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Il Blog di Donatella Elvira Camatta | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Domenica, 8 Ottobre, 2006 - 09:39

Amnesty International pubblica un rapporto sui deliberati attacchi di Hezbollah contro la popolazione civile israeliana

 

Vai alla fotonotizia

 

 

 

Amnesty International ha pubblicato oggi un rapporto in cui accusa Hezbollah di aver commesso gravi violazioni del diritto umanitario, equivalenti a crimini di guerra, nel corso del recente conflitto con Israele.

Il documento dell’organizzazione per i diritti umani, che segue un rapporto sugli attacchi di Israele contro le infrastrutture civili libanesi, rende evidente l’urgenza e la necessità di un’indagine completa e imparziale delle Nazioni Unite sulle violazioni commesse da entrambe le parti.

Durante un mese di conflitto, Hezbollah ha lanciato circa 4000 razzi sul nord di Israele, uccidendo 43 civili, ferendone altri 33 e costringendo centinaia di migliaia di persone a cercare riparo nei rifugi o a fuggire. Circa un quarto dei razzi sono stati lanciati direttamente contro aree urbane, compresi missili contenenti migliaia di biglie di metallo.

Nel corso dei colloqui coi ricercatori di Amnesty International, i dirigenti di Hezbollah hanno affermato che il lancio di razzi sul nord di Israele era una rappresaglia per gli attacchi contro i civili libanesi e aveva l’obiettivo di fermare questi ultimi.

“La dimensione degli attacchi contro le città e i villaggi israeliani, la natura indiscriminata delle armi utilizzate e le dichiarazioni della leadership di Hezbollah, che ha confermato l’intenzione di colpire i civili, rendono fin troppo evidente che Hezbollah ha violato le leggi di guerra” – ha affermato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International. “Il fatto che Israele a sua volta abbia commesso gravi violazioni non giustifica in alcuna maniera quelle compiute da Hezbollah. Non devono essere i civili a pagare il prezzo della condotta di guerra illegale dell’avversario”.

Il rapporto di Amnesty International, intitolato “Sotto tiro: gli attacchi di Hezbollah contro il nord di Israele”, si basa sulle ricerche condotte dall’organizzazione per i diritti umani in Israele e in Libano, attraverso interviste con le vittime, l’esame di dichiarazioni ufficiali e una serie di colloqui con autorità israeliane e libanesi e con alti dirigenti di Hezbollah.

Le principali conclusioni di Amnesty International sono le seguenti:

- Hezbollah ha lanciato circa 900 razzi Katiuscia, la cui gittata è intrinsecamente inaccurata, contro aree urbane nel nord di Israele, in chiara violazione del principio di distinzione tra obiettivi civili e militari prevista dal diritto internazionale;
- Hezbollah ha usato razzi Katiuscia modificati per contenere biglie di metallo, con l’obiettivo di causare il maggior numero possibile di morti e feriti: uno di questi razzi ha ucciso otto operai delle ferrovie;
- le dichiarazioni di Hasan Nasrallah e di altri dirigenti di primo piano di Hezbollah, secondo cui gli attacchi diretti contro la popolazione civile israeliana erano una forma di rappresaglia, hanno violato il divieto di attacchi diretti contro i civili, così come quello di rappresaglia contro i civili;
- la fuga della popolazione civile israeliana e l’esistenza dei rifugi ha impedito che il numero delle vittime fosse più alto.

“Nel conflitto tra Hezbollah e Israele, la sofferenza dei civili di entrambe le parti è stata ripetutamente ignorata e i colpevoli sono riusciti finora a evadere ogni responsabilità. Occorre giustizia se si vuole prendere sul serio il rispetto delle regole di guerra: questo significa chiamare i responsabili di crimini di guerra a rispondere del proprio operato e garantire riparazione alle vittime” – ha dichiarato Irene Khan.

Amnesty International continua a chiedere alle Nazioni Unite l’immediata apertura di un’inchiesta completa, indipendente e imparziale sulle violazioni del diritto umanitario commesse da entrambe le parti in conflitto. L’inchiesta dovrebbe esaminare, in particolare, l’impatto del conflitto sulla popolazione civile e avere come obiettivo l’individuazione dei singoli responsabili di crimini di diritto internazionale e garantire piena riparazione alle vittime.

Ulteriori aspetti della guerra, come l’accusa a Hezbollah di aver usato i civili come copertura e quella a Israele di aver causato un elevato numero di vittime tra i civili, verranno esaminati in successivi rapporti di Amnesty International.

FINE DEL COMUNICATO                                                           Roma,  settembre 2006

Domenica, 8 Ottobre, 2006 - 09:22

Il che........ significa che la Mafia non Esiste.....

 

 

Una recente sentenza ha confermato le condanne agli esecutori degli attentati a Falcone, Borsellino e alle loro scorte. Ha invece assolto i mandanti: in pratica ha negato che esista un collegamento tra gli esecutori e una cupola. Cioè non si può parlare di un’unica organizzazione criminosa (il che significa che la mafia non esiste, è solo un teorema ideologico). Come dire che quando si vede il fumo non se ne può dedurre che ci sia l’arrosto, anche se l’abbiamo mangiato. E’ un bel sollievo per tutti.

 

 

Domenica, 8 Ottobre, 2006 - 09:17

Donne e Uomini in ricerca e confronto comunitario

- Karl-Josef Kuschel, «L’EBREO, IL CRISTIANO E IL MUSULMANO S’INCONTRANO»? «Nathan il saggio» di Lessing, (collana Giornale di Teologia 318), Queriniana editrice, Brescia, 2006, pp. 312, traduzione di Carlo Danna;

la collana ‘Giornale di Teologia’ pro-pone, fin dai suoi inizi, alcuni dei principali testi del dibattito teologico moderno e contem-poraneo; si tratta di un libro dedicato al “poema dram-matico” di Lessing il suo Nathan ha la particolarità di essere strutturato trialogicamente e questo lo rende di un’attualità (e di un futuro!) da tenere in seria considerazione come metodo. Per il dialogo tra le grandi religioni monoteistiche (che non esclude altri dialoghi) è necessario il metodo del dialogo a tre: trialogico appunto.

L’autore: Karl-Josef Kuschel è docente alla Facoltà di teologia cattolica di Tubinga (Germania) insegna teologia della cultura e del dialogo interreligioso.

La Queriniana ha già pubblicato di Kuschel due lavori di notevole rilevanza: Generato prima di tutti i secoli? La controversia sull’origine di Cristo e La controversia su Abramo. Ciò che divide e ciò che unisce ebrei, cristiani e musulmani;
il catalogo Queriniana è teologicamente di primissimo livello;

(www.queriniana.it).

http://www.tempidifraternita.it/
Sabato, 7 Ottobre, 2006 - 14:27

Stati Uniti Centinaia di arresti durante Manifestazione di Protesta Contro la Guerra

 

Di  Haider Rizvi

IPS

 

NEW YORK, 28 settembre (IPS) –  Durante l’ultima settimana in varie città degli Stati Uniti sono stati organizzati cortei, manifestazioni e raduni di preghiera per chiedere al presidente Bush e al Congresso di porre fine all’occupazione dell’Iraq.

Dal 21 settembre, quando oltre 500 gruppi contro la guerra e organizzazioni religiose hanno firmato la “Dichiarazione di pace”, circa 250 attivisti sono stati imprigionati per aver partecipato ad azioni nonviolente.

Oltre a esigere un calendario per il ritiro dei 130.000 soldati di stanza in Iraq, la Dichiarazione chiede la chiusura delle baci, un processo di pace che comprenda misure per la sicurezza, la ricostruzione e la riconciliazione di questo paese e un cambiamento nelle priorità da assegnare ai fondi, mettendo l’accento sulle necessità umanitarie più che su quelle militari.

Gli attivisti hanno realizzato oltre 375 azioni di disubbidienza civile e protesta in città di tutto il paese, tra cui Lincoln (nel centro), Houston (nel sud), Des Moines (nel nord), Little Rock (nel sud), Cincinnati (nel nord-est) e Fayetteville (nell’est). Qui sorge Fort Bragg, la più grande base militare statunitense nel mondo.

Sebbene la campagna sia animata soprattutto da gruppi religiosi, partecipano alla protesta anche molti deputati, veterani di guerra e organizzazioni di donne e immigrati.

I primi arresti sono avvenuti a Washington la settimana scorsa, quando gli attivisti hanno cercato di consegnare copie della Dichiarazione a funzionari del governo.

Altre azioni contro la guerra che si sono concluse con arresti sono avvenute di fronte al Congresso, a basi militari e a centri di reclutamento dei soldati.

Sapendo che molti politici esitano a sostenere la campagna per paura di passare per antipatriottici, i capi religiosi sperano che il loro appello per la pace stimoli almeno il governo a fissare una data per finirla con l’occupazione dell’Iraq.

”Come cittadini e persone di fede, dobbiamo essere la coscienza del nostro paese” ha dichiarato il reverendo Lennox Yearwood, del Hip Hop Caucus, uno dei 34 attivisti incarcerati per aver partecipato alle proteste davanti alla Casa Bianca.

Nel frattempo oltre 100 capi religiosi cristiani, ebrei e musulmani hanno progettato altre azioni per impedire un possibile attacco all’Iran. Questa settimana chiederanno al Congresso di esercitare la sua “funzione di supervisione” per evitare questa possibilità.

Come parte della campagna, molti attivisti hanno organizzato sit-in davanti alle case dei deputati che non si sono espressi contro la politica di Bush in Iraq.

“Stiamo spendendo  milioni di dollari tutte le settimane per l’occupazione dell’Iraq. Questo denaro potrebbe essere investito in sanità ed educazione” ha detto Molly Nolan, un’attivista di 62 anni che ha partecipato a una protesta davanti alla casa del senatore democratico Chuck Schumer, nello stato di New York.

“I newyorkesi hanno bisogno di scuole e lavoro, non di questa guerra infinita!” gridava la folla riunita davanti alla casa di Schumer.

”Lei non ha parlato, come altri politici. La esortiamo a mostrare coraggio e a difendere i principi”, ha detto durante la manifestazione Carolyn Eisenberg, del gruppo Genitori di Brooklyn per la Pace.

Come Schumer, molti deputati democratici hanno mantenuto le distanze dal movimento contro la guerra, però alcuni hanno criticato pubblicamente la politica di Bush in Iraq.

"Come partecipante del Movimento dei Diritti Civili, ho affrontato la violenza con la nonviolenza. Mi hanno picchiato e lasciato sanguinante per strada” ha detto il deputato John Lewis, rappresentante dello stato meridionale della Georgia, dopo aver firmato la Dichiarazione la settimana scorsa. “Mi sono reso conto che le nostre armi più potenti come nazione non sono le bombe o i missili. La nostra maggiore difesa è il potere delle nostre idee, è quello che crediamo sulla democrazia e il rispetto della dignità umana” ha aggiunto.

Altri deputati che hanno firmato la Dichiarazione di pace sono Earl Blumenauer, rappresentante dell’Oregon, Danny Davis e Jan Schakowsky dell’Illinois, Chaka Fattah della Pennsylvania e Sam Farr, Barbara Lee e Lynn Woolsey della California.

Nonostante la crescenti proteste e critiche alla guerra provenienti da vari settori, tra cui generali in pensione e importanti analisti dell’intelligence, non si vedono segnali di flessibilità nella politica del governo rispetto all’Iraq e alla strategia militare in Medio Oriente.

Solo due settimane fa, la Camera dei Rappresentanti ha approvato una riduzione di appoggio al modo in cui il presidente ha condotto la guerra e ha respinto l’idea di fissare una scadenza per il ritiro delle truppe.

I firmatari della Dichiarazione hanno annunciato che, se l’amministrazione Bush e il Congresso non risponderanno alle loro richieste, dopo settembre lanceranno un’altra campagna di azioni non-violente.

 

Sabato, 7 Ottobre, 2006 - 13:06

I LAV MILAN: UN'ESIGUA MISURA DI INTERVENTO

Riprendo, perchè di forte interesse per la città e la zona 4 che amministro in consiglio in qualità di capogruppo della Lista Uniti con Dario Fo per Milano, un thread interessante, a cui, inseguito, rispondo, postato in Rete Cittadini di Milano di Rete Civica da Roberto Dicorato, giovedì 28 settembre 2006:
Un'azienda pubblica preposta a pulire i muri in una città al precollasso economico non spreca risorse per far sapere che pulisce i muri. Li pulisce e sta' muta, perché è il lavoro che parla e non occorre la banda coi tromboni: è di cattivo gusto e viene il sospetto che sia polverone per sviare l'attenzione da faccende assai più serie (le mutazioni genetiche indotte dallo smog, per esempio, e scusate se con la "guerra ai graffiti" mi ci pulisco il pianoterra). Per inciso, quanti soldi ha speso l'amministrazione Albertini ingaggiando prima Megan Gale e poi Moran Atlas per altrettante campagne educative (?) puntualmente - et prevedibilmente - cadute nel vuoto? Serve a dare lavoro alle agenzie di comunicazione? Che chiudano, per quanto mi riguarda e se questo serve ad avere un'AMSA migliore perché risparmia soldi e paga meglio i netturbini.
rd

Io penso che oltre alle critiche esposte da Roberto si debba anche fare diverse puntualizzazioni, che sono altrettanto importanti. In Consiglio di Zona 4 abbiamo discusso il programma dell'iniziativa in commissione territorio esattamente 3 giorni prima della stessa e senza possibilità di intervenire a correggere, magari a integrare alcune sue parti proprio perchè già preconfezionata presso il tavolo della giunta. Io penso che questo, come abbiamo denunciato, sia un atto di un grado di accentramento potestativo del città che crea precedenti che si stanno avvicendando in modo continuativo anche in altre occasioni politiche e per altri progetti. Penso, quindi, che occorra fare una precisazione: la cittadinanza più volte in Consiglio, all'inizio della seduta, riportano casi di degrado urbano e sociale, che inficiano al paesaggio, alla manutenzione dell'arredo, alla tutela dei parchi e dei giardini. Manca certamente una funzione di raccordo tra l'AMSA, gli organi politici istituzionali, di cui siamo espressione, e le doglianze della cittadinanza della zona tale da rendere soluzioni avvertite come necessarie e tempestive alle istanze giustamente sollevate. Io penso che una giornata di pulitura dei muri delle case in città sia, seppure lodevole e di ampio valore civile, un palliativo di immagine, una sorta di promozione della figura degli amministratori a fini di proporsi come bravi e attenti persecutori della pulizia della città. Io penso che la pulizia dei muri debba essere vista come uno dei tanti problemi che riguardano complessivamente la città e la tutela del proprio patrimonio urbanistico, inteso come realtà appartenente a tutte e a tutti, colettiva e accessibile nelle giuste forme con il senso del rispetto civile e delle regole di convivenza sociale. La presenza di un degrado generale del panorama urbanistico cittadino è dovuto essenzialmente non solo ai problemi economici che vive l'azienda preposta, ma a un'assenza totale, da qualche decennio a questa parte, di una risposta politica e di direzione dell'amministrazione cittadina alla soluzione dei disagi avvertiti dalla cittadinanza, coinvolgendola, come dicevo, a un governo del territorio con la consapevolezza della ricchezza pubblica derivante dalla tutela della città, delle sue strade, delle sue vie, dei suoi parchi, seppure ancora modesti e pochi, troppo pochi, del suo demanio. Crescita civile è sinonimo di democrazia partecipata e di responsabilizzazione della cittadinanza. Ma non è possibile attuare questi principi se prima non si concepisce l'urgenza di rendere effettivo il governo partecipato delle circoscrizioni, nello spirito di municipalità che coinvolge diversi sistemi di decentramento efficaci presenti nelle città europee: da Barcellona all'Ile de France, da Londra a Lione. Ecco che occorre classificare questa iniziativa come iniziativa lodevole certamente, ma come fulmine in piena estate, che dura un attimo senza conseguenze continuative di intervento per la tutela del pubblico e del paesaggio civico. Un maggiore raccordo tra amministrazione e organi politici determinerebbe una continua possibilità di intervento di risoluzione delle problematiche che affliggono la nostra comunit e città. E la questione della consapevolezza del patrimonio pubblico della città come demanio di tutte e di tutti deve certamente essere conseguente al rispetto delle regole di convivenza, ma anche, e soprattutto, deve essere conseguente a un'azione di inclusione sociale e di promozione dei diritti di cittadinanza, partendo con forme aggregative che aiutino a incrementino il sentimento del ben vivere la città, le sue strade, il suo territorio municipale. Solo così si può partire dando soluzione ai problemi della tutela del patrimonio civico, divenendo cittadine e cittadini a pieno titolo integrati e protagonisti della città e nella città.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Sabato, 7 Ottobre, 2006 - 12:36

Diritto all'acqua: un bene pubblico da difendere

Lo scrittore John Reed scriveva nel 1917 che «le guerre crocifiggono la verità». Una causa di future guerre si profila all'orizzonte del pianeta: la guerra per il controllo delle fonti idriche di erogazione di acqua non solo potabile, ma anche per rinnovare fonti energetiche alternative e, infine, per usi industriali e produttivi.
L'acqua è un bene insostituibile e vitale: nessuna e nessuno può vivere privato della medesima. Una vita senza possibilità di accedere a fonti idriche è una vita insostenibile, senza futuro, senza possibilità di crescita, senza prospettiva umana e fisiologica. Non avere acqua, oppure avere un servizio idrico scadente e deficitario è causa di sofferenza e di forte emerginazione, di forte disagio che, se prolungato, può diventare una vera e propria tragedia dal volto massivo.
L'acqua non è stata ancora sottoposta a prezzo di mercato perchè naturalmente non apprezzabile, essendo un bene insostiuibile e necessario, indispensabile, vitale appunto. Così come lo è l'aria, ma anche l'energia elettrica che garantisce alla cittadinanza calore, oppure il fuoco, che garantisce alla popolazione la possibilità di riscaldarsi o cucinare. Ma questi beni stanno per essere apprezzati, nonostante la loro deontologica conformazione a non divenire prodotti sottoposti alle leggi scriminanti e inique di mercato libero e concorrenziale.
Non sto parlando di un caso a noi remoto geograficamente, come potrebbe essere quello della regione boliviana di Cochabamba, il cui governo del Paese aveva predisposto la vendita degli acquedotti a una corporation multinazionale, e dove una resistenza popolare, fatta di cittadine e di cittadini scese e scesi in piazza, ha bloccato con l'impeto della propria opposizione pacifica e nonviolenta, ma organizzata ed efficace, che questo atto fosse portato tragicamente a esecuzione, inficiando, così, la possibilità della popolazione di accedere a un bene che è universale e, pertanto, necessariamente insostiuibile, fondamentale per tutte e per tutti, per la propria sopravvivenza, neppure per il proprio benessere, che è un passo ulteriore che riguarda la categoria del bene stare, del vivere bene e con dignitoso agio e conforto.
Questo bene non è stato privatizzato, in Bolivia; a Milano si sta discutendo se privatizzarlo o meno, ossia concedere l'attuale azienda gestrice, la metropolitana Milanese, la cui competenza già poco si sposa con la tipologia del servizio in questione, che è ancora di prevalenza amministrativa pubblica, a un'azienda privata, da tempo quotata in borsa, poi sottoposta alla vendita delle proprie azioni, quale è l'AEM, prima patrimonio della cittadinanza, oggi patrimonio di guadagno per pochi a spese della collettività, utente primaria dell'elettricità.
Oggi esiste un pericolo che riguarda non tanto una condizione ideologica, un elemento di precondizionamento e di prevenzione intellettuale e culturale ma, bensì, di affidamento a mani private di un bene insostituibile e di privazione della cittadinanza della possibilità di controllare la qualità dell'acqua erogata, della sua fruizione e della sua distribuzione sul territorio cittadino.
Oggi si dice di non sprecare l'acqua perchè anche la nostra regione è da tempo sottoposta a lunghi periodi di siccità, che privano le vie principali idriche naturali del proprio naturale corso: un risparmio coscienzioso della fonte di sostentamento vitale da parte di tutte e di tutti è un miglioramento della qualità dell'erogazione della medesima materia, nonchè, infine, una responsabilizzazione della comunità circa la giusta ed equa suddivisione del diritto di godere di questo prezioso patrimonio, che è naturale, quindi disponibile.
La logica che sostituirà questo criterio di alta civiltà sarà: chi può acceda quanto vorrà all'erogazione dell'acqua, anche sprecandola, senza senso di responsabilità collettiva e senza concezione di una certa dose di consapevolezza degli effetti della propria azione sulla comunità attuale e quella futura, delle prossime generazioni,~la cui quantità di acqua~consumata sarà, poi, conteggiata da un contatore che registrerà il valore del bene che è stato utilizzato. La logica di mercato e di profitto, di guadagno trionferà contro la logica della responsabilità intergenerazionale e civile, tipico fondamento di uno sviluppo consapevole, giusto, equo e, soprattutto, sostenibile.
Una forte resistenza contro questa decisione, che ricadrà su tutte le zone della città, su ogni cittadinazna residente nelle diverse circoscrizioni, dovrà essere effettuata, con forme e canali civili, e con, soprattutto, mezzi istituzionali e sociali che esprimano in modo organizzato e puntuale assoluta opposizione al verificarsi di uno scenario di questa portata.
Dico questo con una certa dose di forte consapevolezza, non fializzabile alla strumentalizzazione di uno scenario drammatizzato ma, bensì, nell'assoluta consapevolezza delle conseguenza devastanti e destabilizzanti che una simile possibilità possa avere, soprattutto in un'ottica di società divisa e scorporata, fortemente atomizzata, dove la conflittualità aumenterebbe in dose ponderata, tale da creare una condizione di guerra di tutti contro tutti in un apocalittico panorama distruttivo di soggetti che non riusciranno a garantirsi, per questioni economico-redditizie, l'approvvigionamento di una risorsa vitale e, pertanto, una qualità di vita che possa concepire una sopravvivenza possibile.
E' un pericolo che sembra scritto in un libro di Asimov: ma è possibile, quindi scongiurabile, quindi evitabile con pressioni politiche da parte delle istituzioni, in cui siamo presenti come consigliere e consiglieri, e da parte della società civile organizzata e consapevole, conoscente e informata delgli effetti deleteri di un simile provvedimento.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Daro Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 6 Ottobre, 2006 - 12:58

Diritti Umani....Fiaccolata 14 ottobre ore 19

 

12 0ttobre 1492    -   12 ottobre 2006

 

Diritti Umani...

... Ancora da scoprire

 

 

 

A tutte le associazioni solidali con l'America Latina,

A tutte le associazioni Latino Americane,

 A tutte le associazioni di difesa dei Diritti Umani

 

Se 514 anni vi sembrano pochi...

 

Il continente americano è ancora alla ricerca dei Diritti Umani per i suoi figli.

Ancora in tutti gli Stati nazione del Nuovo Continente si continua a discriminare il vero popolo "americano nativo".

Per tutti loro e il riconoscimento pieno e duraturo dei loro diritti sociali, culturali, di lingua e di popoli 

chiediamo di manifestare pubblicamente la nostra solidarietà ad una causa che è rappresentativa di tutte le altre del continente: 

il popolo Mapuche.

 

 

Su invito di organizzazioni del Popolo Mapuche presenti in Europa convochiamo una, 

Fiaccolata davanti al consolato del Cile 

a Milano, sabato 14 ottobre 2006 alle ore 19.00

in contemporanea con tante altre città d'Europa 

 

 

Il popolo Mapuche, che lotta pacificamente per la difesa dei Diritti Umani in Cile, chiede:

 

 la ratifica della Convenzione 169 - dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro -  sul Riconoscimento dei Diritti dei popoli originari in Cile e la revisione della legge antiterrorismo n° 18.314, emanata ancora nei tempi della dittatura che discrimina i Mapuche

 

 

Appuntamento davanti a Consolato Cileno a Milano

Via San Pietro dell'Orto 11, (traversa di Corso Vittorio Emanuele - 

MM San Babila)

 

 

 

Giovedì, 5 Ottobre, 2006 - 15:06

IMMIGRATI PROTESTANO CONTRO I MASS MEDIA ITALIANI

Ciao a tutti
Il 7 ottobre è la 3° Giornata Internazionale per i diritti degli immigrati.
A Milano c'è stato un po' di casino per decidere cosa fare
"Città per tutti" spingeva per un'iniziativa sui CPT; il "Comitato
Immigrati" (costituito da associazioni di immigrati, o in cui siano presenti
immigrati) spingeva invece per un presidio contro i mass media.
Risultato: verrà fatta il presidio contro i mass media mentre l'iniziativa
per i CPT è stata rimandata al 28 ottobre.
Conclusione: noi abbiamo aderito all'iniziativa del Comitato Immigrati
(trovate la nostra adesione in fondo in fondo alla mail) per cui se qualcuno
è interessato ad andare il Presidio è sabato 7 ottobre Ore 15 Piazza Cavour
Di fronte al palazzo dell’informazione.
Non ci saranno né bandiere né striscioni (solo lo striscione
sull'iniziativa) e verrà distribuito un volantino con firme dei promotori e
degli aderenti
Valeria

-

In occasione della Terza Giornata Internazionale per i diritti degli
Immigrati

IMMIGRATI PROTESTANO CONTRO I MASS MEDIA ITALIANI

Milano (04-10-06).- I cittadini immigrati di Milano, in occasione della
Terza Giornata Internazionale per i Diritti degli Immigrati, organizzeranno
un presidio davanti al Palazzo dell’Informazione in Piazza Cavour sabato 7
Ottobre alle ore 15 per manifestare contro quei mass media italiani, che
hanno danneggiato l’immagine dei lavoratori immigrati diffamandoli e
alimentando un’idea discriminatoria e xenofoba nell’opinione pubblica, non
solo di questi lavoratori ma anche delle loro famiglie. 

Questa iniziativa nasce dalle stesse associazioni di immigrati, che da tanto
tempo hanno dovuto sopportare le manipolazioni politiche attraverso i mass
media, utilizzando l’immagine del lavoratore immigrato in base ai loro
propri interessi, criminalizzando con i fatti di cronaca, mettendo in
difficoltà il processo di integrazione in questo Paese, contrariarmente alle
risoluzioni del Parlamento Europeo sull’integrazione degli immigrati
nell’Unione Europea.

I rappresentanti delle associazioni di immigrati chiedono ai diversi mass
media di poter incontrare i loro direttori responsabili per far loro capire
che non devono continuare a utilizzare la formula immigrazione =
delinquenza, e che le piccole cronache delinquenziali non possono arrivare
al cittadino comune come uno scoop giornalistico, ignorando il grande
apporto positivo dei nuovi cittadini immigrati, dal punto di vista sociale,
culturale  e soprattutto economico.

In concreto, proponiamo ai rappresentanti delle testate giornalistiche di
organizzare un incontro con le associazioni firmatarie o di presentarsi
direttamente al presidio del 7 ottobre in Piazza Cavour per avviare un
confronto (che ci auguriamo sia reciprocamente utile) sui temi che abbiamo
messo in evidenza.

Noi cittadini immigrati stiamo contribuendo alla costruzione di questa
Milano multietnica e siamo parte integrante di questo motore economico
italiano; perciò esigiamo il rispetto per noi e le nostre famiglie da parte
dei mass media italiani.

Ass. Al Qafila, Ass. Cultural de Chile, Ass. Insieme per la Pace,  Ass.
Studio 3R, Ass. Paradigma, Ass. Santa Elena de Guayaquil, Ass. Terra
Nuestra, Ass. Todo Cambia, Comitè ecuatoriano Simon Bolívar, Revista El
Carrete, Revista Panorama Latino Adesioni: Centro delle Culture,

Arci Milano, Partito Umanista Milanese.

Per informazioni e contatti: comitatoimmigrati.mi@libero.it
Rodrigo Ortega 339/8006369
Javier Lazo 347/9756300

per i diritti dei Cittadini Immigrati

Giovedì, 5 Ottobre, 2006 - 14:53

Finanziaria 2008 questo sarebbe un governo di Sinistra?

 ALCUNI DATI A CONFRONTO

 

Spese militari: due miliardi e 100 milioni di euro in più per il Ministero della Difesa, di cui 1.700 milioni di euro per l’acquisto di nuovi armamenti.

Un miliardo all’anno per il 2007, 2008 e 2009 per finanziare automaticamente le missioni militari all’estero, ipocritamente definite “missioni internazionali di pace”. In questo modo si evita l’imbarazzante discussione ogni sei mesi per il rinnovo del finanziamento delle missioni come quella in Afghanistan.

 

Istruzione: Cento milioni di euro destinati alle scuole private, soprattutto quelle per l’infanzia.

 

Enti locali: tagli di 4,3 miliardi di euro ai finanziamenti agli enti locali (tanto poi saranno loro a dover aumentare le tasse)

 

Sanità: ticket sul pronto soccorso e le visite

 

E questo sarebbe un governo di sinistra?

 

www.partitoumanista.it 

Martedì, 3 Ottobre, 2006 - 19:37

7 ottobre 2006 Presidio ore 15 in Piazza Cavour Milano

7 ottobre 2006 _ terza giornata di mobilitazione
e lotta dei migranti, in europa e oltre

A MILANO:I MASS MEDIA DICIAMOBASTA!
con la campagna di disinformazione
e diffamazione sugli immigrati
 
 

VENITE TUTTI AL PRESIDIO
sabato 7 ottobre _ ore 15
Piazza Cavour, di fronte al palazzo dell’informazione

Promuovono: Ass. Al Qafila, Ass. Cultural de Chile, Ass. Insieme per la Pace, Ass. Studio 3R, Ass. Paradigma, Ass. Santa Elena de Guayaquil, Ass. Terra Nuestra, Ass. Todo Cambia, Comitè ecuatoriano Simon Bolívar, Revista El Carrete, Revista Panorama Latino.
Chiediamo a tutte le associazioni e comunità di immigrati di promuovere insieme questa iniziativa.
Chiediamo a tutte le realtà antirazziste Italiane di aderire a questa iniziativa.
Per info e adesioni: comitatoimmigrati.mi@libero.it

PER SAPERNE DI PIU'

Scarica l' Appello del Forum Sociale Europeo di Atene
per questa giornata di mobilitazione.
"...Attraverso tutta l'Europa, ogni giorno, vediamo lotte sociali e politiche, proteste e campagne contro i campi e le deportazioni, per il diritto d'asilo per le donne e gli uomini, per la legalizzazione, per una cittadinanza europea di residenza e contro lo sfruttamento del lavoro migrante. E queste lotte vanno molto oltre ogni ristretta concezione dell'identità europea..."

Vedi anche: sito del Forum Sociale Europeo

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