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Mercoledì, 30 Marzo, 2011 - 12:00

Radiazioni: quello che non fanno, quello che non ci dicono

Le conseguenze di Fukushima, la prevenzione, l'informazione e l'allarmismo

 

Il Piano Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile, Dpcm del 19 marzo 2010: approvazione del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche prevede delle misure d'urgenza in caso di rischio nucleare.

 

Dalla home page del sito del Ministero della Salute, nella parte in evidenza dedicata alla rassicurazione ai cittadini relativamente alla crisi nucleare giapponese fino a ieri era possibile raggiungere alcune pagine tratte dal Supplemento ordinario n. 96 alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale - n. 119.

Esse contenevano le indicazioni per la “Distribuzione territoriale della dose equivalente alla tiroide (mSv) da inalazione di 131I per il gruppo di popolazione dei bambini”. Nei “Presupposti tecnici del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche.” Si evidenziava che Perché la contromisura abbia la massima efficacia è necessario che lo iodio stabile venga somministrato prima dell’esposizione al rilascio radioattivo (in previsione dell’arrivo della nube radioattiva) o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione (Fig.A4.1). Somministrazioni più tardive presentano profili di efficacia molto modesti ed è addirittura possibile che una somministrazione ritardata di iodio stabile (48-72 ore dopo l’inizio dell’esposizione) possa prolungare la ritenzione intratiroidea del radioiodio provocando pertanto teoricamente un potenziamento del danno radioindotto alla tiroide”. Veniva inoltre indicata la “Dose evitata alla tiroide in funzione del tempo in cui viene somministrato lo iodio stabile (tratta da:Guidelines for iodine prophylaxis following nuclear accidents – 1999 update WHO)Facendo riferimento al documento “Basi tecniche per l’aggiornamento dei presupposti del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche. Eventi diorigine transfrontaliera” (Novembre 2006), nelle figure A4.2 e A4.3 è riportato l’andamento temporale della dose equivalente alla tiroide per i due impianti presi in considerazione.” Il riferimento riguarda eventuali incidenti alla centrale di St. Alban in Francia e alla centrale di Krško in Slovenia, centrale appena riavviata dopo che il 23 marzo era stata fermata per problemi tecnici e di sicurezza. Il Decreto precisava che ”Le Regioni interessate sotto questo aspetto, nell’ipotesi più sfavorevole formulata, sono:- In caso di rilascio a seguito di incidente severo presso la centrale di St. Alban:

Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, parte della Lombardia, parte dell’Emilia-Romagna;

- In caso di rilascio a seguito di incidente severo presso la centrale di Krško: Friuli

Venezia Giulia, parte del Veneto e dell’Emilia Romagna per il possibile interessamento

dell’area del delta padano (province di Rovigo e Ferrara).”

Quindi “Considerato che in Italia non sono presenti centrali in esercizio, e

che lo scenario di riferimento riguarda incidenti transfrontalieri severi, si ritiene che nel nostro

Paese si debba progettare un sistema di stoccaggio finalizzato alla distribuzione rapida in

emergenza. Il tempo intercorrente tra la notifica dell’incidente e l’inizio dell’esposizione della

popolazione sul territorio nazionale non può essere conosciuto a priori con precisione. Si può

stimare un intervallo temporale che va da 12 a 24 ore. La profilassi, per essere efficace, deve essere

effettuata al più tardi entro 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione.

Sulla base di queste premesse, si possono ipotizzare due modelli:

a) costituzione di scorte di compresse di KI nelle farmacie dei territori potenzialmente esposti e

distribuzione gratuita in caso di allarme, su disposizione del Dipartimento della Protezione

Civile, d’intesa con la Regione interessata;

b) stoccaggio decentrato presso strutture idonee, e distribuzione a cura del sistema sanitario

territoriale (118), attraverso centri di distribuzione definiti sulla base di una pianificazione

specifica.”

Ci troviamo di fronte a que problemi:

1-A distanza di 19 giorni dal sisma giapponese la maggior parte delle farmacie non sa neanche cosa sia lo Ioduro di potassio, in aperta antitesi alle indicazioni di necessaria immediatezza previste dal decreto.

2- Da ieri alcune pagine del decreto sono state modificate sul sito del Ministero della Salute.    L'allegato 4 (raggiungibile comunque solo cliccando sull'Allegato 5 !!) fino a ieri presentava 11 link da evidenziare. Oggi ne presenta 22 di fatto non raggiungibili. Qualsiasi tentativo di accesso a queste pagine porta al rilascio della indicazione "Forbidden: You don't have permission to access".

Risulta contraddittorio che alla modifica della visibilità delle pagine dal sito del Ministero della Salute si contrapponga il mantenimento di un pdf complessivo del documento, rintracciabile sul sito  della Protezione Civile  http://www.protezionecivile.it/resources/cms/documents/Piano_nazionale_revisione_1marzo_2010.pdf .

Cosa è accaduto? Perché le farmacie non vengono sollecitate, in chiave di prevenzione, a predisporre quanto previsto dalle indicazioni del Decreto? Perché vi è una comunicazione difforme del Ministero della Salute e del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la quale crea confusione e contribuisce a generare insicurezza e incertezza tra i cittadini. Questa situazione di comunicazione alterata è grave, in un momento come quello attuale in cui i cittadini hanno bisogno di certezze e di rassicurazioni. La verità e l’accesso alle informazioni costituiscono non solo il rispetto dei diritti costituzionali ma anche l’unica modalità di riduzione dell’ansia e di gestione consapevole e diffusa di un problema generato da una catastrofe nucleare non confinabile e non circoscrivibile.