Mario Tronti: «La sconfitta di aprile può essere benefica"
Non c'è un caso italiano?
In Italia abbiamo di fronte questo personaggio con i suoi interessi personali, ma quando il ceto politico si misura soltanto sulla sua persona ci fa perdere di vista l'analisi di fondo. Berlusconi è un animale politico di una certa capacità intuitiva e ha improvvisamente tagliato i ponti con Veltroni per tornare sul terreno che predilige. Se non ci fosse questo antiberlusconismo enfatizzato fino al limite del dramma italiano la sua figura verrebbe ridimensionata e probabilmente verrebbe fuori un discorso di destra più profondo che potrebbe persino emarginarlo.
Destra italiana senza Berlusconi?
La destra è un dato organico che adesso si trova a una svolta. Il ciclo neo liberista è arrivato a conclusione e torna una destra più tradizionale, neoconservatrice. E la destra italiana si sta compattando. Ha molte delle caratteristiche della destra mondiale, a prescindere da Berlusconi. Una delle spie è la personalità di Tremonti. La destra sociale che pensavamo fosse una piccola porzione post fascista diventa invece una caratteristica della destra nel suo complesso. Di fronte a questa destra profonda c'è una sinistra leggera, dunque non c'è partita.
E gli operai votano Lega?
Su questo ho sentito troppi ragionamenti semplificatori. Come se il problema fosse quello di capire e non di spostare il voto di questi operai. La politica, dicono tutti, deve ascoltare, capire. Seconde me deve soprattutto parlare, dare risposte e intervenire. Se non lo fa la società si autogoverna ed è tanto peggio per chi vuole cambiarla.
Guardare al sociale è però uno slogan molto in voga nella sinistra uscita con le ossa rotta dalle elezioni. E anche il Pd vuole «tornare al territorio».
Il Pd e le formazioni che gli sono alla sinistra hanno peccato della stessa mancanza di iniziativa, sono stati incapaci di far parlare la politica. Sono rimasti chiusi in un'idea passiva della rappresentanza che magari era possibile quando avevi già nella società le grandi classi con una loro sostanza strutturale e dunque grandi interessi. Si possono rappresentare solo i grandi interessi, i piccoli bisogna orientarli e correggerne il particolarismo. Tornare al territorio è una scappatoia nel senso che non si tratta di rispondere ai singoli territori ma di riacchiappare tutto interpretandolo creativamente.
Un partito nazionale che sappia far parlare la politica con un'idea precisa della società. Vasto programma di fronte alle macerie elettorali.
Paradossalmente è un momento favorevole. Sono cadute le due illusioni che hanno dettato l'ordine del giorno della politica di sinistra negli ultimi venti anni. E' caduta l'illusione delle terza via tra sinistra e destra, con il suo ideatore Blair ma anche con il suo epigono tedesco Schroeder. L'idea che la sinistra dovesse farsi centro per gestire il ciclo neoliberista meglio della destra mi pare esaurita anche negli Usa, Obama non è Bill Clinton. Anche lì finisce la competizione al centro e le primarie indicano una polarizzante divaricazione.
Destra e sinistra categorie «emergenti»?
Per questo il partito democratico in Italia è arrivato fuori fase. Quando la fase in cui poteva essere protagonista è già passata e questo è il motivo per cui il progetto non marcia, anzi mi pare di vederlo già al capolinea.
L'altra illusione crollata?
E' finita la fase neomovimentista. Durante la quale l'egemonia culturale nella sinistra radicale era esercitata dal movimento no global. E' finita proprio perché è finita la fase neoliberista e la contrapposizione tra movimenti e grandi organismi economico finanziari mondiali non si ripropone. Anzi, ora c'è di fronte una destra neo conservatrice che torna a fare politica, contesta lei stessa l'autorità di questi organismi internazionali, torna protezionista.
Se è così, e se davvero il Pd è al capolinea, si può ipotizzare una ricomposizione a sinistra?
Si riapre un tema grande. Perché in questo paese non c'è più una forza che si dichiara di sinistra? L'anomalia italiana del più forte partito comunista dell'occidente finisce nel suo contrario. E' un problema che devono porsi tutti, sia quelli che stanno nel Pd sia quelli che stanno alla sua sinistra. La soluzione non può essere rimettere insieme i pezzetti di una piccola sinistra, ma ricomporre una forza politica a vocazione maggioritaria.
Cioè tu dici che dalle elezioni è uscita sconfitta l'illusione del fare da soli, non solo del Pd ma anche della sinistra di alternativa?
La sinistra alternativa non può concedersi il lusso di essere minoritaria. Tra l'altro è contro la nostra tradizione vorrei dire bolscevica. E non serve a fare gli interessi della nostra parte, l'operaio è costretto a votare per la Lega.
Ma l'idea di ricomporre la sinistra con un pezzo del Pd pare fuori dall'orizzonte politico. Anche i meglio disposti tra i democratici - D'Alema è annunciato all'assemblea del Crs - non si spingono oltre l'auspicio di nuove alleanze.
Non è un processo di breve periodo e per il momento credo sia giusto passare da una fase di aggregazione della sinistra, giusto incoraggiare chi ci sta tentando come Vendola dentro Rifondazione. Ma io credo che sarebbe sbagliato considerare questo soggetto unitario della sinistra come autonomo per i prossimi decenni di fronte a un Pd centrista. Questa nuova formazione di sinistra dovrebbe invece avere un ruolo per spostare gli equilibri interni del Pd in modo tale che si riapra il processo. E' una prospettiva, lo ripeto, che non esclude affatto che intanto si componga un soggetto di sinistra. Ma non bisogna considerarlo un approdo definitivo. Sarà quello che è oggi il Pd, una tappa. APPUNTAMENTO
A ROMA
L'assembela annuale del Centro Riforma dello Stato si tiene domani, dalle 9,30 alle 14,00, a Palazzo Marini, via Poli 19.
Introdotta dalle «11 tesi dopo lo tsunami» (pubblicate dal manifesto lo scorso 11 giugno), quest'anno ha un titolo esplicito: «Fare società con la politica». Una lettura della crisi italiana chiarita dall'intervista qui a fianco di Mario Tronti, che introdurrà i lavori.
PIENO
A DESTRA
«La destra italiana si sta compattando. Ha molte delle caratteristiche della destra mondiale, a prescindere da Berlusconi. Una delle spie è la personalità di Tremonti. La destra sociale che pensavamo fosse una piccola porzione post fascista diventa invece una caratteristica della destra nel suo complesso».
VUOTO
A SINISTRA
«Perché in questo paese non c'è più una forza che si dichiara di sinistra? E' un problema che devono porsi tutti, sia quelli che stanno nel Pd sia quelli che stanno alla sua sinistra. La soluzione non può essere rimettere insieme i pezzetti di una piccola sinistra, ma ricomporre una forza politica a vocazione maggioritaria».
Tettamanzi: "Un errore militarizzare le città"
«Militarizzare le città serve solo ad aumentare il senso di smarrimento e la paura. Perché la paura non passa per decreto legge». Guarda dalla finestra del suo studio, il cardinale Dionigi Tettamanzi, e vede una piazza Duomo affollata di milanesi che la attraversano di corsa per spostarsi da un ufficio all´altro, ma anche di immigrati che si incontrano, bevono, bivaccano, litigano. «Non sempre - dice l´arcivescovo di Milano - affacciandomi vedo il cuore della mia città. Molto più spesso vedo piazza Duomo come il teatro in cui tante, troppe solitudini si sfiorano». Perché questo è il punto: «È la solitudine, causata soprattutto dalla privatizzazione dei tempi e degli spazi e dal conseguente calo della qualità della socializzazione, ad aver generato le paure della gente. Sono soli tanti anziani. Soli troppi giovani. Soli molti adulti, anche con posizioni sociali prestigiose. La solitudine causa ulteriore sfiducia verso l´altro e genera la paura dell´incontro. Le parrocchie e il volontariato, non solo cattolico, sono delle oasi di relazioni».
Quali risposte devono dare le istituzioni a questo disagio?
«Guardiamo in avanti, non speculiamo sulla paura. Da sempre il forestiero desta sospetti e pregiudizi. Ma nel passato Milano è stata capace di rimettere in discussione la propria identità per ridefinirla insieme ai nuovi venuti. Penso alla migrazione dal Veneto o dal Mezzogiorno che ha raddoppiato in pochi decenni il numero di abitanti di Milano e decuplicato la popolazione dell´hinterland. Sono stati processi non privi di fatiche e ferite. Il principio che ha portato alla costruzione del volto sintetico della città è stato il forte senso di solidarietà che la animava. Una forza inclusiva che si è indebolita».
Sì, ma come si spiegano alla gente i valori dell´accoglienza e della solidarietà, in una città dove si susseguono i reati, perfino i più odiosi come le violenze sulle categorie più deboli? «Milano saprà trasformare tutti suoi abitanti, anche gli immigrati, in cittadini. È per il bene, la sicurezza, l´arricchimento di tutti che dobbiamo compiere questo sforzo. Barricarsi in casa, criminalizzare alcune categorie di persone, presidiare militarmente le città, sono gesti che aumentano il senso di smarrimento e solitudine. La solitudine cessa se si sperimenta la bellezza dell´incontro. Chi ne è deputato faccia rispettare la legge per impedire quegli atteggiamenti che rendono spiacevoli o pericolosi questi incontri».
Legalità, appunto. È - dicono il governo e le istituzioni locali - il perno intorno a cui far ruotare le politiche sulla sicurezza e l´immigrazione.
«Non è mio compito promuovere o bocciare le leggi dello Stato. Papa Benedetto XVI ai vescovi italiani ha chiesto di non chiudere gli occhi di fronte alle povertà, rispettando le leggi. Sia all´interno dello Stato che nei confronti di chi vi giunge dall´esterno. Solidarietà, rispetto delle leggi e accoglienza devono coniugarsi. Da anni a Milano promuoviamo il "patto di legalità" con chi chiede di vivere da noi. Le istituzioni devono far rispettare le leggi e creare le condizioni affinché siano rispettate e gli immigrati non siano risucchiati dall´illegalità. Carità e legalità non sono mai in contrapposizione: gli immigrati, prima di essere tali, sono persone. Chi delinque sia affidato celermente alla giustizia. Ma il rispetto della dignità delle persone non può mai essere omesso».
Di recente la Curia ha sottolineato che in alcuni casi, per esempio lo sgombero del campo rom della Bovisasca, si è agito sotto i livelli minimi di rispetto della dignità umana. Ne è nata una polemica con il sindaco di Milano, Letizia Moratti.
«Quando il vescovo interviene lo fa a partire dal Vangelo e per ricordare a tutti che esistono valori umani così alti che esigono di essere non solo proclamati ma rispettati, sempre».
Lei pensa che i blitz all´alba nei campi rom, le schedature, i controlli a tappeto sui mezzi pubblici, gli slogan "zero campi rom", la carcerazione dei clandestini abbiano effetti positivi e siano compatibili con il rispetto della dignità delle persone?
«Che beneficio portano certi metodi? Servono veramente a risolvere il problema, a rassicurare adeguatamente la gente contro la paura, oppure corrono il rischio di rivelarsi tentativi effimeri? Ho la sensazione che causino l´effetto contrario a quello sperato...».
Cardinal Tettamanzi, l´Expo a Milano è un´opportunità o un rischio?
«È un´opportunità grande e un motivo di orgoglio. Mi piace lasciarmi guidare da una suggestione, dal significato del nome della nostra città. Milano rimanda a Mediolanum, ad una terra che "sta nel mezzo". Un luogo dove si converge, ci si incontra, si dialoga. Che opportunità l´Expo se - già da oggi - permette a Milano di essere sempre più città dell´incontro. Tra religioni e culture differenti, tra collocazioni sociali diverse, tra chi è cittadino a tutti gli effetti e chi lo vorrebbe diventare, tra età della vita distanti, tra chi ha un lavoro e chi l´ha perso o non l´ha mai avuto, tra chi è sano e chi è malato...»
Come giudica lo sviluppo urbanistico di Milano? Interi pezzi della città stanno cambiando volto.
«Occorre che la città diventi "bella". Bella nella sua dimensione più interiore, spirituale. Mi hanno incuriosito e affascinato i progetti da realizzare per il 2015. Abbiamo bisogno di questo e di molto altro splendore: una città "bella" nella sua architettura rende migliori anche i suoi abitanti. Occorre porre da subito l´uomo al centro della Milano che sarà, con i suoi bisogni. Anche spirituali: dove sono gli spazi per vivere questa dimensione? Progettando, pensiamo al 2015 ma anche e soprattutto ai cittadini di Milano nel 2016, quando i visitatori se ne saranno andati. Sento un gran discutere di grattacieli, finanziamenti, deleghe... Ma del bellissimo tema al centro di questa Expo "Nutrire il pianeta, energia per la vita" qualcuno se ne sta occupando?»
Ma lei preferisce i grattacieli dritti o quelli storti?
«E lei? Difficile dire in assoluto se siano più belli dritti o curvi. Ciascuno giudica secondo i suoi criteri estetici. Ma se devo proprio dire la mia opinione, io li preferisco dritti».
In definitiva, cardinale, che Milano vede dalle sue finestre? La Milano ricca metropoli internazionale proiettata nel futuro o la Milano metropoli delle diseguaglianze, dell´intolleranza e del disagio sociale?
«L´unico mio giudizio su Milano è l´amore per questa città e per i suoi abitanti. Sono fiero di essere milanese. È un amore che mi spinge ad appassionarmi a questa città e ai suoi abitanti, specie quando le circostanze ne causano la sofferenza. Più che di giudicarla, sento il bisogno di amarla».
fonte
La Repubblica
Comunicato stampa Lista Fo per augurio a Emilio Molinari
La notizia del ricovero di Emilio Molinari, dirigente storico della
Sinistra lombarda, ha preoccupato tutta la Milano antifascista e
alternativa, quella dei movimenti, del mondo associazionistico, dei
soggetti politici e delle persone di buona volontà.
Emilio è stato colto da un infarto, qualche giorno fa, e oggi si trova
ancora in ospedale dove le cure e i trattamenti certamente aiuteranno il
compagno a uscire da questo momento. Le condizioni sono migliorate e
confidiamo con forte convinzione che Emilio possa ritornare a impegnarsi
tra noi e con noi per dare un progetto diverso e di rinnovamento sociale e
culturale per questa nostra comunità cittadina.
La nostra Lista ha sempre condiviso con Emilio non solo percorsi ma anche
mobilitazioni e vertenze storiche, all’insegna della difesa dei diritti
sociali, la promozione di uno sviluppo eco sostenibile, per l’emancipazione
delle classi subalterne, per l’estensione dei diritti delle lavoratrici e
dei lavoratori, in una dimensione civile e culturale antirazzista fondata
sulla giustizia sociale, l’eguaglianza e la libertà.
Sicuramente questi valori che condividiamo da sempre con Emilio potranno,
una volta che il compagno ritornerà a essere in forma, augurio che noi gli
facciamo e rivolgiamo con tutto il cuore, l’affetto e la stima encomiabile
che ci vincola a lui, ritornare a essere le stelle polari delle azioni
quotidiane per un mondo nuovo e altro che con lui promuoveremo pro futuro.
Emilio siamo con te e ti aspettiamo per ricominciare, con la stessa
dedizione e coerenza di sempre.
Lista Uniti con Dario Fo
alcune citazioni famose su politica e società
dal sito
http://www.radicalsocialismo.
Una lista per fare respirare Milano
Uniti con Dario Fo per Milano è una lista che ha appoggiato il candidato sindaco Bruno Ferrante. Fondata da Dario Fo e da persone attive in associazioni, comitati, nel volontariato, persone che credono nel valore della partecipazione collettiva alla vita della città e vogliono farne strumento di governo di una città di tutti e per tutti.
Una lista che vuole dar voce e visibilità alle esperienze autorganizzate di lotta nei quartieri e nella città contro una politica miope ed egoista che investe nel centro e abbandona le periferie, non offre speranza ai giovani, ai più deboli e agli emarginati, confonde lo sviluppo con la rapina del territorio, cancella il verde, considera la cultura, la salute, la casa merce per pochi, non diritti per tutti.
Una lista che vuole costruire a partire da queste esperienze un progetto di rinascita per la città, aggregando e rimettendo in moto tutte le energie, le risorse, la voglia di cambiare che già ne costituiscono il tessuto vivo, per sconfiggere il grigio, il vuoto, la solitudine di una Milano che non appartiene più ai suoi cittadini.
IO NON SONO UN MODERATO
Ma veramente volete un sindaco moderato?
Il moderato è forte con i deboli e debole con i forti.
Il moderato finge di risolvere i problemi senza affrontarli!
Il moderato chiude un occhio sulle speculazioni edilizie.
Il moderato caccia gli inquilini dalle case in centro e poi le rivende ai magnati della speculazione.
Il moderato trasforma in ghetto la periferia.
Il moderato accetta una scuola per ricchi e una per i poveri.
Il moderato lascia intristire la città, e applaude ai grattacieli.
Il moderato teme di dispiacere ai cittadini che contano e non concede la parola a quelli che non hanno voce.
Il moderato non cambierà mai nulla.
Il moderato non risolverà il problema dell’inquinamento di Milano, non salverà i polmoni da settantenni dei bambini di 5 anni.
Il moderato non vi libererà dal traffico, dal milione di automobili spernacchianti che hanno trasformato la città in una camera a gas.
Oggi sembra che non essere moderati sia un difetto o un delitto; oppure che sia un privilegio dei giovani.
Ma ci vogliono tanti anni… per diventare veramente giovani!
Milano, se la mi musica e’ troppo forte, allora vuol dire che stai diventando troppo vecchia.
Nessun moderato ha mai fatto la storia, e nessun moderato ha mai preso un Nobel.
Io non sono un moderato!
Sarò un sindaco che rischia. Perché credo che il rischio del cambiamento sia l’unica risposta corretta per chi investe il suo voto in un progetto per Milano.
Se scegliete di votare per me, rischiate molto… rischiate persino di trovarvi finalmente a vivere in una città migliore!
Oltre questo limite non vogliamo andare!
ULTIM'ORA di Daniele Luttazzi
che ieri Berlusconi ricusava giudici eschimesi
Famiglia Cristiana: «Berlusconi è Frottolo, un demagogo
che antepone
i suoi problemi
a quelli del paese, accidenti a noi
che lo abbiamo
fatto votare
dalle beghine»
Pacchetto sicurezza, gli extracomunitari
ai semafori rimpiazzati da extracomunitari
di plastica
New York, arrestato per frode l'imprenditore Follieri, credeva
di essere in Italia
Undici tesi dopo lo tsunami
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