Un primato eco "mostruoso" in zona 4
Era necessario un Premio conferito alla fine di un concorso, sostenuto con la partecipazione fattiva ed economica di importanti sponsor, indetto per fotografe e fotografi che da attenti vigili del territorio hanno denunciato con un semplice scatto della propria macchina fotografica la presenza reale e provata scientificamente nella propria esistenza nefasta di strutture fatiscenti, avveneristiche, post moderniste e fortemente stridenti con il contesto urbano, sociale, ambientale in cui venivano a collocarsi, facendo gridare vendetta per tutelare la memoria dei grandi maestri dell'arte architettonica, da Renzo Piano a Gae Aulenti, per procedere nel passato con una insormontabile Gaudì o di un Le Corbusier. In zona 4 abbiamo un discreto primato di ecomostri, che si ergono in modo devastante nel panorama della circoscrizione come delle strutture non solo fatiscenti, ma reali e incredibili metaforici "pugni allo stomaco" per residenti, passanti, insomma per gli occhi di qualsiasi essere vivente. Una fotograsfia denunciante una struttura in Viale Forlanini, ha avuto addirittura il beneficio del conferimento di uno dei quattro premi. E' un primato abbastanza triste quello totalizzato dalla zona, dove si concentrano la maggior parte di ecomostri fotografati e immortalati dallo scatto attento e indagatore della fotografa o del fotografo di turno: ma è questo un primato che porta all'attenzione nostra, di amministratrici e di amministratori, rappresentanti consiglieri della cittadinanza, il dramma della piaga della corruzione e della speculazione edilizia, senza regole, senza tutela delle misure richieste per un corretto sviluppo urbanistico, senza rispetto delle norme riguardanti la costruzione di strutture a uso abitativo o commerciale, senza nessuno scrupolo e nessun riferimento con il contesto socio-urbano e culturale presente nell'ambito zonale. Lo sviluppismo è tipico di una logica che porta a rendere preferibile la dimensione dell'irresponsabile ricerca forsennata e ansiosa dell'utile, del profitto, del lucro, derivante dalla costruzione di insediamenti nuovi, senza predisporre misure che possano realmente interessare un progredire armonico in tutte le sue componenti della zona, del luogo abitato. Il non rispetto di queste misure indica ancora con maggiore forza la mancanza del rispetto del diritto della cittadinanza di incidere nelle scelte che riguardano la gestione amministrativa del proprio territorio e delle risorse pubbliche e collettive presenti nel proprio ambito di vita quotidiana. Denunciare questo tramite un concorso fotografico è importante e propedeutico per realizzare uan coscienza pubblica e civile universale della cittadinanza che si erige ed elegge attenta vigilante del luogo ambientale e urbano dove vive e dove realizza in modo autodeterminato la propria esistenza sociale e collettiva. Per visionare gli altri aborti architettonici si acceda al seguente link: www.nonsolopuntaperotti.it
L'anno prossimo ci sarà una riedizione di questo concorso utile e importante dando e offrendo una nuova opportunità per sollecitare le amministrazioni a provvedere a riqualificare in senso partecipato i terreni abusivamente occupati da oscenità di tale calibro. Come si suole dire alla fine della presentazione del film dessier di prima serata:"Buona visione". Ma in questa occasione possiamo dire trattarsi o di un film trash o del terrore.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Un comprensorio di edifici a edilizia popolare in Via Salomone
Il famoso "ecomostro" di Ponte Lambro struttura di uno dei tanti alberghi non completati per i Mondiali '90 (della speculazione affaristica direi)
Un nuovo mega centro commerciale a Rogoredo
Vi spiego ...
in un benessere che è
egoismo, stupidità,
incultura, pettegolezzo,
moralismo, coazione,
conformismo: prestarsi
in qualche modo a
contribuire a questa
marcescenza
è, ora, il fascismo.
Vie Nuove n. 36,
6 settembre 1962
La necessità oggi che si riscontra a Milano, come in Italia, come in Europa, è quella di dare spazio alla costruzione di un soggetto inclusivo, unitario e di lungo corso della sinistra. Cosa intendo per sinistra: per sinistra intendo l’insieme delle forze sociali, culturali, civili, siano esse partiti, siano essere associazioni, siano esse collettivi, siano esse movimenti, siano esse coordinamenti, che si prospettano l’esigenza massima e ampia, dalla lunga prospettiva di cambiare la società attuale, di superare quelle contraddizioni molteplici che vivono nel contesto neoliberista. Le ultime elezioni hanno dato prova di un cambiamento radicale nella concezione dell’elettorato, che ha premiato, primo momento nella storia della Repubblica, in modo determinante e forte le aggregazioni di soggetti partitici, la somma dei consensi dei quali, nei contesti in cui si presentavano da soli, è inferiore rispetto al consenso generale ottenuto dall’aggregazione dei medesimi. L’Ulivo è vincente alla Camera: gli elettori hanno premiato il progetto che prevede un’unità dei valori tra coloro che erano diversi, magari provenienti da storie differenti, contrapposte, ma che oggi può e deve essere possibile, perché esiste unità negli obiettivi, nelle finalità, nella lettura del cambiamento sociale e nella necessità di valorizzare una gestione di questo cambiamento, in senso riformatore. Plaudo, quindi, coerentemente alla realizzazione del progetto de L’Ulivo, pur distaccandomi per sensibilità e per formazione ideale. Ma a sinistra? Non sono riformista, non sono moderato, ma sono un riformatore radicale nei contenuti. Sono, pertanto, interessato a creare le stesse condizioni a sinistra: ossia costruire una reale aggregazione metaelettorale, ossia non alleanza eseguita solo per superare il quorum, ma unione di valori, di ideali, di proposte, di battaglie comuni, di intenti comuni. Un soggetto che sia laboratorio collettivo di esperienze diverse ma unite dalla finalità collettiva di costruire il cambiamento e il superamento di questa società iniqua, neoliberista, ingiusta. Portare avanti la purezza ideologica rischia di determinare un’implosione e una marginalizzazione di importanti esperienze politiche che potrebbero concorrere in modo più diretto e incidente per la costruzione del cambiamento della società. Rimarrebbero solo piccole realtà consortili a basso consenso, prive di strumenti per realizzare uno spostamento degli assi della coalizione, in modo più deciso verso sinistra, pesando di più nel rapporto contrattuale interno a L’Unione. Io apprezzo le differenze, apprezzo la storia delle varie culture politiche, e proprio per questo credo che il progetto finale e importante sia quello di saperle valorizzare, di saperle mettere in azione, definendo un contesto unitario forte e coeso, un contesto che dia fattibilità alle linee politiche e progettuali di un programma per il cambiamento, per il superamento delle iniquità del presente. Di un altro mondo possibile perché necessario, di un’altra città possibile perché richiesta, voluta, fortemente sognata. La proposta della Lista di Dario Fo, che poteva apportare a Milano l'inizio del percorso di unità delle forze della sinistra non è stata esperita fin dall'inizio: questo era e rimane un passo, a mio parere, atto a incidere fortemente da sinistra all'interno della coalizione di centrosinistra, che vede una netta prevalenza di un centro democratico ma non alternativo. Penso, però, che sarà possibile riportare con vigore e decisione questa linea politica e questo percorso di grande rilievo epocale e storico. Per questo ritengo necessario sottolineare che i rapporti che devono essere intrapresi con tutte le forze partitiche e apartitiche della sinistra milanese e italiana debbano permanere all'interno di un dialogo che ritroverà con determinazione la costituzione di un soggetto politico aggregativo e unitario della sinistra. La mia candidatura nella Lista Uniti per Dario Fo nelle zone 4 e 5 di Milano non può, né deve essere, a mio parere vista come ulteriore e competitiva con le candidature delle compagne e dei compagni, delle amiche e degli amici nelle liste dei partiti della sinistra presenti nelle circoscrizioni per l’elezione del rinnovo del consiglio di zona: la mia candidatura è al servizio esclusivo di costruzione di un ponte, di un raccordo, di un progetto di costituzione di un percorso che veda quelle finalità come assolute e imprescindibili: l’unità della sinistra per un radicale cambiamento istituzionale e sociale, culturale e civile di trasformazione di una città, preda delle corpor5azioni finanziarie ed economiche, in cui gli interessi aziendali e bancari sopravanzano su quelli generali e politici. Io propongo che in ogni circoscrizione possa costituirsi un gruppo unico delle forze della sinistra de L’Unione, in cui poter dare attuazione a quel necessario e naturale primo passo istituzionale, di forte incisività politica e programmatica, per lavorare in coesione e in un ambito organizzativo universale e comprensivo, tale da dare attuazione e più forza alle proposte radicali di alternativa di governo della zona. Mi faccio latore di questo obiettivo istituzionale rappresentativo, e proprio perché considero questa finalità come una delle principali che possono provenire dalla motivazione di aver scelto di candidarmi nella lista Uniti per Dario Fo, penso che la mia candidatura debba essere vista come candidatura di dialogo e di aiuto ulteriore di costituzione di un laboratorio unitario, in cui le differenze si valorizzino perché coese tra loro, le cui proposte, che convergono su molti temi e su molte analisi, possano avere più peso e preponderanza nel contesto della coalizione di centrosinistra. Sottolineo oggi l’esigenza dell’alleanza tra il centro moderato democratico, le forze liberali sociali con le forze radicali e riformatrici, in quanto primo punto della nostra comune battaglia deve essere quella di liberare la città, e la zona di conseguenza, da una gestione fallimentare e corporativa di una destra affarista e illiberale: il sostegno allo spirito coalizionale pervade con forza la mia persona e la mia sensibilità politica. Coalizzati si vince, uniti a sinistra si crea l’alternativa forte che può contare e pesare.
Una cittadella dei balocchi nell'area dell'ex stazione di Porta Vittoria
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano
Liberate Gabriele Torsello!!!!
23 Ottobre 2006
La redazione di Information Guerrilla si unisce alla famiglia del reporter italiano Gabriele Torsello chiedendo la sua immediata liberazione. Gabriele Torsello è stato rapito in Afghanistan il 12 Ottobre, mentre si recava a Kabul. Era partito da Lashkargah nel sud del paese, dove si trova l’ospedale italiano di Emergency e viaggiava a bordo di un autobus pubblico in direzione Kabul. Nella capitale afghana non è mai arrivato. Cinque uomini armati lo hanno prelevato con la forza insieme al suo interprete afghano. I rapitori chiedono cose che non possono ottenere con il rapimento di Garbiele, anzi è vero il contrario. Il lavoro di Gabrielle Torsello in Afghanistan è stato prezioso per mantenere accesa l’attenzione sull’Afghanistan, un paese da anni sottoposto a una criminale occupazione militare straniera. Garbiele si è recato in Afghanistan per testimoniare la drammatica realtà dell’Afghanistan e aveva avuto contatti positivi con i Talebani con i quali aveva visitato un villaggio raso al suolo dalle truppe straniere. Questo rapimento non giova a coloro che vogliono la fine dell’occupazione militare e non giova soprattutto ai civili afghani e a tutte quelle persone che sono le vere vittime della guerra, spesso dimenticate dai media e dai governi occidentali. Non giova neppure all’immagine dei musulmani perché l’Islam vieta di rapire e di mancare di rispetto a una persona che è venuta in pace e in particolare durante il mese di Ramadan. Lo ha ribadito anche il noto islamista Tariq Ramadan che ha dichiarato: “Niente, niente in assoluto può giustificare i rapimenti e i sequestri di donne, bambini e uomini innocenti”. Garbiele Torsello, secondo quanto dichiarato sul sito PeaceReporter, si era convertito all’Islam con il nome di Kash e aveva frequentato a Londra la moschea di Regent’s Park. A rivelare questi dettagli è Nazir Ahmed primo Lord di origine pakistana a sedere nel parlamento britannico. Il barone Nazi Ahmed ha dichiarato: “Ho conosciuto ‘Kash’ otto anni fa, quando si è presentato a me con il suo lavoro fotografico sul Kashmir. Da subito ho apprezzato il suo occhio attento e compassionevole delle ingiustizie e del dolore di questa popolazione. Per questo ho scritto la prefazione al suo libro ‘The heart of Kashmir’, presentato tre anni fa alla House of Lords. Se lei mi chiede che tipo è Kash, io posso garantirle che Kash è una persona fantastica, un uomo eccezionale.”
I Talebani dal canto loro hanno smentito di essere gli autori del rapimento. Questi particolari gettano un’ombra su questo rapimento, i suoi autori e i mandanti. Noi crediamo che ancora una volta l’informazione indipendente sia stata la principale vittima di questi anni di guerre imposte sotto il falso pretesto della esportazione della democrazia. Il lavoro di Gabriele Torsello serviva e serve a non farci dimenticare l’inutilità della guerra. Mettere a repentaglio la sua vita non giova a nessuno, giova solo a chi vorrebbe mantenere il buio sulla realtà dell’Afghanistan. Il nostro appello si rivolge non solo ai suoi rapitori ma anche a chiunque possa contribuire alla sua liberazione. Siamo contro la guerra e contro l’occupazione militare in Afghanistan e vorremmo che le nostre truppe tornassero a casa e per questo siamo dalla parte di Garbiele e chiediamo che venga liberato.
La redazione di Information Guerrilla, 22 ottobre 2006
Scusate il disturbo: Gabriele Torsello libero!
di Gennaro Carotenuto - Rapiscono Giuliana Sgrena, emerita compagna del collettivo del Manifesto e agiamo come un sol’uomo, ci indigniamo, denunciamo, sfiaccoliamo. Rapiscono un Gabriele Torsello qualsiasi e a nove giorni di distanza, con la vita dell’ostaggio in serio pericolo, non si vede una bandierina della pace in giro
Prima del sequestro Torsello era appena tornato da Musa Qala, distrutta dai bombardamenti della Nato
Una città sconosciuta al mondo ma ben inquadrata nel mirino dei cacciabombardieri Nato-Isaf. E’ stato lì con la sua Nikon D200, ed è tornato con delle foto importanti. Musa Qala non c’era più. Al posto dei palazzi e delle case, solo degli enormi crateri. Persino l’ospedale è stato raso al suolo dai bombardieri in missione di pace e di stabilizzazione.
(”Information Guerrilla” )
Rompiamo il silenzio......chiudiamo i CPT
Sabato 28 ottobre 2006
MILANO ORE 15.00
p.zza San Gerolamo (inzio cavalcavia Buccari)
PRESIDIO – CONCERTO
CON
LES AMBASSADEURS
LES ANARCHISTE
PER CHIUDERE I CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA
PER USCIRE DALLA POLITICA DELLA REPRESSIONE E AFFERMARE LA NOSTRA VOLONTA’ AL RISPETTO DI TUTTI E TUTTE
per adesioni citta.pertutti@yahoo.it
APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA
Con l’ultimo atto del Consiglio dei Ministri, che ha impugnato per incostituzionalità la legge della Regione Lombardia n. 18/2006 sui servizi pubblici locali, si fa un ulteriore passo verso l’affermazione della natura pubblica del servizio idrico italiano, sia nella proprietà che nella gestione.
E’ bene elencare i passi fatti finora dalla coalizione governativa:
- L’affermazione scritta nel programma elettorale dell’Unione che l’acqua è pubblica nella proprietà e nella gestione.
- La proroga al 31 Dicembre 2007 della scadenza posta dalla legge nazionale per l’affidamento dei servizi idrici a livello di ATO.
- Il disegno di legge c.d. Lanzillotta che esclude le reti e il servizio idrico dalle liberalizzazioni.
- L’impugnativa alla legge regionale della Lombardia.
Se le parole hanno un senso, questi atti vanno tutti in un’unica direzione, quella di sottrarre l’acqua alle privatizzazioni, anzi: con quanto detto e scritto dalla maggioranza si può dire che nel nostro paese è fatto divieto di ricorrere alla gestione privata dei servizi idrici.
Ma siccome la legge lombarda va in tutt’altra direzione e non verrà fermata dall’impugnativa dei Ministri, si viene a creare nel nostro paese un pericoloso precedente, si palesa una complessa situazione legislativa, una macroscopica incertezza del diritto per tutti gli enti locali e per tutti i cittadini su una materia di principio, come quella della natura giuridica di un bene comune e di un diritto imprescrittibile come l’acqua e i servizi che ne garantiscono l’accesso.
La legge lombarda obbliga gli ATO provinciali a privatizzare i propri servizi idrici attraverso la messa a gara obbligata del servizio di erogazione.
Un bel contrasto con quanto matura a livello nazionale
La legge perciò si presenta come una pesante offensiva politica delle multiutility italiane: ACEA, HERA, ASM, AMGA,… e internazionali: SUEZ, VEOLIA, …, delle banche: Intesa, Fideuram (quella che si è comprata la pubblicità su tutti i maggiori giornali italiani per dire che l’acqua sarà il business del futuro prossimo), Monte dei Paschi di Siena… e dei soliti affaristi all’italiana Caltagirone e soci.
La legge è incostituzionale e in palese contrasto con la legge Galli e con le modifiche introdotte con le finanziarie al Testo Unico sui servizi locali.
E in generale è in contrasto con tutta la legislazione nazionale ed europea esistente, dal momento che non vi è alcuna altra norma che obbliga ad andare a gara per privatizzare.
I contrasti di legittimità e costituzionalità della legge lombarda si sostanziano in almeno tre questioni di fondo:
1) L’invenzione dell’erogazione.
Illecita ed incostituzionale è l’introduzione di tale concetto.
E’ fatta al solo scopo di aggirare tutte le legislazioni esistenti, le quali pur essendo fortemente caratterizzate in senso liberista, non obbligano mai alla privatizzazione, ma nella peggiore delle ipotesi parlano di proprietà pubblica e di affidamento della gestione che può avvenire secondo tre modalità: con gara che privatizza totalmente, con gara che privatizza almeno il 40% del pacchetto azionario o con società totalmente pubblica attraverso l’affidamento “in house”.
Tutte le regioni italiane nel legiferare si sono mosse dentro questi vincoli nazionali.
Invece la Lombardia, unico caso al mondo, accanto alla proprietà e alla gestione, si inventa una ulteriore divisione, quella dell’erogazione del servizio che, a detta della Regione, può e deve essere esclusivamente privata. La sottile differenza tra la gestione e l’erogazione del servizio, è un incredibile mistero. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio imbroglio.
2) L’obbligatorietà alla privatizzazione.
Illecita ed altrettanto incostituzionale
Nessuna regione può obbligare gli ATO a privatizzare i servizi idrici, limitandone i poteri, e non può porsi in contrasto con la legge nazionale.
Invece la Regione Lombardia fa obbligo a tutti gli ATO provinciali di mettere a gara l’erogazione, fatto salvo per l’ATO della città di Milano.
Un attacco diretto oltretutto a quegli ATO, come quello della provincia di Lodi, che hanno espresso chiaramente la volontà di gestire in house il proprio servizio idrico.
3) La questione di Milano città.
La legge regionale lombarda fa una deroga all’obbligatorietà solo per l’ATO della città di Milano e questo per il semplice fatto che nel disegno di Letizia Moratti e di Formigoni, il servizio idrico della città deve essere privatizzato non tramite gara ma tramite assorbimento di MM (dove sta parcheggiata l’acqua) da parte di AEM.
Il problema posto dall’iniziativa della Regione Lombardia va quindi al cuore di un problema che è costituzionale e di cultura giuridica.
Pone la questione: l’acqua, il diritto al suo accesso, le modalità con le quali vengono garantiti questo diritto e determinati i suoi costi e a chi sono a carico, è questione nazionale e costituzionale che riguarda l’eguaglianza dei cittadini italiani?
Oggi anche in virtù del colpo di mano lombardo, siamo in presenza della più totale disparità e indeterminatezza.
Perché ad una legislazione già confusa si sovrappone una interpretazione del federalismo e della modifica al titolo V della Costituzione che dà alle regioni poteri in materia di servizi idrici.
Ma se questa fosse la vera interpretazione, la legge Galli non avrebbe più alcun valore e nemmeno il Testo Unico degli enti locali, risulterebbe del tutto inutile il disegno di legge Lanzillotta, del tutto impossibile per l’Italia formulare una posizione nazionale in seno alla UE e al Parlamento Europeo in merito ai servizi pubblici privatizzabili da sottoporre alla direttiva Bolkestein.
E d’altro canto tutte le altre leggi regionali sono state concepite nel rispetto della legge Galli e del Testo Unico, anche dopo la modifica del Titolo V della Costituzione.
La stessa legge regionale lombarda ha dovuto inventarsi l’erogazione per by-passare le leggi nazionali.
La realtà è che siamo in presenza di una assurda e anarchica confusione legislativa e in materia di principi costituzionali, di leggi quadro nazionali, che dovrebbero orientare il nostro paese sulla natura giuridica del servizio acqua.
Conclusioni
L’escalation delle contraddizioni iniziate con la legge Galli sono ormai arrivate nel concreto delle scelte locali all’ingestibilità e si scontrano con la volontà espressa dal Governo attuale.La legge della Lombardia rischia di far naufragare ogni certezza del diritto in tutto il paese.
Alcune proposte per la discussione
Il problema del che fare.Mettere ordine nelle scelte di principio sull’acqua, questo si pone ormai come esigenza improrogabile.
Per prima cosa ci chiediamo se non è il caso di rivedere il federalismo da apprendista stregone, del titolo V della Costituzione che sta creando non pochi disastri. Il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti ha parlato di modifiche, lo prendiamo in parola e in particolare per quanto riguarda l’acqua e il servizio idrico.
Inoltre chiediamo a tutti gli eletti nelle istituzioni locali lombarde, in particolare a quelli della provincia di Milano, di non stare più in questo inspiegabile silenzio. Fatevi sentire, finora solo la Provincia di Lodi si è fatta sentire in maniera chiara.
1) Vi chiediamo di aderire e di aiutarci a raccogliere le firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sull’acqua, elaborata dal Forum dei Movimenti per l’Acqua
2) Più nello specifico per la Lombardia, Vi chiediamo di aprire la discussione nei Vostri Consigli Comunali e Provinciali sulla possibilità di abrogazione della legge regionale lombarda n. 18/2006. In base allo Statuto regionale è sufficiente che a richiederlo siano 50 consigli comunali o 3 consigli provinciali.
Emilio Molinari
(presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua)Milano, ottobre 2006
PS.
L’isola possibile
Ladri d’acqua
Cresce in Sicilia la protesta contro la privatizzazione dell’acqua: si moltiplicano i comitati di cittadini ed è pronta anche una legge di iniziativa popolare. E le amministrazioni si dividono tra pro e contro. Una intervista con Rita Borsellino in edicola mercoledì 25 ottobre sul “il manifesto”.Perciò ribadiamo: Perché il ritardo lombardo dei partiti, dei militanti, delle istituzioni e dei governi locali dell’Unione nei confronti della legge Formigoni? Perché la solitudine della Provincia di Lodi e di qualche gruppo consigliare regionale?
Se ci siete battete un colpo.
Ctpc..ritardi MM???
Questa mattina - 20 ottobre - ore 07.40 a San Leonardo, venivano segnalati ritardi alla metro per guasto alla fermata di Pagano. Ho impiegato 45 minuti da San Leonardo a Cadorna!!
I signori dell'ATM si devono solo vergognare! Cordialmente.
PARTECIPAZIONE: SEGNALAZIONE DI PROGETTI DI PIANIFICAZIONE URBANA DI RILEVANZA COMUNE
Care e cari,
sottopongo al presente forum il testo di un'interrogiazione che sottoporrò al prossimo Consiglio di Zona 4, del 26 ottobre 2006, tale da rendere coerente conseguenza istituzionale a un processo che si sta attuando in diversi contesti circoscrizionali, tra cui per primo quello della zona 9 di Milano, dove si è data forma a una concertazione con la cittadinanza al fine di predisporre le richieste monetizzabili di interventi destinati a progetti di qualificazione urbana di interessante rilievo collettivo, da sottoporsi alla Direzione Centrale Programmazione Urbanistica, avvertiti come tali da parte della collettività. Un modo, indiretto, seppure timido, di intendere la promozione di una democrazia partecipata.
Un fraterno saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio di Zona 4
Paolo Zanichelli
Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione Urbanistica, Territorio, Viabilità, trasporti
Giorgio Tomellini
Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione edilizia,
Interrogazione: segnalazione alla Direzione Centrale Pianificazione Urbana di progetti di urbanizzazione al fine di monetizzarne possibili interventi di particolare interesse collettivo
Di fatto alcuni Consigli di Zona di Milano hanno già adempiuto a tale impegno, dando chiara indicazione per l’effettuazione di opere urbane di interesse sociale e collettivo, o indirizzate alla ristrutturazione e riqualificazione di luoghi di aggregazione culturale, sociale, formativa ed educativa.
A seguito di questo atto, rese note di fatto le decisioni già prese e deliberate da alcuni consigli di zona di Milano, tra cui il Consiglio di Zona 9, e a seguito dell’espresso invito formulato dalla Direzione Centrale, viene richiesto alle commissioni a cui è indirizzata la presente interrogazione di esperire canali e forme che possano dare compimento a questa possibilità, e indire una riunione congiunta tra le due commissioni in questione al fine di valutare con le realtà che gestiscono strutture di diverso genere e di diversa rilevanza sociale, con la cittadinanza utente delle medesime, le associazioni e i comitati presenti nella zona, misure e criteri per la destinazione di alcuni investimenti monetizzabili per progetti di urbanizzazione di interesse rilevante, decifrandone in modo chiaro e puntuale l’entità e la quantità degli stessi interventi richiedibili. Credo che questo iter di forte partecipazione democratica alla gestione del patrimonio urbano possa dare una concreta e reale risposta funzionale a dare soluzione a esigenze sociali avvertite dalla collettività, certificando la giusta corrispondenza con le istanze comuni espresse dalla cittadinanza.
Il consigliere
Alessandro Rizzo – Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
IRAN/ VENIER (PDCI): CONDANNA TOTALE NEGAZIONISMO AHMADINEJAD
Legittimità Israele non da Olocausto, basta strumentalizzazioni
Mozione contro il degrado in Benedetto Marcello
Questo è il testo della mozione che ho presentato in Consiglio di zona il 23/10/2006.
Spero possa contribuire a migliorare la qualità della vita degli abitanti costretti a fare i conti ormai da troppi anni con problemi di degrado, scarsa pulizia del quartiere, spaccio di droga e prostituzione.