MILANO, INFANZIA ABBANDONATA ? ASSOCONSUMATORIMILANO VI ASSISTE
AssoconsumatoriMilano:
MILANO, INFANZIA ABBANDONATA ?
IL BAMBINO POVERETTO, DOVE LO METTO DOVE LO METTO ?
Pensiamo ad una mamma infermiera e ad un papà guidatore di autobus. Oppure a due coniugi impiegati che non hanno diritto all’ingresso “flessibile” nei rispettivi uffici. O ancora a tutti quei lavoratori e lavoratrici milanesi con figli che, per ovvie ragioni, hanno l’esigenza di usufruire degli asili nido e delle scuole materne anche nei mesi estivi. Non tutti hanno nonni disponibili o baby sitter da dover retribuire.
Parliamo un po' di noi...
Cristiani Omosessuali
Sede di Via Soperga 36
(MM1 Loreto - MM2 Caiazzo - MM3 Centrale)
Assemblea del gruppo
La minoranza ha il dovere di manifestare
Umberto Eco: "La minoranza
ha il dovere di manifestare"
Umberto Eco ha inviato questa lettera a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi, promotori della manifestazione dell'8 luglio in Piazza Navona.
Cari Amici,
mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:
1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.
2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.
Umberto Eco
Comunicazione appello di Amnesty per affermare diritto d’asilo
Comunicazione al Consiglio di Zona inerente la richiesta e l’appello di Amnesty International agli stati firmatari di affermare il diritto d’asilo politico riconosciuto nell'art. 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
MILANO CITTÀ APERTA LIBERA E ACCOGLIENTE
Amnesty chiede agli Stati di riaffermare il diritto d'asilo
Quasi due milioni di rifugiati iracheni, fuggiti per evitare di essere assassinati, rapiti o sottoposti a maltrattamenti e torture, si trovano oggi in Giordania e Siria. Nel Mediterraneo, richiedenti asilo e migranti continuano a morire nel disperato tentativo di raggiungere l'Europa. Questi sono solo due dei molti problemi riguardanti i rifugiati che il mondo è chiamato ad affrontare.
Contemporaneamente e senza clamore, le porte per i rifugiati si chiudono. Il governo giordano e quello siriano hanno imposto restrizioni all'ingresso dei rifugiati iracheni, mentre la Svezia, il paese europeo che ne ospita il maggior numero, ha cambiato atteggiamento e li sta rimpatriando verso zone estremamente pericolose dell'Iraq. Nella regione mediterranea, paesi come la Spagna e l'Italia sono coinvolti in piani d'intercettamento e di pattugliamento congiunto dell'immigrazione insieme a paesi dell'Africa settentrionale e occidentale: in questo modo, le persone possono essere rimandate indietro, esattamente nelle situazioni terribili da cui cercano disperatamente di fuggire.
I rifugiati iracheni in Giordania e Siria hanno immediato bisogno di assistenza internazionale, ma i fondi destinati alle agenzie dell'Onu che si occupano di loro risultano inadeguati. A maggio, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati ha nuovamente chiesto di colmare la mancanza di 127 milioni di dollari, senza i quali i programmi di assistenza sanitaria e alimentare in Iraq sarebbero stati ridotti, spingendo altri iracheni nell'indigenza assoluta e aumentando le probabilità di più elevati tassi di malnutrizione e dell'aumento del lavoro minorile.
Sono 147 gli Stati parte della Convenzione del 1951 relativa allo status di rifugiato o del suo Protocollo, i principali strumenti del diritto internazionale per la protezione dei rifugiati.
Amnesty International chiede ai governi di assicurare che la loro azione e le politiche da essi adottate non pregiudichino la protezione offerta dalla Convenzione e da altri strumenti internazionali. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, inoltre, gli Stati non solo dovrebbero proteggere i diritti dei rifugiati all'interno della propria giurisdizione, ma dovrebbero anche aiutare altri paesi nei quali il numero dei rifugiati ha assunto grandi dimensioni.
Amnesty International chiede all'Unione europea di rispettare interamente i suoi obblighi nei confronti dei rifugiati, assicurando che i controlli alle sue frontiere non costringano, direttamente o indirettamente, i richiedenti asilo a rientrare nei paesi di transito, in cui potrebbero andare incontro ad arresti arbitrari, espulsioni collettive o rimpatri verso paesi, come quelli dell'Africa settentrionale e occidentale, dove rischierebbero la tortura o l'abbandono nel deserto, senza acqua né cibo.
L'organizzazione per i diritti umani chiede all'Unione europea di assicurare anche che, nello sviluppo di un sistema comune in materia d'asilo, tutti i richiedenti asilo sotto la giurisdizione degli Stati membri abbiano accesso a una procedura d'asilo equa e soddisfacente a prescindere dal paese d'origine o di transito, e che sia posta fine a procedure accelerate, che risultano inadeguate.
Amnesty International sollecita gli Stati a puntare maggiormente sul reinsediamento, che è uno dei mezzi con cui può essere esercitata la responsabilità comune di assistere gli Stati che ricevono rifugiati e può essere fornita a questi ultimi una soluzione durevole. Per molti rifugiati, il reinsediamento è l'unico modo per avere accesso a diritti umani fondamentali come l'educazione, le cure mediche e un'abitazione dignitosa. Lo stesso vale per i rifugiati ammalati, diversamente abili o traumatizzati dalla propria esperienza, che possono non trovare adeguata assistenza nei paesi di asilo.
Sono nove i paesi tradizionalmente all'avanguardia nei programmi di reinsediamento, cui si sono recentemente aggiunti paesi in via di sviluppo come Brasile, Burkina Faso e Cile, che hanno iniziato a reinsediare piccoli gruppi di rifugiati. Amnesty International chiede ad altri Stati di aggiungersi all'elenco.
Infine, Amnesty International sollecita gli Stati a collaborare con l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, per sviluppare modalità efficaci di condivisione delle responsabilità in caso di ampi arrivi di rifugiati.
La risposta a questo tragico problema non può essere quella di respingere la sofferenza umana e voltare le spalle a persone che si trovano in circostanze drammatiche. La risposta dev'essere quella di assumere maggiori responsabilità, rispetto a un problema globale, trovando un modo globale per risolverlo.
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Abbattiamo il muro!
Sì io credo che sia pronta!!!
Mai ci farete arretrare, mai ci indurrete a tornare nella clandestinità, al vostro silenzio!
Ed è per questo che ti chiedo popolo lesbico, gay, trans, transgender, libertario che sei qui oggi, di far sentire la tua voce!
Basta con le cautele, basta con le deleghe, basta con le finezze e le divisioni ideologiche: la saggezza dell’amore lgbt deve pervadere tutto il paese.
Costruire in tutto il paese, in ogni città, in ogni posto di lavoro, in ogni scuola, in ogni dove, gruppi, cooperative, reti, servizi, quartieri, lesbici, trans e gay.
Deve scendere in campo un nuovo forte potere sociale: noi!
Solo noi, insieme alle donne, ai movimenti di liberazione, di solidarietà, possiamo abbattere il muro dell’odio! E noi questo muro lo vogliamo e lo dobbiamo abbattere, come ricorda una stupenda canzone dei Pink Floyd.
Quindi la lamentazione è finita; siamo qui per stringere un patto fra noi: torneremo nelle nostre città e daremo battaglia, parleremo a chi è sfiduciato e lontano e gli diremo: sveglia è giunta l’ora che ti occupi di te, di tutti e tutte noi, perché la nostra vita non sia costretta alla rinuncia, alla clandestinità, all’incertezza!
Le offese e le stupidaggini della Carfagna, di altri ministri, dei tanti politici che per avere un po’ di visibilità ci insultano ogni giorno, ci lasciano indifferenti. Ora abbiamo un compito da portare avanti, e non ci facciamo distrarre dal teatrino, dai salotti televisivi, dagli opinionisti. Una corte vomitevole di persone, tra cui tanti omosessuali repressi e servitori dei potenti, con cui non vogliamo confonderci!
Aurelio Mancuso - Presidente nazionale Arcigay
POLITICI AL GAY PRIDE DI NEW YORK
POLITICI AL GAY PRIDE DI NEW YORK
Nel suo discorso, Patterson ha detto di aver partecipato al Pride nel 1976, per insistenza di un amico gay, ma che era rimasto dietro al corteo. Ora si e' reso conto che e' molto piu' figo (cool) stare davanti, perche' si puo' ascoltare della bella musica.
Patterson, sposato e padre, ha dichiarato pochi giorni dopo la sua elezione, che a volte lui e la moglie si concedono qualche avventura extraconiugale, poi ha emanato una circolare che costringe lo stato di New York ad accettare i matrimoni omosessuali celebrati negli stati in cui e' permesso sposarsi. Inoltre sta facendo il possibile per inserire l'omomatrimonio nella prossima legislazione.
David Patterson e' ormai stato assunto al ruolo di Icona Gay insieme a tante altre star etero v icine a noi come Judy Garland e Bette Midler.
dagli USA Valerio Bartolucci
29 giugno, manifestazione al Parco Nord, Monumento al deportato
29 giugno, manifestazione al Parco Nord, davanti al Monumento al Deportato
http://anpicinisello.blogspot
MANIFESTAZIONE AL PARCO NORD: DI PROTESTA E RICORDO DELLA DEPORTAZIONE OPERAIA
Il Comitato Antifascista di Milano, riunitosi straordinariamente il 19 giugno, a seguito dell’atto vandalico ai danni del Monumento al Deportato, indice per:
davanti al Monumento al Deportato
accesso da via Clerici
Antonio Pizzinato, Presidente ANPI Lombardia
Intervengono:
Gianfranco Maris, Presidente ANED, a nome delle Associazioni dei deportati e partigiani
Tiziana Scalco, Segretaria C.d.L Milano, a nome delle Organizzazioni CGIL-CISL-UIL
Gianfranco Massetti, Sindaco di Paderno Dugnano, a nome dei Comuni
ANPI – FIAP – FIVL – ANPPIA – ANED – ANEI
PD – PRC – SDI – PdCI – SD - VERDI - IdV
CGIL – CISL – UIL – ACLI – CENTRO PUECHER - IpR
Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Cormano, Nova Milanese, Cusano Milanino, Paderno Dugnano
Nella notte tra il 13 e il 14 giugno, ignoti hanno profanato il Monumento al Deportato eretto su una collinetta del Parco Nord nel Comune di Sesto San Giovanni.
Il Monumento, realizzato su progetto dello Studio BBPR di Lodovico Barbiano di Belgiojoso, è dedicato alle centinaia di lavoratori delle fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni, arrestati dai nazifascisti e deportati nei Lager per aver aderito agli scioperi del ’44, in pieno regime fascista, per rivendicare i propri diritti e per la libertà.
Mani ignote hanno imbrattato con vernice rossa un massello e con grossi sassi hanno distrutto i cristalli che ricoprono cinque delle sei teche, contenenti le ceneri provenienti dai Lager nazisti.
Un gesto inqualificabile, che sarebbe riduttivo definire vandalismo. Lo spregio, che si è voluto dimostrare profanando le ceneri di chi si è sacrificato per ridare libertà agli italiani, è inaccettabile.
Questa figura ha un doppio significato: da un lato l’espressione massima dello sfruttamento dell’uomo nel Lager, dalla testa ai piedi investito dal lavoro disumano e sovraumano che ne determina un rapido decadimento fisico e poi la morte; dall’altro i sassi al posto della testa rappresentano il massimo della spersonalizzazione, della dignità di un uomo: il deportato non doveva pensare, ragionare, ma eseguire solo ordini.
Alla base del monumento sono posti due grandi catini contenenti sassi provenienti dalle cave di pietra di Gusen e di Mauthausen e sei teche con le ceneri e le terre dei Lager di Gusen, Mauthausen, Dachau, Auschwitz, Ravensbrueck e Hartheim, dove furono deportati i nostri lavoratori.
Intorno alla stele sono stati collocati 30 masselli di porfido, disposti a semicerchio, su cui sono stati incisi i 563 nomi dei deportati deceduti e sopravvissuti.
Finalmente Ingrid è tornata
Avevo espresso in Consiglio di Zona, lo scorso dicembre, un ordine del giorno che era un appello affinchè il Comune di Milano si facesse interprete attivo della richiesta di liberare Ingrid, aderendo alla mobilitazione nazionale promossa in primis dal Comune di Roma per richiedere il rilascio di Ingrid. Il Presidente de Consiglio Comunale aveva accolto le diverse istanze per aderire alla manifestazione nazionale dei Comuni e degli Enti Locali per appellarsi alle autorità diplomatiche affinchè si aviassero le trattative per la liberazione di Ingrid e della sua collaboratrice, come di tante altre e di tanti altri ostaggi in mano della guerriglia delle FARC. Ingrid è libera e questo è un primo passo verso un cambiamento in Colombia, che non utilizzi la forza militare, come spesso invita a fare il presidente Uribe, ma che con la forza del dialogo e degli accordi possa neutralizzare un esasperante vortice di violenza destabilizzante, come sostenuto dal presidente venezuelano Chavez. Ingrid è libera: questo è un segno che la pace è possibile, che è possibile un futuro nuovo e di rinascita per la Colombia.
Consiglio di Zona 4 Milano