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Martedì, 18 Marzo, 2008 - 09:09

La repressione cinese in Tibet e il silenzio del Papa

La repressione cinese in Tibet e il silenzio del Papa

 

Mi ha molto meravigliato il silenzio del Santo Padre sulla questione tibetana e la dura repressione in atto da parte del governo cinese. Il Papa, sempre attento a tutte le questioni mondiali e pronto ad intervenire sempre e comunque, questa volta è stato zitto. Domenica all’Angelus non ha proferito parola, nonostante che fosse stato sollecitato dal Dalai Lama in persona. Ambienti Vaticani hanno giustificato questo silenzio col fatto che “non avendo in Tibet un nunzio apostolico non hanno la possibilità di verificare quello che sta avvenendo”. Giustificazione a mio avviso molto risibile e discutibile, visto che quanto sta avvenendo è documentato, in parte, dai media e riportato dai vari ambasciatori presenti sul posto. Quello che sta avvenendo in Tibet è di una gravità estrema e si vuole soffocare nel sangue le legittime aspirazioni di un popolo che da decenni insegue una sua politica di indipendenza dalla Cina e dal suo potere soffocante. Sono intervenuti diversi capi di stato e anche il nostro Governo ha fatto la sua parte seppure ancora in maniera flebile e non incisiva. Ci sono in ballo interessi economici enormi e si sta attenti a non disturbare il Governo di Pechino anche in vista delle prossime olimpiadi. Da più parti si sono levati appelli a boicottare le prossime olimpiadi: un paese che non rispetta i diritti civili e attua la pena di morte, secondo me, non è degno di ospitare i giochi olimpici.