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Mercoledì, 3 Maggio, 2006 - 23:55

Assessorato per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie

UNA CITTÀ AMICA DEI BAMBINI
È UNA CITTÀ CHE GUARDA E INVESTE SUL FUTURO

Una azione diffusa di riqualificazione di Milano non può non misurarsi con i diritti dei bambini e dei ragazzi. Non esistono diritti di cittadinanza dei bambini che non comprendano quelli degli anziani, così come non esistono questi diritti contrapposti a quelli delle donne.
Anzi ponendo tra le priorità la questione dell’essere bambini e ragazzi a Milano si può introdurre un vero e proprio “parametro bambino” per misurare l’accessibilità alla città,  ai servizi, per valutare la qualità non solo di questi ultimi, ma della vita stessa di tutti suoi cittadini.
Una città amica dei bambini è una città che guarda e investe sul futuro, in grado quindi di creare le condizioni ambientali, sociali ed anche economiche che, nella libertà di ogni donna e di ogni uomo, rendono facilmente praticabile il desiderio di avere dei figli e di fare famiglia.
I cambiamenti avvenuti nella vita dei bambini e dei ragazzi, nella famiglia, nell’economia, nel mercato del lavoro pongono dei problemi nuovi e la famiglia o meglio l’essere genitori, richiede una comunità attenta e una amministrazione in grado di intervenire affiancando in modo continuativo i genitori nella promozione del benessere e non intervenire solo quando la famiglia è in crisi o è inadeguata.
Un famoso detto africano ci insegna che “per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”.
Questa è l’idea forte alla base di questa proposta, questo è quel “nuovo welfare locale e comunitario” che da più parti viene auspicato.
Partire dal soggetto “bambini” e dai loro diritti vuol dire quindi coinvolgere sia chi nella società civile si occupa delle questioni che riguardano i bambini (l’educazione, la cura, la salute, lo sviluppo, la mobilità, il verde, …), che, come ci indica la Convenzione Internazionale per i Diritti dell’infanzia, legge del nostro Stato, coinvolgendo direttamente i bambini stessi.
E’ necessario partire dai bambini e dalle loro famiglie perché questa soggettività pone delle questioni che facilita la sperimentazione e la pratica di un sistema formativo integrato (scuola-famiglia-associazionismo/non profit-ente locale).
Occorre sviluppare un nuovo welfare di comunità, nel quale le famiglie, i servizi, le scuole, le parrocchie, le organizzazioni di terzo settore possano promuovere nei quartieri Educazione e Partecipazione con i bambini, i ragazzi e i giovani. Solo aiutando i servizi decentrati e le formazioni sociali a connettersi e a sostenersi a vicenda sarà possibile ascoltare gli abitanti (e i bambini) e con loro progettare e realizzare interventi per la qualità della vita. Un welfare di comunità non può che svilupparsi nei quartieri e far crescere vicinanza, autoaiuto e coesione sociale.
Attualmente c’è una incomprensibile frammentazione dell’intervento sulla popolazione cittadina di età compresa tra 0-18 che non risponde alle esigenze reali della città, dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie. L’assenza di un vero coordinamento politico/progettuale crea addirittura, su alcuni interventi, una concorrenza interna tra i servizi e le proposte, con doppioni e sovrapposizioni.
Occorre un progetto strategico complessivo che, riqualificando i servizi erogati ai bambini, ai ragazzi alle loro famiglie, ridisegni una città amica di tutti.
PER MEGLIO SVOLGERE QUESTO PROGRAMMA  PROPONIAMO LA COSTITUZIONE DI UN UNICO INTERLOCUTORE: L`ASSESSORATO  PER I BAMBINI, I RAGAZZI E LE LORO FAMIGLIE .

Allegato Descrizione
UNACITTÀ AMICA DEI BAMBINI.pdf
48.89 KB

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