una catena umana per dire basta a crimini sul lavoro
Una catena umana lunga tutta piazza del Duomo, le stime danno una cifra di 500 partecipanti, si è tenuta ieri a Milano, organizzata dalla nuova formazione politica "La Sinistra, L'Arcobaleno", per denunciare con i numeri e le cifre le morti bianche, le morti di innocenti ammazzati sui luoghi di lavoro, una guerra civile che continua e prosegue.
Da ultimo qualche settimana fa un'altra vittima in un cantiere in Via Amadeo a Milano. Ma la percentuale di caduti a Milano e in Italia aumenta vertiginosamente, tanto che l'anno scorso si è chiuso il tragico bilancio di 1100 lavoratori morti. Credo che questo dato debba fare non solo riflettere sull'inadeguatezza e la disumanità di questo sistema produttivo, ma anche per invitare le amministrazioni, locali, Comune soprattutto, e nazionali a provvedere a fare chiarezza sugli incidenti che non sono casuali o dovuti all'imperizia della vittima ma sono dovuti all'assenza di controlli e di garanzie sui luoghi di lavoro. La precarietà, gli orari straordinari e poco retribuiti, spesso non vengono del tutto stipendiati, la mancanza di professionalità, data l'inesistenza di corsi di perfezionamento e di aggiornamento continui, sono le cause principali che determinano nella lavoratrice e nel lavoratore stanchezza, disagio, depressione. Ma che dire, poi, dell'illegalità diffusa presso alcune aziende, soprattutto nell'ambito cantieristico ed edile, dove non si assume, soprattutto i migranti, ma si sfruttano senza garanzie contrattuali, senza coperture giuridiche, totalmente in nero.
Penso che lo sviluppo liberista comporti la visione dell'essere umano come merce da utilizzare ed eliminare al momento in cui essa non serve più, magari diventando obsoleta, vediamo quanti cassintegrati a 50 anni e licenziati, poi, perchè non "spendibili sul mercato", o vediamo quanti disabili e inabili per incidenti sul lavoro non più impiegati perchè inadeguati, in un'ottica spersonalizzante e alienante del sistema produttivistico.
Ieri è stata la prima manifestazione e mobilitazione della sinistra, tutta, universale, che nella sua pluralità dimostra i punti di incontro e di condivisione valorali di forte intesa, di forte ispirazione ideale, di forte convergenza progettuale.
Il lavoro, la garanzia delle lavoratricie dei lavoratori, la promozione dei diritti sociali, l'inclusione, l'eguaglianza, la giustizia sociale sono quelle basi di riferimento politico e culturale che danno vigore e forza a un'idea altra di società, umana, ecocompatibile, socialmente compatibile.
Iniziare da questo è urgente perchè il lavoro sia posto al centro della nostra base costituzionale e giuridica, della nostra cultura giuridica istituzionale.
La Sinistra L'arcobaleno ha avuto, così, il suo inizio di percorso: ed è come una nave che è salpata non nei mari delle adunate plebiscitarie o dei raduni oceanici tipici delle formazioni dal leaderismo carismatico. Il nostro mare è il mare di tutta l'umanità, di quell'umanità che soffre e che rivendica un riscatto per una sua emancipazione futura che è un'emancipazione della società tutta.
Un caro saluto a tutte e a tutti
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
(La Sinistra, L'Arcobaleno)
I boia nel mondo. Dalla Cina agli Usa
Sono 51 i paesi che oggi praticano la pena di morte. Tra questi il primato delle esecuzioni nel 2006 spetta alla Cina, che ne ha compiute almeno 5000, pari all'89% del totale, anche se non è possibile avere una stima esatta dato che la questione è considerata segreto di stato. Seguono l'Iran, che ne ha effettuate almeno 215 e il Pakistan a quota 82. Gli Stati Uniti, l'unico paese del continente americano ad aver compiuto esecuzioni nel 2006, ne ha totalizzate 56, di cui quasi la metà in Texas. Sempre nel 2006 in Sud Dakota c'è stata la prima esecuzione dopo sessant'anni di interruzione. Le altre democrazie liberali dove lo scorso anno il boia ha lavorato sono Giappone (4), Mongolia (3), Indonesia (3) e Botswana (1). In Africa le 80 esecuzioni compiute nel 2006 sono avvenute, oltre che in Botswana, in Egitto (4), Guinea Equatoriale (1), Somalia (7), Sudan (65) e Uganda (2). L'Europa potrebbe dirsi libera dalla pena capitale se non fosse per le tre esecuzioni registrate in Bielorussia nel 2006. Le altre sono avvenute in Iraq e Sudan (almeno 65), Arabia Saudita (39), Yemen (30), Vietnam (almeno 14), Kuwait (almeno 11), Somalia (almeno 7), Singapore (almeno 5), Egitto, Giordania, Malesia e Bangladesh (almeno 4); Bahrein, Corea del Nord e Bielorussia (almeno 3); Siria e Uganda (almeno 2) e almeno una negli Emirati Arabi Uniti e in Guinea Equatoriale.
Il fronte abolizionista
Dei novantatre paesi del fronte abolizionista, quattro ne sono entrati a far parte tra il 2006 e il 2007: le Filippine e il Kiyrghizistan, che dopo anni di moratoria l'hanno definitivamente eliminata; l'Albania, che da abolizionista per i crimini ordinari è diventata totalmente abolizionista; il Ruanda, che l'ha abolita con una legge ad hoc. Ha scelto la stessa strada anche il New Jersey che pochi giorni fa, alla vigilia del voto sulla moratoria al Palazzo di Vetro, ha votato per l'abolizione, diventando così il primo stato americano ad aver deciso di cancellare la pena di morte dopo il suo ripristino nel 1976. In Europa, la Francia ha eliminato la pena di morte anche dalla Costituzione, processo in corso anche in Italia dove il 2 maggio di quest'anno la Camera ha approvato la proposta di legge che prevede la cancellazione dall'articolo 27 della carta, secondo cui «non è ammessa la pena di morte», le parole «se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra». Anche la Georgia, dove pena capitale e tortura erano già fuori legge, ha approvato emendamenti costituzionali che le vietano esplicitamente.
Gli abolizionisti di fatto
Gli abolizionisti di fatto sono i 39 paesi che da almeno dieci anni non eseguono sentenze capitali. Tale è per esempio lo Zambia, che nel gennaio 2007 ha superato i dieci anni di inattività del boia.
(Fonte dati: Rapporto 2007 di Nessuno Tocchi Caino) j.t.
da Il Manifesto del 19 dicembre
19 dicembre: una data storia - c'è vita sulla terra
Penso che il 19 dicembre debba essere considerata una data storica per il mondo, per il pianeta, per il futuro dell'umanità. La diplomazia italiana guidata e diretta dal Governo Prodi ha raggiunto un obiettivo senza precedenti, che segna un passo avanti per rendere realmente attuativi i principi espressi due secoli fa da Cesare Beccaria, dalla nostra cultura giuridica penale, che prevede la pena recuperativa in senso sociale, reintegrativa, non risarcitoria, non biblicamente vendicativa.
Gli Stati Uniti hanno già visto l'Illinois abrogare la pena capitale, mentre ancora diversi sono gli stati che mantengono questa previsione penale barbara e disumana: dalla Cina a diversi stati degli USA, per parlare, poi, del Guatemala dove diverse proposte inviterebbero a ripristinare la pena capitale. Io credo che un passo in avanti si sia fatto, compiuto: quel battere di martello all'assemblea dell'ONU che scandiva il risultato finale e definitivo della votazione, dove si è ceritifcata un'acclamata maggioranza di paesi membri che recepivano l'importante delibera rimarrà nella storia, nella nostra storia dell'umanità. Vorrei tanto che da questo primo e importante, seppure tardivo, passo in avanti si possa giungere nel brevissimo termine al momento in cui si dichiari non solo una moratoria delle esecuzioni delle pene capitali ma anche un'abolizione totale (abolition now!) della previsione penale della pena di morte, che è totalizzante, che è giustificazione all'omicidio legale, di stato, nel momento in cui si considera, proprio per una pacifica convivenza di tutte e di tutti, un patto socale, possiamo dire come diceva Rousseau, l'omicidio essere reato da perseguire perchè interrompe, frantuma il rispetto della dignità umana, del soggetto come persona umana.
Grazie ad Amnesty International, a Nessuno Tocchi Caino, e a tutte le realtà associazionistiche che hanno spinto da anni con mobilitazioni, come per esempio la campagna della coalizione per la moratoria dell'esecuzione della pena di morte, a cui il nostro Consiglio di Zona 4 con parere quasi unanime (si è distinto il solo voto contrario, incomprensibile, irresponsabile e inspiegabile del collega della DC) ha aderito con convinzione e con forte determinazione, in base alla proposta di delibera presentata tramite la mozione che ho presentato e a cui hanno aderito vari e vari colleghe e colleghi.
Anche noi accogliamo con grande enfasi e con grande speranza questo passo in avanti, questo segnale di cambiamento, questo elemento di progresso civile, auspicando che con il nuovo anno, data ormai l'obbligatorietà per i paesi che ancora prevedono questa infame previsione penale di redarre un elenco delle esecuzioni effettuate per rendere possibile all'ONU di elaborare un elenco di pene capitali applicate, si possa procedere verso a una modifica forte e incisiva dei singoli sistemi penali dove la pena è ancora prevista, e si possa dire addio definitivo a questa sanzione invereconda.
Un caro saluto e un abbraccio
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
L’Assemblea generale dell’Onu dice sì alla moratoria globale sulla pena di morte
FINE DEL COMUNICATO
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Appello alla Città
Appello alla Città
Ne' silenzio ne' indifferenza: diciamo BASTA alle morti sul lavoro
Sabato 22 dicembre in Piazza Duomo
A Torino, 6 giovani lavoratori hanno perso la vita, bruciati in fonderia.
Anche la giornata di ieri ha visto 5 morti.
Oltre 1300 vittime ogni anno nel Paese, 200 in Lombardia. Sono italiani,
curdi, marocchini, rumeni, slavi e di tante altre parti del mondo.
Il popolo degli invisibili , le vittime ignote . Parlano alla nostra
coscienza .
Non dobbiamo e non possiamo restare indifferenti , la sofferenza delle
loro famiglie è la nostra.
Mai più il silenzio complice , mai più morti sul lavoro : la sicurezza è
innanzitutto diritto alla vita.
Il 2008 non deve essere l'anno di altre tragedie.
Promuoviamo una campagna che investa le Istituzioni , l'Ispettorato del
lavoro , le Asl , ciascuno con le sue responsabilità, insieme ad una
campagna contro la precarietà.
Una mobilitazione e che parli alla città .
Consapevoli che di lavoro si muore anche a Milano. E' necessario un sentire
comune che difenda per tutti e tutte il diritto alla vita, la dignità delle
persone, la loro sicurezza.
Come primo atto lanciamo un appello ai cittadini : mobilitiamoci ,
incontriamoci sabato 22 dicembre alle ore 15 30 in Piazza del Duomo sul
sagrato , con forme di comunicazione creative , che dicano :
mai più morti e incidenti sul lavoro , mai più il silenzio.
Sicurezza in zona 6:via San Paolino 28/32
Gli abitanti di via San Paolino 28/32 hanno raccolto un centinaio di firme che porteranno ai carabinieri di zona per denunciare l'insicurezza presente nel quartiere. Pusher, bullismo, degrado sono le condizioni in cui si trova il quartiere S.Ambrogio I° alla Barona. In allegato l'articolo di Cronaca Qui.A.Valdameri
Nomadi in zona 6
Dopo la raccolta di oltre 900 firme da parte degli abitanti e degli esercenti del villaggio Barona, sono stati allontanati i camper di nomadi che sostavano da tempo nelle vie Zumbini, Venosta, Ferrero e Bitinia. Gli abitanti hanno espresso un pubblico ringraziamento alla Stazione Barona dei Carabinieri ed al suo Comandante per la sollecita risposta ad un problema che si trascinava da tempo. A.Valdameri
Osservatorio di Milano:Aggiungi un posto a Tavola
Si ripete anche quest'anno l'iniziativa dell'Osservatorio di Milano "Aggiungi un posto a Tavola".
Famiglie milanesi e dell'hinterlando ospiteranno il giorno di Natale a pranzo a casa loro un profugo, un immigrato, un senza tetto. L'iniziativa è in collaborazione con la Caritas di Milano e ha avutop l'appoggio del cardinale Tettamanzi.
Si invitano le famiglie che lo desiderano a telefonare al 02 57301721 o inviare una mail a osservatoriodimilano@libero.i
Via Malaga angolo via Bussola:I vigili dove sono?
Da mesi in via Bussola angolo via Malaga stazionano 6 camion adattati ad abitazione, una roulotte e a volte si aggiungono altri xcamper.Sono perloppiù abitati da ragazzi "punkabbestia" che alla sera si possono ritrovare sui Navigli.Tutt'attorno sporcizia, masserizie accatastate e rifiuti che vengono buttati nel sottostante canale scolmatore. Il posto è a pochi metri dal deposito AMSA di via Bussola, dal sottopasso di viale Cassala, in una zona frequentata da molte auto sia di giorno che di notte. Possibile che nessuno dei vigili e/o delle FF.OO. abbiano mai segnalato a chi di dovere questa situazione? E siano intervenuti' Ad oggi nulla è stato fatto e si chiede di intervenire a sanare questa anomalia, allontanando i mezzi che stazionano senza alcun diritto.A.Valdameri, consigliere di zona 6 Lista Fo
regolamento orari interventi stradali
della Commissione Trasporti e territorio del Consiglio di Zona 4
- Oggetto: richiesta regolamento per interventi di ristrutturazione stradale e individuazione delle fasce orarie.
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
E' gay e i vicini lo perseguitano
È gay, i vicini lo perseguitano
intolleranza verso gli omosessuali, di' la tua
Mesi di insulti volgari e risate di scherno, ingiurie urlate alle spalle e minacce. Poi, sabato scorso, quando Fernando Ruggiero, 49 anni, omosessuale, cameriere in un ristorante sull'alzaia Naviglio Grande, torna a casa e rischia di finire sotto le ruote di uno scooter, investito dagli stessi uomini che da mesi lo ingiuriavano per il suo essere gay. «Sei un ricchione», «Quanti ricchioni ci sono a Milano», «Chissà perché tutti i ricchioni hanno i capelli corti», sono solo alcune delle frasi gettate contro il cameriere, che due giorni fa - e «dopo quattro notti insonni», racconta - ha deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine. Si è recato al commissariato di Porta Genova e ha fatto un esposto contro due egiziani, gestori della pizzeria accanto al locale dove lui lavora.
Un rapporto di vicinanza contrastato, con i primi screzi due anni fa, quando una discussione per i motorini della pizzeria parcheggiati troppo vicino al ristorante avevano raffreddato i rapporti tra il cameriere e i due egiziani, con i magrebini che gli avevano tolto il saluto. Poi, però, non succede nulla fino a quest'estate, quando le offese si fanno settimana dopo settimana sempre più frequenti, fino al tentativo di aggressione di sabato. Ruggiero ha appena finito di lavorare, cammina in via Casale, deve raggiungere la metropolitana per tornare a casa in zona Maciachini. Nel buio della via uno scooter gli si avvicina, poi all'improvviso accelera, e lui solo per un attimo non viene travolto. Si accorge della moto, non attraversa la strada, nota i due extracomunitari in sella e subito dopo viene raggiunto dalla solita offesa urlata nella notte. Così, due giorni fa, presenta un esposto al commissariato di piazza Venino, dove nei prossimi giorni tornerà per formalizzare la denuncia.
Intanto l'episodio è arrivato in Parlamento con la denuncia di Vladimir Luxuria, amica personale della vittima, e Titti De Simone. «Episodi come questo non sono casi isolati - sottolineano le due parlamentari di Rifondazione - ogni giorno nel nostro paese si consumano violenze di questo genere. Fernando è uno dei pochi che ha avuto il coraggio di denunciare. Il suo caso è solo la punta di un iceberg».
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