Milano capitale della mafia - di Gianni Barbacetto
DAL MUNICIPIO
Milano capitale della mafia
Comunque, a Milano e fuori, hanno già stretto buoni rapporti con gli uomini dei partiti.
«Milano è la vera capitale della ’Ndrangheta», assicura uno che se ne intende, il magistrato calabrese Vincenzo Macrì, della Direzione nazionale antimafia. Ma anche Cosa nostra e Camorra si danno fare sotto la Madonnina. E la politica? Non crede, non vede, non sente. Quando parla, nega che la mafia ci sia, a Milano. Ha rifiutato, finora, di creare una commissione di controllo sugli appalti dell’Expo. Eppure le grandi manovre criminali sono già cominciate.
Ne sa qualcosa Vincenzo Giudice, Forza Italia, consigliere comunale di Milano, presidente della Zincar, società partecipata dal Comune, che è stato avvicinato da Giovanni Cinque, esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena. Incontri, riunioni, brindisi, cene elettorali, in cui sono stati coinvolti anche Paolo Galli, Forza Italia, presidente dell’Aler, l’azienda per l’edilizia popolare di Varese. E Massimiliano Carioni, Forza Italia, assessore all’edilizia di Somma Lombardo, che il 14 aprile 2008 è eletto alla Provincia di Varese con oltre 4 mila voti: un successo che fa guadagnare a Carioni il posto di capogruppo del Pdl nell’assemblea provinciale. Ma è Cinque, il boss, che se ne assume (immotivatamente?) il merito, dopo aver mobilitato in campagna elettorale la comunità calabrese.
Ne sa qualcosa anche Loris Cereda, Forza Italia, sindaco di Buccinasco (detta Platì 2), che non trova niente di strano nell’ammettere che riceveva in municipio, il figlio del boss Domenico Barbaro. Lui, detto l’Australiano, aveva cominciato la carriera negli anni 70 con i sequestri di persona e il traffico di droga. I suoi figli, Salvatore e Rosario, sono trentenni efficienti e dinamici, si sono ripuliti un po’, hanno studiato, sono diventati imprenditori, fanno affari, vincono appalti. Settore preferito: edilizia, movimento terra. Ma hanno alle spalle la ’ndrina del padre. Cercano di non usare più le armi, ma le tengono sempre pronte (come dimostrano alcuni bazooka trovati a Buccinasco). Non fanno sparare i killer, ma li allevano e li allenano, nel caso debbano servire. Salvatore e Rosario, la seconda generazione, sono arrestati a Milano il 10 luglio 2008. Eppure il sindaco Cereda non prova alcun imbarazzo.
Ne sa qualcosa anche Alessandro Colucci, Forza Italia, consigliere regionale della Lombardia. «Abbiamo un amico in Regione», dicevano riferendosi a lui due mafiosi (intercettati) della cosca di Africo, guidata dal vecchio patriarca Giuseppe Morabito detto il Tiradritto. A guidare gli affari, però, è ormai il rampollo della famiglia, Salvatore Morabito, classe 1968, affari all’Ortomercato e night club («For a King») aperto dentro gli edifici della Sogemi, la società comunale che gestisce i mercati generali di Milano. È lui in persona a partecipare a una cena elettorale in onore dell’«amico» Colucci, grigliata mista e frittura, al Gianat, ristorante di pesce. Appena in tempo: nel maggio 2007 viene arrestato nel corso di un’operazione antimafia, undici le società coinvolte, 220 i chili di cocaina sequestrati.
Ne sa qualcosa anche Emilio Santomauro, An poi passato all’Udc, due volte consigliere comunale a Milano, ex presidente della commissione urbanistica di Palazzo Marino ed ex presidente della Sogemi: oggi è sotto processo con l’accusa di aver fatto da prestanome a uomini del clan Guida, camorristi con ottimi affari a Milano. Indagato per tentata corruzione nella stessa inchiesta è Francesco De Luca, Forza Italia poi passato alla Dc di Rotondi, oggi deputato della Repubblica: a lui un’avvocatessa milanese ha chiesto di darsi da fare per «aggiustare» in Cassazione un processo ai Guida.
Ne sa qualcosa, naturalmente, anche Marcello Dell’Utri, inventore di Forza Italia e senatore Pdl eletto a Milano. La condanna in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa si riferisce ai suoi rapporti con Cosa nostra, presso cui era, secondo la sentenza, ambasciatore per conto di «un noto imprenditore milanese». Ma ora una nuova inchiesta indaga anche sui suoi rapporti con la ’Ndrangheta: un altro imprenditore, Aldo Miccichè, trasferitosi in Venezuela dopo aver collezionato in Italia condanne a 25 anni per truffa e bancarotta, lo aveva messo in contatto con la famiglia Piromalli, che chiedeva aiuto per alleggerire il regime carcerario al patriarca della cosca, Giuseppe, in cella da anni. Alla vigilia delle elezioni, Miccichè prometteva a Dell’Utri un bel pacchetto di voti, ma chiedeva anche il conferimento di una funzione consolare, con rilascio di passaporto diplomatico, al figlio del boss, Antonio Piromalli, classe 1972, imprenditore nel settore ortofrutticolo con sede dell’azienda all’Ortomercato di Milano. Sentiva il fiato degli investigatori sul collo, Antonio. Infatti è arrestato a Milano il 23 luglio, di ritorno da un viaggio d’affari a New York. È accusato di essere uno dei protagonisti della faida tra i Piromalli e i Molè, in guerra per il controllo degli appalti nel porto di Gioia Tauro e dell’autostrada Salerno-Reggio.
Qualcuno si è allarmato per questa lunga serie di relazioni pericolose tra uomini della politica e uomini delle cosche? No. A Milano l’emergenza è quella dei rom. O dei furti e scippi (che pure le statistiche indicano in calo). La mafia a Milano non esiste, come diceva già negli anni Ottanta il sindaco Paolo Pillitteri. Che importa che la cronaca, nerissima, della regione più ricca d’Italia metta in fila scene degne di Gomorra?
A Besnate, nei pressi di Varese, a luglio il capo dell’ufficio tecnico del Comune è stato accoltellato davanti al municipio e si è trascinato, ferito, fin dentro l’ufficio dell’anagrafe, lasciando una scia di sangue sulle scale. Una settimana prima, una bottiglia molotov aveva incendiato l’auto del dirigente dell’ufficio tecnico di un Comune vicino, Lonate Pozzolo. Negli anni scorsi, proprio tra Lonate e Ferno, paesoni sospesi tra boschi, superstrade e centri commerciali, sono state ammazzate quattro persone di origine calabrese. Giuseppe Russo, 28 anni, è stato freddato mentre stava giocando a videopoker in un bar: un killer con il casco in testa, appena sceso da una moto, gli ha scaricato addosso quattro colpi di pistola. Alfonso Muraro è stato invece crivellato di colpi mentre passeggiava nella via principale del suo paese affollata di gente. Francesco Muraro, suo parente, un paio d’anni prima era stato ucciso e poi bruciato insieme alla sua auto.
L’ultimo cadavere è stato trovato la mattina di sabato 27 settembre in un prato di San Giorgio su Legnano, a nordovest di Milano: Cataldo Aloisio, 34 anni, aveva un foro di pistola che dalla bocca arrivava alla nuca. A 200 metri dal cadavere, la nebbiolina di primo autunno lasciava intravedere il cimitero del paese, in cui riposa finalmente in pace, benché con la faccia spappolata, Carmelo Novella, che il 15 luglio scorso era stato ammazzato in un bar di San Vittore Olona con tre colpi di pistola in pieno viso.
Milano, Lombardia, Nord Italia. È solo cronaca nera? No, Gomorra è già qua. Ma i politici, gli imprenditori, la business community, gli intellettuali, i cittadini non se ne sono ancora accorti.
A LEGNANO C’È UN SINDACO ILLEGALE.
Oggi alle ore 16.00 a Legnano i militanti della sinistra locale –Prc, Sd, PdCI, Verdi- distribuiranno dei volantini ai cittadini nella centrale piazza San Magno. Una perfetta non-notizia, direte, visto che cose del genere accadano ogni giorno in ogni angolo del nostro paese e della nostra regione. Invece no, la notizia c’è, perché a Legnano il Sindaco Lorenzo Vitali ha deciso di imporre ai suoi cittadini l’obbligo dell’autorizzazione preventiva e il pagamento di una tassa, nonché il divieto assoluto di volantinare in alcuni luoghi, tra cui anche piazza San Magno.
funzioni della Polizia Municipale a fronte novità ex L 125/08
del Settore Sicurezza del Comune di Milano;
del Comando della Polizia Municipale di Zona 4;
del Comando Centrale della Polizia Municipale e del Comandante della Polizia Locale di Milano, Bezzon
e pc
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
della Commissione Sicurezza del
Consiglio di Zona 4 di Milano
POLIZIA LOCALE E SICUREZZA URBANA
- nell'assicurare l'ottemperanza delle norme si chiede allo stesso Assessorato e all'Amministrazione Comunale di farsi promotrice di un'azione di indagine e di verifica in seguito ai fatti accaduti, come testimonia il caso successo presso Parco Cassinis lo scorso luglio 2007, oppure i vari sgomberi dei campi nomadi presenti sul territorio circoscrizionale, presso il Comando della Polizia Municipale di Milano, e verificare le disposizioni che sono state espresse ai Comandi decentrati, quale quello di Zona 4 di Milano, in materia di intervento;
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
apertura servizio bibliotecario e miglioramento qualitativo
Alla c.a.
dell'Assessorato alla Ricerca, Innovazione, Capitale Umano del Comune di Milano;
dell'Assessorato alle Infrastrutture, Lavori Pubblici del Comune di Milano;
del Settore Infrastrutture del Comune di Milano;
del Settore all'Innovazione del Comune di Milano;
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Settore Zona 4 di Milano
- All’Amministrazione Comunale e, in particolare, al Settore Biblioteche del Comune di Milano, all’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, data la natura politico amministrativa dell’intervento, di “applicare progressivamente e uniformemente in tutta la rete bibliotecaria cittadina l’orario di apertura continuativo protratto fino alle ore tardo serali, nonché una effettiva offerta culturale diversificata, dalle postazioni audio-video collegate ad internet alle manifestazioni culturali organizzate in sede”;
- a rilanciare le molteplici funzioni della struttura bibliotecaria attraverso un’attività di riconsiderazione in senso qualitativo delle offerte di impiego del tempo libero per i cittadini residenti nelle rispettive zone, realizzabile attraverso una politica culturale di ampio respiro sia nel metodo che nel merito;
- ad aumentare l’organico comunale destinato alle biblioteche lungo tutto l’orario di apertura, assicurando la professionalità della mansione lavorativa e della sua funzione non ascrivibile a semplice e mera custodia del patrimonio bibliografico presente, garantendo, così, un’uniformità della durata di accessibilità al servizio giornaliero che possa prevedere la copertura anche negli orari serali, assicurando una giusta e più equa ripartizione dell’utenza, oggi costretta a insistere su un numero insufficiente di strutture disponibili nella fascia serale, spesso post lavorativa e più interessante per diverse categorie di studentesse e studenti lavoratori e di cittadine e cittadini utenti del servizio;
- a garantire, infine, lo spazio bibliotecario come spazio di non pura e mera conservazione, come avviene in alcune realtà bibliotecarie, esempio ne è la Biblioteca Sormani, ma di accesso del pubblico alla conoscenza, al sapere e alla lettura, consultazione, nonché all’usufruizione di iniziative aggregative culturali
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
futura destinazione dell’ex-macello di via Lombroso
dell'Assessorato alla Ricerca, Innovazione, Capitale Umano del Comune di Milano;
dell'Assessorato alle Infrastrutture, Lavori Pubblici del Comune di Milano;
del Settore Infrastrutture del Comune di Milano;
del Settore all'Innovazione del Comune di Milano;
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Settore Zona 4 di Milano
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Ecopass e futuro attuazione in via definitiva esperimento
Alla c.a.
dell'Assessorato alla Assessore alla Mobilità, Trasporti, Ambiente del Comune di Milano;
del Settore Mobilità del Comune di Milano;
della Commissione Territorio e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
- il 28%, ossia 800 voti, si è espresso per "estendere il pagamento alla circonvallazione della 90-91",
- il 6% dei votanti non ha espresso nessun tipo di opzione in merito
- Ritoccare al rialzo le tariffe attualmente in vigore;
- Iniziare a tassare anche le auto a benzina euro 3 e i diesel euro 4 senza filtro antiparticolato;
- Estendere l'area a pagamento alla circonvallazione della 90-91
- Nessuna opzione in merito
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
area verde Via Benaco
Milano, 25 settembre 2008
Della Direzione AMSA di Milano;
del Comando della Polizia Municipale di Zona 4;
del Settore Territorio del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Siamo insieme in carovana per…
Una battaglia unita contro la controriforma Gelmini
La manifestazione contro la controriforma Gelimini, scusate la cacofonia, ma è così che si deve chiamare un progetto di demolizione della scuola pubblica, della formazione, della conoscenza universale, dell'accesso ai saperi, è andata bene, molto bene, oggi a Milano, davanti al Provvidetorato degli Studi. Studentesse e studenti, genitori, docenti, insegnanti si sono trovati uniti su un unico obiettivo: dire no e opporsi a chi vuole fare della scuola la realizzazione del classismo esclusivo e non luogo di confronto, crescita comune e di responsabilizzazione civica e sociale.
Dico questo perchè il disegno di legge varato dal Governo e imposto a colpi di "votazioni di fiducia" in Parlamento sotto forma di decreto, svuotando di contenuto potestativo le Camere, vuole demolire l'istruzione primaria, considerata "fiore all'occhiello" nelle esperienze formative europee, ma vuole anche determinare tagli, e non risparmi come intendono alcuni esponenti del governo, minimizzandone la portata drammatica, al fondo per il sostegno delle politiche didattiche della scuola pubblica. Il tempo pieno sarà declassato a puro doposcuola, senza contenuto formativo, sperimentale, occasione spesso di arricchimento civico, sociale e didattico per le ragazze e i ragazzi. Il grembiule imposto, Dolce e Gabbana saranno i beneficiari di un appalto già in atto tra Ministero e ditta di moda, determina una pura manifestazione superficiale e propagandistica che non risolve la questione centrale dell'abbandono scolastico e del dilagare di situazioni di disagio psicosociale molto forti all'interno delle mura scolastiche. Infine il voto in condotta: quale ratio e quale giustificazione si può addurre a un semplice numero che dovrebbe decreater quanto tu sia disciplinato, se non si compnrende bene che cosa si intenda con il termine disciplina, spesso parola abusata e poco indagata, fortemente soggetta all'arbitrio libero interpretativo. E' considerabile "irrequieto e indisciplinato" chi esprime le proprie creatività e la propria vivacità tramite forme non omologanti al clima di normalizzazione nella crescita prima dell'infanzia? Ricordiamo la Moratti Ministra, ossia il suo invito a fare prendere alle bambine e ai bambini, erano già pronti protocolli di intesa con ditte farmaceutiche, tranquillanti e medicine che assopivano ogni manifestazione estrosa, spesso base e fondamento per una crescita completa e armoniosa, non frustrata e umiliata, magari etorodiretta, fonte di futuri disagi psicoattitudinali, della bambina e del bambino. Ma pensiamo, infine, al disastro economico, sociale e didattico formativo che potrebbe derivare dall'imposizione del maestro unico. Giustamente l'ex Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, parlava di un ritorno alla scuola anni 50, ossia quella scuola di una società che da rurale doveva affrontare i problemi derivanti dall'estrema diffusione dell'analfabetismo presenti nel dopoguerra. Oggi la necessità consiste, in una società multietnica e multidisciplinare, garantire alla bambina e al bambino uno spettro completo e poliedrico di opzioni formative, facendo leva sulla curiosità e sulla crescita delle proprie potenzialità umane: questo ambito complesso di operatività didattica può essere affrontata solamente da un organico più strutturato e strutturale di insegnanti.
Ma che dire, infine, dei tagli agli istituti presenti nei piccoli paesi? Il dettato della Costituzione parla di accessi, anche in termini logisitici, universali al sapere e alla conoscenza, garantendo a tutte e a tutti il raggiungimento del massimo livello di istruzione. Così non sembrerebbe se si deve obbligare bambine e bambini di piccoli paesi a dover spostarsi per chilometri e chilometri nel paese vicino più consistente per popolazione residente: un disagio sociale, economico e culturale inaccettabile.
Eravamo in molte e in molti: ma soprattutto la battaglia sociale che si è palesata stamattina a Milano ha avuto come fondo comune quello della ricerca elevata di unità d'azione, senza creare conflittualità interne, come qualcuno adirebbe dal governo. Ossia non è plausibile cadere in chi vuole dividere per imporre un disegno di legge devastante e destabilizzante la scuola pubblica. I più ricchi potranno andare alle università, i più poveri, la moltitudine, dovranno accedere solamente a canali professionalizzanti precoci. Ma ricordiamo la già famigerata controriforma Moratti con la canalizzazione precoce cosa ha arrecato, se non il fatto che a 11 anni a decidere quale futuro didattico e formativo destinare al proprio figlio saranno le condizioni economiche del nucleo familiare: insomma se tu sei figlio di avvocati potrai pensare di proseguire a lungo, se sei figlio di operaio precario magari dovrai importi un ciclo più ridotto, diventando poco qualificato nell'immissione nel mondo del lavoro.
Infine non possiamo dimenticare i tagli avutisi per gli insegnanti di sostegno didattico, per i mediatori linguistici, aberrante è chi, oggi, la Gelmini, sostiene la separazione tra scuole per italiani e scuole per stranieri, i tagli che penalizzano gli insegnanti che accudiscono e facilitano l'ingresso dei disabili nelle strutture.
E' una mannaia che si abbatte sulla scuola pubblica, il decreto Gelmini: occorre manifestare trasversalmente, perchè di questo si tratta, il dissenso, l'opposizione inflessibile, la proposta di una scuola che si rifaccia i adettati costituzionali di qualità e di crescita civile universale, con una battaglia condivisa, che unisca, ripeto, come in Francia, non divida insegnanti da alunni, alunni da genitori. Stamattina questo è sembrato possibile fare.
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
L'acqua non è una merce , ma un diritto di tutti
L'acqua non è una merce , ma un diritto di tutti.
Segnalo l'interessante articolo di Emilio Molinari apparso sull'Unità di oggi sulla privatizzazione dell'acqua