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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 29 Marzo, 2008 - 23:28

Manifestazione a Taranto "Ambiente"

Oggi è nato un nuovo potere a Taranto: l'opinione pubblica ambientale.
Finalmente migliaia di persone per le strade: una incredibile voglia di
cambiamento ha contagiato bambini, ragazzi e adulti. A manifestare
contro l'inquinamento,
assieme all'Associazione BAMBINI CONTRO
L'INQUINAMENTO, c'era la gente comune, quella che si chiede se stiamo
veramente mangiando formaggio o mozzarella alla diossina.
Da domani le Amministrazioni pubbliche e gli "inquinatori" non potranno
ignorare e men che meno deludere questo nuovo potere che sta nascendo
dalla società civile. Il neo assessore comunale all'ambiente, il dottor
Sebastiano Romeo, ha dichiarato che convocherà le Associazioni
ambientaliste il giorno 9 aprile. Sarà quella l'occasione per mettere
nero su bianco i passi concreti che l'Amministrazione civica farà per
rispondere alle aspettative della cittadinanza. PeaceLink riproporrà i
"dieci comandamenti" presentati in occasione del Convegno di
TarantoViva sulla "diossina nel sangue di tarantini". Tra essi,
la massima priorità va data a
      * "Ridurre la quantità totale annuale di diossine emessa dalla
        ciminiera E312 di Ilva",
      * "Effettuare nell'Ilva il monitoraggio in continuo dei POPs
        (Inquinanti Organici Persistenti), in particolare diossine e
        PCB", 
      * "Ridurre al minimo le emissioni diffuse di fumi e polveri
        contenenti inquinanti in tutta l'area a grande rischio
        ambientale",
      * "Estendere  il monitoraggio degli alimenti, del sangue e del
        latte materno",
      * "Porre limiti al pascolo nelle aree inquinate".
Confortati dalla straordinaria giornata di mobilitazione, ribadiamo che
per abbattere il mostruoso inquinamento che ci sovrasta serve un
progetto completo, con persone autorevoli e competenze di alto livello.
La strada imboccata dall'Arpa Puglia ci dà fiducia. Ma, attenzione, da
ora in poi la fiducia non va più riposta nelle promesse di "buona
volontà" delle aziende. Associazioni e movimenti stanno facendo la loro
parte, da apripista, ora tocca alle Istituzioni garantire che a Taranto
non si mangi più "pane e diossina". Occorre punire i "politici alla
diossina". Invitiamo i cittadini a non votare più quei partiti che sono
scesi a compromessi con gli inquinantori. Norme permissive e sciagurate
omissioni in campo ambientale hanno portato Taranto sull'orlo del
baratro sanitario. Adesso basta: non votiamoli più.

 
Per PeaceLink

Biagio De Marzo
Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it
http://www.tarantosociale.org

E' nato un nuovo potere a Taranto: l'opinione pubblica ambientale

Da domani le Amministrazioni pubbliche e gli "inquinatori" non potranno ignorare e men che meno deludere questo nuovo potere che sta nascendo dalla società civile. Associazioni e movimenti stanno facendo la loro parte, da apripista, ora tocca alle Istituzioni garantire che a Taranto non si mangi più "pane e diossina". Occorre punire i "politici alla diossina". Invitiamo i cittadini a non votare più quei partiti che sono scesi a compromessi con gli inquinantori.
29 marzo 2008 - Biagio De Marzo, Alessandro Marescotti (Peacelink)
- Oggi è nato un nuovo potere a Taranto: l'opinione pubblica ambientale. Finalmente migliaia di persone per le strade: una incredibile voglia di cambiamento ha contagiato bambini, ragazzi e adulti. A manifestare contro l'inquinamento, assieme all'Associazione BAMBINI CONTRO L'INQUINAMENTO, c'era la gente comune, quella che si chiede se stiamo veramente mangiando formaggio o mozzarella alla diossina.
Da domani le Amministrazioni pubbliche e gli "inquinatori" non potranno ignorare e men che meno deludere questo nuovo potere che sta nascendo dalla società civile. Il neo assessore comunale all'ambiente, il dottor Sebastiano Romeo, ha dichiarato che convocherà le Associazioni ambientaliste il giorno 9 aprile.
Sarà quella l'occasione per mettere nero su bianco i passi concreti che l'Amministrazione civica farà per rispondere alle aspettative della cittadinanza.
PeaceLink riproporrà i "dieci comandamenti" presentati in occasione del Convegno di TarantoViva sulla "diossina nel sangue di tarantini". Tra essi, la massima priorità va data a
  • Ridurre la quantità totale annuale di diossine emessa dalla ciminiera E312 di Ilva",
  • Effettuare nell'Ilva il monitoraggio in continuo dei POPs (Inquinanti Organici Persistenti), in particolare diossine e PCB",
  • Ridurre al minimo le emissioni diffuse di fumi e polveri contenenti inquinanti in tutta l'area a grande rischio ambientale",
  • Estendere il monitoraggio degli alimenti, del sangue e del latte materno",
  • Porre limiti al pascolo nelle aree inquinate".
    Confortati dalla straordinaria giornata di mobilitazione, ribadiamo che per abbattere il mostruoso inquinamento che ci sovrasta serve un progetto completo, con persone autorevoli e competenze di alto livello. La strada imboccata dall'Arpa Puglia ci dà fiducia. Ma, attenzione, da ora in poi la fiducia non va più riposta nelle promesse di "buona volontà" delle aziende.
    Associazioni e movimenti stanno facendo la loro parte, da apripista, ora tocca alle Istituzioni garantire che a Taranto non si mangi più "pane e diossina". Occorre punire i "politici alla diossina". Invitiamo i cittadini a non votare più quei partiti che sono scesi a compromessi con gli inquinantori. Norme permissive e sciagurate omissioni in campo ambientale hanno portato Taranto sull'orlo del baratro sanitario. Adesso basta: non votiamoli più.
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  • Sabato, 29 Marzo, 2008 - 23:16

    Tomas Hirsch La fine della preistoria


    TOMÁS HIRSCH

    LA FINE DELLA PREISTORIA

    Un cammino verso la libertà

    PREFAZIONE DI EVO MORALES,
    PRESIDENTE DELLA BOLIVIA

    Formato 14 X 21 | pagg. 208 | 14,00 € | Dal 14 aprile in libreria | ISBN 978-88-89091-53-5

    “Che lo sappiamo o no, il nostro destino dipende dal destino del sistema di cui facciamo parte e non il contrario. È come se fossimo a bordo di un treno diretto verso un precipizio; non è spostando i sedili all’interno dei vagoni che eviteremo l’incidente. Per questo dobbiamo arrestare il convoglio o cambiare la sua direzione di marcia”.

    In questo libro, Tomás Hirsch esamina un pianeta la cui situazione non consente più di pensare in termini isolazionisti o campanilisti. È una situazione caotica, pericolosa e profondamente iniqua che sta conducendo l’umanità verso guerre, crisi energetiche e impoverimento generalizzato. L’autore definisce la situazione mondiale come la crisi terminale legata alla fine dell’attuale civiltà materialista, mette in guardia sulla minaccia costituita dal suo crollo ed elabora proposte per evitare un collasso che potrebbe assumere caratteristiche traumatiche, soprattutto per i gruppi sociali più svantaggiati.

    La sfida dei popoli è prendere atto della direzione presa dalla globalizzazione e dal modello neoliberista, riprendersi il potere che troppo a lungo è stato delegato a “capi” e “leader” che non rappresentavano la base, operando un cambiamento a partire dal basso, dalle comunità locali.

    Sin dall’inizio del saggio, Hirsch indaga sulle radici della violenza che permea tutto il sistema sociale. “La violenza fisica, razziale, religiosa, psicologica, sessuale e soprattutto economica, derivata dall’ingiustizia sociale e dalla disuguaglianza di diritti e opportunità, è arrivata fino al presente come un sinistro lascito. È possibile sradicare una volta per tutte la maledizione della violenza dalle società umane?”. Sì, è possibile, nonostante finora i movimenti politici e le minoranze arroccate al potere si siano mossi per sfruttare tale violenza anziché debellarla. Con un occhio di riguardo alla situazione latinoamericana, Hirsch denuncia situazioni di dittatura politica ma soprattutto economica, all’interno delle quali i popoli vengono ridotti in uno stato di schiavitù. Da qui – dal basso, dal micro, dall’individuo - deve nascere e svilupparsi il cambiamento, la rinascita che porrà al centro l’uomo, i suoi diritti e le sue esigenze primarie e getterà le basi di un nuovo rapporto tra capitale e lavoro, rivalutando l’importanza e la dignità produttiva dei lavoratori.

    L’inversione di rotta non potrà venire dalle destre, ma nemmeno dalle sinistre totalitarie. Quando “Mao lanciò la rivoluzione culturale, disse: ‘Che mille fiori fioriscano’. Lo slogan suonava bene, però poi si affrettarono a precisare che tutti i fiori dovevano essere uguali”. Questo appiattimento annulla l’umanità, che non è fatta di assoluti, ma di sfumature e diversità. Il riscatto dei popoli non è utopico poiché la rivolta alla subordinazione è profondamente insita nell’essere umano. L’uomo anela alla libertà e a imprigionarlo ora non sono soltanto i limiti naturali, verso i quali da sempre si ribella, ma anche i giganteschi ingranaggi bellici e di potere.

    Sta apparendo all’orizzonte un’ondata nuova, destinata a riscrivere la storia; appaiono le prime avvisaglie di un cambiamento epocale nel segno della nonviolenza che unirà elementi sociali e spirituali e segnerà la fine della preistoria violenta.

    Tomás Hirsch (Santiago del Cile, 1956) è stato tra i fondatori del Partito Umanista, il primo partito legalizzato in Cile come strumento di lotta nonviolenta contro la dittatura di Pinochet.
    Tutta la sua azione politica e sociale si ispira al pensiero di Mario Rodriguez Cobos, detto Silo, che Tomas Hirsch riconosce come sua guida spirituale da quando ha conosciuto il suo messaggio, all’inizio degli anni Settanta.
    Tra il 1990 e il 1992 ha rappresentato il primo governo post-dittatura come ambasciatore cileno in Nuova Zelanda. È stato candidato alla Presidenza della Repubblica nelle elezioni del 1999 come rappresentante del Partito Umanista e nel 2005 a nome di Juntos Podemos Mas, la più amplia alleanza della sinistra cilena dai tempi di Allende,
    Da allora Tomas Hirsch è diventato un personaggio noto e riconosciuto in tutta l’America Latina, ha partecipato a forum e incontri con presidenti come Lula, Ortega, Chavez e Morales. Con quest’ultimo ha stabilito una relazione di vicinanza e appoggio reciproco, rafforzata dalla presenza di Evo Morales al Secondo Forum Latinoamericano, svoltosi a La Paz nel novembre del 2007 e dalla stesura della prefazione di questo libro. Tomas Hirsch è inoltre l’unico politico cileno a sostenere la rivendicazione di uno sbocco al mare avanzata dalla Bolivia nei confronti del Cile.

    Per informazioni, materiali e copie in lettura rivolgersi a :
    Laura Nava
    Ufficio stampa - Nuovi Mondi
    +39.059.412. 607, cell.+39. 340.3094318
    e-mail: nava@nuovimondi.info - ufficiostampa@nuovimondi.info

    Sabato, 29 Marzo, 2008 - 18:31

    Per la legalità,sicurezza e incolumità sui luoghi di lavoro

    “Per la tutela della legalità, della sicurezza e dell’incolumità

    della persona nei rapporti di lavoro e sui luoghi di lavori”

    Presentata in Consiglio di Zona 6 - oggi 29 marzo 2008 dall'opposizione di centrosinistra - la mozione sulla legalità. sicurezza e incolumità della persona nei rapporti e sui luoghi di lavoro. Verrà votatta in un prossimo Consiglio di Zona.

    Sabato, 29 Marzo, 2008 - 15:03

    Regolamento sulle attività e iniziative dell'area Navigli

    Approvata a maggioranza dal Consiglio di Zona 6 - nella seduta del 29 marzo 2008 - la proposta per il regolamento delle attività e iniziative dell'area Navigli.

    Sabato, 29 Marzo, 2008 - 14:55

    Indirizzi e proposte per il regolamento sulle attività e iniziati

    Approvata a maggioranza dal Consiglio di Zona 6 - nella seduta del 29 marzo 2008 - la proposta di delibera avente oggetto:"Indirizzi e proposte per il regolamento sulle attività e iniziative dell'area Navigli".

    Nella stessa seduta sono state approvate - sempre a maggioranza - 3 mozioni :

    1) Problematiche Quartiere Navigli, nella quale si chiede che venga istituito un Coordinamento tra le zona 1,5 e 6 e sia monitorata dalle FF.OO la situazione dei Navigli;

    2) Alfine di stabilire i criteri, i limiti e i requisiti dell'isola pedonale estiva, venga istituito un tavolo che veda la presenza anche dei rappresentanti dei cittadini al fine di trovare punti di intesa tra le esigenze dei residenti e quelle dei commercianti; 

    3) Esatte sui navigli stop dal 2008; si chiede che l'Estate sui Navigli non possa essere più svolta, a partire da quest'anno, con le regole attuali ma con  quelle dettate dal "Regolamento attività e iniziative sull'Area Navigli, approvato dal Consiglio di Zona 6. Che la durata dell'Estate sui Navigli sia di tre mesi e non di 5 come da proposta di Giunta Comunale. 

    Giovedì, 27 Marzo, 2008 - 13:26

    Asili e immigrati, interrogazione all’Ue

    Asili e immigrati, interrogazione all’Ue

    Trentuno eurodeputati scrivono alla Commissione

    da Corriere on line dell’11 gennaio 2008

    Con un’interrogazione inviata alla Commissione europea, 31 eurodeputati tornano sul caso dell’ordinanza del Comune di Milano che nega l’iscrizione agli asili per i bambini figli di immigrati senza regolare permesso di soggiorno. I deputati europei (tra i quali Vittorio Agnoletto, Giulietto Chiesa, Lilli Gruber, Luciana Sbarbati, Giovanni Berlinguer) chiedono all’esecutivo europeo di verificare se la nuova circolare non violi le disposizioni della Dichiarazione dei diritti fondamentali dell’Unione europea e della Convenzione Onu per l’infanzia - per cui gli «interessi superiori del bambino sono considerati preminenti» in ogni atto compiuto da autorità pubblica - e anche se non sia in contrasto con il diritto fondamentale all’istruzione. DE CORATO-FIORONI - Intanto, dopo la «diffida» di Fioroni, è il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, a rispondere al ministro: «Esamineremo la diffida inviataci dal ministro Fioroni, ma gli chiediamo di rispondere lui a un quesito: può un pubblico ufficiale violare una legge dello Stato italiano? Oggi lo Stato italiano prevede per i clandestini la denuncia e l’espulsione dal territorio: questa è la legge Bossi-Fini». Immediata la risposta di Fioroni: «I dirigenti scolastici non sono tenuti a denunciare i figli di immigrati clandestini iscritti nelle loro scuole» ha spiegato il ministro. «La legge è molto chiara - ha aggiunto - e mi riferisco alla direttiva Moratti-Moioli». Il ministro ha poi assicurato che «non c’è alcun braccio di ferro tra me e il sindaco Moratti», e che il suo compito è quello di «fare rispettare la Costituzione e le leggi, che sanciscono chiaramente i diritti dei figli degli indigenti e dei clandestini». «SAVE THE CHILDREN» - Sul tema interviene anche «Save The Children». «La decisione del Comune di Milano di vietare l’iscrizione alla materna di bambini figli di immigrati irregolari è in contrasto con la convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza» afferma l’organizzazione internazionale. Nel ribadire che «il diritto all’istruzione va garantito a tutti i bambini a prescindere dallo status sociale o giuridico», viene giudicato «corretto e condivisibile» l’intervento del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, che ha dato al Comune di Milano dieci giorni di tempo per revocare la circolare e tornare sulle sue decisioni». «Save the Children» ricorda poi che «il diritto all’educazione per ogni bambino è inoltre sancito nel Dpr 394 del 1999, ai sensi del quale tutti i minori presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità della loro posizione di soggiorno».
    Giovedì, 27 Marzo, 2008 - 13:17

    Agnoletto:Tibet agli affari dell'Occidente non servono i diritti

    Tibet, agli affari dell'Occidente non servono i diritti umani


    27 marzo, 2008
    Il manifesto, 'l'intervento'
    «Boicottare le Olimpiadi di Pechino 2008 è un po’ come boicottare noi stessi», è questo il pensiero che sembra attraversare le menti dei grandi (e aspiranti grandi) della terra, dal presidente George W. Bush al candidato premier italiano Walter Veltroni, che in questi giorni di cronaca feroce dal Tibet si sono ben guardati dall’affondare le critiche a Pechino. E le ragioni dal loro punto di vista ci sono tutte, se si considera che il valore degli scambi commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea da una parte e Cina dall' altra ammonta a 257 miliardi di dollari, che l' ammontare delle riserve valutarie cinesi ha superato per la prima volta la fatidica soglia dei 1.000 miliardi di dollari e che, per quanto riguarda il nostro Paese, ci sono 1.500 aziende italiane che operano in joint venture su territorio cinese.

    Numeri pesanti, da tenere ben presenti, soprattutto alla vigilia di una recessione Usa che significherebbe una recessione generalizzata mondiale e quindi la prima vera crisi strutturale dagli anni ’70 ad oggi. Meglio quindi scommettere sulla Cina come ancora di salvataggio dell’economia mondiale, e tollerarne la sistematica violazione dei diritti fondamentali, piuttosto che rimettere in discussione le fondamenta sui cui poggia il capitalismo del XXI secolo e di cui Pechino è il nuovo campione designato.

    Un capitalismo che il regime di Hu Jintao e Wen Jiabao sta applicando fedelmente in Tibet, convinti (erroneamente!) dell’idea che anni di rapida crescita economica avrebbero smorzato le istanze separatiste. Ma così non è stato e, nonostante l’economia tibetana abbia superato il tasso di crescita medio della Repubblica Popolare - grazie a generosi finanziamenti da Pechino, alla nuova linea ferroviaria Pechino-Lhasa e al milione di turisti che ogni anno si recano in Tibet -  il processo di “modernizzazone” della regione ha dato l’esito opposto. Perché? In primo luogo perché i cinesi non si sono mai preoccupati di chiedere ai tibetani quale modello di crescita economica essi auspicavano. In secondo luogo perché favorendo le aree urbane a scapito di quelle rurali, lo sviluppo secondo il modello cinese non può che esacerbare la sperequazione dei redditi e mettere a repentaglio le tradizioni e gli stili di vita delle popolazioni locali.

    L’urbanizzazione forzata e lo sfollamento delle campagne per fare spazio alle mega-infrastrutture e al carico di speculazioni che si portano dietro vanno di pari passo con le reiterate denunce da parte di Amnesty International e che riguardano:

    il giro di vite del governo contro avvocati e attivisti per i diritti  umani che sono stati soggetti a lunghi periodi di detenzione arbitraria senza accusa, nonché a vessazioni da parte della polizia o di bande locali manifestamente tollerate dalla polizia;
    l’inasprimento dei controlli su giornalisti, scrittori e utenti di Internet con numerosi quotidiani e giornali popolari chiusi e centinaia di siti web internazionali bloccati d’autorità;
    la pena di morte che continua a essere applicata in modo esteso per punire anche reati di tipo economico e non violento;
    l’assenza di qualsiasi  progresso nella riforma del sistema della “rieducazione attraverso il lavoro”, un sistema di detenzione amministrativa senza accusa né processo.

    Al Parlamento europeo la difesa di questi diritti non é iniziata e non finirà con le olimpiadi. Ricordo ad esempio come recentemente proprio a Strasburgo abbiamo respinto la proposta delle destre e dei conservatori di cancellare l'embargo sulla vendita delle armi alla Cina. Allora, come oggi, dietro quella richiesta vi era l'obiettivo non dichiarato di molti governi europei di non compromettere i propri affari con Pechino. Lo stesso motivo che due settimane fa ha spinto il Dipartimento di Stato americano a depennare la Cina dalla "black list" dei paesi colpevoli delle maggiori violazioni dei diritti umani nel mondo.

    Boicottare le olimpiadi avrebbe senso solo se l'occidente fosse realmente disposto a mettere al primo posto nelle relazioni internazionali, e in particolare negli accordi commerciali, il rispetto dei diritti umani e relegare in secondo piano i profitti senza limite delle imprese transnazionali. Il caso Tibet e il caso Cina più in generale offrono in tal senso un'occasione imperdibile per riflettere sulle cause dell'imminente fallimento della globalizzazione liberista e prima la faremo questa analisi (come nazioni ricche), prima inizieremo la risalita e l’uscita dal tunnel in cui il capitalismo selvaggio degli ultimi vent’anni ci ha costretto. Citando un famoso film di Matthew Kassovitz, l’Odio (film culto sulle banlieus parigine), mentre i nostri governanti osservando un uomo che precipita dall’ultimo piano di un grattacielo si ripetono il mantra: «fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene», noi come movimento dovremo ricordargli sempre che: «l’importante non è la caduta ma l’atterraggio».

    Vittorio Agnoletto, europarlamentare gruppo Gue - Sinistra unitaria europea

    Giovedì, 27 Marzo, 2008 - 13:02

    Armi: Convegno a Roma il 28 marzo

    Armi: Convegno a Roma il 28 marzo
      
    "Un'alleanza per un mondo più sicuro",
    titolo del convegno che si terrà a Roma
    il 28 marzo prossimo, presso l'Università Popolare UPTER - Palazzo Englefield -
    Sala 42 in Via IV Novembre 157
      
    Il “Forum provinciale per la Pace, i Diritti umani e la Solidarietà
    internazionale” di Roma organizza la conferenza “Un'alleanza per un mondo più
    sicuro. Globalizzazione e controllo delle armi”. L'iniziativa si inserisce nel
    quadro delle iniziative che le organizzazioni della società civile nazionale ed
    internazionale stanno conducendo per migliorare i controlli sulla
    proliferazione incontrollata di armi. Negli ultimi anni, infatti, sono state
    organizzate una serie di campagne e di azioni, tra cui la fotopetizione
    mondiale Million Faces della campagna Control Arms a sostegno dell'iniziativa
    di un trattato internazionale sul commercio di armi e di controlli rigorosi a
    livello nazionale.
    A livello internazionale, le Nazioni Unite hanno approvato l'avvio di un iter
    per la stesura di un Trattato internazionale sul commercio delle armi,
    destinato a impedire i trasferimenti di armi che alimentano conflitti, povertà
    e gravi violazioni dei diritti umani. Si tratta di uno strumento
    internazionale, legalmente vincolante, che istituisce standard internazionali
    comuni per l'esportazione, l'importazione e il trasferimento di armi
    convenzionali.
    Recentemente, è stato costituito un gruppo di esperti governativi, di cui
    l'Italia fa parte, con il mandato di approfondire i vari aspetti tecnici della
    questione per riferirne all'Assemblea generale nel 2008.
    Il programma dei lavori prevede relazioni affidate a esperti di autorevoli
    organizzazioni internazionali impegnate sui temi della tutela dei diritti
    umani, la sicurezza, il controllo delle armi cui seguiranno gli interventi di
    rappresentati delle organizzazioni nazionali sui temi del controllo delle armi
    e delle azioni della società civile organizzata.
    La prima relazione “Verso il Trattato internazionale sui trasferimenti di
    armi” di Sauro Scarpelli del Segretariato Internazionale di Amnesty
    International focalizzerà l'attenzione sui passi in avanti dei lavori alle
    Nazioni Unite, sulle richieste della campagna Control Arms ai governi di tutto
    il mondo, sugli ostacoli che si frappongono al successo dell'iniziativa, sul
    ruolo che le organizzazioni nazionali ed internazionale possono avere per
    migliorare i controlli sulle armi a livello nazionale ed il successo delle
    iniziative internazionali.
    Il secondo intervento “Fermare la violenza armata nelle comunità” è affidato
    al responsabile internazionale campagne Bruce Millar di IANSA, una rete
    internazionale contro la violenza armata, comprendente circa 800 organizzazioni
    della società civile che lavorano in 120 paesi per porre fine alla
    proliferazione e all'abuso delle armi di piccolo calibro e delle armi leggere.
    La relazione verterà sul ruolo delle comunità locali per la sicurezza delle
    persone dalla violenza rafforzando il controllo sul trasferimento di armi.
    Inoltre, parlerà delle campagne a favore dell'adozione di politiche di
    protezione della sicurezza umana.
    L'ultima relazione “Fermare il potere dei mediatori di armi: i controlli
    europei e la legge belga” di Holger Anders del Grip – Group de Recherche et
    d'Information sur la paix et la Sécurité, istituto di ricerca di Bruxelles sarà
    indirizzata a individuare possibili soluzioni per il controllo dei broker.
    Infatti, nei conflitti a bassa intensità, nei paesi soggetti a embarghi
    internazionali, nei teatri di guerra dell'Africa come il Ruanda, il Congo, la
    Liberia e la Sierra Leone, ad esempio, i mediatori di armi sono riusciti a
    trasferire ingenti quantità di armi piccole e leggere sfuggendo ad ogni
    controllo. Saranno individuate buone prassi per fermare questi traffici a
    partire dall'esperienza della legge belga.
    Seguirà la conferenza una Tavola Rotonda dal titolo “L'impegno dei territori
    per un mondo più sicuro” in cui le associazioni incontreranno i candidati alle
    elezioni per la Provincia di Roma per discutere sul ruolo dell'Istituzione
    Provinciale sui temi della pace, del disarmo e del controllo degli armamenti.
    Programma
    Università Popolare UPTER - Palazzo Englefield - Sala 42
    Via IV Novembre 157
    Roma, 28 marzo 2008
    Ore 14.30: Registrazione dei partecipanti
    Introduce e coordina - Fabrizio Battistelli (Archivio Disarmo)
    Ore 15.00: Relazioni
    Verso il Trattato internazionale sui trasferimenti di armi
    Sauro Scarpelli (Amnesty International)
    Fermare la violenza armata nelle comunità
    Bruce Millar (IANSA)
    Fermare il potere dei mediatori di armi: i controlli europei e la legge belga
    Holger Anders - (Grip - Group de Recherche et d´Information sur la paix et la
    Sécurité)
    * * *
    Question Time - L´impegno dei territori per un mondo più sicuro
    Incontro con i candidati Presidenti per la provincia di roma
    Modera - Maria Grazia Galantino (portavoce Forum provinciale per la pace, i
    diritti umani e la solidarietà internazionale)
    Le associazioni del Forum incontrano i candidati alle elezioni per la
    Provincia di Roma per discutere l´impegno dell'Istituzione Provinciale sui temi
    della pace, del disarmo dei diritti umani e della solidarietà internazionale
    Interventi programmati Giorgio Beretta (Campagna Banche Armate)
    Riccardo Troisi (Pax Christi/Rete Lilliput)
    Francesco Vignarca (Rete Italiana Disarmo)
    Ore 18.00: Dibattito
    Maggiori informazioni: www.disarmo.org
    Banche armate, società civile e Governo a confronto
    di Redazione (redazione@vita.it)
    25/03/2008
    Sabato 29 marzo alla Città dell'altra economia di Roma un convegno per parlare
    del tema. Organizza la Rete italiana per il disarmo
      
    A Roma, alla Città dell'altra economia, sabato 29 marzo, avrà luogo il
    convegno: "Oltre l'insicurezza delle armi: politica, istituzioni, società
    civile a confronto".
    L'occasione d'incontro, promossa dalla Rete Italiana per il Disarmo e dalla
    Campagna di pressione alle "banche armate" col il patrocinio dell'Assessorato
    al Bilancio, Programmazione Economico-Finanziaria e Partecipazione della
    Regione Lazio intende continuare la riflessione e il confronto di due
    precedenti convegni (tenuti nel 2006 e nel 2007 a Roma in collaborazione con la
    Provincia di Roma) incentrati su "banche e commercio di armi” e sulle
    “tesorerie disarmate ed etiche" che hanno visto la partecipazione di diverse
    realtà istituzionali e civili interessate alla promozione del disarmo e della
    pace.
    Un cammino che ha visto Enti Locali, Istituti di credito, parrocchie ed
    associazioni rispondere alle sollecitazioni della Campagna di pressione alle
    "banche armate" per un maggior controllo del commercio italiano di armi,
    mettendo in atto strumenti di trasparenza e coerenza con le linee di
    "responsabilità etica e sociale" da essi assunte. Tra questi vanno annoverati -
    per quanto riguarda diversi istituti bancari - le recenti e innovative policy
    restrittive in materia di "finanziamenti e appoggio al commercio di armi" e -
    da parte di numerosi Enti locali - l'assunzione di criteri etici nella
    definizione della tesoreria e per le sponsorizzazioni delle proprie iniziative.
    Scelte e strumenti sui quali il convegno intende fare il punto per rilanciare
    un'azione coerente e sinergica in grado di favorire un effettivo controllo
    delle esportazioni di armi italiane.
    Alla vigilia delle elezioni politiche, il convegno intende inoltre promuovere
    un confronto con rappresentanti del Governo per offrire elementi di valutazione
    dell'operato e per presentare al pubblico le richieste della Rete Disarmo ai
    candidati premier in materia di legislazione nazionale e internazionale sul
    controllo del commercio di armamenti, di disarmo nucleare, delle spese militari
    e della riconversione dell'industria del settore.
    Particolare attenzione verrà rivolta anche alle recenti iniziative promosse
    dalla Commissione Europea che intendono definire nuove linee guida per
    “facilitare il mercato dei trasferimenti interni di armamenti dei paesi
    dell'Unione europea” e ai prospettati aggiornamenti dell'accordo di Farnborough
    per implementare una “Free Circulation Area” di materiali d'armamento oltre che
    alle iniziative in atto alle Nazioni Unite per promuovere un Trattato
    internazionale sul commercio di armi (Att).
    La riflessione e il confronto su queste tematiche è urgente: il contesto
    internazionale a partire dal 2001 si è infatti caratterizzato per il forte
    incremento delle spese militari – che nel 2006 secondo i dati del Rapporto
    SIPRI 2007 con 1.158 miliardi di dollari superano i livelli del periodo della
    Guerra Fredda –, e per la graduale ma costante ripresa del commercio
    internazionale di armamenti ad uso convenzionale che – come riporta sempre il
    SIPRI – nel 2006 ha toccato la cifra complessiva di 26,7 miliardi di dollari.
    Anche le autorizzazioni alle esportazioni di armi dell'Italia presentano valori
    crescenti tanto da segnare più che un raddoppio nell'ultimo quinquennio
    passando dai poco più di 1,1 miliardi di euro del 2001 agli oltre 2,3 miliardi
    del 2006. Un dato quest'ultimo che rappresenta un record ventennale e colloca
    l'Italia al settimo posto nel mondo per esportazioni militari in un contesto in
    cui i Paesi dell'Unione europea, nel loro insieme, hanno oggi raggiunto una
    posizione di primo piano nel commercio di armi al pari di Stati Uniti e Russia.
    Per favorire una riflessione ad ampio raggio su questi temi, oltre agli
    esponenti delle associazioni promotrici, parteciperanno al convegno
    rappresentanti del Governo e del mondo politico, europarlamentari, responsabili
    del mondo bancario e dei sindacati, rappresentanti degli enti locali e del
    mondo associazionistico, oltre che esperti ed analisti del settore. Il convegno
    si prefigge, infine, di definire alcune priorità per il lavoro e l'impegno
    delle realtà associative della società civile.
    Promosso da Campagna Banche Armate, Rete Italiana per il Disarmo con il
    patrocinio della Regione Lazio Assessorato al Bilancio, programmazione
    economico-finanziaria e partecipazione.

    Giovedì, 27 Marzo, 2008 - 12:59

    Appello al voto di Gennaro Migliore

    Il direttore editoriale di SinistraEuropea.it, Leonardo Ragozzino , intervista in esclusiva Gennaro Migliore , capogruppo di Rifondazione Comunista alla Camera. Altre informazioni e approfondimenti sono reperibili sul blog:http://gennaromigliore.wordpress.com/

    Citando il Subcomandante Marcos che ricorda che “gli arcobaleni sono dei ponti che dobbiamo attraversare per rendere possibili i cambiamenti per gli uomini e le donne dei popoli...Sia benvenuto l’arcobaleno, benvenuto il ponte, il passaggio che fa andare e venire, e sempre benvenuta la parola che cammina, la parola vostra, quella di tutti noi” è importante fare appello affinchè tutti condividano lo sforzo per La Sinistra l’arcobaleno in questa tornata elettorale. Puoi rivolgere, raccogliendo lo spunto Zapatista, il tuo personale appello al voto agli elettori ?
    Mi piacerebbe che l’ arcobaleno fosse il “ponte” per l’ingresso di tutti coloro che vogliono dare un contributo al nuovo soggetto politico, la Sinistra l’arcobaleno appunto, di cui ha bisogno la Sinistra e tutto il paese, perchè altrimenti non sopravviverebbe che una versione testimoniale della Sinistra stessa. C’è assoluto bisogno di un soggetto che possa incarnare in modo plurale e molteplice quei valori, quelle battaglie, quelle scelte che nel corso di questi anni hanno caratterizzato le nostre formazioni politiche. Vorrei vedere sventolare le bandiere della Sinistra l’arcobaleno su tutte le grandi manifestazioni che faremo per portare avanti le nostre lotte e per difendere i nostri diritti, proponendone alcuni nuovi. Per me la Sinistra l’arcobaleno non si forma nel chiuso delle stanze dei partiti ma trova invece il suo humus tra le persone ed è per questo che il passaggio elettorale è fondamentale. Guardando a ciò che accade in Europa, ad esempio in Germania e Grecia - dove la Sinistra si afferma sia a livello locale che nazionale resistendo all’appiattimento bipartitico e guadagnandosi spazi e consensi in espansione - come possiamo fare in modo che anche in Italia la Sinistra continui a giocare un ruolo importante nelle dinamiche politiche nazionali e internazionali, senza venire sussunta dall’omologazione del duopolio populista PDL-PD ? Innanzi tutto avendo la coscienza che il nostro è un progetto che supera le contingenze dell’oggi e che siamo consapevoli di essere in un contesto europeo. In Germania la progressiva crescita della Linke è indice di una scommessa vinta sul piano dei contenuti che mettono duramente in crisi il modello neoliberista della grande coalizione. E' sul piano della soggettività che si fonda una nuova sinistra che supera le antiche appartenenze per essere concreto strumento di trasformazione politica e sociale. Se si vogliono solo difendere le proprie identità non si produce un rapporto credibile con le persone. Se si vuole solo rincorrere il nuovo si perde quel patrimonio straordinario che invece è fondamentale per ogni progetto politico che voglia avere un lungo respiro. Chiudiamo questa breve intervista con un tuo messaggio ed un auspicio per la Campania dove sei candidato
    Non solo la Campania ma tutto il mezzogiorno, essendo io candidato anche in Sicilia, deve ritrovare le ragioni per sconfiggere la cattiva politica con la quale non si possono affrontare la crisi dell’economia neoliberista e le politiche di sfruttamento funzionali ad essa, la mancanza di sicurezza per la crescente forza della criminalità organizzata e un quadro di diritti e opportunità per le giovani generazioni.
    La buona politica che noi rappresentiamo è, in estrema sintesi , quella che fa ciò che dice, quella che si presenta con la propria faccia pulita e quella che vuole rinnovare generazionalmente e culturalmente il panorama politico.

    Giovedì, 27 Marzo, 2008 - 12:56

    La guerra di Bush - Michael Moore

    La guerra di Bush
    Quattromila morti E allora?
    Michael Moore
    www.ilmanifesto.it

    Doveva capitare la domenica di Pasqua, no? che il quattromillesimo soldato americano morisse in Iraq. Fatemi risentire quel folle predicatore, volete? sul perché forse Dio, nella sua infinita saggezza, non abbia esattamente benedetto l'America in questi giorni. Qualcuno si sorprende? 4.000 morti. Stime non ufficiali dicono che possono esserci più di 100mila feriti, offesi, o mentalmente rovinati da questa guerra. E potrebbero esserci un milione di iracheni morti. Pagheremo le conseguenze di tutto ciò per lungo, lungo tempo. Dio continuerà a benedire l'America.
    Dov'è Darth Vader in tutto questo? Una reporter della ABC News questa settimana ha detto a Dick Cheney, rispetto all'Iraq, che «due terzi degli americani dicono che non vale la pena di combattere». Cheney l'ha stoppata con una sola parola: «Allora?». Allora? Come in «Allora che?». O come in «Fanculo, non può fregarmene di meno». Vorrei che ogni americano vedesse Cheney che gli mostra il virtuale dito medio: cliccate http://thinkprogress.org/2008/03/19/cheney-poll-iraq/ e diffondete. Poi chiedetevi perché non ci siamo ribellati e non abbiamo cacciato lui e il suo burattino dalla Casa bianca.
    I democratici, negli scorsi 15 mesi, hanno avuto il potere di staccare la spina alla guerra - e hanno rifiutato di farlo. Cosa dobbiamo fare? Continuare ad affogare nella nostra disperazione? O diventare creativi, davvero creativi. So che molti di voi leggendo queste righe avranno l'impudenza o l'ingenuità di rivolgersi al vostro deputato locale. Lo farete, per me?
    Cheney ha passato il mercoledì, quinto anniversario delle guerra, non a piangere i morti che ha ucciso, ma a pescare sullo yacht del sultano dell'Oman. Allora? Chiedete al vostro repubblicano preferito che ne pensa.
    I Padri fondatori non avrebbero mai pronunciato quelle presuntuose parole, «Dio bendica l'America». Per loro sarebbe suonato come un ordine anziché un'invocazione, e non si ordina a Dio, anche se sei l'America. In effetti essi erano preoccupati che Dio potesse punire l'America. Durante la Rivoluzione George Washington temeva che Dio avrebbe reagito male con i suoi soldati per il modo in cui si stavano comportando. John Adams si chiedeva se Dio potesse punire l'America e farle perdere la guerra, giusto per provare il suo argomento che l'America non era degna di vincere. Essi credevano che sarebbe stato arrogante ritenere che Dio avrebbe benedetto soltanto l'America. Quanta strada abbiamo fatto da allora.
    Ho visto sulla Pbs che che Frontline di questa settimana conteneva un documentario intitolato «La guerra di Bush». Io la chiamo così da molto tempo. Non è «la guerra dell'Iraq». L'Iraq non ha fatto nulla. L'Iraq non c'entra con l'11 settembre. Non aveva armi di distruzione di massa. Invece aveva cinema e bar e donne che vestivano come volevano, una consistente popolazione cristiana e una delle poche capitali arabe con una sinagoga aperta. Ma tutto questo, adesso, non c'è più. Proiettate un film e vi spareranno un colpo in testa. Più di cento donne sono state sommariamente giustiziate perché non si coprivano la testa con un fazzoletto. Sono felice, come americano benedetto, di avere contribuito a tutto questo. Io pago le tasse e questo significa che ho contribuito a pagare per questa libertà che noi abbiamo portato a Baghdad. Allora? Dio mi benedirà?
    Dio benedica tutti voi in questa settimana di Pasqua in cui entriamo nel sesto anno della Guerra di Bush. Dio aiuti l'America. Per favore. © michael moore

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