La mia spesa per laPace
Votate ogni volta che fate la spesa,
ogni volta che schiacciate il telecomando,
ogni volta che andate in banca
sono voti che date al sistema.
(Alex Zanotelli, missionario)
Carissimo/a aderente,
(8218 adesioni raccolte. Aggiornamento ore 11 del 12-2-'07)
NO alle politiche unilaterali e di guerra preventiva
NO all'ampliamento della base militare a Vicenza
NO all'ampliamento della base militare a Vicenza
Crediamo nella nonviolenza come via che possa portare ad una soluzione duratura e condivisa dei conflitti; per questo riteniamo da sempre inutili e dannose le basi militari; ma nel caso della base di Vicenza troviamo di una gravità estrema la decisione del governo italiano, perché ci sembra andare contro le conclamate linee di politica estera del nostro paese oltre che alla vocazione pacifista del patto fondativo della nostra Repubblica, sancito dalla Costituzione .
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Infatti in gioco non è solo l'ampliamento di una base con tutti i problemi di natura sociale e ambientale che si porta dietro, ma la condiscendenza alla politica dell'attuale amministrazione USA, che da tempo ha scelto invece la guerra (unilaterale e preventiva) come unico mezzo per ristabilire l'ordine nel mondo.
All’interno di questa logica di guerra, la base di Vicenza, ospitando la 173° Brigata, sara' il perno operativo del fronte Sud per le operazioni unilateralmente perseguite dagli Stati Uniti.
I risultati di questa nefasta politica sono sotto gli occhi di tutti, in particolare dello stesso popolo americano che sempre meno condivide le scelte del suo governo, come ha dimostrato nelle recenti elezioni.
Con queste motivazioni dichiariamo il nostro appoggio alle lotte popolari nonviolente contro la base militare a Vicenza, e la presenza di armi di distruzione di massa (armi nucleari) sul nostro territorio.
NO all'ampliamento della base militare a Vicenza
(Mohandas Karamchand Gandhi)
martedi 13 febbraio al pirellone Milano
PRESIDIO
SOTTO IL PIRELLONE IN OCCASIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE
Qualcuno è più uguale degli altri?
In questo thread di discussione nei forum presenti nel nostro sito di partecipami.it voglio proporre alla vostra riflessione e analisi questo tema, rigurdante una parte cospicua della cittadinanza multietnica che vive, risiede a pieno titolo, lavora, studia, si diverte e si muove, usufruisce degli spazi, in questa grande città, quale è Milano: solo un particolare, però, riguarda questa fascia di cittadine e di cittadini, ossia non possono partecipare nè attivamente nè indirettamente alle scelte di governo della città, dove sono inseriti. Sto parlando del 12%, 150000 in termini assoluti, cittadine e cittadini stranieri, residenti a Milano, ma esclusi dal diritto di votare propri rappresentanti nel consiglio comunale e nei consigli di zona, quelli circoscrizionali. Roma docet, possiamo dire: nella Capitale queste persone che sono l'8% circa della popolazione, ossia 160000 abitanti, hanno potuto, lo scorso 10 dicembre votare dellle proprie rappresentanti e dei propri rappresentanti in seno ai Municipi e al Consiglio Comunale, partecipando attivamente e in modo ponderato alle consultazioni. A Milano non si parla, nè si accenna minimamente alla costituzione di "consulte", ossia di meri organi che possano anche solamente avere la potestà di esprimersi in merito alle questioni che riguardano la vita comune di questa città, della propria zona. A Roma queste persone elette potranno incidere nelle scelte, presentando propri ordini del giorno, interrogazioni, interpellanze, mozioni: a Milano neppure lontanamente si discute circa una possibile integrazione reale e democratica di questa fascia, oggi esclusa dalla partecipazione civile e civica, elemento preponderante e propedeutico alla costruzione di una società e comunità realmente multietnica, dei diritti universali e del riconoscimento del valore della differenza come motore di progresso civico. Tutto è fermo e immobile, a Milano. Niente si propende a determinare come mera volontà di garantire alle nostre immigrate e ai nostri immigrati un titolo di eguaglianza effettiva e sostanziale rispetto alle proprie concittadine e ai propri concittadini. Lavorano, pagano i tributi, i più giovani frequentano le scuole, alcuni usufruiscono dei servizi delle public utility, altri frequentano gli spazi pubblici, altri sono in cerca di abitazione, altri fanno la fila alla posta per pagare la luce, il GAS, l'acqua: ma a loro non si può permettere di votare per partecipare e per avere una voce rappresentativa tale da portare nei consessi democratici le proprie istanze, che sono anche nostre, che immigrate e immigrati non siamo, ma che certamente viviamo a stretto contatto con loro, e che per il nostro benessere certamente dobbiamo pensare anche al loro benessere. I diritti di cittadinanza sono intercomunicabili, non scindibili, non parcellizzabili: non possono essere scomposti l'uno dall'altro, ma devono essere integrati in un disegno comune, che è il disegno di un futuro sociale di convivenza pacifica e di giustizia solidale. La legge è uguale per tutte e per tutti: quindi, come un sillogismo kantiano, deduco che anche i diritti sono uguali per tutte e per tutti, non solo i doveri, Anche le opportunità di diventare attori protagonisti di questa nostra società sono equipollenti. A Roma esiste tutto questo. A Milano rimane il fatto che alcune cittadine e alcuni cittadini sono sì uguali ad altre categorie di residenti, ma i primi sono più uguali di alcuni di questi ultimi, come scriveva Orwell in "La fattoria degli animali". Questa situazione non è più tollerabile in una città che vuole e ambisce a diventare europea: occorre proporre qualcosa che possa garantire anche alle cittadine e ai cittadini immigrati il diritto di partecipare attivamente alla vita democratica della propria comunità, delle proprie comunità, accettando e accogliendo una visione istituzionale di un mondo di dirittti pluriversali, ossia di pari trattamento e di pari opportunità per tutte e per tutti. Basta proporre un ordine del giorno, una mozione, per poi renderla ersecutiva. Non importa, qui, un discorso di appartenenza ideologica, ma di senso di civismo e di giustizia sociale, nell'accezione, tutta occidentale, del valore indefettibile della persona umana, della sua dignità di cittadina e di cittadino, di soggetto attivo e di diritto, non subordinabile a nessun tipo di presupposto discriminatorio o di esclusione. Lo stato sociale è un bisogno a cui lo stato deve rispondere adeguatamente; ma lo stato di diritto, ed è questo il caso specifico, è naturale, ossia è determinato dalla sola esistenza di una persona come soggetto giuridico di opportunità e di doveri. Negare questo ultimo elemento singifica negare l'eguaglianza. E in una comunità come la nostra l'eguaglianza è prodromica alla costruzione di un futuro di pace e di unità. Non è tollerabile che qualcuno in questa comunità sia escluso da alcuni diritti che altri hanno: il vulnus è troppo elevato nel suo aspetto, tanto da rendere il futuro ipotecato da possibili atti di esclusione e di emarginazione, con la giustificante di alcuni precedenti, come questo caso, di grave portata. L'opposizione de L'Unione, la scorsa consiliatura, aveva proposto che almeno nei 9 consigli circoscrizionali, con poteri limitati rispetto alle municipalità romane, veri e propri comuni con poteri vincolanti. La proposta cadde come un sasso nello stagno, ma rimane aperta: l'attendismo non è più giustificabile nè tollerabile, semmai prima lo fosse stato da parte di qualcuno, con responsabilità di governo e di amministrazione della città.
Ai posteri l'ardua sentenza? Spererei di non proferire queste parole, ma di dire: Eureka!
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
L’IPOTECA SUL FUTURO
I risultati di un’indagine del SUNIA diffusi da pochi giorni hanno messo in luce un dato allarmante quanto purtroppo così noto da essere quasi ignorato da chi dovrebbe avere la responsabilità di porre rimedio all’emergenza casa. Nell’ultimo anno i canoni di locazione delle abitazioni hanno registrato un ulteriore aumento arrivando a cifre ormai insostenibili. Secondo le rilevazioni del Sindacato degli inquilini l’affitto di un bilocale in periferia è di 768 euro, per un trilocale si arriva a 831. Per queste due tipologie abitative a Milano gli affitti sono mediamente di 1172 e 1411 euro. Ciò significa che una famiglia per soddisfare il bisogno primario dell’abitare deve spendere almeno 10.000 euro all’anno per il canone di locazione di un appartamento in zone che sebbene ai margini della città nel corso degli ultimi anni sono state investite da una vera e propria ondata speculativa. Questo scenario non fa che confermare come l’emergenza casa che affligge Milano da troppo tempo rischia di farsi sempre più drammatica producendo non solo un profondo disagio sociale nell’immediato ma anche effetti negativi a lungo termine. Se accostiamo i prezzi dei canoni di locazione con quelli del reddito disponibile delle famiglie milanesi abbiamo le coordinate di uno scenario a dir poco allarmante. Se infatti –secondo l’ultimo “Rapporto sull’andamento dei redditi dei cittadini e delle famiglie milanesi” curato dal Settore statistica del Comune e dall’Università Bicocca– il reddito imponibile medio delle famiglie milanesi è di 35.312 euro, quello mediano –cioè quello al di sotto del quale si colloca la metà delle famiglie milanesi– è di 20.897 euro. Ciò significa che in molti casi il reddito disponibile è appena sufficiente per coprire le spese, ma sempre più spesso non consente di tener dietro ai costi che comporta vivere in questa città e costruire una famiglia. L’emergenza casa infatti non produce solo un diffuso disagio sociale, ma pregiudica il futuro della città. I dati demografici a tal proposito sono eclatanti.
Le cifre relative allo spopolamento di Milano, soprattutto per quanto riguarda giovani e famiglie, sono preoccupanti. Si pensi soltanto che dal 2001 al 2003 –ultimi dati disponibili– le famiglie, coppie con figli, sono passate da 160.262 a 138.135 e le coppie senza figli da 135.826 a 101.538. Considerando l’aumento dell’età media e la diminuzione continua del numero di bambini e ragazzi l’orizzonte demografico della nostra città è quanto mai fosco.
L’emergenza casa non può essere indicata come l’unico responsabile di questo trend ma costituisce indubbiamente una pesantissima ipoteca sul futuro di Milano.
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CAMPAGNA "NONVIOLENZA UMANISTA"
Sì alla NONVIOLENZA .....
Abbiamo sentito scandire molti "no alla violenza" dopo l'ennesimo
assassinio senza senso nei dintorni di uno stadio.
MILANO " NONVIOLENZA"
Ma chi pensa ancora che la violenza si combatta con la violenza nelle
sue
forme di repressione e restrizione della libertà non ha ancora capito
nulla.
L'unica risposta alla violenza è la NONVIOLENZA: un metodo più lento,
più
riflessivo, più intelligente, etico e l'unico veramente efficace.
Ass. Umaniste, Partito Umanista,La Comunità
**APPELLO PER COSTRUIRE INSIEME IL SIMBOLO DELLA PACE E DEL DISARMO*
muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una
al minuto.
* Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000
bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la
Francia 450 e la Cina 400. Secondo alcuni osservatori Israele ne
possiede almeno 200.
* Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono
in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a
distruggerlo per intero 25 volte.
* La Nato si muove al di fuori degli accordi del Trattato di Non
Proliferazione Nucleare, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti
hanno dislocato 480 bombe nelle varie basi Nato in Europa: 150 in
Germania, 20 in Belgio, 20 in Olanda, 110 in Gran Bretagna, 90 in
Italia e 90 in Turchia.
* Restituire i territori occupati
* Smantellare gli arsenali
e il superamento di ogni forma di discriminazione, chiediamo al mondo della politica, del volontariato, della cultura, dell'informazione e della spiritualità di sottoscrivere e diffondere questo appello e soprattutto di partecipare alla creazione a Roma del simbolo della pace e del disarmo.
adesioni@simbolodellapace.net
www.simbolodellapace.net
dove firmare l'appello on-line:
http://www.ipetitions.com/pet
Iniziativa raccolta firme acqua pubblica
13 gennaio 2007 è iniziata nelle piazze delle città italiane la raccolta firme sulla legge d’iniziativa popolare con la quale si vuole riportare l’acqua sotto il controllo pubblico, sia per quanto riguarda la proprietà che la gestione ed erogazione dei servizi idrici.
Chiamamilano diventa educaria
E' un neologismo, possiamo dire: è educaria, una contrazione tra due parole, "Educare" e "Aria". Il compito precipuo consiste nell'educare la bambina e il bambino, l'adolescente, al rispetto dell'ambiente, guardando in modo chiaro e specifico la qualità dell'aria in cui viviamo. Alcuni comportamenti, sappiamo bene, possono generare esternalità negative: anche semplici abitudini quotidiane possono determinare un incremento di quelle odiose polveri sottili, PM10, che determinano un aumento cospicuo del livello di inquinamento aereo. Oggi si può prevenire tutto questo, non solo accogliendo misure che possano garantire un contenimento dei livelli insopportabili e micidiali di PM10, di anidride carbonica, di CO2 presenti a Milano, ma anche cercando di educare, appunto, informare e formare, informare formando e formare informando, i più giovani alla tutela dell'ecosistema, degli elementi che caratterizzano il bioclima, della natura. Noi siamo la natura: non voglio peccare di panismo, ma ogni nostro comportamento influisce sul resto del mondo, sul suo futuro. Una farfalla che sbatte le ali in Brasile può determinare un uragano negli Stati Uniti: sarebbe da dirsi. I comportamenti virtuosi sono molti, e renderli noti già in una fascia di età proficua per l'apprendimento e per incidere nel proprio stile di vita in modo perdurante e permanente è fondamentale per il futuro dell'umanità, di noi tutte e di noi tutti. Chiamamilano ha già sperimentato il progetto, facendo leva su collaborazioni d'eccellenza, tra cui l'Istituto dei Tumori di Milano, l'Osservatorio Meteo Duomo, l'Associazione Didattica Museale, e ha promosso un ciclo di incontri e di visite guidate, che hanno reso praticabile quanto esposto in teoria, presso scuole elementari e medie della città, coinvolgendo ben 2400 studentesse e studenti. Forse un domani capiranno cosa singifica preservare la qualità dell'aria, e comprenderanno che più alti sono i parametri di PM10 presenti nell'atmosfera più sono alti i casi di patologie bronchiali e di affezioni gravi all'apparato respiratorio. Forse potranno comprendere quanto sia necessario utilizzare fonti di energia rinnovabile, sostenibile e naturali, nonchè cosa significhi coefficente di coibentazione nella concezione più generale di edilizia biosostenibile e bioarchitettura, oppure l'importanza dell'utilizzo di mezzi compatibili e non inquinanti, dell'utilizzo della bicicletta. Chiamamilano ripropone il ciclo di incontri, formativi, come sempre, ma accessibili anche al resto della cittadinanza. Gli adulti necessitano più di chiunque altro di conoscere cosa singifichi agire eco compatibilmente con la tutela dell'aria e dell'ambiente.
Insieme, per cambiare questo futuro in cui la nostra vita, la nostra sopravvivenza e quella di tutto il mondo è ipotecata.
Cambiamo rotta, rivoluzioniamo le coscienze, l'ha detto anche un conservatore come il Presidente Chirac.
Alessandro Rizzo