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Il Blog di Donatella Elvira Camatta | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Mercoledì, 8 Novembre, 2006 - 09:02

Resoconto assemblea Consiglio di Zona 6 sul progetto Soderini

Ieri sera 6 novembre, si è tenuto il Consiglio di Zona 6 straordinario sul “progetto Polo Provinciale dell’Innovazione di via Soderini. Erano presenti gli Ass.ri della Provincia Vimercati e Rotondi, il rappresentante dell’Unione del Commercio, il comitato Vivaio Soderini e oltre un centinaio di cittadini. L’ass.re Vimercati nel suo intervento ha ribadito la validità del progetto e le finalità educative e di formazione lavoro insite. Non ha fatto cenno al progetto della CCIA. L’ass.re Rotondi ha fornito alcuni dati sulla frequenza e la tipologia dei corsi. Ha preso la parola poi il rappresentante del Comitato Vivaio Soderini - Leonardo Castiglioni - che ha illustrato la contrarietà dei residenti e le perplessità che ne derivano per il nuovo insediamento che verrà a collocarsi in un’area problematica vista la presenza di strutture socio-assistenziali ed educative. Ha sottolineato gli aspetti critici del progetto, dalla sottrazione di un’area verde, alle nuove strutture che avranno un utilizzo che appesantiranno le problematiche dell’ambiente, della viabilità e causeranno il trasferimento del mercato di via Strozzi. Ha evidenziato come il nuovo palazzo della CCIA è parte integrante del progetto della Provincia e ne ha chiesto lo spostamento su un’altra area. Ha precisato che il numero dei partecipanti ai corsi e da intendersi su tutto l'arco dell'anno: infatti, non è possibile che le strutture oggi esistenti possano ospitare contemporaneamente migliaia di allievi.  Ha contestato l’evidente colata di cemento che il quartiere non può sopportare. Vista la chiusura della Provincia ad apportare le modifiche al progetto, richieste da più parti, il comitato si riserva di valutare iniziative per contrastare quanto sta avvenendo. Il consigliere della Lista Fo, Angelo Valdameri, ha evidenziato la mancata informazione, la partecipazione e il coinvolgimento della gente da parte delle Istituzioni – soprattutto da parte di un’amministrazione di sinistra come La Provincia e la ferma opposizione  ad un progetto molto invasivo. Si è lamentato poi perché l’ass.re Vimercati ha lasciato l’aula senza ascoltare gli interventi dei consiglieri. E’ intervenuto il consigliere del PRC – Roberto Acerboni - che ha sottolineato la distanza tra il Consiglio e le esigenze della cittadinanza, aggiungendo che occorre aprire un tavolo di confronto per esaminare le possibilità d'utilizzo di alcune strutture. La capogruppo dell’Ulivo- Vignola - ha ribadito che loro sostengono il progetto, occasione di riqualificazione del quartiere. Per F.I. il capogruppo Bombonati ha confermato di  condividere il progetto, salvo rivedere quello della CCIA quando arriverà in zona. Sulla stessa linea l’UDC con Bognani, mentre la Lega con Goldoni ha evidenziato le contraddizioni dell’opposizione che quando era minoranza in Consiglio Provinciale aveva votato contro, salvo poi appoggiare il progetto nella Giunta Penati. AN si è dichiarata contraria al progetto chiedendone la sospensione per arrivare a trovare soluzioni condivise. E’ stata, da ultimo, votata una mozione presentata dall’Ulivo che chiede l’apertura di un tavolo di confronto e l’acquisizione di documenti. Hanno votato a favore L’Ulivo, Verdi, Socialisti, UDC, F.I. e IDV; contro Lista Fo, AN e Lega perché non è stata inserita la richiesta di sospensiva del progetto, astenuti Lista Ferrante e PRC. 
Resoconto a cura di A.Valdameri

 

Lunedì, 6 Novembre, 2006 - 14:48

Gli Schiavi Moderni

fucecchiIT.jpg
Vignetta di Emanuele Fucecchi

Ho l’impressione che i politici vivano in un mondo a parte, lontano dai cittadini. E che si cibino di intenzioni di voto, di tendenze elettorali, di poltrone e poltroncine. Ma anche una sedia a dondolo gli può bastare. L’unica realtà che conoscono è la loro e il cittadino è sempre suddito. Nessuno ha chiesto truppe in Libano, indulto, aumento della clandestinità e bavaglio alle intercettazioni. Se Prodi si fosse presentato con un programma del genere, l’originale avrebbe preso il 90% dei voti.
La legge Biagi è uno scandalo, perchè il Governo non ci ha messo mano nei primi 100 giorni? I ragazzi italiani valgono meno dei delinquenti? Che spettacolo: importiamo schiavi e li creiamo contemporaneamente a casa nostra.

Pubblico un’analisi degli effetti della legge Biagi di Roberto Leombruni di LABOR e di Mauro Gallegati della Facoltà di Economia di Ancona.

Caro Grillo,
quello che è successo all’Atesia, cui l’Ispettorato del lavoro ha imposto di assumere a tempo indeterminato 3200 collaboratori “a progetto” (le virgolette sono s’obbligo, perché il “progetto” era quello di rispondere ai telefoni di un call center), dimostra quanto sia urgente tornare su un contratto di lavoro – il contratto di collaborazione coordinata e continuativa – che è talmente precario che quando hai finito di dire come di chiama è già finito. A meno che non intervenga un giudice, appunto. Bene, dato che Prodi ha affermato più volte che la lotta al precariato è una priorità del suo governo, sarebbe una buona idea aiutare i giudici e riformare radicalmente un contratto che negli ultimi dieci anni ha tenuto milioni di giovani ai margini del mercato del lavoro – posizione dalla quale è stato più agevole un loro pacato sfruttamento.
Quanti sono veramente i collaboratori? Sì, sono milioni. Era da dieci anni che aspettavamo stime affidabili. Basti dire che l’Istat – forse pensando fossero pochi – ha atteso il 2004 prima di introdurre una domanda ad hoc nelle sue indagini, e dalle prime stime sembrava non fossero poi molti (se 400.000 vi sembran pochi). Pochi giorni fa però l’Inps ha finalmente pubblicato il suo osservatorio basato su dati reali, e ora sappiamo la verità: i collaboratori, solo nel 2004, erano quasi il triplo, erano più di un milione. Non stiamo parlando dei soli collaboratori, tenendo quindi fuori i professionisti, che di solito vengono considerati tra i salvati (ma su questo vedi più sotto, alla voce “apri la partita IVA o ti licenzio”). E anche considerando solo le persone per le quali la collaborazione è l’unica forma di lavoro, e hanno un contratto con un solo committente – categoria di solito identificata come la più debole – sempre al 2004 se ne contavano 840.000.
Perché sono da cambiare.
Per tanti motivi, che vengono fuori da tante storie che si leggono anche in questo blog. Ma il vero problema è che son nate male. Prima del ’96 l’unico modo regolare per prendere un lavoratore per un periodo breve era quella di assumerlo con un tempo determinato, pagando contributi sociali di circa il 33%, e – come in tutto il mondo civile, da un secolo a questa parte – pagandogli ferie, tredicesima e liquidazione. Esisteva però una prassi molto vicina al lavoro nero, che era quella di proporre un contratto di prestazione d’opera occasionale “e poi magari vediamo”, evitando così di pagare contributi e tutto il resto. Nel ’96 però nasce la famigerata formula della “collaborazione coordinata e continuativa”, che se ha regalato un 10% di contributi a quei lavoratori quasi in nero, di fatto ha finito per legalizzare la prassi di mascherare dei rapporti di lavoro dipendente sotto una etichetta ancora più innocente della prestazione occasionale. In assenza di controlli efficaci non c’è voluto molto perché si cominciassero a utilizzare le collaborazioni anche nei call center (l’equivalente moderno della catena di montaggio) e per lavori di durata di anni. Chi ne ha voluto approfittare si è garantito una forma di lavoro a costi stracciati – rispetto al lavoro dipendente il risparmio era di circa il 40%, meglio di un tre per due al supermercato – e una generazione di lavoratori si è trovata a lavorare per anni senza quasi mettere da parte nulla per la propria pensione, e con un livello di tutele da Inghilterra dei tempi della rivoluzione industriale. Basti pensare che solo nel 2000 è arrivata la copertura per gli infortuni e le malattie professionali. Del diritto di sciopero ovviamente ancora niente.
Perché la riforma Biagi ha peggiorato le cose.
Per la verità una riforma c’è appena stata, con la legge Biagi, ma a parte cambiare il nome in un “cocoprò” dal suono appena meno avicolo è stata una riforma per molti versi peggiorativa. Le intenzioni erano di limitare l’utilizzo improprio delle collaborazioni, e per far questo la legge richiede una forma scritta al contratto (prima non era necessaria, anche all’invenzione della scrittura ci abbiamo messo un po’ ad arrivarci), e che si identifichi uno specifico progetto. Se non si può identificare un progetto l’impresa può essere obbligata ad assumere il lavoratore con un contratto di lavoro dipendente. È questa la clausola che è stata applicata per Atesia (come è stato osservato, è poco credibile che più di tremila lavoratori di un call center abbiano ciascuno il proprio progettino specifico da svolgere).
Peccato che la stessa legge stabilisca (art. 69) che il controllo del giudice “non può essere esteso fino al punto di sindacare nel merito valutazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente”. E che con la circolare 1/2004 Maroni, come ulteriore liberalità, abbia precisato che una cocoprò può essere rinnovata quante volte vi pare.
Come dire, basta far la fatica di scrivere una volta all’anno un progetto ah hoc e si può tenere un dipendente a vita come collaboratore.
Nei fatti, la Biagi ha provocato una reazione quasi schizofrenica da parte delle imprese. In molti casi, le vecchie cococò sono state semplicemente trasformate in cocoprò. Altri, temendo la clausola citata sopra, hanno reagito con l’arma del ricatto. Lo dimostra una ricerca dell’IRES, condotta su un campione di persone che hanno aperto una partita IVA tra il 2003 e il 2004, dalla quale è venuto fuori come nel 50% dei casi questi l’hanno aperta perché gli è stato chiesto dal datore di lavoro, pena il non rinnovo del contratto. Peccato che il 40% di loro abbiano un unico committente (l’80% contando i rapporti quasi esclusivi), e continuino a essere a tutti gli effetti in quella categoria dei “collaboratori puri” che si diceva”.

Mercoledì, 1 Novembre, 2006 - 10:03

FORUM UMANISTA EUROPEO LISBONA 2006

La forza della diversità

Primo Forum Umanista Europeo - Lisbona 3-4-5 Novembre 2006
Aula Magna dell'Università di Lisbona – Città Universitaria - Portogallo

L'obiettivo del Foro è quello di creare ambiti di convergenza, scambio, discussione e progetto tra organizzazioni sociali, partiti e persone coscienti della necessità di cambiare profondamente questo mondo e dell'urgenza di costruire nuove vie per farlo.
 
Sono molti i volontari che lavorano in organizzazioni sociali di ogni tipo capaci di occuparsi delle necessità di altri e di ricostruire il tessuto sociale, capaci di agire con permanenza ed autonomia. Il Forum invita a tutte le persone ed iniziative che lavorano e si interessano alla pace, alla nonviolenza, ai diritti umani ed al superamento di ogni forma di discriminazione.
 
In questa ampia base sociale, oggi si moltiplicano gli incontri e le convergenze, perché sperimentiamo la necessità di unire le forze e di ispirarci mutuamente.
 
Il Forum Umanista europeo è un ulteriore tentativo affinché l'incontro della diversità e l'intuizione del futuro chiariscano la strada e si trasformino in progetti… facendo anche pressione verso coloro che oggi decidono il destino di tutti.
 
Il Forum Umanista europeo sarà un foro aperto ad attività nei campi culturali, sociali, artistici, educativi, ecc., tanto a persone come ad associazioni e gruppi.

Inf.    http://www.forumumanista.org/

Mercoledì, 1 Novembre, 2006 - 09:56

TRA IL SILENZIO E LA PAROLA

[Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance,
collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro la guerra e
contro le
violazioni dei diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan sabato 14
ottobre 2006]

Si e' gia' smesso di parlarne, ancora una volta.
Ed invece dobbiamo continuare a dirlo che vogliamo che Gabriele
Torsello sia
liberato.
Che vogliamo che la guerra afgana finisca.
Che vogliamo che l'Italia cessi di partecipare a quella guerra
terrorista e
stragista, e contro la guerra quindi s'impegni.
Che la pace si costruisce col disarmo, la smilitarizzazione dei
conflitti,
l'umana comprensione e l'umana solidarieta'.
Che la nonviolenza e' la via.
*
Sia liberato Gabriele Torsello.
Cessi la guerra in Afghanistan.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 19:16

ALTRO CHE MISSIONE DI PACE!!!!!

Afghanistan - 25.10.2006
Afghanistan, signornò!
I reduci si ribellano: "Lì è peggio dell'Iraq", "Troppe perdite e troppe  bugie", "Un suicidio"
       
I soldati Isaf britannici, canadesi e olandesi di ritorno dalla guerra in  Afghanistan raccontano le loro verità. Verità scomode per i governi che  continuano a parlare di "missione di pace".
Gran Bretagna. "Dopo sei mesi di missione in Iraq sono venuto volontario  in Afghanistan. Non avevamo capito che qui sarebbe stata così dura. E'  stato uno shock! In confronto con la situazione afgana, quella irachena  era tranquilla". Sono le parole di Michael Diamond, 20 anni, soldato del  1° Battaglione del Reggimento Reale Irlandese dell'esercito britannico. E'  appena tornato dal fronte, da Musa Qala, nella provincia di Helmand, dove  i talebani hanno tenuto sotto assedio le forze Isaf per mesi, fino a  costringerle alla ritirata, avvenuta pochi giorni fa. "I loro attacchi  iniziavano ogni giorno intorno alle 4 di mattina e proseguivano per sei,  sette ore", racconta il suo comandante, Paul Martin, 29 anni, gravemente  ferito da una granata lanciata dai talebani su una postazione  d'artiglieria britannica. "Sono tenaci, coraggiosi e addestrati. Ci  stavano addosso senza sosta. E' stata molto dura".
Canada. Simili racconti vengono fatti dai soldati canadesi che nelle  scorse settimane hanno combattuto a Panjwayi e Zhari, nella provincia di  Kandahar. L'operazione "Medusa" è stata segnata da violente battaglie che  hanno lasciato sul terreno 43 soldati canadesi e 231 feriti, molti dei  quali - un numero molto maggiore di quelli dichiarati dal governo di  Ottawa - paralizzati e mutilati. Proprio sui feriti gravi è in corso a  Ottawa una durissima polemica tra governo e opposizioni: queste ultime  accusano il ministero della Difesa canadese di fornire cifre false,  ampiamente sottostimate, sul numero dei ragazzi che tornano  dall'Afghanistan senza gambe, braccia o costretti per tutta la vita su una  sedia a rotelle. Ma l'accusa più dura è quella di aver mentito alla  nazione, usando la menzogna della "missione di pace" per mandare i ragazzi  canadesi a morire in guerra.
Olanda. Anche le truppe olandesi impegnate sul fronte nord del "triangolo  talebano", quello della provincia centrale di Uruzgan, stanno pagando le  conseguenze di mesi di battaglie. Soprattutto dal punto di vista  psicologico. Molti soldati inviati a combattere i talebani in Afghanistan  si sono trovati in una situazione così dura che hanno perso la testa. Chi ,  secondo la stampa olandese, dandosi ad atti di violenza gratuita, chi  suicidandosi, come ha fatto lo scorso 11 ottobre il sergente Dijkstra.  L'esperienza afgana deve essere stata davvero dura se i reduci, pur di non  essere rimandati al fronte, preferiscono la galera. Come il soldato  ventunenne Wegenaar, afflitto da disturbi psichici dovuti alla sua ultima  missione in Afghanistan e ora finito davanti alla corte marziale come  disertore per essersi rifiutato di tornare al fronte. "Quella è una  missione suicida", ha dichiarato davanti ai giudici in divisa.
Enrico Piovesana
Peacereporter

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 16:20

No al giornalismo asservito ai poteri più perversi

 

di Paolo Serventi Longhi
Il fatto che alcuni giornalisti siano stati perno di un sistema di criminalizzazione politica nei confronti di esponenti dell’opposizione ai tempi del governo Berlusconi e di magistrati e personalità definite “pericolose” per l’allora maggioranza, è di una gravità assoluta. Da mesi chiediamo che sia fatta pulizia, purtroppo è una pulizia che non vediamo; c’è al contrario una timidezza estrema da parte dell’ordine della Lombardia che non affronta seriamente i problemi. E’ evidente che il verminaio che si è determinato attorno al Sismi di Pollari e alla Telecom degli spioni coinvolge il mondo dell’informazione. Abbiamo giornalisti spiati e giornalisti spioni. Occorre saper discernere e sapere colpire gli spioni. La nostra è una categoria a rischio di indipendenza e di autonomia. Nel momento forse peggiore per il sistema giornalistico negli ultimi 50 anni, l’asservimento ai poteri più perversi, la connivenza la “strizzatina d’occhio” sono soluzioni sbagliate e da rimuovere. Nel caso alcune istituzioni del giornalismo italiano non siano capaci di  fare questo dovrebbero tirarne le conseguenze. 

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 15:35

NONVIOLENZA( ancora ) IN MOVIMENTO

Anche noi abbiamo partecipato al seminario del Movimento NonViolento svoltosi il 21-22 ottobre a Verona, presso i Padri comboniani http://nonviolenti.org/content/view/495/2/.Scopo dell’incontro non era solo presentare e confrontare le esperienze dei singoli gruppi sul difficile e contrastato cammino della pace; ma anche quello più immediato di “contarsi”, di valutare cioè le proprie forze.Mai come in questo momento ci siamo resi conto di essere impopolari. I grandi media ci ignorano. Parlare di pace e di non-violenza è diventato più che mai scandaloso. In fondo, “grazie” alla campagna orchestrata dai mezzi di comunicazione più importanti, l’opinione pubblica ha praticamente finito per accettare l’idea della democrazia da esportare a colpi di cannone come unica e valida alternativa al terrorismo dilagante. Chi si ostina a cercare altre vie viene tacciato come minimo di ingenuità, quando non è accusato apertamente di simpatizzare per i terroristi.Portiamo avanti molte iniziative, sia all’interno della nostra città, sia in un contesto più ampio. Ormai – ha osservato un partecipante – non possiamo prescindere dall’”internazionalità” del nostro agire.Siamo oscurati, e qualche volta, forse, contribuiamo senza volerlo a questo oscuramento.Quando incontriamo difficoltà nel comunicare fra noi, quando si tratta di coordinare le forze. Il pensiero di fondere un unico gruppo di lotta, eterogeneo certo, ma con finalità comuni, è la vera sfida da vincere. Matteo Valpiana, coordinatore dell’incontro e direttore di “Azione NonViolenta”, l’ha precisato con molta chiarezza.

Abbiamo dalla nostra Capitini, Tolstoj, Gandhi, don Milani… Non dobbiamo dimenticarcene!

 

Noi rappresentavamo rispettivamente il Partito e il Movimento Umanista.Abbiamo distribuito volantini per la manifestazione del 2 dicembre 2006 a Milano www.simbolodellapace.net. L’intervento pubblico, a cura di Daniela, verteva principalmente sul Disarmo, i forum di Milano e Lisbona, le campagne d’appoggio umano in Africa e l’azione nelle scuole, dove siamo presenti con seminari per studenti e insegnanti.

 

Abbiamo riposato nell’ ostello della gioventù Villa Francescatti, luogo pulito e decoroso, con uno splendido chiostro del XII secolo.

Ma il “senso” ultimo dell’incontro, nonché un sorriso di profonda speranza, l’abbiamo trovato nel…regolamento. La cappella Comboni situata a un dipresso, si leggeva infatti, è aperta a tutti i giorni, ma con una particolarità: dalle 7 alle 9 e dalle 18 alle 20 dal lunedì al giovedì per i credenti di tutte le religioni; mentre il venerdì è a disposizione dei fedeli dell’Islam, il sabato degli ebrei e la domenica dei cristiani…! In barba ai teocon, un mondo diverso è davvero a portata di mano.

Sia essa giusta, santa, umanitaria, chirurgica, difensiva, offensiva, legittima, illegittima o preventiva… la guerra, fatta da chiunque, per qualunque motivo, con qualsiasi arma, è sempre e comunque il più grande crimine contro l’umanità!

Daniela Tuscano e Donatella Camatta (www.danielatuscano.wordpress.com)

 

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 15:19

an inconvenient truth

30 Ottobre 2006

an_inconvenient_truth.jpg

Se vogliamo evitare che le generazioni future ci sputino in faccia e ci chiedano i danni dobbiamo fare qualcosa per il pianeta. Le iguane, fuori dalla finestra di casa mia a Genova, mi guardano come un estraneo al sole estivo di ottobre. I grilli cantano tutta la notte. Le api fanno il doppio lavoro estate/inverno. I dati dell’effetto serra sono ormai quotidiani come le previsioni del tempo. Ci sommergono. Come faranno le acque con le coste e le città.
Ma ci sono sempre gli scettici. Quelli che non ci credono e che ci sono sempre alternative. Senza mai dire quali. Altri che più modestamente se ne fregano. I ghiacciai si sciolgono. I fiumi si seccano. Le falde acquifere scendono.
Basta con il catastrofismo. Con la solita deriva catastrofista per non affrontare i veri problemi. 279 specie di piante e di animali si stanno spostando verso nord. La malaria è arrivata sulle Ande. Lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia è raddoppiato negli ultimi dieci anni. E la deriva catastrofista continua con le previsioni per i nostri nipotini. Quelli che butteranno le nostre ossa in una discarica. Entro il 2050 il polo nord scomparirà, un milione di specie si estinguerà, il livello del mare salirà fino a cinque metri.

Al Gore ha prodotto un film: 'An inconvenient truth’. Uscirà il 21 novembre in versione inglese. E’ la prima volta che faccio pubblicità a un film. E’ un piccolo tributo, un’inezia per la salvezza del pianeta.
Da subito possiamo dare un contributo per migliorare la Terra con tenthingstodo, diecicosedafare.
1- Usa lampadine fluorescenti e compatte
2- Usa la macchina il meno possibile
3- Ricicla
4- Verifica la pressione delle gomme dell’auto
5- Non sprecare acqua calda
6- Non comprare prodotti con molte confezioni
7- Regola il termostato di casa
8- Pianta un albero
9- Spegni gli elettrodomestici non in uso
10- Fai girare questo elenco

Sono azioni da boy scout, non prevedono grandi strategie. Non ci sono scuse. Io ne aggiungo un’altra. Una convenzione con le banche che mi contatteranno per prestiti finalizzati all’acquisto di pannelli solari per i lettori del blog. E poi un’altra per Prodi: telelavoro per le amministrazioni pubbliche, arrivare entro pochi anni al 30/40%. Per oggi basta così. Sono esausto. Guardatevi il trailer.

http://www.beppegrillo.it/

Domenica, 29 Ottobre, 2006 - 09:35

Le bambine Iraniane

Le bambine possono di fatto essere comperate o vendute con il consenso dei loro tutori maschi. L’articolo 1041 del codice civile prevede che “il matrimonio prima della pubertà è proibito. Il matrimonio contratto prima di raggiungere la pubertà con il consenso del tutore, é valido a condizione che gli interessi del bambino sotto tutela siano debitamente osservati”. Ma la vendita di bambine o il farle sposare a uomini molto più anziani é diventata una pratica comune in Iran. La situazione verificata dal quotidiano governativo Ressalat il 15 dicembre del 1991 é questa: a causa dell’estrema povertà, la gente del Khorasan settentrionale vende le sue bambine per un massimo di 33 dollari. Nelle provincie del Sisran e del Balucistan (sud-est dell’Iran) le bambine da 8 a 10 anni sono vendute dai loro sciagurati genitori per 4 dollari.
La nota(1) dell’articolo 1210 del codice civile stabilisce: “L’età della pubertà per un ragazzo é di 15 anni lunari compiuti e per una ragazza é di 9 anni lunari compiuti”. L’articolo 48 del codice penale dei 1991 prevede che i bambini sono liberi da responsabilità penali. La nota (1) dello stesso articolo definisce un bambino come una persona che non ha raggiunto l’età della pubertà legale. Ciò significa che una bambina di 9 anni può essere punita come un adulto con la fustigazione, giustiziata e perfino lapidata.

Domenica, 29 Ottobre, 2006 - 09:30

I raccoglitori di margherite

27 Ottobre 2006

Prodi_televisione.jpg

La Finanza ci spiava, il Sismi ci spiava, la Telecom ci spiava. Chi sarà il mandante?
Mi viene da ridere a fare la domanda. Chi aveva il potere di farlo se non il precedente governo? Se le elezioni fossero andate diversamente c’era il colpo di Stato. Come faccio a dirlo? Sensazioni. Le stesse che, credo, avete anche voi.
Però adesso basta. Da chi dipendevano il Sismi, da chi l’Agenzia delle Entrate, da chi la Telecom? Questi personaggi come si chiamano? Facciamo un ripassino: Pollari, Tremonti, Tronchetti. E allora è così difficile arrivare alla verità? Li si convoca in commissariato. Li si interroga con dolcezza. In caso di reticenza li si trattiene in carcere il tempo necessario. Anche tutta la vita. Per non inquinare le prove e per nostra tranquillità.
Poi si istituisce una commissione di inchiesta popolare. Evitiamo per favore quella parlamentare. Ci sarebbe un palese conflitto di interessi. I giudici sarebbero gli stessi intercettati. Quelli che hanno fatto carte false per bruciare le carte. Certo, lo hanno fatto per la democrazia. E anche per il contenuto delle intercettazioni. I cittadini, dopo aver esaminato le prove, decideranno. Sotto gli occhi di tutti.
Demagogia? Certo demagogia populistica qualunquistica. Parole con cui i coglioni e le anime belle prendono le distanze dai cittadini. Ma il garante della privacy cosa fa nella vita? Raccoglie le margherite?
E Prodi cosa aspetta a parlare al Paese a reti unificate per dire chiaro e tondo che i responsabili verranno puniti senza sconti? Forse un cenno di assenso di bertinottidalemarutelli, padrefiglioespiritosanto?
I cittadini si aspettano ben altro da lei, dipendente Prodi. Se non sa comunicare, almeno ci provi. Noi la corriggeremo.

Ps: Non mancate domani 28/10 alle ore 10.30 in piazza Roma a Ancona alla manifestazione contro la costruzione di due centrali termoelettriche da parte dell'Api. Saranno presenti numerosi comitati cittadini delle Marche e i Meet up di Ancona, Pesaro e Jesi.

Postato da Beppe Grillo il 27.10

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