No War Day, Denuncia e impegno
"No War Day", denuncia e impegno
L’11 settembre 2001 un attentato terroristico causò la morte di 3.000 civili, in larga parte americani. Probabilmente, lo stesso giorno, qualche altro americano moriva perché privo dell’assistenza sanitaria, qualche altro veniva ucciso da un connazionale con un’arma da fuoco, qualche altro modernamente “giustiziato”, a migliaia venivano licenziati per mantenere libero il mercato, e così via...
Larga parte della popolazione mondiale, lo stesso giorno, pativa la fame, la sete, le malattie e ne moriva... Palestinesi si armavano o si promettevano al martirio e israeliani si adoperavano per martirizzare, morendone entrambi... e così via... insomma, un giorno di ordinaria amministrazione per molti e di buoni affari per pochi.
Però, da quel giorno in poi, si fece insistente la voce che era necessaria una guerra, una guerra per porre fine a questa scocciante minaccia che è il terrorismo e vivere finalmente secondo il modello occidentale. “L’unico modello! Democratico! Libero! E in definitiva il migliore. La guerra! La risposta alle barbarie!”.
Fu così che si invase l’Afghanistan, poi l’Iraq. Nel 2004 quella guerra arrivò anche in Europa, prima a Madrid e poi a Londra. Un’Europa che ancora si domandava incredula sulla guerra dei primi anni Novanta nella ex-Jugoslavia.
Ma la buona gente non ci stava, manifestava, a milioni scesero in piazza opponendosi a questa logica dell’occhio per occhio, sapendo bene che, in definitiva, dalla violenza non nascerà mai la pace.
E allora iniziarono a cercare di convincere queste persone che ci sono guerre e guerre, tutte brutte, per carità... alcune però necessarie... E allora per darcela a bere parlarono di guerra lampo: “Ti faccio male ma smetto subito”; di guerra chirurgica: “Ti asporto il male di netto e passa tutto”... salvo poi dimenticarsi le pinze nell’addome! Guerra umanitaria! “Ora sì che abbiamo ragione di farla questa guerra!”, vogliono farci credere,...è umanitaria! “A fin di bene ti massacro, e se mi riesce ti rianimo, se poi muori, mi spiace...tanto, lo giuro”.
E ora ci parlano di armi nucleari...
Ma a chi vogliono fare paura? Ai cosiddetti “cattivi”? A chi desidera la pace per sé e per gli altri? Forse a tutti...
In questi giorni non si sente parlare che di vita. Si fa a gara a chi la difende di più. E di sicurezza... Telecamere, più polizia, più armi, pene più severe!
MA DI QUALE SICUREZZA CI PARLANO? DI QUALE VITA? LA NOSTRA O LA LORO?
Di certo con una legge elettorale come questa la loro di vita la difendono benissimo, ed è molto più sicura! La domanda è: fino a quando?
Il Partito umanista esiste dagli ‘80, e quando e dove ha potuto si è presentato alle elezioni perché nel voto si potesse esprimere un’opportunità non-violenta alla disastrosa direzione degli avvenimenti.
Piccolo partito, ci dicono... E’ vero, ma che possibilità ha di esprimersi e crescere? Soprattutto, con quelli grandi, ce la passiamo forse meglio?
Utopici. Questo, a dir la verità, ce lo dicono un po’ meno oggi...
Sanità ed educazione gratuita e di buon livello per tutti è quello che chiedevamo e chiediamo. Una democrazia partecipativa dove venga chiesto alle persone se vogliono partecipare ad una guerra o preferiscono dare un’opportunità alla pace.
Dove, in definitiva, si possa esprimere la libera scelta di ogni individuo di decidere della propria vita.
Mozione:"I Cambiamenti climatici e le politiche energetiche"
In allegato il testo della mozione sui"Cambiamenti climatici e le politiche energetiche" sottoscritta dai consiglieri di maggioranza ed opposizione.E' stata presentata al Consiglio di Zona 6 il 13 marzo u.s. dai consiglieri della Sinistra zona 6 e verrà votata al prossimo Consiglio di Zona.
PETIZIONE IN DIFESA DEL PARCO DI MONZA
PETIZIONE IN DIFESA DEL PARCO DI MONZA
Un'affermazione pericolosa e irresponsabile
Ha già una ricetta in tasca, Berlusconi, per "risolvere" i problemi di un'intera generazione e di quelle future di giovani precari. A una domanda di una ragazza durante la trasmissione TG2 Punti di Vista, riguardo a che cosa si propone per cancellare e combattere la precarietà lavorativa, che è anche precarietà esistenziale, il "Rodomonte" di Arcore risponde dicendo che sarebbe buona idea sposare un milionario, magari il proprio figlio Pierslivio. Direi che il programma è veramente interessante. Risolvere la questione drammatica di una totale incertezza sul futuro proprio e quello della propria famiglia, spesso difficile, impossibile dal crearsi, uno dei candidati alla presidenza del consiglio, auspicabile la sua sconfitta, licenzia la tragedia esistenziale con una battuta pessima indicativa della caratura irresponsabile del soggetto. Basta vincere una lotteria, oppure andare al Milionario di Scotti, oppure sposarsi, magari con sponsor vari, un ricco figlio di "buona famiglia" per poter coronare la propria speranza di vivere un futuro migliore. Come dire: o accetti la tua condizione precaria e marginale, oppure affidati alla bontà del signorotto di turno, come un Don Rodrigo brianzolo. E' una vera offesa quella che Berlusconi ha fatto non solo alla ragazza ma a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi che vivono di stenti e di forte confusione perchè precari, senza diritti, senza garanzie, senza possibilità di autodeterminarsi come persona autonoma. E' l'espressione di chi non conosce il dramma esistenziale che ingabbia le nostre giovani generazioni in una situazione di non progressione sociale ed economica utile e funzionale a renderle indipendenti. E' l'espressione di chi minimizza una piaga sociale che vive i nostri tempi e li rende una delle epoche più incerte in materia di diritti e di garanzie, di subordinazione verso i datori di lavoro, di subalternità, di dipendenza assoluta e continuativa, di insoddisfazioni esistenziali. E' una ricetta tipica dell'opulento ricco che sbeffeggia chi fatica a raggiungere fine mese e chi fatica a trovare un'occupazione continuativa e stabile, socialmente sicura almeno: quell'opulenza che vede soluzioni solo se il potere e la ricchezza concedono motivi di riscatto fuori dalla propria vita ordinaria, dalla propria condizione vitale, dalle proprie abitudini civili, dalla propria autodeterminazione sociale. Sono preoccupato difronte a tanta irreverenza e irresponsabilità: dopo le allucinanti e gravose esternazioni di un candidato dichiaratosi fascista e fiero di esserlo nelle fila delle liste del PdL, oggi abbiamo nuove esternazioni che rivelano un'indole disumana e squallida.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Perchè il vero “voto utile” è a sinistra
Dal Messaggero studio a sorpresa: in senato più il risultato è bipartitico più vince Silvio
di Matteo Bartocci “Il Manifesto” 11 marzo’08
Sul Messaggero si tracciano 4 scenari constatando che “il controllo della camera alta non dipende solo dallo scontro diretto Berlusconi – Veltroni” ma soprattutto dal risultato delle altre forze politiche: per come è fatta la legge elettorale e per la serie storica di dati tra regioni “bianche” e “rosse” una maggioranza chiara di destra è infatti quasi impossibile.
Salvo in un caso: con i due partitoni che prendono tutto o con una sinistra perdente sotto l’8%. Prendiamo per semplicità la simulazione più “bipartitica” di tutte: prevede un testa a testa Pd-PdL (39,4% contro il 42,4%) e una sconfitta pesante sia per Bertinotti che per Casini (entrambi sotto il 6%). Ebbene, potrà sorprendere ma proprio il risultato più netto è quello che garantisce la maggioranza assoluta del senato a Berlusconi: 164 seggi al PdL contro i 138 del Pd e 2 ciascuno per Sa e Udc (in Toscana e in Sicilia). Questo perché sia nelle regioni “rosse” che in quelle “bianco-azzurre” proprio le terze forze Sa e Udc hanno l’effetto (riequilibrante) di togliere seggi al partitone perdente. Facendo le somme, in quasi tutte le regioni un successo della Sinistra toglie seggi a Berlusconi. Al sud, viceversa, un risultato dell’Udc favorisce di poco Veltroni. Non a caso la simulazione massima in cui la Sinistra raggiunge il 9,3% (21 senatori) è anche quella in cui Berlusconi prende meno seggi (154).
Dal punto di vista politico si possono trarre due conclusioni. La prima è che chiunque vinca in Senato ci saranno comunque tre opposizioni (Sa, Udc, Pd) che non si possono sommare tra loro. Ad esempio: sulle missioni estere Udc e Pd potrebbero votare con il PdL ma non la Sa.
La seconda, altrettanto importante, è che parlare di sostanziale pareggio non vuol dire altro che preparare uno scenario in cui Pd e PdL da soli controllano 311 seggi su 315 a Palazzo Madama. Un numero forse insufficiente a dare un governo stabile ma che consente di fare riforme costituzionali senza neanche passare per il referendum confermativo. Una “grande coalizione” per le riforme del tutto inedita nella storia repubblicana.
Nel 2006 Prc, Pdci e Verdi hanno avuto più voti al senato che alla camera. Segno che una parte dell’elettorato ha voluto garantire la vittoria a Prodi con un voto “utile” sentendosi più libero sul voto di Palazzo Madama. Stavolta si vuole far credere l’esatto contrario. Ma se così avvenisse l’unico effetto concreto sarebbe di consegnare il paese a Berlusconi. Se il 30% di elettori è ancora indeciso è ora che la Sinistra Arcobaleno provi a spiegare, anche con i numeri, che l’unico voto utile contro Berlusconi è il suo.
Ma Milano è veramente informatizzata?
Buona idea. Sì buona idea è quella del Comune di aprire una casella di posta elettronica per ogni cittadina e ogni cittadino di età maggiore ai 15 anni sul sito del Comune: casella dove mandare le comunicazioni importanti che riguardano il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadinanza. Si risparmierà in termini di carte con bolli autenticate, inviate con ricevuta di ritorno, raccomandate varie, che temporeggiano nell'essere recapitate e che consumano dispendiosamente carta, appunto.
Ma alcune domande nascono spontaneamente. Innanzitutto come ogni passo che viene visto come eccezionale e senza precedenti si parte sempre da dove si dovrebbe concludere un progetto organico di informatizzazione della comunicazione amministrativa e pubblica.
Mi riferisco a diverse questioni che, ancora, a Milano non trovano soluzione, portando Milano a essere non la prima città che adotta un'informazione digitale e basandosi sulla rete tra Comune e cittadinanza, ma l'ultima in classifica per quanto concerne l'utilizzo di "open source", il sistema operativo e programmatico che consentirebbe chiaramente di decurtare costi ingenti che ogni anno incombono sulla pubblica amministrazione in termini di rinnovo delle licenze dei sistemi operativi, dei software. Proprio ieri si è discusso in commissione tempo libero, in consiglio di zona, di promuovere un seminario/work shop in consiglio sull'utilizzo di Linux e di Open Source come metodi attivi per garantire la programmazione in rete dei sistemi di base e dei software. Io avevo presentato una mozione, recepita all'unanimità, ripeto unanimità, da tutte e da tutti i consiglieri per avviare almeno partendo dal settore decentramento zona 4 sistemi operativi Open Source, OOSS. Non ho avuto nessun tipo di risposta politica chiara e decisiva in merito: tant'è che qualche settimana fa in consiglio ho fatto un'interrogazione a riguardo, senza avere riscontri ancora.
Ma già si parla di dotare ogni persona che richiedesse una casella di posta elettronica sul sito del Comune per informarla delle procedure burocratiche che ineriscono le varie pratiche, fino ad arvviare al tema delle iniziative comunali, degli spettacoli che offre la città, della viabilità addirittura. Ripeto ottima idea, ma peccato che manchino alcune fondamenta che possano dotare la città di un vero servizio efficente e razionalizzato di informatizzazione e di calibratura della rete. Parlo anche di wireless: a che punto è la delibera nella sua fase esecutiva, approvata dal Comune di Milano, e, per inciso anche dal consiglio di zona 4, sempre su mia proposta di mozione, in riferimento all'esperienza di Buccinasco, che aveva da tempo avviato questa diffusione sul territorio, dai parchi alle scuole, dalle biblioteche alle fermate degli autobus, dai musei alle palestre? Un sistema di connessione veloce e non dispendioso potrebbe realmente dotare la cittadinanza di un utile strumento per utilizzare la rete e internet. Per tutte e per tutti, indistintamente.
E che dire, infine, di attivare anche a Milano col patrocinio e il contributo attivo del Comune, conference e meeting che definiscano quale è la situazione in cui si trova la diffusione di internet e della rete, in campo economico, amministrativo, sociale, civile, aziendale, imprenditoriale, universitario, formativo, come è esempio "State of the net" promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia, oppure seminari, workshop, open space, laboratori dove domanda e offerta si incontrano e si comprendono, interessandosi dell'obiettivo principale, la costruzione di un progressivo sviluppo della rete e dell'utilizzo dell'informatica come democratico livello di confronto e di partecipazione civica.
Ci sono ancora punti da evadere se si vuole, poi, parlare di diffusione della rete come metodo di confronto e di comunicazione tra cittadinanza e pubblica amministrazione.
Saremo la prima città per avviare un progetto di questo tipo, ma chiaramente siamo molto lontani dai parametri e dagli obiettivi europei riguardanti le macro proposte di diffusione della rete, parlo di Berlino, di Parigi e di Londra. Nelle biblioteche, luogo dove ampiamente si utilizza la rete, per studiare, per ricercare libri e pubblicazioni utili agli approfondimenti che le studentesse e gli studenti cercano, ancora wireless non è arrivato. Così come in molte scuole, in molti centri civic, in molti musei, spazi che potrebbero dare opportunità ai visitator* di sedersi in angoli dotati di panchine o di comode poltroncine sobrie per documentarsi e per studiare con più attenzione particolari che ineriscono l'oggetto della mostra allestita. Cosa attendiamo?
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
"I costumi e gli amori degli uomini e degli dei"
Diamo un'opportunità alla pace!
Appello a tutte le forza politiche che partecipano alle prossime elezioni
e che credono alla pace e alla nonviolenza
DIAMO UN’OPPORTUNITÀ ALLA PACE!
- il ritiro delle truppe d’invasione
Bullismo, la classe politica cattiva maestra
L'episodio di bullismo conferma ciò che sosteniamo da tempo: sono urgenti politiche di intervento sociale e culturale per combattere ogni forma di violenza nei confronti di ragazzi perpetrata da altri ragazzi. Quello che sconcerta, oltre il ripetersi degli episodi in tutta Italia, è la presenza costante di insulti e di provocazioni contro ragazzi "accusati" di essere omosessuali.
Paolo Ferigo - presidente comitato Arcigay CIG Milano
www.arcigay.it
La repressione cinese in Tibet e il silenzio del Papa
La repressione cinese in Tibet e il silenzio del Papa
Mi ha molto meravigliato il silenzio del Santo Padre sulla questione tibetana e la dura repressione in atto da parte del governo cinese. Il Papa, sempre attento a tutte le questioni mondiali e pronto ad intervenire sempre e comunque, questa volta è stato zitto. Domenica all’Angelus non ha proferito parola, nonostante che fosse stato sollecitato dal Dalai Lama in persona. Ambienti Vaticani hanno giustificato questo silenzio col fatto che “non avendo in Tibet un nunzio apostolico non hanno la possibilità di verificare quello che sta avvenendo”. Giustificazione a mio avviso molto risibile e discutibile, visto che quanto sta avvenendo è documentato, in parte, dai media e riportato dai vari ambasciatori presenti sul posto. Quello che sta avvenendo in Tibet è di una gravità estrema e si vuole soffocare nel sangue le legittime aspirazioni di un popolo che da decenni insegue una sua politica di indipendenza dalla Cina e dal suo potere soffocante. Sono intervenuti diversi capi di stato e anche il nostro Governo ha fatto la sua parte seppure ancora in maniera flebile e non incisiva. Ci sono in ballo interessi economici enormi e si sta attenti a non disturbare il Governo di Pechino anche in vista delle prossime olimpiadi. Da più parti si sono levati appelli a boicottare le prossime olimpiadi: un paese che non rispetta i diritti civili e attua la pena di morte, secondo me, non è degno di ospitare i giochi olimpici.