Una rete per telefonare gratis
Una rete per telefonare gratis
L´operazione sarebbe possibile utilizzando la tecnologia già esistente in fibra ottica
Un numero ridotto di piccole antenne permetterà la copertura dell´intera città
L´idea di Marta Vincenzi, candidata sindaco dell´Unione, è semplice: utilizzare la tecnologia già esistente (il cablaggio in fibra ottica eseguito negli anni novanta e non utilizzato appieno) da rilanciare e completare con l´ausilio della tecnologia Wimax: un numero ridotto di antenne collegato alla rete già presente doterebbe Genova di un «ombrello» di copertura radio che consenta a tutti di collegarsi da qualsiasi punto del territorio, lungo il mare e sulle colline.
Ma non solo le imprese o la ricerca: tutti potranno avere la possibilità di accedere ai servizi, con un dialogo diretto tra Comune e cittadini, la diffusione di informazioni e notizie, la prenotazione di servizi, la gestione delle emergenze e della sicurezza. E senza pagare, il che non è certo sgradito ai genovesi. Un discorso che potrebbe valere anche per il telefono: almeno per chi utilizza la tecnologia Voip, a cui Wimax permette l´accesso.
In Italia gli esperimenti di città cablata sono già avviati da tempo, ma il progetto di «Genova Futura - La Città Digitale», oggetto di un convegno ieri a Palazzo Ducale si propone come quello tecnologicamente più avanzato e capace di dotare la città di una sorta di «prateria informatica» in cui tutti gli utenti, genovesi e non, possano pascolare i loro cavalli, cioè far accedere i loro strumenti informatici, mentre l´amministrazione comunale fa da regista. Con libero accesso, è chiaro, anche alle imprese di ogni dimensione, il che permetterebbe anche la copertura dei costi, oltre ad attirare lavoratori e imprese allettati dall´essere costantemente online.
Piace l´idea a Carlo Castellano, presidente del Dixet; e piace al mondo della politica, come spiega Andrea Ranieri, senatore ulivista, che chiude i lavori. perché per il progetto genovese c´è interesse da parte del governo, che entro il mese di giugno metterà a gara in concessione nazionale le frequenze Wimax, così com´è stato fatto per Umts. Tra Marta Vincenzi e Luigi Nicolais, ministro per le riforme e l´innovazione nella pubblica amministrazione - che ieri non ha potuto partecipare ai lavori, dove era atteso - infatti, ci sono già stati colloqui, e la possibilità per Genova di accedere alla gara è più che buona. «Il governo prevede di aprire opportunità a quei comuni e alle città che hanno già progetti avanzati di intervento: Genova è in prima fila. Attualmente a Roma sono cablate solo zone molto precise, come Villa Borghese, l´area di villa Ada o quella universitaria; Genova potrebbe invece essere connessa su tutto il territorio comunale, garantendo accessi liberi a tutti. Una maniera visibile a tutti i cittadini per utilizzare concretamente le nuove tecnologie» dice Ranieri.
Lettera aperta per una sinistra rinnovata
La sinistra deve guardare a questo, pena il ritorno alla barbarie, pena forme di populismo demagogico, pena la rottura del tessuto unitario sociale e civile della cultura storica del nostro Paese, dell'Europa, pena rigurgiti bestiali e forme di violenta contrapposizione.
Io penso che sia giunto il momento, è scoccata l'ora di vedere di poter ragionare insieme per una piattaforma per l'alternativa, una programmazione di un progetto altro di governo e di rivoluzione culturale civile e politica. Ma questo si può fare preparandoci anzitempo a creare le condizioni per costruire nel prossimo futuro un'epinay della sinistra milanese, come laboratorio nazionale da esportare in altri contesti. Una sinistra unitaria possibile adesso è più giusta e necessaria. Non è una forzatura, ma un'esigenza che lo stesso elettorato, l'altra Milano sana, la Milano della società civile impegnata e organizzata, la Milano dei comitati di quartiere che forumlano ipotesi di resistenza alla svendita di patrimonii indefferibili della città, la Milano del giovane precario, che attende certezze per il proprio futuro e per la propria vita, diventando soggetto autonomo e autodeterminato, la Milano delle nuove forme di partecipazione, la Milano dell'altra mobilità, dei ciclisti, la Milano dell'immigrazione, che chiede condivisione nella determinazione delle regole di vita, la Milano dell'associazionismo, dei Movimenti, quelli che si oppongono alla privatizzazione dell'acqua, quelli che si oppongono alla privatizzazione dell'energia pubblica, quelli che si oppongono alle varie città della moda, quelli che si oppongono ai grattacieli soffocanti la città e oscuranti il cielo e le stelle, la Milano delle donne che combattono per un'emancipazione ancora lontana, la Milano degli omosessuali che rivendicano giustamente una pari opportunità e un'eguaglianza nei diritti, contro ogni forma di discriminazione, contro ogni forma di illiberale spinta confessionale che presuppone scenari oscuransitici. Ma cosa fare ora? Occorre quanto mai accelerare questo processo che dia caratterizzazione unitaria e fortemente incisiva nell'equilibrio programmatico di una coalizione pronta a governare la città per una sua rinascita, etica, civica, morale, culturale, sociale, non solo economica, non solo imprenditoriale, come fino a oggi è stato fatto, disegnando una metropoli dell'esclusione, dell'affarismo, dell'individualismo, della competizione, delle diseguaglianze, della divsione sociale, della povertà generalizzata, delle sacche di ricchezza sempre più ristrette e sempre più impermeabili.
La sinistra inizi a pensare alla città e a sè stessa, alla sua rinnovazione culturale e politica. Anche tramite l'azione amministrativa. E' nato un nuovo movimento, la Sinistra Democratica, che si sta affacciando all'arcipelago della sinistra nostrana, anche a Milano. Ma esiste Sinistra Europea, esistono le forze ecologiste, esistono i movimenti, esistono i collettivi, esistono le realtà civiche, la Lista che rappresento, esiste la cittadinanza critica: sono tutte esperienze e percorsi che chiedono un'unica soggettività a cui fare riferimento per un nuovo rapporto di rappresentatività. Una reductio ad unum, che non vuole dire azzerare percorsi culturali che sono plus valori aggiuntivi se rimangono autonomi ma unitariamente sodali a costruire una proposta che si erga sui valori e sugli ideali progressisti e sociali, anche storici, ma che sappia rinnovarsi e sappia riproporsi sulla base delle trasformazioni e dei cambiamenti, sono molti, che la contemporaneità presenta.
E' ora della reductio ad unum che non deve significare omologazione, annessione: queste sono paure inesistenti oggi come oggi, quando l'allarme che scatta proviene dall'elettorato dell'altra Milano che vive, che sopravvive, nonostante spesso si sentisse e si sia sentita orfana di una casa comune di riferimento progettuale e programmatico.
Ora è il tempo di superare le paure, le vecchie ansie, le vecchie perplessità, le vecchie e ancronistiche resistenze ideologiche e conseguenze di un autoreferenzialismo fine a sè stesso.
E' il tempo dell'azione, del lavoro per una CONVENZIONE UNITARIA E PERMANENTE aperta ai MOVIMENTI, ALLE ASSOCIAZIONI, non sommatoria semplificata e semplificante, escludente ed esclusive di apparati precostituiti, per un PROGRAMMA DELL'ALTERNATIVA PER MILANO.
Un cambiamento è possibile: oggi si esca dalle segrete stanze, dai propri gruppi consiliari, dalle proprie referenze organizzative prestabilite, per CONTAMINARSI PER UN PROGETTO DI UNA MILANO POSSIBILE, ALTRA, ESPONSABILE, SOCIALMENTE SOLIDALE, DELLA GIUSTIZIA SOCIALE, DELL'EGUAGLIANZA, COSMOPOLITA, DELLE INCLUSIONI, DELLE DIVERSITA', E DELLA LAICITA', DELL'ANTIFASCISMO, DEL RISPETTO E DELLA TUTELA DELL'AMBIENTE E DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA COME OPPORTUNITA' DI ACCESSO AI SAPERI, DELL'AGGREGAZIONE E DEGLI SPAZI AUTOGESTITI DALLE ASSOCIAZIONI E DALLE REALTA' CHE APPORTANO PROPOSTE CULTURALI DI DIMENSIONE UNIVERSALE E INDIPENDENTE, DELL'ARTE COME FORMA LIBERA DI ESPRESSIONE DELLA PERSONALITA' E DELLA PROPRIA IDENTITA'.
Partiamo: io sono pronto, nel mio piccolo, ma che come goccia potrà cavare la roccia, per scavare e per scalfire resistenze inutili e dannose. Lasciamo da parte rancori e affezioni autoreferenziali: partiamo insieme per un progetto di Sinistra per una Milano che vuole rinascere e che vuole ripartire a essere città a dimensione d'uomo, a dimensione di comunità, a dimensione di collettività.
Ricominciamo, iniziamo: il percorso è aperto. Perdere il filo di Arianna ci catapulterà nella più assoluta sconfitta e tragico smarrimento ideale e politico.
Vi sembra opportuno?
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
MOBILITAZIONE NAZIONALE IL 9 GIUGNO A ROMA
RICHIESTA DI ADESIONE A UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE IL 9 GIUGNO A ROMA ORE 15.00
LE ADESIONI ALL’APPELLO VANNO INVIATE A: nobush2007@tiscali.it
Il G8 di Rostock in Germania sarà appena finito. Ancora una volta i potenti si incontrano in una sede illegittima per decidere le sorti del mondo circondati dalla protesta di cittadini e popoli che in tutto il pianeta chiedono diritti, democrazia, giustizia globale e pace. Negli anni della sua Presidenza, Bush ha fatto enormi disastri che il mondo intero sta pagando a caro prezzo.
Ha fatto guerra alla pace e al diritto internazionale inventando la teoria della guerra preventiva e permanente,occupando militarmente l’Afghanistan e l’Iraq, seminando morte e distruzione fra le popolazioni civili, fomentando crisi regionali, praticando embarghi aumentando il riarmo e le spese militari. Basta con le guerre. Via gli occupanti.Ha fatto guerra alla convivenza pacifica ponendosi a capo della crociata occidentale contro il mondo islamico, facendo un regalo immenso agli integralisti di ogni risma e ponendo il mondo a rischio dello scontro di civiltà con una politica di riarmo e di militarizzazione, anche dello spazio.Disarmo e incontro di civiltà per uscire da questo disastro.
No alla base di Vicenza, alle basi Usa, alle armi nucleari, no agli F35
Ha fatto guerra alla pace in Medio Oriente con il via libera alla politica unilaterale di Israele calpestando il diritto internazionale che condanna il Muro e l’occupazione che dura da 40 anni Basta occupazione e muro; diritti e Stato indipendente per i palestinesi. Due stati per due popoli. Ha fatto guerra alla democrazia riducendo in nome della lotta al terrorismo i diritti individuali e collettivi, legittimando la detenzione illegale, i rapimenti, l’uso della tortura e continuando a usare la pena di morte Basta crimini contro l’umanità. Ha fatto guerra alla giustizia continuando a imporre al mondo il liberismo economico aumentando le disuguaglianze impoverendo miliardi di persone nei paesi del nord e del sud arricchendo le multinazionali e i poteri forti.Basta con lo strapotere economico e della finanza internazionale; rapporti paritari nord-sud Ha fatto guerra alla libertà con il suo fanatismo religioso cercando di colpire i diritti delle donne, i diversi orientamenti sessuali la ricerca scientifica e la verità della storia. Libertà di scegliere la propria vita; libertà di ricerca! Ha fatto guerra all’uguaglianza facendo di ogni migrante un pericolo per la sicurezza consolidando il muro della morte che separa Stati Uniti e Messico rifiutando di firmare la Convenzione Onu sulla diversità culturale che tutela il patrimonio e le espressioni culturali dei popoli del mondo. Tutti i diritti umani per tutti e tutte Ha fatto guerra al mondo intero rifiutandosi di firmare il protocollo di Kioto aggravando la catastrofe ambientale e il cambiamento di clima che mette a rischio il futuro di tutti Proteggiamo l’unica terra che abbiamo!
BUSH, ORA BASTA.IL MONDO NE HA ABBASTANZA Siamo con gli statunitensi che contestano ogni giorno le politiche liberiste e neo-con Siamo con tutti coloro che costruiscono una alternativa per un mondo diverso, per vivere in pace
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prevenzione sinistri in zona Piazzale Ferrara
MOZIONE URGENTE
Il disertore
Versione italiana di Ivano Fossati basata sulla traduzione di Giorgio Calabrese.
Dall'album "Lindbergh (Lettere da sopra la pioggia)" (1992)
In piena facoltà,
Egregio Presidente,
le scrivo la presente,
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì.
Ma io non sono qui,
Egregio Presidente,
per ammazzar la gente
più o meno come me.
Io non ce l'ho con Lei,
sia detto per inciso,
ma sento che ho deciso
e che diserterò.
da quando sono nato
e i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.
Ma mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia
qualcuno m'ha rubato
mia moglie e il mio passato,
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.
sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò
di non partire piú
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.
Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro,
se vi divertirà.
E dica pure ai suoi,
se vengono a cercarmi,
che possono spararmi,
io armi non ne ho.
Parole di Boris Vian
Musica di Boris Vian e Harold Berg
1954
Monsieur le président
Je vous fais une lettre
Que vous lirez peut-être
Si vous avez le temps
Je viens de recevoir
Mes papiers militaires
Pour partir à la guerre
Avant mercredi soir
Monsieur le Président
Je ne veux pas la faire
Je ne suis pas sur terre
Pour tuer des pauvres gens
C'est pas pour vous fâcher
Il faut que je vous dise
Ma décision est prise
Je m'en vais déserter
J'ai vu mourir mon père
J'ai vu partir mes frères
Et pleurer mes enfants
Ma mère a tant souffert
Qu'elle est dedans sa tombe
Et se moque des bombes
Et se moque des vers
Quand j'étais prisonnier
On m'a volé ma femme
On m'a volé mon âme
Et tout mon cher passé
Demain de bon matin
Je fermerai ma porte
Au nez des années mortes
J'irai sur les chemins
Sur les routes de France
De Bretagne en Provence
Et j'irai dire aux gens
Refusez d'obéir
Refusez de la faire
N'allez pas à la guerre
Refusez de partir
S'il faut donner son sang
Aller donner le vôtre
Vous êtes bon apôtre
Monsieur le président
Si vous me poursuivez
Prévenez vos gendarmes
Que je n'aurai pas d'armes
Et qu'ils pourront tirer
Bush a Roma - alternativa nonviolenta
La scadenza del 9 giugno, visita di Bush a Roma: una proposta di iniziativa e di metodo nonviolenti per affrontarla
di Alfonso Navarra
I due appelli contro Bush
Per "accogliere" Bush a Roma il 9 giugno sono gia' stati lanciati due appelli.
Il primo e' quello del Partito comunista di Ferrando, Sinistra Critica, Officina Comunista, senatori e intellettuali "disobbedienti", Forum Palestina, Cobas, Centri sociali, "Disarmiamoli" .
Mi permetto di ipotizzare che trae la sua spinta propulsiva non da una violonta' pacifista ma da coloro che sentono l'esigenza di "rifondare Rifondazione Comunista".
L'obiettivo principale e' quello di attaccare il govrerno italiano e Rifondazione che lo sostiene.
Il secondo e' quello della stessa Rifondazione, con Arci, Fiom, Sinistra Democratica di Mussi, il Pdci di Diliberto...
Anche qui ho l'impressione che il tentativo sia quello di rassicurare la base militante ed elettorale sul DNA antiamericano delle forze promotrici, negando che vi sia "subordinazione" del governo Prodi alla politica di Bush. In questo caso si vuole una manifestazione solo "contro Bush, non contro Prodi".
Leggo sul Manifesto di oggi una dichiarazione di Alessandra Mecozzi, responsabile dell'ufficio internazionale della FIOM:
"Quello che conta e' che ad accogliere Bush ci saranno manifestazioni capaci di manifestare un energico dissenso a tutta la sua politica, a partire dalla guerra per finire con il liberismo e le politiche ambientali".
Per quanto riguarda questo appello di Rifondazione, Arci, Fiom e compagnia cantante e concertante, osserverei che e' sin troppo facile scaricare tutte le responsabilita' della guerra globale in Medio Oriente sul cattivissimo Bush dimenticando quelle - sicuramente inferiori, ma pur sempre consistenti - del nostro "governo amico", che e' andato su - e va benissimo contro il "pericolo Berlusconi" - con il voto determinante, esplicitamente richiesto, dei "pacifisti".
La politica di Prodi, a mio avviso, per le ragioni che spiega benissimo Riccardo Petrella nel suo ultimo libro "Una nuova narrazione del mondo" (EMI edizioni), e' attivamente promotrice della oppressione del Sud del mondo basato sullo scambio ineguale e sulla rapina delle materie prime, sull'usura del debito estero e sui vincoli strutturali imposti dal FMI, dalla Banca Mondiale, dalla OMC, sullo sfruttamento della forza lavoro "delocalizzata" e/o immigrata, sulla finanziarizzazione parassitaria dell'economia.
Questa politica merita oggi la nostra opposizione a tutto campo, e non solo sugli aspetti specifici in materia di difesa e sicurezza, che sono di natura bellica, inutile girarci ipocritamente intorno: e' infatti pienamente ispirata alla "narrazione dominante del mondo", oggi sospinta da tre forze: la fede nella tecnologia e nella "forza" intesa come capacita' distruttiva, la fiducia nel capitalismo finanziario, la convinzione della impossibilita' di alternative al sistema attuale.
Crediamo forse, per fare un esempio, che l'Italia si sia ritirata dall'Iraq solo perchè ha richiamato indietro i soldati in divisa? O non stia ancora brigando, tramite l'ENI, di prendersi la sua fetta di torta petrolifera con i giacimenti di Nassyria?
Nel secondo appello, chiamiamolo "antigovernativo", che si discutera' il 18 maggio (alle 16.30 presso la Facolta' di Lettere la Sapienza) non noto - a dire il vero - una particolare profondita' e complessita' di analisi, che possa tradursi in un dissenso credibile e condivisibile da parte della piu' ampia opinione pubblica.
Il testo potrebbe benissimo essere stato scritto 40 anni fa (circa) quando nelle piazze gli extraparlamentari di sinistra (incluso il sottoscritto) gridavano: NIXON BOIA, ANDREOTTI E' LA TUA TROIA".
Oggi un titolo azzecatissimo, per il testo in questione, dalle parole e toni identici a quelli degli anni '70 (cambia solo qualche particolare: ad es. si contestano i caccia F35 al posto degli F16) e': BUSH BOIA, PRODI E' LA TUA TROIA".
La LDU, nonostante il coinvolgimento di soggetti con cui stiamo proficuamente collaborando nell'iniziativa della "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace", propone che il Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO" non vi aderisca per i seguenti motivi:
1- non ci interessa il festival protestatario del NO che non e' capace di proporre soluzioni alternative ai problemi che denuncia;
2- suscita inestinguibili dubbi lo strabismo analitico che non individua il ruolo attivo (e non semplicemente derivato e reattivo) del terrorismo islamico nella "tendenza alla guerra globale";
3- il moderatismo che critica il militarismo governativo dal punto di vista di chi rifiuta il "dominio americano" non e' all'altezza della drammaticita' dei problemi che la crisi della civilta' della violenza, della potenza e della guerra ci prospetta;
4- il ritualismo comportamentale di chi saltabecca da un corteo all'altro, inseguendo le scadenze fissate dall'agenda dei potenti, non e' un fondamento solido per costruire percorsi di pace (essi si radicano meglio su gesti di lunga durata, che possibilmente cambino stabilmente la vita quotidiana e/o definiscano condizioni giuridiche permanenti, tipo l'obiezione di coscienza).
Una frase e' purtroppo rivelatrice su come gli estensori dell'appello siano sensibili ai problemi di potere (e quindi inconsapevolmente assetati di potere) ma non al grido di dolore delle vittime della macchina economico-politico-militare che opprime e schiaccia la maggioranza dei "dannati", dei diseredati della Terra.
E' quando viene detto:
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un´altra Italia".
AMBASCIATE DI PACE PER IL DISARMO EUROMEDITERRANEO
OVVERO: COME ATTUARE DAL BASSO BARCELLONA 1995
Il progetto consiste nell'individuare ed aprire uffici a Teheran, Gerusalemme, Mogadiscio, etc., contrassegnati da bandiere iridate che, raccordando ONG autenticamente indipendenti e neutrali, devono perseguire l'attuazione dal basso della Dichiarazione di Barcellona (1995): i governi di Europa, Mediterraneo e Medio Oriente (allargato) devono decidere di liberarsi subito dalle armi di sterminio di massa stipulando un Trattato come quelli di Africa, America Latina, Sud Est Asiatico, Pacifico del Sud.
Una prima tappa significativa è stata individuata per l'attuazione del progetto: una Conferenza delle città emule della Firenze di La Pira, aderenti all'idea della denuclearizzazione, che sottoscrivano un Trattato di disarmo "dal basso" impegnativo per i cittadini animati da volontà di pace: vale a dire, la stragrande maggioranza.
In tale prospettiva il Coordinamento, ed i soggetti con i quali esso collabora, sostengono l'iniziativa, proveniente dalla società civile iraniana e annunciata in Italia da Shirin Ebadi, Nobel per la pace 2003, di un referendum popolare sul progetto uranio. A tale scopo propone di far nascere in Italia (e nel mondo) un Comitato di Solidarietà col movimento antinucleare iraniano.
venerdì 1 GIUGNO - ore 11.30 Roma o Milano
Partenza della Carovana antinukleare
Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia - sede di Trieste, via Valdirivo 30, tel. 338 1652364, email - compax@inwind.it
Trieste, 20 maggio 2007
«Carovana per la Pace»
Partenza da Trieste porto nucleare
E' partita sabato da Trieste il 19 maggio la «Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace» di Nord Est, che confluirà il 2 giugno a Roma assieme ai tronconi di Nordovest e Sud, che sono partiti da Cameri (Piemonte) dove verranno assemblati gli aerei F-35 del costo di svariati miliardi di euro, e da Sigonella (Sicilia) luogo del confronto Craxi Reagan dopo il sequestro Lauro, con le speculazioni edilizie sulla base militare in atto.
E' arrivato sabato da Bologna e da Milano il Camper partito nel pomeriggio da Trieste porto nukleare verso Pordenone e Aviano, seconda tappa del percorso di Nord Est della Carovana insieme ad altri attivisti.
Sabato alle 11.30 presso il Comitato pace convivenza e solidarietà "Danilo Dolci" di via Valdirivo 30, Francesco Buso dei comitati vicentini Nodalmolin, Tiziano Tissino di Vialebombe da Aviano, Paolo Salucci consigliere provinciale della Margherita, Dino Mancarella del Movimento umanista, Roberto Giurastante consigliere nazionale Amici della terra e Alessandro Capuzzo della Tavola della pace hanno presentato l'iniziativa, con un interessante confronto di idee sulla base dei documenti sotto riportati.
Dopo anni di attesa la Prefettura di Trieste ha comunicato che i Piani di Protezione civile in caso di incidente nucleare in porto, dovuti per legge e imposti dalla Comunità europea sono finalmente pronti, rispondendo alle istanze di ecologisti e pacifisti e alla mozione della Provincia di Trieste, condivisa dal sottosegretario alla Protezione civile Ettore Rosato e dal presidente dell'Autorità portuale Claudio Boniciolli.
E' emersa la novità che attivisti sloveni hanno richiesto i Piani di protezione civile alle loro autorità, in base alle stesse Direttive ora che la vicina Repubblica fa parte dell'UE. Il Codice marittimo sloveno è stato cambiato in seguito all'adesione Nato, lasciando prevedere il l'attracco di naviglio nucleare a Koper / Capodistria.
In rapporto a quanto esposto, i convenuti si sono impegnati ad organizzare un convegno venerdì 15 giugno in occasione del "Festival delle Diversità", nel parco dell'ex Ospedale psichiatrico a Trieste invitando il Prefetto, le autorità citate e rappresentanze della Slovenia.
Trieste ed Aviano sono legate dal nucleare militare. L'aeroporto pordenonese è ritenuto deposito di cinquanta bombe nucleari, mentre il porto di Trieste è tra gli scali italiani a disposizione di navi e sottomarini nucleari come Koper / Capodistria, che dista 3 miglia marine. La proposta di spostare la base Dal Molin da Vicenza in Portovecchio completa surrealisticamente questo quadro.
Sabato è stata presentata la proposta di legge d'iniziativa popolare, volta a dichiarare l'Italia «zona libera da armi nucleari» come già accaduto in Africa e Sudamerica, Canada e Nuova Zelanda, Austria e Norvegia, Grecia e Irlanda. Proposta che sarà portata alla Marcia Perugia-Assisi, all'Onu dei Popoli e all'Onu dei Giovani.
La campagna propone anche strumenti per la smilitarizzazione dei territori e la desecretazione degli accordi internazionali. Ha come obiettivi bonifica e riconversione a uso civile delle basi, storno dai bilanci militari per i Corpi Civili di pace, affermazione dell'art. 11 della Costituzione. Promuovono la Carovana il Coordinamento «Fermiamo chi scherza col fuoco atomico», la Rete Disarmiamoli e l'Assemblea «Semprecontrolaguerra».
Sabato pomeriggio si è partecipato a Pordenone all'assemblea del Comitato Vialebombe da Aviano, ospiti del Comitato omonimo che ha intentato causa al Governo degli Stati Uniti, ottenendo di porre nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblica il problema nucleare nel nostro Paese.
Allegati qui di seguito :
Lettera aperta al Presidente Illy sul Nucleare militare in regione
La Base americana da Vicenza a Trieste in Portovecchio ?
Mozione sulla denuclearizzazione del porto
Sui porti nucleari di Trieste, Koper / Capodistria e Venezia
Trieste 26/2/2007
La Base americana da Vicenza a Trieste in Portovecchio ?
Risposta alla lettera del presidente della Lista per Trieste Gambassini al "Piccolo"
Siamo alla frutta, corto circuito. Fioccano proposte di soluzione del problema Vicenza tramite "dirottamenti" della base americana nei luoghi più vari.
Un esponente della storica Lista per Trieste, nata per salvaguardare il territorio ribellandosi al sistema - partiti, si fa paladino del dirottamento della Base in porto vecchio, quando si è in attesa dei Piani di protezione civile in caso di incidente nucleare, come chiesto dalla Provincia e da mesi assicurato dalla Prefettura.
Perchè Trieste è già base nucleare da anni, da qualche tempo in uso calante perchè le navi ad energia atomica vanno ... a Capodistria !
Se la proposta fosse seria ci sarebbe di che mobilitarsi. Il Pentagono non sa più dove costruire le enormi basi che incontrano resistenze locali, sono offensive, causano inquinamento e gravi problemi di ogni tipo. I presunti vantaggi economici non convincono, sono strutture che vivono grazie al denaro pubblico, in Italia pagato quasi per la metà dai cittadini (Licata "La conversine dal militare al civile"). Non è tutto: si portano avanti progetti di guerra preventiva che portano a disastri umani ed ambientali, non sempre documentati dai media.
La manifestazione del 17 febbraio nonostante la concomitanza delle inchieste sul terrorismo, è cresciuta di cinque volte rispetto all'iniziativa di due mesi fa che già contava 30 mila persone. A Vicenza esiste un comitato in ogni quartiere con assemblee organizzative, convegni, proteste alla Caserma Ederle, il presidio all’aereoporto Dal Molin, partiti e sindacati sono attraversati dal dissenso, vi sono radio impegnate, siti internet, pubblicazioni in italiano e inglese collegate ai pacifisti americani, tecniche di azione nonviolenta; gruppi da tutta Italia pronti a tornare … Flavio Lotti organizzatore della Perugia - Assisi e dell'Onu dei popoli, dal Forum sociale mondiale di Nairobi aveva scritto al Presidente Prodi, che stava commettendo un grosso errore sottovalutando l'opinione dei cittadini.
Una situazione che sarebbe andata a fagiolo alla Lista per Trieste degli esordi. Perchè allora uno dei suoi fondatori propone la militarizzazione totale del territorio, a fronte delle centinaia di migliaia di vittime civili delle guerre di questi anni ? Vogliamo forse che Trieste diventi un'altra Aviano con un po' di Armi di distruzione di massa stoccate in Punto franco e in previsione di altri attentati come quello della Siot a Dolina ?
In Porto vecio no sé gnanca più i manzi. No resta che la base militare nucleare !
MOZIONE SULLA DENUCLEARIZZAZIONE DEL PORTO
PRESO ATTO che il porto di Trieste è inserito nell'elenco dei porti messi a disposizione dal governo italiano per ospitare navi e sommergibili a propulsione nucleare di flotte alleate.
CONSIDERATA anche la probabile presenza al loro interno di ordigni nucleari.
SOTTOLINEATO che la presso la Prefettura di Trieste dovrebbe essere presente per legge un piano di emergenza per incidente nucleare, e tale Piano dovrebbe essere messo a disposizione delle autorità competenti per Territorio.
SOTTOLINEATO che direttive europee impongono in questo caso la divulgazione pubblica dei Piani di protezione civile, anche se coperti finora da segreto militare.
PRESO ATTO che la Prefettura di Trieste ha, in fase avanzata di definizione, un piano di emergenza per la sosta in rada nel porto di Trieste di navi e sottomarini militari a propulsione nucleare.
CONSIDERATO che L'Italia aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare e il nuovo Statuto regionale sostiene i processi di "moratoria internazionale", cioè di abolizione degli ordigni di distruzione di massa
Il CONSIGLIO PROVINCIALE richiede alla Presidente della Provincia ed all'Assessore competente di intervenire nel processo di formazione del Piano in questione, di farsi carico di una sua larga diffusione ed altresi' di intervenire sul governo Nazionale affinche' inizi il processo di Denuclearizzazione del Porto e del Golfo di Trieste.
Presentata da Paolo Salucci (DL) ed apporvata dal Consiglio Provinciale di Trieste il 30 Novembre 2006
Zugliano, 26 gennaio 2006
Lettera aperta al Presidente Illy sul Nucleare militare in regione
adesione di Cindy Sheehan, Luigi Ciotti, Flavio Lotti,
Grazia Bellini, Lisa Clark, Albino Bizzotto, Tonio Dell'Olio
Dopo la presentazione a dicembre ai Capigruppo di maggioranza in Regione, la lettera aperta della Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia al Presidente della Regione Illy sul Nucleare militare, ha ricevuto importanti adesioni al Seminario nazionale della Tavola ad Assisi.
Cindy Sheehan, spina nel fianco dell'amministrazione Bush, fondatrice di "Gold Star Families for Peace" composta da famiglie che hanno perso figli in guerra, definita dalla stampa statunitense la "Mamma della pace", che sta viaggiando dal 4 aprile 2004 - data della morte del figlio Casey in Iraq - per denunciare illegalità e immoralità dell'occupazione, ha aderito alla lettera con la quale si invita Riccardo Illy ad affrontare lo stridente contrasto esistente fra Statuto e questione nucleare in regione; e a rinunciare quale Presidente del Friuli Venezia Giulia alla carica di Comandante onorario del 31° Fighter Wing di Aviano, causa il permanere sul sito delle Armi di Distruzione di Massa.
La rinuncia dell'Italia all'atomica col Trattato di Non-Proliferazione nucleare, è resa vana dalla mai smentita presenza di 50 bombe nella base Usaf di Aviano e di 40 in quella italiana di Ghedi.
Don Luigi Ciotti, fondatore della Comunità "Gruppo Abele" di Torino e dell'Associazione nazionale "Libera" contro le mafie, ha pure aderito insieme a don Tonio Dell'Olio di Pax Christi alla richiesta espressa al governatore regionale, di dare sostanza alla norma su Pace ed Armi di Distruzione di Massa, approvata dal Consiglio col nuovo Statuto del Friuli Venezia Giulia: “Il Friuli Venezia Giulia persegue una politica di pace ... ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli ... sostiene i processi di moratoria delle Armi di Distruzione di Massa” (A.D.M.).
Già Cgil Cisl e Uil, Acli e Arci, Legambiente e Amici della Terra del Friuli Venezia Giulia, come l'assessore regionale alla Pace Antonaz, si erano riconosciuti anche nella richiesta di partecipazione alle Campagne internazionali di moratoria delle A.D.M., configurata dal nuovo Statuto e contenuta nella lettera al Presidente.
Ora i responsabili nazionali della Tavola della pace di Perugia, dal fondatore Flavio Lotti alla coordinatrice e dirigente dell'Agesci Grazia Bellini, con Lisa Clark e don Albino Bizzotto di Beati i costruttori di pace, si sono schierati a favore del sostegno alle Zone Nuclear Free esistenti nella nostra Euroregione, sull'esempio di grande valore portato avanti dall'Austria.
Il porto di Trieste e quello Sloveno di Koper/Capodistria sono adibiti al transito di navi a rischio nucleare; legge italiana e direttive europee impongono di rendere noti i Piani di protezione civile in caso di incidente, a Trieste come a Capodistria ed Aviano. I candidati Sindaci alle Primarie del Centrosinistra Rosato Boniciolli e Metz, hanno condiviso con Franco Juri e Giacomo Scotti della Comunità Italiana di Slovenia e Croazia, la proposta di intervento sul Governo per escludere Trieste dai Porti Italiani a disposizione di navi a propulsione o armamento nucleare.
per la Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia
Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli
Trieste, 20 settembre 2006
SUI PORTI NUCLEARI DI TRIESTE, KOPER / CAPODISTRIA E VENEZIA
Si dà notizia della comunicazione pervenuta dalla Prefettura di Trieste in merito ai Piani di protezione civile in caso di incidente nucleare al porto di Trieste e al porto Sloveno di Koper/Capodistria. Si aggiungono informazioni di fonte ufficiale relative al traffico nucleare nel porto di Venezia.
La lettera della Prefettura di Trieste alla Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia comunica in risposta ad altra nota, che il NUOVO piano di emergenza per la sosta in rada nel porto di Trieste di navi e sottomarini militari a propulsione nucleare, è stato trasmesso all'A.P.A.T. come previsto dal D.L.vo n. 230/95 e appena restituito sarà formalmente approvato. Per quanto riguarda le conseguenze di eventuali incidenti nucleari nella Repubblica di Slovenia, relative alla questione posta in merito allo scalo di naviglio del genere al porto di Koper/Capodistria, le stesse verranno valutate a livello nazionale ed analogamente verrà gestita anche una emergenza eventuale.
A commento della lettera si rimarca che la legge e le direttive europee impongono la divulgazione al pubblico dei Piani di protezione civile, coperti finora da segreto militare. I nuovi Piani in gestazione sono stati chiesti dai Cittadini dopo seri incidenti avvenuti in vari Porti, e sono stati imposti dall'Unione Europea con Procedura d'infrazione contro l'Italia. Per la prima volta dall'ingresso Sloveno nella Nato e nell'UE, viene riconosciuta implicitamente l'esistenza di rischio a Koper/Capodistria come a Trieste.
Il Porto di Venezia secondo informazioni reperite dall'on. Cacciari fa ancora parte dei "porti nucleari" in assenza di divieto di legge, anche se le dimensioni sconsigliano l'ormeggio di grande naviglio nucleare e le norme di sicurezza imporrebbero di entrare solo a forza elettrica, con possibile pregiudizio per il funzionamento dei reattori. Esiste anche l'obbligo di autorizzazione degli Enti ministeriali e locali competenti. Per la Capitaneria di Porto 10 e 20 anni fa due mezzi nucleari sono stati ormeggiati al largo e assistiti con navette; l'Autorità portuale rimarca la proibizione del traffico di materiali ferrosi extra Cee radioattivi.
Da notare che nessuno per Trieste Koper/Capodistria e Venezia parla di rischio da presenza eventuale di Armi di Distruzione di Massa a bordo di navi e sottomarini. L'Italia aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare e il nuovo Statuto regionale sostiene i processi di "moratoria internazionale", cioè abolizione degli ordigni A.D.M. citati, la cui possibile presenza è coperta ovviamente dal segreto.
Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli
Milano come città delle effervescenze letterarie
Una Fiera del Libro anche per Milano? Il dibattito si è aperto nella città, ospitante già in diversi periodi dell'anno mostre, fiere di carattere internazionale, come la Fiera del Mobile, come, mi viene in mente, la Fiera dell'artigianato, la Fiera dell'informatica. Ma Torino ha un suo appuntamento che ogni anno vede confermarsi un risultato di ritorno eccellente, con momenti di conversazione e di incontro con autori e scrittori, editori, di diverso tipo, per diverse fasce di pubblico, di lettori, dai più piccoli ai più grandi. Milano, scriveva Leopardi in una sua lettera al vescovo, è città di editoria, di creatività, di scrittura, di ricerca bibliografica, di spinte autorali di autorevole spessore, di energie e risorse intellettuali di grande padronanza e di forte caratura innovativa, sperimentale. Eravamo nel 18° e nel 19° secolo, ma oggi possiamo dire che la situazione non è cambiata: anzi si è moltiplicata nella sua dimensione. Abbiamo diverse espressioni artistiche che contaminano la città, che si intersecano, che si producono, autoproducono, che si esprimono con canali e modalità differenti, utilizzando in largo spazio ciò che la nuova tecnologia può offrire alle nuove forme di comunicazione, anche a "banda larga".
Il problema è uno: non riescono a trovare momenti istituzionali, spazi, dove ufficialmente uscire dalle proprie "grotte", cantine autoreferenziali, mantenute tali non per un "egocentrismo" ed "egoreferenzialismo" artistico, ma per un'assenza totale di momenti comuni, collettivi,. ufficiali, istituzionali, diffusi di aggregazione culturale e artistica. Milano diventa sempre di più la città delle gallerie: eventi interessanti, anche con firme degne di nota, ma sempre d'elite, sempre mercantilizzate, ossia sottoposte a costi inadeguati per una diffusione pubblica del messaggio artistico. E poi abbiamo la spettacolarizzazione degli eventi, momentanei, temporanei, estemporanei, magari atomizzati e atomizzanti un campo che deve essere il più possibile universale, dinamico, di contaminazione, appunto.
Ebbene Milano può scippare Torino di un evento che è diventato tutto torinese? Ma può imitare eventi internazionali londinesi che rendono la capitale britannica città di cultura letteraria, con il suo Festival Internazionale di Letteratura? Io penso che le copie finiscono per svilire ogni spinta di proposta culturale e artistica, che deve essere la base della ricerca di canali diversi e nuovi per diffondere messaggi e per dare all'arte uno spazio adeguato e accessibile alla moltitudine. Pensare a Milano fiere del libro, dei scrittori, come suggerisce Mauri, Presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e rappresentante italiano nella Federazione Europea degli Editori - aperte e dinamiche, che siano presenti in diversi contesti della città, e che diano opportunità al visitatore di accedere ad agorà di discussione e di confronto con autori nuovi, affermati, meno affermati, giovani, creativi, sperimentali, adottanti le nuove tecnologie, quindi includendo i blogger, includendo gli scrittori nei forum , includendo le nuove tipologie di espressione artistica dell'era della nwe tecnology, e dando anche spazio a quel punto di incontro, aggiungo io, di domanda e di offerta tra le tendenze e le esigenze del pubblico, le strategie editoriali delle case, sono molte, prinvilegiando quelle indipendenti e quelle piccolo - medie, spesso soggette a un silenzio assordante circa le loro attività e le loro proposte, e le nuove espressioni creativo - sperimentali dell'arte letteraria, delle nuove letterature, delle diverse letterature. Non ha senso, concordo con Mauri, parlare di un doppione di Torino, cercando di togliere a Torino i riflettori di un giusto spazio internazionale che si è conquistata con anni e anni sedimentati di organizzazione di un evento che cresce sempre maggiormente: si rischierebbe di fare ciò che a Roma è avvenuto con il Roma doc fest, un momento che doveva essere di promozione di nuove energie cinematografiche ma che, essenzialmente, seppure in modo brillante e interessante, è finito per essere un "doppione" più ristretto per la portata della Mostra del Cinema Biennale di Venezia. Occorre pensare a un'alternativa che sappia creare competizione e anche confronto attivo con altre esperienze. Perchè non pensare a un periodo che innondi, letteralmente parlando, la città di cultura letteraria, magari anche framistata con altre tipologie di arte,m dove dagli abbinamenti possano scaturire scenari vitali e creativi di stimoli emotivo culturali di grande rilievo. Ebbene: che cosa ha intenzione di fare l'amministrazione? Che cosa ne pensa l'assessore alla cultura Sgarbi, oltre a impegnarsi a rilasciare interviste roboanti di grandi impegni futuri ma rimanenti, almeno fino a oggi, a la carte?
Si scuota questa città facendo scaturire le effervescenze artistiche, che sono esistenti, ma che rimangono tappate in un grande contenitore non visibile al suo interno, e che necessitano di esprimersi e di fuori uscire, trasboccando e trasbordando con forza e dirompenza. C'è bisogno di cultura: una manifestazione ultima dedicata alla filosofia dei nuovi tempi, come metodo di vita, promossa a Roma con insigni intellettuali attuali, Eco, Augias, Severino, Vattimo, ha visto una fiorente partecipazione di pubblico, cosa che, qualche anno fa, sarebbe stato impossibile crederci, data la portata elevata e, spesso, accademica, del contenuto della manifestazione. Questo vorrà dire che sociologicamente esiste una richiesta di cultura, di confronto e di consocenza: per vivere meglio. Possiamo dire anche per crescere meglio e per sentirsi meglio nella collettività e nelle ricerca di sè stessi e dell'altro.
Maieuticamente si deve procedere, non con colpi di scenografici eventi, magari solo modaioli, di grande fashion, ma di poca efficacia e di irrilevante contenuto e spessore per la collettività e la crescita della città.
Alessandro Rizzo
Presidente del Guppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
wimax: una rivoluzione tecnologica possibile
Presto presenterò, dopo la mozione recepita all'unanimità dal Consiglio sull'adozione nell'amministrazione circoscrizionale dell'open source, ossia della disponibilità di sistemi di programmazione liberi, gratuiti e non soggetti a rinnovo di costose licenze, una proposta che riguarderà l'attivazione dell'emendamento Corritore alla relazione previsionale di Bilancio sull'attuazione di un'estensione della connessione in rete a banda larga e senza fili, tecnicamente detta wi-fi, oppure wireless. E' ora di promuovere l'accesso diffuso e universale, senza preclusioni di sorta, nè economiche, nè logistiche, spesso determinate dalle società che dispongono l'accesso alla rete, più interessate a promuovere connessioni e sistemi di connessione in zone altamente abitate e alto residenziali o zone dove maggiore è la concentrazione di uffici imprenditoriali e societari, abbandonando le periferie, dove maggiore è il numero di giovani residenti. Wireless permetterebbe l'accesso alla rete gratuitamente, facilitato e a tempo ridotto per persone che passeggiano nei parchi, oppure per studentesse e studenti che studiano in biblioteca, oppure per cittadine e cittadini che attendono i tram alle fermate dell'ATM, oppure per passeggeri presenti sui lunghissimi jumbo che sferzano per le strade della città, oppure per docenti e insegnanti nelle scuole, per ragazze e ragazzi presenti negli istituti scolastici di vario ordine e grado. E' giunta l'ora di una rivoluzione culturale che possa permettere a tutte e a tutti un accesso a canali che possano diffondere informazione e comuncazione nella insaziabile ricerca di nuovi saperi circolanti e liberi. La tecnologia odierna offre, però, strumenti maggiori per coperture di tale possibilità di accesso gratuito e senza fili in un raggio maggiore chilometrico, si parla di 60/70 km, tramite l'installazione di un'antennina, "hotspot", di dimensione molto ridotta ma di forte potenza: si parla di WiMax, e il governo ha predisposto la promozione e la diffusione di questo strumento, sia con agevolazioni economiche, sia con campagne di informazione e predisposizioni infrastrutturali. Basta approvare un piano che dia la concessione a una società, con le procedure trasparenti e di convenzione adottati con bandi promossi dal Comune, per la promozione territoriale di questo metodo di accesso, installando le strutture giuste e apposite.
E' ora di partire su questo fronte e di rendere la tecnologia canale per diffondere i saperi e il diritto di comunicazione e di informazione della popolazione residente.
Alessandro Rizzo
WiMAX Italia.it (http://www.wimax-italia.it)
è un sito di informazione tecnologica nato in prospettiva dell'avvento di questo nuovo e potente mezzo di comunicazione. Il futuro della diffusione della banda larga e di conseguenza l'azzeramento del Digital Divide, è il WiMAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di sicuro il mezzo più adeguato per colmare questa immensa lacuna che opprime l'Italia del Web. I motivi che mettono il WiMAX al primo posto come mezzo per lo sviluppo sono molti in primis la versatilità che a differenza delle linee tradizionali, (Adsl a centraline, fibre ottiche e UMTS) ha pochi limiti infrastrutturali, infatti un antenna di diffusione del segnale a onde radio WiMAX ha una capacità di 60-70 Km.In Europa e nel mondo in pochissimo tempo si sono fatti passi da gigante a favore del WiMAX, qui in Italia le cose vanno a rilento e in modo del tutto disorganizzato e poco chiaro. Questo sito nasce per dare voce ai futuri utilizzatori di questo servizio, alle aziende che investiranno in esso e per informare la comunità con news ed aiuti relativi all'utilizzo del WiMAX, guida all'acquisto dei prodotti guida alla copertura nazionale, guida alle tariffe ed abbonamenti che presto verranno proposti a noi utilizzatori di questo servizio. Vi diamo quindi il benvenuto nel nostro sito.