LA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA?
UNA GUERRA DIMENTICATA
di Alberto Tarozzi
Messa in atto a suo tempo con armi convenzionali, che cadendo su un petrolchimico produssero gli stessi effetti di una bomba chimica. Con conseguenze a orologeria, perche in un paese con l'economia a pezzi se vuoi sopravvivere devi lavorare in un petrolchimico abberciato alla bella e meglio, che ti scarica, ancora oggi, una volta al mese, quantita' di benzene cancerogeno di oltre il MILLE per cento superiori al consentito. Nell'indifferenza generale.
buon anno pancevo hai bisogno di auguri.
buona notte movimento per la pace, ti sia maledetto il letargo.
Sede di diverse vecchie industrie inquinanti jugoslave, Pancevo e' tornata di nuovo agli 'onori' della cronaca per una nuova fuoriuscita di benzene e zolfo dall'impianto petrolchimico.
La concentrazione del benzene e quella di zolfo la notte scorsa era fino a 14 volte oltre
la soglia considerata di sicurezza dalla normativa vigente. Tale concentrazione ha spinto le autorita' di Pancevo, citta' a 13 km al nord-ovest di Belgrado, a far scattare un allarme che e' durato quasi quattro ore. Pancevo e stata invasa da un odore molto sgradevole e
gli abitanti sono stati obbligati a restare nelle loro case.
Un mese fa le autorita' comunali di Pancevo avevano gia' fatto scattare un allarme sull'inquinamento chimico. Il rischio di una catastrofe ambientale a Pancevo e' stato evocato a piu' riprese negli ultimi anni. Gli abitanti della citta' hanno protestato molte volte contro l'emergenza ambientale in cui sono costretti a vivere da molti anni.
Una emergenza che si traduce in un tasso di incidenza di tumori tra i 100.000 abitanti della localita' fra i piu' alti dell'intera ex Jugoslavia. Secondo gli esperti serbi, l'inquinamento nella zona e' ormai endemico, mentre ulteriori effetti negativi sulla salute pubblica sono stati attribuiti alle conseguenze dei bombardamenti contro gli impianti cittadini compiuti dalla Nato nel 1999 durante la guerra per il Kosovo. (ANSA). COR
29/12/2006
URANIO IMPOVERITO
tratto da www.osservatoriobalcani.org - dicembre 2006
di Luisa Morfini e Ciro Cortellessa, Centro di Documentazione di San Donato Milanese
- è aumentato in Bosnia il numero dei malati e dei morti per linfomi e leucemie, cioè per le stesse malattie di cui sono stati vittime i nostri soldati?
- dove vivevano le persone che si sono ammalate?
- l’ambiente bosniaco risulta contaminato ed eventualmente da che cosa (radiazioni e/o nano-particelle)?
- profughi arrivati a Bratunac da Hadzici
- profughi arrivati a Bratunac da altre zone della Bosnia Erzegovina.
Dopo il 2000 l’analisi non è stata più proseguita perché il gruppo target di Hadzici non era più in condizione di essere seguito, avendo subito ulteriori grandi migrazioni.
Vedremo che quest’ultima valutazione è in contraddizione con quanto rilevato da altre istituzioni.
Per quanto riguarda la possibile contaminazione dell’ambiente da parte di nano-particelle di metalli pesanti, vi ha lavorato un laboratorio all’Istituto di Sanità di Sarajevo: per il momento nell’acqua non sono state rilevate tracce di metalli pesanti; ma anche in questo caso non è stato analizzato il terreno; le ricerche, dati i fondi a disposizione, per il futuro andranno avanti solo per il rilevamento delle radiazioni, non delle particelle, e solo nell’area di Hadzici. Se in futuro dovessero essere segnalate altre località, anch’esse saranno analizzate.
- ha suggerito un set di leggi per la protezione dalla radiazione nucleare in caso di nuova contaminazione per l’uranio non ancora esploso (per evitare di trovarsi impreparati come ai tempi di Chernobyl);
- ha chiesto che si completi in modo esaustivo il censimento delle località ancora minate da uranio e metalli pesanti.
Nel marzo 2006 l’Agenzia atomica europea ha messo a disposizione 60.000 euro per i problemi connessi con la decontaminazione da uranio. La Commissione ha chiesto che siano formulati precisi programmi per la decontaminazione e che siano formate squadre di esperti per utilizzare questi fondi per curare le conseguenze dell’uranio sull’ambiente e sulla salute.
L’unica loro preoccupazione è la criminalità, ma non per eliminare quel problema. Come giornalista ho verificato tante volte che non fanno niente per proteggere il diritto alla salute della popolazione, che è uno dei diritti più importanti.
ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA
Amnesty International - www.amnesty.it
e i bambini.
attraverso il rafforzamento dei meccanismi di controllo a livello regionale, a partire dalla revisione del Codice di Condotta europeo sull’esportazione di armamenti;
attraverso soprattutto l’adozione di un trattato internazionale sul commercio delle armi entro il 2006.
- subordinare qualsiasi trasferimento di armi all’autorizzazione di uno stato attraverso un meccanismo di licenze e alla registrazione degli intermediari e dei trasportatori;
- interrompere le forniture a quegli stati che sono sotto embargo o non hanno direttamente fornito il loro consenso al trasferimento stesso;
- garantire – come avviene per gli alimenti prodotti a partire da OGM o i bagagli negli aeroporti – il funzionamento di un sistema globale di marcatura e tracciabilità di armi e munizioni.
Gli Usa i migliori clienti
Nel 2003 record di esportazioni per le armi italiane
Presentata la relazione del governo al parlamento: export aumentato del 40 per cento.
Il 2003 è stato un anno record per le esportazioni di armi italiane. I nuovi contratti autorizzati l'anno scorso dal Governo sono stati pari a 1,3 miliardi di euro, con un incremento del 40% rispetto al 2002, mentre le armi fornite sono state pari a 630 milioni di euro, con un aumento del 30% sul 2002. Sono questi alcuni dei dati più significativi contenuti nella relazione che il Governo ha trasmesso nei giorni scorsi al Parlamento sul commercio delle armi. Il documento contiene anche la lista dei paesi acquirenti, che per i nuovi contratti vede al primo posto la Grecia con commesse per quasi 250 milioni di euro per la vendita di aerei da trasporto C-27 dell'Alenia Aeronautica. Seguono Malaysia con 166 milioni, soprattutto per i contratti di siluri navali, la Cina con 127, l'Arabia Saudita con 109, la Francia con 88 milioni per radar, il Pakistan con 70, la Polonia con 49 per torrette navali, la Danimarca con 41, gli Usa e la Finlandia con 37. Fra i paesi con importi minori ci sono l'Egitto con 10, la Turchia con 8, il Messico con 7 e Israele con 3. I paesi Ue hanno assorbito armi per un valore di oltre 500 milioni, quelli asiatici per 412, l'Africa settentrionale e il Medio oriente per 200 milioni, l'America centromeridionale per 25, l'Africa subsahariana per 11 e l'Oceania per 2. La classifica per paese relativa alle armi fornite è invece la seguente: Malaysia con 91, Usa con 62, Siria con 56, Francia con 45 milioni, Egitto con 42, Abu Dhabi con 41. Con forniture di minor valore sono da segnalare India con 24, Regno unito con 22, Turchia con 20, Arabia saudita con 8, Nigeria con 4, Taiwan con 5, Israele con 1,5 e Tunisia con 1. Come in passato le armi italiane sono state vendute a regimi liberticidi, basti pensare alla Cina sottoposta a embargo Ue. L'Unione spinge per l'eliminazione dell'embargo e su questo sono d'accordo in perfetto stile bipartisan sia Berlusconi sia Prodi, mentre il Parlamento europeo si è espresso per il suo mantenimento perché la tutela dei diritti umani "resta insoddisfacente". Leggendo la lista dei nostri clienti vi sono altri paesi violatori, ad esempio Israele che è stato condannato da molte istituzioni internazionali, l'Arabia Saudita in cui le donne non possono nemmeno guidare l'auto, l'India e il Pakistan addirittura sull'orlo di una guerra nucleare, la Turchia che per questo motivo rischia di non entrare nell'Ue, Taiwan in stato di perenne tensione con la Cina, la Siria nella lista Usa degli "stati canaglia" e l'Egitto dove, secondo l'Onu, la tortura è abituale.
La Relazione afferma invece il contrario: "Fra le autorizzazioni rilasciate(i nuovi contratti) oltre a non esserci alcun paese rientrante nelle categorie indicate dall'art. 1 della legge (paesi belligeranti, regimi liberticidi, ecc.) il Governo ha mantenuto una posizione di cautela verso i paesi in stato di tensione". Il Governo nel 2004 cercherà "di agevolare la presenza dell'industria nazionale nel mercato internazionale" e continuerà a lavorare per l'assistenza alle operazioni commerciali di maggiore rilevanza per il paese. L'esame delle aziende del settore, inoltre, evidenzia la prevalenza di società che hanno quale azionista di riferimento il ministero dell'Economia.
ostaggi italiani in Nigeria"" abbandonati""
Gli ostaggi italiani in Nigeria: «Ci avete abbandonati»
Articolo pubblicato il: 2007-02-07
ROMA - Prima la rabbia e l'angoscia degli ostaggi italiani in Nigeria
che
irrompono dalle pagine del Manifesto, poi le rassicurazioni dell'Eni e
la
cautela della Farnesina, infine l'appello della moglie di uno dei
rapiti e
la notizia della telefonata imprevista e tranquillizzante di Cosma
Russo.
È pieno di colpi di scena il film della giornata sulla vicenda dei due
tecnici dell'Agip italiani e di un libanese, rapiti il 7 dicembre
scorso
dal Mend, il Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger. (nella
foto da sinistra il libanese Saliba Amad e gli italiani Damiano Russo e
Franco Arena).
«Siamo delusi. Delusi dal governo italiano, che non sta facendo nulla
per
tirarci fuori da qui. Delusi dalla nostra compagnia, che ci ha lasciati
a
marcire in questa giungla. Delusi da questa situazione, in cui ci
troviamo
incartati», hanno detto Francesco Arena, Cosma Russo e Imad Saliba
all'inviato del Manifesto che, dopo lunga attesa a Port Harcourt e un
viaggio in barca nella notte sul Delta del Niger, è riuscito ad
incontrarli e intervistarli.
Nella foto pubblicata dal Manifesto che li ritrae a bordo di
un'imbarcazione, guardati a vista da tre uomini armati e mascherati, i
tre
appaiono in buona salute, anche se stanchi.
Arena e Russo hanno dichiarato di non poterne più di una «situazione di
abbandono» e accusato il governo italiano e l'Agip di non fare
abbastanza
affinché il governo nigeriano «accetti le richieste dei rapitori», il
cui
accoglimento porterebbe alla loro liberazione.
Sulle trattative, ieri in mattinata, è intervenuto un portavoce
dell'Eni:
«Stiamo lavorando - ha detto - e continueremo a farlo in stretta
collaborazione con l'Unità di Crisi della Farnesina e le Autorità
nigeriane». Da parte sua la Farnesina ha rilevato che la situazione
permane «estremamente delicata» e ha ribadito che il governo «non
trascura
alcuna pista ed alcun elemento che possa portare alla liberazione» dei
tre
tecnici «nel più breve tempo possibile» e che si ha «piena comprensione
della forte preoccupazione e dell'angoscia delle famiglie».
10 febbraio 2007 presidio a Monza
Al Sindaco di Monza, Michele Faglia
Al Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati
Ai Deputati e ai Senatori dell’Unione eletti in Brianza
Abbiamo appreso da manifesti affissi in città che sabato 10 febbraio ’07 un gruppo di associazioni legate all’estrema destra vorrebbe fare un corteo nel centro di Monza, strumentalizzando il giorno del ricordo della tragedia delle Foibe. Sotto sigle diverse si nascondono le organizzazioni neonaziste di forza nuova che già in dicembre e in gennaio hanno cercato di fare manifestazioni in chiave razzista e xenofoba contro ambulanti ed immigrati. VERE E PROPRIE MANIFESTAZIONI DI ODIO RAZZIALE. Inoltre le organizzazioni che promuovono e aderiscono a questo sfilata sono di chiara matrice neofascista e neonazista, per questo motivo manifestazioni di questo tenore nella MONZA CITTA’ PER LA PACE non vanno tollerate. L’associazione “Lorien” promotrice di questa gazzarra è l’associazione che nel 2004 in una iniziativa (al chiuso) faceva cantare persone che inneggiavano al fascismo, all’odio contro Ebrei ed Immigrati. Monza proprio in questi giorni ha ricordato i deportati non più tornati dai campi di sterminio e tutti i Monzesi che si sono immolati per dare al paese la democrazia. Oggi negazionisti, fascisti e nazisti vorrebbero usare lo strumento democratico per garantirsi il diritto a manifestare. Inoltre le forze democratiche ed antifasciste di Monza manifestano la loro preoccupazione perché questo proliferare di iniziative di stampo neonazista avviene con insistenza a Monza, città dove fra breve si andrà a votare, e questo assume un carattere di vera provocazione. Per questo insieme di questioni le forze democratiche ed Antifasciste di Monza, chiedono al Sindaco e alla Giunta di Monza una presa di posizione autorevole verso le autorità competenti affinché, per motivi di ordine pubblico e di opportunità politica, il corteo di Sabato non venga effettuato. Nel caso questo venisse confermato le scriventi forze si mobiliteranno per un presidio democratico e pacifico del centro di Monza. Di questa grave situazione ne faremo oggetto di iniziative Parlamentari nei confronti del Ministero degli Interni.
ANPI di Monza
Partito della Rifondazione Comunista
Associazione per l’Ulivo
Democratici di Sinistra
Margherita
Partito dei Comunisti Italiani
SDI
Verdi
Monza, 4 febbraio ’07
16 febbraio 2007 risparmio energetico
Cari amici,
rete scuola e pace parlano la stessa lingua
La Scuola e la Pace parlano la stessa lingua
------------ --------- --------- --------- --------- --------- -
----------
di Retescuole
ReteScuole, coordinamento di genitori ed insegnanti delle scuole di
Milano e provincia, in sintonia con il coordinamento delle scuole di
Vicenza e provincia aderisce alla manifestazione di Vicenza del 17
febbraio, indetta dal Presidio Permanente e dal Coordinamento dei
Comitati Cittadini contro il Dal Molin.
La Scuola e la Pace parlano la stessa lingua. Come genitori ed
insegnanti impegnati per una scuola improntata al dialogo e
all'incontro, alla convivenza civile e alla valorizzazione delle
diversità, portatrice di una cultura di pace tra i popoli, rifiutiamo
totalmente qualsiasi scelta funzionale alle politiche di guerra e di
servitù militari che contrastano con tali principi e con l'articolo
11 della nostra Costituzione, tanto bistrattato, che sancisce il
ripudio alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali.
Vorremmo che decisioni così importanti venissero prese dopo aver
ascoltato le popolazioni sulle quali tali scelte ricadono.
Così, come per la base del Dal Molin non si vuole tener conto della
volontà delle comunità locali, altrettanto, per la nostra esperienza
e per la scuola in generale, non si vuole tener conto delle istanze e
delle proposte per una buona scuola per la Repubblica che giungono da
chi nella scuola vive e lavora.
In solidarietà con la stragrande maggioranza dei cittadini vicentini,
rifiutiamo l'ampliamento della base di Vicenza anche perchè questa
nuova servitù militare deprimerebbe ulteriormente il territorio dal
punto di vista ambientale e lo renderebbe più povero, sottraendo le
risorse idriche ed energetiche necessarie ai bisogni delle
popolazioni locali.
Nella Finanziaria il Governo ha deciso un aumento complessivo delle
spese militari che ammontano a 20,354 miliardii di euro. Inoltre il
41% delle spese per il mantenimento della base statunitense in
questione, come per tutte le altre sul territorio nazionale, sono a
carico dello Stato italiano.
Riteniamo questo un incredibile spreco di risorse economiche che
potrebbero essere destinare ad altri servizi essenziali per la
collettività.
Tanto per rimanere solo nel campo della scuola, il settore della
Pubblica istruzione viene sottoposto ad un taglio complessivo di 3
miliardi di euro in tre anni di cui 448 milioni nel 2007, che portano
a peggiorare le già critiche condizioni della scuola pubblica di
tutte e di tutti, per tutte e per tutti.
A chi ci chiede: ma cosa c'entrate voi di ReteScuole con la base di
Vicenza noi diciamo: la scuola c'entra sempre con la pace e vorremmo
che i soldi delle nostre tasse fossero impiegati più saggiamente
nell'educazione e non nell'acquisto e nel mantenimento di macchine da
guerra.
CORTEO ANTIFASCISTA
Sabato 10 Febbraio ad Opera
ore 10.00 partenza dal Municipio
CORTEO ANTIFASCISTA
Siamo tutti chiamati, su invito degli amministratori e delle associazioni locali, delle forze democratiche ed antifasciste, a partecipare a questa grande manifestazione contro i rigurgiti delle adunate razziste di stampo fascista che vi sono state, e continuano ad esserci: una è prevista addirittura per questo sabato. Non c'è bisogno di spiegare l'importanza di una presenza massiccia, essendo chiara a tutti la necessità di una risposta all'altezza della gravità della situazione.
Campagna "Tesorerie disarmate"
A seguito del successo dell'azione di pressione sugli istituti di credito coinvolti nel commercio di armi (secondo i dati della Presidenza del Consiglio diffusi dalla campagna Banche Armate), da qualche anno molti gruppi hanno iniziato a proporre un'analoga modalità di pressione anche agli enti locali. L'idea di fondo è chiedere a Comuni, Province e Regioni di inserire nei propri bandi per la definizione della Tesoreria dell'Ente specifiche clausole che escludano o penalizzino Istituti ufficialmente coinvolti nel commercio di armamenti.