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Il Blog di Donatella Elvira Camatta | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Mercoledì, 1 Novembre, 2006 - 09:56

TRA IL SILENZIO E LA PAROLA

[Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance,
collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro la guerra e
contro le
violazioni dei diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan sabato 14
ottobre 2006]

Si e' gia' smesso di parlarne, ancora una volta.
Ed invece dobbiamo continuare a dirlo che vogliamo che Gabriele
Torsello sia
liberato.
Che vogliamo che la guerra afgana finisca.
Che vogliamo che l'Italia cessi di partecipare a quella guerra
terrorista e
stragista, e contro la guerra quindi s'impegni.
Che la pace si costruisce col disarmo, la smilitarizzazione dei
conflitti,
l'umana comprensione e l'umana solidarieta'.
Che la nonviolenza e' la via.
*
Sia liberato Gabriele Torsello.
Cessi la guerra in Afghanistan.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 19:16

ALTRO CHE MISSIONE DI PACE!!!!!

Afghanistan - 25.10.2006
Afghanistan, signornò!
I reduci si ribellano: "Lì è peggio dell'Iraq", "Troppe perdite e troppe  bugie", "Un suicidio"
       
I soldati Isaf britannici, canadesi e olandesi di ritorno dalla guerra in  Afghanistan raccontano le loro verità. Verità scomode per i governi che  continuano a parlare di "missione di pace".
Gran Bretagna. "Dopo sei mesi di missione in Iraq sono venuto volontario  in Afghanistan. Non avevamo capito che qui sarebbe stata così dura. E'  stato uno shock! In confronto con la situazione afgana, quella irachena  era tranquilla". Sono le parole di Michael Diamond, 20 anni, soldato del  1° Battaglione del Reggimento Reale Irlandese dell'esercito britannico. E'  appena tornato dal fronte, da Musa Qala, nella provincia di Helmand, dove  i talebani hanno tenuto sotto assedio le forze Isaf per mesi, fino a  costringerle alla ritirata, avvenuta pochi giorni fa. "I loro attacchi  iniziavano ogni giorno intorno alle 4 di mattina e proseguivano per sei,  sette ore", racconta il suo comandante, Paul Martin, 29 anni, gravemente  ferito da una granata lanciata dai talebani su una postazione  d'artiglieria britannica. "Sono tenaci, coraggiosi e addestrati. Ci  stavano addosso senza sosta. E' stata molto dura".
Canada. Simili racconti vengono fatti dai soldati canadesi che nelle  scorse settimane hanno combattuto a Panjwayi e Zhari, nella provincia di  Kandahar. L'operazione "Medusa" è stata segnata da violente battaglie che  hanno lasciato sul terreno 43 soldati canadesi e 231 feriti, molti dei  quali - un numero molto maggiore di quelli dichiarati dal governo di  Ottawa - paralizzati e mutilati. Proprio sui feriti gravi è in corso a  Ottawa una durissima polemica tra governo e opposizioni: queste ultime  accusano il ministero della Difesa canadese di fornire cifre false,  ampiamente sottostimate, sul numero dei ragazzi che tornano  dall'Afghanistan senza gambe, braccia o costretti per tutta la vita su una  sedia a rotelle. Ma l'accusa più dura è quella di aver mentito alla  nazione, usando la menzogna della "missione di pace" per mandare i ragazzi  canadesi a morire in guerra.
Olanda. Anche le truppe olandesi impegnate sul fronte nord del "triangolo  talebano", quello della provincia centrale di Uruzgan, stanno pagando le  conseguenze di mesi di battaglie. Soprattutto dal punto di vista  psicologico. Molti soldati inviati a combattere i talebani in Afghanistan  si sono trovati in una situazione così dura che hanno perso la testa. Chi ,  secondo la stampa olandese, dandosi ad atti di violenza gratuita, chi  suicidandosi, come ha fatto lo scorso 11 ottobre il sergente Dijkstra.  L'esperienza afgana deve essere stata davvero dura se i reduci, pur di non  essere rimandati al fronte, preferiscono la galera. Come il soldato  ventunenne Wegenaar, afflitto da disturbi psichici dovuti alla sua ultima  missione in Afghanistan e ora finito davanti alla corte marziale come  disertore per essersi rifiutato di tornare al fronte. "Quella è una  missione suicida", ha dichiarato davanti ai giudici in divisa.
Enrico Piovesana
Peacereporter

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 16:20

No al giornalismo asservito ai poteri più perversi

 

di Paolo Serventi Longhi
Il fatto che alcuni giornalisti siano stati perno di un sistema di criminalizzazione politica nei confronti di esponenti dell’opposizione ai tempi del governo Berlusconi e di magistrati e personalità definite “pericolose” per l’allora maggioranza, è di una gravità assoluta. Da mesi chiediamo che sia fatta pulizia, purtroppo è una pulizia che non vediamo; c’è al contrario una timidezza estrema da parte dell’ordine della Lombardia che non affronta seriamente i problemi. E’ evidente che il verminaio che si è determinato attorno al Sismi di Pollari e alla Telecom degli spioni coinvolge il mondo dell’informazione. Abbiamo giornalisti spiati e giornalisti spioni. Occorre saper discernere e sapere colpire gli spioni. La nostra è una categoria a rischio di indipendenza e di autonomia. Nel momento forse peggiore per il sistema giornalistico negli ultimi 50 anni, l’asservimento ai poteri più perversi, la connivenza la “strizzatina d’occhio” sono soluzioni sbagliate e da rimuovere. Nel caso alcune istituzioni del giornalismo italiano non siano capaci di  fare questo dovrebbero tirarne le conseguenze. 

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 15:35

NONVIOLENZA( ancora ) IN MOVIMENTO

Anche noi abbiamo partecipato al seminario del Movimento NonViolento svoltosi il 21-22 ottobre a Verona, presso i Padri comboniani http://nonviolenti.org/content/view/495/2/.Scopo dell’incontro non era solo presentare e confrontare le esperienze dei singoli gruppi sul difficile e contrastato cammino della pace; ma anche quello più immediato di “contarsi”, di valutare cioè le proprie forze.Mai come in questo momento ci siamo resi conto di essere impopolari. I grandi media ci ignorano. Parlare di pace e di non-violenza è diventato più che mai scandaloso. In fondo, “grazie” alla campagna orchestrata dai mezzi di comunicazione più importanti, l’opinione pubblica ha praticamente finito per accettare l’idea della democrazia da esportare a colpi di cannone come unica e valida alternativa al terrorismo dilagante. Chi si ostina a cercare altre vie viene tacciato come minimo di ingenuità, quando non è accusato apertamente di simpatizzare per i terroristi.Portiamo avanti molte iniziative, sia all’interno della nostra città, sia in un contesto più ampio. Ormai – ha osservato un partecipante – non possiamo prescindere dall’”internazionalità” del nostro agire.Siamo oscurati, e qualche volta, forse, contribuiamo senza volerlo a questo oscuramento.Quando incontriamo difficoltà nel comunicare fra noi, quando si tratta di coordinare le forze. Il pensiero di fondere un unico gruppo di lotta, eterogeneo certo, ma con finalità comuni, è la vera sfida da vincere. Matteo Valpiana, coordinatore dell’incontro e direttore di “Azione NonViolenta”, l’ha precisato con molta chiarezza.

Abbiamo dalla nostra Capitini, Tolstoj, Gandhi, don Milani… Non dobbiamo dimenticarcene!

 

Noi rappresentavamo rispettivamente il Partito e il Movimento Umanista.Abbiamo distribuito volantini per la manifestazione del 2 dicembre 2006 a Milano www.simbolodellapace.net. L’intervento pubblico, a cura di Daniela, verteva principalmente sul Disarmo, i forum di Milano e Lisbona, le campagne d’appoggio umano in Africa e l’azione nelle scuole, dove siamo presenti con seminari per studenti e insegnanti.

 

Abbiamo riposato nell’ ostello della gioventù Villa Francescatti, luogo pulito e decoroso, con uno splendido chiostro del XII secolo.

Ma il “senso” ultimo dell’incontro, nonché un sorriso di profonda speranza, l’abbiamo trovato nel…regolamento. La cappella Comboni situata a un dipresso, si leggeva infatti, è aperta a tutti i giorni, ma con una particolarità: dalle 7 alle 9 e dalle 18 alle 20 dal lunedì al giovedì per i credenti di tutte le religioni; mentre il venerdì è a disposizione dei fedeli dell’Islam, il sabato degli ebrei e la domenica dei cristiani…! In barba ai teocon, un mondo diverso è davvero a portata di mano.

Sia essa giusta, santa, umanitaria, chirurgica, difensiva, offensiva, legittima, illegittima o preventiva… la guerra, fatta da chiunque, per qualunque motivo, con qualsiasi arma, è sempre e comunque il più grande crimine contro l’umanità!

Daniela Tuscano e Donatella Camatta (www.danielatuscano.wordpress.com)

 

Martedì, 31 Ottobre, 2006 - 15:19

an inconvenient truth

30 Ottobre 2006

an_inconvenient_truth.jpg

Se vogliamo evitare che le generazioni future ci sputino in faccia e ci chiedano i danni dobbiamo fare qualcosa per il pianeta. Le iguane, fuori dalla finestra di casa mia a Genova, mi guardano come un estraneo al sole estivo di ottobre. I grilli cantano tutta la notte. Le api fanno il doppio lavoro estate/inverno. I dati dell’effetto serra sono ormai quotidiani come le previsioni del tempo. Ci sommergono. Come faranno le acque con le coste e le città.
Ma ci sono sempre gli scettici. Quelli che non ci credono e che ci sono sempre alternative. Senza mai dire quali. Altri che più modestamente se ne fregano. I ghiacciai si sciolgono. I fiumi si seccano. Le falde acquifere scendono.
Basta con il catastrofismo. Con la solita deriva catastrofista per non affrontare i veri problemi. 279 specie di piante e di animali si stanno spostando verso nord. La malaria è arrivata sulle Ande. Lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia è raddoppiato negli ultimi dieci anni. E la deriva catastrofista continua con le previsioni per i nostri nipotini. Quelli che butteranno le nostre ossa in una discarica. Entro il 2050 il polo nord scomparirà, un milione di specie si estinguerà, il livello del mare salirà fino a cinque metri.

Al Gore ha prodotto un film: 'An inconvenient truth’. Uscirà il 21 novembre in versione inglese. E’ la prima volta che faccio pubblicità a un film. E’ un piccolo tributo, un’inezia per la salvezza del pianeta.
Da subito possiamo dare un contributo per migliorare la Terra con tenthingstodo, diecicosedafare.
1- Usa lampadine fluorescenti e compatte
2- Usa la macchina il meno possibile
3- Ricicla
4- Verifica la pressione delle gomme dell’auto
5- Non sprecare acqua calda
6- Non comprare prodotti con molte confezioni
7- Regola il termostato di casa
8- Pianta un albero
9- Spegni gli elettrodomestici non in uso
10- Fai girare questo elenco

Sono azioni da boy scout, non prevedono grandi strategie. Non ci sono scuse. Io ne aggiungo un’altra. Una convenzione con le banche che mi contatteranno per prestiti finalizzati all’acquisto di pannelli solari per i lettori del blog. E poi un’altra per Prodi: telelavoro per le amministrazioni pubbliche, arrivare entro pochi anni al 30/40%. Per oggi basta così. Sono esausto. Guardatevi il trailer.

http://www.beppegrillo.it/

Domenica, 29 Ottobre, 2006 - 09:35

Le bambine Iraniane

Le bambine possono di fatto essere comperate o vendute con il consenso dei loro tutori maschi. L’articolo 1041 del codice civile prevede che “il matrimonio prima della pubertà è proibito. Il matrimonio contratto prima di raggiungere la pubertà con il consenso del tutore, é valido a condizione che gli interessi del bambino sotto tutela siano debitamente osservati”. Ma la vendita di bambine o il farle sposare a uomini molto più anziani é diventata una pratica comune in Iran. La situazione verificata dal quotidiano governativo Ressalat il 15 dicembre del 1991 é questa: a causa dell’estrema povertà, la gente del Khorasan settentrionale vende le sue bambine per un massimo di 33 dollari. Nelle provincie del Sisran e del Balucistan (sud-est dell’Iran) le bambine da 8 a 10 anni sono vendute dai loro sciagurati genitori per 4 dollari.
La nota(1) dell’articolo 1210 del codice civile stabilisce: “L’età della pubertà per un ragazzo é di 15 anni lunari compiuti e per una ragazza é di 9 anni lunari compiuti”. L’articolo 48 del codice penale dei 1991 prevede che i bambini sono liberi da responsabilità penali. La nota (1) dello stesso articolo definisce un bambino come una persona che non ha raggiunto l’età della pubertà legale. Ciò significa che una bambina di 9 anni può essere punita come un adulto con la fustigazione, giustiziata e perfino lapidata.

Domenica, 29 Ottobre, 2006 - 09:30

I raccoglitori di margherite

27 Ottobre 2006

Prodi_televisione.jpg

La Finanza ci spiava, il Sismi ci spiava, la Telecom ci spiava. Chi sarà il mandante?
Mi viene da ridere a fare la domanda. Chi aveva il potere di farlo se non il precedente governo? Se le elezioni fossero andate diversamente c’era il colpo di Stato. Come faccio a dirlo? Sensazioni. Le stesse che, credo, avete anche voi.
Però adesso basta. Da chi dipendevano il Sismi, da chi l’Agenzia delle Entrate, da chi la Telecom? Questi personaggi come si chiamano? Facciamo un ripassino: Pollari, Tremonti, Tronchetti. E allora è così difficile arrivare alla verità? Li si convoca in commissariato. Li si interroga con dolcezza. In caso di reticenza li si trattiene in carcere il tempo necessario. Anche tutta la vita. Per non inquinare le prove e per nostra tranquillità.
Poi si istituisce una commissione di inchiesta popolare. Evitiamo per favore quella parlamentare. Ci sarebbe un palese conflitto di interessi. I giudici sarebbero gli stessi intercettati. Quelli che hanno fatto carte false per bruciare le carte. Certo, lo hanno fatto per la democrazia. E anche per il contenuto delle intercettazioni. I cittadini, dopo aver esaminato le prove, decideranno. Sotto gli occhi di tutti.
Demagogia? Certo demagogia populistica qualunquistica. Parole con cui i coglioni e le anime belle prendono le distanze dai cittadini. Ma il garante della privacy cosa fa nella vita? Raccoglie le margherite?
E Prodi cosa aspetta a parlare al Paese a reti unificate per dire chiaro e tondo che i responsabili verranno puniti senza sconti? Forse un cenno di assenso di bertinottidalemarutelli, padrefiglioespiritosanto?
I cittadini si aspettano ben altro da lei, dipendente Prodi. Se non sa comunicare, almeno ci provi. Noi la corriggeremo.

Ps: Non mancate domani 28/10 alle ore 10.30 in piazza Roma a Ancona alla manifestazione contro la costruzione di due centrali termoelettriche da parte dell'Api. Saranno presenti numerosi comitati cittadini delle Marche e i Meet up di Ancona, Pesaro e Jesi.

Postato da Beppe Grillo il 27.10

Sabato, 28 Ottobre, 2006 - 16:54

Appello contro le impiccagioni di donne in Iran

Protestiamo contro le impiccagioni di donne in Iran
L’Iran è il primo ed unico paese al mondo in cui degli integralisti misogini detengono ufficialmente il potere. Una delle caratteristiche dell’integralismo è proprio la sua avversita` ai diritti e alla libertà delle donne. Per questo i mullà al potere in Iran, sin dal loro insediamento, hanno represso spietatamente le donne, calpestando i loro diritti più elementari. Oggi in Iran l’aparthide sessuale e le idee misogine sono legiferate dal regime.

Con Ahmadinejad, nuovo persidente della Repubblica dei mullà le donne sono soggette a pressioni ancora maggiori. Da una parte le donne vengono maltrattate in vari ambiti della società, dall’altra, quando fanno appello alla legge, scoprono che proprio quelle leggi sono a loro contrarie e per contro i loro problemi aumentano.

Nella giornata delle donne, l’8 marzo, le molte donne che hanno partecipato alle diverse manifestazioni pacifiche a Teheran e in altre città iraniane, sono state caricate, picchiate duramente ed arrestate solo per aver mostrato striscioni in cui rivendicavano il loro diritto alla parità.

L’Iran è il primo paese per numero di esecuzioni e le donne sono parte importante di questo numero. Negli ultimi 12 mesi in Iran sono state impiccate 182 persone, molte di loro donne e minorenni. Ci sono ora sei povere donne in attesa di esecuzione. Queste giovani donne e ragazze, vittime della misoginia istituzionalizzata del regime iraniano sono state condannate a morte e sono in attesa, in carcere,di essere impiccate.

Noi firmatari di questo appello condanniamo fermamente la sentenza di morte contro le donne iraniane,chiedendo di rivedere secondo il giusto processo la loro situazione.

Si prega di inviare l’Appello firmato ad uno dei seguenti indirizzi:
Associazione delle Donne Democratiche Iraniane in Italia
Via delle Egadi,15-00141-Roma
E-Mail:donneiran@yahoo.it

Gli indirizzi delle autorità Iraniane:

Repubblica Islamica dell'Iran
Ambasciata Presso Lo Stato Italiano
00162 Roma (RM) - Via Nomentana, 361,
Fax: 06.86328492

His Excellency Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi
Ministry of Justice
Park-e Shahr Tehran
Islamic Republic of Iran
Fax: 0098 21 311 6567

Human Rights Office
Ministry of Foreign Affairs
Keshk-e Mesri Ave. Tehran
Islamic Republic of Iran
Fax: 0098 21 390 1999

Sabato, 28 Ottobre, 2006 - 16:09

Armamenti nucleari.....

Angelo Baracca é professore di fisica presso l'Università di Firenze. Ha svolto ricerche in varie aree della fisica ed in storia e critica della scienza. Svolge una collaborazione con la facoltà di Fisica dell'Università de L'Avana (Cuba). Ha pubblicato lavori scientifici e vari libri, manuali scientifici per l'Università e la Scuola Secondaria, e saggi generali sulla scienza e la sua storia. Collabora regolarmente con il quotidiano il manifesto, e con varie riviste (Giano, Guerre&Pace). Da molto tempo si occupa attivamente di problemi degli armamenti nucleari e di relazioni internazionali, partecipando attivamente al movimento contro la guerra. La sua pubblicazione più recente in questo campo è il volume: A Volte Ritornano: Il Nucleare. La Proliferazione Nucleare Ieri, Oggi e Soprattutto Domani, Milano, Jaca Book, 2005.

Qual è la situazione italiana?
È paradossale (non meno di quella di altri paesi). L'Italia è ufficialmente uno Stato non nucleare aderente al TNP. Questo status è però clamorosamente contraddetto da molti fatti. L'adesione alla NATO - che ha radicalmente cambiato fisionomia e ruolo dopo la fine della Guerra Fredda e con l'adozione nel 1999 del "Nuovo Concetto Strategico", mai discusso né approvato da alcun Parlamento - comporta la partecipazione alla dottrina strategica e alla pianificazione nucleare, quindi l'assunzioni di capacità militari nucleari. In questo contesto l'Italia mantiene schierate sul proprio territorio 90 testate nucleari a gravità (nelle basi NATO di Aviano, ed italiana di Ghedi Torre), delle 480 in sei paesi europei della NATO. Queste testate sono il residuo delle armi nucleari schierate in Europa, dopo che il Trattato INF del 1987 rimosse quelle portate da missili a gittata intermedia (che furono chiamati Euromissili, e ci portarono sulla soglia di un conflitto nucleare). Oggi sono armi obsolete dal punto di vista strategico, e sembrano quasi solo il simbolo dell'affermazione della nostra subalternità, poiché sono molto più utili i sommergibili con capacità nucleare o le testate schierate in basi più avanzate. Tuttavia la loro rimozione (che la Grecia, ad esempio, ha ottenuto senza che questo abbia implicato altri problemi politici) potrebbe avere una funzione positiva per sbloccare il processo di disarmo: infatti, poiché gli Euromissili, furono rimossi ma non si prevedeva nulla sulla destinazione delle testate (mentre il trattato START-II prevedeva la distruzione delle testate rimosse), il conteggio delle armi nucleari tattiche esistenti e del loro stato operativo costituisce uno degli aspetti più oscuri e problematici; ma la Russia ha fatto sapere che, qualora le testate a gravità schierate in Europa venissero rimosse, sarebbe disposta ad aprire un negoziato sulle armi tattiche e sulla loro rimozione, che contribuirebbe a riaprire il processo di disarmo. Vi è poi un problema più grave ed inquietante, costituito dai sommergibili nucleari statunitensi con capacità nucleare, che scorazzano nel Mediterraneo, e possono entrare nelle nostre acque territoriali e in ben 11 porti, costituendo un rischio reale per le popolazioni, ed un bersaglio nel caso in cui scoppi una guerra nucleare per errore (o per volontà deliberata).
La situazione mondiale dà pericolosi segni di tensione e di deterioramento delle relazioni internazionali; il rischio di un "incidente nucleare" è serio; quali sono secondo te le possibilità che avvenga?
Per quanto concerne le armi nucleari, il rischio di guerra per errore è sempre stato presente, ed è stato sfiorato molte volte. Oggi è ancora più serio, per lo squilibrio delle forze in campo, e per il grave deterioramento del sistema militare russo, i cui satelliti di allarme sono a volte al limite della vita operativa, a volte ormai "ciechi": la debolezza della Russia è un fattore di rischio, non di sicurezza. Ma si sta purtroppo delineando qualcosa di ben più grave dell'<>. Si sa, e i media statunitensi ne parlano continuamente, che gli Stati Uniti ed Israele hanno accuratamente preparato un attacco all'Iran: è prevista l'opzione nucleare, basata sull'illusione del colpo risolutivo. Se la follia imperiale varcherà davvero questa soglia, le conseguenze saranno imprevedibili, ma in ogni caso di una gravità senza precedenti. Ribadisco il punto centrale, e il messaggio fondamentale che dobbiamo veicolare: oggi il rischio dovuto alla presenza degli armamenti nucleari è più grave che in tutti i decenni passati, e il disarmo nucleare completo e controllato è l'unica vera soluzione, ed è quindi più necessario e urgente che mai.

Di Olivier Turquet, Buone Nuove

Sabato, 28 Ottobre, 2006 - 09:29

Italia....della sua carta costituzionale

E l'Italia - in flagrante violazione della sua stessa legge
fondamentale,
della sua carta costituzionale - sta partecipando alla guerra afgana,
e'
complice di tutto questo orrore, e' parte della coalizione militare
stragista e terrorista e suscitatrice di stragismo e terrorismo.
Nel silenzio vile e schiavo di un'opinione pubblica narcotizzata e
idiotizzata, nella criminale corresponsabilita' di un ceto politico che
nella sua quasi totalita' ha condiviso la scelta dell'occupazione
militare
neocoloniale e della guerra terrorista e stragista, e nella complicita'
dei
cosiddetti "movimenti" che si occupano di tutto tranne che di questo:
della
guerra che la Nato - e con essa l'Italia - sta conducendo in
Afghanistan.
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana.
Torni lo
stato italiano al rispetto del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale. Troppo sangue e' stato sparso.
Sia liberato Gabriele Torsello.
Cessi la guerra.
*
Sia liberato Gabriele Torsello.
Cessi la guerra.

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