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Il Blog di Donatella Elvira Camatta | www.partecipaMi.it
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Giovedì, 7 Dicembre, 2006 - 14:22

simbolo della pace Umanista 2dicembre 2006

Ciao a tutti,
Sabato 2 dicembre abbiamo fatto il simbolo della pace in piazza Duomo a Milano. Eravamo circa 1.000, con molti giovani e tanta forza ed emozione. Purtroppo non è uscito niente in TV, però sono stati pubblicati tre articoli sui giornali locali (uno con una foto molto bella) e c’è stato un po’ di spazio nelle radio.
In allegato mando una foto.
Un abbraccio
Anna   
Venerdì, 1 Dicembre, 2006 - 22:31

Polmoni Puliti......Un bel respiro profondo!!!!!

polmoni_puliti.jpg

Le città italiane si stanno svuotando di bambini. Sono stati sostituiti dalle macchine. Da parcheggi. Da pendolari motorizzati. Chi ha un bambino deve rassegnarsi a una tosse cronica. A malattie respiratorie. A un rapporto quotidiano con il pediatra. Oppure andarsene. In città entrano le macchine ed escono i bambini e le loro famiglie. Che diventano pendolari. E prendono la macchina per entrare in città e parcheggiano. Per la mancanza di mezzi pubblici efficienti. Una paranoia che produce veleni per i cittadini e utili per i petrolieri. I rappresentanti dei cittadini non muovono un dito. In questo destra e sinistra sono entrambe petrolizzate.
A Milano la stessa famiglia di petrolieri, la famiglia Moratti, è sia al governo che all’opposizione. Io credo che sia ora di un nuovo RESET. Per evitare di tagliare adenoidi e tonsille ai nostri figli. E vederli giocare in un parco cittadino senza che si avvelenino. Per i nostri governanti sono più importanti i consumi di carburante e le società immobiliari della salute dei bambini. Loro, di solito, abitano altrove. In ville alberate fuori città. RESET.
Visto che li paghiamo noi devono iniziare a renderci conto delle loro azioni. Quanti morti per Pm10 produce l’incuria dei sindaci, dei presidenti di Regione e di Provincia? Quanti malati? Esiste la possibilità di portare in tribunale i nostri dipendenti? Voglio lanciare con l’aiuto dei Meetup una campagna prima di informazione, poi, se necessario, di incriminazione dei responsabili, dal nome: ‘Polmoni puliti’. Riprendiamoci le città e la nostra salute.

Un bel respiro profondo

aria_di_veleni.jpg

Respiriamo veleni. Costruiamo fabbriche di veleni. Seppelliamo rifiuti tossici in mezza Italia. Trasformiamo le città in parcheggi e l’aria in ossido di carbonio. Chi inquina ti toglie la vita. Quanta? Non si sa. Di certo una modica quantità. Perchè lo fa? E’ sotto controllo. Non può reagire. I media lo tengono sotto ipnosi. Nella classifica mondiale le prime industrie sono il petrolio e le auto. L’opinione pubblica è creata da queste aziende. Dalla loro ideologia: il profitto. Gli italiani vogliono il loro posto al sole per le fabbriche di veleni. All’italiana. Non paga chi inquina, ma chi viene inquinato. E’ il business degli inceneritori. Commesse pubbliche, veleni privati. L’inceneritore non è una soluzione ai rifiuti. E’ una scorciatoia che trasforma l’organismo umano in rifiuto. I nostri dipendenti politici amano gli inceneritori. Ne vogliono uno per città. Porta lavoro, lavoro, lavoro. La grande mistica del lavoro della sinistra. La grande mistica del profitto della destra. Una mistica bipartisan. Gli inceneritori ci avvelenano.
La Regione Veneto e l’Istituto Oncologico Veneto con il Registro dei Tumori del Veneto, il Comune e la Provincia di Venezia hanno pubblicato uno studio: ‘Rischio di sarcoma in rapporto all’esposizione ambientale a diossine emesse dagli inceneritori’.
Le conclusioni:
- La Provincia di Venezia ha subito un massiccio inquinamento atmosferico da sostanze diossino-simili rilasciate dagli inceneritori...
- Nella popolazione esaminata risulta un significativo eccesso di rischio di sarcoma correlato sia alla durata che all’intensità dell’esposizione
- Gli inceneritori con più alto livello di emissioni in atmosfera sono stati quelli che bruciavano rifiuti urbani..

Chi costruisce inceneritori causa tumori. Va informato sui fatti e poi accompagnato alla porta o, se proprio insiste, rigassificato.

http://www.beppegrillo.it

Venerdì, 1 Dicembre, 2006 - 22:27

Commissione Ambiente Partito Umanista

Comunicato stampa
 
                                                                                                Milano, 01 dicembre 2006
 
 
Come favorire le case automobilistiche fingendo di lottare contro lo smog
 
Nella grande battaglia contro lo smog che attanaglia le città italiane, la soluzione magica che sembra mettere d'accordo tutti, centrosinistra e centrodestra, automobilisti ed imprenditori, è quella del rinnovo del parco macchine: "Incentiviamo la sostituzione delle vecchie macchine Euro 0, 1, 2 e 3 con vetture Euro 4 o addirittura elettriche, e l'inquinamento calerà". Ne è un esempio la legge approvata il 28 novembre dalla Regione Lombardia che dà un contributo di 2000 euro a chi cambia auto.
 
Questa proposta è scellerata perché chiunque si interessi di temi ambientali sa che produce l'effetto contrario: il proprietario di una nuova macchina, attrezzata con il massimo confort e con gli ultimi ritrovati tecnologici (navigatore satellitare, aria condizionata, cambio automatico) è stimolato ad usarla di più, a percorrere più chilometri e quindi ad emettere più inquinanti. Difficilmente questo cittadino che ha appena sborsato 10mila o anche 30mila Euro lascerà la sua scintillante automobile nel parcheggio per infilarsi in un tram affollato o in una soffocante metropolitana, inforcare la bicicletta o andare a piedi.
 
Il rinnovo accelerato del parco auto e moto produce un altro drammatico impatto negativo sull'ambiente: per produrre un’automobile nuova ci vogliono ingenti quantità di energia e di materie prime già oggi scarse, mentre la rottamazione della vecchia vettura farà crescere le montagne di rifiuti che ingombrano il pianeta e verranno lasciate in eredità alle future generazioni.
 
L'acquisto di un'auto nuova viene esaltato anche dalla pubblicità come un comportamento ecologico e quindi virtuoso. Sia le case automobilistiche che le multinazionali dell'energia amano usare slogan fuorvianti come "emissioni zero" e "la tecnologia al servizio dell'ambiente" per incitare al consumismo.
 
Il  Partito Umanista chiede che:
 
- si incentivi l'uso e potenziamento dei mezzi pubblici, non l'acquisto di nuove auto e moto;
 
- si rediga un serio piano energetico nazionale per superare lo stallo degli accordi di Kyoto, insufficienti e mai rispettati.
 
- i veicoli elettrici non vengano considerati "vetture ecologiche": l'elettricità che serve a farli funzionare viene comunque prodotta da centrali termoelettriche, che bruciano combustibili fossili altamente inquinanti, oppure viene importata dalle centrali nucleari francesi.
 
 
 
Commissione ambiente
Partito Umanista

Venerdì, 1 Dicembre, 2006 - 13:32

a proposito di trasporti locali......

Riporto un'interessante mozione e delibera che potrà avere effetti positivi sul decongestionamento del traffico nell'area metropolitana milanese e che potrà garantire una nuova mobilità sostenibile e più omogenea nel territorio lombardo.

Provincia di Cremona Presidenza del Consiglio Provinciale Corso Vittorio

Emanuele II 28 Cremona tel 0372/406231 . 406235
INTERROGAZIONE DI LADINA E TAMAGNI sul prolungamento Linea 3 delal metro
verso Paullo I Consiglieri Provinciali Andrea Ladina e Pierluigi Tamagni
hanno presentato un'interrogazione riguardante il prolungamento della
Linea 3 della Metropolitana Milanese in direzione di Paullo, per liberare
Milano dalle auto e puntare sull’estensione del trasporto su rotaiaSegue
il testo integrale 17 ottobre 2006 prot. n. 193241Il collegamento stradale
tra la Provincia di Cremona e Milano avviene principalmente attraverso la
strada ex statale 415 Paullese il cui volume di traffico specie nel tratto
cremasco è, a tutt’oggi, imponente con un numero di autoveicoli ( mezzi
pesanti compresi) che in alcuni tratti supera le 40 mila unità giornaliere
(Traffico giornaliero medio base dati 1993-2001, Studio dell’Ufficio
Tecnico della Provincia di Cremona).Mentre è in procinto di decollare la
riqualificazione della Paullese per far fronte alla ridotta velocità
commerciale degli autoveicoli, alla pericolosità ed incidentalità
dell’arteria ed allo smog derivante dalle code interminabili si pone il
problema di prevedere, attraverso una lungimirante pianificazione del
trasporto a valenza intermodale, l’utilizzo della linea metropolitana
milanese .Ad una Paullese riqualificata e dunque presumibilmente più
veloce ed individuata dagli automobilisti come strada da percorrere, con
preferenza, verso Milano riteniamo debba essere affiancato il percorso su
rotaia se non si vuole, in pochi anni, ritornare alle code stradali ed
agli intasamenti di sempre. Per questo si rende necessario fare la massima
pressione affinché nel "Piano regionale delle linee metropolitane della
Lombardia" sia inserito anche il prolungamento della Linea 3 del metrò
dall’attuale capolinea di San Donato almeno fino all’area di
Settala-Paullo.E’ indispensabile che venga programmata una "cura del
ferro" con l’uscita delle linea metropolitana dall’immediato hinterland di
Milano verso l’Adda lodigiana-cremasca. Cosa che è avvenuta agli inizi
degli anni settanta verso l’Adda milanese con il prolungamento del Metrò 2
Linea Verde che ha raggiunto Gorgonzola e che si è rivelata una intuizione
fondamentale.Inoltre, a fronte del dibattito in corso nel Consiglio
comunale di Milano sul progetto di ridurre il numero degli autoveicoli in
entrata ogni giorno a Milano, non escludendo il ricorso a tickets
d’ingresso, si rende ancor più attuale la previsione di allontanare da
Milano, città con un levato livello di smog, il maggior numero di auto
fissando il capolinea della rete del Metrò a decine di km di distanza
dall’area urbana come avviene nelle principali città europee.Tutto ciò
premesso si chiede alla Giunta provinciale di sapere:1. Quali contatti
sono avvenuti nel corso del 2006 con la MM e con il Comune di Milano
finalizzati al prolungamento del Metrò 3 Linea Gialla fino all’area di
Settala-Paullo?2. Cosa prevede il "Piano regionale delle Linee
Metropolitane della Lombardia"?3. Quali richieste in tal senso sono state
avanzate, in Regione ed al Ministero competente, dagli Enti locali del
territorio interessato: Comune di Milano, Provincia di Milano, comuni di
Peschiera Borromeo, Pantigliate, Settala, Paullo e dalle Province di Lodi
e di Cremona?4. Non si ritiene di dover intervenire, magari anche con un
pronunciamento collegiale degli Enti Locali predetti per chiedere al
Governo regionale e nazionale finanziamenti per l’estensione della rete di
trasporto su metrò, e perciò più ecologico, verso il nostro territorio?
I consiglieri provinciali Andrea Ladina (Verdi) e Pierluigi Tamagni
(DS)Cremona, 26 settembre 2006
Giovedì, 30 Novembre, 2006 - 14:54

Convegno verso il FSM di Nairobi 2007

La Clausola democratica della UE come avvio della discussione sulla centralità degli individui e dei soggetti sociali negli accordi commerciali
Milano, 1-2 dicembre 2006
Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43
Ingresso libero
Lo scorso 14 febbraio il Parlamento europeo ha approvato all'unanimità la "risoluzione Agnoletto" sulla Clausola diritti umani e democrazia negli accordi tra Unione europea e Paesi terzi. L'aula di Strasburgo ha assunto una posizione netta nei confronti della Commissione e del Consiglio europeo, dichiarandosi indisponibile ad avallare nuovi accordi commerciali che non contengano una clausola democratica chiara, valida per tutti i Paesi partner (non solo per i più deboli), applicata a tutti gli accordi commerciali (compresi quelli settoriali come il tessile e l'agricoltura) e inclusiva delle responsabilità delle multinazionali.
Uno strumento, quello della clausola, di per sé non risolutivo delle ingiustizie strutturali che caratterizzano il rapporto Nord-Sud del mondo ma che offre lo spunto per riaprire un dibattito serio su come sia oggi possibile rimettere la persona, e le sue libertà fondamentali, al centro degli accordi commerciali internazionali.
Noi pensiamo che i diritti umani, nel contempo universali e specifici alle diversità dei popoli, vengono prima di qualsiasi interesse economico: limitano e regolano il mercato, non ne sono una conseguenza e una variabile secondaria. Essi sostanziano la possibilità di una reale partecipazione popolare ai processi della decisione politica, innescano percorsi di democratizzazione delle società locali, vivono nelle regole di un nuovo diritto internazionale, sostengono la possibilità di una reale riforma delle Nazioni Unite e degli organismi internazionali, fino a preludere a nuove forme di organizzazione sociale.
Questo convegno ha lo scopo di discutere questa prospettiva, le sue possibilità, i suoi contenuti importanti a partire dalla lente offertaci dall'attuale rapporto tra diritti e mercato, dal suo trasformarsi nella crisi del liberismo, dalle alternative a quest'ultimo dentro una prospettiva di un mondo multipolare regolato da un nuovo diritto internazionale fondato sulla solidarietà, sulla giustizia sociale, sulla pace. Da ultimo vuole inoltrarsi nella discussione in merito alle politiche possibili in grado di concretizzare questo processo di trasformazione.
Organizza: Associazione Culturale Punto Rosso
Con il supporto di: Terre des Hommes Italia, Manitese, Fair, Carta,
Segretariato Europa Cgil
Con il contributo dell'assessorato Partecipazione Pace e Cooperazione
internazionale della Provincia di Milano
Hanno aderito: Attac Italia, Fondazione Basso - Sezione
Internazionale, Fratelli dell'Uomo, Lunaria, Apice, Lila Cedius, A
Sud, Terra Nuova, Campagna Europa-Africa, Fondazione G.Piccini, Chico
Mendes, Campagna No excuse, Ics - Consorzio italiano di solidarietà,
Coopi.
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Venerdì 1 dicembre 2006 - ore 20:00
Proiezione del documentario "Appunti da Bamako" realizzato da Focuspuller in occasione del Social Forum Mondiale del 2006
Prologo "Verso Nairobi 2007" con Aminata Traorè (Forum sociale del Mali), Chico Whitaker (Commissione brasiliana per la giustizia e la pace), Vittorio Agnoletto (gruppo Gue/Ngl), Moema Miranda (Ibase, Brasile), Samir Amin (Forum mondiale delle alternative), Wahu Kaara (Jubilee South Kenya)
Sabato 2 dicembre 2006 - ore 10:00-13:00
Relazioni analitiche
Ø La Clausola diritti umani e democrazia nel quadro delle politiche commerciali della UE (Vittorio Agnoletto - rapporteur del Parlamento Europeo sul tema)
Ø Gli strumenti di tutela e promozione dei diritti umani nei rapporti internazionali (Valerio Onida - Università degli Studi di Milano)
Ø Il destino dell'Omc alla chiusura del Doha round (Susan George - Attac Francia)
Ø I grandi blocchi regionali (Samir Amin - Forum mondiale delle alternative)
Ø L'Africa alla vigilia del FSM 2007 (Wahu Kaara - Jubilee South Kenya, Mamadou Cissokho - Roppa, Senegal)
Ø La necessità di un nuovo ordine economico: il laboratorio America Latina (Wim Dierckxsens - Dipartimento ecumenico di investigazione, Costarica)
Moderatore: Giorgio Riolo (Associazione culturale Punto Rosso)
Sabato 2 dicembre 2006 - ore 14:00-17:45
Relazioni strategiche
Ø il ruolo dei sindacati e delle organizazzioni contadine (Nicola Nicolosi - Segretariato Europa Cgil, Mamadou Cissokho - Roppa, rete organizzazioni contadine dell'Africa occidentale, Senegal)
Ø il ruolo delle Ong e delle associazioni (Emilio Molinari - Contratto mondiale sull'acqua, Raffaele Salinari - Terre des Hommes, Mariarosa Cutillo - Manitese)
Ø il ruolo dei movimenti sociali (Mario Pianta - Università di Urbino, Moema Miranda - Ibase, Pravin Patel - Tribals Welfare Society India)
Ø il ruolo dei media (Anna Pizzo - Carta Cantieri Sociali, Gabriele Polo - Il Manifesto)
Moderatore: Giosuè De Salvo (Lila Cedius)
Sabato 2 dicembre 2006 - ore 18:00-19:30
Tavola rotonda finale su "L'Europa nel mercato mondiale" con Benita Ferrero Waldner* (Commissaria Ue Relazioni Esterne), Francis Wurtz (presidente gruppo Gue/Ngl del Parlamento Europeo), Emma Bonino* (ministra Commercio Estero italiano), Patrizia Sentinelli (vice ministra degli Affari Esteri), Vittorio Agnoletto (rapporteur del PE sulla Clausola democratica della Ue).
Moderatore: Gianni Tognoni (Fondazione Basso - Sezione Internazionale)
*= invitati
INFO: www.dirittiemercato.it, info@dirittiemercato.it

Mercoledì, 29 Novembre, 2006 - 17:39

PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI

APPELLO
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano; alla Signora Clio Bittoni; al Presidente del Consiglio Romano Prodi; alla Ministra per le Pari Opportunit� Barbara Pollastrini; alla Ministra per la Famiglia Rosy Bindi; ai Presidenti di Camera e Senato; alle Parlamentari e ai Parlamentari; alle Presidenti e ai Presidenti delle Regioni e delle Provincie ; alle Giunte Regionali, Provinciali, Comunali;� ai Consigli Regionali, Provinciali, Comunali; alle Consigliere ed ai Consiglieri di Parit�; alle Assessore ed agli Assessori alle Pari Opportunit�; ai Consigli delle Elette; alle Sindache ed ai Sindaci;

PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI, PER L'AUTODERMINAZIONE FEMMINILE

Gentilissime e Gentilissimi Rappresentanti delle Istituzioni Italiane,

ricorre il 25 novembre un triste anniversario, internazionalmente celebrato, per ricordare le donne che hanno subito violenza: c ome � noto, l'omicidio rappresenta la prima causa di morte per le donne, in Europa e nel mondo.

Noi preferiamo parlarVi di femminicidio: per includere in un'unica sfera semantica di significato ogni pratica sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all'integrit�, allo sviluppo psico-fisico, alla salute, alla libert� o alla vita della donna, col fine di annientarne l'identit� attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori. Il femminicidio � basato su relazioni di potere diseguali: il neoconservatorismo, la globalizzazione e la conseguente precarizzazione dei rapporti interpersonali hanno favorito un clima di disuguaglianza sociale che discrimina le donne in particolar modo, costrette nella postmodernit� occidentale in pi� ruoli e tutti precari. Ogniqualvolta le donne reclamano il riconoscimento di diritti politici, riproduttivi, all'istruzione, al lavoro, prevale sempre la negazione della libert� femminile,� attraverso interventi "etici" che vanno a incidere sui diritti riproduttivi della donna, riportandola alla sua dimensione "naturale" di donna e madre, quindi di soggetto controllabile.

E' proprio in ragione di ci� che ci rivolgiamo a Voi, Spettabili Rappresentanti delle Istituzioni Italiane.

E' atto dovuto garantire alle donne il diritto a vivere liberamente il proprio corpo e la propria sessualit�, non ne � lecito il controllo attraverso leggi che non riescono a ponderare in maniera equilibrata � i diritti fondamentali della salute e dell'autodeterminazione della donna con gli altri beni costituzionalmente tutelati.� "La promozione e la tutela dei diritti delle donne sono requisiti fondamentali per costruire una vera e propria democrazia", ed "occorre utilizzare tutti i mezzi possibili per prevenire qualsiasi violazione dei diritti umani delle donne"( Punto 4, Risoluzione del Parlamento europeo sul seguito della Quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma di azione per le donne ): � un impegno che riguarda tutta la comunit�, ma in primo luogo rappresenta un'obbligazione dello Stato, assunta non solo Costituzionalmente ex art. 3, ma anche a livello internazionale attraverso il riconoscimento della validit� dei vari Trattati, Dichiarazioni e Convenzioni a tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, ed in particolar modo attraverso la ratifica della CEDAW. Tuttavia, nella realizzazione degli interventi legislativi e governativi in materia non si � affatto tenuto conto delle raccomandazioni provenienti dal Comitato per l'attuazione della CEDAW. Per questo:

1. Rigettiamo ogni forma di intervento di tipo emergenzialistico, perch� la violenza sulle donne non � un'emergenza (sarebbe un'emergenza globale perenne ab inizio, altrimenti), � un problema sociale, e come tale va affrontato;

2. Riteniamo inutile ogni forma di inasprimento delle pene, essendo gi� bastevolmente sanzionatoria l'attuale disciplina, se concretamente attuata;

3. Riteniamo eccessivamente selettiva l'impostazione scelta per il codice delle pari opportunit�, che relega la realizzazione della donna esclusivamente all'ambito lavorativo, e non coglie la complessit� delle discriminazioni di genere cui la donna � soggetta anche negli altri ambiti di relazione;

Ci auspichiamo quindi che l'attuale Governo e quante e quanti rappresentano ad ogni livello le Istituzioni non si facciano ulteriormente tentare dalla via facile ma pericolosamente sdrucciolevole della repressione indiscriminata: non serve un "piano di azione straordinario contro le violenze sulle donne", � necessario invece "riconoscere che la violenza maschile contro le donne � il maggior problema strutturale della societ�, che si basa sull'ineguale distribuzione di potere nelle relazioni tra uomo e donna, e incoraggiare la partecipazione attiva degli uomini nelle azioni volte a contrastare la violenza sulle donne" ( Council of Europe , Recommendation 5/2002 of the Committee of Minister to member states on the protection of women against violence , III), � necessario "riconoscere che lo Stato ha l'obbligo di esercitare la dovuta diligenza nel prevenire, investigare, e punire gli atti di violenza, sia che siano esercitati dallo Stato sia che siano perpetrati da privati cittadini, e di provvedere alla protezione delle vittime" ( Council of Europe , Recommendation 5/2002 of the Committee of Minister to member states on the protection of women against violence , II ).

L'Unione Europea sembra aver preso coscienza della necessit� di un cambio di rotta urgente in tema di violenza sulle donne, a nostro avviso ha fornito anche le coordinate giuste per affrontare il problema in termini non di repressione ma di garanzia di diritti e offerta di opportunit� nuove alle donne. Chiediamo quindi alle Istituzioni di accogliere questa sfida, ed accoglierla non solo nelle parti pi� facilmente realizzabili, ma nella complessit� in cui viene proposta, perch� � necessario che il cambiamento coinvolga tutti gli attori sociali interessati :� difficile infatti senza un adeguato impatto sulla comunit� riuscire a far cessare la violenza sulle donne, che "� la manifestazione di un potere relazionale storicamente diseguale tra uomini e donne…uno dei principali meccanismi sociali attraverso i quali le donne sono costrette ad occupare una posizione subordinata rispetto agli uomini." (Preambolo CEDAW ).

Invitiamo il Governo e le altre e gli altri Rappresentanti delle Istituzioni cui questo appello � rivolto a perseguire attraverso le scelte politiche e di Governo che verranno poste in essere quegli obiettivi indicati dalla CEDAW e dall'Unione (In particolar modo dal Committee for Equality between Women and Men, che nel 2006 ha redatto uno dei pochissimi studi organici realizzati a livello governativo europeo in materia di violenza sulle donne, Combating violenze against women. Stocktaking study on the measures and action taken in Council of Europe member States, consultabile su Internet nel sito del CDEG,� http://www.coe.int/equality/, che il nostro Stato, come gli altri Stati Europei, aveva il compito di tradurre e diffondere… ) per il raggiungimento dell'uguaglianza tra i sessi, ed a porre in essere gli interventi necessari e le misure indicate, per consentire alle donne di vivere nella propria comunit� godendo liberamente dei pieni diritti che spettano loro come cittadine, ma prima ancora come Persone. In particolar modo riteniamo obiettivi prioritari :

1. L'assegnazione di un Portafoglio al Ministero delle Pari Opportunit�, per dotarlo dei margini di autonomia economica necessari a porre in essere un Piano di Azione a tutto campo che sia in grado di intervenire trasversalmente su pi� piani (sociale, economico, legislativo, giudiziario), e che renda quindi concreta la possibilit� di un cambiamento effettivo di prospettiva nel rapporto tra sessi;

2. Un approccio "olistico" alla violenza sulle donne, attraverso un'unica codificazione che raggruppi gli aspetti legislativi civilistici, penalistici, legati al diritto di famiglia, procedurali, e che indichi i rapporti di coordinamento tra forze dell'ordine, associazioni e magistratura, in maniera tale da prevedere una procedura che assicuri la pi� completa protezione e assistenza immediata alla donna che decida di uscire da una situazione di violenza;

3. Professionalizzazione e preparazione "di genere" degli attori sociali� che quotidianamente trattano casi di discriminazione e violenza sulle donne, attraverso corsi specifici ed obbligatori non solo nelle scuole superiori e professionali dove si formano gli operatori sociali che vengono a contattato con questa realt�, ma rivolti in particolar modo ad operatori sanitari del Pronto Soccorso, operatori dei Servizi Sociali, Forze dell'Ordine;

4. L'eliminazione di tutte le norme e prassi giuridiche che risultano discriminatorie nei confronti della donna, in particolar modo in riferimento ai diritti procreativi;

5. L'istituzione di un Osservatorio sui diritti delle donne;

6. La promozione di una "prospettiva di genere" in tutti i campi, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e di educazione all'ascolto;

La promozione di campagne di sensibilizzazione, campagne educative, pubblicit�, ed ogni iniziativa di carattere sociale adeguata a porre fine alla stereotipizzazione del ruolo di responsabilit� della donna in famiglia e nella societ�, anche attraverso un codice di regolamentazione dei media per evitare la diffusione di immagini discriminanti della donna o lesive della sua dignit�, che la facciano percepire come oggetto sessuale, o come responsabile in via principale della crescita dei figli;
Incoraggiamento dei mass-media mass media e delle agenzie pubblicitarie a proiettare un'immagine delle donne come partner alla pari in tutte gli ambiti della vita;
9. Promozione di misure che incentivino l' occupazione femminile e migliorino lo status precario delle donne lavoratrici;

10. Promozione di ricerche che consentano di avere informazioni precise e dettagliate sullo stato di salute delle donne e sull'accesso delle stesse ai servizi sanitari;

11. Maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica e alla politica, sia nelle cariche elettive che in quelle politiche, nell'assegnazione di incarichi istituzionali, nella magistratura e a livello internazionale;

12. Elaborazione di misure atte a eliminare la discriminazione nei confronti delle donne migranti, e rimozione delle le restrizioni sulle donne migranti previste nella Bossi-Fini;

13. Apertura di un dibattito serio e partecipato sulle questioni di genere, attraverso la traduzione e la diffusione capillare dei dati europei in materia, dei principali atti europei, delle risoluzioni, delle raccomandazioni, al fine di coinvolgere tutti gli attori sociali e le ONG operanti in tale ambito, anche attraverso la creazione di un Comitato Consultivo;

Traducendo in Italiano le Raccomandazioni del Comitato CEDAW riferite all'ultimo rapporto, compito che spettava agli organi istituzionalmente deputati, ribadiamo la necessit� � dell'appoggio di tutte le Istituzioni, nella consapevolezza che per progredire nella tutela dei diritti un cambiamento � necessario, c'� bisogno di pi� impegno e di pi� donne impegnate su questo fronte in politica, di un empowerment forte per dare sostegno ad un progetto di questa portata.

Chiediamo alle Istituzioni, alle donne ma soprattutto agli uomini che le rappresentano e cui rivolgiamo questo appello, il coraggio e la volont� politica di mettersi in gioco, di stanziare i � fondi necessari per assicurare la possibilit� di elaborare progetti a lungo termine e consentire la creazione di una rete organizzativa locale che possa attuare in maniera coordinata il Piano di Azione che ci auspichiamo verr� redatto a livello nazionale, in concertazione con le associazioni di donne e con gli operatori sociali che per l'autodeterminazione delle donne lavorano da sempre. Credere che un cambiamento sia possibile importa una grande spendita di energie, mezzi, risorse, ed implica soprattutto volgere lo sguardo al futuro,� consapevoli per� del fatto che "un futuro democratico alternativo i costruisce giorno per giorno su pratiche democratiche".

Con l'auspicio che le Istituzioni manifestino attraverso il loro operato questa consapevolezza, � invitiamo nuovamente ad un impegno concreto per "Dare forma, creare, e mettere in atto una giustizia di genere oggi".

PROMOTRICI E PROMOTORI � DELL'APPELLO:

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
COORDINAMENTO DONNE PRC� BOLOGNA
FORUM DELLE DONNE DEL PRC

Per adesioni e sottoscrizioni scrivere a : barbaraspinelli_segreteriagd@yahoo .it

Mercoledì, 29 Novembre, 2006 - 11:22

Il Consiglio di Zona 7 e la legge finanziaria

Una discussione sulla legge finanziaria in Consiglio di ona 7 ?
Interessante se non fosse strumentale. infatti bastava leggere il testo presentato dei gruppi di maggiornaza per comprendere che la finalità non era quella di discutere in maniera seria ed approfondita su questa importante, fondamentale, legge che governerà la vita econmica e fiananziaria del Paese per il prossimo anno, bensì di attaccare (probabilmente sotto dettatura centrale) il Governo del Centro Sinistra.
 iccome, però, non ci manca la voglia e l'esperienza, a nome il Gruppo dell'Ulivo ha presentato 32 emendamenti ed un ordinedel giorno con lo scopo non di fare una misera ed opportunistica ostruzione ma di portare il livello della discussione in ambiti più seri e qualificanti.

Rosario Pantaleo
Capogruppo dell'Ulivo in Zona 7

Allego l'ordine del giorno presentato dal gruppo dell'Ulivo.

Martedì, 28 Novembre, 2006 - 17:45

Senhal, Tenores Nugoresu, Fratelli Mancuso allo Spazio Teatro 89 (Quarto Cagnino - Milano)

Lo Spazio Teatro 89 è una splendida realtà sorta nel Borgo di Quarto Cagnino, nella zona Ovest di Milano, sulle ceneri di una vecchia ed indimenticata, dai “vecchi” residenti del Borgo, balera. La sala in cui insiste lo Spazio Teatro è composta da un ampio palco, assistito da adeguate attrezzature audio-video, l’acustica è ottima e le quasi quattrocento comode poltroncine danno la possibilità di assistere in maniera adeguata a spettacoli musicali e rappresentazioni teatrali. Questa sala è un’opportunità fortemente voluta dalla Cooperativa Edilizia Ferruccio Degradi, centenaria e benemerita cooperativa che a consentito a generazioni di milanesi di poter abitare in una casa dignitosi ed a prezzi sostenibili. E dopo avere superato tutti i possibili (e talvolta incomprensibili) ostacoli burocratici, finalmente è giunto il momento dell’inaugurazione ufficiale ed una delle iniziative scelte dalla Cooperativa, coadiuvata dall’“Associazione Culturale Equinozi” è stata la presentazione di un interessante set di musica popolare. Infatti, la sera di venerdì 13 ottobre, con buona e sentita partecipazione di pubblico, con la presenza del gruppo musicale Senhal, dall’ensemble canoro Tenore Nuguresu e dal duo Fratelli Mancuso, è stato possibile fare affacciare alla finestra della musica popolare un pubblico probabilmente poco avvezzo a determinati suoni e liriche. Ed il pubblico, come sempre più avanti di quanto pensano spesso le frasi fatte oppure i pregiudizi, ha risposto in maniera entusiastica alle proposte musicali che sono state presentate.

In allegato la recensione della serata 

Martedì, 28 Novembre, 2006 - 15:46

Strupri Rimborsati

26 Novembre 2006

Strupri rimborsati

Brescia_rimborso_stupri.jpg

Tutto ha un prezzo e per fortuna che c'è chi pensa al rimborso. Il Comune di Brescia, come esposto nella lettera di una sua cittadina, è avanti. Ha stabilito un vero prezziario dei furti e degli atti di violenza. Lo strupro di una ventenne vale 260 €. Dopo i sessant'anni va già meglio, si portano a casa 310€. Per le struprate anziane un po' indigenti, con reddito fino a 15.000€, ben 360€. Lo strupro di gruppo o singolo non fa invece differenza. E questa, va detto, è una vera ingiustizia.

"Che bella Brescia di notte! Sembra un'altra città. Una città mediterranea. Araba, precisamente. Ma può anche sembrare una città del misterioso oriente. Cinese, ad esempio. O pakistana. O indiana, perché no! Dipende dalla zona in cui arrivi. Il centro storico è diviso a spicchi. Come un'arancia. E' diviso a quartieri. Come New York. E' controllata da piccole mafie e giri di malavita, che cominciano a guerreggiare tra loro e a fare i primi morti, nell'omertà generale e nell'indifferenza delle forze dell'ordine. Come Napoli. Ogni area ha la sua lingua, i suoi negozi, i suoi abitanti. Le vie si sono svuotate di negozi e di boutique. Qualcuno ha tentato di resistere, ma dopo un po' ti passa la poesia. E poi è arrivato un grande guru: un assessore all'ecologia che sognava una città pedonale in stretta intesa con un sindaco affamato di contravvenzioni per far quadrare i conti dei mille interventi nella rete stradale urbana e ha posizionato telecamere che impediscano l'accesso al centro storico alle automobili. Risultato: il deserto dei tartari. O, meglio, dei barbari: la città è talmente multietnica che non c'è più nessun bresciano. E per i vicoli della città vecchia spadroneggiano e vivacchiano tuttofare di ogni genere e perdigiorno dal passo svelto e dalle intenzioni poco intuibili. Ma che non promettono nulla di buono. Succede di tutto, nei vicoletti della città. Tanto che il nostro generoso comune ha deciso di attuare serie ed efficaci misure per porre rimedio a una situazione che ormai non è grave: è tragica. Quello che allego è un volantino prelevato al comando dei vigili del centro di Brescia. Io sono sola e abito in centro, al limite del quartiere pericoloso. Da quando sono state attivate le telecamere nessuno mi può più accompagnare fin sotto casa in automobile. Al di là dei problemi logistici di una vita quotidiana come tante, ogni giorno e ad ogni ora io corro seri rischi per la mia incolumità. Ai vigili che, con savoir faire, mi propongono un rimborso lordo di 260,00€ se qualcuno mi accoltella o mi violenta, mi sono permessa di fare una domanda. Perché non attivate un servizio di pattuglie a piedi, magari munite di cicalino e con un numero verde che io possa contattare per farmi scortare fino a casa in caso di pericolo? La risposta è stata sorprendente: non siamo tenuti a farlo. Però puoi chiedere in Questura. Così una sera in cui è tardi, piove e le uniche facce in giro sono davvero da film di Scorsese, suono in Questura. E la risposta è di nuovo sorprendente: non siamo tenuti a farlo. Allora chiedo all'assessore che ormai è un mito in questa città. Domando: perché non realizzate un servizio di parcheggi rosa, di scorte, di pattuglie a piedi per i residenti del centro? La risposta non mi sorprende più: non siamo tenuti a farlo. '... e i bresciani?' vi chiederete.Beh, siamo la città col numero più elevato di automezzi in Europa. Ci sarà pure un motivo, no?". Nadia B
http://www.beppegrillo.it/2006/11/stupri_rimborsati.html

Martedì, 28 Novembre, 2006 - 15:23

Per una vera Politica di Pace!

 

PER UNA VERA POLITICA DI

 PACE ! PACE !

Ridurre le spese militari, smilitarizzare il territorio, disarmare la politica

INCONTRO DIBATTITO

Mercoledì 29 NOVEMBRE ore 21.00
c/o Casa della cultura di Milano, via Borgogna 3

Comunicazioni di
Olol Jackson (Assemblea permanente contro la nuova base – Vicenza)
Basi militari e militarizzazione del territorio
Con il progetto di raddoppio della base militare Nato di Vicenza prosegue la militarizzazione del territorio, sottratto all’utilizzo della collettività e consegnato al padrone americano. L’Italia come portaerei, strumento delle politiche di dominio e controllo del Mediterraneo.
Alberto Stefanelli  

Riarmo e spese militari

Mentre si riducono le spese sociali per i tagli imposti alla spesa pubblica, il governo Prodi aumenta considerevolmente le spese militari. Una finanziaria così concepita non è compatibile con il ruolo di pace che il nostro paese dovrebbe assumere
Piero Maestri

Missioni militari all’estero

La partecipazione dell’Italia alle missioni militari all’estero, il ruolo dei nostri militari integrati nelle truppe Nato in Afghanistan, il contingente multinazionale in Libano e le minacce alla tregua e alla costruzione di una pace stabile, cosa significa “protezione internazionale” per i palestinesi
Introduce e modera  Simonetta Jucker  - Gruppo Bastaguerra Milano
In preparazione di
â—?   Vicenza 2 dicembre: manifestazione nazionale contro le basi militari
â—?  Roma 16 dicembre: assemblea nazionale per il ritiro delle truppe   dall’Afghanistan
Promuovono:
Gruppo Bastaguerra, Guerre&Pace, Sincobas, Coordinamento Pace Cinisello Balsamo, LOC/OSM 

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