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Martedì, 6 Ottobre, 2009 - 12:21

La sinistra raccolga quel segnale di popolo

Dal quotidiano Liberazione

Paolo Ciofi
E ' stata davvero una piazza del popolo, il 3 ottobre a Roma: di donne e di uomini che vogliono cambiare il sistema informativo per garantire la libertà d'informazione, e partecipare alle scelte di fondo che riguardano il presente e il futuro del Paese. In migliaia e migliaia erano lì non per osannare la maschera di un capo, ma per lanciare un segnale forte e chiaro, di presenza e di partecipazione, a chi governa e a chi sta all'opposizione. Mi torna in mente, in una situazione assai diversa, il Circo Massimo del 23 marzo 2002, quando tre milioni di persone risposero all'appello della Cgil chiedendo rappresentanza e un nuovo corso politico, ma non furono ascoltate dalle "due sinistre".
Sono passati sette anni e i cambiamenti sono profondi. La Tv, da mezzo di informazione, di acculturazione di massa e di unificazione nazionale, è stata definitivamente trasformata nel suo contrario: in strumento fondamentale per dominare il popolo, ridurlo allo stato amorfo e primordiale di consumatore di massa soggiogato dalla potenza del denaro, cui è concessa la libertà di dire sì o no nei sondaggi e di andare a votare ogni cinque anni.
I partiti, da strumenti di partecipazione per consentire ai lavoratori di concorrere alla direzione politica del Paese secondo Costituzione, sono stati rovesciati come un guanto e ridotti a oligarchie al servizio del capo: l'organizzazione del popolo, dei lavoratori, delle persone che quotidianamente vivono le conseguenze drammatiche della crisi, è stata sostituita dalla rincorsa al presenzialismo televisivo come surrogato della politica. E in Tv il popolo viene blandito, lusingato, guidato e anche (metaforicamente) bastonato, come puntualmente ha eseguito il retroscenista Minzolini, direttore del Tg1.
E' questa spirale perversa che occorre spezzare, restituendo ai partiti e alla politica un carattere popolare e di massa. Senza di che, in assenza del conflitto sociale, si precipita nel caos della guerra di tutti contro tutti, e per battere Berlusconi ci si affida alla Corte costituzionale, ai giudici o al capo dello Stato. Di che si tratta, se non dello svuotamento della democrazia?
In queste condizioni la libertà d'informazione, come ogni altra libertà, è a rischio in questo Paese. Ma proprio perché Piazza del Popolo ha lanciato un bel segnale, che ha mandato fuori giri il capo proprietario-utilizzatore finale e la sua squadra di guastatori d'assalto, ora a sinistra quel segnale è necessario raccoglierlo. E non ripetere gli errori del passato.

06/10/2009

Martedì, 6 Ottobre, 2009 - 12:16

Violentati da Mamma Rai

fonte: www.arcigay.it

 

E' assolutamente vero che quando si fa tv nulla viene lasciato al caso. Troppe sono le persone che lavorano ad una trasmissione per poter credere che un tale investimento di risorse non ottenga un effetto desiderato piuttosto che un taglio ben preciso sull'argomento.

L'altro giorno - 30 settembre 2009 - abbiamo partecipato come gay lesbian center Cassero alla Vita in diretta, un programma pomeridiano che va in onda ogni giorno sull'ammiraglia di casa Rai. Quando siamo stati contattati dalla redazione ci hanno spiegato che volevano trattare il tema "della difficoltà dei giovani a dichiararsi gay in famiglia". E nel giro di poche ore (il preavviso è stato davvero pochissimo) abbiamo coinvolto Flavia Madaschi dell'AGEDO, Valeria Roberti responsabile gruppo giovani al Cassero, Federico Sassoli che collabora da anni con il Cassero e con l'Arcigay nazionale, Giulia Zonta bibliotecaria del Centro di Documentazione il Cassero, Sara De Giovanni responsabile del C.Doc. e delle attività culturali del circolo e il sottoscritto Bruno Pompa art director e membro dell'attuale direttivo Cassero.
Abbiamo coinvolto anche altre persone in modo da essere pronti e presentabili in più persone davanti alle telecamere.

Ci siamo trovati di fronte a uno studio (in diretta) che non ha mai trattato l'argomento per cui eravamo stati coinvolti. C'era una Alessandra Mussolini in versione pescivendola che si dimenava tra un "è un guaio" se suo figlio fosse gay e un "uguale a voi? non ci penso proprio". C'era un Pierluigi Diaco, che in veste di opinionista sparava a zero contro l'associazionismo omosessuale. C'era il vincitore di Mr Gay Italia 2009 accompagnato dalla madre, il quale è riuscito a dare il meglio di sè scagliandosi contro i Pride e contro i Pacs. C'era un omosessuale chiamato per testimoniare un'esperienza negativa coi genitori che però ha preferito puntare anch'egli alla demolizione dell'associazionismo raccontando di essere stato licenziato dalla Fiat e di non aver avuto nessun supporto da Arcigay o da Cecchi "Pavone". A cercare di far sentire la voce della ragionevolezza c'erano Chiara Lalli giornalista scrittice e filosofa e Franco Grillini che non ha bisogno di qualifiche per essere inquadrato.

Ai pochi che riescono ancor oggi a poter dire di non sapere di che tipo di trasmissione si tratta, dico in breve che è un'arena costruita appositamente per creare audience attraverso urla, risse, imbarbarimenti che portano il giornalismo più verso la tromba delle scale di un condominio di periferia piuttosto che verso un approfondimento a più voci.

In questa puntata il conduttore, Lamberto Sposini, non si è dovuto nemmeno sforzare ad istigare i presenti per ottenere il risultato desiderato, poiché da subito tutti hanno cominciato a gridare. Perfetto: ogni tanto ci sta che un conduttore impegnato quotidianamente con certo tipo di discariche dell'informazione se la prenda comoda e senza sforzi assista al linciaggio di un tema molto caro a tante persone in Italia dopo i fatti violenti delle scorse settimane.

Noi abbiamo risposto ad una richiesta di una redazione che ci ha chiesto di partecipare in collegamento per approfondire un tema che ci riguarda. Lo abbiamo fatto con pacatezza. Con semplicità. E con nessun secondo fine.

Abbiamo fatto servizio pubblico. Come quello che siamo chiamati a fare nei locali che il Comune di Bologna ci ha assegnato grazie ai servizi che offriamo all'intera cittadinanza.

Ci siamo trovati di fronte a una tv di Stato capace solo di aumentare il caos intorno ad un delicato argomento. Un servizio pubblico che non informa, ma insulta. Una tv che ci hanno insegnato a chiamare "mamma rai" che ti sfotte, ti attacca, ti umilia, ti tende una trappola proprio su un tema importante come il rapporto con le famiglie.

Ho imparato diverse cose da quel collegamento. Ne cito alcune.

I mezzi di comunicazione di massa sono in preda a un delirio che non si esagera a definirlo fascista.

L'associazionismo lgbt di fronte a tali barbarie è impreparato: le attività politiche e culturali con cui le associazioni gay hanno a che fare tutti i giorni prevedono un interlocutore attento e democratico; con certi metodi e con certi pregiudizi ci si ritrova purtroppo disarmati.

I feedback che ho ricevuto da moltissime persone vicine e lontane sono stati di solidarietà. Questo mi aiuta ad essere ottimista e credere che la massa di teleutenti non sia davvero stupida come ce la immaginiamo. Questo genere di trasmissioni non aggiungono e non tolgono nulla, semmai intrattengono negativamente o positivamente chi ha deciso di spendere il suo tempo davanti a tale scempio.

Credo, infine, sia necessaria una preparazione collettiva più capillare e diretta, in modo da essere sempre pronti a dichiarare su ogni media possibile i concetti necessari a sconfiggere gli abnormi pregiudizi vivi e vegeti nel nostro tessuto sociale, e a costruire un terreno fertile per la rivendicazione dei nostri diritti negati.

Alle persone che credono che sia meglio sottrarsi a confronti mediatici di quel tipo voglio sottolineare il mio convincimento personale: le battaglie si fanno sul campo e per noi ogni confronto ormai è diventato un campo di battaglia.

Forse, quando capiremo che il nemico non è tra noi, magari riusciremo a fare qualche passo in più verso la direzione dell'interesse collettivo. Fino ad allora resteremo nella paradossale situazione piramidale in cui certi vertici vengono attaccati o eliminati dall'interno e dall'esterno del movimento, mentre la base gongola in un inutile gioco al massacro.

In attesa di un'intelligenza collettiva che ispiri le nostre azioni (mediatiche e non) confido in orizzonti davvero orizzontali.


Bruno Pompa - Arcigay Il Cassero - Bologna

Lunedì, 5 Ottobre, 2009 - 14:37

CASE POPOLARI: UN ALTRO SGOMBERO A SAN SIRO. SI CACCIANO LE PERSO

Si sgomberano le persone per bene, mentre le varie signore Gabetti continuano a rimanere al loro posto. Ecco la morale di quanto avvenuto oggi in via Aretusa 1, a Milano, esattamente ciò che il vicesindaco De Corato cerca di mascherare con il suo ennesimo proclama delirante.
Stamattina un ingente schieramento di polizia in assetto antisommossa ha proceduto allo sgombero coatto di un occupante irregolare di 39 anni, talmente pericoloso che ha spontaneamente aperto la porta quando gli ispettori dell’Aler hanno bussato. Un intervento così esagerato da suscitare la protesta dei vicini, tutti piuttosto allibiti di fronte a tanta esibizione di forza contro una singola persona, conosciuta tra l’altro per la sua disponibilità verso gli altri. Un obiettivo facile, insomma, un uomo che non si è sognato nemmeno di opporre resistenza, ma che può essere facilmente esibito come prova dell’impegno contro l’illegalità.
Andare a sgomberare i delinquenti veri, invece, richiede ben altra energia e coraggio. Tant’è vero che non solo la “signora Gabetti” è ancora al suo posto, ma che il governo cittadino, di cui De Corato fa parte da tempo immemorabile, non riesce ancora a spiegare la sua inerzia di fronte alle segnalazioni circostanziate di tanti anni fa a proposito di alcune situazioni criminose.
Così come è molto più comodo sostenere che l’odierno sgombero è stato fatto per dare la casa a chi sta in graduatoria, piuttosto che spiegare alla cittadinanza i motivi per cui a San Siro, come in altri quartieri, centinaio di appartamenti vengono tenuti vuoti anche per anni, in aperto spregio alla legge che impone di assegnarli immediatamente a chi ne ha diritto.
Tra due giorni si terrà l’incontro tra le organizzazioni sindacali e l’Aler, che tenterà di individuare una soluzione per la “questione abusivi”. Invitiamo pertanto l’Aler e tutte le istituzioni ad utilizzare positivamente la vigilia, sospendendo gli sgomberi, e a non gettare inutilmente benzina sul fuoco.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbaue

Sabato, 3 Ottobre, 2009 - 11:37

Lunedì 5 Ottobre Sit-in universitario contro l’omofobia

Un evento politico per manifestare contro i recenti, troppi atti di omofobia. Per sensibilizzare e per riflettere su quello che dovrebbe essere un semplice atto di civilità: rispettare e godere della ricchezza della diversità.

La manifestazione si svolge lunedì 5 ottobre ed è divisa in due parti:

- dalle 12 alle 18 davanti alla sede di via Festa del Perdono, rivolta soprattutto agli studenti;

- dalle 18 alle 20 in via dei Mercanti, rivolta all'intera cittadinanza.

Le attività previste sono sit-in e volantinaggio.

LA PARTECIPAZIONE E' LIBERA E APERTA A CHIUNQUE!

 

http://www.facebook.com/event.php?eid=136454934199&index=1

Sabato, 3 Ottobre, 2009 - 11:24

Libertà di stampa l'ultima mossa di Berlusconi: cambiare la Carta

LIBERTA' DI STAMPA, TUTTE LE MINACCE -  F.Palladino // I PRESIDII DI LeG // L'ultima mossa del partito di Berlusconi contro la libertà di stampa è stata presentata al Senato: è un Disegno di legge per modificare l'articolo 21 della Costituzione. Lo firma il senatore Andrea Pastore (Pdl), Presidente della commissione bicamerale per la semplificazione della legislazione. Presentato il 9 settembre scorso ma rilanciato il 30 settembre con l'aggiunta delle firme di 40 senatori, compresa quella del capogruppo Pdl Maurizio Gasparri e del presidente emerito Francesco Cossiga, il ddl modifica, l'articolo 21, nell'ultimo comma: "Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume" dovrebbe essere integrato con "o lesive della dignità della persona o del diritto alla riservatezza".
"Solo chi non vede o fa finta di non vedere può credere che l'uso diffamatorio e calunnioso di certa stampa, soprattutto negli ultimi tempi - ha dichiarato Pastore - possa andare avanti senza un più preciso indirizzo legislativo. Troppo fango viene gettato senza che i responsabili subiscano le giuste conseguenze".
LeG denuncia questa ennesima minaccia all'autonomia dell'informazione e sollecita le opposizioni in Parlamento e nel Paese a contrastare con tutti i mezzi, questo vero e proprio stravolgimento dell'articolo 21 della nostra Carta costituzionale. In maniera subdola e strumentale, con la scusa della privacy, si cerca di imporre limiti assolutamente inaccettabili in tutto il mondo democratico e comunque di intimidire una professione già abbastanza mortificata dalle continue minacce alla carta stampata e alla televisione.

 

http://www.libertaegiustizia.it/primopiano/pp_leggi_articolo.php?id=2936&id_titoli_primo_piano=1

Sabato, 3 Ottobre, 2009 - 10:37

Italia inadempiente al risanamento della qualità dell'aria

Italia inadempiente agli obblighi di risanamento della qualità dell'aria

Comunicato stampa

 
BOCCIATO L'IMPEGNO DI RISANAMENTO DELL'ARIA DELLE REGIONI E DELLO STATO ITALIANO: LA COMMISSIONE EUROPEA RIAPRE LA PROCEDURA DI INFRAZIONE. SE L'INQUINAMENTO NON CALA NEI LIMITI ENTRO IL 2011 L'ITALIA COSTRETTA A PAGARE UNA MULTA SALATA

Milano, 2 ottobre 2009 – La decisione della Commissione Europea del 28 settembre sui superamenti delle norme sulla qualità dell'aria che si registra in quasi tutte le zone omogenee in cui è stato diviso il territorio nazionale è una sonora bocciatura di quasi tutti i Piani Regionali di risanamento dell'aria e la constatazione dell'inesistenza di un Piano Nazionale. A fronte di tale constatazione la Commissione avvia la procedura di infrazione nei confronti del Governo italiano. In pratica, a meno di un inatteso colpo di reni nella lotta all'inquinamento, dal 2011 l'Italia sarà condannata a pagare una salatissima multa per inquinamento.
 
“Una bocciatura, purtroppo, anche per la Regione Lombardia e per il Comune di Milano – sostengono Legambiente, Genitori Antismog, Fiab-Ciclobby e Italia Nostra -: sono considerate insufficienti le misure regionali di limitazione dei veicoli inquinanti (in poche aree, per fasce orarie, senza controlli efficaci...) così come troppo limitato l'Ecopass (troppe le deroghe, troppo piccola l'area). Così, il partito dei camionisti e dei sostenitori dell'auto, oltre ad attentare alla nostra salute, ci porterà a pagare le multe europee con le nostre tasse! Occorre che Comune, Regione e Stato scarichino gli inquinatori e comincino a fare sul serio nella lotta allo smog!”
 
E' noto che l'aria delle nostre città e di tutta la Pianura Padana è fuori legge per l'Europa. Per questa ragione è stata avviata la procedura nei confronti dell'Italia, sospesa nel 2008 solo a condizione che l'Italia dimostrasse un impegno forte e costante nella lotta all'inquinamento.
 
Ma cosa è successo in questi ultimi mesi? Il settembre scorso l'Italia ha predisposto (come d'obbligo) il fascicolo inviato (in ritardo) alla Commissione Europea per dimostrare che, nonostante gli elevati livelli di inquinamento, erano in atto in diverse regioni Piani di risanamento credibili tali da permettere di rientrare nei limiti fissati dall'Europa. Il Ministero dell'Ambiente avrebbe poi dovuto, oltre a raccogliere i piani inviati dalle Regioni, elaborare un proprio Piano nazionale di risanamento, che non ha ancora visto la luce del sole.
 
Già l'autunno scorso i funzionari europei hanno sollecitato l'Italia a integrare la documentazione insufficiente e adempiere ai propri doveri non solo nei confronti dell'Europa. Ma, soprattutto, della salute dei suoi cittadini. Ma Prestigiacomo e Regioni non sono stati in grado o non hanno proprio fatto nulla per correre ai ripari.
 
La decisione di questi giorni salva esclusivamente la Valle d'Aosta e alcune aree della Regione Marche e del Lazio. L'Italia e il Ministero dell'Ambiente vengono ancora sollecitati ad elaborare e varare un piano nazionale di cui non si sente neppure discutere. In questo quadro, tra l'insufficiente e il non classificabile, la Commissione ha deciso di riattivare la procedura di infrazione contro l'Italia. Il documento integrale della Commissione Europea è scaricabile dal sito: www.legambiente.org .
 
Aderiscono:
Legambiente
Genitori Antismog
Fiab-Ciclobby
Italia Nostra
Venerdì, 2 Ottobre, 2009 - 16:50

Signor Presidente non firmi la legge sullo scudo fiscale

Signor Presidente,
 
il Senato ha approvato l’emendamento Fleres alla legge che ha istituito lo scudo fiscale. Se anche la Camera lo approvasse, Lei resterebbe l’ultima difesa.

Signor Presidente, con questo emendamento una legge già odiosa diventerà uno strumento di illegalità. I beneficiati dallo scudo non potranno essere perseguiti per reati tributari e di falso in bilancio, il mezzo con cui sono stati prodotti i capitali che lo Stato “liceizza”; e intermediarie professionisti che ne cureranno il rientro non saranno tenuti a rispettare l'obbligo di segnalazione per l'antiriciclaggio; insomma omertà, complicità, favoreggiamento.

Le prime due previsioni, in realtà, non cagioneranno un grave danno al concreto esercizio della giustizia penale: da anni (dal 2000) una legge costruita all’esplicito scopo di impedire i processi penali in materia di reati fiscali assicura l’impunità alla quasi totalità degli evasori. Perché l’evasione fiscale costituisca reato bisogna evadere un’imposta superiore a 103.000 euro per ogni anno di imposta; e i casi di evasione superiori a tale soglia si aggirano intorno al 10 % del totale. E’ormai impossibile celebrare un processo per falsa fatturazione, e dunque anche per frode all’Iva comunitaria: quando si scopre una “cartiera” (una società che emette fatture false) e quindi si scoprono gli “utilizzatori finali” (secondo una recente definizione che ha avutomolto successo) di queste fatture, poi non si può fare un unico processo ma tanti quanti sono i luoghi in cui questi utilizzatori hanno il loro domicilio fiscale; il che è fonte di tali sprechi di tempo e di risorse da garantire nella quasi totalità dei casi la prescrizione. Infine, una delle forme più insidiose di evasione fiscale, quella commessa mediante la sistematica falsificazione della contabilità (il sistema seguito dalla quasi totalità degli evasori), è stata considerata un reato lieve, punito con una pena massima di 3 anni di reclusione; il che significa che nessuno va mai in prigione per via di sospensione condizionale della pena, indulto, affidamento in prova al servizio sociale.

Quanto al falso in bilancio, non è certo una novità che dopo la riforma della legislazione societaria voluta dal governo Berlusconi (che ha consentito allo stesso Berlusconi di essere assolto in molti processi in cui era imputato per questo reato), in Italia di processi del genere non se ne fanno più: il falso in bilancio è divenuto un reato fantasma, che c’è in astratto ma non si processa mai in concreto.

Ma la nuova legge contiene una norma che è una calamità: essa assicura l’impunità a trafficanti di droga, di armi, di donne, sequestratori di persona e altri delinquenti di grosso livello.

Signor Presidente, il danaro non ha colore, non odora diversamente a seconda del reato da cui deriva, non ha etichette che lo identifichino. Il provento dell’evasione fiscale e del falso in bilancio non si differenzia visivamente dal riscatto pagato dalla famiglia del sequestrato o dal ricavo del traffico di esseri umani. I trafficanti di droga colombiani portano il loro denaro a Miami e lo “ripuliscono”pagando circa il 50 per cento: questo è il prezzo del riciclaggio. Se passasse questa legge, avremmo un riciclaggio di Stato, per di più assolutamente concorrenziale con quello praticato dai professionisti del settore: lo scudo fiscale costa solo il 5 per cento.

E’vero, la nuova legge prevede che la possibilità per banche e altri intermediari di non rispettare l'obbligo di segnalazione per l'antiriciclaggio sia limitata ai reati fiscali e al falso in bilancio. Ma, signor Presidente, chi glielo spiegherà alle banche (che certamente non hanno molto interesse a scoraggiare queste iniziative da cui ricavano dei bei soldi) che i capitali che rientrano provengono da un traffico di armi e non da evasione fiscale? Come distinguere il provento dell’evasione fiscale da quello di altri truci e violenti delitti?

Non si può, signor Presidente: questa legge garantirà ai peggiori delinquenti una prospera e sicura verginità.

Signor Presidente, questa legge è una bandiera dell’illegalità: dove non avrà concreti effetti sul piano penale, trasmetterà un messaggio di opportunismo: renderà evidente a tutti che adempiere ai propri obblighi tributari, a principi etici irrinunciabili nella gestione delle imprese, è un’ingenuità, peggio è antieconomico. E’ una legge criminogena perché favorirà la futura evasione fiscale, convincendo tutti che “pagare le tasse” è cosa inutile, perfino stupida, tanto,prima o poi …. E dove invece e purtroppo avrà concrete conseguenze, sitratterà di un formidabile favoreggiamento nei confronti delle forme più gravi di delinquenza organizzata. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Magistratura non potranno nemmeno trovare le prove di questi reati, forse conosciuti per altre vie, poiché il provento del reato sarà ormai sparito.

Signor Presidente non firmi questa legge; eviti che il nostro Paese sia sospinto ancora più in fondo nel precipizio di illegalità, peggio, di immoralità che ci sta separando dai Paesi civili.

 

sottoscrivi l'appello

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2341588&yy=2009&mm=09&dd=26&title=raccolta_firme_appello_al_pres

io l'ho sottoscritto ora tocca a te

Alessandro Rizzo

Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo LA Sinistra

Consiglio di Zona 4

Venerdì, 2 Ottobre, 2009 - 16:34

FIACCOLATA a VERONA Contro la Violenza e l’Omofobia

FIACCOLATA a VERONA
Contro la Violenza e l’Omofobia e la Transfobia!

A tutti i cittadini e le cittadine di Verona

In questi ultimi mesi l’Italia è stata scossa da una lunga ondata di violenza che ha colpito la comunità LGBT - lesbica, gay, bisessuale e transgender. L’attacco incendiario contro la discoteca QUBE di Roma è solo l’ultimo di una serie impressionante di episodi: accoltellamenti, botte, sassaiole, lanci di bombe incendiarie, tentativi di stupro, minacce ed inseguimenti. Sindaci e personalità sia di destra sia di sinistra hanno preso atto di una situazione sempre più intollerabile stigmatizzandola a fianco della comunità LGBT.

Anche a Verona gli episodi di violenza omofobica non sono mancati, molti dei quali mai denunciati alle autorità per la paura degli aggrediti ad esporsi, fatto di per sé indicativo del clima sociale e culturale in cui viviamo, ma regolarmente segnalati alle nostre organizzazioni. Il più grave fra questi è stato un lancio di sassi organizzato da una banda contro le automobili e i passanti, in una zona d’incontro gay in ZAI, come ha riportato anche il giornale l’Arena in data 13 Giugno 2009 (“Gay aggrediti di notte in ZAI”).

In questo quadro di crescente intolleranza a tutti i livelli, assieme a tutti coloro che parteciperanno il 10 ottobre alla manifestazione nazionale “UGUALI”, rivendichiamo come fondamentale necessità democratica e civile interventi legislativi contro l’omofobia e la transfobia, che estendano la legge Mancino anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Sarà solo un primo passo non certo esaustivo né sufficiente. La negazione e l’opposizione al riconoscimento di diritti per le persone e le coppie lgbt è già di per sé omofobia e transfobia. La Costituzione italiana e la Dichiarazione Universale dei diritti umani indicano con chiarezza il principio di uguaglianza che deve impegnare le istituzioni tutte, ad ogni livello territoriale, ad agire con interventi informativi e culturali, a partire dalla scuola, dove il fenomeno del bullismo è in preoccupante espansione.

Chiediamo alla società veronese e alle sue istituzioni un’assunzione di responsabilità piena nei confronti dei suoi cittadini e delle sue cittadine gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Come tali, come cittadini prima ancora che come gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, vogliamo vivere LIBERI E UGUALI IN DIGNITÀ E DIRITTI. Vogliamo vivere in un Paese e in una città civile.

Chiediamo perciò a tutti i cittadini e le cittadine della nostra città di unirsi a noi nella

FIACCOLATA
Contro la Violenza e l’Omofobia e la Transfobia!

Mercoledì 7 Ottobre 2009
alle ore 20.30
In Piazza BRA’ – presenza stanziale davanti alla scalinata di Palazzo Barbieri.

Chiediamo a tutti di portare una fiaccola o una candela. Sono benvenute le bandiere arcobaleno del movimento lgbt ed altre in rappresentanza  di associazioni e movimenti, cartelli e messaggi contro la violenza e l’omofobia. Chiediamo che non ci siano bandiere o simboli di partito, perché la manifestazione non venga strumentalizzata o etichettata come di una precisa parte politica.

Promuovono le associazioni:
- Arcilesbica Juliette & Juliette Verona
- Arcigay Pianeta Urano Verona
- Rebis - Liberi di essere, Liberi di Amare - Accoglienza Cultura Diritti LGBT.

Per Informazioni: 349.3134852

Per adesioni: veronalgbt@gmail.com

Website: http://stopomofobiaverona.blogspot.com
http://arcilesbicaverona.blogspot.com
http://www.arcigayverona.org/sito
http://www.grupporebis.com

Venerdì, 2 Ottobre, 2009 - 15:01

per la difesa delle scuole civiche

domani h 12.30 tutti in piazza della scala contro la chiusura dei civici
milanesi, infatti, domani si terra' il consiglio comunale che discutera'
della riapertura delle civiche chiuse precedentemente dall'Ass. Mariolina
Moioli.
Quindi n...oi domani dobbiamo scendere in piazza per incitare il consiglio a
ritrattare la decisione presa in passato e riattivare le classi chiuse ad
agosto 2009.
Noi dei civici licei ci presenteremo per protestare come abbiamo sempre
fatto, consentiremo a tutti gli studenti di esprimere la propria opinione
attraverso un microfono che renderemo disponibile come abbiamo sempre
fatto.assemblea permanente dei civici licei seraliper contattarci
studenti.civiciliceiserali@gmail.com
il comune ha deciso, e gli studenti rispondono!!!!
tutti si arrendono, noi no!!!
oppure visitate il blog : http://gandhi-in-rivolta.blogspot.com/

Venerdì, 2 Ottobre, 2009 - 14:02

“A MILANO COMANDA LA ‘NDRANGHETA”

Il fenomeno è noto, è studiato, è denunciato, è diffuso... solo il nostro Comune "stenta" a riconoscerne la gravità dovuta alla pervasività ormai raggiunta.

Il notiziario ChiamaMilano pubblica oggi questo articolo, nel quale si conclude così:
Una lettura utile poiché squarcia un velo sulla vera emergenza sicurezza che affligge Milano. Utilissima per tutti coloro che si sono opposti alla costituzione di una Commissione comunale sugli interessi mafiosi a Milano, ignorando che gli uomini della ‘ndrangheta –come della mafia e della camorra– mettono tranquillamente in conto di incappare nelle maglie della giustizia e di farsi qualche anno di galera, ma non tollerano che dei loro affari se ne occupi l’opinione pubblica.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
------------------------------------------
“A MILANO COMANDA LA ‘NDRANGHETA”?
Un libro traccia la mappa della penetrazione della ‘ndrine in Lombadia, ormai quasi più importante della Calabria per quella che è considerata l’associazione criminale più potente e pericolosa

La presenza della ‘ndrangheta a Milano non è una novità. L’insediamento della criminalità organizzata, nella fattispecie quella calabrese, nel capoluogo e nell’hinterland è radicato da decenni.
Negli ultimi vent’anni è divenuta la forza criminale egemone in Lombardia, capace di dettare le regole alle altre associazioni criminali –mafia e camorra comprese– e di penetrare nel tessuto sociale ed economico attraverso una strategia, come la definiscono gli investigatori, di “inabissamento e mimetismo”.
Dopo le indagini dei primi anni ’90 e le confessioni di un boss del calibro di Francesco Morabito, la ‘ndrangheta a Milano e in Lombardia piuttosto che arretrare ha reso la propria presenza più capillare diversificando le attività, mescolando le operazioni criminali classiche del traffico di droga, dell’estorsione e dell’usura agli investimenti in settori imprenditoriali quali l’edilizia, il commercio, la finanza.
È questo il quadro tracciato nel libro inchiesta di Davide Carlucci e Giuseppe Caruso “A Milano comanda la 'Ndrangheta” edito da Ponte alle Grazie e uscito da pochi giorni nelle librerie.
Si tratta di un’utilissima mappa storica e geografica della penetrazione di quella che è considerata la più pericolosa, ricca, compartimentata associazione criminale a Milano e in Lombardia.
Dai profitti stratosferici del traffico di droga al riciclaggio in operazioni finanziarie e immobiliari, spesso condotte con la connivenza di insospettabili; dal controllo del territorio attraverso negozi e pubblici esercizi agli interessi nei grandi cantieri dell’Alta velocità e dell’Expo, Carlucci e Caruso ripercorrono gli intrecci criminali e affaristici che hanno reso la Lombardia, quasi più dell’Aspromonte, della Locride o del Reggino, terra d’elezione per le ‘ndrine.

A Milano comanda la ‘ndrangheta, come suggeriscono i due cronisti?
A scorrere le oltre duecentocinquanta pagine del libro sembrerebbe di sì. E se non comanda indubbiamente, come è stato evidenziato da numerose indagini della magistratura e dai rapporti del Ros dei Carabinieri e del GICO della Guardia di Finanza, essa costituisce una presenza concreta, diffusa, capace di condizionare anche le scelte della politica e di intossicare il tessuto economico.

Eppure si tratta di una presenza scarsamente visibile. Come spiegano bene i due autori gli uomini delle ‘ndrine hanno scelto il basso profilo, l’invisibilità; ricorrendo alla violenza solo come extrema ratio e consentendo anche alle altre associazioni criminali di sedersi al ricco banchetto lombardo, purché riconoscano la sua egemonia.  
Una lettura utile poiché squarcia un velo sulla vera emergenza sicurezza che affligge Milano. Utilissima per tutti coloro che si sono opposti alla costituzione di una Commissione comunale sugli interessi mafiosi a Milano, ignorando che gli uomini della ‘ndrangheta –come della mafia e della camorra– mettono tranquillamente in conto di incappare nelle maglie della giustizia e di farsi qualche anno di galera, ma non tollerano che dei loro affari se ne occupi l’opinione pubblica.
Essi amano l’ombra, non la luce del dibattito pubblico e l’interesse delle comunità, poiché nella comunità si vogliono muovere intrecciando con parti di essa relazioni utili ai propri affari.

Beniamino Piantieri

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