall'Osservatorio di Milano. A.valdameri consigliere di Zona 6 Lista Fo
I primi cinesi sono giunti a Milano nel 1920  da  WENZHOU, un tempo centro di pesca, oggi centro commerciale che conta 800.000 abitanti. Wenzhou si colloca nel sud della Cina e dista 500 Km. Da Shangai.
Altri 2000 cinesi sono giunti dalla stessa città negli anni 60 – 80 .
Ma l’ondata maggiore si è avuta con le sanatorie degli anni ’90 in occasione delle quali sono giunti cinesi oltre che da Wenzhou anche dal Nord, in particolare da Pechino e Liaoniang.
Attualmente, degli 14.023 cinesi presenti a Milano L’85%  provengono da Wenzhou e il 15% dal nord della Cina.

Chi sono e cosa fanno
La popolazione presente è così suddivisa :
16% sono bambini e adolescenti da 1 a 10 anni.
55% lavoratori dipendenti
4% pensionati
15% commercianti
10% artigiani
Il numero dei pensionati è basso perché la maggioranza preferisce tornare al paese d’origine.
Fra le attività commerciali  troviamo ambulanti, negozianti, grossisti  e ristoratori. Questi sono il numero maggiore, 305, con una punta massima toccata nel 2000 prima della Sars con 387 unità.
Registriamo un numero alquanto ridotto di liberi professionisti ( medici, avvocati che non superano le 40 unità), 10 agenzie immobiliari e 8 agenzie di viaggi.
Non esiste, come da noi, la figura della casalinga, in quanto, ogni donna, oltre a sbrigare le faccende domestiche è impegnata in attività lavorative; Nonostante mediamente in ogni famiglia ci sia 1,83% di figli.
Dove abitano:
Gli artigiani e commercianti abitano, prevalentemente nella zona Sempione, mentre, i lavoratori dipendenti sono distribuiti sulla periferia di Milano in particolare a Quarto Oggiaro e alla Bovisa.
Condizione di salute:
Le malattie più diffuse, come per i milanesi, sono quelle dell’apparato respiratorio causato dall’inquinamento atmosferico. Inoltre un 13% di cinesi oltre i 50 anni soffre di disturbi cardiaci.
Politica e religione :
Il 92% di cinesi che vivono a Milano, concorda con la politica di  del proprio paese anche se una parte lo fa in chiave critica.
Il 62% si dichiarano atei o agnostici, il 22% aderisce alla religioni Buddista, il 16% a quella cattolica.
Complessivamente, dalle attività artigianali e commerciali praticate i cinesi a Milano ricavano un fatturato pari a circa 40.000.000 di euro.
Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 06:57

FieraMilanoCity Fà la Cosa giusta!


 Attività in Italia :
Human Development  Onlus  a Fa' la cosa giusta!
Ci sarà anche il nostro stand alla più grande fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Ci troverete da venerdì 13 aprile a domenica 15 presso lo stand del CSV Lombardia – FieraMilanoCity - MM1 Amendola Fiera.Venite a trovarci!
Informazioni: www.humandevelopment.it   cell.3337354464  Donatella

Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 06:50

Testimonianza Cittadino Milanese

Come cittadino Milanese ritengo increscioso il comportamento dimostrato dalla polizia.
Ho visto decine di macchine della polizia correre sul luogo, uscire dalle macchine con giubotti antiproiettili e correre verso dimostranti pacifici.
Ecessivo l'atteggiamento della polizia anziche contenere la manifestazione hanno caricato (vedere foto di tutti i quotidiani).
Indegnante l'assenza di intervento dell'assessore e del sindaco che limitatamente si è pronunciata in una conferenza stampa.
Da anni si vede un certo tipo di accanimento nei confronti della comunità Cinese che orgogliosamente e faticosamente ha pagato caro l'inserimento e l'acquisto dei locali commerciali, pagando fior di quattrini agli Italiani, che ora li vogliono cacciare.
Sono state create regole di disugualianza e  amisura solo per loro, prima gli allontanano le zone di carico e scarico e poi gli vietano il trasporto della merce sui carrelli, mentre a pochi passi di distanza, macchine mal parcheggiate dei residenti, impediscono da anni il transito a mezzi tranviari senza mai essere ne multati ne rimossi. Come nel caso di oggi, due linee tranviarie, sono state completamente divise, in direzione nord transitavano a ovest della città, mentre in direzione sud a est. Porto la piena solidarietà alla comunità Cinese.
 Sergio  
Giovedì, 12 Aprile, 2007 - 14:23

Cuccagna: al via un buon programma di lavoro

 

Cascina Cuccagna    Sabato 14 aprile ore 14.30

 

CI  DIAMO  UNA  MOSSA !

 
 
Incontro di presentazione e organizzazione di un programma di eventi, iniziative, azioni promozionali da ospitare negli spazi agibili della Cascina Cuccagna da maggio ad agosto prossimi.
 
Sono invitati tutti i collaboratori e gli interessati al Progetto Cuccagna.
 
In particolare sollecitiamo caldamente la presenza
·       di chi desideri proporre proprie iniziative da mettere in calendario,
·       di chi voglia dare una mano, per quello che può, alla realizzazione del programma.
 
Girate l’invito ad amici e conoscenti che pensate possano contribuire.
 
 
CONSORZIO  CANTIERE  CUCCAGNA
 
 
p.s. nell’occasione si potrà prendere visione della nuova brochure di presentazione del Progetto Cuccagna ed avere aggiornamenti sul suo stato di avanzamento.
 
   

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