VITA E CULTURA GAY
PRESENTAZIONE DEL LIBRO "VITA E CULTURA GAY" di Robert Aldrich
SABATO 26 APRILE 2008 ORE 17.00
presentazione del libro
"VITA E CULTURA GAY"
storia universale dell'omosessualità dall'antichità ad oggi
ed. Cicero
Curato da Robert Aldrich
INGRESSO LIBERO
Comunque sia, ora il risultato è magnifico. Vita e cultura gay – Storia universale dell’omosessualità dall’antichità a oggi è una tappa fondamentale per la nostra cultura, di cui colma un vuoto. Il libro, composto da 13 saggi, è arricchito dalla prefazione del curatore Robert Aldrich, professore di storia dell’Europa all’università di Sydney e autore di importanti saggi, purtroppo non ancora tradotti in italiano (ricordo Who’s who in gay & lesbian history e The seduction of the Mediterranean). Sette saggi ripercorrono la cultura omosessuale nel mondo occidentale mediante un percorso cronologico (L’omosessualità in Grecia e Roma, Il Medioevo, L’Europa nella prima età moderna 1440-1700, Omosessualità maschile nell’età dei Lumi e delle rivoluzioni 1680-1850, L’era omosessuale 1870-1940, Omosessualità e politica nelle società occidentali del secondo dopoguerra e Il mondo gay: dal 1980 a oggi), due sono sul lesbismo (Lesbiche e donne all’inizio dell’età moderna in Europa 1500-1800 e Amare una donna nel mondo moderno), uno sull’America (Le Americhe: dall’epoca coloniale al XX secolo), uno sull’Asia (Asia: desiderio e intimità fra persone dello stesso sesso), uno sull’Oriente (L’omosessualità nel Medio Oriente e in Nord Africa) mentre l’ultimo esplora i comportamenti sessuali degli europei modificati dopo le conquiste in altri continenti (Scoprire l’omosessualità: un raffronto interculturale e la storia della sessualità).
I vari saggi (scritti da eminenti studiosi, provenienti da molti paesi, specializzati in studi gay e lesbici) danno vita, tassello dopo tassello, a un discorso completo (tanto che non sono molti gli argomenti o i personaggi importanti che rimangono fuori), ma calato in una pluralità di punti di vista, sapientemente omogeneizzati da Aldrich, e soprattutto espressi in maniera chiara, alla portata di tutti. È questo il pregio più grande dell’opera, assieme al ricchissimo apparato iconografico (circa 300 foto), scelto in stretta sintonia con lo scritto.
Il libro è dunque un epico viaggio dell’omosessualità attraverso il tempo e i continenti, sia quando essa è stata esaltata sia quando, purtroppo ben più frequentemente, è stata vista come peccato o tara incurabile. Si rivivono dunque i momenti più importanti di un percorso che, almeno nelle nostre società occidentali, appare come una continua conquista di spazio e di visibilità, dovuta a una maggiore coscienza civile.
A Napoli nasce Divercity, un progetto per i migranti LGBT
vuole essere punto di riferimento per migranti lgbt ed ha lo scopo di informarli sulla legislazione vigente, sui servizi a loro disposizione quali sportelli legali, assistenza sanitaria e altri.I contenuti del sito (che rappresenta una costola di quello di Arcigay Napoli) sono in italiano, inglese, francese e spagnolo.
Arcigay e il nuovo quadro politico
Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay
Ripartiamo da 3, da Sinistra
Innanzitutto grazie a tutte e a tutti noi che abbiamo creduto e crediamo ancora con passione in un progetto di cambiamento: abbiamo fatto una campagna elettorale difficile, forse la più difficile e la meno avvertita e compresa dalla cittadinanza della storia della Repubblica, impiegando risorse umane, idee, progetti, visioni, confronti, esperienze, promuovendo iniziative, dibattiti, confronti, momenti di aggregazione. Questo è un dato incontrovertibile, chiaro, assoluto, da cui occorre ripartire. Perché penso che noi tutte e tutti che abbiamo investito tempo ed energie pensino che di sinistra c’è bisogno in Italia, oggi più che mai, in un terribile momento per il Paese e per il suo futuro, nel momento in cui siamo stati spazzati via, vuoi per una legge elettorale assurda e insensata (forze minime, i Radicali, riescono ad avere deputati e senatori solo perché in coalizione), vuoi per un disegno strategico di un partito, quale il PD, che per assecondare e avvallare le richieste imprenditoriali e del mondo della finanza ha giocato il ruolo dell’annientatore della sinistra, di quella voce che impedisce istituzionalmente derive plebiscitarie e manovre socialmente insostenibili, dettate dalle logiche ciniche e ingiuste di un mercato multitentacolare.
Io credo che non dobbiamo abbandonare gli ormeggi e proseguire con la stessa passione e la stessa volontà, pur mantenendo quello che gramscianamente definiamo “il pessimismo della ragione”, che è opportuno mantenere vivo e riprenderlo con vigore e determinazione nell’analisi di una società complessa e in accelerata trasformazione, dove modernismo spesso è sinonimo di esclusione sociale e di emarginazione. Rossana Rossanda dice, e condivido: “Resta un futuro tutto da costruire: se si partirà dalla lezione subita, ricominciando da zero a praticare il conflitto sociale e capire come dare veste politica a un'ipotesi d'alternativa al quadro liberista, persino una simile sconfitta può diventare un'occasione”.
In queste parole si esplica quello che io asserisco: ossia se siamo fuori dal parlamento, se non siamo riusciti ad avere una rappresentanza del conflitto sociale esistente e che aumenterà all’alba di una terribile e drammatica stagflazione, dobbiamo sapere parlare ai bisogni delle persone, diventando portatori insieme a chi rappresenta la nostra classe di riferimento, che è aumentata, che non sa di essere classe in sé, non solo per sé, se usiamo termini a noi prossimi culturalmente, di un’alternativa possibile perché praticabile, realizzabile, di società rispetto a un modello che impone il pensiero unico del mercato imperante, della logica nefasta e devastante di un liberismo, addolcendolo come “liberismo dal volto umano”, nel momento in cui genera altri morti e altre sofferenze. Perdiamo è vero quasi 3 milioni di voti rispetto alle politiche del 2006, in un aumento dell’astensione che è del 3 %, dato drammatico e preoccupante nel nostro Paese. E’ chiaro che la maggioranza delle astensioni ha penalizzato la nostra formazione, come è anche vero che una buona parte del nostro elettorato si è fatto intimorire e abbagliare dalle sirene del voto utile lanciate a “spron battuto” dal PD, nella propria ottica e finalità di annientare una sinistra sociale e istituzionale, considerando di prendere consensi sia a sinistra, come in parte è avvenuto, sia al centro, cosa che non è avvenuta, ma che ha portato, anzi, al rafforzamento dell’UDC. Un’altra parte, seppure minima, ha riversato le proprie preferenze agli schieramenti altri della sinistra, Sinistra Critica in primis, penalizzandoci di alcune scelte che non sono state comprese, fatte durante il governo e che hanno tradito le nostre proposte, la nostra cultura ideale e valoriale, a partire da una ferma e convinta opposizione al sistema di guerra, ai sostegni drammatici e disastrosi a ogni intervento militare, millantato come “umanitario”. La guerra non è mai azione umanitaria, è distruzione di massa, come dice Zanotelli. E tale rimane. L’esperienza di governo non ha giovato, dobbiamo dirlo: non ha giovato a una sinistra diffusa che attendeva risposte sociali e di contenuto riformatore alle proprie necessità, ai propri bisogni, ai propri diritti. Non abbiamo ricavato nessun tipo di spostamento cospicuo dell’azione politica amministrativa verso progetti di redistribuzione del reddito: siamo stati soggetti a scelte, avvenute in contesti alieni da quelli politici e rappresentativi, spesso eterodirette da pressioni infauste di confindustria e del clero, che hanno visto un’azione di risanamento senza giovamento sociale, senza giustizia sociale, che hanno visto stoppare il riconoscimento dei diritti per coppie di fatto. Nel momento in cui abbiamo migliorato l’accordo sulle welfare, uscito dal confronto con le parti sociali, aumentando i casi di “lavori usuranti”, aumentando garanzie sociali e diritti per i precari, chiedendo il totale superamento della legge 30, la terribile infamia oggi ancora vigente, siamo stati bloccati da un insensato e corporativistico dettato: quello era l’accordo voluto dai sindacati e dagli imprenditori e tale deve rimanere, a prescindere dal confronto in Parlamento.
Abbiamo pagato tutto questo: siamo stati fedeli alla coalizione fino alla fine, chiedendo non per mezzo stampa ma tramite il consiglio dei ministri, i nostri ministri, una verifica di governo dopo che il “tesoretto”, oggi sarà impiegato per favorire i ceti abbienti, era emerso dalle ultime finanziarie come surplus nelle entrate. Il PD ha mantenuto nelle proprie liste una parlamentare che aveva votato contro il proprio governo sui DICO; noi abbiamo allontanato chi aveva votato contro alle missioni “umanitarie” per dare esempio di una lealtà nei confronti della coalizione. Ma il PD ha voluto isolarci, andando da solo ed eliminando nel paese la pregiudiziale antiberlusconiana, sciogliendo, elemento che si ripercuoterà nelle realtà locali e amministrative, una coalizione di governo, minandone la base.
Noi, ora, paradossalmente siamo tornati a essere autonomi: questo è un dato che, pur nel panorama inquietante di un parlamento quasi monocolore, esistevano nella prima repubblica i governi monocolori, ma i parlamenti rappresentavano la complessità sociale del Paese, ci può indurre a sperare nel ricominciare insieme un percorso.
Bertinotti aveva detto: come vadano le elezioni il 15 riprendiamo il cammino verso l’unità. Io credo che questo obiettivo debba essere ancora presente nella nostra agenda politica. Ma dobbiamo ritornare a essere sinistra sociale, lo siamo stati certamente, ma abbiamo teorizzato ottime analisi sul disastro che proviene con il liberismo non comprese da quella “classe in sé” che non riconosce neppure di essere “classe per sé”, e che si è riversata su voti di protesta plebiscitaria, poujadista, populista, che parla alle “pance” promettendo soluzioni immediate a problemi che hanno radici economica e sociologiche profonde, dando il proprio consenso al più bieco e pericoloso movimento xenofobo esistente in Europa, la lega, e in derive antipolitiche e superficiali, giustizialiste di stampo dipietrista. Parlato dice giustamente che le tute blu si sono tradite, proclamando una lotta tra poveri. Ecco noi dobbiamo incominciare a tornare nelle piazze, davanti ai cancelli delle fabbriche, come dice giustamente Bertinotti, e parlare con questa nostra classe, che esiste, a differenza di chi millanta il superamento della conflittualità di classe nella società attuale, e costruire con la partecipazione un progetto altro e alto di società, di cambiamento, di trasformazione del reale, senza abbandonarsi all’apologia del dato di fatto, come fatto dal PD. Oggi più che mai il monito poeticamente definito e romanticamente espresso nei bellissimi versi della poesia di Majakowsky "partito esci dalle tue stanze e vai a prendere i ragazzi in strada..." devono essere un impegno politico che dobbiamo assumerci. Non si tratta di eliminare nessuna cultura, nessuna differenza, nessun pluralismo, che è ricchezza nella sinistra, che è stimolo a un continuo confronto costruttivo: non si tratta di eliminare storie ed esperienze, si tratta di saperle finalmente, in una permanente convenzione, in un laboratorio continuativo, aperto, dinamico, presente nel tessuto sociale, presente nella realtà, visibile, raggiungibile, metterle a confronto partendo da valori forti che ci uniscono e che rimangono inalterati. I valori della giustizia, della libertà, concetto che non è sinonimo del ricettario dell’individualistico motto “man self made”, ma è sinonimo di autodeterminazione ed emanicipazione sociale collettiva, di eguaglianza, di solidarietà. La crisi economica in agguato ha portato a una virata tragica del Paese a destra: una destra irresponsabile, irrazionale, antieuropea, disgustosamente aziendalista, affarista, individualista, cinica, xenofoba, totalizzante, confessionale, protezionista e autarchica: la paura del futuro è sfociata in una paura del diverso, di chi non è causa di un malessere generalizzato, ma che viene individuato come fonte di ogni disagio per deviare l’attenzione sulle vere radici di una società iniqua e divisa. E’ avvenuto nel 1933 in Germania, nel 1921 in Italia. Solo nel 1929 con Roosevelt e il suo New Deal, pur in presenza di una crisi devastante, si è voluti dare fiducia a un progetto di rigenerazione sociale. Dobbiamo, oggi, ritornare a essere liberi interlocutori con la classe in sé e farle comprendere della sua esistenza sociale, diventando classe per sé: le contraddizioni della modernità sono molteplici e condannano i molti a vivere all’inferno, mentre i pochi dettano le condizioni di un avvenire di una propria ed egoistica prosperità e opulenza, partendo dal conflitto lavoro e capitale finanziario, arrivando al conflitto ambiente e capitale, eguaglianza tra generi e orientamenti sessuali e visione patrimoniale maschilista di conduzione del potere. Aprire le nostre stanze, come suggeriva il grande poeta russo, significa aprire le nostre case, le case della sinistra, e renderle realtà presenti sui territori, presso i luoghi di lavoro e di studio, diceva Togliatti, dinanimici dove il confronto sia orizzontale e di pari grado tra soggettività diverse, dai partiti alle associazioni, dai comitati di quartiere in difesa del territorio pubblico, ai collettivi, dai singoli studenti, lavoratori, precari, donne e uomini, giovani e anziani, ricostruendo quello che abbiamo bisogno di ricostruire: la connessione sentimentale e un progetto di riforma culturale, oltre che di rigenerazione organizzativa e politica della sinistra, senza buttare al macero niente, ma riprendendo il tutto e conducendolo verso quella strada che abbiamo saputo intraprendere fino a oggi, con difficoltà e non compresa per assenza di ponderazione e di tempo di analisi.
Oltre il muro - ANPI ZONA 5 INIZIATIVA
A.N.P.I di Zona 5
Sezioni Vigentina - Martiri di Via Tibaldi - StaderaORGANIZZANO
LA RESISTENZA NEL LAGER DI BOLZANO, UNO DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO IN ITALIA
Interverranno:
DARIO VENENGONI
ANED - Fondazione Memoria della Deportazione di Milano
LEONARDO VISCO GILARDI
Studioso della Resistenza
GIANCARLO RESTELLI
Scrittore e studioso delle deportazione degli italiani nei lager nazisti
LA CITTADINANZA E’ INVITATA
Netpolitica
Ciao a tutti.
Per conoscere la mia attivita, per chiarimenti, consigli o per prendere contatto con me vi invito su
o
Un caro abbraccio.
Deco
3939181745
Presidio-Evento solidarietà con Il Popolo Tibetano
Associazioni e cantanti, insieme per realizzare il simbolo della pace
PRESIDIO-EVENTO DI SOLIDARIETA'
CON IL POPOLO TIBETANO
Sabato 19 aprile 2008 ore 17.00, p.zza DuomoSabato 19 aprile alle ore 17 in piazza Duomo le associazioni Students for a free Tibet, Centro delle Culture, la Casa del Tibet e Italia-Tibet, insieme alla Nazionale Italiana Cantanti, organizzano un evento di solidarietà con il popolo tibetano per ribadire il proprio sì alla pace e al dialogo tra i popoli.
Obiettivo dell'evento è riportare l’armonia tra la comunità tibetana e quella cinese. Per questo a ogni partecipante verrà offerto un palloncino colorato e chiesto di unirsi alla creazione di un grande simbolo della pace umano con i colori della bandiera del Tibet. Dopo la creazione del simbolo, i palloncini verranno liberati rappresentando simbolicamente la speranza della risoluzione di questo e di tutti i conflitti.
Durante l'evento sarà letto il messaggio di pace che il Dalai Lama ha rivolto al popolo e al governo cinese e verrà esposta una gigantesca bandiera tibetana.
Mentre la fiaccola olimpica prosegue il suo viaggio verso la Cina, tra manifestazioni represse, censure, imbarazzanti silenzi dei governi e violazioni dei diritti umani, l'evento vuole dare dare voce al dialogo e alla nonviolenza come unica soluzione ai tanti conflitti che ancora affliggono il nostro pianeta.
Siete tutti invitati ad intervenire partecipando alla creazione del simbolo della pace.
Promuovono:
Students for a free Tibet
Centro delle Culture Milano
Nazionale Italiana Cantanti
Casa del Tibet
Associazione Italia-Tibet
Ad oggi hanno aderito:
Per informazioni e adesioni:
Dhundup Chomphel Gelek
Presidente Students for a Free Tibet
cell. 3477922346
Al governo troppo pazienti, ora lavoriamo per una vera sinistra
Inevitabile quindi la condanna di una classe dirigente che non ha saputo arginare le ingerenze delle organizzazioni criminali nelle questioni economiche. «Il Mezzogiorno è un banco di prova delle politiche di tutti i governi e di tutte le forze politiche. La Sinistra arcobaleno fa del Mezzogiorno il punto di svolta dopo le politiche economiche liberiste in Italia che hanno prodotto disoccupazione e precarietà in tutto il paese e un attacco sistematico al diritto e al potere dei lavoratori». E, poco prima a Caserta, Bertinotti aveva ricordato che «occorre fare tanto ancora per la sicurezza sui luoghi di lavoro», deponendo un fascio di fiori a corso Trieste dove ha perso la vita un operaio di 39 anni cadendo da un'impalcatura.
Un passaggio poi Bertinotti l'ha rivolto al suo avversario Veltroni che era a pochi chilometri da lì, in piazza del Plebiscito. «Dico a Veltroni che quelli che accusano la sinistra massimalista di aver fatto cadere il governo, sbagliano. Forse abbiamo avuto fin troppa pazienza. Il governo è caduto a causa dei moderati, a causa di Mastella e Dini e la sinistra ha ingoiato una serie di bocconi amari pur di riuscire a intraprendere il superamento del precariato per una politica sui salari e sulle pensioni. Non ci siamo riusciti e ora ripartiamo dall'opposizione». Ma per spiegare le ragioni di «una scelta di parte», poi il leader della Sinistra arcobaleno si rifà alle parole di Gramsci: «Il compito dei rivoluzionari è provare e riprovare, non siamo riusciti a cambiare le cose in tema di lavoro e diritti stando al governo, vuol dire che ci riproveremo da fuori perché il nostro non è solo un cartello elettorale, ma è un progetto che iniziamo insieme per consegnare una vera sinistra alle generazioni future».A ascoltarlo una folla composta dagli operatori sociosanitari precari, disoccupati organizzati, pensionati, migranti e studenti. «Prodi - ha sottolineato Bertinotti - ha risanato i conti ma non i bilanci della famiglie e dei lavoratori». E sul Qurinale: «Qello che ha detto Berlusconi è indicibile: abbiamo tutti il dovere di preservare l'importanza e il valore del capo dello stato, come espressione dello spirito della Repubblica».
MOZIONE SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO
MOZIONE
- il procuratore aggiunto Nicola Cerrato, a capo del dipartimento che si occupa di infortuni sul lavoro, reati ambientali, sfruttamento lavoratori clandestini ecc, ha recentemente dichiarato: “le forze schierate dalle ASL e dalla direzione provinciale del lavoro sono assolutamente inadeguate e insufficienti per una prevenzione e una repressione che siano davvero efficaci…. le imprese sono così tante che non è possibile fare i controlli ovunque”.
CONSIDERATO CHE
- di predisporre, in collaborazione con la ASL territoriale e il Comando di Polizia Municipale di Zona 4 momenti formativi a beneficio degli agenti sulla sicurezza dei lavoratori e dei terzi in presenza di cantieri, sulle irregolarità d’ingaggio del personale impiegato e sui temi della prevenzione e della repressione dei reati ambientali connessi all’attività d’impresa.
· regolarità contributiva dei lavoratori presenti (in caso di violazioni segnalazione ad autorità come da art 5 legge 123/97)
· tessera di riconoscimento o registro per il personale di imprese appaltatrici e subappaltatrici (art 6 legge 123/97)
· presenza o meno delle figure previste dal Dlgs 626/94 (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, addetti alle emergenze e primo soccorso, Medico competente se previsto),
Gruppo consiliare Comunisti Italiani
Alessandro Rizzo
Gruppo consiliare Uniti con Dario Fo per Milano
PierAngelo Tosi
Solidarietà al circolo Mario Mieli e a Punto Rosso
Sono a dir poco sconcertato e preoccupato dalle ultime notizie. Qualcuno si sente autorizzato perchè forse "tutelato e garantito" nelle proprie nefandezze violente ad aggredire sedi storiche di associazioni e movimenti antifascisti, democratici, progressisti, da sempre impegnati nella costruzione di mobilitazione e nelle battaglie per la difesa dei diritti civili e sociali, nell'idea di progresso e giustizia sociale.
Sono sconcertato leggere notizie che sembrano rieccheggiare fantasmi del passato, di un passato non tanto remoto, di un passato inquietante, eliminato e vinto da un lotta di Liberazione, che ripristinato la dignità, l'indipendenza del nostro Paese, la libertà e l'eguaglianza.
Ieri a Roma, ancora in attesa di vedere il responso elettorale del ballottaggio per la guida del Comune, la sede dello storico circolo "Mario Mieli", da sempre attivo nella difesa dei diritti degli omosessuali per un'emancipazione sociale e civile, è stata devastata da un attacco fascista, squadrista, intimidatorio. Oggi leggo che a Milano la sede di Punto Rosso è stata oggetto di un altro atto intimidatorio, sempre di matrice fascista, quale la scrittura di frasi naziste sulle saracinesche.
E' un allarme che deve destare in noi attenzione e deve chiamarci alla mobilitazione permanente perchè ci sia una condanna e una mobilitazione per difendere i valori della Resistenza. oggi altamente compromessi difronte ad aggressioni di tale portata.
Il timore non può diminuire la nostra attenzione e il nostro contributo a rendere operativo e monito sempiterno il motto "Ora e sempre Resistenza", quel motto che è stato proferito da uno dei padri fondatori della Repubblica antifascista, Calamandrei, e che oggi deve risuonare come riferimento politico, culturale e civile.
Nessuno può fermarci come cosceinze democratiche a vigilare con determinazione sulle istituzioni e sulle realtà associazionistiche che si battono ogni giorno a propugnare un altro modello sociale di sviluppo e di democrazia reale.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano