Lettera Aperta a Gabriele Albertini
Caro Albertini,
sei eurodeputato del Popolo della Libertà, Ti conosco e Ti stimo, provieni da una famiglia storicamente di destra, di imprenditori e patrioti lombardi. Tua sorella Cristina è stata dirigente di Alleanza Nazionale e Tu un bravo sindaco di Milano, indicato da Silvio Berlusconi ed eletto dal centro-destra ma apprezzato da tutti i cittadini.
Noi missini non dimentichiamo che sei stato il primo Sindaco di Milano a rendere omaggio ai Caduti della RSI del Campo X.
In tanti, noi fra questi, Ti preferiscono a Letizia Moratti e Ti vorrebbero nuovamente Sindaco di Milano ma solo se sostenuto anche dal PDL e dalla Lega Nord, non in contrapposizione al centro-destra. Il Tuo continuo ammiccamento, fra comunicati e smentite, con gli infami traditori finiani e con il Partito Democratico, non Ti rende onore, ci dispiace, Ti fa perdere credibilità, simpatie e consenso elettorale. Noi Ti vogliamo con noi, ai vertici di un rinnovato PDL e di un nuovo centro-destra allargato, ma, se salti il fosso e cambi bandiera, nessuno di noi Ti seguirà e saremo costretti a trattarti da nemico o, peggio, da traditore.
Non deluderci, non fare questo errore!
Roberto Jonghi Lavarini
Lunedì 13 al Franco Parenti
rete e libertà
Lunedì 13 dicembre 2010, dalle 9.30 alle 13.30 presso il Teatro Franco Parenti a Milano, abbiamo organizzato un incontro per iniziare a definire il sistema minimo di assiomi atto a garantire la natura costitutiva della rete interattiva digitale. Urge disegnare insieme un indirizzo coerente ed efficace per la politica pubblica della rete e per la definizione delle libertà che la dimensione del digitale apre per i cittadini. Alla fine del 2010, anno che il Consiglio d’Europa fissò, con l’Agenda di Lisbona del 2000, come termine entro il quale divenire il continente più competitivo nella società della conoscenza, e dopo l’appuntamento italiano dell’IGF-Internet Governance Forum, il Manifesto di Ottobre promuove un confronto intorno ai nodi della rete e delle libertà. Accesso, condivisione, tracciabilità, privacy, partecipazione informata, beni comuni della conoscenza: l’interattività digitale può essere intesa come la formalizzazione di una società orwellianamente controllata, totalitaristicamente panoptica, o come una straordinaria opportunità di partecipazione del sapere, di valorizzazione sociale, cognitiva, culturale e anche di nuovi profili di interesse economico. Ma in Italia questi temi che non trovano nella rappresentazione politica giuste parole e adeguate figure: latita un progetto politico e culturale per l’innovazione, sia sotto il profilo delle policies, che delle norme legislative e delle infrastrutture. Oggi per via normativa, giudiziaria o tecnologica vengono spesso discusse la natura disintermediata dell’accesso alla conoscenza e all’informazione, la possibilità di condivisione così come la possibilità di una partecipazione informata ai processi deliberativi, la neutralità della infrastruttura digitale e l’accesso non discriminato. Invece di nuovi business model e di nuove forme della partecipazione sociale si cercano di mantenere controllo informativo, comunicazione broadcast e una scarsità che la rete non conosce. Invece di una partecipazione informata e consapevole si permettono tracciabilità e profilazioni identitarie assolute in violazione ai diritti fondamentali dell’uomo. Sembra che le potenzialità di questo ecosistema cognitivo si possano svolgere solo all’interno dei walled gardens delle piattaforme dei social network. Dopo la proposta di un Internet Bill of Rights, avviata nei processi WSIS e IGF delle Nazioni Unite, e insieme alla proposta di Rodotà/WIRED di un articolo costituzionale 21 bis integrativo, è necessario agire tempestivamente sul piano degli indirizzi di politica pubblica per un processo di regolazione che non precluda la natura evolutiva aperta della rete e con essa la qualità della società della conoscenza. Abbiamo coinvolto esperienze accademiche, delle imprese, della comunicazione e del Parlamento, che sappiamo sensibili ed in sintonia per definire uno schema aperto da sviluppare tempestivamente in rete. Parteciperanno fra gli altri: Luca Barbareschi, Umberto Croppi, Fiorella De Cindio, Giorgio de Michelis,Paolo Gentiloni, Fabio Granata, Riccardo Luna, Roberto Masiero, Marco Pancini, Roberto Polillo, Stefano Quintarelli, Sergio Scalpelli, Rosario Sica, Claudio Tancini, Vincenzo Vita. Il fine è quello di utilizzare la possibilità offerta dal Trattato Costituzionale Europeo ai cittadini europei di proporre alla Commissione Europea una proposta di Direttiva. Un milione di cittadini europei, in rapporto proporzionale alla popolazione degli stati membri, possono fare questo, anche attraverso firme online certificate. Partiamo lunedì attraverso un confronto aperto a tutti.
Svizzera, il "sì" alle espulsioni pone a rischio i diritti umani
All'indomani del referendum di domenica 28 novembre, Amnesty International ha chiesto alle autorità svizzere, a livello federale e cantonale, di non procedere a espulsioni di cittadini stranieri condannati per determinati reati se questo potrà comportare violazioni dei diritti umani.
Il 52,9 per cento dei votanti ha sostenuto la richiesta di modificare la Costituzione svizzera, in modo da consentire la "automatica" e immediata espulsione verso i paesi di origine di cittadini stranieri condannati per reati quali omicidio, stupro, rapina a mano armate, traffico di esseri umani, droga e frode sui contributi assistenziali.
Se introdotto, l'emendamento alla Costituzione significherebbe aver fatto prevalere iniziative xenofobe sul rispetto delle norme internazionali, prima tra tutte quella che vieta l'espulsione di una persona verso un paese dove potrebbe essere a rischio di tortura o di altre forme di persecuzione. Rendendo "automatica" l'espulsione, l'emendamento alla Costituzione eliminerebbe anche ogni possibilità di appello contro un decreto di espulsione.
http://www.amnesty.it/svizzer
Messaggio del Presidente Silvio Berlusconi
rete e libertà
Care/i tutti,
vorrei usare l'occasione dell'incontro del 13 Dicembre al Teatro Franco Parenti per mettere a punto una proposta di Direttiva Europea per garantire un sistema minimo di assiomi affinché le potenzialità di Internet non possano essere precluse, per via normativa o tecnologica. Partecipazione informata, disintermediazione, condivisione, costituiscono alcune delle pratiche che hanno indicato le potenzialità di sviluppo della rete nella produzione di valore, sia nella qualificazione democratica dell'agire politico che nella qualità del vivere sociale e negli aspetti economici.
Noi sappiamo che questa natura di Internet non è scontata e che sono in atto reazioni non solo di natura omeostatica da parte di chi sente in discussione delle rendite di posizione ma, peggio, di chi vuole usare la rete per forme di controllo e definizione dei profili identitari, nonché per costringere la relazione disintermediata dentro processi/piattaforme relazionali pre-definiti.
La neutralità della Rete è in discussione, sia per ciò che riguarda l'accesso sia per quel che riguarda la profilazione della nostra identità, giustificata magari dalla difesa del copyright, attraverso la Deep Packet Inspection. Sono altrettanto evidenti le derive presenti nel walled garden di molti social network, piuttosto che i tentativi di diversi governi di reintrodurre forme gerarchiche di distribuzione e controllo dell'informazione nel nome dell'editoria. Questo mentre Report ci informa che Finmeccanica ha affidato la security dei dati relativi al settore dell'industria militare a società russe, israeliane e cinesi, alla faccia della sovranità nazionale e della trasparenza democratica.
Nell'ultimo decennio siamo riusciti più volte a reagire, sia a livello europeo contro i reiterati tentativi della Commissione di brevettare il software, sia sul piano locale limitando le sanzioni a seguito dell'equiparazione del peer to peer alla contraffazione che contribuendo a fermare la legge sulle intercettazioni attraverso la campagna Nobavaglio.it. Abbiamo anche avviato la proposta/processo per l'Internet Bill of Rights, ma oggi è urgente un'azione sulle regole e la regolamentazione per non pregiudicare Internet come spazio pubblico e i suoi netizen come impresa cognitiva collettiva che lo anima.
E' tempo di mettere in campo un'azione propositiva utilizzando la possibilità di iniziativa dei cittadini europei contenuta nel Trattato Costituzionale Europeo se vogliamo avere un'efficacia anche locale.
Ai primi di Dicembre, in coincidenza con il primo anniversario del Trattato, dovrebbe essere ufficializzato il regolamento che consente a un milione di cittadini europei una iniziativa propositiva.
Il testo sul quale raccogliere le sottoscrizioni dovrà essere approvato prima.
Per questo chiedo a tutti voi di segnalare gli elementi costitutivi da garantire attraverso una direttiva europea: si tratta di definire e condividere una proposta di sistema minimo di assiomi da sviluppare rapidamente in modalità wiki in dimensione aperta ed europea (almeno). Ne ho parlato ad un convegno europeo a Grenoble trovando significativi riscontri. Chi può venga a sviluppare il tema che crede insieme a noi il 13 dicembre, altrimenti mi invii la sua nota e la metterò in comune.
Intanto vi segnalo la bella e puntuale iniziativa promossa da Stefano Rodotà e da WIRED e lanciata all’IGF Italia, chiedendovi di sottoscrivere la petizione online http://internetcostituzione.i
Articolo 21-bis della Costituzione
Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.
a presto
Fiorello
manifesto di ottobre
passione del presente, per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale
rete e libertà
Milano, Teatro Franco Parenti - lunedì 13 dicembre 2010, ore 9.30-13.30
con fiorello cortiana e i firmatari del Manifesto di Ottobre
partecipano fra gli altri: luca barbareschi, umberto croppi, fiorella de cindio, giorgio de michelis, paolo gentiloni, fabio granata, roberto masiero, marco pancini, roberto polillo, stefano quintarelli, sergio scalpelli, rosario sica, claudio tancini, vincenzo vita
Accesso, condivisione, tracciabilità, privacy, partecipazione informata, beni comuni della conoscenza: l’interattività digitale può essere intesa come la formalizzazione di una società orwellianamente controllata, totalitaristicamente panoptica, o come una straordinaria opportunità di partecipazione del sapere, di valorizzazione sociale, cognitiva, culturale e anche di nuovi profili di interesse economico. Ma in Italia questi temi che non trovano nella rappresentazione politica giuste parole e adeguate figure: latita un progetto politico e culturale per l’innovazione, sia sotto il profilo delle policies, che delle norme legislative e delle infrastrutture.
Urge disegnare insieme un indirizzo coerente ed efficace per la politica pubblica della rete e per la definizione delle libertà che la dimensione del digitale apre per i cittadini. Alla fine del 2010, anno che il Consiglio d’Europa fissò, con l’Agenda di Lisbona del 2000, come termine entro il quale divenire il continente più competitivo nella società della conoscenza, e dopo l’appuntamento italiano dell’IGF-Internet Governance Forum, il Manifesto di Ottobre promuove un confronto intorno ai nodi della rete e delle libertà.
La cultura e il debito pubblico
per il FUS (il Fondo Unico per lo Spettacolo) nel 2011 spenderemo 262 milioni di euro. Ebbene, nel 2009 ogni 32 ore (un giorno più otto ore del giorno successivo) abbiamo speso in interessi passivi sul debito pubblico una cifra uguale a tutto quello che metteremo a disposizione del Fondo Unico per lo Spettacolo per tutto l’anno 2011.
Gli interessi passivi del 2009 sono stati 71 miliardi e 288 milioni. Diviso 365 fa più di 195 milioni al giorno. Al giorno! E molti dei signori che negli anni 80 hanno accumulato questo debito pubblico sono ancora lì, nel governo, nel parlamento, e nei tg di tutti i giorni.
interrogazioni presentate in cdz 4 - 25 novembre 2010
CHE FINE FA LA CASA DELLE CULTURE DEL MONDO
Dal notiziario ChiamaMilano del 19 novembre 2010.
Cari saluti a tutti/e
Antonella Fachin
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CHE FINE FA LA CASA DELLE CULTURE DEL MONDO
Il 14 dicembre scade la convezione e la Provincia non ha proposto il rinnovo né indetto un nuovo bando
Ha aperto neanche 2 anni fa, nel gennaio 2009 quando è stata inaugurata in via Natta (Zona 8) in uno spazio di proprietà della Provincia di Milano, come primo centro interculturale sul territorio di Milano: è la Casa delle Culture del mondo. Uno spazio per incontri, dibattiti, corsi, conferenze, proiezioni e mostre dedicato alle culture dei migranti milanesi. Forse è più corretto dire “era” la Casa delle Culture del mondo.
In due anni di attività sono state moltissime le iniziative realizzate nello spazio, che comprende un’area espositiva, un piccolo auditorium, un centro di documentazione e studio con connessione wi-fi, e un caffè-bar dove incontrarsi e sperimentare i sapori del mondo.
Per farsene un’idea basta consultare l’archivio delle iniziative 2009 e 2010 sul sito dedicato all’interno del portale internet della Provincia di Milano.
Quello che non è dato sapere è cosa conterrà questo spazio a partire dal prossimo 14 dicembre, data in cui scadrà la convenzione con la Cooperativa “Farsi Prossimo – Centro Come” e l’Arci di Milano che in questo biennio hanno gestito lo spazio.
“Al momento non è chiaro se e come questa esperienza proseguirà, perché non è ancora stato indetto un nuovo bando e non si sa se l’Amministrazione provinciale intenda prorogare la gestione alle attuali associazioni” spiega Valter Molinaro, Consigliere di Zona 8, che ha presentato una mozione in CdZ per invitare la Provincia “a rinnovare la convenzione in essere o indire un nuovo bando di gestione affinchè tale positiva esperienza possa proseguire nel nostro territorio per i positivi risultati raggiunti e per le potenzialità che questo spazio ha saputo esprimere e rappresentare nella Provincia e nella città di Milano”.
Già lo scorso 30 settembre era stata presentata un’interrogazione urgente sugli stessi temi dal Consigliere provinciale Massimo Gatti.
A seguito di numerose email ricevute dai cittadini della zona e non, l’Assessore provinciale alla Cultura, Umberto Maerna, ha risposto: “La Provincia di Milano e l'Assessorato alla Cultura rilanceranno l’attività della Casa delle Culture del Mondo di via Natta, al fine di renderla ancor di più un reale polo attrattivo e dinamico di diffusione culturale, aperto al territorio, a gruppi culturali ed alle numerose associazioni rappresentative delle tante realtà presenti a Milano e in provincia. Realtà che in questi mesi hanno manifestato interesse per la struttura senza tuttavia aver avuto sinora la possibilità di accedervi”.
A parte la considerazione che l’attività della Casa delle Culture non ha bisogno di essere ri-lanciata, in quanto già funzionante in vari modi e forme, a parte che queste realtà che non hanno potuto accedere alla struttura non è specificato quali siano, non viene esplicitato dall’Assessore in che modo intende operare questo miglioramento della Casa delle Culture: non si fa cenno ad alcun bando né a nomi di associazioni che potrebbero gestire lo spazio. Restiamo a vedere cosa accadrà dopo il 14 dicembre. Intanto sulla pagina dedicata in facebook, gli organizzatori invitano all’ultima festa interculturale fissata per domenica 21 novembre.
Antiniska Pozzi
Arabia saudita: uomo condannato per omosessualità
Un uomo saudita di 27 anni è stato condannato a 500 frustrate e cinque anni di carcere dal tribunale di Jeddah con l'accusa, tra le altre, di omosessualità. Sta già scontando un anno di prigione, a cui è stato condannato all'inizio del 2010 sempre per omosessualità.
Secondo quanto riferito dagli organi di stampa, un uomo, di cui non si conoscono le generalità, è stato condannato a cinque anni di prigione, 500 frustate e una multa di 50.000 riyals sauditi (circa 10,000 euro) per reato di omosessualità, imitazione di una donna e possesso di video pornografici.
L'uomo sarebbe stato condannato dopo aver pubblicato un video online, nel quale compariva vestito da donna mentre parlava di tematiche sessuali. Il video è stato presumibilmente girato all'interno della prigione Briman di Jeddah, dove l'uomo sta scontando la sua precedente condanna a un anno di prigione emessa nei suoi confronti a marzo 2010. L'amministrazione penitenziaria ha negato che il filmato possa essere stato girato nell'istituto.
Questa prima condanna gli è stata inflitta per omosessualità, per essersi spacciato per pubblico ufficiale e aver commesso un reato contro "la sicurezza generale". L'uomo, che era stato arrestato a gennaio dalla Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (conosciuta come Mutawa'een o polizia religiosa), è stato condannato a 1000 frustate e a una multa di 5000 riyals sauditi (circa 770 euro). Nel video vestiva un'uniforme da poliziotto e flirtava con l'uomo che lo stava riprendendo.
Sempre in base a quanto riportato, l'uomo sarebbe già stato accusato un'altra volta di omosessualità negli anni scorsi e condannato a consultare e memorizzare un capitolo del Corano.
Non è noto se le condanne alla fustigazione emesse a marzo e novembre 2010 siano state eseguite.