La sicurezza nasce dalla cultura
La sicurezza nasce dalla cultura
«La sicurezza si costruisce con progetti seri, non con i poliziotti a ogni angolo. Progetti che migliorano la qualità della vita, che consentono ai cittadini di vivere per le strade, che rendono la città accogliente e anche gioiosa. Per farlo bisogna puntare tutto sulla cultura, perché la cultura dà un forte orgoglio identitario. Ma qui è dura. Alle eccellenze che Milano ha, in testa la finanza, non corrisponde certo un´eccellenza culturale. Basti pensare che in questa città c´è il più grande teatrante del mondo: ma Dario Fo a Milano non ha mai avuto un teatro tutto suo». Secondo Moni Ovadia la sicurezza nasce dalla cultura, non dalle manifestazioni inutili e demagogiche.
Incontro con Associazioni del Ponte delle Gabelle
L’iniziativa è organizzata in occasione della riapertura del CAM (ex CTS) Ponte delle Gabelle, chiuso per ristrutturazione per buona parte dell’anno 2006 e per presentare l’attività delle Associazioni promotrici.
In particolare parteciperanno i rappresentanti delle Associazioni sopra indicate che ci parleranno dei progetti di attività realizzati in passato e dei progetti futuri da realizzare al CAM (ex CTS) Ponte delle Gabelle. Ci saranno anche intrattenimenti con canti e musiche tradizionali a cura della Associazione La Conta e danze classiche e moderne a cura dell’Associazione Polisportiva Ponte delle Gabelle.
Si potrà inoltre visitare la mostra/esposizione delle locandine, dei volantini, delle fotografie, dei disegni realizzati dal 2000 al 2005 dai partecipanti ai vari laboratori organizzati dalle varie associazioni, nonché dagli alunni dell’Istituto Rossari Castiglioni, sovrastante il Centro Ponte delle Gabelle.
Infine dalle 18,30 alle 19,30 ci sarà l’intrattenimento di musica Jazz con il Gruppo l’Accordiana e buffet per tutti i partecipanti.
Cos’è stato il CTS Centro territoriale Sociale (ora CAM Centro Aggregazione Multifunzionale) Ponte delle Gabelle
Cos’è oggi il CAM Centro Aggregazione Multifunzionale (ex CTS) Ponte delle Gabelle
Una struttura restaurata recentemente, gestita ed amministrata dal Consiglio di Zona 1, aperta nei giorni feriali, il pomeriggio, fino alle ore 19,00, dove si possono frequentare gratuitamente laboratori e corsi tenuti dagli animatori e da esperti comunali su varie tematiche. Il CAM Ponte delle Gabelle è inoltre utilizzabile a pagamento e nel rispetto di un preciso regolamento d’uso nelle ore serali dei giorni feriali, su richiesta di associazioni e/o privati che intendono utilizzare la struttura per attività sociali e culturali.
Come le associazioni possono contribuire a rilancio del CAM (ex CTS) “Ponte delle Gabelle”
Ciao,
Associazione La Conta
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ASSOCIAZIONE “La Conta”- ONLUS
Storie e culture di genti del mondo
L’Associazione Polisportiva Ponte delle Gabelle
L’Associazione Danzalchimia
Il Comitato per l’Adozione di Via San Marco
Il Consiglio di Zona 1 di Milano
con la partecipazione di:
· Alcuni rappresentanti del Consiglio di Zona 1
Dalle ore 14,30 c/o CAM (Ex CTS)
Via San Marco 45 - Milano
Info: Ass.ne “La Conta” ONLUS – Via Bagutta, 12– Milano – e mail: laconta@interfree.it web:http://laconta.interfree.it
PER DIFENDERE IL LATTE
Dichiarazione di
Guido Pollice, Presidente Nazionale Verdi Ambiente e Società (VAS)
Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori
Il populismo non serve, sindaco Moratti
Vicepresidente Sinistra RossoVerde Milano
L'acqua è nostra, di tutte e di tutti: in comune!
Qualcuno vuole privatizzare anche la vita: l'intenzione espressa anche dal sindaco Moratti consiste nel voler creare una fusione tra l'azienda, oggi municipale, Metropolitane Milanesi, che gestisce il servizio idrico, con l'azienda AEM ormai privatizzata dal precedente sindaco Albertini, sorretto dalla stessa maggioranza di centrodestra dell'attuale sindaco, costituendo una nuova società dove prevarrebbe il controllo azionario dei privati rispetto a quello pubblico. L'onda lunga della teoria privato è efficenza ormai sembra ancora implacabile e non arginabile: ancora sussiste, nonostante si sia in presenza di esempi storici che sottolineano i fallimenti di gestione di settori di interesse pubblico e generale, fondamentali e vitali per i beni che andavano a offrire, e nonostante qualcuno ha giustamente considerato essere virtuoso il modello amministrativo di alcune aziende municipali e pubbliche, come l'azienda provinciale per l'erogazione dell'acqua, che ha bilanci in avanzo e che garantisce un'efficenza nel settore. Tutto questo sembra non essere considerato. Qualche giorno fa abbiamo avuto un consiglio comunale dove si è chiesto, come Unione, di avere le verifiche delle strategie perseguite dall'amministrazione comunale nell'operazione di cessione dell'azienda Metroweb, ceduta, appunto, a una società londinese, nonostante il passivo gestionale, senza alcuna trasparenza degli atti e senza avere intessuto dapprima un rapporto di confronto con l'aula consiliare e con la cittadinanza utente. Questo è un elemento prodromico che delinea scenari più complessivi e dirompenti nel futuro: altre aziende oggi pubbliche passeranno le forche caudine della privatizzazione scellerata e delle svendite al miglior offerente? Le parole del sindaco sembrano presupporre che questo può avvenire, anche se parliamo di acqua, che è un bene vitale, fondamentale per l'esistenza umana, assolutamente imprescindibile per la sopravvivenza e per la pace. Privatizzare l'acqua sappiamo tutti cosa possa voler dire? Innanzitutto maggiore spreco di una risorsa disponibile ed esauribile: il profitto dell'azienda privata non sarebbe indotta a considerare una promozione di un utilizzo razionale delle riserve idriche, ma, bensì, sarebbe indotta ad adottare la filosofia del lucro, quindi più quantità consumata significa più soldi ed entrate, essendo l'acqua considerata come merce. Ma è proprio l'idea dell'acqua come merce che comporterebbe profuturo un aumento dei prezzi del consumo, magari abbassando i controlli e le garanzie della qualità della medesima. Proprio considerare l'acqua come merce, quindi bene apprezzabile e vendibile, cedibile a terzi da parte di un ente che detiene la proprietà privata, vuol dire che l'elemento vitale non potrà comporre più un patrimonio collettivo, ma rientrerà nei panieri dei beni al consumo, non controllabili nè gestibili dalla collettività, secondo le esigenze e le necessità di un determinato territorio. L'acqua come merce è sinonimo, quindi, di delimitazione della democrazia partecipata, ossia della potestà che la cittadinanza ha di intervenire nella definizione dei criteri di erogazione, con forme partecipate e di forte controllo politico collettivo. L'acqua come merce significa essere difronte a un bene privato che può avere una distribuzione non basata sulla mappatura sociale delle necessità, ma sulla mappatura commerciale del business, ossia del fatto che le zone ricche potranno disporre di un maggiore numero di riserve idriche, quelle più povere dovranno accolarsi i costi del trasporto per beneficiare di quantità minime di questo bene prezioso. La domanda aumenterà, e aumenterà l'appetito di approvigionamento, da parte degli stati più potenti, di questa risorsa, per ricattare economicamente quelli più deboli, assoggettandoli alle proprie logiche di consumo e di profitto. Quando si dice glocale: la gestione pubblica dell'acqua è un problema locale, chiaramente, ma con una dimensione globale, ossia è quel punto cruciale su cui noi tutte e tutti dobbiamo indirizzare la nostra attenzione se vogliamo evitare il sorgere di un nuovo casus belli di conflittualità e di guerre permanenti volte all'occupazione di territori e di stati, solo per il controllo delle fonti idriche, eliminate dal controllo e dalla gestione, quindi dalla loro piena disponibilità, dei popoli. Sono preoccupato: a Milano il sindaco Moratti ha detto chiaramente che la via che intenderà percorrere consiste nel privatizzare l'azienda Metropolitana, fondendola con AEM già privatizzata nellla maggioranza della propria componente azionaria. Ed è per questo che occorre mobilitarsi fino a quando il treno non sarà partito e tutto sarà troppo tardi come iniziativa diffusa e collettiva. Penso a questo punto a Eraclito e ai quattro elementi vitali: il fuoco, la terra, l'aria e l'acqua. La cultura dell'acqua come bene sacro è una cultura che è stata vilipesa dalla logica del profitto senza barriere, del controllo privato senza limiti, del lassez faire indistinto e deleterio, quello della mano regolatrice di Smith, ossia del non intervenire nel mercato tanto prima o poi il mercato regolerà per il bene della collettività. Il mercato regola certamente ma non per il bene della collettività: per il bene del privato, del più forte, del più prevaricante, di quello che riesce a imporsi a discapito degli altri, dettando per primo le condizioni. Il mercato privato incontrollato è come una distesa di praterie dove il pioniere che staziona per primo riesce a stazionare magari in una zona amena, beneficiata da un ruscello a pochi passi e dall'ombra degli alberi, a discapito dell'altro, che dovrà, perchè secondo e più debole, alloggiare in una zona più impervia, assolata, poco coltivabile, dal terreno impervio e non fertile. E certamente questo scenario diventa più apocalittico e nocivo quando parliamo di acqua, la cui assenza per molti, sempre in numero maggiore a livello mondiale, determina e decreta impietosamente la morte. Diceva Alex Zanotelli che l'Europa sta ricevendo pressioni di multinazionali, gran parte europee, che desiderano che vengano approvate norme che definiscano l'acqua come bene apprezzabile e commerciabile, l'acqua come merce, quindi. Il Parlamento sta resistendo, ma noi tutte e tutti sappiamo quanto sia debole la scheletratura organizzativa dell'ordinamento comunitario, dove maggiormente conta come peso decisionale la commissione europea, se non la Banca Europea, e non l'organo che dovrebbe avere capacità di incisione decisionale, in quanto eletto dalla cittadinanza, ossia il Parlamento. Sappiamo benissimo quanto si stia rischiando: ed è per questo che occorre mobilitarsi subito per fare pressione universale, senza distinzioni ideologiche, ma con la insanabile e indefessa volontà di difendere con la propria volontà e la propria voce gridata un bene essenziale per il futuro dell'umanità. Privatizzare l'acqua, sottolinea Zanotelli, singifica privatizzare tutto, l'uomo, la vita, la nostra esistenza. E sappiamo benissimo come la bioeconomia commerciale, fatta di brevetti di materiali genetici, come il DNA, che è il programma della nostra vita, siano già in atto nel mondod ella ricerca scientifica e del business scientifico. Occorre denunciare questo dicendo BASTA e proponendo un cambiamento legislativo nazionale ed europeo, internazionale.
L'opposizione di movimento e in movimento è iniziata, e spira come un vento ad alta velocità: dobbiamo fare in modo che questo stravolga le consorterie economiche delle multinazionali assetate di nuove frontiere per il proprio profitto. L'acqua è nostra!
In allegato il testo di Legge di Iniziativa Popolare per la tutela della gestione pubblica dell'acqua.
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4
Comitati mper l'acqua in Italia
Dove trovare i comitati territoriali
c/o CGIL Abruzzo Via B. Croce 108 Pescara
https://lists.riseup.net/www/
acquapubblicaabruzzo@lists.ri
Per cancellarsi: manda una e-mail vuota a:
acquapubblicaabruzzo-unsubscr
c/o WWf Sezione di Teramo
0861 411147
Fabio Ruggiero
sanpietrino@riseup.net
Tel. 333 3346371
Cristina Mataloni
crist.mata@gmail.com
Tel. 338 4082955
Flaviano Marcucci
flaviano74@yahoo.it
Tel. 339 5062497
via Pierluigi da Palestrina, 16
tel. 0775 201765
qui saranno depositati i materiali della campagna.
Alessandro Campetella
alessandro.campetella@consigl
Tel 071 2298427 (orario ufficio)
c/o Istituto Scholé Futuro
via Bligny 15, 10122 Torino
Tel. e fax 011 4366522
numero verde 800442994
http://acquapubblicatorino.sp
Comitato promotore torinese:
acquapubblicatorino@gmail.com
pinella.depau@tiscali.it
Chiara Pasquato
Tel. 349 4237568
Tel. 346 6778776
Tel. 049 604929
Laura Bettini
acquabenecomune.pd@libero.it
Tel. 049 706475
Tel. 348 2921490
SETTE COMUNI PER L’ACQUA COMUNE
SETTE COMUNI PER L’ACQUA COMUNE
E persino in Giunta e in Consiglio Comunale si beve acqua potabile!
Il Protocollo è semplice ma efficace: vale la pena di riportarlo tutto:
l’importanza di condividere progetti ed esperienze atte alla comunicazione e alla diffusione della conoscenza per la salvaguardia dell’acqua;
per il Sindaco di Sesto San Giovanni (Assessore Fabio Fimiani)
per il Sindaco di Cinisello Balsamo (Assessora Rosa Riboldi)
per il Sindaco di Bresso (Assessore Giuseppe De Ponti)
per il Sindaco di Cormano (Assessore Dario Caratti)
il Sindaco di Cusano Milanino (Lino Volpato)
per il Sindaco di Paderno Dugnano (Giorgio Grassi)
Accesso coop.sociale
A.c.c.e.s.so. agenziastampa di comunicazione per i consumi etici sociali e solidali cooperativa sociale a r.l.
Sede Legale via Angera 3 - Milano
Sede Operativa via Copernico 55 20125 Milano, Italy
tel.+39-0236538806 fax+39- 0236538808
P.I. 03358550964 c/c 1472 B P M Cab 01661, Abi 5584, Iscrizione CCIA Milano R.I.n.03358550964
Registro Prefettizio coop.prod. e lavoro 3607, Registro coop.sociali 711, Busc 18169
Albo Reg.Lombardia Coop.Sociali sez.B Foglio 254 n.prog.508
Naufragarmedolce
Naufragarmedolce
spargete la voce o veniteci a trovare
PESCI FUOR D’ACQUA?
di e con Chiara Casarico e Tiziana Scrocca
Vicolo Teatro II - Bagheria (Palermo)
tel. 346 361 43 04 info@controscena.com
che un uomo possa fare,
che ammalarsi di malinconia…”
Scemo di guerra
Scemo di guerra
Voglio spezzare una lancia, dire una cosa positiva sugli italiani: non amano la guerra. Preferiscono da secoli evitarla o farla fare agli altri. E, giustamente, non se ne vergognano. I politici questo non l’hanno capito, non vogliono capirlo. Uno c’è rimasto nel 1945 e l’ultimo ha fatto cadere il governo. Il sogno del soldato italiano in guerra è sempre quello: l’avventura con una donna. Il Ratto delle Sabine è storia patria. Faccetta Nera è la canzone che ha accompagnato la conquista delle etiopi e poi dell’Etiopia. L’italiano tiene famiglia. Durante la ritirata di Russia cantavamo “Mamma... solo per te la mia canzone vola” e i tedeschi non capivano se li prendevamo per il c..o oppure no. Le guerre di indipendenza le ha vinte l’esercito francese. La prima guerra mondiale è stata un massacro di disertori con fucilazioni di massa. La seconda guerra l’abbiamo persa, poi vinta, poi pareggiata. Ancora adessso non sappiamo come è andata a finire.
Siamo arrivati ad oggi con le missioni di pace a casa degli altri. Con le multinazionali di guerra a casa degli altri. Gli occupati ci rapiscono volentieri. Sanno che siamo lì contro voglia, che siamo simpatici e che il governo qualche milione di euro lo tira sempre fuori.
I tecnici dell’Eni rapiti in Nigeria sono stati un grande spot per i terroristi. Se li trattenevano ancora qualche giorno li arruolavano nella lotta armata contro le multinazionali. L’occupazione americana la viviamo con indifferenza. Se c’è una guerra ci penseranno loro. Ma le guerre sono SEMPRE loro e MAI nostre, prima o poi ne pagheremo le conseguenze.
L’Italia ha vinto l’Oscar con “Mediterraneo”, un film dove l’integrazione tra soldati italiani e la popolazione greca occupata era totale, carnale, famigliare. Il nostro ideale di occupazione. Mastrogiacomo è rientrato in Italia. Ha detto che non tornerà più a Kabul. Il suo dovere lo ha fatto: ha portato una ventata di pace. Al tavolo delle trattative ci saranno anche i talebani. I terroristi sono stati rilasciati, ma forse sono patrioti. Di sicuro sono a casa loro e noi a casa degli altri.
W l’Italia, l’Italia che non ha paura...
IL LATTE NON PUO’ ESSERE SVENDUTO
Dichiarazione di Guido Pollice, Presidente Nazionale Verdi Ambiente e Società (VAS), e Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori
E continueremo la nostra battaglia per ottenere una legislazione nazionale sulla rintracciabilità dei prodotti, affinché la trasparenza delle etichette, osteggiata dalle industrie, consenta di risalire all’origine dei prodotti e di svelarne la qualità (nel caso del latte sarebbe indispensabile sapere quali alimenti sono stati somministrati agli animali). Questa è l’unica opzione possibile per consentire al cittadino di scegliere liberamente cosa mangiare e al produttore di continuare a lavorare seriamente. Il resto sono chiacchiere”.