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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 18 Aprile, 2008 - 15:23

Solidarietà al circolo Mario Mieli e a Punto Rosso

Sono a dir poco sconcertato e preoccupato dalle ultime notizie. Qualcuno si sente autorizzato perchè forse "tutelato e garantito" nelle proprie nefandezze violente ad aggredire sedi storiche di associazioni e movimenti antifascisti, democratici, progressisti, da sempre impegnati nella costruzione di mobilitazione e nelle battaglie per la difesa dei diritti civili e sociali, nell'idea di progresso e giustizia sociale.
Sono sconcertato leggere notizie che sembrano rieccheggiare fantasmi del passato, di un passato non tanto remoto, di un passato inquietante, eliminato e vinto da un lotta di Liberazione, che ripristinato la dignità, l'indipendenza del nostro Paese, la libertà e l'eguaglianza.
Ieri a Roma, ancora in attesa di vedere il responso elettorale del ballottaggio per la guida del Comune, la sede dello storico circolo "Mario Mieli", da sempre attivo nella difesa dei diritti degli omosessuali per un'emancipazione sociale e civile, è stata devastata da un attacco fascista, squadrista, intimidatorio. Oggi leggo che a Milano la sede di Punto Rosso è stata oggetto di un altro atto intimidatorio, sempre di matrice fascista, quale la scrittura di frasi naziste sulle saracinesche.
E' un allarme che deve destare in noi attenzione e deve chiamarci alla mobilitazione permanente perchè ci sia una condanna e una mobilitazione per difendere i valori della Resistenza. oggi altamente compromessi difronte ad aggressioni di tale portata.
Il timore non può diminuire la nostra attenzione e il nostro contributo a rendere operativo e monito sempiterno il motto "Ora e sempre Resistenza", quel motto che è stato proferito da uno dei padri fondatori della Repubblica antifascista, Calamandrei, e che oggi deve risuonare come riferimento politico, culturale e civile.
Nessuno può fermarci come cosceinze democratiche a vigilare con determinazione sulle istituzioni e sulle realtà associazionistiche che si battono ogni giorno a propugnare un altro modello sociale di sviluppo e di democrazia reale.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Giovedì, 17 Aprile, 2008 - 11:11

VITA E CULTURA GAY

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "VITA E CULTURA GAY" di Robert Aldrich

(sabato 26 Aprile Ore 17.00)

 

www.libreriababele.it

SABATO 26 APRILE 2008 ORE 17.00
presentazione del libro

"VITA E CULTURA GAY"
storia universale dell'omosessualità dall'antichità ad oggi

ed. Cicero
Curato da Robert Aldrich

INGRESSO LIBERO

In Italia, si sa, siamo un po’ lenti, ma prima o poi le cose si aggiustano (speriamo anche in altri campi, naturalmente...). Stavolta mi riferisco ad uno straordinario libro edito nell’ottobre dell’anno scorso dalla casa editrice inglese Thames & Hudson, Gay Life and Culture. A World History, già tradotto in sei lingue (oltre l’edizione americana). Bene: c’è voluto un anno intero prima che un editore veneziano, Stefano Bortoli, trovasse il coraggio di pubblicarlo in Italia, dopo che editori più altisonanti lo avevano rifiutato con la scusa del costo eccessivo dovuto alle numerose illustrazioni ma in realtà spaventati dal soggetto.
Comunque sia, ora il risultato è magnifico. Vita e cultura gay – Storia universale dell’omosessualità dall’antichità a oggi è una tappa fondamentale per la nostra cultura, di cui colma un vuoto. Il libro, composto da 13 saggi, è arricchito dalla prefazione del curatore Robert Aldrich, professore di storia dell’Europa all’università di Sydney e autore di importanti saggi, purtroppo non ancora tradotti in italiano (ricordo Who’s who in gay & lesbian history e The seduction of the Mediterranean). Sette saggi ripercorrono la cultura omosessuale nel mondo occidentale mediante un percorso cronologico (L’omosessualità in Grecia e Roma, Il Medioevo, L’Europa nella prima età moderna 1440-1700, Omosessualità maschile nell’età dei Lumi e delle rivoluzioni 1680-1850, L’era omosessuale 1870-1940, Omosessualità e politica nelle società occidentali del secondo dopoguerra e Il mondo gay: dal 1980 a oggi), due sono sul lesbismo (Lesbiche e donne all’inizio dell’età moderna in Europa 1500-1800 e Amare una donna nel mondo moderno), uno sull’America (Le Americhe: dall’epoca coloniale al XX secolo), uno sull’Asia (Asia: desiderio e intimità fra persone dello stesso sesso), uno sull’Oriente (L’omosessualità nel Medio Oriente e in Nord Africa) mentre l’ultimo esplora i comportamenti sessuali degli europei modificati dopo le conquiste in altri continenti (Scoprire l’omosessualità: un raffronto interculturale e la storia della sessualità).
I vari saggi (scritti da eminenti studiosi, provenienti da molti paesi, specializzati in studi gay e lesbici) danno vita, tassello dopo tassello, a un discorso completo (tanto che non sono molti gli argomenti o i personaggi importanti che rimangono fuori), ma calato in una pluralità di punti di vista, sapientemente omogeneizzati da Aldrich, e soprattutto espressi in maniera chiara, alla portata di tutti. È questo il pregio più grande dell’opera, assieme al ricchissimo apparato iconografico (circa 300 foto), scelto in stretta sintonia con lo scritto. 
Il libro è dunque un epico viaggio dell’omosessualità attraverso il tempo e i continenti, sia quando essa è stata esaltata sia quando, purtroppo ben più frequentemente, è stata vista come peccato o tara incurabile. Si rivivono dunque i momenti più importanti di un percorso che, almeno nelle nostre società occidentali, appare come una continua conquista di spazio e di visibilità, dovuta a una maggiore coscienza civile.
            Vincenzo Patanè
PRESIEDE L'INCONTRO VINCENZO PATANE'
Giovedì, 17 Aprile, 2008 - 11:07

A Napoli nasce Divercity, un progetto per i migranti LGBT

Arcigay Napoli con il sostegno del Comune di Napoli lancia il progetto Divercity.Il progetto è rivolto espressamente a migranti omosessuali e transessuali che vivono in Italia ed in particolare nel territorio della Campania.
La vita dei migranti in Italia è difficile, in particolar modo per quelli senza permesso. La situazione è ancor più complicata quando l'orientamento sessuale va contro la cultura e la morale religiosa.
Questa è la condizione di molti migranti che vivono così in maniera critica la loro condizione di gay e trans.
Il progetto attaverso il sito web (http://www.divercity.na.it/) 
vuole
essere punto di riferimento per migranti lgbt ed ha lo scopo di informarli sulla legislazione vigente, sui servizi a loro disposizione quali sportelli legali, assistenza sanitaria e altri.I contenuti del sito (che rappresenta una costola di quello di Arcigay Napoli) sono in italiano, inglese, francese e spagnolo.

www.arcigay.it

Giovedì, 17 Aprile, 2008 - 11:02

Arcigay e il nuovo quadro politico

Ciò che è accaduto con le elezioni politiche impone a tutto il movimento lgbt una profonda riflessione. Un nuovo forte governo di destra si sta per insediare ed è nostro preciso dovere farci i conti, mantenendo ferma la linea di Arcigay di avere sempre rapporti corretti e aperti con le istituzioni, quali siano le maggioranze che le governano.
Bisogna prendere atto che l'elettorato ha dato indicazioni precise. La scomparsa della Sinistra Arcobaleno e dei Socialisti dal Parlamento, il limitato risultato del PD pongono a noi e, a tutti i movimenti sociali, di libertà e di conquista di nuovi diritti, il tema di quale tipo d'interlocuzione interpretare nel futuro.
Arcigay ha da tempo superato il ruolo svolto in anni passati d'intermediazione tra le istanze del movimento e i partiti, questo ha determinato una forte autonomia d'azione e di giudizio.
Tutto ciò va preservato e messo al servizio del principale impegno che ci siamo prefissi, la costruzione di una forte e radicata lobby sociale gay e lesbica in tutto il paese, strumento indispensabile per realizzare i nostri obiettivi.
Questo significa per noi, a partire dai prossimi appuntamenti politici e sociali, primo fra tutti il Pride nazionale di Bologna del 28 giugno, metterci completamente al servizio di un'impresa che richiederà il massimo dello sforzo politico ed organizzativo. Il popolo lgbt, le sue rivendicazioni, la sua presenza organizzata potrà avere un peso politico solo quando sarà in campo un soggetto politico e sociale unitario, solidale, al passo con i tempi.
Siamo addolorati dal fatto che Franco Grillini Gianpaolo Silvestri, Wladimir Luxuria, Titti De Simone, non siano stati riconfermati in Parlamento e, che tutti gli altri candidati lgbt in corsa non abbiano centrato l'obiettivo dell'elezione. Salutiamo l'elezione alla Camera dei Deputati di Paola Concia, referente del Tavolo lgbt del PD, e gli assicuriamo fin d'ora sostegno e collaborazione.
Si apre una fase nuova: Arcigay, come già deciso un anno fa al suo Congresso nazionale, s'impegnerà essenzialmente nella relazione con il popolo lgbt, ampliando servizi, comitati, strumenti di sostegno.
Tutti i temi di cui siamo portatori rimangono irrisolti, dal riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, alle normative contro l'omofobia e le discriminazioni per orientamento sessuale. Si tratta di questioni concrete che incidono sulla qualità della vita e la dignità sociale di milioni di persone. Su questi due punti e su altri, insisteremo sia con i settori della maggioranza e sia con quelli dell'opposizione disponibili, affinché siano possibili convergenze parlamentari, in linea tra l'altro con tutte le normative europee.
Svilupperemo, quindi, con tutte le forze politiche presenti nel Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni e nelle Province, un rapporto di confronto e collaborazione istituzionale, al fine di realizzare concrete azioni a favore delle cittadine e dei cittadini lesbiche e gay.

Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay

Mercoledì, 16 Aprile, 2008 - 14:56

Ripartiamo da 3, da Sinistra

 
La sconfitta nostra è ormai dato di fatto ineliminabile e indiscutibile: il “che fare” tanto propugnato da Lenin rimane come sempre e in modo più drammatico un quesito che ci deve fare riflettere, ora, come forze e soggettività diverse che fanno parte della sinistra, della sinistra di alternativa, per un’alternativa.
Innanzitutto grazie a tutte e a tutti noi che abbiamo creduto e crediamo ancora con passione in un progetto di cambiamento: abbiamo fatto una campagna elettorale difficile, forse la più difficile e la meno avvertita e compresa dalla cittadinanza della storia della Repubblica, impiegando risorse umane, idee, progetti, visioni, confronti, esperienze, promuovendo iniziative, dibattiti, confronti, momenti di aggregazione. Questo è un dato incontrovertibile, chiaro, assoluto, da cui occorre ripartire. Perché penso che noi tutte e tutti che abbiamo investito tempo ed energie pensino che di sinistra c’è bisogno in Italia, oggi più che mai, in un terribile momento per il Paese e per il suo futuro, nel momento in cui siamo stati spazzati via, vuoi per una legge elettorale assurda e insensata (forze minime, i Radicali, riescono ad avere deputati e senatori solo perché in coalizione), vuoi per un disegno strategico di un partito, quale il PD, che per assecondare e avvallare le richieste imprenditoriali e del mondo della finanza ha giocato il ruolo dell’annientatore della sinistra, di quella voce che impedisce istituzionalmente derive plebiscitarie e manovre socialmente insostenibili, dettate dalle logiche ciniche e ingiuste di un mercato multitentacolare.
Io credo che non dobbiamo abbandonare gli ormeggi e proseguire con la stessa passione e la stessa volontà, pur mantenendo quello che gramscianamente definiamo “il pessimismo della ragione”, che è opportuno mantenere vivo e riprenderlo con vigore e determinazione nell’analisi di una società complessa e in accelerata trasformazione, dove modernismo spesso è sinonimo di esclusione sociale e di emarginazione. Rossana Rossanda dice, e condivido: “Resta un futuro tutto da costruire: se si partirà dalla lezione subita, ricominciando da zero a praticare il conflitto sociale e capire come dare veste politica a un'ipotesi d'alternativa al quadro liberista, persino una simile sconfitta può diventare un'occasione”.
In queste parole si esplica quello che io asserisco: ossia se siamo fuori dal parlamento, se non siamo riusciti ad avere una rappresentanza del conflitto sociale esistente e che aumenterà all’alba di una terribile e drammatica stagflazione, dobbiamo sapere parlare ai bisogni delle persone, diventando portatori insieme a chi rappresenta la nostra classe di riferimento, che è aumentata, che non sa di essere classe in sé, non solo per sé, se usiamo termini a noi prossimi culturalmente, di un’alternativa possibile perché praticabile, realizzabile, di società rispetto a un modello che impone il pensiero unico del mercato imperante, della logica nefasta e devastante di un liberismo, addolcendolo come “liberismo dal volto umano”, nel momento in cui genera altri morti e altre sofferenze. Perdiamo è vero quasi 3 milioni di voti rispetto alle politiche del 2006, in un aumento dell’astensione che è del 3 %, dato drammatico e preoccupante nel nostro Paese. E’ chiaro che la maggioranza delle astensioni ha penalizzato la nostra formazione, come è anche vero che una buona parte del nostro elettorato si è fatto intimorire e abbagliare dalle sirene del voto utile lanciate a “spron battuto” dal PD, nella propria ottica e finalità di annientare una sinistra sociale e istituzionale, considerando di prendere consensi sia a sinistra, come in parte è avvenuto, sia al centro, cosa che non è avvenuta, ma che ha portato, anzi, al rafforzamento dell’UDC. Un’altra parte, seppure minima, ha riversato le proprie preferenze agli schieramenti altri della sinistra, Sinistra Critica in primis, penalizzandoci di alcune scelte che non sono state comprese, fatte durante il governo e che hanno tradito le nostre proposte, la nostra cultura ideale e valoriale, a partire da una ferma e convinta opposizione al sistema di guerra, ai sostegni drammatici e disastrosi a ogni intervento militare, millantato come “umanitario”. La guerra non è mai azione umanitaria, è distruzione di massa, come dice Zanotelli. E tale rimane. L’esperienza di governo non ha giovato, dobbiamo dirlo: non ha giovato a una sinistra diffusa che attendeva risposte sociali e di contenuto riformatore alle proprie necessità, ai propri bisogni, ai propri diritti. Non abbiamo ricavato nessun tipo di spostamento cospicuo dell’azione politica amministrativa verso progetti di redistribuzione del reddito: siamo stati soggetti a scelte, avvenute in contesti alieni da quelli politici e rappresentativi, spesso eterodirette da pressioni infauste di confindustria e del clero, che hanno visto un’azione di risanamento senza giovamento sociale, senza giustizia sociale, che hanno visto stoppare il riconoscimento dei diritti per coppie di fatto. Nel momento in cui abbiamo migliorato l’accordo sulle welfare, uscito dal confronto con le parti sociali, aumentando i casi di “lavori usuranti”, aumentando garanzie sociali e diritti per i precari, chiedendo il totale superamento della legge 30, la terribile infamia oggi ancora vigente, siamo stati bloccati da un insensato e corporativistico dettato: quello era l’accordo voluto dai sindacati e dagli imprenditori e tale deve rimanere, a prescindere dal confronto in Parlamento.
Abbiamo pagato tutto questo: siamo stati fedeli alla coalizione fino alla fine, chiedendo non per mezzo stampa ma tramite il consiglio dei ministri, i nostri ministri, una verifica di governo dopo che il “tesoretto”, oggi sarà impiegato per favorire i ceti abbienti, era emerso dalle ultime finanziarie come surplus nelle entrate. Il PD ha mantenuto nelle proprie liste una parlamentare che aveva votato contro il proprio governo sui DICO; noi abbiamo allontanato chi aveva votato contro alle missioni “umanitarie” per dare esempio di una lealtà nei confronti della coalizione. Ma il PD ha voluto isolarci, andando da solo ed eliminando nel paese la pregiudiziale antiberlusconiana, sciogliendo, elemento che si ripercuoterà nelle realtà locali e amministrative, una coalizione di governo, minandone la base.
Noi, ora, paradossalmente siamo tornati a essere autonomi: questo è un dato che, pur nel panorama inquietante di un parlamento quasi monocolore, esistevano nella prima repubblica i governi monocolori, ma i parlamenti rappresentavano la complessità sociale del Paese, ci può indurre a sperare nel ricominciare insieme un percorso.
Bertinotti aveva detto: come vadano le elezioni il 15 riprendiamo il cammino verso l’unità. Io credo che questo obiettivo debba essere ancora presente nella nostra agenda politica. Ma dobbiamo ritornare a essere sinistra sociale, lo siamo stati certamente, ma abbiamo teorizzato ottime analisi sul disastro che proviene con il liberismo non comprese da quella “classe in sé” che non riconosce neppure di essere “classe per sé”, e che si è riversata su voti di protesta plebiscitaria, poujadista, populista, che parla alle “pance” promettendo soluzioni immediate a problemi che hanno radici economica e sociologiche profonde, dando il proprio consenso al più bieco e pericoloso movimento xenofobo esistente in Europa, la lega, e in derive antipolitiche e superficiali, giustizialiste di stampo dipietrista. Parlato dice giustamente che le tute blu si sono tradite, proclamando una lotta tra poveri. Ecco noi dobbiamo incominciare a tornare nelle piazze, davanti ai cancelli delle fabbriche, come dice giustamente Bertinotti, e parlare con questa nostra classe, che esiste, a differenza di chi millanta il superamento della conflittualità di classe nella società attuale, e costruire con la partecipazione un progetto altro e alto di società, di cambiamento, di trasformazione del reale, senza abbandonarsi all’apologia del dato di fatto, come fatto dal PD. Oggi più che mai il monito poeticamente definito e romanticamente espresso nei bellissimi versi della poesia di Majakowsky "partito esci dalle tue stanze e vai a prendere i ragazzi in strada..." devono essere un impegno politico che dobbiamo assumerci. Non si tratta di eliminare nessuna cultura, nessuna differenza, nessun pluralismo, che è ricchezza nella sinistra, che è stimolo a un continuo confronto costruttivo: non si tratta di eliminare storie ed esperienze, si tratta di saperle finalmente, in una permanente convenzione, in un laboratorio continuativo, aperto, dinamico, presente nel tessuto sociale, presente nella realtà, visibile, raggiungibile, metterle a confronto partendo da valori forti che ci uniscono e che rimangono inalterati. I valori della giustizia, della libertà, concetto che non è sinonimo del ricettario dell’individualistico motto “man self made”, ma è sinonimo di autodeterminazione ed emanicipazione sociale collettiva, di eguaglianza, di solidarietà. La crisi economica in agguato ha portato a una virata tragica del Paese a destra: una destra irresponsabile, irrazionale, antieuropea, disgustosamente aziendalista, affarista, individualista, cinica, xenofoba, totalizzante, confessionale, protezionista e autarchica: la paura del futuro è sfociata in una paura del diverso, di chi non è causa di un malessere generalizzato, ma che viene individuato come fonte di ogni disagio per deviare l’attenzione sulle vere radici di una società iniqua e divisa. E’ avvenuto nel 1933 in Germania, nel 1921 in Italia. Solo nel 1929 con Roosevelt e il suo New Deal, pur in presenza di una crisi devastante, si è voluti dare fiducia a un progetto di rigenerazione sociale. Dobbiamo, oggi, ritornare a essere liberi interlocutori con la classe in sé e farle comprendere della sua esistenza sociale, diventando classe per sé: le contraddizioni della modernità sono molteplici e condannano i molti a vivere all’inferno, mentre i pochi dettano le condizioni di un avvenire di una propria ed egoistica prosperità e opulenza, partendo dal conflitto lavoro e capitale finanziario, arrivando al conflitto ambiente e capitale, eguaglianza tra generi e orientamenti sessuali e visione patrimoniale maschilista di conduzione del potere. Aprire le nostre stanze, come suggeriva il grande poeta russo, significa aprire le nostre case, le case della sinistra, e renderle realtà presenti sui territori, presso i luoghi di lavoro e di studio, diceva Togliatti, dinanimici dove il confronto sia orizzontale e di pari grado tra soggettività diverse, dai partiti alle associazioni, dai comitati di quartiere in difesa del territorio pubblico, ai collettivi, dai singoli studenti, lavoratori, precari, donne e uomini, giovani e anziani, ricostruendo quello che abbiamo bisogno di ricostruire: la connessione sentimentale e un progetto di riforma culturale, oltre che di rigenerazione organizzativa e politica della sinistra, senza buttare al macero niente, ma riprendendo il tutto e conducendolo verso quella strada che abbiamo saputo intraprendere fino a oggi, con difficoltà e non compresa per assenza di ponderazione e di tempo di analisi.
Alessandro Rizzo

Mercoledì, 16 Aprile, 2008 - 14:53

Oltre il muro - ANPI ZONA 5 INIZIATIVA

A.N.P.I di Zona 5

Sezioni Vigentina - Martiri di Via Tibaldi - Stadera
 

ORGANIZZANO

 
Mercoledì 23 aprile 2008 ore 21,00

 

c/o Consiglio di Zona 5 in Via Tibaldi 41 a Milano 
 
 
UN incontro su:

 

 OLTRE QUEL MURO:
LA RESISTENZA NEL LAGER DI BOLZANO, UNO DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO IN ITALIA

Interverranno:

 
DARIO VENENGONI 
 ANED - Fondazione Memoria della Deportazione  di Milano
 
LEONARDO VISCO GILARDI
Studioso della Resistenza
 
GIANCARLO RESTELLI
Scrittore e studioso delle deportazione degli italiani nei lager nazisti
 
PRESENZIERA’
 
GIOVANNI FERRARI Presidente del Consiglio di Zona 5
 
LA CITTADINANZA E’ INVITATA
 
DOPO LA CONFERENZA I PARTECIPANTI, IN CORTEO, PORTERANNO LA CORONA DELL’ANPI ALLA LAPIDE DEI MARTIRI DI VIA TIBALDI
 
L’incontro è realizzato in collaborazione con l’Associazione La Conta
 
Info: Coord. Sezioni ANPI di Zona 5 – Via Ripamonti  27 – Milano Tel. 02.58321606

Mercoledì, 16 Aprile, 2008 - 10:30

Netpolitica

Ciao a tutti.

 

Per conoscere la mia attivita, per chiarimenti, consigli o per prendere contatto con me vi invito su

 

www.netpolitica.it

o

www.blog4pdl.it

 

Un caro abbraccio.

 

Deco

3939181745 

Domenica, 13 Aprile, 2008 - 14:40

Presidio-Evento solidarietà con Il Popolo Tibetano

Associazioni e cantanti, insieme per realizzare il simbolo della pace

PRESIDIO-EVENTO DI SOLIDARIETA'

CON IL POPOLO TIBETANO

Sabato 19 aprile 2008 ore 17.00, p.zza Duomo


Sabato 19 aprile alle ore 17 in piazza Duomo le associazioni Students for a free Tibet, Centro delle Culture, la Casa del Tibet e Italia-Tibet, insieme alla Nazionale Italiana Cantanti, organizzano un evento di solidarietà con il popolo tibetano per ribadire il proprio sì alla pace e al dialogo tra i popoli.

Obiettivo dell'evento è riportare l’armonia tra la comunità tibetana e quella cinese. Per questo a ogni partecipante verrà offerto un palloncino colorato e chiesto di unirsi alla creazione di un grande simbolo della pace umano con i colori della bandiera del Tibet. Dopo la creazione del simbolo, i palloncini verranno liberati rappresentando simbolicamente la speranza della risoluzione di questo e di tutti i conflitti.

Durante l'evento sarà letto il messaggio di pace che il Dalai Lama ha rivolto al popolo e al governo cinese e verrà esposta una gigantesca bandiera tibetana.

Mentre la fiaccola olimpica prosegue il suo viaggio verso la Cina, tra manifestazioni represse, censure, imbarazzanti silenzi dei governi e violazioni dei diritti umani, l'evento vuole dare dare voce al dialogo e alla nonviolenza come unica soluzione ai tanti conflitti che ancora affliggono il nostro pianeta.

Siete tutti invitati ad intervenire partecipando alla creazione del simbolo della pace.


Promuovono:
Students for a free Tibet
Centro delle Culture Milano
Nazionale Italiana Cantanti
Casa del Tibet
Associazione Italia-Tibet

Ad oggi hanno aderito:



Per informazioni e adesioni:
Dhundup Chomphel Gelek
Presidente Students for a Free Tibet
cell. 3477922346

Sabato, 12 Aprile, 2008 - 18:04

Al governo troppo pazienti, ora lavoriamo per una vera sinistra

Bertinotti: «Al governo troppo pazienti, ora lavoriamo per una vera sinistra»
Il candidato Arcobaleno in Campania: «Il Mezzogiorno è un banco di prova di tutti i governi e di tutte le forze politiche»
Ilaria Urbani
Napoli
il manifesto 10 aprile

Non c'è un tema toccato da Bertinotti, in chiusura del suo viaggio in Campania, che ieri non abbia scaldato gli animi dei cittadini e militanti giunti in piazza Dante a Napoli per ascoltarlo: dal lavoro all'immigrazione, dall'ambiente alle mafie, il Mezzogiorno negli ultimi anni ha infatti conquistato un serie di primati negativi. A partire dalla questione della camorra i cui processi sono stati paragonati dal candidato premier della Sinistra arcobaleno quasi alla vendita dell'anima al diavolo. «C'è un veleno in un posto di lavoro dato dalla camorra perché per quel posto ce ne sono centomila che vengono distrutti. Non è più ammissibile il silenzio, la camorra strangola il territorio ma è anche vero che la frontiera tra legalità e illegalità a volte diventa incerta grazie anche alla complicità tra politica ed economia».
Inevitabile quindi la condanna di una classe dirigente che non ha saputo arginare le ingerenze delle organizzazioni criminali nelle questioni economiche. «Il Mezzogiorno è un banco di prova delle politiche di tutti i governi e di tutte le forze politiche. La Sinistra arcobaleno fa del Mezzogiorno il punto di svolta dopo le politiche economiche liberiste in Italia che hanno prodotto disoccupazione e precarietà in tutto il paese e un attacco sistematico al diritto e al potere dei lavoratori». E, poco prima a Caserta, Bertinotti aveva ricordato che «occorre fare tanto ancora per la sicurezza sui luoghi di lavoro», deponendo un fascio di fiori a corso Trieste dove ha perso la vita un operaio di 39 anni cadendo da un'impalcatura.
Un passaggio poi Bertinotti l'ha rivolto al suo avversario Veltroni che era a pochi chilometri da lì, in piazza del Plebiscito. «Dico a Veltroni che quelli che accusano la sinistra massimalista di aver fatto cadere il governo, sbagliano. Forse abbiamo avuto fin troppa pazienza. Il governo è caduto a causa dei moderati, a causa di Mastella e Dini e la sinistra ha ingoiato una serie di bocconi amari pur di riuscire a intraprendere il superamento del precariato per una politica sui salari e sulle pensioni. Non ci siamo riusciti e ora ripartiamo dall'opposizione». Ma per spiegare le ragioni di «una scelta di parte», poi il leader della Sinistra arcobaleno si rifà alle parole di Gramsci: «Il compito dei rivoluzionari è provare e riprovare, non siamo riusciti a cambiare le cose in tema di lavoro e diritti stando al governo, vuol dire che ci riproveremo da fuori perché il nostro non è solo un cartello elettorale, ma è un progetto che iniziamo insieme per consegnare una vera sinistra alle generazioni future».A ascoltarlo una folla composta dagli operatori sociosanitari precari, disoccupati organizzati, pensionati, migranti e studenti. «Prodi - ha sottolineato Bertinotti - ha risanato i conti ma non i bilanci della famiglie e dei lavoratori». E sul Qurinale: «Qello che ha detto Berlusconi è indicibile: abbiamo tutti il dovere di preservare l'importanza e il valore del capo dello stato, come espressione dello spirito della Repubblica».
Sabato, 12 Aprile, 2008 - 18:02

MOZIONE SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO

MOZIONE

 
Per la tutela della legalità, della sicurezza e dell’incolumità della persona nei rapporti di lavoro e sui luoghi di lavoro, per la tutela della libera concorrenza e degli interessi dei cittadini e delle imprese operanti nella nostra Zona
 
 
PREMESSO CHE
 
- dall’inizio dell’anno al 5 marzo 2008 in Italia sono morte sul lavoro 186 persone, 4.669 sono stati gli invalidi, 186.780 gli infortuni, e i dati comunicati a ottobre dalla Procura di Milano nel periodo 01/07/06 – 30/06/07 sono drammatici: il numero dei morti è passato da 15 a 28 rispetto all’anno precedente, inoltre a questo dato va aggiunto quello dell’aumento di infortuni con lesioni gravi. La maggior parte degli incidenti vede come vittime extracomunitari che lavorano in edilizia. L’incidenza di infortuni sugli immigrati è maggiore del 50% rispetto ad italiani e comunitari.
                                  
- il procuratore aggiunto Nicola Cerrato, a capo del dipartimento che si occupa di infortuni sul lavoro, reati ambientali, sfruttamento lavoratori clandestini ecc, ha recentemente dichiarato: “le forze schierate dalle ASL e dalla direzione provinciale del lavoro sono assolutamente inadeguate e insufficienti per una prevenzione e una repressione che siano davvero efficaci…. le imprese sono così tante che non è possibile fare i controlli ovunque”.
 
- le leggi in materia in Italia ci sono, ma mancano i controlli: i tecnici ASL addetti alla prevenzione sono diminuiti dal 2001 al 2005 di 711 unità e gli ispettori Inail/Inps dal 2003 al 2007 di 727 unità.
 
- al dato nazionale di oltre un milione di infortuni annui denunciati si devono aggiungere i circa 200 mila infortuni annui mai denunciati, secondo dati INAIL, dovuti al fatto che nel nostro paese si verifica la più alta incidenza di lavoro nero ed irregolare dell’Europa comunitaria.
                                
CONSIDERATO CHE
 
-  l’art. 41 della Costituzione di cui si festeggia nel 2008 il 60° anniversario, recita:
 
“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
 
- una sistematica azione di contrasto al lavoro nero avrebbe quindi un positivo effetto anche sulla riduzione del fenomeno infortunistico sia su quello dell’evasione contributiva e della legalità sul lavoro. Azione di contrasto da oggi più praticabile anche grazie a quanto disposto dall’art. 5 della legge 123/07 che recita:
 
“Fermo restando quanto previsto dall'articolo 36-bis del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, come modificato dal presente articolo, il personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, anche su segnalazione delle amministrazioni pubbliche secondo le rispettive competenze, può adottare provvedimenti di sospensione di un'attività imprenditoriale qualora riscontri l'impiego di personale non risultante dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria in misura pari o superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati, ovvero in caso di reiterate violazioni della disciplina in materia di superamento dei tempi di lavoro, di riposo giornaliero e settimanale, di cui agli articoli 4, 7 e 9 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, e successive modificazioni, ovvero di gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. L'adozione del provvedimento di sospensione e' comunicata alle competenti amministrazioni, al fine dell'emanazione da parte di queste ultime di un provvedimento interdittivo alla contrattazione con le pubbliche amministrazioni ed alla partecipazione a gare pubbliche di durata pari alla citata sospensione nonché per un eventuale ulteriore periodo di tempo non inferiore al doppio della durata della sospensione e comunque non superiore a due anni.”
 
- a Milano è già operante un nucleo di 6 agenti della Polizia Municipale che svolgono positivamente funzioni di controllo e che in sede di bilancio preventivo 2008 sono stati stanziati 600.000 euro per costituire una squadra definita di “ausiliari della sicurezza sul lavoro”
 
 
IL CONSIGLIO DI ZONA 4 CHIEDE AL SINDACO E ALLA GIUNTA COMUNALE
 
- di utilizzare con procedure d’urgenza i fondi disponibili per la costituzione di un nucleo di agenti della Polizia Municipale con funzioni di controllo, rendendo così disponibili almeno 6 agenti per la nostra Zona.
              
- di predisporre, in collaborazione con la ASL territoriale e il Comando di Polizia Municipale di Zona 4 momenti formativi a beneficio degli agenti sulla sicurezza dei lavoratori e dei terzi in presenza di cantieri, sulle irregolarità d’ingaggio del personale impiegato e sui temi della prevenzione e della repressione dei reati ambientali connessi all’attività d’impresa.
 
 - di voler attivare un programma di ispezioni in tutte le imprese pubbliche e private operanti in Zona (cantieri edili, attività produttive e di servizi) e indipendentemente dalla dimensione, da effettuarsi da parte della Polizia Municipale, per delle semplici verifiche utili a monitorare la situazione e per accertare il rispetto delle normative vigenti, come ad esempio:
·        regolarità contributiva dei lavoratori presenti (in caso di violazioni segnalazione ad autorità come da art 5 legge 123/97)
·        tessera di riconoscimento o registro per il personale di imprese appaltatrici e subappaltatrici (art 6 legge 123/97)
·        presenza o meno delle figure previste dal Dlgs 626/94 (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, addetti alle emergenze e primo soccorso, Medico competente se previsto),
 
IL CONSIGLIO DI ZONA 4 SOLLECITA INOLTRE
 
- la Provincia di Milano a un maggior coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza, anche alla luce di quanto disposto dall’art.4 della legge 123/07
 
- la Regione Lombardia all’aumento delle risorse per la prevenzione, superando il blocco delle assunzioni ASL almeno per quanto riguarda i tecnici adibiti alla prevenzione nei luoghi di lavoro che proprio a causa del blocco sono diminuiti in questi anni. 
 
 
Massimo Gentili
Gruppo consiliare Comunisti Italiani
Alessandro Rizzo
Gruppo consiliare Uniti con Dario Fo per Milano
PierAngelo Tosi
Gruppo consiliare Verdi per la pace

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