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.: Il Blog di Antonella Fachin
Giovedì, 1 Gennaio, 2009 - 16:07

Lester Brown: "L'entusiasmo del cambiamento"

Esclusiva LifeGate. Intervista a Lester Brown: "L'entusiasmo del cambiamento"


Qual è il futuro delle energie rinnovabili? Come possiamo agire, in modo concreto, per affrontare il cambiamento climatico in atto? Lo abbiamo chiesto a Lester Brown, fondatore di World Watch Institute e Earth Policy Institute, durante un'intervista in esclusiva, a Milano.

Lester Brown è uno dei massimi esperti di problemi ambientali al mondo. La redazione di LifeGate lo ha incontrato a Milano, alla sede di Edizioni Ambiente, durante la presentazione del suo ultimo libro, Piano B 3.0. Ecco come risponde alle domande poste da Stefano Carnazzi, Simone Molteni, responsabile del progetto Impatto Zero®

Lei afferma che, per cambiare la situazione climatica, dobbiamo cambiare il paradigma energetico attuale. Quali cambiamenti sociali ci attendono?
Negli Stati Uniti, un anno fa, il dipartimento dell'energia ha pianificato la costruzione di 151 nuove centrali a combustibili fossili.
Più di 60 di quegli impianti non sono stati costruiti, o perchè l'agenzia statale per la regolamentazione non li avrebbe approvati, o perchè c'era una forte opposizione locale.
Entro la fine di quest'anno, potremo avere una moratoria sulla costruzione di nuove centrali a carbone negli Stati Uniti.
E' un'importante mossa politica, avvenuta così velocemente che anche molti americani ne sono rimasti sorpresi.
Questo ha fatto sì che quattro importanti banche investitrici di New York, JP Morgan, City Bank, Morgan Stanley e Bank of America abbiano dichiarato di non voler più investire in questo tipo di industrie.
Wall Street sta girando loro le spalle.
La cosa interessante in questa faccenda è che si è svolta in modo interamente indipendente dalle direttive di Washington, e le persone che hanno organizzato questo, coinvolgendo anche i giovani, si sono organizzate spontaneamente.
Non dicono "questo è quello che vogliamo fare", ma "questo è quello che stiamo facendo".
E' uno dei risvolti più entusiasmanti della situazione mondiale di oggi.
Se abbiamo successo con questa moratoria, avrà un enorme importanza in tutto il mondo e potrebbe essere la prima grande vittoria nella lotta per il clima.

In questo momento, il governo appena insediato parla di costruire nuove centrali nucleari in Italia. Qual è la sua opinione in proposito?
Quando esaminiamo una risorsa energetica, in particolare il nucleare, consideriamo soprattutto gli aspetti economici.
E' ovvio che, se continuiamo a calcolare solo quanto ci costa l'energia, allora tutti vorranno costruire centrali nucleari.
E' necessario invece includere anche i costi dello smaltimento delle scorie, i costi della gestione del reattore in caso di incidenti, e i costi di commissionamento - che, stando all'esperienza degli Stati Uniti, sono molto più elevati dei costi di costruzione dell'impianto stesso.
Se noi includiamo questi costi, l'energia nucleare diventa non competitiva.
Gli unici luoghi al mondo dove stanno costruendo impianti nucleari oggi sono Paesi dove esiste un monopolio statale per l'energia elettrica, come in Francia o come in Cina, per esempio.
Negli Stati Uniti sono 29 anni che nessuno ordina la costruzione di un reattore nucleare e Wall Street non sta investendo nell'energia nucleare. E c'è una ragione per questo: non è economico.

Secondo lei che ruolo avrà il solare a concentrazione?
La tecnologia del solare a concentrazione si sta espandendo molto rapidamente.
Si sta prendendo in considerazione la costruzione di impianti ad esenrgia solare termica in California, in Nevada, in Spagna, e sono presi in considerazione in numerosi altri Paesi nel mondo. E l'Algeria sta pianificando 6.000 MegaWatts da produrre con impianti solari a concentrazione perchè, quando il suo petrolio sarà finito - non possono esportare petrolio ancora a lungo - hanno intenzione di esportare l'energia solare, sotto forma di elettricità, in Europa tramite cavi sotto il mare.
La cosa interessante della situazione algerina è che hanno sufficiente energia solare nella loro parte di deserto -  che occupa la maggior parte del Paese -  per fornire energia all'economia mondiale. E' una risorsa vasta e non la stiamo ancora sfruttando appieno.
Negli Stati Uniti 3 stati hanno abbastanza energia eolica che, se sfruttata, potrebbe soddisfare il loro intero fabbisogno di energia elettrica.
Il problema non è se possiamo usare le energie rinnovabili ma come farlo al meglio e il più velocemente possibile per ridurre le emissioni di CO2 e savare, per esempio, i ghiacci della Groenlandia.

Come possiamo cambiare i nostri comportamenti per cambiare il mondo?
Molte persone si aspettano che io dica "riciclate i giornali" o "cambiate le lampadine", e queste cose sono molto importanti.
Ma siamo in una situazione, adesso, in cui è necessario ristrutturare l'economia, dobbiamo cambiare il sistema. Dobbiamo rimpiazzare una vecchia economia basata sul petrolio con una nuova.
Dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili, diversificare il sistema dei trasporti, e riusare e riciclare tutto quello che possiamo.
Questa è la sfida che stiamo affrontando. Significa diventare politicamente attivi: se vogliamo cambiare il sistema questo è il modo di farlo, e non solo esprimendo un voto alle elezioni, scegliendo un candidato, ma anche organizzandosi in associazioni per opporsi agli impianti a fonti fossili, ad esempio, o per sviluppare programmi di riciclo, entrando nello specifico e cercando di capire cosa serve realmente per cambiare il sistema.

Chiara Boracchi

www.lifegate.it

 

Mercoledì, 31 Dicembre, 2008 - 15:07

HUMOR: AUGURI E BILANCI DI FINE ANNO

AUGURI ....
CON UN PO' DI UMORISMO E SENSO DELL'IRONIA, CHE CI POSSONO AIUTARE A VIVERE MEGLIO E A SUPERARE LE PICCOLE E GRANDI AVVERSITA' DELLA VITA!

Antonella


I bilanci del 2008 non sono uguali per tutti!
Per qualcuno:
 

per altri:


e per altri ancora:


Come trascorrerete il capodanno?
Invece della solita tombolata, ecco un nuovo gioco per i cittadini e le cittadine di Milano!!!

 


in conclusione possiamo dire:

anno_nuovo.png
ma ora pensiamo al Nuovo Anno!


consoliamoci con un brindisi: CIN CIN!


(hmm .... il tizio che sta brindando assomiglia a  qualcuno... ma a chi?!?!)

Mercoledì, 31 Dicembre, 2008 - 12:33

E-participation: io cittadino che ancora "ci credo"

In questi giorni stavo pensando e rileggendo gli appunti degli interventi avutisi e succedutisi nella Conferanza promossa presso la Sala delle Tempere del Comune di Milano, "Cittadini che ci credono". E' stata molto vivace la discussione, ricca di spunti di analisi, riflessione, comparazione con altre esperienze amministrative e di proposte chiare, precise, puntuali, incisive.
Come potete sapere sono consigliere di zona 4 e sono molto interessato e attento alle questioni che riguardano l'accesso alla rete, la promozione del confronto e della partecipazione tramite internet, la diffusione dei saperi e dell'accesso ai saperi on-line, il file-sharing, la condivisione delle conoscenze e delle informazioni, le piattaforme wiki, l'abbattimento dei costi per le licenze e il rinnovo delle licenze in rete delle piattaforme presso le pubbliche amministrazioni, quali il free software e l'open source. Credo anche che sia giunto il momento di dare uno sviluppo coerente al progetto di copertura della città, e direi di tutto il territorio provinciale, Milano metropoli, della connessione wireless, già avviata a Venezia, Roma, Torino e, in molti piccoli comuni dell'hinterland, quali Buccinasco e Corsico. Obiettivo, è questo, in cui Milano si trova in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia delle restanti capitali europee, mi sovviene Londra e Parigi, dove wireless è diffuso ormai da diversi anni.

Ritornando alla frase iniziale, che vuole essere sostanza di questa discussione che propongo, vorrei che si ripartisse con il definire una soluzione che dia coerentemente attivazione alle richieste e alle idee che sono soggiunte nel corso dell'incontro, promosso da Rete Civica di Milano. Come sapete molti Consigli circoscrizionali, tra cui quello in cui sono consigliere, il Consiglio di Zona 4, hanno fatto propria l'esperienza di "e-participation", aprendo discussioni all'interno del portale di partecipaMi.it sulle attività, iniziative e istanze da riportare e presentare all'organo di competenza politica primaria a livello territoriale, quali i consigli circoscrizionali.
Ho letto e riletto i documenti che riassumono i vari interventi e ho notato che, a parte le giuste critiche che venivano espresse da più parti sull'assenza di un adeguato decentramento sostanziale di competenze e poteri ai consigli circoscrizionali, oggi mere ratifiche di decisioni già prestabilite in altre sedi, oggi esautorati dalle pur semplici competenze primarie in materia di interventi urbanistici, territoriali, di manutenzione edilizia, scolastica, presenti in regolamenti sul decentramento di molte città europee, gli arrondisment parigini, oppure italiane, le municipalità romane, torinesi e, da ultimo fiorentine.

La e-democracy nel sistema attuale di società delle informazioni e delle comunicazioni, dove la tecnologia diventa strumento di accessi e condivisioni interessanti e avanzate, è un presupposto essenziale che aiuta a rendere reale la democrazia, in un'epoca di crisi della semplice "democrazia della delega" e nella necessaria ricerca di modelli partecipativi e collegiali di discussione e di condivisione di scelte.
La e-participation, quindi, è quel modello di accesso all'informazione e alla condivisione di scelte e di proposte, di discussione diretta con i rappresentanti amministratori, di formulazione di idee e di istanze, di collegialità diffusa in cui è possibile pronosticare forme di Meeting on-line regolato, ossia collegamenti istantanei nei forum e nelle assemblee pubbliche virtuali, con notevole risparmio di tempo e di risorse nell'organizzazione.
Mi ricordo che in quella sede avevamo proposto, su istanza di Fiorella, la necessità di avviare discussioni in diretto contatto con il Consiglio Comunale, per mediazione e promozione, nonchè facilitazione, nel senso informatico del termine, della Presidenza del Consiglio stesso, tramite la piattaforma "wiki", dove i vari interventi si sommano in modo interagente, tramite una sintesi finale che veda l'elaborazione di un documento condiviso e concepito come integrazione tra le proposte. Esperienze di questo tipo sono già ampiamente avviate a Como, Lecco, San Donato, Pavia con lo strumento istituzionale dell'Agenda e-21.

Ebbene ora, a un anno di distanza da quell'importante evento, occorre ripartire dai buoni propositi che si sono evidenziati, dando conseguenza coerente alle giuste analisi, istanze, migliorando e cercando di colmare le lacune che si sono verificate nella pars destruens, necessaria per addivenire a una soluzione propositiva, come avvenuto, del convegno.

La questione apre molti temi su cui, come amministratrici e amministratori di questa città dobbiamo attivarci e impegnarci, sia a livello comunale, un impegno, una discussione e una delibera a tale proposito è richiedibile da parte dei rappresentanti a Palazzo Marino, in una visione "bipartisan", mi si conceda l'espressione che, in questo ambito, credo sia necessaria e opportuna, sia a livello circoscrizionale, valorizzando i risultati già avutisi, seppure di modesta incisività, mi riferisco ai forum di discussione avviati su tale portale, alle piattaforme di inizio di moduli e-participation, di agende e-21, agli ordini del giorno presentati e recepiti con spirito universale e fuori dalle appartenenze coalizionali indirizzati a recepire tali modelli.
Una coerente proposta di attivazione delle Agende e-21 potrebbe dare concretizzazione all'avvio di un progetto di e-participation condiviso e collettivo, tramite la formula wiki.

Riprendiamo il percorso? Penso sia giunto il momento necessario e opportuno, partendo anche da un nuovo incontro e da una nuova assemblea, da gruppi di lavoro, formati da consigliere e da consiglieri di ogni livello, amministratrici e amministratori, assessorati competenti, coinvolgendo la Provincia di Milano, il Comune, i vari Comuni limitrofi e interessati, la Regione stessa, al fine di dare una coerente mappazione e proposta unitaria di sistema integrato.
Posso dire che mi rendo disponibile a "coronare" la proposta e l'obiettivo di una nuova e-participation nell'era dell'internet degli oggetti e della società delle nuove tecnologie come accessi ai saperi e alle informazioni condivise. E' un atto di trasparenza, terzietà delle istituzioni nell'ambito di una democrazia reale e sostanziale. Magari è virtuale? Ma è sempre un passo in avanti rispetto a un modello della semplice delega ormai esautorato di significato politico e da ridiscutere, arricchendolo con la formula avanzata della partecipazione.

Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 - Milano

Martedì, 30 Dicembre, 2008 - 19:43

Per le persone LGBT, 2008 da dimenticare

Nel tracciare il bilancio di questo 2008 ormai alla fine, non possiamo che registrare le crude cifre a nostra disposizione, che ricordiamo sono solo la punta di un ben più grande iceberg.
Nove omicidi, di cui 5 di persone trans, decine e di aggressioni, estorsioni, atti di bullismo e di vandalismo, questo il bollettino di guerra, che con orrore tutti i giorni dobbiamo aggiornare, senza tener conto delle migliaia di segnalazioni che pervengono ai nostri telefoni amici, di gay, lesbiche e trans che non hanno il coraggio di denunciare.
Nessuna risposta è per ora giunta dalla politica; alla Commissione Giustizia della Camera è iniziato l’iter per arrivare, se sarà possibile, ad un testo condiviso sull’estensione della legge Mancino sui reati d’odio (relatrice Paola Concia), anche per le persone omosessuali e trans. In attesa che qualcosa concretamente accada dal punto di vista legislativo, registriamo che nessuna azione di tutela è stata svolta dal Ministero degli Interni. D’altronde il ministro delegato ad occuparsi delle tutele per le persone lgbt, ha tenuto un atteggiamento scandalosamente omissorio: da quando è stata nominato, non ha mai promosso un incontro con le associazioni, non è mai stata convocata la Commissione di esperti sulle tematiche lgbt, nominata dal precedente ministro, per non parlare del Forum nazionale delle associazioni che si occupano di violenza sulle donne e sulle persone lgbt, di cui pensiamo la Carfagna non conosca neppure l’esistenza. Insomma siamo alla paralisi assoluta. Ogni tanto il non ministro Carfagna appare sui mass media per fare affermazioni stupefacenti, o per assumere impegni mai concretizzati.
Nel 2009 la nostra azione in difesa delle persone e delle coppie lgbt e di promozione di iniziative condivise con ampi settori della società, proseguirà con
determinazione
, anche per denunciare che nonostante vi siano stati alcuni annunci, come la proposta di legge sui Didore, le norme anti omofobia declamate dalla Carfagna, tutto è drammaticamente fermo, anzi la vita concreta degli omosessuali italiani sta vistosamente peggiorando.

www.arcigay.it

Martedì, 30 Dicembre, 2008 - 15:18

HUMOR: Due popoli, uno Stato.

Martedì, 30 Dicembre, 2008 - 14:46

l'ennesima ingiustizia...pensioni & lavoro elezioni sardegna

PENSIONI  &  LAVORO

Movimento Politico e di Opinione

via Torino, 47  20123 Milano – tel.+ fax 02/72011645

_______________________________________________________________________

e-mail: valentinuzzi.c@fiscali.it   casella postale 1129  20101 Milano

      
                                                                 Signor Presidente della Repubblica
                                       per conoscenza
                                                                       Signor Presidente del Consiglio
                                                                       Signor Presidente Senato e Camera
                                                                       Signor Ministro dell’Interno e per la Semplificazione
                                                                       Signor Presidente Regione Sardegna
                                                                       Signor Presidente Corte Appello Cagliari
                                                                       Signor Prefetto Cagliari
                                                                       Signori Capigruppo Regione Sardegna
                                                                       Signor  Segretario Politico “ P.& L.”
                                                                       LORO SEDI
Oggetto: Consiglio regionale della Sardegna. Elezioni anticipate 15-16/2/2009. Sospensione.
Ritengo opportuno segnalare alla S.V. che il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna si muove su un terreno paludoso dove buon senso e Costituzione rischiano di sprofondare a causa di un perverso sistema elettorale che  non consente ai partiti o gruppi politici che già non abbiano un proprio rappresentante nel Consiglio di parteciparvi.
L’impossibilità è determinata dal dover presentare le liste dei candidati corredate da 8.750/13.000 firme di elettori (suddivise per otto province) autenticate e certificate; che seppur dimezzate ex art. 1 c.3 L. 23/2/1991 n. 43 rimangono un’enormità in relazione al pochissimo tempo (11 giorni) intercorrente tra la pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi (27/12/2008) ed il termine per la presentazione delle liste (7/1/2009). Considerato inoltre che il contrassegno di lista deve essere depositato il 31/12/2008, si deduce che siffatta procedura non agevola (anzi ostacola) la partecipazione popolare ad un evento essenziale per la vita democratica del Paese.
A ben vedere molte sono le leggi in conflitto tra loro (non ultima quella che impedisce ad un lombardo di candidarsi in Sardegna, ma non vieta ad un sardo di candidarsi in Lombardia) per cui è auspicabile un intervento del Ministro per la Semplificazione per il riordino della materia.
La confusione normativa è tale da rendere insicuro qualsiasi approccio elettorale, perché:
-l’andare al voto nei 60 giorni successivi dallo scioglimento del Consiglio Regionale è stabilito dall’art. 10 Legge Regionale Statutaria del 10/7/2008 n. 1 (che è il clone della legge 7/3/2007);
-però il citato art. 10 non è applicabile perché suddetta Legge all’art. 37 pone la seguente condizione <1.Fino all’entrata in vigore della legge elettorale prevista dall’art. 10 c.1 continuano ad applicarsi le disposizioni di cui all’art. 3 c. 3 della Legge Costituzionale 31/1/2001 n. 2 >;   
-tenuto conto che il decreto di convocazione dei comizi datato 27/12/2008 non cita la legge elettorale prevista dall’art. 10 (per cui è lecito pensare che non esista) si deve ancora applicare l’art. 3 c.3 L.C. 31/1/2001 n.2 che richiama le disposizioni contenute nella legge 17/2/1968 n.108 ed in quella successiva del 23/2/1995 n.43.
In parole povere, il termine di 60 giorni fissato ex art. 10 Legge Regionale Statutaria del 10/7/2008 n.1, oltre ad essere talmente restrittivo da non consentire ai cittadini di accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (art. 51 Costituzione), è giuridicamente inesistente; per cui qualsiasi risultato elettorale conseguente potrà essere impugnato davanti agli Organi Competenti.
Signor Presidente, nel ringraziarla per l’attenzione, La prego di voler far verificare la fondatezza della mia segnalazione, che se corretta -come credo- necessiterà di un suo immediato intervento.

Bagnone in Lunigiana, addì  29 dicembre 2008

                                                                               Con ossequio
                                                                      Il Presidente di P. & L.
                                                                                         (dott.Ugo Sarao)

Martedì, 30 Dicembre, 2008 - 10:06

GAZA: finirà mai questa guerra?!?!

Dal libro di  Daniel Barenboim  La Musica sveglia il tempo , pag.167.
"La Dichiarazione d'indipendenza di Israele" ( 1948 ) costituì uno stimolo a credere negli ideali che ci trasformarono da ebrei in israeliani.
Questo documento straordinario sanciva certi impegni: “Lo Stato di Israele si  dedicherà allo sviluppo di questo paese per il bene di tutti i suoi cittadini ; sarà fondato  sui principi di libertà, giustizia e pace, e sarà guidato dalla visione dei  profeti di Israele; garantirà pieni e eguali diritti, sociali e politici, a tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalle differenze  di religione, di razza o di sesso; tutelerà la libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura".

Certo, la dichiarazione di indipendenza di Israele non ripudia la guerra, come affermato nella nostra Costituzione, ma c'è da chiedersi, come ha fatto Mustafa Barghouti:

Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?
Intervento dell'ex ministro dell'informazione del governo di unità nazionale palestinese, Mustafa Barghouti.
Ramallah, 27 dicembre 2008.
"E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua.
Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano?
Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l'elettricità in sala operatoria? Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si chiama, quando manca tutto il resto?
E leggerò sui vostri giornali, domani, che tutto questo è solo un attacco preventivo, solo legittimo, inviolabile diritto di autodifesa.
La quarta potenza militare al mondo, i suoi muscoli nucleari contro razzi di latta, e cartapesta e disperazione. E mi sarà precisato naturalmente, che no, questo non è un attacco contro i civili - e d'altra parte, ma come potrebbe mai esserlo, se tre uomini che chiacchierano di Palestina, qui all'angolo della strada, sono per le leggi israeliane un nucleo di resistenza, e dunque un gruppo illegale, una forza combattente? - se nei documenti ufficiali siamo marchiati come entità nemica, e senza più il minimo argine etico, il cancro di Israele? Se l'obiettivo è sradicare Hamas - tutto questo rafforza Hamas. Arrivate a bordo dei caccia a esportare la retorica della democrazia, a bordo dei caccia tornate poi a strangolare l'esercizio della democrazia - ma quale altra opzione rimane? Non lasciate che vi esploda addosso improvvisa. Non è il fondamentalismo, a essere bombardato in questo momento, ma tutto quello che qui si oppone al fondamentalismo. Tutto quello che a questa ferocia indistinta non restituisce gratuito un odio uguale e contrario, ma una parola scalza di dialogo, la lucidità di ragionare il coraggio di disertare - non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l'altra Palestina, terza e diversa, mentre schiva missili stretta tra la complicità di Fatah e la miopia di Hamas. Stava per assassinarmi per autodifesa, ho dovuto assassinarlo per autodifesa - la racconteranno così, un giorno i sopravvissuti.
E leggerò sui vostri giornali, domani, che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con cui parlare. E effettivamente - e ma come potrebbero mai averlo, trincerati dietro otto metri di cemento di Muro? E soprattutto - perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo l'ennesima arma di distrazione di massa per l'opinione pubblica internazionale? Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti, come - testuale - gli attacchi contro i civili. Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto, è un crimine di guerra non una questione di cortesia. E se Annapolis è un processo di pace, mentre l'unica mappa che procede sono qui intanto le terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti allargati - perché allora non è processo di pace la proposta saudita? La fine dell'occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di reazione? Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall'altro lato del Muro?
Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi leggerò solo, ancora, l'indifferenza. Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io conosco nome a nome, vita a vita - solo una vertigine di infinito abbandono e smarrimento. Europei, americani e anche gli arabi - perché dove è finita la sovranità egiziana, al varco di Rafah, la morale egiziana, al sigillo di Rafah? - siamo semplicemente soli. Sfilate qui, delegazione dopo delegazione - e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole restano nell'aria, come sugheri sull'acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà, frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa potete fare per noi. Una scuola? Una clinica forse? Delle borse di studio? E tentiamo ogni volta di convincervi - no, non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia - sanzioni, sanzioni contro Israele.
Ma rispondete - e neutrali ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei vincitori - no, sarebbe antisemita. Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele passo a passo per sessant'anni, fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un ghetto da entrambi i lati? Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi palestinesi la sua schiuma della terra, è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e la violenza, sull'ultima razza soggetta al colonialismo britannico, che sarebbero stati infine gli inglesi stessi? No, non è antisemitismo, ma l'esatto opposto, sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah chiamata sionismo. Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l'altro Israele, terzo e diverso, mentre schiva il pensiero unico stretto tra la complicità della sinistra e la miopia della destra.
So quello che leggerò, domani, sui vostri giornali. Ma nessuna autodifesa, nessuna esigenza di sicurezza. Tutto questo si chiama solo apartheid - e genocidio. Perché non importa che le politiche israeliane, tecnicamente, calzino oppure no al millimetro le definizioni delicatamente cesellate dal diritto internazionale, il suo aristocratico formalismo, la sua pretesa oggettività non sono che l'ennesimo collateralismo, qui, che asseconda e moltiplica la forza dei vincitori. La benzina di questi aerei è la vostra neutralità, è il vostro silenzio, il suono di queste esplosioni. Qualcuno si sentì berlinese, davanti a un altro Muro. Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?"
(testo raccolto da Francesca Borri e pubblicato sul sito www.peacereporter.it)

Data la tragicità della guerra tra Israele e il popolo palestinese e i tanti morti a Gaza e nel sud di Israele, riporto qui di seguito altri contributi di informazione e riflessione.

 
AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE PROTEZIONE PER I CIVILI A GAZA E NEL SUD D'ISRAELE 
Amnesty International ha chiesto alle forze israeliane e ai gruppi armati palestinesi di porre immediatamente fine agli attacchi illegali contro Gaza e il sud d'Israele, che a partire da sabato 27 dicembre hanno causato
la morte di almeno 280 civili palestinesi e di due civili israeliani. 
I bombardamenti sulla Striscia di Gaza hanno provocato il piu' alto numero di morti e feriti mai registrato in quattro decenni di occupazione israeliana: tra le vittime palestinesi vi sono decine di civili non armati e di poliziotti che non stavano prendendo parte alle ostilita'. 
'L'uso sproporzionato della forza da parte di Israele e' illegale e rischia di provocare ulteriore violenza in tutta la regione' - ha
dichiarato Amnesty International. 'L'escalation di violenza e' arrivata in un momento in cui la popolazione di Gaza gia' era impegnata in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, a causa del blocco israeliano che impedisce l'ingresso anche di viveri e medicinali'.

'Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi condividono la responsabilita' per l'escalation. I continui lanci di razzi sulle citta' e i villaggi israeliani sono illegali e non possono essere giustificati in alcun modo' - ha proseguito Amnesty International, che ha sollecitato la comunita' internazionale a intervenire senza indugio per garantire che i civili intrappolati nella violenza siano protetti e che il blocco di Gaza sia rimosso. 
L'ultimo pesante attacco ha portato a 650 il numero dei palestinesi uccisi quest'anno dalle forze israeliane: almeno un terzo delle vittime, tra cui 70 bambini, erano civili. Nello stesso periodo, i gruppi armati palestinesi hanno ucciso 25 israeliani, 16 dei quali civili, tra cui quattro bambini. Negli ultimi otto anni la violenza israelo-palestinese ha causato la morte di circa 5000 palestinesi e 1100 israeliani. La maggior parte delle vittime da entrambi i lati erano civili e tra esse figurano circa 900 bambini palestinesi e 120 bambini israeliani. 
Nelle ultime settimane le agenzie delle Nazioni Unite, che provvedono all'80 per cento del fabbisogno alimentare di un milione e mezzo di abitanti, hanno ripetutamente protestato contro il rifiuto israeliano di consentire l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza.

Il blocco israeliano ha fatto si' che la tregua di cinque mesi e mezzo tra Israele, Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi migliorasse di poco o niente la vita della popolazione di Gaza. La tregua e' di fatto cessata il 4 novembre, quando le forze israeliane hanno ucciso sei militanti palestinesi e una scarica di razzi palestinesi ha colpito le citta' e i villaggi del sud d'Israele.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 29 dicembre 2008

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"Nell'aria acre odore di zolfo, nel cielo lampi intermezzano fragorosi boati.
Ormai le mie orecchie sono sorde dalle esplosioni e i miei occhi aridi di lacrime dinnanzi ai cadaveri.

Mi trovo dinnanzi all'ospedale di Al Shifa, il principale di Gaza, ed è appena giunta la terribile minaccia che Israele avrebbe deciso di bombardare la nuova ala in costruzione.
Non sarebbe una novità, ieri è stato bombardato l'ospedale Wea'm.
Insieme ad un deposito di medicinali a Rafah,
l'università islamica (distrutta),
e diverse moschee sparse per tutta la striscia.
Oltre a decine di installazioni CIVILI.

Pare che non trovando più obbiettivi "sensibili",
l'aviazione e la marina militare si diletti nel bersagliare luoghi sacri, scuole e ospedali.

E' un 11 settembre ad ogni ora, ogni minuto, da queste parti,
e il domani è sempre una nuovo giorno di lutto, sempre uguale.
Si avvertono gli elicotteri e gli aerei costantemente in volo,
quando vedi il lampo, sei già spacciato,
è troppo tardi per mettersi in salvo.

Non ci sono bunker antibombe in tutta la Striscia,
nessun posto è al sicuro.

Non riesco a contattare più amici a Rafah,
neanche quelli che abitano a  Nord di Gaza city,
spero perchè le linee sono intasate.
Ci spero.
Sono 60 ore che non chiudo occhio,
come me, tutti i gazawi.

Ieri io e altri 3 compagni dell'ISM abbiamo trascorso tutta la nottata all'ospedale di al Awda del campo profughi di Jabalia. Ci siamo andati perchè temevamo la tanto paventata incursione di terra che poi non si è verificata.
Ma i carri armati israeliani stazionano pronti lungo il confine tutto il confine della Striscia,
il loro cingoli affamati di corpi pare si metteranno in funerea marcia questa di notte.

Verso le 23,30 una bomba è precipitata a circa 800 metri dall'ospedale,
l'onda d'urto a mandato in frammenti diversi vetri delle finestre, ferendo i feriti.
Un' ambulanza si è recata sul posto, hanno tirato giù una moschea, fortunatamente vuota a quell'ora.
Sfortunatamente, anche se non di sfortuna ma di volontà criminale e terroristica di compiere stragi di civili,
la bomba israeliana ha distrutto anche l'edificio adiacente alla moschea, distruggendolo.

Abbiamo visto tirare fuori dalle macerie i corpicini di sei sorelline.
5 sono morte, una è gravissima.

Hanno adagiato le bambine sull'asfalto carbonizzato,
e sembravano bamboline rotte, buttate via perchè inservibili.
Non è un errore, è volontario cinico orrore.
Siamo a quota 320 morti,
più di un migliaio i feriti, 
secondo un dottore di Shifa il 60% è destinato a morire nelle prossime ore,
nei prossimi giorni di una lunga agonia. 
Decine sono i dispersi,
negli ospedali donne disperate cercano i mariti, i figli,
da due giorni, spesso invano.
E' uno spettacolo macabro all'obitorio.
Un infermiere mi ha detto che una donna palestinese dopo ore di ricerca fra i pezzi di cadaveri all'obitorio,
ha riconosciuto suo marito da una mano amputata.
Tutto quello che di suo marito è rimasto,
e la fede ancora al dito dell'amore eterno che si erano ripromessi. 
Di una casa abitata da due famiglie,
è rimasto ben poco dei corpi umani.
Ai parenti hanno mostrato un mezzo busto,
e tre gambe. 
Proprio in questo momento una delle nostre barche del Free Gaza Movement sta lasciando il porto di Larnaca in Cipro. Ho parlato coi miei amici a bordo. Eroici, hanno ammassato medicinali un pò in ogni dove sull'imbarcazione.
Dovrebbe approdare al porto di Gaza domani verso le 08.00 am.
Sempre che il porto esista ancora dopo quest'altra notte di costanti bombardamenti.
Starò in contatto con loro tutto questo tempo.

Qualcuno fermi questo incubo.
Rimanere in silenzio significa supportare il genocidio in corso.
Urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del mondo "civile",
in ogni città, in ogni piazza,
sovrastate le nostre urla di dolore e terrore.
C'è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto. 
Vik in Gaza
Vittorio Arrigoni"

Lunedì, 29 Dicembre, 2008 - 15:03

Finalmente una Commissione Antimafia in Comune?

In questi ultimi giorni abbiamo appreso che finalmente la Commissione Comunale Speciale sui fenomeni di corruzione e sull'EXPO è stata approvata. In stagioni di cantieri e di appalti la questione sembra essere interessante e positiva. Soprattutto se si confermano le parole del Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Vincenzo Macrì, che ripetutamente ha considerato Milano la capitale d'Italia per reati commessi dalla 'ndrangheta e dalla mafia. E', questo, un primato che ha suscitato una indignazione negli animi della cittadinanza democratica e presso le associazioni che da tempo lavorano per la legalità, la giustizia civile e la universalità dei diritti e dei doveri, come Libera, Saveria Antiochia, l'ARCI e Carovana della legalità.
Penso anche alle molteplici iniziative che, a livello di società civile, sono state prese per chiedere semplicemnte al Consiglio Comunale di adottare l'attuazione di un articolo del Regolamento consiliare e della Statuto del Comune, ossia l'istituzione di una Commissione Speciale a termine che agisca politicamente a evidenziare le responsabilità politiche del fenomeno dilagante della corruzione e della mafia a Milano. Varie sono state, infine, le interrogazioni, le mozioni, una delle quali presentata in Consiglio di Zona 4 a Milano, dove si richiedeva la riapertura del bando per l'assegnazione dei beni confiscati alla mafia, dovere e obbligo da parte del Comune, bando andato quasi deserto a causa del periodo in cui è stato disposto, agosto, e a causa dell'assenza di un'adeguata e richiedibile promozione e pubblicizzazione del medesimo ai diretti interessati, le associazioni e le cooperative. Non solo: in Consiglio Comunale alcuni consiglieri della Sinistra hanno presentato un'interrogazione rivolta all'amministrazione circa la non adempienza di un percorso istituzionale volto a conoscere le cause politiche di un fenomeno inquietante e ammorbante quale il dilagare della corruzione derivata dalla macrocriminalità organizzata. Le risposte a queste interrogazioni non sono mai sopraggiunte, indice anche del fatto che la mozione dell'opposizione che richiedeva l'istituzione della Commissione veniva dilazionata nell'ordine del giorno nei tempi, procrastinando a seguenti riunioni di Consiglio la discussione, mai avvenuta e necessaria.
Il risultato può apparire, quindi, in prima lettura una buona vincita per l'opposizione. Ma, a riguardo, occorrono fare alcuni chiarimenti politici, apprendendo semplicemente quanto riferito e considerato a riguardo dai consiglieri della Sinistra in Comune, Lista Uniti con Dario Fo, Rifondazione, Sinistra Democratica (Gruppo Misto) e Comunisti Italiani, tramite interventi da loro fatti in occasione delle lunghe sedute che si sono avvicendate negli ultimi giorni, a proposito dell'approvazione del bilancio e della Previsione di Bilancio Triennale.
Non è dato di comprendere la funzione e la composizione della Commissione, a fronte di una incertezza sui poteri a essa attribuiti. Il nostro appello, espresso come Lista Uniti con Dario Fo, a cui sono susseguite diverse adesioni, e sostenuto dalle associazioni che da anni e da tempo agiscono per la legalità e la giustizia sociale, Libera e Saveria Antiochia in primis sul territorio milanese, è ed era indirizzato a istituire una commissione con poteri di indagine e di supporto all'attività giurisdizionale della Magistratura, unico organo a cui compete la risoluzione delle controversie e dei casi di corruzione. L'accordo ha trascurato, così, ampiamente i dettagli di competenza della commissione, contrattandone la costituzione senza previa ponderazione e verifica in seduta consiliare.
Le affermazioni del capogruppo di AN, Fidanza, riportate nell'articolo di Andrea Senesi sul Corriere, sono abbastanza chiare e dimostrano l'intenzione di creare un organo di facciata.
La commissione così istituita, in tempi rapidi e senza una previa lettura della propria caratteristica funzionale, rischia di essere facilmente strumentalizzabile a livello politico, e poco incisiva a livello sostanziale, lasciando permeabili situazioni di poca trasparenza in termini di legalità e di equità e imparzialità amministrativa. Questo meccanismo, così come si evidenzia, rischia di non instaurare alcun rapporto di collaborazione e di coinvolgimento di tutti gli organi, polizia investigativa, ispettorato del lavoro, magistratura, organi giudicanti, nel produrre una efficace e completa politica di sostengo alla perseguibilità dei veri autori dei reati di corruzione. Collaborazione, è questa, presente nella precedente Commissione Antimafia, istiuita in Consiglio Comunale ai tempi di tangentopoli, parliamo del 1991.

Un passo avanti è stato fatto? Io temo che siamo ancora in una fase di incertezza e di poca dimostrabilità della reale ed effettiva efficacia di una Commissione che avrebbe dovuto chiarire e dimostrare le responsabilità politiche dei reali responsabili di fenomeni di corruzione mafiosa, ormai morbo e piaga diffusa nella nostra città, come testimoniano anche gli ultimi fatti di cronaca (l'omicidio avvenuto l'altra sera davanti al locale De Sade per "regolamento di conti" sul commercio di droga).
Infine, come sottolineato giustamente e ripetutamente da alcuni consiglieri della "Sinistra" in Comune, e da quanto si evince dall'articolo di Andrea Senesi sul Corriere, si deve sottolineare il contesto in cui l'accordo, a cui solo la Sinistra non ha partecipato, è avvenuto: ossia rinunciare ad alcuni emendamenti e azioni di ostruzionismo sul bilancio per assicurare l'approvazione della Commissione Antimafia a tempo, senza alcuni oneri per il Comune e per la maggioranza, nonchè senza previamente discuterne le funzioni e la portata, la composizione e i rapporti di collaborazione da instaurarsi con gli altri organi investigativi, unico elemento e presupposto per un proprio e giusto funzionamento.

Non voglio, ora, mettere in discussione la buona intenzione e l'onestà in cui l'accordo tra una parte dell'opposizione, il Partito Democratico, e la maggiroanza è avvenuto: lungi da me fare dietrologie squallide e infondate. Sicuramente, e ne sono convinto, lo spirito di gran parte delle consigliere e dei consiglieri che hanno elaborato l'accordo per l'istituzione della Commissione era fortemente motivato a dare sviluppo a una richiesta di massa della società civile, che era plausibile e sostenibile, nonchè richiedibile da parte del Comune, stanti le attuali regole normative inserite nel Regolamento e nello Statuto. Voglio solo evidenziare che una mobilitazione seria e convinta da parte della società civile e associazionistica organizzata, da mesi e mesi coinvolta in mobilitazioni a favore della legalità e per la richiesta di una Commissione Speciale sul fenomeno mafioso a Milano rischi di essere fortemente disatteso di fatto da un organo che potrebbe essere svuotato nelle proprie funzioni e nella propria portata, isolato da ogni forma di collaborazione con altro organo investigativo strumentale per la conoscenza delle responsabilità meramente politiche di un dilagare inquietante di un morbo nella nostra città, capitale degli affari finanziari.

Ai posteri, cioè a noi, l'ardua sentenza.

Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo per Milano - GRUPPO LA SINISTRA
Consiglio di Zona 4 Milano

Lunedì, 29 Dicembre, 2008 - 13:47

Realizzazione delle case dell’acqua a Milano

M O Z I O N E
 
Presentata dal Consigliere ANTONELLA FACHIN (Uniti con Dario Fo per Milano)
 
nella seduta del  6 novembre 2008

OGGETTO: Realizzazione delle case dell’acqua a Milano
PREMESSO CHE
-          Il Consiglio di Zona 3 ha deliberato in data 22 novembre 2007 una mozione avente per oggetto: “Case dell’acqua – erogazione alla cittadinanza dell’acqua potabile in alcuni punti decentrati del Servizio Idrico di Milano”;
-          Nella citata delibera si chiede “al Sindaco, alla Giunta e all’Assessorato competente di procedere alla progettazione e alla realizzazione in forma sperimentale, attraverso il Servizio Idrico Integrato della Metropolitana Milanese, di alcune Case dell’acqua in spazi verdi della Zona 3 prossimi ai quartieri abitati, volte a fornire ai cittadini punti di prelievo pubblico dell’acqua potabile, anche gassata e refrigerata, e dotandole di un regolamento d’uso e della necessaria opera di controllo sul loro corretto utilizzo”;
-          Analoghe deliberazioni sono state assunte nell’autunno 2007 da altre sette Zone del Decentramento;
-          Il Consiglio Comunale ha approvato in data 3 marzo 2008 un ordine del giorno collegato alla deliberazione n° 149 con il programma e il piano triennale 2008-2010 dell’ATO di Milano;
-          Nell’odg citato si impegna il Sindaco e l’Assessore competente a procedere alla realizzazione di Case dell’acqua a Milano in considerazione degli ottimi risultati conseguiti nei numerosi comuni dell’hinterland che si sono dotati di questo servizio;
CONSIDERATO CHE
-          Le Case dell’acqua valorizzano l’ottima qualità delle nostre acque, una risorsa pubblica controllata e genuina, riducono la produzione di rifiuti in materiale plastico e in vetro, azzerano la necessità di movimentazione pesante dell’acqua imbottigliata in luoghi spesso lontani dal consumatore, e –trattandosi di servizio gratuito offerto ai cittadini- consentono un notevole risparmio economico ai cittadini consumatori;
-          Le Case dell’acqua nei comuni dell’hinterland hanno raccolto il consenso della cittadinanza, erogando ciascuna una media di 3.500 litri al giorno;
-          Le Case dell’acqua nell’hinterland continuano a crescere: il 22 settembre scorso è stata inaugurata quella di Zibido San Giacomo;
-          Il costo stimato di realizzazione è di circa 50-60.000 euro a carico del gestore e quello di gestione a carico del Comune è di circa 20.000 euro l’anno;
-          La realizzazione delle Case dell’acqua rappresentano un risparmio per il Comune nella riduzione dei costi di gestione dei rifiuti solidi urbani e un evidente contributo all’educazione ambientale dei cittadini e alla tutela dell’ambiente. Infatti:
1.      I dati di consumo delle sole prime sette Case dell’Acqua dopo un anno dalla loro realizzazione, consentono di identificare in oltre 5.3 milioni il numero totale di contenitori riutilizzati che NON hanno generato rifiuti. Se si considera che mediamente da un kg di PET si ricavano 28 bottiglie per le quali è necessario l’utilizzo di 2 kg di petrolio e 18 litri d’acqua (fonte Paul McRande, The Green Guide in State of the World 2004, ed. Ambiente) possiamo ricavarne un dato estremamente significativo, ovvero che le Case dell’Acqua hanno permesso il risparmio di quasi 380 tonnellate di petrolio e di quasi 3.5 milioni di litri d’acqua – cioè 54 tonnellate di petrolio risparmiate da una sola Casa dell’acqua.
2.      Le 27 tonnellate di PET che ciascuna Casa dell’Acqua ha in un anno risparmiato si traducono in una mancata emissione in atmosfera di 54 tonnellate di anidride carbonica, 24 kg di idrocarburi, 607 kg di ossido di zolfo, e 438 kg di monossido di carbonio (fonte Paul McRande, The Green Guide in State of the World 2004, ed. Ambiente)
Fonte: Acqua info anno quinto, numero diciassette pag. 11 articolo “Vantaggi ecologici da Case dell’Acqua, tutti i numeri per l’ambiente” a cura del Dott. Nicola Pievani, Key Account Casa dell’Acqua.
il Consiglio di Zona 3
SOLLECITA
il Sindaco e l’Assessore competente
a provvedere senza altro indugio alla realizzazione di Case dell’acqua in ogni Zona del decentramento milanese, negli spazi verdi dei quartieri popolari, delle periferie e dei luoghi di grande frequentazione.

Lunedì, 29 Dicembre, 2008 - 13:44

box sotterranei di via B. Marcello: sistemazione della superficie

I N T E R R O G A Z I O N E

Presentata da  ANTONELLA FACHIN (Uniti con Dario Fo per Milano)
nella seduta del  23 ottobre 2008
OGGETTO: box sotterranei di via B. Marcello: sistemazione della parte superficiale

VISTI
gli artt. 43, comma 2, del D. lgs. 18.8.2000 n. 267; 93, comma 2. dello Statuto comunale e 25, comma 3, lett. c), e 11 del Regolamento sul decentramento territoriale
Sono ormai trascorsi 1.004 giorni dall’ultimazione dei lavori di realizzazione dei box sotterranei in via Benedetto Marcello e i lavori di sistemazione della superficie non sono ancora iniziati.
Se dopo oltre 1.000 giorni il Comune di Milano non è riuscito a realizzare un giardinetto e un campo giochi, la sottoscritta si chiede anche come possa lo stesso Comune realizzare in “soli” 2.500 giorni l’Expo 2015!
La sottoscritta chiede di sapere quando inizieranno i lavori di sistemazione della parte superficiale, onde consentire ai residenti di vivere in una via decorosa e ai bambini di giocare finalmente con l’orso Marcello e quando la via Mercadante verrà liberata dalle bancarelle, ivi collocate “in via provvisoria”.
La sottoscritta, data l’ingiustificabile inerzia del Comune, chiede di sapere perchè gli ambulanti, che provengono da innumerevoli luoghi della provincia e della regione, abbiano più diritti dei residenti di via Benedetto Marcello e, in particolare, perchè gli ambulanti –portatori di interesse particolare- abbiano da quasi tre anni un evidente diritto di veto alla realizzazione del progetto di sistemazione della superficie della via, nell’interesse del bene comune e della collettività.
La sottoscritta chiede inoltre di sapere se il Comune intenda recepire i puntuali rilievi del Corpo Forestale dello Stato che ha correttamente e doverosamente sottolineato la necessità di dare priorità al vincolo ambientale, e quindi alla ricostituzione dei precedenti filari di alberi e alle esigenze di tutela (ampie griglie di difesa degli alberi del filare centrale e aiuole di collegamento tra gli alberi dei filari laterali, analogamente a quanto già fatto nel tratto tra via Vitruvio e Via Boscovich).
La sottoscritta chiede quindi di sapere se il Comune intenda rendersi conto che il numero di autorizzazioni concesse agli ambulanti per l’occupazione del suolo sono eccessive e non armonizzate con il contesto della via, in quanto si arriva ad avere tra le 180 e le 220 bancarelle in una via non destinata ad uso mercatale, né tanto meno all’“abuso” mercatale attuale.
Dato che gli oneri di urbanizzazione per la costruzione dei box ammontano a 1,5 mio di euro, la sottoscritta chiede di sapere il costo di realizzazione del giardino e del campo giochi e la destinazione della somma residua che deve essere dedicata alla riqualificazione della zona e certamente non deve entrare nella cassa del Comune per coprire eventuali buchi di bilancio.
La sottoscritta chiede anche di sapere se il Comune intenda quindi “compensare” il ritardo che i residenti hanno dovuto e continuano a dover sopportare, procedendo non solo alla realizzazione della copertura dei box, ma quantomeno anche al completamento della riqualificazione della via B. Marcello nel tratto tra via Scarlatti e Via Vitruvio. Ciò, anche nel rispetto del vincolo ambientale esistente su tutta la via sin dal 1965 e attualmente del tutto ignorato, a causa della parcellizzazione dei progetti e dei relativi interventi, oltre che per i tempi insopportabilmente lunghi che sono in parte anche causa del grave disagio e degrado esistente.
La sottoscritta chiede anche di sapere quando il Comune vorrà finalmente consentire ai residenti –dopo anni di disagi- di recuperare l’agibilità della via B. Marcello e il pieno ed effettivo diritto di circolazione, non solo per i casi di emergenza (v. ambulanze, VV.F. e vetture della Polizia).
Il Sindaco e i suoi assessori dichiarano che è precipuo compito di un amministratore ascoltare le varie istanze dei cittadini e giungere rapidamente ad una decisione: ebbene perché il Comune non ascolta né i residenti della zona, né il Consiglio di Zona 3 e non decide?
Tale decisione, se adottata nel rispetto del vincolo ambientale esistente, scontenterà quella parte degli ambulanti che non ha a cuore il decoro urbano, ma ridarà dignità alla via Benedetto Marcello.
Milano, lì 23 ottobre 2008
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