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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 9 Maggio, 2008 - 09:08

Lingua Madre. Dalla Romania, Mihai Mircea Butcovan

Besa editrice alla Fiera Internazionale del Libro di Torino maggio 2008
Pad. 2 Stand M37 e M33

Lunedì 12 maggio

Ore 15:00

Lingua Madre. Dalla Romania, Mihai Mircea Butcovan

Presenta: Allunaggio di un immigrato innamorato
 
Regione Piemonte e Fiera del libro

Arena Piemonte [Guarda Planimetria]
Interviene: Andrea Bajani
 
 
Allunaggio di un immigrato innamorato (editrice Besa, collana Cosmografie 2007)
Dalla quarta di copertina:
“Se si parla di sesso è per raccontare d’amore; se si parla di culture è per generare Cultura.
Per chi conosce la differenza, la lettura sarà feconda.

Venerdì, 9 Maggio, 2008 - 08:21

Raddoppio ferrovia Corsico -Milano:stop ai lavori

Il Ministero dell'Ambiente con lettera datata 2 maggio u.s. blocca i lavori del raddoppio della ferrovia Corsico - Milano nel tratto S.Cristoforo-Gaggiano, per inadempienze.contrattuali.Gli atti prodotti dalla soc.Italferr ravvisano elementi di inadempienza in quanto è stato dato l'avvio dei lavori di cantiere prima dell'espletamento e della positiva conclusione della procedura di Verifica (V.I.A.). Quindi invita la soc.Italferr a sospendere i lavori intrapresi in attesa della positiva conclusione della procedura di Verifica di Ottemperanza da parte del Ministero.

 

Giovedì, 8 Maggio, 2008 - 14:28

Pangea Day Milano

Teatro Franco Parenti Milano
10 maggio 2008

Il Programma

PRIMO EVENTO LIVE INTERATTIVO con artisti, attori, musicisti, registi sul TEMA DEI DIRITTI UMANI: musica, film, immagini per vedere il mondo con occhi nuovi…

  • Milioni di persone, dal vivo o collegate via internet, televisione o telefoni cellulari
  • 180 paesi, più di 1.000 eventi in contemporanea con tutto il mondo
  • Appuntamenti live con Cairo, Kigali, Londra, Los Angeles, Mumbai, Rio de Janeiro
  • 4 ore di diretta live con personaggi internazionali e la proiezione di 24 cortometraggi
IN PROGRAMMA IN TUTTO LO SPAZIO DEL TEATRO

Apriamo le porte alle 17.30

.

Lo spettacolo inizia alle 18 con:

  • PangeaDancingColors, performance interattiva di danza della Compagnia Ariella Vidach
  • Maurizio Nichetti e la forza delle immagini
  • il concerto dei MAU MAU

e dalle 19 prosegue con:

  • Reading di testi e musica del prof. Carlone (Banda Osiris), Cinzia Spanò e Nicola Stravalaci
  • Musica con gli Ottavo Richter
  • Backstage del film Fuga dal Call Center nel racconto del regista Federico Rizzo
  • La carta dei diritti di Internet: Gilberto Gil da Rio de Janeiro e Luigi Vimercati e Marco Montemagno

dalle 20 alle 24:

  • in diretta parte il COLLEGAMENTO CON IL MONDO, introducono Filippo Penati e Daniela Benelli
e inoltre…
  • Lella Costa, Serena Dandini e Dario Vergassola salutano i Friends of Pangea Milano
  • COLLEGAMENTI con gli altri Friends of Pangea Day: interviste, incontri, scambi
  • I VOSTRI COMMENTI, foto e impressioni trasmessi sul grande schermo
  • MUSIC SET NO STOP con Pino Distaso & band, Massimiliano Alloisio e Loris Stefanuto
  • DJ SET: Mistura Pura a cura di Federica Grappasonni
  • VIDEOINSTALLAZIONI degli Stalker Video
  • IMMAGINI DAL MONDO: in collaborazione con Associazione Veronica Sacchi, Fondazione Pangea Onlus, Istituto Oikos Onlus, Survival, Terres des Hommes, Unicef, UNHCR
  • MILANO MULTIETNICA: mostra fotografica a cura del Gruppo Flickr MW

Bar e ristorante del teatro aperti. Dalle 20.30 Green Happy Hour.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti, iscriviti subito!
Per info: Tel. 02 798760 - info@pangeadaymilano.it

Mercoledì, 7 Maggio, 2008 - 17:18

Sì al nuovo termovalorizzatore

E così il nuovo termovalorizzatore (perchè non chiamarlo col suo nome= inceneritore)si farà. Lo si apprende oggi dall'articolo della Repubblica (allegato).  Lo hanno deciso all'unisono il presidente della Regione Lobardia Formigoni, quello della Provincia Penati e il sindaco di Milano Moratti. Dicono che lo richiedono le esigenze aumentate dello smaltimento rifiuti. La cosa che mi lascia perplesso è che il presidente Penati aveva giurato e spergiurato che non si doveva fare. Sulla stessa sintonia anche il suo assessore Brembilla.  In Provincia la maggioranza è divisa. Patta ,capogruppo del Prc in Provincia, esclude un nuovo termovalorizzatore perchè l'accordo di maggioranza non lo prevede. Diverse migliaia le firme raccoltye in zona 5 contro la localizzazione. Siccome è la Provincia che determina i criteri per la localizzazione degli impianti vorrei capire questo voltafaccia di Penati. A.Valdameri, consigliere zona 6 Lista Fo

Martedì, 6 Maggio, 2008 - 12:51

Le parole di Fini sono pericolosamente strumentali

Come è possibile sentire dalla terza carica dello Stato pronunciare comparazioni che non hanno nessun fondamento se non il proposito di voler invitare a ridurre la gravità di un episodio efferato e feroce quale l'uccisione irrazionale e violenta di un giovane, Nicola Tomassoli? Il signor Fini ha considerato più gravi le contestazioni dei centri sociali a Torino in occasione dell'apertura della fiera del Libro, dedicata maggiormente alla letteratura israeliana, con un crimine dai lati inquietanti e pericolosi tipici di un accanimento brutale e disumano nei riguardi di un innocente, per mano di giovani delinquenti facinorosi, già pregiudicati per aggressioni di stampo ideologico, razzista e squadrista nella città scaligera.
Io chiaramente mi distanzio da atti che invitano a bruciare le bandiere di Israele, perchè sono fermo sostenitore della politica della pace e della diplomazia, del dialogo tra i popoli, anche se sottolineo il dramma in cui molti palestinesi sono costretti a vivere e, dall'altro canto, il terrore a cui sono sottoposti molti civili israeliani, conseguenze di una politica fallimentare di occupazione, ma non posso assolutamente tollerare una comparazione così bieca e volgare, insensata e pericolosa che viene espressa dall'onorevole Fini.
L'episodio di Verona deve essere represso, perseguito, punito in quanto è rappresentativo di una brutalità senza precedenti, di menti pericolose e perverse che hanno non solo esaltatto la violenza, ma ne hanno fatto fondamento di uno stile comportamentale quotidiano dai contorni inquietanti e perniciosi per la convivenza civile e sociale. Caro Fini ci si interroghi sulle responsabilità puramente ideologiche e sugli esempi che vengono ripetutamente emulati, disposti da persone con responsabilità politiche rilevanti, alimentanti toni e atti violenti e sediziosi. Non si speculi su un caso gravissimo che ha insanguinato drammaticamente una città, creando dolore e sgomento tra i familiari della vittima, le amiche e gli amici, e tutte le coscienze democratiche e antifasciste, giustamente indignate. Temo un giustificazionismo o, quanto meno, una volontà di minimizzare e abbassare a livello di "pura goliardata" poco controllata nelle conseguenze, irresponsabile, un atto indicibile che ha connotazioni altamente violente e di una ferocia indescrivibile, che alimenta un elenco di altre azioni "punitive e violente" eseguite dalle stesse losche figure fino a oggi "tollerate" e non degnamente represse.
Alessandro Rizzo

Martedì, 6 Maggio, 2008 - 11:03

Quando il male diventa normale e banale

Sono preoccupato, veramente preoccupato. Vedo un acuirsi senza precedenti di fenomeni gravi di violenza e di efferata brutalità contro persone. Ho letto, per esempio, che a Busto Arsizio un anziano partigiano è stato offeso e ingiuriato in publica piazza da ragazzi appatenenti a gruppi di estrema destra neofascista: il fatto è grave se si esamina l'assenza di interventi da parte dei passanti, che sono rimasti immobili a guardare l'indegno spettacolo. Ho letto che a Roma, alla vittoria di Alemanno, la stessa notte, la notte nera, un gruppo di giovani facinorosi ha colpito a martellate la lapide che ricorda la strage delle Fosse Ardeatine, tanto per dire che ormai alcuni gesti di violenza ed eversivi sono consentiti perchè esiste la percezione che ci sia una certa non perseguibilità, di impunità, di leggittimità per alcuni versi.
Ho letto che pochi metri da noi, a Milano, il centro "culturale" Cuore Nero ha organizzato delle vere e proprie ronde intimidatorie nei confronti di associazioni giovanili antifasciste in procinto a organizzare nella propria zona, nel proprio quartiere, manifestazoni di grande impatto civico e sociale. Ho letto delle ronde "padane" che sono state organizzate contro i nomadi e per indurli in diversi modi ad abbonare i propri campi, nonchè veri e propri incendi di baracche di Rom e di Sinti a Opera, presenti su un terreno concesso dall'amministrazione, artatamente predisposti da gruppi organizzati e gestiti da colui che oggi è sindaco della stessa città, e che ancora si vanta del "bellicoso gesto" attuato e approntato.
Ora leggo e apprendo con rabbia e rammarico della morte di un giovane a Verona seriamente malmenato e fisicamente percosso da cinque ragazzi già perseguiti per reati di simile portata, molti dei quali responsabili di aggressioni a sfondo razzista, violenza negli stadi, vicini agli ambienti di estrema destra veronesi. Due degli aggressori sono ancora in fuga in Austria, mentre gli altri tre si sono costituiti. Il giovane designer, Nicola Tommasoli, è stato pestato fino a ridurlo allo stato comatoso perchè si era rifiutato semplicemente di negare una sigaretta alla richiesta fatta da uno della pericolosa banda di criminali. Il sindaco di Verona ha tenuto subito a precisare che l'aggressione non è di stampo ideologico: nessuno ha rivendicato l'atto, è chiaro, anzi tutte le forze di estrema destra si sono subito preoccupate di scagionarsi da ogni responsabilità in merito. Quando si dice "exscusatio petita" forse una certa "accusatio" esiste e permane.
L'accusa riguarda al fatto che il male a la violenza sono diventati nel linguaggio comune "drammaticamente normali" e legittimi nel momento in cui abbiamo forze istituzionali che minacciano l'uso dei fucili contro lo stato, nel momento in cui esiste chi organizza ronde e spedizioni punitive contro "l'immigrato", contro il "diverso", nel momento in cui esiste un modello comunicazionale di massa che esalta la violenza in tutte le sue forme, rendendo perfino inutili e alquanto insesnate le misure esistenti nei codici televisivi di inaccessibilità per i minorenni della visione di determinati programmi in dieterminate fasce di orario del palinsesto.  
Non è forse quasi eziologicamente connesso come sillogismo comportamentale tali manifestazioni con le parate di coloro che, avendo responsabilità istituzionali, salgono sui treni della tratta Milano Torino disinfettando i sedili perchè si sono sedute le prostitute "negre", oppure con le espressioni incivili di uomini del calibro di un prossimo ministro leghista del futuro governo di centrodestra che chiama l'abitante dell'Africa con la disonorevole dizione di "bongo bongo", oppure, infine, con le manifestazioni barbariche promosse davanti alle moschee in compagnia di maiali al guinzaglio?
Non esiste in questa occasione alcuna responsabilità politica da parte di chi alimenta quell'insano istinto bestiale e primordiale tipico della filosofia hobbesiana "homo homini lupus", con una differenza, però, la gratuità di tale ignobile sentimento e non la sua provocazione per animalesca necessità di sopravvivenza primitiva?
La banalità del male potrebbe essere la lettura di questi fenomeni di disumana portata. Anna Harendt diceva che il fatto più inquietante dei crimini commessi da una popolazione, quella tedesca, e non solo ricorderei anche quella italiana, contro altri popoli, per lo sterminio totale di un intero popolo, quello ebreo, e non solo, tramite l'olocausto, era dovuto alla normalizzazione dell'atto e del terribile progetto. Non solo: Eichmann, uno degli artefici più zelanti, se si può dire, di tale programma efferato, era un normale e tranquillo lavoratore in una società elettrica austriaca e per noia, quasi per divertimento, ha scelto di aderire al partito nazista. Così come lo stesso Hitler, la mente che ha generato questo crimine contro l'umanità, che ha instaurato una dittatura totalitaria e sanguinaria, era un banale imbianchino.
I cinque ragazzi criminali sembrerebbero tutti appartenere a un contesto normale, di tranquilla vita di periferia, spesso provenienti da famiglie benestanti, studenti o lavoratori: come in Arancia Meccanica dove i "drughi", la banda della giovane compagnia di violenti, alla sera si ritrovavano nel famoso locale a bere latte trattato con altre sostanze stupefacenti e decidevano chi avrebbe dovuto essere la vittima della loro notte perversa: a volte l'insegnante di ballo, altre volte la coppia alto borghese di intellettuali, un'altra volta tragicamente un povero "clochard" indifeso e coricato sotto uno squallido ponte della città. Il perchè di tutto questo, delle "bellica gesta", come spesso viene evidenziato in alcuni manifesti apologetici di fascismo promossi da organizzazioni di estrema destra, è esecrabile, è irrazionale, disumano, assurdo, bestiale, tragicamente inconcepibile.
Un concetto è chiaro: quando la banalità del male si vede e si legge nella storia degli artefici di un simile gesto inverecondo e omicida forse la nostra convivenza civile, quella descritta da Rousseau nel "Contratto sociale", soffrirà di momenti preoccupanti e pericolosi per la sua tenuta.

Alessandro Rizzo

Martedì, 6 Maggio, 2008 - 09:26

Poesia e Musica contro la guerra

LA  CASA  DELLA  POESIA
Palazzina Liberty  -  L.go Marinai d’Italia, 1
 

Giovedi  -  22  Maggio  2008  -  h.18

 
 
in  collaborazione  con
 
 

Il Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano

e

L’Associazione Saveria Antiochia – OMICRON onlus

 
 
organizza
 
 

POESIA     e     MUSICA

contro  Guerra
 
*
 
Presentazione dell’Antologia – Poesia contro Guerra, a cura di Antonella Doria, con una nota di Dario Fo – Edizioni Punto Rosso
 
Coordina  Jole Garuti
Interventi di: Paolo Giovannetti (IULM, critico), Pier Luciano Guardigli (critico), Giorgio Riolo (Punto Rosso)
 
*
 
Il Quartetto AFEA :  Arturo Garra ( clarinetto in si bemolle), Francesca Gelfi (clarinetto in si bemolle e corno di bassetto), Edoardo Lega (clarinetto in si bemolle e clarinetto piccolo), Adriano Sangineto (clarinetto in si bemolle e clarinetto basso)
eseguirà brani di
 
K. Weill: - Music from the THREEPENNY  OPERA  - (transcr. : James Rae) per 3 clarinetti e clarinetto basso –
 F. TISCHHAUSER: Das Vierklaklavier – per 4 clarinetti in si bemolle (1° movimento)
A.   UHL : “Divertimento” per 3 clarinetti e clarinetto basso ( 2° e 3°   movimento)
 
J. FRANCAIX: - PETIT QUATUOR – in 3 movimenti per 2 clarinetti in si bemolle, corno di bassetto e clarinetto basso
M. KURTIS : “Klezmer Wedding” per 3 clarinetti e clarinetto basso –
 
 
 
*
 
 
Interventi poetici di
 
 
Giusi Busceti, Laura Cantelmo, Michelangelo Coviello, Gaetano delli
 
 Santi (leggerà Simona Cattaneo), Mariella De Santis,  Nelvia Di Monte,
 
 Gio Ferri, Gabriella Galzio, Roberto Giannoni, Pancrazio Luisi, Fausta
 
 Squatriti  e  Giancarlo Majorino
 
 
Leggeranno testi proprii e testi di
 
 
Joyce, Fortini, Levi, Szimborska, Rebora, Ungaretti, Bachmann, Eliot etc.
 
 
 
*
 
 
 
INGRESSO LIBERO

Mercoledì, 30 Aprile, 2008 - 15:41

Perché Vicenza scampa alla bufera

Perché Vicenza scampa alla bufera
Roberto Ferrucci
Il Manifesto
29 aprile 2008

Se la capitale alla fine ha fatto la stupida e ora c'è il marcio su Roma, la vera sorpresa di questi ballottaggi è Vicenza. Nessuno, qualche settimana fa, avrebbe mai scommesso un centesimo sulla vittoria del centro sinistra in un capoluogo di provincia dove Lega e partiti di destra la fanno da sempre da padroni. Soprattutto, poi, dopo il trionfo leghista alle politiche di due settimane fa. Quella valanga di voti verdi sembrava inequivocabile al punto che nessuno ci faceva caso, al ballottaggio di Vicenza, tutti concentrati su Roma. E invece da Vicenza arriva una lezione fatale e importantissima per la sinistra e per il Partito Democratico, un partito che sembra nato moribondo. Il suggerimento che arriva è quello di smetterla di guardare a destra per arraffare voti che non arriveranno mai, basta feste del cinema come unici fiori all'occhiello, ciò di cui la sinistra - o quel che ne rimane - deve occuparsi sono le cose concrete e, soprattutto, le battaglie civili che toccano il cuore di una città e della sua gente. È quel che è successo a Vicenza, dove la questione Dal Molin è stata cruciale. Le prese di posizione, le promesse che il nuovo sindaco ha fatto in campagna elettorale sono state semplici, chiare: indire un referendum cittadino per far dire ai vicentini sì o no all'allargamento della base Usa. Del resto, anche se cancellata in parlamento, la sinistra che si era vista manifestare per le strade di Vicenza lo scorso 15 dicembre non poteva essere sparita. E non è di certo andata al mare, come pare aver fatto a Roma. Segno indiscutibile che ciò su cui si deve basare la rinascita è il basso. Il basso più nobile possibile: le battaglie civili, la capacità di stare in mezzo alla gente, saperla ascoltare. Ciò che da queste parti sa fare bene la Lega. Poi però fa rabbrividire sentire Rutelli dire che il centro-sinistra ha perso perché non ha riflettuto abbastanza sui problemi della sicurezza, l'ha sottovalutata. Il solito errore. Una sinistra che ha smesso di parlare da sinistra e che imita la destra laddove è inimitabile: la demagogia. Per questo sarebbe importante guardare a Vicenza. Perché qui ha vinto la mobilitazione, ha vinto la determinazione, hanno vinto quei valori che ormai sembrano non più necessari a ottenere consensi. Balle. La sinistra torni a essere sinistra. Faccia come il Comitato No Dal Molin, che è in piazza da mesi e mesi ed è stato capace di radicarsi su un territorio invincibile, altro che Roma per il centro-sinistra. Vicenza è sempre stata uno dei capisaldi leghisti.
Qui l'alleanza del centro-sinistra ha vinto nonostante il silenzio tombale dei vertici dopo la sconfitta alle politiche. Un silenzio rotto solo da qualche gridolino di gioia del Pd per un 33% che non serve a niente, che non è servito a nulla soprattutto a Roma, dove il papista Rutelli ha spalancato la strada al fascista Alemanno. Il nuovo partito nato moribondo è riuscito nell'impresa storica di regalare alla destra la capitale. Vedremo quali saranno le riflessioni del dopovoto, ma i primi segnali sembrano destinati a rendere perenne la catastrofe. Salvo a Vicenza. Chi l'avrebbe mai detto.
www.robertoferrucci.com

Mercoledì, 30 Aprile, 2008 - 15:26

La nuova destra - Corrado Guzzanti

La nuova destra

Corrado Guzzanti

Il Manifesto
29 aprile 2008

Non ce l'abbiamo con i neri e gli africani
solo non vogliamo che ci rubino il lavoro.
Non ce l'abbiamo con gli omosessuali
solo non vogliamo che ci contaminino col loro morbo.
Questa è una destra nuova che vuole battersi per il
rispetto della civiltà e della democrazia.
Non ce l'abbiamo con gli zingari,
solo non vogliamo che mettano in pericolo
la nostra comunità.
Non ce l'abbiamo cogli extracomunitari,
solo non vogliamo che occupino le nostre case.
Questa è una destra nuova che vuole mettersi
dalla parte del cittadino e del lavoratore.
La pelle, la lingua, la razza non c'entra.
E se non capite questo siete degli ebrei

Martedì, 29 Aprile, 2008 - 13:17

Roma non è più città aperta: ora però basta con i capri espiatori

Anche Roma non è più una città aperta. E' chiusa, serrata, impraticabile dalla cultura della solidarietà e socialità che l'ha sempre contraddistinta in questi ultimi 15 anni di buon governo.
Abbiamo fatto appelli come coscienze democratiche e antifasciste affinchè si potesse arginare l'arrivo disastroso di uno squadrista picchiatore al Campidoglio: Alemanno non è la destra che vuole, anche se l'operazione non è ancora avvenuta, lavare in una grande lavacro la propria origine di certo non costituzionale e non europea, presentandosi come liberale e conservatrice. Alemanno ha un passato che risuona come fortemente revanscista, provocatore, appartenente a squadre organizzate di picchiatori, vicini e assoldati dalle fila rautiane. E' la destra neofascista e reazionaria, dell'intolleranza e della violenza, della prevaricazione e della prepotenza.
Valentino Parlato aveva scritto chiaramente nel suo appello su Il manifesto di proseguire sull'onda lunga di una grande manifestazione nazionale per il 63° anniversario della Liberazione a Roma ad affermare la decisa difesa della Capitale da un pericolo che sarebbe stato devastante, demolitore non solo di anni e anni di amministrazione dedicata a uno sviluppo sociale e alla crescita civile, ma anche di una tradizione culturale e civica che vede nella tolleranza e nel cosmopolitismo la propria base fondante di una capitale europea fatta di differenze e di coesione pacifica.
Questo non è avvenuto e ieri sera, la notte della capitale, al Campidoglio difronte a una finestra aperta sulla piazza con affacciato il neofascista vincitore una massa di individui esaltati con braccio alzato e scritte del tipo "Campidoglio oppio", croci celtiche, frasi apologetiche di fascismo.
E' una destra pericolosa quella che si accinge a governare il paese e Roma. Il dato che risulta chiaro è questo: una coalizione che avrà sicuramente riflessi di questo nuovo "equilibrio" interno derivante da un'affermazione, che sta diventando minatoria, della Lega Nord nel settentrione, quella forza che organizza spedizioni puntiive contro i nomadi, a Milano, ricordo Salvini e le ronde "padane", oppure quella forza che ogni volta attenta alle basi dello stato democratico intimando l'uso dei fucili qualora i propri progetti di scomposizione del Paese non venissero perseguiti; di un'alleanza nazionale molto missina al centro, e precisamente in quell'enclave che era la capitale e che, se fosse stata confermata nella sua maggioranza, avrebbe potuto garantire un freno forte di esempio politico di amministrazione nei riguardi di un'azione futura di governo sicuramente irresponsabile e dannosa alla società. Quindi avremo una maggioranza parlamentare dove le pulsioni xenofobe e razziste legaiole, al sapore poujadista e fortemente autoritario, unite alle tendenze neofasciste revansciste di una destra che ancora esiste e persiste, inquina, la realtà che aspira a diventare "popolare ed europea" alle prese con evidenti "correnti" apologetiche e molto nostalgiche.
La caduta di Roma nelle mani dell'alemanno invasore, ricordo una vignetta di Vauro su Il Manifesto del 25 aprile del giovane guerrigliero romano contro il barbaro minaccioso, è grave per la dimensione nazionale delle conseguenze che da essa derivano.
Ma sul piano locale penso a quello scritto da Marco d'Eramo sulle pagine de Il Manifesto, dove paventava una serie di aggressioni al territorio dell'urbe, dove gli appetiti palazzinari delle varie "bande della Magliana" esistenti, dei "Ricucci quotidiani" dell'agro pontino, si affacceranno e determineranno la linea di una devastazione ambientale senza precedenti. Ma la privatizzazione del territorio sarà anche presente nell'espropriazione di spazi pubblici e aperti, di luoghi di contaminazione attiva, di aggregazione sociale alternativa, imponendo quel pensiero unico prevaricante che è tipico della logica affaristica. Sul piano culturale, poi, avremo vere e proprie repressioni del "diverso", dell'"altro", di colui che è debole, emarginato, magari in Italia perchè fuggitivo da situazioni disperate, magari in Italia perchè nomade e alla ricerca di una garanzia e difesa della propria autonomia di cultura. Avremo sgomberi magari condotti con il pugno di ferro alla "decorato", come ne è esempio Milano in questi ultimi decenni, avremo periferie presidiate, isolate, ingabbiate, accerchiate per insediare nelle persone quella paura del diverso, già presente e alimentata per, poi, strumentalizzarla, come il grave fatto che ha sconvolto Roma qualche giorno fa, di violenza su una donna, e da subito opportunisticamente cavalcato elettoralmente dall'"alemanno" per guadagnare consensi. La volontà è sempre la stessa: mettere l'uno contro l'altro armati alla base della piramide, soffocando spazi di partecipazione e permettendo, così, una libera e autoreferenziale gestione del pubblico in modo affine ai propri interessi economici individuali e corporativistic, è occasione per dirlo in presenza di una destra rieditata romana.
Il centrosinistra non è riuscito a mobilitare alle urne le stesse persone che avevano, al primo turno, riversato il proprio consenso su Rutelli: neppure tutte e tutti coloro che hanno scelto Zingaretti alla Provincia, rendendolo vincente, fortunatamente anche se il valore condizionante della provincia è sempre molto limitato, hanno scelto Rutelli per il Comune. Molte e molti si sono astenuti.
Mi meraviglia Federico Rampini di Repubblica che accusa la sinistra di avere "tradito", die ssere stata l'organizzatrice di una serie di franchi tiratori, addirittura accusando le forze che ne fanno parte di avere tollerato che molti propri elettori facessero voto disgiunto scegliendo Alemanno. Ma credo che siamo ai limiti della "fantapolitica" e del je accuse senza riflessione e ponderazione.
Io vorrei solo sottolineare che l'astensione è aumentata, era già alta al primo turno rispetto al 2006, e al secondo è duplicata. Molte persone hanno preferito andare a Ostia piuttosto di votare Rutelli. Lo so: sarebbe stato giusto recarsi alle urne, avrei voluto votare anch'io, pur essendo residente a Milano, soltanto per dare un voto in più contro una destra irresponsabile e impresentabile, inquietante, revanscista. L'appello che le varie pagine de Il manifesto e di liberazione testimoniano l'alto senso "frontista" che ha animato gli accorati inviti di andare a esprimere la propria preferenza per Rutelli sindaco per evitare l'imbarbarimento democratico e civico della capitale. Non è colpa della sinistra pensando ad arcane e roccambolesche dietrologie, caro Rampini. E' il fatto che molte persone non si sono arrecate alle urne: e bisogna domandarci il perchè e non cercare di trovare difese insensate e infondate che possano scagionare le responsabilità di molti. Io non me la sento, ora, di accreditare la responsabilità a questo o quell'altro partito della coalizione di centrosinistra, ma è chiaro che anche il PD ha le sue grosse responsabilità che vengono da lontano, da scelte che hanno abbassato, eliminato, la pregiudiziale antiberlusconiana come pregiudiziale antifascista unitaria contro una destra nazionale antieuropea. Forse il leader plebiscitariamente eletto alle primarie dovrebbe rivedere le proprie "tattiche" per ora un po' difettose.
Se non si riesce a fare una seria analisi del fatto che coscienze antifasciste e democratiche non siano state neppure sfiorate dalla necessità presente e rilevante di evitare la vittoria di una destra di questa pericolosa matrice neofascista, preferendo astenersi.
Forse se si riuscisse a pensare a questo e a cimentiarci in una seria analisi sociologica e culturale del perchè dell'astensionismo, si potrebbe sperare che le prossime volte non ci sia quell'aumento costante di astensioni, che avrà una radice, una causa, senza trovare subito, come è tradizione, il colpevole fisico o, peggio, colpevolizzare chi non si è presentato alle urne.
Ripartiamo con un altro metodo, perchè i tempi sono molto bui e grevi. E forse occorrerebbe riflettere sul fatto che chi vuole affossare la sinistra forse diventa spettatore passivo di virate spaventose verso destra.

Alessandro Rizzo

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