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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 28 Ottobre, 2006 - 16:54

Appello contro le impiccagioni di donne in Iran

Protestiamo contro le impiccagioni di donne in Iran
L’Iran è il primo ed unico paese al mondo in cui degli integralisti misogini detengono ufficialmente il potere. Una delle caratteristiche dell’integralismo è proprio la sua avversita` ai diritti e alla libertà delle donne. Per questo i mullà al potere in Iran, sin dal loro insediamento, hanno represso spietatamente le donne, calpestando i loro diritti più elementari. Oggi in Iran l’aparthide sessuale e le idee misogine sono legiferate dal regime.

Con Ahmadinejad, nuovo persidente della Repubblica dei mullà le donne sono soggette a pressioni ancora maggiori. Da una parte le donne vengono maltrattate in vari ambiti della società, dall’altra, quando fanno appello alla legge, scoprono che proprio quelle leggi sono a loro contrarie e per contro i loro problemi aumentano.

Nella giornata delle donne, l’8 marzo, le molte donne che hanno partecipato alle diverse manifestazioni pacifiche a Teheran e in altre città iraniane, sono state caricate, picchiate duramente ed arrestate solo per aver mostrato striscioni in cui rivendicavano il loro diritto alla parità.

L’Iran è il primo paese per numero di esecuzioni e le donne sono parte importante di questo numero. Negli ultimi 12 mesi in Iran sono state impiccate 182 persone, molte di loro donne e minorenni. Ci sono ora sei povere donne in attesa di esecuzione. Queste giovani donne e ragazze, vittime della misoginia istituzionalizzata del regime iraniano sono state condannate a morte e sono in attesa, in carcere,di essere impiccate.

Noi firmatari di questo appello condanniamo fermamente la sentenza di morte contro le donne iraniane,chiedendo di rivedere secondo il giusto processo la loro situazione.

Si prega di inviare l’Appello firmato ad uno dei seguenti indirizzi:
Associazione delle Donne Democratiche Iraniane in Italia
Via delle Egadi,15-00141-Roma
E-Mail:donneiran@yahoo.it

Gli indirizzi delle autorità Iraniane:

Repubblica Islamica dell'Iran
Ambasciata Presso Lo Stato Italiano
00162 Roma (RM) - Via Nomentana, 361,
Fax: 06.86328492

His Excellency Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi
Ministry of Justice
Park-e Shahr Tehran
Islamic Republic of Iran
Fax: 0098 21 311 6567

Human Rights Office
Ministry of Foreign Affairs
Keshk-e Mesri Ave. Tehran
Islamic Republic of Iran
Fax: 0098 21 390 1999

Sabato, 28 Ottobre, 2006 - 16:09

Armamenti nucleari.....

Angelo Baracca é professore di fisica presso l'Università di Firenze. Ha svolto ricerche in varie aree della fisica ed in storia e critica della scienza. Svolge una collaborazione con la facoltà di Fisica dell'Università de L'Avana (Cuba). Ha pubblicato lavori scientifici e vari libri, manuali scientifici per l'Università e la Scuola Secondaria, e saggi generali sulla scienza e la sua storia. Collabora regolarmente con il quotidiano il manifesto, e con varie riviste (Giano, Guerre&Pace). Da molto tempo si occupa attivamente di problemi degli armamenti nucleari e di relazioni internazionali, partecipando attivamente al movimento contro la guerra. La sua pubblicazione più recente in questo campo è il volume: A Volte Ritornano: Il Nucleare. La Proliferazione Nucleare Ieri, Oggi e Soprattutto Domani, Milano, Jaca Book, 2005.

Qual è la situazione italiana?
È paradossale (non meno di quella di altri paesi). L'Italia è ufficialmente uno Stato non nucleare aderente al TNP. Questo status è però clamorosamente contraddetto da molti fatti. L'adesione alla NATO - che ha radicalmente cambiato fisionomia e ruolo dopo la fine della Guerra Fredda e con l'adozione nel 1999 del "Nuovo Concetto Strategico", mai discusso né approvato da alcun Parlamento - comporta la partecipazione alla dottrina strategica e alla pianificazione nucleare, quindi l'assunzioni di capacità militari nucleari. In questo contesto l'Italia mantiene schierate sul proprio territorio 90 testate nucleari a gravità (nelle basi NATO di Aviano, ed italiana di Ghedi Torre), delle 480 in sei paesi europei della NATO. Queste testate sono il residuo delle armi nucleari schierate in Europa, dopo che il Trattato INF del 1987 rimosse quelle portate da missili a gittata intermedia (che furono chiamati Euromissili, e ci portarono sulla soglia di un conflitto nucleare). Oggi sono armi obsolete dal punto di vista strategico, e sembrano quasi solo il simbolo dell'affermazione della nostra subalternità, poiché sono molto più utili i sommergibili con capacità nucleare o le testate schierate in basi più avanzate. Tuttavia la loro rimozione (che la Grecia, ad esempio, ha ottenuto senza che questo abbia implicato altri problemi politici) potrebbe avere una funzione positiva per sbloccare il processo di disarmo: infatti, poiché gli Euromissili, furono rimossi ma non si prevedeva nulla sulla destinazione delle testate (mentre il trattato START-II prevedeva la distruzione delle testate rimosse), il conteggio delle armi nucleari tattiche esistenti e del loro stato operativo costituisce uno degli aspetti più oscuri e problematici; ma la Russia ha fatto sapere che, qualora le testate a gravità schierate in Europa venissero rimosse, sarebbe disposta ad aprire un negoziato sulle armi tattiche e sulla loro rimozione, che contribuirebbe a riaprire il processo di disarmo. Vi è poi un problema più grave ed inquietante, costituito dai sommergibili nucleari statunitensi con capacità nucleare, che scorazzano nel Mediterraneo, e possono entrare nelle nostre acque territoriali e in ben 11 porti, costituendo un rischio reale per le popolazioni, ed un bersaglio nel caso in cui scoppi una guerra nucleare per errore (o per volontà deliberata).
La situazione mondiale dà pericolosi segni di tensione e di deterioramento delle relazioni internazionali; il rischio di un "incidente nucleare" è serio; quali sono secondo te le possibilità che avvenga?
Per quanto concerne le armi nucleari, il rischio di guerra per errore è sempre stato presente, ed è stato sfiorato molte volte. Oggi è ancora più serio, per lo squilibrio delle forze in campo, e per il grave deterioramento del sistema militare russo, i cui satelliti di allarme sono a volte al limite della vita operativa, a volte ormai "ciechi": la debolezza della Russia è un fattore di rischio, non di sicurezza. Ma si sta purtroppo delineando qualcosa di ben più grave dell'<>. Si sa, e i media statunitensi ne parlano continuamente, che gli Stati Uniti ed Israele hanno accuratamente preparato un attacco all'Iran: è prevista l'opzione nucleare, basata sull'illusione del colpo risolutivo. Se la follia imperiale varcherà davvero questa soglia, le conseguenze saranno imprevedibili, ma in ogni caso di una gravità senza precedenti. Ribadisco il punto centrale, e il messaggio fondamentale che dobbiamo veicolare: oggi il rischio dovuto alla presenza degli armamenti nucleari è più grave che in tutti i decenni passati, e il disarmo nucleare completo e controllato è l'unica vera soluzione, ed è quindi più necessario e urgente che mai.

Di Olivier Turquet, Buone Nuove

Sabato, 28 Ottobre, 2006 - 09:29

Italia....della sua carta costituzionale

E l'Italia - in flagrante violazione della sua stessa legge
fondamentale,
della sua carta costituzionale - sta partecipando alla guerra afgana,
e'
complice di tutto questo orrore, e' parte della coalizione militare
stragista e terrorista e suscitatrice di stragismo e terrorismo.
Nel silenzio vile e schiavo di un'opinione pubblica narcotizzata e
idiotizzata, nella criminale corresponsabilita' di un ceto politico che
nella sua quasi totalita' ha condiviso la scelta dell'occupazione
militare
neocoloniale e della guerra terrorista e stragista, e nella complicita'
dei
cosiddetti "movimenti" che si occupano di tutto tranne che di questo:
della
guerra che la Nato - e con essa l'Italia - sta conducendo in
Afghanistan.
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana.
Torni lo
stato italiano al rispetto del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale. Troppo sangue e' stato sparso.
Sia liberato Gabriele Torsello.
Cessi la guerra.
*
Sia liberato Gabriele Torsello.
Cessi la guerra.

Venerdì, 27 Ottobre, 2006 - 01:06

Mozione contro il degrado in Benedetto Marcello

Questo è il testo della mozione che ho presentato in Consiglio di zona il 23/10/2006.
Spero possa contribuire a migliorare la qualità della vita degli abitanti costretti a fare i conti ormai da troppi anni con problemi di degrado, scarsa pulizia del quartiere, spaccio di droga e prostituzione.

Milano, 23 ottobre 2006
Mozione
DEGRADO IN BENEDETTO MARCELLO
Il Consiglio di Zona 3
Preso atto
Delle lamentele provenienti dai comitati di cittadini del quartiere, nonché da singoli cittadini, culminati nell’esposizione alle finestre di lenzuoli con scritto “No al degrado”;
Del progressivo aumento della prostituzione su strada nelle vie intorno a Benedetto Marcello, con particolare riguardo allo spazio antistante la “libreria dei ragazzi” sita in Via Tadino;
Dell’accentuarsi di problemi di spaccio anche a causa dei presidi fissi in Stazione Centrale che hanno di fatto spostato il problema nei quartieri limitrofi;
Della riduzione della percezione di pulizia del quartiere in questione;
Della scarsa presenza dei Vigili di quartiere;
CHIEDE
All’Assessorato alla Sicurezza di attivarsi presso la Polizia Municipale perché garantisca un maggiore presidio del territorio circostante a Benedetto Marcello e di prestare a questo quartiere particolare attenzione nell’ambito della ridefinizione del ruolo dei Vigili di Quartiere;
All’Assessorato all’Arredo Urbano di attivarsi presso AMSA S.p.A. perché garantisca una maggior frequenza di intervento nell’area circostante a Benedetto Marcello;
INVITA IL SINDACO
Ad attivarsi, attraverso il tavolo per la sicurezza, perché le forze dell’ordine siano maggiormente presenti sul territorio in questione
Massimo Guido Scarinzi
Consigliere di zona 3 - L’Ulivo

Mercoledì, 25 Ottobre, 2006 - 02:00

Un primato eco "mostruoso" in zona 4

Immortalare un bel paesaggio è importante per dare alla cittadinanza uno strumento di valutazione che dia un respiro etico nella direzione di uno sviluppo che sia ai passi con le esigenze umane e sociali di progresso sostenibile: come "cartina di tornasole" per avvallare maggiormente questa teoria e questo concetto possiamo proporre, in negativo, immagini e fotografie di elementi presenti sul territorio della zona 4 di Milano che chiaramente non possono dirsi paesaggi bucolici o leopardiani, che stimolino romanticamente alla riflessione e al ricordo, come una siepe che dolcemente si frappone tra il tuo occhio e l'orizzonte di una Recanati agricola e rurale.
Era necessario un Premio conferito alla fine di un concorso, sostenuto con la partecipazione fattiva ed economica di importanti sponsor, indetto per fotografe e fotografi che da attenti vigili del territorio hanno denunciato con un semplice scatto della propria macchina fotografica la presenza reale e provata scientificamente nella propria esistenza nefasta di strutture fatiscenti, avveneristiche, post moderniste e fortemente stridenti con il contesto urbano, sociale, ambientale in cui venivano a collocarsi, facendo gridare vendetta per tutelare la memoria dei grandi maestri dell'arte architettonica, da Renzo Piano a Gae Aulenti, per procedere nel passato con una insormontabile Gaudì o di un Le Corbusier. In zona 4 abbiamo un discreto primato di ecomostri, che si ergono in modo devastante nel panorama della circoscrizione come delle strutture non solo fatiscenti, ma reali e incredibili metaforici "pugni allo stomaco" per residenti, passanti, insomma per gli occhi di qualsiasi essere vivente. Una fotograsfia denunciante una struttura in Viale Forlanini, ha avuto addirittura il beneficio del conferimento di uno dei quattro premi. E' un primato abbastanza triste quello totalizzato dalla zona, dove si concentrano la maggior parte di ecomostri fotografati e immortalati dallo scatto attento e indagatore della fotografa o del fotografo di turno: ma è questo un primato che porta all'attenzione nostra, di amministratrici e di amministratori, rappresentanti consiglieri della cittadinanza, il dramma della piaga della corruzione e della speculazione edilizia, senza regole, senza tutela delle misure richieste per un corretto sviluppo urbanistico, senza rispetto delle norme riguardanti la costruzione di strutture a uso abitativo o commerciale, senza nessuno scrupolo e nessun riferimento con il contesto socio-urbano e culturale presente nell'ambito zonale. Lo sviluppismo è tipico di una logica che porta a rendere preferibile la dimensione dell'irresponsabile ricerca forsennata e ansiosa dell'utile, del profitto, del lucro, derivante dalla costruzione di insediamenti nuovi, senza predisporre misure che possano realmente interessare un progredire armonico in tutte le sue componenti della zona, del luogo abitato. Il non rispetto di queste misure indica ancora con maggiore forza la mancanza del rispetto del diritto della cittadinanza di incidere nelle scelte che riguardano la gestione amministrativa del proprio territorio e delle risorse pubbliche e collettive presenti nel proprio ambito di vita quotidiana. Denunciare questo tramite un concorso fotografico è importante e propedeutico per realizzare uan coscienza pubblica e civile universale della cittadinanza che si erige ed elegge attenta vigilante del luogo ambientale e urbano dove vive e dove realizza in modo autodeterminato la propria esistenza sociale e collettiva. Per visionare gli altri aborti architettonici si acceda al seguente link: www.nonsolopuntaperotti.it

L'anno prossimo ci sarà una riedizione di questo concorso utile e importante dando e offrendo una nuova opportunità per sollecitare le amministrazioni a provvedere a riqualificare in senso partecipato i terreni abusivamente occupati da oscenità di tale calibro. Come si suole dire alla fine della presentazione del film dessier di prima serata:"Buona visione". Ma in questa occasione possiamo dire trattarsi o di un film trash o del terrore.

Un saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
ELENCO DEGLI ABORTI ARCHITETTONICI IN ZONA 4 Milano, immortalati nelle fotografie riportate e presentate
Un edificio a edilizia popolare fatiscente in zona Calvairate
Un'antenna che si innalza in Via Bonfadini
Un comprensorio di edifici a edilizia popolare in Via Salomone
Il famoso "ecomostro" di Ponte Lambro struttura di uno dei tanti alberghi non completati per i Mondiali '90 (della speculazione affaristica direi)
Un nuovo mega centro commerciale a Rogoredo
Sempre ritornando all'"ecomostro" il suo "scheletro in disfacimento"
Martedì, 24 Ottobre, 2006 - 15:18

Vi spiego ...

... il perchè della mia candidatura  
 
L'Italia sta marcendo

in un benessere che è
egoismo, stupidità,
incultura, pettegolezzo,
moralismo, coazione,
conformismo: prestarsi
in qualche modo a
contribuire a questa
marcescenza
è, ora, il fascismo.

Pier Paolo Pasolini,
Vie Nuove n. 36,
6 settembre 1962

La necessità oggi che si riscontra a Milano, come in Italia, come in Europa, è quella di dare spazio alla costruzione di un soggetto inclusivo, unitario e di lungo corso della sinistra. Cosa intendo per sinistra: per sinistra intendo l’insieme delle forze sociali, culturali, civili, siano esse partiti, siano essere associazioni, siano esse collettivi, siano esse movimenti, siano esse coordinamenti, che si prospettano l’esigenza massima e ampia, dalla lunga prospettiva di cambiare la società attuale, di superare quelle contraddizioni molteplici che vivono nel contesto neoliberista.   Le ultime elezioni hanno dato prova di un cambiamento radicale nella concezione dell’elettorato, che ha premiato, primo momento nella storia della Repubblica, in modo determinante e forte le aggregazioni di soggetti partitici, la somma dei consensi dei quali, nei contesti in cui si presentavano da soli, è inferiore rispetto al consenso generale ottenuto dall’aggregazione dei medesimi.   L’Ulivo è vincente alla Camera: gli elettori hanno premiato il progetto che prevede un’unità dei valori tra coloro che erano diversi, magari provenienti da storie differenti, contrapposte, ma che oggi può e deve essere possibile, perché esiste unità negli obiettivi, nelle finalità, nella lettura del cambiamento sociale e nella necessità di valorizzare una gestione di questo cambiamento, in senso riformatore. Plaudo, quindi, coerentemente alla realizzazione del progetto de L’Ulivo, pur distaccandomi per sensibilità e per formazione ideale.  Ma a sinistra? Non sono riformista, non sono moderato, ma sono un riformatore radicale nei contenuti. Sono, pertanto, interessato a creare le stesse condizioni a sinistra: ossia costruire una reale aggregazione metaelettorale, ossia non alleanza eseguita solo per superare il quorum, ma unione di valori, di ideali, di proposte, di battaglie comuni, di intenti comuni. Un soggetto che sia laboratorio collettivo di esperienze diverse ma unite dalla finalità collettiva di costruire il cambiamento e il superamento di questa società iniqua, neoliberista, ingiusta.  Portare avanti la purezza ideologica rischia di determinare un’implosione e una marginalizzazione di importanti esperienze politiche che potrebbero concorrere in modo più diretto e incidente per la costruzione del cambiamento della società. Rimarrebbero solo piccole realtà consortili a basso consenso, prive di strumenti per realizzare uno spostamento degli assi della coalizione, in modo più deciso verso sinistra, pesando di più nel rapporto contrattuale interno a L’Unione. Io apprezzo le differenze, apprezzo la storia delle varie culture politiche, e proprio per questo credo che il progetto finale e importante sia quello di saperle valorizzare, di saperle mettere in azione, definendo un contesto unitario forte e coeso, un contesto che dia fattibilità alle linee politiche e progettuali di un programma per il cambiamento, per il superamento delle iniquità del presente. Di un altro mondo possibile perché necessario, di un’altra città possibile perché richiesta, voluta, fortemente sognata.   La proposta della Lista di Dario Fo, che poteva apportare a Milano l'inizio del percorso di unità delle forze della sinistra non è stata esperita fin dall'inizio: questo era e rimane un passo, a mio parere, atto a incidere fortemente da sinistra all'interno della coalizione di centrosinistra, che vede una netta prevalenza di un centro democratico ma non alternativo. Penso, però, che sarà possibile riportare con vigore e decisione questa linea politica e questo percorso di grande rilievo epocale e storico.  Per questo ritengo necessario sottolineare che i rapporti che devono essere intrapresi con tutte le forze partitiche e apartitiche della sinistra milanese e italiana debbano permanere all'interno di un dialogo che ritroverà con determinazione la costituzione di un soggetto politico aggregativo e unitario della sinistra.  La mia candidatura nella Lista Uniti per Dario Fo nelle zone 4 e 5 di Milano non può, né deve essere, a mio parere vista come ulteriore e competitiva con le candidature delle compagne e dei compagni, delle amiche e degli amici nelle liste dei partiti della sinistra presenti nelle circoscrizioni per l’elezione del rinnovo del consiglio di zona: la mia candidatura è al servizio esclusivo di costruzione di un ponte, di un raccordo, di un progetto di costituzione di un percorso che veda quelle finalità come assolute e imprescindibili: l’unità della sinistra per un radicale cambiamento istituzionale e sociale, culturale e civile di trasformazione di una città, preda delle corpor5azioni finanziarie ed economiche, in cui gli interessi aziendali e bancari sopravanzano su quelli generali e politici. Io propongo che in ogni circoscrizione possa costituirsi un gruppo unico delle forze della sinistra de L’Unione, in cui poter dare attuazione a quel necessario e naturale primo passo istituzionale, di forte incisività politica e programmatica, per lavorare in coesione e in un ambito organizzativo universale e comprensivo, tale da dare attuazione e più forza alle proposte radicali di alternativa di governo della zona. Mi faccio latore di questo obiettivo istituzionale rappresentativo, e proprio perché considero questa finalità come una delle principali che possono provenire dalla motivazione di aver scelto di candidarmi nella lista Uniti per Dario Fo, penso che la mia candidatura debba essere vista come candidatura di dialogo e di aiuto ulteriore di costituzione di un laboratorio unitario, in cui le differenze si valorizzino perché coese tra loro, le cui proposte, che convergono su molti temi e su molte analisi, possano avere più peso e preponderanza nel contesto della coalizione di centrosinistra. Sottolineo oggi l’esigenza dell’alleanza tra il centro moderato democratico, le forze liberali sociali con le forze radicali e riformatrici, in quanto primo punto della nostra comune battaglia deve essere quella di liberare la città, e la zona di conseguenza, da una gestione fallimentare e corporativa di una destra affarista e illiberale: il sostegno allo spirito coalizionale pervade con forza la mia persona e la mia sensibilità politica. Coalizzati si vince, uniti a sinistra si crea l’alternativa forte che può contare e pesare.

Martedì, 24 Ottobre, 2006 - 15:04

Una cittadella dei balocchi nell'area dell'ex stazione di Porta Vittoria

Uno sviluppo della città adeguato con le esigenze sociali e di dimensione umana del territorio non possono presceindere da un contesto di sviluppo del medesimo nell'ambito zonale e circoscrizionale. Io credo che siamo lontani dal permettere una qualificazione adeguata di questa esigenza e dimensione, alla luca di un atteggiamento e comportamento riscontrato da parte di alcune e alcuni consigliere e consiglieri della maggioranza di centrodestra che sostengono con ansia promozionale la realizzazione di un comprensorio di forte concentramento di attrattive commerciali che inducono a pensare che ci siano interessi troppo pesanti dietro alla realizzazione del progetto inerente l'ex area della Stazione di Porta Vittoria, il Piano d'insediamento. Nelle adicaneze di quella realtà esiste già in fieri la promozione di un progetto inerente la Biblioteca Europea, progetto che deve ancora essere vagliato dalle autorità competenti, progetto che deve ancora essere definito anche da parte della stessa Fondazione che ne è promotrice. Il piano che si intende sviluppare nel contesto limitrofo, e che comprende la vecchia area della stazione di Porta Vittoria, è assolutamente disconnesso nelle funzioni e nella ratio realizzatrice dalla Biblioteca stessa, che sorgerà a posteriori rispetto ai tempi di realizzazione del medesimo progetto di insediamento, oggi già approvato in via definitiva, e comprenderà diversi centri commerciali, diverse realtà che incrementeranno inutilmente la presenza di traffico, congestionandolo ultroneamente, soprattutto considerando che vi sarà una forte presenza di parcheggi (2000) a rotazione e non pertinenziali, nonostante nel progetto si faccia accenno a questo aggettivo, che allude solamente alla funzionalità dei parcheggi alle strutture commerciali presenti nell'area. Le strutture commerciali non hanno avuto nessun tipo di previa attestazione della loro contestualizzazione nella dimensione stesso del luogo: dimensione che è comprensiva di diverse variabili, che vanno dal traffico al contesto sociale e civile, nonchè culturale. La cittadinanza residente non ha avuto modo nè possibilità di intervenire previamente nell'indicare le proprie volontà e le proprie istanze come criteri guida da rispettare per incanalare un progetto adeguato al contesto sociale e urbano della zona. Una città dalle alte attrattive, maggiori per esterni che per i residenti, sbarcherà come una navicella di marziani in quell'area e i residenti dovranno accollarsene oneri e disagi che da questa cittadella deriveranno. Non vorrei che succeda ciò che può succedere con un fisico a cui si è trapiantato un organo esterno e che, potrebbe, derivarne un futuro rigetto da parte del copro stesso. Il rigetto sarebbe conseguenziale anche per la natura del progetto, non contestualizzato, per l'appunto, e non ancora dimensionato nelle prospettive di qualificazione urbana di interesse comune derivabili dagli obblighi che sono per legge previsti di scomputo per la ditta che gestisce i lavori degli oneri di urbanizzazione. Quali sono questi progetti? E dove verranno definiti? E il verde a cosa sarà sottoposto, sarà incrementato, oppure sarà sacrificato? Io penso che occorra esaminare con grande senso di sconforto come sia incapace la presente maggioranza di governo di definirsi come portatrice delle istanze sociali del territorio e comprenderne le ragioni a tal modo da definire una promozione di una partecipazione della cittadinanza alla gestione del futuro amministrativo delle risorse inerenti il proprio patrimonio pubblico e collettivo. Io penso che siamo lontani dalle utopie ancora tali a Milano di "democrazia partecipata"; ma siamo lontani anche dalla dimensione di un quadro complessivo e politico che dia un indirizzo progettuale allo sviluppo urbano e civile, all'insegna della tutela dei diritti e degli interessi collettivi e delle esigenze e dei bisogni sociali delle zone e della città. Siamo in un delirum tremens da pasdaran dello sviluppismo fine a logiche di produttività e di lucro, non considerando la crescita collettiva e coesa di una collettività. E questo ne è, ripeto, una testimonianza amara ma contro cui opporsi esprimendo, nel consesso istituzionale democraticamente preposto, il consiglio di zona, un voto negativo al a richiesta di parere di competenza sollevato dal Comune nei riguardi del Consiglio di Zona 4. Occorre dare esempio di come i consigli di zona vogliano partecipare direttamente sulla gestione del proprio patrimonio comune e collettivo, divenendo non vetrina pantomimica dell'assetto agonico politico, ma, bensì, un luogo di partecipazione, di incisione decisionale e di rappresentatività democratica e universale della cittadinanza residente nella circoscrizione. Opporsi oggi singifica dare un segnale al Comune di forte dissenso rispetto a un loro progetto di sviluppo forsennato e irrazionale del tessuto urbano milanese.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano

Lunedì, 23 Ottobre, 2006 - 15:54

Liberate Gabriele Torsello!!!!

23 Ottobre 2006

Archiviato in: il punto caldo — danielatuscano @ 1:06

 

torsello01.jpgLa redazione di Information Guerrilla si unisce alla famiglia del reporter italiano Gabriele Torsello chiedendo la sua immediata liberazione. Gabriele Torsello è stato rapito in Afghanistan il 12 Ottobre, mentre si recava a Kabul. Era partito da Lashkargah nel sud del paese, dove si trova l’ospedale italiano di Emergency e viaggiava a bordo di un autobus pubblico in direzione Kabul. Nella capitale afghana non è mai arrivato. Cinque uomini armati lo hanno prelevato con la forza insieme al suo interprete afghano. I rapitori chiedono cose che non possono ottenere con il rapimento di Garbiele, anzi è vero il contrario. Il lavoro di Gabrielle Torsello in Afghanistan è stato prezioso per mantenere accesa l’attenzione sull’Afghanistan, un paese da anni sottoposto a una criminale occupazione militare straniera. Garbiele si è recato in Afghanistan per testimoniare la drammatica realtà dell’Afghanistan e aveva avuto contatti positivi con i Talebani con i quali aveva visitato un villaggio raso al suolo dalle truppe straniere. Questo rapimento non giova a coloro che vogliono la fine dell’occupazione militare e non giova soprattutto ai civili afghani e a tutte quelle persone che sono le vere vittime della guerra, spesso dimenticate dai media e dai governi occidentali. Non giova neppure all’immagine dei musulmani perché l’Islam vieta di rapire e di mancare di rispetto a una persona che è venuta in pace e in particolare durante il mese di Ramadan. Lo ha ribadito anche il noto islamista Tariq Ramadan che ha dichiarato: “Niente, niente in assoluto può giustificare i rapimenti e i sequestri di donne, bambini e uomini innocenti”. Garbiele Torsello, secondo quanto dichiarato sul sito PeaceReporter, si era convertito all’Islam con il nome di Kash e aveva frequentato a Londra la moschea di Regent’s Park. A rivelare questi dettagli è Nazir Ahmed primo Lord di origine pakistana a sedere nel parlamento britannico. Il barone Nazi Ahmed ha dichiarato: “Ho conosciuto ‘Kash’ otto anni fa, quando si è presentato a me con il suo lavoro fotografico sul Kashmir. Da subito ho apprezzato il suo occhio attento e compassionevole delle ingiustizie e del dolore di questa popolazione. Per questo ho scritto la prefazione al suo libro ‘The heart of Kashmir’, presentato tre anni fa alla House of Lords. Se lei mi chiede che tipo è Kash, io posso garantirle che Kash è una persona fantastica, un uomo eccezionale.”
I Talebani dal canto loro hanno smentito di essere gli autori del rapimento. Questi particolari gettano un’ombra su questo rapimento, i suoi autori e i mandanti. Noi crediamo che ancora una volta l’informazione indipendente sia stata la principale vittima di questi anni di guerre imposte sotto il falso pretesto della esportazione della democrazia. Il lavoro di Gabriele Torsello serviva e serve a non farci dimenticare l’inutilità della guerra. Mettere a repentaglio la sua vita non giova a nessuno, giova solo a chi vorrebbe mantenere il buio sulla realtà dell’Afghanistan. Il nostro appello si rivolge non solo ai suoi rapitori ma anche a chiunque possa contribuire alla sua liberazione. Siamo contro la guerra e contro l’occupazione militare in Afghanistan e vorremmo che le nostre truppe tornassero a casa e per questo siamo dalla parte di Garbiele e chiediamo che venga liberato.
La redazione di Information Guerrilla, 22 ottobre 2006

Scusate il disturbo: Gabriele Torsello libero!

di Gennaro Carotenuto
- Rapiscono Giuliana Sgrena, emerita compagna del collettivo del Manifesto e agiamo come un sol’uomo, ci indigniamo, denunciamo, sfiaccoliamo. Rapiscono un Gabriele Torsello qualsiasi e a nove giorni di distanza, con la vita dell’ostaggio in serio pericolo, non si vede una bandierina della pace in giro

Prima del sequestro Torsello era appena tornato da Musa Qala, distrutta dai bombardamenti della Nato

Una città sconosciuta al mondo ma ben inquadrata nel mirino dei cacciabombardieri Nato-Isaf. E’ stato lì con la sua Nikon D200, ed è tornato con delle foto importanti. Musa Qala non c’era più. Al posto dei palazzi e delle case, solo degli enormi crateri. Persino l’ospedale è stato raso al suolo dai bombardieri in missione di pace e di stabilizzazione.

(”Information Guerrilla” )

Lunedì, 23 Ottobre, 2006 - 15:22

Rompiamo il silenzio......chiudiamo i CPT

 

Sabato 28 ottobre 2006
MILANO ORE 15.00
p.zza San Gerolamo (inzio cavalcavia Buccari)

PRESIDIO – CONCERTO
CON
LES AMBASSADEURS
LES ANARCHISTE

PERCHE’ SI ROMPA IL MURO DI SILENZIO CHE COPRE LE ESPULSIONI E I TRATTENIMENTI DEI CITTADINI STRANIERI

PER CHIUDERE I CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA

PER USCIRE DALLA POLITICA DELLA REPRESSIONE E AFFERMARE LA NOSTRA VOLONTA’ AL RISPETTO DI TUTTI E TUTTE

per adesioni citta.pertutti@yahoo.it

 

Lunedì, 23 Ottobre, 2006 - 13:20

APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA

APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA
 
Questo Appello è rivolto in particolare a tutti i consiglieri comunali e provinciali della Lombardia, ai sindaci e presidenti di province lombarde, all’Unione delle Province Lombarde (UPL), ma anche agli eletti di tutte le istituzioni locali italiane, in quanto riteniamo che quanto è in gioco in  Lombardia peserà su tutta la politica nazionale in materia di gestione dei servizi idrici.
Con questo Appello, come Contratto Mondiale sull’Acqua chiediamo a tutti di esprimersi, far conoscere la propria opinione, prendere impegni coerenti con quanto sostenuto in molte occasioni e con quanto  si va affermando nel Governo nazionale.
 
L’informativa.
Con l’ultimo atto del Consiglio dei Ministri, che ha impugnato per incostituzionalità la legge della Regione Lombardia n. 18/2006 sui servizi pubblici locali, si fa un ulteriore passo verso l’affermazione della natura pubblica del servizio idrico italiano, sia nella proprietà che nella gestione.
E’ bene elencare i passi fatti finora dalla coalizione governativa:
-         L’affermazione scritta nel programma elettorale dell’Unione che l’acqua è pubblica nella proprietà e nella gestione.
-         La proroga al 31 Dicembre 2007 della scadenza posta dalla legge nazionale per l’affidamento dei servizi idrici a livello di ATO.
-         Il disegno di legge c.d. Lanzillotta che esclude le reti e il servizio idrico dalle liberalizzazioni.
-         L’impugnativa alla legge regionale della Lombardia.
Se le parole hanno un senso, questi atti vanno tutti in un’unica direzione, quella di sottrarre l’acqua alle privatizzazioni, anzi:  con quanto detto e scritto dalla maggioranza si può dire che nel nostro paese è fatto divieto di ricorrere alla gestione privata dei servizi idrici.
Ma siccome la legge lombarda va in tutt’altra direzione e non verrà fermata dall’impugnativa dei Ministri, si viene a creare nel nostro paese un pericoloso precedente, si palesa una complessa situazione legislativa, una macroscopica incertezza del diritto per tutti gli enti locali e per tutti i cittadini su una materia di principio, come quella della natura giuridica di un bene comune e di un diritto imprescrittibile come l’acqua e i servizi che ne garantiscono l’accesso.
 
Due parole sulla legge regionale della Lombardia
La legge lombarda obbliga gli ATO provinciali a privatizzare i propri servizi idrici attraverso la messa a gara obbligata del servizio di erogazione.
Concepita in sordina, nella calura del fine luglio-inizio agosto, mesi degli agguati istituzionali, nella regione economicamente più importante, la legge prospetta colossali fusioni societarie tra SpA a capitale pubblico e private: AEM, MM, ASM, AMSA, ecc…, è perciò un qualcosa che viene calato come un maglio sui percorsi legislativi in atto a livello nazionale, con il duplice intento: di vanificare i passi intrapresi finora dal governo dell’Unione e creare un colossale precedente per tutta l’Italia.
Con quanto scritto nella legge regionale si può dire che in Lombardia è fatto divieto di ricorrere alla gestione pubblica dei servizi idrici.
Un bel contrasto con quanto matura a livello nazionale
La legge perciò si presenta come una pesante offensiva politica delle multiutility italiane: ACEA, HERA, ASM, AMGA,… e internazionali: SUEZ, VEOLIA, …, delle banche: Intesa, Fideuram (quella che si è comprata la pubblicità su tutti i maggiori giornali italiani per dire che l’acqua sarà il business del futuro prossimo), Monte dei Paschi di Siena… e dei soliti affaristi all’italiana Caltagirone e soci.
La legge è incostituzionale e in palese contrasto con la legge Galli e con le modifiche introdotte con le finanziarie al Testo Unico sui servizi locali.
E in generale è in contrasto con tutta la legislazione nazionale ed europea esistente, dal momento che  non vi è alcuna altra norma che obbliga ad andare a gara per privatizzare.
I contrasti di legittimità e costituzionalità della legge lombarda si sostanziano in almeno tre questioni di fondo:
1)      L’invenzione dell’erogazione.
Illecita ed incostituzionale è l’introduzione di tale concetto.
E’ fatta al solo scopo di aggirare tutte le legislazioni esistenti, le quali pur essendo fortemente caratterizzate in senso liberista, non obbligano mai alla privatizzazione, ma nella peggiore delle ipotesi parlano di proprietà pubblica e di affidamento della gestione che può avvenire secondo tre modalità: con gara che privatizza totalmente, con gara che privatizza almeno il 40% del pacchetto azionario o con società totalmente pubblica attraverso l’affidamento “in house”.
Tutte le regioni italiane nel legiferare si sono mosse dentro questi vincoli nazionali.
Invece la Lombardia, unico caso al mondo, accanto alla proprietà e alla gestione, si inventa una ulteriore divisione, quella dell’erogazione del servizio che, a detta della Regione, può e deve essere esclusivamente privata.  La sottile differenza tra la gestione e l’erogazione del servizio, è un incredibile mistero. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio imbroglio.
2)      L’obbligatorietà alla privatizzazione.
Illecita ed altrettanto incostituzionale
Nessuna regione può obbligare gli ATO a privatizzare i servizi idrici, limitandone i poteri, e non può porsi in contrasto con la legge nazionale.
Invece la Regione Lombardia fa obbligo a tutti gli ATO provinciali di mettere a gara l’erogazione, fatto salvo per l’ATO della città di Milano.
Un attacco diretto oltretutto a quegli ATO, come quello della provincia di Lodi, che hanno espresso chiaramente la volontà di gestire in house il proprio servizio idrico.
3)      La questione di Milano città.
La legge regionale lombarda fa una deroga all’obbligatorietà solo per l’ATO della città di Milano e questo per il semplice fatto che nel disegno di Letizia Moratti e di Formigoni, il servizio idrico della città deve essere privatizzato non tramite gara ma tramite assorbimento di MM (dove sta parcheggiata l’acqua) da parte di AEM.
 
Il problema posto dall’iniziativa della Regione Lombardia va quindi al cuore di un problema che è costituzionale e di cultura giuridica.
Pone la questione: l’acqua, il diritto al suo accesso, le modalità con le quali vengono garantiti questo diritto e determinati i suoi costi e a chi sono a carico, è questione nazionale e costituzionale che riguarda l’eguaglianza dei cittadini italiani?
Oggi anche in virtù del colpo di mano lombardo, siamo in presenza della più totale disparità e indeterminatezza.
Perché ad una legislazione già confusa si sovrappone una interpretazione del federalismo e della modifica al titolo V della Costituzione che dà alle regioni poteri in materia di servizi idrici.
Ma se questa fosse la vera interpretazione, la legge Galli non avrebbe più alcun valore e nemmeno il Testo Unico degli enti locali, risulterebbe del tutto inutile il disegno di legge Lanzillotta, del tutto impossibile per l’Italia formulare una posizione nazionale in seno alla UE e al Parlamento Europeo in merito ai servizi pubblici privatizzabili da sottoporre alla direttiva Bolkestein.
E d’altro canto tutte le altre leggi regionali sono state concepite nel rispetto della legge Galli e del Testo Unico, anche dopo la modifica del Titolo V della Costituzione.
La stessa legge regionale lombarda ha dovuto inventarsi l’erogazione per by-passare le leggi nazionali.
La realtà è che siamo in presenza di una assurda e anarchica confusione legislativa e in materia di principi costituzionali, di leggi quadro nazionali,  che dovrebbero orientare il nostro paese sulla natura giuridica del servizio acqua.
La natura economica e privata (cioè che “priva” di un diritto collettivo) o la natura pubblica e garantita del diritto naturale ad un bene comune come l’acqua potabile, è questione di principio che riguarda l’intero territorio nazionale, pena la perdita di una identità nazionale, la possibilità del nostro paese di esprimere posizioni politiche nelle sedi internazionali: della UE, della Banca Mondiale, in merito ai negoziati del WTO.
 

Conclusioni

L’escalation delle contraddizioni iniziate con la legge Galli sono ormai arrivate nel concreto delle scelte locali all’ingestibilità e si scontrano con la volontà espressa dal Governo attuale.
La legge della Lombardia rischia di far naufragare ogni certezza del diritto in tutto il paese.
 
 

Alcune proposte per la discussione

Il problema del che fare.
Mettere ordine nelle scelte di principio sull’acqua, questo si pone ormai come esigenza improrogabile.
Per prima cosa ci chiediamo se non è il caso di rivedere il federalismo da apprendista stregone, del titolo V della Costituzione che sta creando non pochi disastri. Il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti ha parlato di modifiche, lo prendiamo in parola e in particolare per quanto riguarda l’acqua e il servizio idrico.
Inoltre chiediamo a tutti gli eletti nelle istituzioni locali lombarde, in particolare a quelli della provincia di Milano, di non stare più in questo inspiegabile silenzio. Fatevi sentire, finora solo la Provincia di Lodi si è fatta sentire in maniera chiara.
 
Con questo Appello Vi chiediamo due impegni:
1)  Vi chiediamo di aderire e di aiutarci a raccogliere le firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sull’acqua, elaborata dal Forum dei Movimenti per l’Acqua                     ( www.acquabenecomune.org ).
2)  Più nello specifico per la Lombardia, Vi chiediamo di aprire la discussione nei Vostri Consigli Comunali e Provinciali sulla possibilità di abrogazione della legge regionale lombarda n. 18/2006. In base allo Statuto regionale è sufficiente che a richiederlo siano 50 consigli comunali o 3 consigli provinciali.
 
Due impegni molto semplici, ma in linea con quanto detto e scritto dall’Unione.

Emilio Molinari

(presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua)
Milano,    ottobre 2006

PS.

Dopo la Campania anche la Sicilia: da Il manifesto di Domenica 22Ottobre.

                        L’isola possibile

                                                 Ladri d’acqua

Cresce in Sicilia la protesta contro la privatizzazione dell’acqua: si moltiplicano i comitati di cittadini ed è pronta anche una legge di iniziativa popolare. E le amministrazioni si dividono tra pro e contro. Una intervista con Rita Borsellino in edicola mercoledì 25 ottobre sul “il manifesto”.
Perciò ribadiamo: Perché il ritardo lombardo dei partiti, dei militanti, delle istituzioni e dei governi locali dell’Unione nei confronti della legge Formigoni? Perché la solitudine della Provincia di Lodi e di qualche gruppo consigliare regionale?
Se ci siete battete un colpo.
 
Inviate le adesioni a: info@contrattoacqua.it , indicando nell’oggetto: APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA,   specificando cognome, nome  e  carica ricoperta.

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