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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Mercoledì, 6 Agosto, 2008 - 16:09

Decidere di morire è un diritto

Noi disponiamo liberamente del nostro corpo. Non è vero? Possiamo anche affermare che ogni trattamento sanitario per essere attuato deve avere il consenso del paziente: giusto? Ma allora perchè in Italia la legge morale prevale su quella civile in una visione che altro non è che una tolleranza nefasta di un accanimento terapeutico che, pur in presenza di situazioni irreversibili del paziente, si mantiene la persona in stato vegetativo. Non si può permettere di decidere alla persona se terminare la propria sofferenza per dignità e rispetto verso sè stessi e i propri cari, familairi, amici, coniugi, compagni di vita. Non solo: ma ci si ostina a considerare negli ambienti confessionali questo stato come tollerabile e a non permettere, dall'altro canto, l'evolversi di ricerche scientifiche che permetterebbero, rebus sic stantibus, di superare situazioni di gravi crisi. Il Parlamento si interessa a sollevare sul caso di Eluana un conflitto di poteri e di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale per il fatto che la Corte di Cassazione ha considerato legittimo che il papà di Eluana, straziato da un dolore senza termine nel vedere la propria figlia in uno stato irreversibile da 13 anni a questa parte, decidesse di staccare la spina della ragazza, lasciandola morire in pace e in tranquillità.
Perchè mi domando in uno stato civile questo è permesso? Che cosa ostacola un credente a non consentire per la propria persona una scelta di questo calibro, che libererebbe il paziente in stato vegetativo da una situazione insostenibile e disumana? Niente: ma le gerarchie vaticane ancora non ammettono che il pluralismo possa avanzare, intimando i vari parlamentari di provenienza cattolica, con atto di ingerenza inaudita e illegittima dal punto di vista internazionale, di non approvare normative che assicurino il Testamento biologico, ossia la dichiarazione di ognuna e di ognuna di noi di opzionare, dico opzionare, per l'eutanasia in caso di stato comatosa vegetativo irreversibile.
Questa è veramente una prevaricazione senza limiti e invereconda.
Sostengo la campagna lanciata dall'associazione 'A buon diritto' presieduta da Luigi Manconi affinchè le persone possano presso notai, avvocati e pubblici ufficiali firmare e concludere un atto in cui dichiarino se, in casi di questo genere, sono inenzionati a staccare la spina e a non perseguire in un accanimento terapeutico insensato quanto mai indicidbile.
Il parlamento voterà una legge che assicuri a queste persone che, come Eluana, si trovano in condizioni disperate e senza soluzione, ai propri cari, amici, familiari e compagni di vita di non protrarre un esasperante spettacolo, con slancio di saggezza, di razionalità, di compassione e sensibilità per chi è soggetto, come il padxre della ragazza, a questo strazio inaccettabile? Non si può sapere, anche se esiste un impegno formale e non sostanziale di risolvere legislativamente la questione, su mozione e proposta di alcune e alcuni parlamentari del PD, approvato contestualmente all'insignificante e strumentale conflitto di attribuzione. Curioso, poi, avere sollevato taòle questione nel momento in cui il PdL, quando era opposizione, considerava la questione dell'estensione dei diritti alle coppie di fatto mera materia di natura giurisprudenziale: quando è comodo appellarsi ad altri organi per scaricare" responsabilità politiche, il centrodestra è sempre attento e attivo.
Che dire? Ancora una volta la società civile organizzata e autonoma è più lungimirante dell'asfittico mondo del parlamentarismo attuale. Sottolineo attuale, nel senso di contemporaneo. Sia chiaro che accolgo come importante l'istituzione parlamentare, quando, però, risponde ai propri compiti democratici.

Per conoscere più dettagliatamente la mobilitazione basta accedere ai seguenti link:
http://www.lucacoscioni.it

http://www.abuondiritto.it

Alessandro Rizzo