Lituania: atti discriminatori contro comunità LGBTQ
Nel 2007 il Sindaco di Vilnius, Juozas Imbrasas, non ha concesso il permesso al transito nella capitale del tour denominato "For diversity. Against discrimination", facente parte della campagna organizzata dall'Unione Europea contro la discriminazione per il "2007 anno delle pari opportunità per tutti" che aveva già fatto tappa in 19 Stati dell'Unione.
Il Sindaco ha anche sostenuto la decisione degli autisti dei bus locali di non guidare quei mezzi sui quali erano stati affissi slogan in favore dei diritti delle persone Lgbt, affermando che "avendo come priorità la famiglia tradizionale, e cercando di promuovere tali valori, disapproviamo la pubblica manifestazione di "idee omosessuali" nella città di Vilnius".
Firma la petizione accedendo all'url
http://www.amnesty.it/flex/cm
In Italia la censura ... non solo in Cina: filmato interessante
Testamento biologico bloccato
Discuterne sì. Ma approvare un testo sarà diverso. L'ordine del giorno del Senato con il quale maggioranza e opposizione si sono impegnate a trovare in Parlamento lo spazio per approvare entro il 2008 un disegno di legge sul testamento biologico è ben lontano dal costituire una garanzia di successo. Troppo forti, e trasversali, le differenze che percorrono gli schieramenti politici. Differenze che poi non rappresentano altro che il riflesso delle divisioni all'interno delle rappresentanze sociali e professionali: se l'associazione «Scienza e vita», dopo qualche timida apertura, ha ieri ribadito il suo no a qualsiasi forma di legislazione, l'Associazione dei medici cattolici ammette una forma di disciplina normativa che tenga fermo però il divieto di eutanasia e che non vincoli in maniera assoluta il medico alla volontà del paziente.
E visto che si dovrà partire da Palazzo Madama, il punto di riferimento per la discussione sarà verosimilmente il disegno di legge sottoscritto da 101 senatori (circa un terzo del totale), appartenenti in gran parte all'opposizione. Il provvedi- mento è stato predisposto dall'ex presidente della commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino, oggi senatore del Pd, e prevede una «dichiarazione anticipata di trattamento» cui sono tenuti i cittadini, disponendo sui trattamenti sanitari che dovranno essere somministrati in futuro l'istituzione di un fiduciario, cui è affidato il compito di eseguire quanto disposto dall'interessato quando quest'ultimo non fosse più nelle condizioni di intendere e volere. Con la necessità di un consenso realmente informato, cui è condizionata l'applicazione del trattamento sanitario. Tutti aspetti sui quali un'approvazione allargata non appare né facile né scontata. Tanto più tenendo conto degli spigoli più ardui da smussare. Come quelli del disaccordo tra fiduciario e medico (chi prevale? Su quali basi? E chi decide: un giudice, uno specifico comitato etico?). Oppure la possibilità per il medico di fare obiezione di coscienza rispetto alla decisione del malato di sospensione del trattamento terapeutico. O ancora la considerazione da dare ai trattamenti artificiali di nutrizione e idratazione: vanno considerati alla stregua di vere e proprie terapie, rinunciabili dall'interessato, o no?
fonte: http://www.lucacoscioni.it/te
Domani per i diritti civili
Domani sostengo la causa dei diritti civili. Perchè questo impegno non sia solo esauribile in una giornata. Sostegno la manifestazione indetta dai Radicali a Perugia, la Marcia nonviolenta e per i diritti umani, insieme al popolo tibetano e a tutti i popoli che sono presenti in Cina ma repressi. La Cina deve relazionare su diversi casi che rischiano di considerare questo stato un regime. L'inquinamento a Pechino, gli sfratti di persone e cittadini dalle proprie case per avere più spazio per costruire ed edificare, progetti mastodontici che rischiano di mettere in pericolo momumenti storici. Ma parliamo anche delle limitazioni dettate alla stampa, alla comunicazione e informazione tramite la rete, dell'accesso alla conoscenza. In Cina non si sa il numero dei segreti di stato, non si conoscono le sentenze capitali eseguite, non si conosce il numero di dissidenti in carcere. Per questo sostengo la manifestazione "Candle in my window for the Tibet" ma per tutti i diritti umani. Promossa da Articolo 21, Human Rights Watch, Amnesty International, Reporter Sans Frontieres.
Alessandro Rizzo
Obama in vantaggio di 5 punti su Mc Cain
7 agosto 2008
Decidere di morire è un diritto
Noi disponiamo liberamente del nostro corpo. Non è vero? Possiamo anche affermare che ogni trattamento sanitario per essere attuato deve avere il consenso del paziente: giusto? Ma allora perchè in Italia la legge morale prevale su quella civile in una visione che altro non è che una tolleranza nefasta di un accanimento terapeutico che, pur in presenza di situazioni irreversibili del paziente, si mantiene la persona in stato vegetativo. Non si può permettere di decidere alla persona se terminare la propria sofferenza per dignità e rispetto verso sè stessi e i propri cari, familairi, amici, coniugi, compagni di vita. Non solo: ma ci si ostina a considerare negli ambienti confessionali questo stato come tollerabile e a non permettere, dall'altro canto, l'evolversi di ricerche scientifiche che permetterebbero, rebus sic stantibus, di superare situazioni di gravi crisi. Il Parlamento si interessa a sollevare sul caso di Eluana un conflitto di poteri e di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale per il fatto che la Corte di Cassazione ha considerato legittimo che il papà di Eluana, straziato da un dolore senza termine nel vedere la propria figlia in uno stato irreversibile da 13 anni a questa parte, decidesse di staccare la spina della ragazza, lasciandola morire in pace e in tranquillità.
Perchè mi domando in uno stato civile questo è permesso? Che cosa ostacola un credente a non consentire per la propria persona una scelta di questo calibro, che libererebbe il paziente in stato vegetativo da una situazione insostenibile e disumana? Niente: ma le gerarchie vaticane ancora non ammettono che il pluralismo possa avanzare, intimando i vari parlamentari di provenienza cattolica, con atto di ingerenza inaudita e illegittima dal punto di vista internazionale, di non approvare normative che assicurino il Testamento biologico, ossia la dichiarazione di ognuna e di ognuna di noi di opzionare, dico opzionare, per l'eutanasia in caso di stato comatosa vegetativo irreversibile.
Questa è veramente una prevaricazione senza limiti e invereconda.
Sostengo la campagna lanciata dall'associazione 'A buon diritto' presieduta da Luigi Manconi affinchè le persone possano presso notai, avvocati e pubblici ufficiali firmare e concludere un atto in cui dichiarino se, in casi di questo genere, sono inenzionati a staccare la spina e a non perseguire in un accanimento terapeutico insensato quanto mai indicidbile.
Il parlamento voterà una legge che assicuri a queste persone che, come Eluana, si trovano in condizioni disperate e senza soluzione, ai propri cari, amici, familiari e compagni di vita di non protrarre un esasperante spettacolo, con slancio di saggezza, di razionalità, di compassione e sensibilità per chi è soggetto, come il padxre della ragazza, a questo strazio inaccettabile? Non si può sapere, anche se esiste un impegno formale e non sostanziale di risolvere legislativamente la questione, su mozione e proposta di alcune e alcuni parlamentari del PD, approvato contestualmente all'insignificante e strumentale conflitto di attribuzione. Curioso, poi, avere sollevato taòle questione nel momento in cui il PdL, quando era opposizione, considerava la questione dell'estensione dei diritti alle coppie di fatto mera materia di natura giurisprudenziale: quando è comodo appellarsi ad altri organi per scaricare" responsabilità politiche, il centrodestra è sempre attento e attivo.
Che dire? Ancora una volta la società civile organizzata e autonoma è più lungimirante dell'asfittico mondo del parlamentarismo attuale. Sottolineo attuale, nel senso di contemporaneo. Sia chiaro che accolgo come importante l'istituzione parlamentare, quando, però, risponde ai propri compiti democratici.
Per conoscere più dettagliatamente la mobilitazione basta accedere ai seguenti link:
http://www.lucacoscioni.it
Alessandro Rizzo
Amnesty: petizione per introdurre il reato di tortura
Italia: petizione per introdurre il reato di tortura
Data di pubblicazione dell'appello: 01.07.2008
Status dell'appello: attivo
Silvio Berlusconi
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
00187 Roma
Fax (+39) 06 6794569
Egregio Presidente Berlusconi,
in occasione della Giornata internazionale per le vittime della tortura, desidero chiederLe di ribadire pubblicamente la natura assoluta del divieto di tortura e mi permetto di ricordarLe gli obblighi del governo italiano:
1. introdurre nel codice penale il reato di tortura e ratificare il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;
2. condannare pubblicamente le rendition, accertare il coinvolgimento dell'Italia in tali pratiche illegali, collaborare alle inchieste e ai procedimenti giudiziari in corso e alle indagini internazionali;
3. non fare affidamento sulle "assicurazioni diplomatiche" fornite da altri governi, secondo le quali le persone espulse dall'Italia non saranno torturate dopo l'arrivo;
4. rendere le norme del c.d. decreto Pisanu sulle espulsioni conformi agli standard internazionali sui diritti umani in materia di tortura e annullare le espulsioni già effettuate in assenza di tali garanzie;
5. mantenere l'effetto sospensivo dell'espulsione nei casi di ricorso contro il diniego dello status di rifugiato, introdotto dalle norme sull'asilo entrate in vigore nel marzo 2008.
Distinti saluti,
Firma la petizione di Amnesty, io l'ho già fatto
http://www.amnesty.it/flex/cm
Vittoria! Alt al rigassificatore OLT
in atto pubblico: il Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che autorizzava l'impianto mentiva nell'affermare che il Comitato di Pilotaggio del Santuario dei Cetacei aveva espresso un parere positivo sulla compatibilità tra rigassificatore e Santuario.
Greenpeace si opporrà a ogni ipotesi di industrializzazione del mare
La centrale di Civitavecchia allontana l'Italia da Kyoto
http://www.greenpeace.org/ita
30 luglio 2008
Roma, Italia — Oggi è stata inaugurata a Civitavecchia la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. E gli attivisti di Greenpeace nella notte hanno proiettato messaggi sulla centrale per ricordare che il carbone è la prima minaccia per il clima globale. Questo impianto è uno schiaffo alle comunità locali che da anni contestano il progetto. Uno sfregio alla politica di riduzione delle emissioni di gas serra.
Eppure dal 1994 a oggi tale quota è scesa dal 21% al 15,7%. Le rinnovabili sono in diminuzione non solo perché la produzione dell'idroelettrico è in calo, a causa delle minori precipitazioni sull'arco alpino, ma anche perché lo sviluppo degli impianti a base fossile è maggiore dello sviluppo delle rinnovabili. Per incrementare l'energia da fonti rinnovabili occorre sviluppare eolico, solare, geotermico e biomasse sostenibili, senza aumentare la capacità degli impianti a base fossile.
Come termine di paragone, basta pensare che nel 2007 il solare fotovoltaico ha ricevuto appena 26 milioni di euro come incentivi in "conto energia" contro i 3,7 miliardi dati alle fonti fossili "assimilate" attraverso il CIP6. Una goccia nel mare.
Georgia, la nuova Cecenia?
Ora l’esercito georgiano ha deciso di passare alle vie di fatto per cercare di riportare sotto il controllo di Tbilisi quelle terre che da Tbilisi vogliono andarsene. In questi anni la Russia ha lavorato pesantemente ai fianchi della Georgia. Qualche mese fa ha deciso rapporti commerciali stabili con le repubbliche secessioniste della Georgia. In questi fazzoletti di terra ha distribuito a piene mani passaporti e ora de facto l’attacco lanciato dai soldati georgiani è stato sferrato contro cittadini russi. Lì peraltro la forza di interposizione (i cosiddetti caschi blu) è composta solo da soldati russi. È una forza di interposizione farsa che protegge solo una parte. Lo stesso avviene in Transnistria, provincia secessionista della Moldavia. Sono terre russofone e filorusse, che Mosca ha sempre foraggiato per mantenere instabili i paesi confinanti, per tenerli sotto giogo. Ora la Moldavia (che ora si chiama Moldova) sembra “aver capito” e si sta riavvicinando alla Russia di Putin.
La Georgia invece va per la sua strada, ossia verso gli Stati Uniti, verso la Nato. Avrebbe volentieri stabilito rapporti più stabili con l’Unione europea, ma Bruxelles vive una fase di anoressia democratica e non si guarda più attorno. Sono anni che la Russia minaccia la Georgia. Due anni fa per l’arresto di spie russe in territorio georgiano, Mosca ha scatenato un embargo durissimo. Ha persino espulso migliaia di georgiani con aerei cargo, senza sedili, come merci che non servono più. La Russia non accetta che i paesi ex sovietici si avvicinino all’Occidente. E noi occidentali sembriamo disinteressati alla sorte di queste popolazioni.
La Georgia non ha capito la lezione con le buone e ora la Russia passa alle maniere forti, con una reazione sproporzionata. L’ex tenente colonnello del Kgb sta facendo vedere in queste ore chi comanda a Mosca. È Putin a rappresentare la Russia ai giochi olimpici. È lui qualche ora dopo ad atterrare vicino allo scacchiere di guerra. È lui che decide di far bombardare villaggi georgiani a decine di chilometri dall’Ossezia del Sud.
Giornali e tv italiane hanno ricordato in queste ore come dalla Georgia passi uno dei pochi oleodotti che porta petrolio dall’Asia all’Europa (via Turchia) senza attraversare la Russia. L’Unione europea vorrebbe in realtà che anche il gas arrivasse più o meno per lo stesso tragitto. Il progetto di Bruxelles si chiama Nabucco. Ma è un’opera che difficilmente verrà messa in scena. La Russia di Putin con Gazprom ha blindato i paesi che detengono i giacimenti e ha convinto alcuni paesi europei a creare un gasdotto che passi sempre dalla Russia saltando altre nazioni che sognano l’Occidente (leggi Ucraina tornata “arancione”). Questo progetto di gasdotto (South Stream il suo nome) è stato progettato non solo dai russi ma anche da noi italiani, dall’Eni, ovviamente. Il conflitto che in queste ore si sta scatenando nel Caucaso non ci deve essere quindi così indifferente, né è così distante come sembra.
Dal crollo dell’Unione sovietica è in corso una difficile partita a scacchi per capire dove finisca l’Occidente e dove inizi l’Oriente. Una battaglia fatta di embarghi, gasdotti, bandierine piantate sul fondo del Polo Nord, cacciabombardieri in volo, scudi spaziali, spie avvelenate col Polonio, e - come si vede in queste ore - anche Mig, carri armati e morti sulle strade. Un confronto al quale, come da cinquant’anni partecipano solo due attori: Mosca e Washington. Bruxelles sembra sempre il pompiere addormentato che si accorge dell’incendio quando ormai la casa è avvolta dalle fiamme. Il conflitto covava da mesi. Possibile che nessuno dei numerosissimi politici e funzionari europei se ne sia accorto? E ora cosa faranno? Manderanno un po’ di soldati danesi a brindare con i generali putiniani? O finalmente diranno qualcosa senza aspettare che la Casa Bianca (quella americana, non quella dove ora sta Putin) dia la linea?
La Russia da anni prova a vedere fino a che punto può sfidare le coscienze europee. Nessuno ha detto niente per le guerre cecene (fatte in violazione di qualunque codice militare) e al Cremlino sembrano convinti che nessuno si straccerà le vesti nemmeno per i georgiani i quali, poveri illusi, da anni sventolano la bandiera europea alle finestre.
Tbilisi ha scherzato col fuoco in queste ore. E la strada delle armi non è la scelta giusta per risolvere alcun conflitto. Ma Mosca sta approfittando della situazione per dare una lezione a tutti i paesi ex sovietici. La cecenizzazzione dell’ex Urss può partire dalla Georgia. Ma questa volta, magari, non tutti gli europei staranno in silenzio.
Ci vendono (a caro prezzo) il loro gas. Ma sono certo che non basterà per comprare tutte le coscienze.