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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 17 Ottobre, 2008 - 15:19

Una battaglia unita contro la controriforma Gelmini

La manifestazione contro la controriforma Gelimini, scusate la cacofonia, ma è così che si deve chiamare un progetto di demolizione della scuola pubblica, della formazione, della conoscenza universale, dell'accesso ai saperi, è andata bene, molto bene, oggi a Milano, davanti al Provvidetorato degli Studi. Studentesse e studenti, genitori, docenti, insegnanti si sono trovati uniti su un unico obiettivo: dire no e opporsi a chi vuole fare della scuola la realizzazione del classismo esclusivo e non luogo di confronto, crescita comune e di responsabilizzazione civica e sociale.

Dico questo perchè il disegno di legge varato dal Governo e imposto a colpi di "votazioni di fiducia" in Parlamento sotto forma di decreto, svuotando di contenuto potestativo le Camere, vuole demolire l'istruzione primaria, considerata "fiore all'occhiello" nelle esperienze formative europee, ma vuole anche determinare tagli, e non risparmi come intendono alcuni esponenti del governo, minimizzandone la portata drammatica, al fondo per il sostegno delle politiche didattiche della scuola pubblica. Il tempo pieno sarà declassato a puro doposcuola, senza contenuto formativo, sperimentale, occasione spesso di arricchimento civico, sociale e didattico per le ragazze e i ragazzi. Il grembiule imposto, Dolce e Gabbana saranno i beneficiari di un appalto già in atto tra Ministero e ditta di moda, determina una pura manifestazione superficiale e propagandistica che non risolve la questione centrale dell'abbandono scolastico e del dilagare di situazioni di disagio psicosociale molto forti all'interno delle mura scolastiche. Infine il voto in condotta: quale ratio e quale giustificazione si può addurre a un semplice numero che dovrebbe decreater quanto tu sia disciplinato, se non si compnrende bene che cosa si intenda con il termine disciplina, spesso parola abusata e poco indagata, fortemente soggetta all'arbitrio libero interpretativo. E' considerabile "irrequieto e indisciplinato" chi esprime le proprie creatività e la propria vivacità tramite forme non omologanti al clima di normalizzazione nella crescita prima dell'infanzia? Ricordiamo la Moratti Ministra, ossia il suo invito a fare prendere alle bambine e ai bambini, erano già pronti protocolli di intesa con ditte farmaceutiche, tranquillanti e medicine che assopivano ogni manifestazione estrosa, spesso base e fondamento per una crescita completa e armoniosa, non frustrata e umiliata, magari etorodiretta, fonte di futuri disagi psicoattitudinali, della bambina e del bambino. Ma pensiamo, infine, al disastro economico, sociale e didattico formativo che potrebbe derivare dall'imposizione del maestro unico. Giustamente l'ex Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, parlava di un ritorno alla scuola anni 50, ossia quella scuola di una società che da rurale doveva affrontare i problemi derivanti dall'estrema diffusione dell'analfabetismo presenti nel dopoguerra. Oggi la necessità consiste, in una società multietnica e multidisciplinare, garantire alla bambina e al bambino uno spettro completo e poliedrico di opzioni formative, facendo leva sulla curiosità e sulla crescita delle proprie potenzialità umane: questo ambito complesso di operatività didattica può essere affrontata solamente da un organico più strutturato e strutturale di insegnanti.

Ma che dire, infine, dei tagli agli istituti presenti nei piccoli paesi? Il dettato della Costituzione parla di accessi, anche in termini logisitici, universali al sapere e alla conoscenza, garantendo a tutte e a tutti il raggiungimento del massimo livello di istruzione. Così non sembrerebbe se si deve obbligare bambine e bambini di piccoli paesi a dover spostarsi per chilometri e chilometri nel paese vicino più consistente per popolazione residente: un disagio sociale, economico e culturale inaccettabile. 

Eravamo in molte e in molti: ma soprattutto la battaglia sociale che si è palesata stamattina a Milano ha avuto come fondo comune quello della ricerca elevata di unità d'azione, senza creare conflittualità interne, come qualcuno adirebbe dal governo. Ossia non è plausibile cadere in chi vuole dividere per imporre un disegno di legge devastante e destabilizzante la scuola pubblica. I più ricchi potranno andare alle università, i più poveri, la moltitudine, dovranno accedere solamente a canali professionalizzanti precoci. Ma ricordiamo la già famigerata controriforma Moratti con la canalizzazione precoce cosa ha arrecato, se non il fatto che a 11 anni a decidere quale futuro didattico e formativo destinare al proprio figlio saranno le condizioni economiche del nucleo familiare: insomma se tu sei figlio di avvocati potrai pensare di proseguire a lungo, se sei figlio di operaio precario magari dovrai importi un ciclo più ridotto, diventando poco qualificato nell'immissione nel mondo del lavoro.

Infine non possiamo dimenticare i tagli avutisi per gli insegnanti di sostegno didattico, per i mediatori linguistici, aberrante è chi, oggi, la Gelmini, sostiene la separazione tra scuole per italiani e scuole per stranieri, i tagli che penalizzano gli insegnanti che accudiscono e facilitano l'ingresso dei disabili nelle strutture. 

E' una mannaia che si abbatte sulla scuola pubblica, il decreto Gelmini: occorre manifestare trasversalmente, perchè di questo si tratta, il dissenso, l'opposizione inflessibile, la proposta di una scuola che si rifaccia i adettati costituzionali di qualità e di crescita civile universale, con una battaglia condivisa, che unisca, ripeto, come in Francia, non divida insegnanti da alunni, alunni da genitori. Stamattina questo è sembrato possibile fare. 

Un caro saluto

Alessandro Rizzo

 

Scusate, nel rispetto assoluto di tutte le posizioni ed opinioni, ma vogliamo cambiare qualcosa in questo stato o no?
La riforma della scuola ci vuole, e poi di cosa stiamo parlando? E' vero o non è vero che siamo lo stato europeo con il più basso rapporto insegnanti/studenti = 1/8 ? se vogliamo adeguare lo stipendio sarà il caso di adeguare anche il numero degli insegnanti, ci sono alcuni istituti con meno di 20 bambini ed un organico di 7/8 dipendenti pubblici.
........ e poi, se vogliamo ridurre le tasse a questo paese, l'unico modo è abbassare i costi della macchina pubblica e della politica, quindi aspettiamoci da qui in avanti diverse riforme del genere.
Infine volevo evidnziare che i decreti oggi servono per velocizzare l'iter parlamentare di una legge.
Concludo che davanti alla polemica sul maestro unico, ci sono diversi aspetti positivi della legge, 1° su tutti la durata quinquennale dei libri di testo.
Ciao a tutti.
FT77

Commento di Francesco Tisti inserito Ven, 17/10/2008 17:38

Gentile Francesco,
leggo con interesse, perchè ponderato e puntualmente argomentato, il suo post, ma dissento su molti punti da lei espressi, pur proveniendo da esigenze che penso molte e molti di noi avvertano.
La scuola primaria in Italia è riconosciuta, allo stato attuale, un riferimento nelle politiche educative e formative da diversi Paesi d'Europa: la riforma scolastica, che lei giustamente sostiene essere opportuna "per cambiare qualcosa in questo stato", e che anche io sostengo tale, dovrebbe interessare corsi che non hanno ricevuto nessun tipo di modifica strutturale dai tempi della riforma Gentile, possiamo dire, a parte piccole integrazioni didattiche avviate con varie sperimentazioni, quindi non generalmente applicate e con funzione temporale di applicazione precaria e temporale: ricordo la sperimentazione Brocca e la bozza Martinotti a riguardo. Nessun bilancio è stato, però, eseguito in merito. Parlo, quindi, dell'istruzione secondaria superiore e dell'istruzione secondaria di primo grado, le scuole medie per intenderci.
Penso che occorra rivedere in parte i curriculi formativi e didattici di molti indirizzi superiori, soprattutto quelli di tipo liceale e professionale, da una parte. Il liceo, però, non deve vedere sacrificate ore di studio che si indirizzano alla conoscenza umanistica che, nelle intenzioni dell'attuale ministro, sembra essere la parte dello scibile destinato a essere soppresso (come è tollerabile parlare di riduzione del latino al liceo scientifico, se non addirittura la sua eliminazione, nel momento in cui è la base della nostra cultura letteraria?). Deve, invece, saper adeguare la concezione dei tempi e la lettura dell'attuale con il materiale didattico presente: perchè non introdurre lo studio e la sperimentazione dei nuovi linguaggi della comunicazione, dell'informazione, ormai divenuti patrimoni della nostra contemporaneità. Ma perchè non porre come materia di studio la scienza delle comunicazioni, oppure elementi di sociologia, oppure, ancora, laboratori didattici funzionali alla conoscenza e all'apprendimento dell'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici di informazione? Per interpetare e leggere, attraverso l'educazione ai media, i nuovi canali di comunicazione, in una società che si fonda sulla comunicazione, spesso dai risvolti pericolosi, a volte interessante e importante per la crescita collettiva?
Il rapporto più basso tra studenti e insegnanti? Non penso sia un dato negativo, se viene capitalizzato e utilizzato in modo adeguato. Ma vede io credo che di tagli la scuola, parlo di tagli e non di "risparmi" come la Gelimini vorrebbe fare intendere, ne abbia già avuti diversi, molti, troppi: non si riforma la scuola con la calcolatrice, ma pensando di ottimizzare la portata formativa ed educativa dell'offerta variegata e diversificata dell'istruzione, pubblica aggiungo, nello spirito della nostra Costituzione. Sono stati tagliati gli insegnanti di sostegno e i mediatori linguistici, creando naturali "ghetti" e separazioni tra ragazze e ragazzi di seconda o terza generazione di migranti e ragazze e ragazzi di famiglie italiane. Ma è questa la cultura della convivenza civile e della tolleranza, dell'eguaglianza a prescindere da etnie che si vuole infondere con la proposta della Gelmini di creare classi separate? Penso che sia non semplice miopia politica, credo sia incompetenza aggiunta all'idea di fare economia sacrificando i capitoli di bilancio indirizzati per la formazione scolastica pubblica.
Infine lei parla di decreti legge che velocizzano i tempi di approvazione. E' vero, ma la Costituzione, il presidente Napolitano ha rivolto un messaggio chiaro alle Camere, dice che i decreti devono essere esperiti come canali di legislazione solamente in casi eccezionali. Il carattere dell'eccezionalità se viene meno rende il Parlamento svuotato nei propri contenuti e nelle proprie funzioni. E in una materia quale quella della riforma scolastica penso che tale procedura sia alquanto inadeguata e, mi lasci passare il termine, pericolosa. Io penso che sia stato un errore vedere negli anni susseguirsi ministre e ministri che mettevano, in riferimento alla maggioranza di riferimento, in discussione i percorsi fatti dai propri rispettivi predecessori. Penso che la riforma della scuola, ecco perchè riformarla a suon di decreti è pericoloso e risulta essere atto imperativo e centralistico, debba avvenire con percorsi partecipati e coinvolgenti le espressioni che della scuola ne fanno "uso", che vivono la scuola: dagli insegnanti ai genitori, ma soprattutto ai ragazzi, agli operatori didattici, ai settori amministrativi dei distretti scolastici e comprensori educativi. Esistono consulte, sono state istituite da Berlinguer, che dovrebbero non semplicemente esprimere pareri facoltativi ma diventare organi di partecipazione diretta e incisiva alle scelte dei percorsi da attuare per riformare una scuola in senso democratico, condiviso, collegialmente avvertito come necessario e possibile. I decreti attuali, presentati dalla Gelmini, oltre a essere fortemente contestati trasversalmente in merito, perchè dalle conseguenze irresponsabilmente devastanti, risultano essere nel metodo alquanto inadeguati e inconcepibili, proprio per le misure che vengono prese senza un previo dialogo e coinvolgimento dei soggetti che vivono la scuola, che agiscono la scuola.
E' per questo che io esprimo solidarietà e sostegno alle mobilitazioni in questi giorni in atto nelle diverse città italiane in opposizione seria e coerente a un disegno che determinerà il colpo di grazia finale alla struttura complessiva dell'istruzione e della formazione qualitativa nel nostro Paese. Le misure prese di facciata e di superficie, i grembiulini alle elementari, il maestro unico, il voto di condotta, sono solamente un indoramento delle pillole amare dei poderosi tagli alla scuola pubblica e alla ricerca, aggiungo. E questo è intollerabile, non concepibile, insostenibile. Non solo politicamente, ma socialmente e culturalmente.

Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo

Commento di Alessandro Rizzo inserito Mar, 21/10/2008 11:24