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Domenica, 30 Luglio, 2006 - 11:30

Un'altra occasione mancata

CONFERENZA DI ROMA:

 

Dopo il sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan, l’esito della conferenza di Roma sul Libano rappresenta una nuova prova di viltà e ipocrisia e l’ennesima occasione perduta per varare una politica internazionale in grado di rompere con le logiche di guerra finora seguite.

L’Italia non è stata l’unica a chinare la testa davanti ai diktat degli Stati Uniti, sempre pronti a difendere il loro fedele alleato Israele. A rimangiarsi l’impegno per un cessate il fuoco immediato sono stati infatti anche l’ONU e praticamente tutti i paesi partecipanti alla conferenza. La Gran Bretagna di Blair come al solito si è accodata al potente padrone statunitense, salvo poi chiedere insieme a Bush una tregua tardiva.

L’ONU e la comunità internazionale non hanno neanche avuto il coraggio di condannare con fermezza il massacro dei 4 caschi blu uccisi a Khiam da un missile israeliano, limitandosi a una dichiarazione timida e fiacca.

Israele ha ringraziato per il via libera e proseguito gli spaventosi bombardamenti sul Libano e su Gaza, impiegando contro i civili armi chimiche proibite, devastanti cluster bombs e ordigni sconosciuti, che provocano ferite spaventose.

La richiesta di un cessate il fuoco immediato è più urgente che mai, ma ad essa vanno aggiunti il blocco della cooperazione militare tra Italia e Israele e un’indagine internazionale sull’uso delle armi israeliane, come chiesto da Alex Zanotelli.

La forza internazionale da mandare in Medio Oriente, infine, deve essere una missione ONU e comprendere, oltre al Libano, anche Gaza e la Cisgiordania, escludendo nel modo più assoluto l’invio di truppe della Nato.

 

Partito Umanista

30.7.2006

 

Sabato, 29 Luglio, 2006 - 11:15

Precariato, Il parlamento si è espresso........

SNALS-CONFSAL:  PRECARIATO, IL PARLAMENTO SI E’ ESPRESSO. L’INIZIATIVA,
ORA, PASSA AL GOVERNO

Roma, 27 luglio 2006. Lo Snals-Confsal prende atto con soddisfazione
che la questione del precariato del personale della scuola è stata
affrontata dal Parlamento con correttezza nell’analisi del fenomeno e con
concretezza nelle soluzioni prospettate.

“E’ stata smentita dal Parlamento – ha dichiarato il segretario
generale vicario dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi, - la falsa convinzione
secondo cui il precariato scolastico comporta minore spesa pubblica ed
è stato affermato, finalmente, che la stabilità del posto di lavoro
determina una ricaduta positiva in termini di qualità del servizio
didattico e scolastico generale”.

“La proposta – conclude Nigi  – di un piano straordinario di assunzioni
a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili e secondo le
esigenze delle scuole autonome deve trovare, ora, una risposta immediata da
parte del Governo

Sabato, 29 Luglio, 2006 - 11:13

Cambiamo rotta, cominciamo dal Libano

La solidarietà alle popolazioni colpite dalla guerra deve passare per il sostegno alle organizzazioni locali.

 Fabio Alberti *

Fin dai primissimi giorni dall’inizio dei bombardamenti alcune associazioni della società civile libanese e palestinese, di diverso orientamento, si sono riunite in coordinamento operativo ed hanno avviato immediati interventi di assistenza verso le migliaia di sfollati che, in particolare dal sud del paese, affluivano a Beirut nel tentativo di sfuggire alla guerra e hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si mobilitasse per fermare i bombardamenti e li sostenesse economicamente. Il primo intervento di assistenza si è svolto nel parco di Sanayeh ove spontaneamente si erano accampate alcune famiglie. Oggi queste associazioni assistono 15.000 persone in 32 scuole elementari di Beirut.
Nei campi profughi palestinesi i centri sociali e di assistenza della associazione Beit Aftal As Somud, come di molte altre, sono stati aperti alla assistenza ai profughi fin dal primo giorno della guerra divenendo rapidamente riferimento non solo per la popolazione palestinese.

Si tratta, solo di alcuni degli episodi di solidarietà sociale dal basso che in questi lunghissimi 15 giorni di guerra si sono verificati. Ovunque in Libano, dal sud al nord, dalla pianura, alle montagne sperdute la società civile si è mobilitata per fermare la guerra e assistere le vittime.
Si tratta delle stesse organizzazioni che nei 15 anni dopo la guerra civile e nei sei anni dalla fine dell’occupazione israeliana hanno lavorato, giorno per giorno per ricostruire il paese, non solo economicamente, ma soprattutto moralmente e socialmente; che hanno animato la “primavera dei cedri” e contributo al ritiro della presenza militare siriana; che hanno dato un contributo alla speranza di costruzione di una società aperta, democratica e, nello stesso tempo indipendente.

Il team di emergenza della agenzia delle Nazioni Unite è giunto in Libano il 25 di luglio e i primi aiuti sono stati distribuiti l’altro ieri. Oltre 10 giorni dopo i primi interventi della società civile locale.
In questi giorni i centralini e gli uffici delle Agenzie Umanitarie internazionali sono presi di assalto dalle ONG specializzate in emergenza, febbrili contatti e trattative cono in corso su fondi, finanziamenti, partnerships, coordinamento. Il circo umanitario sta per ripartire un’altra volta.

Occorre una riflessione ed un cambiamento di rotta. Occorre che il sostegno alle organizzazioni locali divenga la modalità principale di solidarietà con le popolazioni colpite dalla guerra.
Le organizzazioni locali sono più rapide, efficienti ed efficaci nel raggiungere i destinatari degli aiuti. Esse possono contare su una conoscenza del territorio, degli usi e costumi locali, delle reali necessità incomparabilmente superiore a quella che possono mettere in campo anche i più esperti cooperanti internazionali. Possono contare in misura importante su una risorsa solitamente non accessibile alle Agenzie Umanitarie internazionali: il volontariato e la collaborazione delle comunità locali. Senza questo determinante apporto ogni aiuto può trasformarsi in passivizzazione e dipendenza, fenomeni a cui si assiste frequentemente negli scenari post crisi.

Ma al di là della efficacia degli interventi, il sostegno all’operato delle organizzazioni nongovernative e delle associazioni locali, come attori e protagonisti dell’autoaiuto di una società in guerra ha altri e fondamentali significati politici
In libano lo sviluppo della società civile dopo la guerra civile è stato impetuoso. Esistono oggi, su una popolazione di 4 milioni di abitanti centinaia di organizzazioni attive in tutti i campi e con diverso orientamento.
In paesi come il Libano in cui la politica è spesso appannaggio di gruppi di potere e di interesse quasi clanici, e si basa spesso sulla costruzione e tutela di sistemi di clientele, la società civile è divenuta il luogo della politica dei contenuti e dei valori. Motore di un cambiamento possibile verso una società insieme indipendente e democratica, basata sui diritti delle persone e sulla convivenza.
Certo non tutto oro è quel che luccica. Nemmeno nella società civile. Ma si è moto rigorosi nel fare le pulci alla disorganizzazione che gli interventi di aiuto dal basso spesso comportano, mentre si sorvola sugli enormi costi di struttura che l’intervento dall’esterno, pur organizzato ed organico, comporta. Si è molto attenti a rilevare episodi di discriminazione o di corruttela che anche nel mondo della società civile si verificano, mentre non ci si esime dall’alimentare la corruzione sistemica ed il nepotismo che si riscontra nella attività delle autorità pubbliche.
Nelle modalità in cui si sviluppano gli aiuti in un paese colpito dalla guerra vi è già in nuce la ricostruzione del paese. In questo periodo si possono cementare nuove solidarietà trasversali o rafforzare i gruppi di potere e i legami clanici, si può sviluppare una cultura dei diritti o il sistema di corruttele, si può alimentare la passività o rafforzare la soggettività.
Sia pure con le luci e le ombre che anche nella società civile ci sono l’autosolidarietà sociale che essa mette in moto è una risorsa fondamentale per lo sviluppo sociale del futuro.
La proposta che facciamo quindi è secca: il Governo stanzi fondi importanti destinati direttamente a sostenere le attività di sostegno alla popolazione realizzate dalla società civile libanese indicando questa come principale modalità di intervento nella emergenza della guerra e poi nella ricostruzione. Sarebbe un investimento sul futuro del paese, una indicazione che l’Italia volta pagina.
Un ponte per… ha già fatto questa scelta: tutti i fondi che raccoglieremo saranno versati, sottraendo solo i costi di raccolta, direttamente ad organizzazioni locali perché li utilizzino secondo le proprie priorità e progetti di intervento.

*Presidente Un ponte per…

Venerdì, 28 Luglio, 2006 - 15:53

Non privatizziamo l'acqua

Condividiamo pienamente la posizione di Molinari e Rosati in merito alla ventilata privatizzazione dell’acqua del Milanesi.
Vorremmo ricordare in proposito che uno dei principali motivi del conferimento dell’Acquedotto a MM avvenuto 7 anni fa era dovuto al fatto che il Comune avrebbe potuto continuare a essere garante del controllo di questa risorsa.
Certo che allora sarebbe stato giusto conferirlo a AEM – come noi avevamo proposto per costituire un forte polo di utility pubbliche – ma il processo di privatizzazione voluto da Albertini ha portato al 33% la quota del Comune in AEM. E oggi il conferimento a AEM vanificherebbe le garanzie di controllo pubblico su una risorsa primaria come l’acqua.

Marilena Adamo

Capogruppo dell’Ulivo

Venerdì, 28 Luglio, 2006 - 15:47

Tassisti, non teppisti. Solidarietà a Giavazzi.

Le ragioni dei taxisti che si oppongono al Decreto Bersani vengono ascoltate sia in sede ministeriale che locale, ma una frangia di loro non ascolta ragioni: l’episodio di intollerabile intimidazione all’economista Francesco Giavazzi e l’aggressione al giovane che ha “osato” dissentire ai loro propositi di inciviltà – che fa seguito a quelle dei giorni scorsi verso altri giornalisti e addirittura nei confronti del ministro Fabio Mussi – indica che la misura è colma.
Invitiamo le organizzazioni di categoria a isolare questi teppisti e l’assessore Croci a testimoniare pubblicamente insieme a noi la solidarietà a Francesco Gavazzi.
Marilena Adamo
Capogruppo dell’Ulivo

Venerdì, 28 Luglio, 2006 - 15:44

PER L'INDULTO... GOVERNO "SINISTRO" TI RINGRAZIO!!!

 
Da "La Repubblica" 28 luglio 2006
 
ORA PER PREVITI I SERVIZI SOCIALI. "PRONTO A LAVORARE PER LA CARITAS" (Elsa Vinci)
Adesso gli serve un lavoro. "La condanna a sei anni per corruzione giudiziaria ne processo Imi-Sir lo interdisce dai pubblici uffici, ma non dalla sua professione, l'avvocato civilista. Potrebbe fare il consulente di un'associazione con scopi umanitari. Caritas, Amnesty International", spiega il suo avvocato, Alessandro Sammarco. A Cesare Previti, ex parlamentare di Forza Italia, ex ministro della Difesa, agli arresti domiciliari per i suoi 72 anni, un lavoro è necessario per riconquistare la libertà. Come? Chiedendo l'affidamento ai servizi sociali. Un regalo portato dall'indulto. "Oltre allo sconto di tre anni sulla pena - prosegue Sammarco - il provvedimento ci consente di chiedere l'affidamento ai servizi sociali, che se ottenuto significherebbe la fine della detenzione". Ma Previti si dovrà impegnare per la collettività. Volontariato? Nemmeno l'avvocato ce lo vede. "Dovrà fare qualcosa di socialmente utile, metterà a disposizione della comunità la sua esperienza. Anche per organizzazioni internazionali". Se, come è prevedibile, ci riuscirà, Previti saluterà l'autunno a spasso per Roma.
Tre mesi dopo quella mattina del 6 maggio, quando l'ex parlamentare si è presentato ai cancelli di Rebibbia, dopo una condanna resa definitiva dalla cassazione, lo spiraglio. Atteso, agognato, non commentato. La sua non è stata una detenzione dura, pochi giorni in cella, poi l'età lo ha mandato ai domiciliari. Da tre mesi vive nella sua casa di piazza Farnese, a due passi dall'Ambasciata di Francia e da Campo de' Fiori, con la moglie. "I figli ormai grandi vanno a trovarlo spesso. Può incontrare gli amici, chiacchierare con chi vuole. Ma non può uscire", spiega Sammarco.
In attesa di attraversare la breccia, Cesare Previti non abbandona l'orgoglio di essere "falco". "Soffre ma a testa alta. E' di temperamento sanguigno, il dolore non lo piega. Studia. Si tiene in forma, fa ginnastica, consuma pasti leggeri. In lui non c'è abbandono". Sammarco, docente di diritto dell'esecuzione penale di Salerno, è uno specialista, lo tirerà fuori. L'avvocato non andrà in vacanza se non dopo aver presentato al tribunale di sorveglianza di Roma la richiesta di affidamento ai servizi sociali. Tempi tecnici per il verdetto? "In genere tre mesi, ma forse l'indulto alleggerirà il lavoro dei giudici e si potrà fare prima".
 
Io sono insegnante precaria da 15 anni, ho preso regolarmente l'abilitazione, insegno con un certo scrupolo (credo), e, malgrado lo stipendio ballerino, sono da molti anni impegnata in attività di VOLONTARIATO e continuo a confidare (questo è il mio errore di fondo) nella giustizia, nell'"intima bontà umana" come diceva un'altra giovane illusa, Anna Frank. Tanto giovane io non sono più (42 anni), e non sono certa di trovare lavoro quest'autunno, non ho nessun avvocato di grido al mio fianco e dubito che la Caritas o Amnesty s'interessino al mio caso. Vedremo come finirà questa volta, ma ricordo che di quest'indulto potrebbero beneficiare anche Moggi e Giraudo, e quanto ai pedofili, oggi sono puniti, ma ancora per poco: dopo la legalizzazione del loro partito, in Olanda (http://www.associazioneprometeo.org/pedofilia/partitopedofili.htm), notizia passata vergognosamente (e significativamente) passata sotto silenzio, può darsi che presto libereremo anche loro, magari con tante scuse. Resteranno dentro gli extracomunitari, i piccoli spacciatori, tutti quelli che, anziani o no, non hanno prezzo per la loro vita. Grazie, sinistra che ho colpevolmente votato.

Giovedì, 27 Luglio, 2006 - 17:53

La riunione di Roma si è conclusa. L'Italia continui a fare la sua parte

COMUNICATO STAMPA
Bilancio negativo. La riunione di Roma si è conclusa, ma la strage continua. 
L’Italia continui a fare la sua parte.
Dichiarazioni di Flavio Lotti e Grazia Bellini, coordinatori nazionali della Tavola della pace
Flavio Lotti e Grazia Bellini, coordinatori nazionali della Tavola della pace, hanno rilasciato la seguente dichiarazione a seguito delle conclusioni del Vertice di Roma di oggi. 
"Per ora il bilancio è negativo. La riunione di Roma si è conclusa, ma la strage continua. Nessuna delle decisioni più urgenti è stata presa. Solo un po’ di aiuti. E non si sa neppure quanti li potranno ricevere, né quando e per quanto tempo.

 

Troppo poco per chi sta sotto le bombe, per chi è intrappolato nella morsa della guerra, per i feriti, per gli ammalati, per i bambini, per gli anziani, per le donne e gli uomini innocenti, i caschi blu che ancora perderanno la vita.

 

Vedremo nei prossimi giorni se ci saranno veri passi in avanti. Per ora sono solo parole e vaghe promesse.

 

Dopo la riunione del G8, la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la riunione di Roma, la parola è ancora pienamente alle armi. Per quanto ancora? Il cessate il fuoco non è solo urgente: è possibile. Perché esitare ancora? I governi che stanno impedendo l’intervento efficace dell’Onu e della comunità internazionale sono corresponsabili della tragedia in corso.

 

Chiediamo al governo italiano di continuare a lavorare con ancora maggiore energia e determinazione per dire tre si: Si all’immediato cessate il fuoco. Si ad una forza di pace dell’Unione Europea. Si al negoziato politico con tutti, inclusa la Siria e l’Iran."
Flavio Lotti e Grazia Bellini
Perugia, 26 luglio 2006
Giovedì, 27 Luglio, 2006 - 17:47

FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO.....

                           METTIAMOCI INSIEME PER IL DISARMO !

 

Una grave emergenza chiama a raccolta tutte le associazioni, i movimenti, le persone che da tanti anni lavorano per il ripudio della guerra, per la nonviolenza e per la pace.

La crisi USA-Iran, alimentata anche dalla gravissima escalation di violenze ed azioni belliche in Palestina, in Libano/Isarele, ed in tutto il Medio Oriente, non fa che aggravarsi. Essa è un elemento chiave nella strategia americana di controllo sull’ area strategica della "cintura del petrolio". La possibilità di una guerra atomica torna prepotentemente alla ribalta con le accuse statunitensi a Teheran di fomentare il terrorismo e di perseguire l’arricchimento dell’uranio per fini bellici. L’uso della "Bomba" per "disarmare l’Iran" è ufficialmente pianificato e rivendicato come lecito e possibile da parte dell’Amministrazione Bush. Questa minaccia non fa che alimentare ulteriormente il terrorismo.

La proliferazione nucleare ha rotto gli argini ed è entrata in una nuova pericolosissima fase: i test missilistici nordcoreani ne sono una manifestazione. Anche gli ostacoli frapposti al controllo democratico, - in alcuni Paesi dittatoriali del tutto impossibile- costituiscono un fattore aggiuntivo di allarme.

Ciò nonostante, la percezione del rischio che stiamo correndo è ancora assai limitata, se non inesistente, nell’opinione pubblica.

Non riconosciamo alcun "diritto" al regime teocratico degli Ajatollah, tanto più dopo le sue dichiarazioni sulla cancellazione di Israele, di dotarsi della "Bomba"; ma nemmeno alle potenze nucleari di ergersi a giudici degli "Stati canaglia". Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina (cui si sono aggiunte India e Pakistan e - non ufficialmente - Israele e Corea del Nord) non hanno rispettato gli impegni per il disarmo totale sottoscritti già quasi quarant’anni fa con il Trattato di Non Proliferazione (NPT) .

Le armi di distruzione di massa sono immorali in quanto armi di distruzione indiscriminata; le armi atomiche lo sono in modo assoluto in quanto il loro impiego minaccia di distruggere in poche ore ogni vestigia di civiltà, e forse anche ogni forma di vita, spezzando l’equilibrio che la Natura ha sviluppato in miliardi di anni sul pianeta.

La Corte Internazionale dell’Aja si e’ espressa dichiarando che l’uso e la minaccia delle armi nucleari sono contrari al diritto internazionale. Anche l’Italia ha la sua fetta di responsabilità, ospitando, in palese violazione della Costituzione e dei suoi impegni di paese non-nucleare, tra Aviano (PN) e Ghedi (BS) una novantina di atomiche, e in 11 porti sommergibili a propulsione nucleare, dotati ciascuno di missili con testate nucleari di potenza distruttiva complessiva migliaia di volte superiori alle bombe di Hiroshima e Nagasaki.

Politici e militari, sperperando enormi risorse mentre miseria e morte per fame aumentano ovunque, pretendono di decidere da soli nel campo dei problemi atomici, vanificando la democrazia, tenendo la popolazione ostaggio delle loro scelte.

La politica, la societa’, le religioni, la cultura, la scienza, si trovano davanti ad una scelta di vita o di morte.

Oggi le armi nucleari hanno perduto il ruolo di deterrente, ma sono concepite per venire usate. I veri rischi provengono dagli Stati nucleari che non intendono disarmare, e dalla disponibilità di materiale fissile.

La perversa "razionalita'" della brama di potere, della prevaricazione e della forza armata, degenerata nella follia e nell'insensatezza assolute, ha espresso la regola della competizione atomica: CHI SPARA PER PRIMO VINCE (se riesce ad impedire la reazione del "nemico").

La preparazione e la minaccia dello sterminio atomico dimostrano dove portano l'idea e la pratica della guerra, che è un male incontenibile, scatenante il massimo possibile di violenza e distruzione.

Ci troviamo davanti ad un passaggio storico che può essere drammatico per l’umanità. Ma può anche essere il momento in cui i popoli dell’intero pianeta reagiscono alla rassegnazione, chiedendo il rispetto della legalità internazionale ed esigendo di essere trattati come cittadini e non come ostaggio o bersaglio delle partite a Risiko planetario tra i signori della guerra.

Non possiamo delegare, come ci impone la NATO, la "Suprema garanzia di Sicurezza" alla deterrenza nucleare. Difesa e sicurezza possono fondarsi sull’unità popolare che interviene nei conflitti con l’azione nonviolenta ed i Corpi Civili di Pace.

Noi, gruppo di nonviolente/i, senza presunzione ma con convinzione, chiediamo a tutte e tutti di fare proprio questo appello, di promuoverlo, di diffonderlo, di persuadere gli indecisi.

Ci rivolgiamo all’intera società, al mondo della cultura, della politica, della religione, del lavoro, della scienza, a tutti e ad ognuno:

  • per l’immediata applicazione del Trattato di non proliferazione, a partire dall’Italia e dall’Europa;
  • per contestare la presenza delle atomiche USA nelle basi militari e nei porti italiani;
  • per contrapporre al concetto strategico della NATO la trasformazione degli armamenti da offensivi a strettamente difensivi in direzione della Difesa Civile non armata e Nonviolenta;
  • per l’obiezione di coscienza dei tanti, troppi, scienziati coinvolti nelle ricerche militari affinché, insieme alle organizzazioni del lavoratori, realizzino la riconversione dell’industria bellica
  • perché i rappresentanti di tutte le religioni dichiarino la guerra atomica Tabù e Peccato, un crimine contro l’umanità come tale assolutamente non giustificabile.

Il disarmo nucleare completo, come previsto anch’esso dal Trattato di non proliferazione, deve essere il primo passo per il disarmo totale.

 

 

"NO ALLA GUERRA NUCLEARE" - insieme per il disarmo

Alex Zanotelli

Alfonso Navarra (per adesioni: CELL. 349-5211837 email alfonsonavarra@virgilio.it)

Pierluigi Ontanetti CELL. 335-8083559

Patrizia Creati tel. O55-283192

Vittorio Agnoletto - Angelo Baracca – Giuliano Pontara - Alberto L'Abate - Giuseppe Onufrio - Donatella Quarrata - Domenico Gallo - Lisa Clark – Albino Bizzotto - - Enrico Peyretti – Giuliana Martirani - Lorenzo Porta - Angelo Cavagna – Francesco Vignarca - Paolo Candelari - Nella Ginatempo - Massimo Aliprandini - - Silvano Tartarini – Gigi Malabarba - Claudio Pozzi – Antonio Vermigli - Lina Appiano - Pola Natali Cassola - Luciano Zambelli - Tiziano Tissino - Paolo Colantonio - Pierpaolo Calonaci - Lorenzo Scaramellini – Rocco Altieri - Tiziano Cardosi - Chiara Cavallaro – Alessandro Rizzo –Luigi Vinci – Marco Bersani – Luciano Muhlbauer – Graziella Bevilacqua – Giovanni Russotto – Giancarlo Giovine – Antonio Bruno – Andrea Agostini – Luisa Benfatti - Riccardo Bovolenta – Norma Bertullacelli – Arnaldo Cestaro – Isa Baldelli – Ettore Silvestri

 

 

 

 

Giovedì, 27 Luglio, 2006 - 17:42

L'iTALIANO MEDIO RUBA LE TARTARUGHE...GRILLO

 

 

27.07.06

tartarughe.JPG

Ho portato i miei figli in un’oasi per le tartarughe vicino a Massa Marittima sponsorizzata dalla Comunità europea. Il primo cartello visibile in questo piccolo parco invita a depositare le borse all’ingresso a causa dei continui furti di tartarughe. Il cartello è scritto nelle principali lingue europee, ma è indirizzato, lo sappiamo bene, agli italiani. Solo a quelli medi. Gli altri sono esclusi.

L’italiano medio ruba le tartarughe,
l’italiano medio non vuole problemi,
l’italiano medio i problemi preferisce lasciarli a BorsellinoFalconeAmbrosoli, che se si facevano i c..o loro erano ancora vivi,
l’italiano medio quando è cliente vuole le liberalizzazioni,
l’italiano medio quando è industriale vuole i monopoli,
l’italiano medio se può evade le tasse,
l’italiano medio critica chi evade le tasse (lui lo fa per necessità),
l’italiano medio ama la famiglia e tiene la casa pulita,
l’italiano medio vuole uno stipendio, una laurea e un lavoro statale,
l’italiano medio è abusivo e condonista (sempre per necessità),
l’italiano medio diventa feroce, molto feroce, se gli tocchi i soldi,
l’italiano medio è buonista in pubblico e razzista in privato,
l’italiano medio si lava il c..o, ma non ha il depuratore,
l’italiano medio ha ogni diritto e nessun dovere,
l’italiano medio parcheggia in seconda fila e se protesti si inc..za,
l’italiano medio è mafioso dentro,
l’italiano medio ha sempre un amico che gli fa un favore,
l’italiano medio deve sempre ricambiare un favore,
l’italiano medio sceglie come rappresentanti altri italiani medi,
l’italiano medio induce pesantezza di stomaco e diarrea,
l’italiano medio considera privata la proprietà pubblica e, per questo, rubare al pubblico non è reato,
l’italiano medio è maggioranza assoluta nel nostro Paese,
l’italiano medio gli intellettuali li vuole organici al sistema,
l’italiano medio i giornalisti li vuole servi,
l’italiano medio i politici li vuole medi,
l’italiano medio è semilibero, lo sa e gli va bene così,
l’italiano medio è un povero cristo che ruba a sé stesso e al suo Paese e non lo sa.

 

Mercoledì, 26 Luglio, 2006 - 17:28

Il piano generale di sviluppo è un'operazione d'immagine

Il  Piano Generale di Sviluppo del Comune non è lo strumento di programmazione previsto dalla legge, ma una pura operazione di immagine.
La normativa infatti richiede che sia un vero strumento di programmazione, con priorità definite nel quinquennio, inclusa la previsione delle necessarie risorse finanziarie e umane.
Invece ci troviamo di fronte alla riedizione delle linee programmatiche della Giunta, per alcuni aspetti modificate [peggiorate]. Per esempio: è totalmente scomparsa la riduzione dell’ICI, sono spariti i BOC, eclissato il blocco delle tariffe dei mezzi pubblici. È un’operazione dilettantesca, poco seria e poco trasparente, che da parte della Giunta più “manageriale” d’Italia ci sorprende davvero!
 
Marilena Adamo
Capogruppo dell’Ulivo
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