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Il Blog di Angelo Valdameri | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Angelo Valdameri
Mercoledì, 15 Ottobre, 2008 - 15:14

LO "STUDIO CASTIGLIONI" - Una storia lunga un secolo

LO "STUDIO CASTIGLIONI" - Una storia lunga un secolo
di Carlo Livio Castiglioni
http://www.achillecastiglioni.it

Risulta molto difficile far partecipi altri degli eventi che banalmente ti sono accaduti attorno, a volte senza poterli comprendere nella loro immediata complessità; solo a consuntivo, dopo anni, quasi una intera vita, ti rendi conto della loro importanza, del fatto che pur nella loro semplicità quotidiana hanno però segnato un epoca. Oggi, anno 2007, mi accorgo che lo studio di mio padre non rappresenta solo un momento della sua vita, ma è un sogno che si è realizzato e si è evoluto nel tempo, in un tempo lunghissimo, oltre un secolo, con la partecipazione delle fantasie, dell’intelligenza e delle volontà di quanti nella nostra famiglia hanno contribuito non solo alla storia del design, ma anche alla vita di questa città, Milano.

Giannino Castiglioni - lo studio d’un artista
Nei primi anni del ‘900, Giannino Castiglioni, mio nonno, dopo aver frequentato l’accademia di Brera, inizia la sua attività di scultore presentando all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 la sua prima opera in grandezza naturale e alcune medaglie incise a ricordo della stessa esposizione. All’epoca lavorava come “medaglista” presso la fonderia Johnson che aveva la sua fabbrica in un edificio che si apriva in Piazza S. Maria degli Angeli, all’inizio di Corso di Porta Nuova. Ricordo questo fatto non per pignoleria o piacere del dettaglio, ma perché attraverso questo lavoro “fisso” gli fu permesso di sposare, Livia Bolla, figlia di un austero professore di lettere, preside del Liceo Zucchi di Monza. In quegli anni Giannino apre il proprio studio in Corso di Porta Nuova, via nella quale è nato e dove abita e nella quale nasceranno i suoi figli: Livio (1911), Pier Giacomo (1913) ed Achille (1918). Questo studio è molto grande, comprende dei locali a piano terra alla fine di un lungo cortile dopo il quale nel terreno adiacente alla casa si erge un capannone dove mio nonno idea e prepara le sue opere. Giannino Castiglioni, come molti scultori di questo periodo che hanno seguito un percorso artistico lontano dalle avanguardie moderniste del tempo, forse non è oggi conosciuto dai più, ma Milano è cosparsa di sue opere: la fontana di S.Francesco in piazza S. Maria degli Angeli, la porta del Duomo che rappresenta la storia di S. Ambrogio, il Cristo Re che sovrasta l’entrata dell’Università Cattolica, il monumento ai caduti della Resistenza in Piazzale Loreto oltre ai molti monumenti funebri nel cimitero Monumentale. Ma forse, oggi, mi sembrano più interessanti le opere di architettura monumentale realizzate sui luoghi di teatro della Grande Guerra con l’architetto Greppi, ricordo solo il sacrario di Redipuglia e Monte Grappa, due opere che sfidano l’oblio con un impianto scenografico che con queste caratteristiche a trovato realizzazione solo in Italia. Curiosa la vita di mio nonno, che nasce in questa via del centro di Milano, studia all’Accademia di Brera, organizza il proprio studio e realizza le proprie opere (fonderia Johonson) in uno spazio non più vasto di un chilometro quadrato. Se penso alla mia vita e quella della maggioranza di chi mi legge dove ogni giorno percorriamo chilometri e ci spostiamo per città e nazioni in modo frenetico, la vita vissuta tutta all’interno di un quartiere, di un ambito così ristretto mi sembra lontana, impossibile, ma nello stesso tempo sono cosciente di aver avuto un breve tempo per viverla di percepirla negli anni della mia infanzia quando mi recavo da mia nonna e nello studio di mio nonno.
Livio Castiglioni - nasce lo studio d’architettura
Quando nel 1936 il più anziano dei figli, mio zio Livio, si laurea in architettura, mio nonno gli cede una parte dei locali al piano terra, nasce così lo studio d’architettura dei fratelli Castiglioni. In questi spazi Livio inizia la propria attività di progettazione con un suo compagno di studi l’architetto Luigi Caccia Dominioni. L’anno successivo (1937) Pier Giacomo si laurea ed entra a far parte dello studio. Sono anni difficili per l’economia del nostro paese, ma anche anni nei quali si nota un certo fermento imprenditoriale nel campo produttivo dei mobili e degli oggetti per la casa, è il momento del successo della radio e sono di questo periodo le radio disegnate per la Phonola, come la 547 (1939) e alcuni disegni di oggetti fra cui le posate per il concorso Reed & Barton. La Guerra da li a poco sconvolgerà l’Italia e la vita di tutti, questa non sarà ancora finita che mio padre, Achille, si laurea anche lui in architettura (1944) ed entra nello studio, mentre Luigi Caccia Dominioni lo lascia per aprirne uno proprio. Sono di questo periodo il ricevitore Novaradio una delle poche realizzazioni eseguite insieme dai tre fratelli. Milano esce distrutta dalla guerra, il lavoro è scarso ma la voglia di “fare” è grande e diffusa, in questo clima si crea quella unione d’intenti che permetterà al design italiano di emergere e di affermarsi. Nel 1949 nasco io, non che questo sia importante in generale, ma questo fatto mi permette di scrivere queste righe avendo potuto vivere e ricordare in modo vivido la seconda metà degli anni cinquanta percependo pur da bambino quanto stava avvenendo. Negli anni cinquanta il nonno Giannino ancora lavorava nei locali davanti allo studio ceduto a mio padre e a mio zio, ma soprattutto abitava in alcuni locali, al primo piano, dove si era trasferito dopo i bombardamenti che avevano distrutto l’appartamento in cui viveva prima della guerra. Quasi tutte le domeniche ci ritrovavamo dai nonni e mangiavamo assieme, i nonni, gli zii, le zie e i miei cugini, eravamo tanti, la casa dei nonni piccola, ma quei pranzi e quelle cene restano per me un momento indimenticabile della mia infanzia. Il cortile di Corso di Porta Nuova era un cortile di una casa popolare costruita negli ultimi anni del 1800 e nei primi anni cinquanta era ancora abitata da una svariata tipologia di persone che si ritrovavano in quel luogo dopo gli scempi della guerra. In questo cortile i ragazzi giocavano ancora a pallone e si svolgevano alcune attività artigianali, ma la cosa che più mi interessava era la colonia di gatti randagi che qui vivevano, erano tantissimi, selvaggi e praticamente inavvicinabili. Tuttavia, un grosso soriano, che da noi veniva chiamato Nikita, era il solo che saliva fino al primo piano dove abitavano i miei nonni, tutti i giorni all’ora di pranzo e di cena faceva in modo di entrare in casa ed attendeva il cibo, era questo l’unico momento in cui poteva essere avvicinato, accarezzato senza rimanere graffiati o morsicati. Lo zio Livio aveva qualcosa in più, una capacità di coinvolgere le persone, tutte, tutto con lui assumeva un qualcosa di diverso quasi di magico, purtroppo le occasioni di incontro si diradarono e la mia memoria non è sufficiente a descriverlo, ma meglio di me ha fatto mio padre stesso dicendo di lui:” Nella nostra vita di famiglia, Livio ci ha sempre fatto sentire come se fossimo dei pionieri. Fin dal 1928, per esempio, ha realizzato artigianalmente in soffitta, due radioricevitori e una trasmittente; ha portato in casa un po’ di cinema, che lui stesso filmava a “passo ridotto”, il jazz e la musica dodecafonica. …. A noi fratelli ha insegnato un mucchio di cose: da come dribblare la mamma, quando si voleva uscire di nascosto, a come riempire di fuochi artificiali le notti calme sul lago, divertendosi sempre a giocare, a fare le cose che non si possono fare, senza strafare. Il più matto dei savi e il più savio dei matti.” (Flare – 1999). Vero è che mio zio aveva un’indubbia passione per i fuochi d’artificio, per i botti anzi credo che avesse sempre a disposizione della polvere nera per realizzare questi “spettacoli”.
Pier Giacomo e Achille - continuano lo studio
Nel 1952 lo zio Livio lascia lo studio per continuare una strada parallela come consulente della Phonola prima e della Brionvega poi. Nello stesso tempo realizza progetti audio e di illuminotecnica all’epoca fantasmagorici e tecnologicamente innovativi (morirà tragicamente nel 1979). Nel 1957 mio zio Pier Giacomo da la libera docenza ed inizia ad insegnare al Politecnico di Milano, cattedra che manterrà fino al 1968. Sono questi anni nei quali tutto è frenetico, io ero piccolo ma attento e curioso, si lavorava tantissimo, mio padre andava regolarmente in studio la sera dopo aver mangiato ed il sabato era un normale giorno lavorativo. Quando poi si avvicinava l’inaugurazione della Fiera, nella seconda metà di aprile, tutto era ancora più agitato. Per anni mio padre e mio zio hanno realizzato i padiglioni della RAI, della Montecatini, dell’ ENI e di altri, all’epoca tutto veniva realizzato a mano da un gruppo di falegnami, elettricisti, pittori che assieme lavorando notte e giorno creavano dei luoghi fantastici, per un bambino come me, che ogni tanto riusciva a farsi portare sui luoghi dove questo veniva costruito. Negli ultimi giorni prima dell’inaugurazione si lavorava di notte, si provavano gli effetti luminosi, si correggevano i difetti, e grafici come Mex Huber, Tovaglia, Provinciali, Bianconi, Iliprandi, Mondaini che collaboravano nella realizzazione delle esposizioni lavoravano direttamente sui muri, sulle tavole per completare immagini e scritte. Erano questi momenti caotici ma felici, tutti scherzavano, ridevano, per me tutto sembrava irreale quasi un mondo parallelo alla realtà di tutti giorni. La progettazione di questi padiglioni espositivi sono state un vero e proprio turbinio di idee innovative a volte avveniristiche e improbabili, ma che hanno dato a mio padre e a mio zio la possibilità di esprimersi e di realizzarsi proprio nell’effimero di queste esposizioni. Io credo che queste realizzazioni siano state un momento importantissimo nello sviluppo progettuale e un’occasione unica per realizzare quel lavoro di “gruppo” che caratterizza nel tempo l’attività stessa dei fratelli Castiglioni. Seri, semiseri, quasi seri, forse no, l’effetto Livio si è trasferito a tutti i fratelli Castiglioni e il gioco è stato un motivo costante che si è poi impadronito di tutti coloro che vanivano in contatto con loro. Lo zio Pier Giacomo era certamente il più serioso, il più riservato, ma anche lui quando si trovava nella casa dei nonni sul lago di Como partecipava ai giochi e alle caotiche scorribande nelle quali i miei cugini si gettavano. Con Max Huber il sodalizio è stato lunghissimo e moltissimi sono stati i momenti vissuti insieme e i giochi semplici che con lui abbiamo fatto tutti assieme anche quando ormai anch’io ero divenuto adulto e cercavo di darmi un contegno. Memorabile è stato il matrimonio negli anni cinquanta di Max Huber a Zug (cittadina prossima di Zurigo) un serissimo giornale svizzero riporta una foto dei fratelli Castiglioni che per festeggiare l’evento utilizzano dei fumogeni trasformando l’incontaminato paesino in una grigia nube di fumo impenetrabile. Non posso non ricordare il lancio delle mongolfiere, negli anni cinquanta ma anche negli anni sessanta a Milano si potevano comperare delle mongolfiere di carta velina di varie dimensioni che con un piccolo fuoco potevano essere riempite d’aria calda e lanciate nel cielo. Con i miei zii, mio padre e Max abbiamo lanciato una enorme quantità di mongolfiere ed il gioco era molto serio, si studiava il tipo di fuoco, si valutava il vento, ma soprattutto ci si preparava ad inseguire la mongolfiera per recuperarla prima che cadesse a terra. Questo gioco così semplice coinvolgeva tutti, affascinava noi più piccoli ed era un modo per stare tutti assieme. La stessa serietà e applicazione veniva utilizzata per il lancio del missile Thor, questo era un missile di plastica lungo circa trenta centimetri (prodotto da una azienda di giocattoli) che veniva lanciato da una fionda ad elastico, quando raggiungeva il punto massimo di spinta, una molla faceva aprire il razzo che lasciava uscire una piccolo paracadute che riaccompagnava il missile a terra. Le variazioni su questo gioco sono state tantissime e si cercava di lanciare il missile sempre più in alto, si usavano anche quattro o più fionde e poi come per le mongolfiere tutti a cercare di recuperare il missile prima che raggiungesse il terreno o l’acqua, quando eravamo sul lago. Questi anni ’50 e ’60 sono stati per mio padre e mio zio dei periodi intensi dal punto di vista lavorativo e sostanziali per quello progettuale che si caratterizza con due eventi cruciali: la mostra di “Villa Olmo” a Como (1957) e la mostra “La casa abitata” a Firenze (1965). Villa Olmo, questa mostra permette a mio padre e allo zio Pier Giacomo di esprimersi liberamente presentando un primo nucleo di oggetti che negli anni successivi diventeranno prodotti commercializzati e che formano un nucleo progettuale omogeneo e caratteristico. In questa mostra si trovano già: il mezzadro, il sella, la libreria appesa, la lampada luminator. La casa abitata, nello stesso senso è l’occasione per presentare una serie di oggetti innovativi che formano una seconda fase evolutiva del percorso progettuale dei due fratelli, troviamo le posate gran prix (prima Reed & Barton), i bicchieri, le sedie tric, il mobile rampa, il tavolo Milano, la lampada black & white e l’orologio Wall Clock. In questo periodo alcune aziende per lo più famigliari o artigianali come: Arflex, Poggi, Sarfatti, Kartell, Cassina e Gavina cominciano a pensare in termini industriali cercano giovani architetti capaci di innovare la produzione. L’incontro con Gavina sarà importante per alcune realizzazioni, in particolare la poltrona S.Luca che ancora oggi rappresenta forse una degli oggetti più innovativi realizzati da mio padre e da mio zio. Gavina introduce i Castiglioni presso Sergio Gandini che crea una azienda per la costruzione di lampade: la Flos. Con Gandini inizia una lunghissima collaborazione che spingerà i Castiglioni ad interessarsi sempre di più della luce e dei suoi effetti. Nascono cosi le lampade con il materiale “cocoon” appena importato dall’America, la lampada Arco, la Tojo, la Taccia, il Tubino (disegnato nel 1949), la Luminator (disegnata per villa Olmo).
Lo studio di piazza Castello
Nel 1962 l’edificio di Corso di porta Nuova viene abbattuto e lo studio si trasferisce in piazza Castello al numero 27, dove si trova oggi. Qui mio padre continua la collaborazione con mio zio fino al 1968 anno in cui Pier Giacomo muore. Sono gli anni della contestazione e Milano è tutta un fermento, le università sono occupate, ma mio padre decide comunque di partecipare ad uno degli ultimi concorsi per la libera docenza. Mentre di giorno lavora nello studio di piazza Castello, la sera ci si trova tutti nella nostra casa che per l’occasione era stata trasformata in un secondo studio, dove veniva preparata la documentazione da inviare per la docenza. Per tre e più mesi ogni sera mio padre , mia madre, mio cugino Piero ed alcuni collaboratori hanno lavorato per realizzare la documentazione necessaria disegnando, fotocopiando, incollando una enorme quantità di materiale che giornalmente veniva trasferita dallo studio a casa e viceversa. Nel 1968 mio padre, subito dopo aver ottenuto la Libera Docenza viene chiamato ad insegnare al Politecnico di Torino e poi dal 1980 al Politecnico di Milano fino al 1993. In questo studio continua a lavorare fino alla sua scomparsa nel 2002. In questo periodo nascono molteplici progetti, disegni, allestimenti che si possono trovare, vedere, acquistare, ma in particolare mio padre porta a compimento un proprio specifico modo di insegnare di trasmette il piacere dell’oggetto che affascina molti studenti e gli permette di entrare in profonda sintonia con loro. L’oggetto anonimo, l’oggetto che ogni giorno utilizziamo senza sapere chi lo abbia disegnato, progettato è questo l’oggetto più importante perché senza che ce ne accorgiamo entra a far parte della nostra vita, diventa una parte di noi stessi un qualcosa che inconsapevolmente ci gratifica, ci modifica, ci arricchisce ogni volta che lo usiamo. Forse per questo mio padre era particolarmente orgoglioso dell’interruttore rompi-tratta che prodotto ogni giorno in centinaia di migliaia di pezzi moltissimi lo usano ma quasi nessuno ne conosce il progettista. Qui il cerchio si chiude, per mio padre l’oggetto è il frutto di un profondo studio, di molteplici tentativi, di un continuo rimettersi in gioco, ma il risultato finale è qualcosa che non solo deve essere visto, utilizzato, ascoltato, ma deve essere toccato, sfiorato nella sua tridimensionalità così come suo padre, mio nonno, modellava la materia per creare via via una forma sempre più perfetta. Non ho seguito la strada dell’architettura, né del design, ma da mio padre ho imparato che gli oggetti devono essere toccati e piacevoli da accarezzare: solo attraverso questa interazione l’oggetto diventa partecipe della tua vita e il suo utilizzo una vera relazione affettiva, in questo senso gli oggetti di cui ci circondiamo esprimono il nostro essere più intimo e diventano parte di noi stessi, condizionano il nostro comportamento e molte volte attraverso la loro mediazione realizziamo il nostro essere con gli altri.
2005 nasce lo studio-museo
Con la morte di mio padre ci siamo chiesti cosa poter fare per mantenere vivo lo spirito che mio padre aveva dato allo studio, come evitare che questo “mondo” scomparisse. Per tre anni abbiamo ipotizzato differenti soluzioni, il più delle volte poco soddisfacenti, finché abbiamo trovato nel gruppo dirigente della Fondazione Triennale ascolto e interesse. La Fondazione Triennale molto attenta alle origini del design, si è offerta quindi di aiutarci per la conservazione e l’archiviazione di tutto il materiale e di questo, la Città di Milano, deve alla Triennale una grande riconoscenza. Inoltre, si è aperto con la realizzazione dello “Studio Museo” un nuovo modo di mettere a disposizione degli studenti e di tutti un patrimonio culturale che in altro modo sarebbe perduto o a disposizione di pochi. Questa formula è stata un successo, nel 2006 si sono susseguiti nello Studio-Museo più di 3000 visitatori per ognuno dei quali la visita è stata personalizzata, guidata, un viaggio nella memoria dei Castiglioni. I commenti e le parole che questi visitatori ci hanno lasciato e ogni giorno ci lasciano, mostrano come l’essenza di questo posto continui a coinvolgere tutti coloro lo visitano, e anche noi: e con questo intendo mia madre, le mie sorelle ed Antonella e Dianella che per anni hanno collaborato con mio padre, ne siamo partecipi e convinti; Consci che aver mantenuto in vita lo studio a noi permette di rimanere idealmente vicini ad Achille e agli altri di respirare per qualche minuto la magia del design.
Milano, 15 luglio 2007
Carlo Livio Castiglioni
Mercoledì, 15 Ottobre, 2008 - 15:04

"Rossopuro" Opere su Carta di Antonio Dell'Isola

La S.V. è invitata al  Vernissage   lunedì   20  ottobre   2008   h  18,00

Libreria Internazionale Ulrico Hoepli

 


Spazio Espositivo secondopiano

            " ROSSOPURO " Opere su  Carta 
                         di  Antonio  Dell'Isola
 
Esposizione  dal   20  al  31  ottobre   2008   con  orari  10,00 - 19,30

"Durante una visita nel mio studio Matteo Galbiati mi invitò a realizzare dei lavori su carta.
Mi cimentai con entusiasmo e sviluppai numerosi disegni e dipinti sia a tempera che ad acquarello,
però tutto questo sforzo e ricerca non mi appagava in pieno, non sentivo la materia.
Incominciai a studiare la carta, la sua struttura, la resa dei colori nella sua realizzazione,
studiando e sperimentando colle, antibatteri ed antimuffe e colori naturali fino a giungere ai lavori
che presento in  " ROSSOPURO" Opere su Carta.
Al di là del materiale utilizzato, il tema di base a me caro resta il profilo artefatto che rappresenta
il mio autoritratto nella estrema sintesi ( io, anonimo ), che si estende e abbraccia ognuno
nell'omologazione della società odierna."

Nella speranza di incontrarla in questa occasione porgo  i miei  più cordiali saluti.

Antonio Dell'Isola
www.zerologico.it

Mercoledì, 15 Ottobre, 2008 - 14:41

TIPI Festival

TIPI Festival
Talenti, incontri, progetti, idee
Bolzano, 21-22 Novembre 2008

Talenti, incontri, progetti, ideeBolzano, 21-22 Novembre 2008 

Il Servizio Giovani della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano presenta TIPI, il Festival dei Talenti, degli Incontri, dei Progetti e delle Idee, a Bolzano il 21 e il 22 Novembre.

L'idea è promuovere le idee

Un festival nuovo, alla sua prima edizione, dove scambio, confronto, crescita e realizzazione sono le parole chiave. TIPI si propone di promuovere e sostenere la progettazione e la partecipazione dei giovani nel territorio dell'Alto Adige, incoraggiando i ragazzi a scommettere sulle proprie idee, a pensare al proprio futuro, anche in relazione alla propria città, a intraprendere e portare avanti un percorso professionale, che riguardi tanto le arti quanto i mestieri, perché una delle risorse del territorio dell'Alto Adige è proprio la libertà d'immaginazione dei giovani e la volontà di fare. Un festival di due giorni, preceduto da settimane di incontri e lavori preparatori, che si rivolge a tutti i giovani di età compresa fra i 16 e i 30 anni che hanno un progetto, che vogliono avviare un'attività professionale, realizzare un'ambizione artistica, incontrare qualcuno con cui condividere la propria passione o con cui scambiare le proprie idee, perché è nella condivisione che un'idea può diventare progetto.

Un laboratorio creativo per i giovani

TIPI si presenta come un vero e proprio laboratorio a supporto dei giovani, strutturato secondo due momenti principali: il primo, che comprende le settimane precedenti al festival, si articola in una serie di incontri, laboratori e attività, a Bolzano e in giro per l'Italia; il secondo, la due giorni di evento a Bolzano a fine novembre, prevede la presentazione e condivisione delle esperienze delle settimane precedenti, esperienze che possono essere ricondotte a cinque grandi sezioni: discepoli e maestri, talent scout, cacciatori di storie, reunion, archivio delle idee.

Gli incontri e le attività preliminari

Discepoli e maestri è l'opportunità di avventurarsi, tenuti per mano da maestri appartenenti a diversi settori artistici e produttivi, alla scoperta di un mondo, di una professione, di un'arte. Dalla moda al design, dalla cucina ai motori, i ragazzi vengono accolti per un giorno nell'atelier di Kean Etro, nello studio di Aldo Cibic, nella fabbrica di Ducati e nella cucina di Carlo Cracco, per osservare e sperimentare, per affiancare ed essere affiancati. Ai maestri il compito di svelare trucchi e dare suggerimenti, ai ragazzi quello di farne tesoro per le loro future professioni.
Talent scout è l'incursione nel mondo del fumetto, della fotografia, della televisione, del calcio e del cabaret. Talent scout come Igort, creatore, fra gli altri, di Linus, Robert Koch, fondatore della prestigiosa agenzia fotografica Contrasto, Maria Mussi Bollini, programmista e regista di Rai Tre, Attilio Maldera, ex calciatore di successo e Carlo Giuseppe Gabardini, autore e attore italiano, tra gli altri anche del programma televisivo Camera Cafè, si renderanno disponibili per cinque incontri al di fuori dell'ordinario. Sulla base di alcune informazioni iniziali, e anche qualche piccolo segreto del mestiere, i ragazzi saranno i veri  protagonisti: avranno infatti il compito di dimostrare loro tutto il proprio talento.
Cacciatori di storie è un laboratorio di inchiesta giornalistica che porta un gruppo di ragazzi a cercare storie di vita esemplare, di traguardi raggiunti e progetti realizzati, a incontrarne i protagonisti, noti o illustri sconosciuti, e ad intervistarli, per riportare poi all'interno del festival le diverse esperienze, così che possano servire da esempio e rappresentare uno stimolo.
Reunion è l'incontro con chi, dall'Alto Adige, per un incarico importante, per inseguire un sogno, per realizzare un progetto, si è trasferito all'estero. L'obiettivo è quello di fornire ai giovani una panoramica sui possibili sbocchi lavorativi anche al di fuori della propria regione, nonché permettere la creazione di una propria rete di contatti, agganci, che possano rivelarsi utili in futuro, e mostrare loro quanto in fondo sia facile spostarsi, cambiare.
Archivio delle Idee è un luogo cui affidare il proprio progetto per provare a realizzarlo, condividendo la propria idea, mettendosi in gioco. Su www.tipifestival.it è già possibile rendere pubblica la propria idea, e quelle che risulteranno fra le più sostenibili, quelle che punteranno al coinvolgimento dell'altro, alla dimensione sociale, quelle che avranno le maggiori ricadute sul proprio territorio, verranno "adottate", portate avanti e presentate a Bolzano. Una su tutte verrà poi realizzata.

La festa finale

Il risultato dei lavori svolti, il racconto delle esperienze, degli incontri e dei laboratori verranno tutti presentati e condivisi all'interno della due giorni di evento a Bolzano, il 21 e il 22 Novembre. Il quartier generale della manifestazione, la Scuola Einaudi, si trasformerà per due giorni in un'officina creativa, diventando scenario di incontri, scambi, giochi, pensieri, sfide. Una festa lunga due giorni, per celebrare i giovani, le loro idee, i loro successi, presenti e futuri.

I promotori

TIPI è un progetto del Servizio Giovani della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, realizzato con la direzione artistica di Stefano Laffi e dell'Agenzia Codici di Milano, con il sostegno del Ministero della Gioventù e della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, in collaborazione con esterni, la Ripartizione Formazione Professionale Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, il Liceo Pedagogico Artistico G. Pascoli, il centro giovani La Vispa Teresa, l'associazione giovanile Acras-I castori ed il circolo culturale Masetti-Ex Novo.

Per informazioni e materiali
Ufficio Stampa TIPI Festival 02 713 613
Cristina Fasci 349 2206218

Ufficio Stampa esterni
media@esterni.org
tel/fax 02 713 613
via Paladini 8 - 20133 Milano
www.esterni.org
www.designpubblico.it
www.milanofilmfestival.it
www.tipifestival.it

Mercoledì, 15 Ottobre, 2008 - 14:06

STAR BENE A SCUOLA

STAR BENE A SCUOLA

Migliorare la qualità di vita per favorire l’apprendimento

Seminario

Mercoledì 15 ottobre 2008
Ore 17.00 - 19.00
Palazzo Marino - Sala Alessi
Piazza della Scala, 2 – Milano

Ore 17,00 - Saluto
MANFREDI PALMERI Presidente del Consiglio Comunale

Introduzione

MARCO CORMIO Consigliere Comunale

INES PATRIZIA QUARTIERI Consigliere Comunale

CONTRIBUTI TEMATICI a cura di GENITORI e OPERATORI SCOLASTICI

- Manutenzione edifici scolastici
- Servizio di refezione
- Medicina scolastica

Ore 19,00 - Aperitivo

Il seminario si propone di approfondire alcun temi relativi alla stato
delle scuole milanesi
dell’infanzia, primarie, secondarie di 1° grado. Partendo da un’analisi
dell’esistente verranno
raccolti contributi e proposte per migliorare la qualità di vita di
bambini, ragazzi e operatori
scolastici.

Si prevede un percorso di lavoro costituito da:
15 ottobre 08 - Incontro introduttivo
Presentazione delle tematiche e illustrazione del percorso

Tre incontri tematici di approfondimento:
novembre 08 - manutenzione edifici scolastici
dicembre 08 - refezione scolastica
gennaio 09 - medicina scolastica

febbraio 09 - Incontro conclusivo Sintesi delle riflessioni e delle
proposte.
Confronto con l'Amministrazione Comunale ed in particolare con gli
Assessori competenti.

Agli incontri sono invitati tutti coloro che vivono la realtà della scuola
milanese (insegnanti, genitori,dirigenti, operatori dei servizi,
amministratori) ai quali verrà chiesto di collaborare attivamente
all'iniziativa.

A cura di:
Marco Cormio Consigliere Comunale - Gruppo Consiliare PD
Ines Patrizia Quartieri Consigliere Comunale - Gruppo Consiliare PRC

Martedì, 14 Ottobre, 2008 - 16:39

Lettera a Eugenio Galli: quale futuro per l'Ecopass?

Caro Eugenio,
ho letto con attenzione la tua lettera e non posso esimermi dal condividerne spirito e contenuto. Come sempre direi. Ho esposto in Consiglio di Zona 4, ti ricorderai, un'interrogazione per chiedere delucidazioni riguardanti il futuro progetto, tante volte presentato in formula di dichiarazioni di intenti, ma spesso disattese, ancora non promosse come progetti attuativi. Non si parla di coperture economiche, di risorse e di gestione del servizio nel suo complesso. Non è una considerazione, questa, lontana dal ema da te proposto, Eugenio: siamo nelle alternative sostenibili della mobilità cittadina. Se non ci sono alternative l'utilizzo dell'automobile privata rimane per molte e per molti l'unico mezzo possibile. Senza altre opzioni, maggiore funzionamento dei mezzi pubblici, efficenza del servizio, un giorno su due vediamo con costanza incidenti sulle linee tranviarie, oppure blocchi improvvisi della circolazione delle mteropolitane, non possiamo dire che a Milano la "rivoluzione culturale" nell'intendere una mobilità altra abbia fatto breccia. Quanto può fare un provvedimento disposto dalla Giunta Comunale e quanto, invece, può fare una pratica sedimentata da anni e anni di concrete azioni che conducono a concepire con intelligenza l'esigenza di utilizzo di un altro strumento per muoversi nella città metropolitana.
L'ecopass quale futuro: a inizio gennaio, a un anno di distanza dall'avvio di questo provvedimento, ci sarà il referendum cittadino. Repubblica di Milano online ha già avviato una consultazione: il responso è stato chiaro e netto per proseguire nell'esperimento e prevederne un'estensione. Non conosco in quali modalità e con quali canali saranno avviate le consultazioni, ancora non è stato definito. In una mia ultima interrogazione invitavo l'assessorato alla mobilità del Comune a provvedere a coinvolgere in una discussione politica i consigli cicoscrizionali con assemblee pubbliche che sappiano dare prospettive e progettualità più complete e coerenti, strutturali, ma anche i "city users", coloro che ogni mattina si recano a Milano dalla Provincia e non solo per poter accedere ai propri luoghi di lavoro e di studio. Parlare di consultazioni può sembrare utile, ma rimane sterile occasione a livello di prospettiva e di idee per un progetto complessivo di mobilità alternativa e sostenibile per Milano, partecipato soprattutto, come converebbe. Che cosa significa ecopass se non si pensa in modo "metropolitano", se non si estende l'ottica del raggio progettuale in una dimensione che oltrepassi la dimensione comunale, coinvilgendo in un tavolo strutturale sulla mobilità, investendo sulla rete di trasporto pubblico, su un sistema tariffario maggiormente agevole per le fasce di utenza più deboli, il prezzo del biglietto unico su tutta la rete territoriale, più efficente e con una distribuzione equa e più capillarmente presente sul territorio.
Ecopass per me cosa signifca in prospettiva? Significa estenderlo per territorialità, significa applicarlo anche a motocilcette e motorini, significa chiaramente costruire una macchina di supporto al servizio più efficente, ricordando le poderose lacune che si sono palesate nei mesi della sua applicazione sperimentale.
Ma significa, rivolgo questo invito all'Assessorato Croci, all'Amministrazione Comunale, prevedere una visione di progetto di rete di trasporti pubblici che coinvolga i comuni della provincia, la futura area metropolitana, investendo sulle strutture, la rete infrastrutturale, i provvedimenti di messa in sicurezza dei mezzi, di un loro adeguamento e, infine, di un aumento delle risorse umane impiegate. Non possiamo vedere incidenti causati dallo stress elevato e dai ritmi spesso insostenibili a cui sono sottoposti i lavoratori dell'Azienda Pubblica di trasporti.
Io posso dire che l'Ecopass sia da sostenere: lo dico e lo dirò. Ma a una condizione, ed è per questo che penso che sia opportuna, anzi da sostenere, la coalizione antismog promossa da associazionismi di rilevante importanza nel campo ambientale ed ecologico, come Legambiente, VAS, Ambiente Milano, Genitori Antismog per rivendicare istanze che sono di fondamentale necessità, quali una maggiore partecipazione nell'individuare nuovi sistemi di diffusione della rete infrastrutturale dei trasporti e della mobilità sul territorio.
Occorre ripartire a pensare all'Ecopass solo e solamente se al provvedimento, che rimane palliativo di interessante rilevanza, ma comunque palliativo nel deserto, non seguono proposte che implementino le piste ciclabili, che prevedano l'adozione di un servizio di car sharing, di car pooling, di bike sharing necessario a garantire una riduzione dell'utilizzo individuale dell'automobile, un'estensione della rete metropolitana fuori dalla cerchia comunale, uso non a caso questo termine data spesso la ristrettezza di linea di visione politica nell'ambito e nella dimensione della mobilità pubblica palesata spesso dal Comune di Milano e, infine, scelte che assicurino la competitività dell'utilizzo in senso economico e fiscale dei mezzi pubblici rispetto a quelli privati.
In questo caso, a queste condizioni, che parallelamente devono essere prese in considerazione, analizzate e predisposte, seppure l'esigenza e la complessità del progetto avrebbe richiesto un intervento adeguato previo e precedente al provvedimento Ecopass, sperimentale sia chiaro, possiamo parlare di un'estensione e di una prosecuzione del progetto e della disposizione, che avrebbe maggiori effetti positivi sulla qualità dell'aria, come giustamente sottolinei, Eugenio, e sulla vivibilità della città. Altrimenti rimarrebbe il tutto una proposta di facciata, dai limitati e limitanti effetti per la qualità del vivere Milano.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Martedì, 14 Ottobre, 2008 - 08:59

Giappone: Tadashi Makino rischia l'esecuzione

Il 30 settembre 2008 è stata respinta l'ultima richiesta di clemenza presentata dagli avvocati di Tadashi Makino, il quale si trova ora a rischio di esecuzione imminente.
Tadashi è stato condannato a morte nel 1990 per l'omicidio di una donna e per il ferimento di altre due. È detenuto nel braccio della morte del centro di detenzione di Fukuoka.

Tadashi, nato nel 1950, era stato già condannato all'ergastolo per rapina e omicidio commessi quando aveva 19 anni. Era stato messo in libertà vigilata nel 1987 dopo aver scontato 16 anni e mezzo di prigione.
 
Durante il processo, i suoi avvocati hanno sostenuto che Tadashi non avesse sufficiente capacità mentale e pertanto non poteva essere ritenuto responsabile per i reati di cui era accusato. Nonostante ciò, il tribunale lo ha condannato a morte.

Inizialmente Tadashi aveva fatto appello all'Alta Corte, per poi ritirare la richiesta. I suoi avvocati hanno contestato il suo gesto sostenendo che egli non fosse pienamente consapevole delle sue azioni e si sono rivolti al Tribunale distrettuale di Fukuoka chiedendo un nuovo processo. Nel settembre 2004, l'appello è stato respinto. Nel gennaio 2006, hanno presentato un altro appello alla Corte suprema, anch'esso rifiutato. Anche la successiva richiesta di clemenza al ministro della Giustizia, il 29 maggio 2008, è stata respinta. L'esame di questa richiesta, che normalmente richiede anni, si è svolto in soli tre mesi.
L'attuale ministro della Giustizia Mori Eisuke è entrato in carica il 24 settembre nel nuovo governo del primo ministro Aso Taro. Dall'inizio dell'anno il Giappone ha già eseguito 13 condanne a morte, rispetto alle 9 esecuzioni che hanno avuto luogo nel 2007. L'11 settembre l'ex ministro della Giustizia Yasuoka Okiharu, rimasto in carica per meno di due mesi, ha disposto tre esecuzioni.

http://www.amnesty.it

per sottoscrivere l'appello, io l'ho già fatto, basta accedere al seguente url
http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/IT/appelliForm.php/L/IT/ca/183

Lunedì, 13 Ottobre, 2008 - 16:16

Partecipate Area Tematica PACE E DISARMO

L’area tematica “Pace e Disarmo” è attiva dal 2003, con la partecipazione di persone di diversi paesi europei: con il nome di “Commissione Pace e Nonviolenza”,ha preso parte alla riunione della Regionale Umanista Europea a Praga nel 2003, a quella di Budapest del 2004 e al Forum Umanista Europeo di Lisbona del 2006.
Tutti questi appuntamenti sono stati occasioni di interscambio, confronto e condivisione di esperienze e presentazione dei documenti elaborati dai partecipanti sulle tematiche legate alla pace, con l’obiettivo di fornire dati poco conosciuti, uniti ad un punto di vista umanista.
Si sono così affrontati temi come la Costituzione Europea (poi bocciata nei referendum del 2006 in Francia e Olanda), la produzione e il commercio di armi, le bombe nucleari, la politica estera europea e la presenza di truppe di paesi europei al seguito delle guerre degli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq, il conflitto Palestina-Israele, i genocidi, l’andamento della spesa militare mondiale ecc.
I partecipanti all’area tematica sono inoltre attivi in molte iniziative e campagne, da Europe for peace, per un’Europa libera dalle armi nucleari, al movimento contro le basi USA in Repubblica Ceca, dalle manifestazioni e i simboli della pace in Ungheria, all’organizzazione di forum e conferenze con esperti e militanti in Spagna ed Italia, fino alla raccolta di firme in Italia per leggi di iniziativa popolare sul disarmo nucleare e le basi militari.
In occasione del Forum Umanista Europeo dell’ottobre 2008, nel tavolo di lavoro “Pace e Disarmo” i rappresentanti di varie organizzazioni europee si incontreranno per definire punti in comune, lanciare iniziative di appoggio reciproco e momenti di mobilitazione.
Oltre a questo incontro di interscambio, che si terrà la mattina di sabato 18 ottobre all’Università Bicocca, abbiamo organizzato tre tavole rotonde su temi importanti legati al nostro campo di attività, invitando esperti ed attivisti di vari paesi: il nostro interesse è quello di approfondire temi come le armi nucleari, ma anche di ascoltare esperienze poco conosciute, che dimostrano come la voce della nonviolenza possa levarsi anche nei luoghi più violenti del mondo e di conoscere storie interessanti e incoraggianti alla “Davide contro Golia”.
Ecco il programma in via di definizione:
Venerdì 17 ottobre al Palalido:
Tavola rotonda su: Fermare la guerra nucleare, il ruolo dell’Europa
  • Oratori confermati
  • Giorgio Schultze, portavoce del Forum Umanista Europeo
  • Hans Kristensen, Direttore del Nuclear Information Project, Federation of American Scientists (video messaggio)
  • Angelo Baracca, professore di fisica all’Università di Firenze
  • Giulietto Chiesa, europarlamentare
  • Pol D'Huyvetter, International Office, Mayors for Peace 2020 Vision Campaign
Sabato 18 ottobre, Università Bicocca
h. 10-13 Incontro tra attivisti e rappresentanti di varie organizzazoini per definire punti in comune, lanciare iniziative di appoggio reciproco e momenti di mobilitazione.
h. 15 Tavola rotonda su: “Scudo anti-missile e militarizzazione dell’Europa
Oratori confermati:
  • Jan Tamas, portavoce del movimento contro le basi in Repubblica Ceca
  • Angelica Romano, Comitato pace, disarmo e militarizzazione del territorio, Napoli
  • Massimo Zucchetti, Politecnico di Torino
  • Lindis Percy, Coordinatore Campaign for the accountability of American bases - CAAB
  • Vittorio Agnoletto, europarlamentare
  • Silvano Caveggion, Rete Lilliput, Vicenza

h. 15 Tavolo di lavoro sulla campagna "Banche Armate"

h. 17 Tavola rotonda su “Una soluzione nonviolenta per il conflitto Israele-Palestina”
Oratori confermati:
  • Noam Livne, "refusnik" israeliano
  • Monica Czyza, Centro delle Culture di Barcellona
  • Giorgio Forti, Rete degli ebrei contro l’occupazione
  • Luisa Morgantini, Vice-presidente del Parlamento Europeo
  • Felicity de Zulueta, Centro per il trattamento dei traumi, Maudsley Hospital, Londra
h. 17 "Sosteniamo LaOnf, il movimento nonviolento iracheno"
Martina Pignatti Morano di Un ponte per...
"Popolazioni bersaglio di guerre ed occupazioni: le vittime, le armi, l'eredità dei danni e i contesti delle resistenze a Gaza, in Iraq e in Libano"
  • Giuditta Brattini, la Gazzella
  • Muhamed Tareq, Conservation Center of Environmental and reserves in Fallujah & Monitoring Net of Human Rights In Iraq (MHRI) 
  • Paola Manduca, New weapons
Popolazioni bersaglio delle guerre ed occupazioni- le vittime, le armi, l'eredità di danni e i contesti delle resistenze in questi 3 paesi: Gaza, Iraq e Libano

Giuditta Brattini, Associazione la Gazzella
Muhamed Tareq, Conservation Center of Environmental and reserves in Fallujah & Monitoring Net of Human Rights In Iraq (MHRI)
Paola Manduca, newweapons

Presenteranno dati raccolti sul campo nei 3 paesi.
Illustreranno l'uso di armi illegali nel contesto delle regole ed accordi internazionali, da parte di USA ed Israele e del loro uso rivolto consapevolmente a colpire le popolazioni. Discuteranno della inefficacia degli organismi internazionali che hanno mandato di controllo e giudizio. Descriveranno metodi per cercare la verità sull'uso di armi letali e subletali, e soprattutto descriveranno il lascito di queste forme di guerra nella vita presente e futura e nei corpi delle vittime civili e dei loro figli, con particolare riguardo ai bambini offesi.

Una mezz'ora o più sarà dedicata al dialogo con la platea.
Saranno disponibili copie della campagna per gli accademici perseguitati in Iraq e per i rifugiati Iracheni e si raccoglieranno firme e fondi per queste campagne.
Sarà aperta la raccolta di fondi per assistere i bambini feriti e cronicizzati di Gaza.

Mostra fotografica "USA e getta": l'isola sarda della Maddalena viene abbandonata dalle forze armate statunitensi, che però lasciano indelebili segni di contaminazione.

Link utili

www.nonviolence.cz
www.mondosenzaguerre.org
www.unfuturosenzatomiche.org
www.europeforpeace.eu
forodesarme.blogspot.com
it.youtube.com/mondosenzaguerre
www.usaegettaprogetto.com
www.marchamundial.org
Lunedì, 13 Ottobre, 2008 - 16:14

Forum Europeo Umanista a Milano il 17-18-19 Ottobre 2008

Forum Europeo Umanista

Milano 17.18.19 ottobre 2008
http://www.humanistforum.eu/it/info/contesto

I governi europei sostengono di voler “promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei loro popoli“, ma poi partecipano alle guerre scatenate dagli Stati Uniti e non si oppongono alla nuova, folle corsa agli armamenti nucleari; lo scontro tra le culture è fomentato a detrimento del dialogo e della cooperazione, mentre si rafforzano i fanatismi e il razzismo; l'avidità e il miope egoismo dei potenti stanno distruggendo le risorse ambientali e il futuro delle giovani generazioni. I sogni di progresso, uguaglianza e sicurezza si sono tradotti in affari per pochi e in debiti per la maggioranza. Autoritarismo, manipolazione dell'opinione pubblica ed esclusione dei cittadini dalle decisioni sono prassi quotidiana nell’esercizio del potere.
Coloro che governano il nostro continente non possono immaginare un futuro diverso da quello che consente loro la legge del mercato, alla quale restano incatenati. Essi ormai non rappresentano più i popoli d'Europa, nei quali sta cominciando a manifestarsi una nuova sensibilità.
Esiste un movimento sociale nascente, che sta iniziando a prendere coscienza di se stesso. Questo movimento rifiuta la violenza, spinto da un forte impulso morale.
Tale rifiuto implica non solo l’impegno contro tutte le forme di violenza, che stanno producendo dolore e sofferenza in Europa e nel mondo, ma anche la scelta della nonviolenza come metodologia d’azione.
Nella crisi globale che sta attraversando l’umanità, la nonviolenza non è più soltanto una possibile alternativa, ma è una necessità. Non esiste altra via d’uscita per garantire la
sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità e realizzare un mondo senza violenza.
Il cammino verso la nonviolenza è un percorso intenzionale, che richiede un profondo cambiamento personale, la riconciliazione con se stessi e con gli altri, imparando a trattare gli altri come si vorrebbe essere trattati. A livello sociale, implica la ricerca di mezzi nuovi e creativi per risolvere i conflitti, nella prospettiva di superare completamente la violenza in tutte le sue forme di espressione.
In questo contesto, è necessario creare ambiti di confluenza, interscambio e discussione
per coloro che aspirano a mettere in moto un nuovo modello di sviluppo, che abbia come fondamento etico e come metodologia d’azione la nonviolenza attiva. Questi ambiti di incontro si apriranno alle forze sociali, politiche, economiche, gli intellettuali e a ogni persona che voglia coordinare azioni, definire progetti e rafforzare l’enorme potenza dell’azione nonviolenta.
Nel Forum Umanista Europeo, che si terrà a Milano nell’ottobre del 2008, i popoli d'Europa si incontreranno per lavorare alla costruzione di un’Europa aperta al futuro, diversa, accogliente, nonviolenta e solidale, capace di aprire i nuovi orizzonti e i nuovi cammini che l’essere umano ha bisogno di percorrere e di dare il proprio apporto alla nascita della Nazione Umana Universale, la nuova civiltà planetaria libera dalla violenza.
Il programma del forum, in via di definizione, prevede tavoli di lavoro su:
  • Economia alternativa
  • Anti-discriminazione
  • Diritti umani
  • Culture, migrazioni e cooperazione internazionale
  • Arte ed espressioni popolari
  • Ecologia e Ambiente
  • Pace e Disarmo
  • Sanità
  • Educazione
  • Mezzi di comunicazione
  • Movimento studentesco
  • Religiosità e spiritualità
  • Tecnologia digitale
  • Partiti politici
  • Nuove generazioni
  • La menzogna dell'informazione
E inoltre seminari, conferenze, laboratori, dibattiti su temi di attualità, esposizioni, presentazioni di libri e film, eventi artistici e tutti i contributi che organizzazioni e singoli vorranno fornire.

Sabato, 11 Ottobre, 2008 - 08:10

Cascina Carliona:presentata un'interrogazione al CdZ6

Presentata al Consiglio di Zona 6 l'interrogazione sullo stato di degrado della Cascina Carliona di via Danusso, alla Barona.

Sabato, 11 Ottobre, 2008 - 08:06

Mafia a Milano, di Gianni barbacetto

Riporto questo interessante intervento di Gianni Barbacetto sulle infiltrazioni mafiose a Milano.

 
Mafia a Milano
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A CENTO PASSI
DAL MUNICIPIO
Milano capitale della mafia

di Gianni Barbacetto - 9 ottobre 2008

I boss stanno a cento passi da Palazzo Marino, dove il sindaco di Milano Letizia Moratti lavora e prepara l’Expo 2015. O li hanno già fatti, quei cento passi che li separano dal palazzo della politica e dell’amministrazione? Certo li hanno fatti nell’hinterland e in altri centri della Lombardia, dove sono già entrati nei municipi.
Comunque, a Milano e fuori, hanno già stretto buoni rapporti con gli uomini dei partiti.
«Milano è la vera capitale della ’Ndrangheta», assicura uno che se ne intende, il magistrato calabrese Vincenzo Macrì, della Direzione nazionale antimafia. Ma anche Cosa nostra e Camorra si danno fare sotto la Madonnina. E la politica? Non crede, non vede, non sente. Quando parla, nega che la mafia ci sia, a Milano. Ha rifiutato, finora, di creare una commissione di controllo sugli appalti dell’Expo. Eppure le grandi manovre criminali sono già cominciate.
Ne sa qualcosa Vincenzo Giudice, Forza Italia, consigliere comunale di Milano, presidente della Zincar, società partecipata dal Comune, che è stato avvicinato da Giovanni Cinque, esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena. Incontri, riunioni, brindisi, cene elettorali, in cui sono stati coinvolti anche Paolo Galli, Forza Italia, presidente dell’Aler, l’azienda per l’edilizia popolare di Varese. E Massimiliano Carioni, Forza Italia, assessore all’edilizia di Somma Lombardo, che il 14 aprile 2008 è eletto alla Provincia di Varese con oltre 4 mila voti: un successo che fa guadagnare a Carioni il posto di capogruppo del Pdl nell’assemblea provinciale. Ma è Cinque, il boss, che se ne assume (immotivatamente?) il merito, dopo aver mobilitato in campagna elettorale la comunità calabrese.
Ne sa qualcosa anche Loris Cereda, Forza Italia, sindaco di Buccinasco (detta Platì 2), che non trova niente di strano nell’ammettere che riceveva in municipio, il figlio del boss Domenico Barbaro. Lui, detto l’Australiano, aveva cominciato la carriera negli anni 70 con i sequestri di persona e il traffico di droga. I suoi figli, Salvatore e Rosario, sono trentenni efficienti e dinamici, si sono ripuliti un po’, hanno studiato, sono diventati imprenditori, fanno affari, vincono appalti. Settore preferito: edilizia, movimento terra. Ma hanno alle spalle la ’ndrina del padre. Cercano di non usare più le armi, ma le tengono sempre pronte (come dimostrano alcuni bazooka trovati a Buccinasco). Non fanno sparare i killer, ma li allevano e li allenano, nel caso debbano servire. Salvatore e Rosario, la seconda generazione, sono arrestati a Milano il 10 luglio 2008. Eppure il sindaco Cereda non prova alcun imbarazzo.
Ne sa qualcosa anche Alessandro Colucci, Forza Italia, consigliere regionale della Lombardia. «Abbiamo un amico in Regione», dicevano riferendosi a lui due mafiosi (intercettati) della cosca di Africo, guidata dal vecchio patriarca Giuseppe Morabito detto il Tiradritto. A guidare gli affari, però, è ormai il rampollo della famiglia, Salvatore Morabito, classe 1968, affari all’Ortomercato e night club («For a King») aperto dentro gli edifici della Sogemi, la società comunale che gestisce i mercati generali di Milano. È lui in persona a partecipare a una cena elettorale in onore dell’«amico» Colucci, grigliata mista e frittura, al Gianat, ristorante di pesce. Appena in tempo: nel maggio 2007 viene arrestato nel corso di un’operazione antimafia, undici le società coinvolte, 220 i chili di cocaina sequestrati.
Ne sa qualcosa anche Emilio Santomauro, An poi passato all’Udc, due volte consigliere comunale a Milano, ex presidente della commissione urbanistica di Palazzo Marino ed ex presidente della Sogemi: oggi è sotto processo con l’accusa di aver fatto da prestanome a uomini del clan Guida, camorristi con ottimi affari a Milano. Indagato per tentata corruzione nella stessa inchiesta è Francesco De Luca, Forza Italia poi passato alla Dc di Rotondi, oggi deputato della Repubblica: a lui un’avvocatessa milanese ha chiesto di darsi da fare per «aggiustare» in Cassazione un processo ai Guida.
Ne sa qualcosa, naturalmente, anche Marcello Dell’Utri, inventore di Forza Italia e senatore Pdl eletto a Milano. La condanna in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa si riferisce ai suoi rapporti con Cosa nostra, presso cui era, secondo la sentenza, ambasciatore per conto di «un noto imprenditore milanese». Ma ora una nuova inchiesta indaga anche sui suoi rapporti con la ’Ndrangheta: un altro imprenditore, Aldo Miccichè, trasferitosi in Venezuela dopo aver collezionato in Italia condanne a 25 anni per truffa e bancarotta, lo aveva messo in contatto con la famiglia Piromalli, che chiedeva aiuto per alleggerire il regime carcerario al patriarca della cosca, Giuseppe, in cella da anni. Alla vigilia delle elezioni, Miccichè prometteva a Dell’Utri un bel pacchetto di voti, ma chiedeva anche il conferimento di una funzione consolare, con rilascio di passaporto diplomatico, al figlio del boss, Antonio Piromalli, classe 1972, imprenditore nel settore ortofrutticolo con sede dell’azienda all’Ortomercato di Milano. Sentiva il fiato degli investigatori sul collo, Antonio. Infatti è arrestato a Milano il 23 luglio, di ritorno da un viaggio d’affari a New York. È accusato di essere uno dei protagonisti della faida tra i Piromalli e i Molè, in guerra per il controllo degli appalti nel porto di Gioia Tauro e dell’autostrada Salerno-Reggio.
Qualcuno si è allarmato per questa lunga serie di relazioni pericolose tra uomini della politica e uomini delle cosche? No. A Milano l’emergenza è quella dei rom. O dei furti e scippi (che pure le statistiche indicano in calo). La mafia a Milano non esiste, come diceva già negli anni Ottanta il sindaco Paolo Pillitteri. Che importa che la cronaca, nerissima, della regione più ricca d’Italia metta in fila scene degne di Gomorra?
A Besnate, nei pressi di Varese, a luglio il capo dell’ufficio tecnico del Comune è stato accoltellato davanti al municipio e si è trascinato, ferito, fin dentro l’ufficio dell’anagrafe, lasciando una scia di sangue sulle scale. Una settimana prima, una bottiglia molotov aveva incendiato l’auto del dirigente dell’ufficio tecnico di un Comune vicino, Lonate Pozzolo. Negli anni scorsi, proprio tra Lonate e Ferno, paesoni sospesi tra boschi, superstrade e centri commerciali, sono state ammazzate quattro persone di origine calabrese. Giuseppe Russo, 28 anni, è stato freddato mentre stava giocando a videopoker in un bar: un killer con il casco in testa, appena sceso da una moto, gli ha scaricato addosso quattro colpi di pistola. Alfonso Muraro è stato invece crivellato di colpi mentre passeggiava nella via principale del suo paese affollata di gente. Francesco Muraro, suo parente, un paio d’anni prima era stato ucciso e poi bruciato insieme alla sua auto.
L’ultimo cadavere è stato trovato la mattina di sabato 27 settembre in un prato di San Giorgio su Legnano, a nordovest di Milano: Cataldo Aloisio, 34 anni, aveva un foro di pistola che dalla bocca arrivava alla nuca. A 200 metri dal cadavere, la nebbiolina di primo autunno lasciava intravedere il cimitero del paese, in cui riposa finalmente in pace, benché con la faccia spappolata, Carmelo Novella, che il 15 luglio scorso era stato ammazzato in un bar di San Vittore Olona con tre colpi di pistola in pieno viso.
Milano, Lombardia, Nord Italia. È solo cronaca nera? No, Gomorra è già qua. Ma i politici, gli imprenditori, la business community, gli intellettuali, i cittadini non se ne sono ancora accorti.

 

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