.: Aggiungi un commento
Sabato, 30 Maggio, 2009 - 18:08

Non sono i soldati la risposta al traffico di droga sulla Darsena

Il Vicesindaco Decorato ha deciso di mandare i soldati ai Navigli, nella Darsena e nelle zone adiacenti, per reprimere il fenomeno diffuso dello spaccio di droga che nelle ore notturne avviene in quel quartiere. Di un fatto si è accorto, seppure persegua la stessa condotta amministrativa della risposta dal pugno di ferro e autoritaria, il vicesindaco: il fenomeno del commercio di sostanze stupefacenti si sposta all'interno della città dei quartieri della Movida. Prima era in Corso Como, poi in Corso Garibaldi, ora è in Darsena, alle Colonne di San Lorenzo. Forse, on. Decorato, queste conseguenze che si ripetono diffusamente e costantemente fanno presagire che il metodo adottato, il concetto dei divieti, delle transenne e della presenza di camionette di militari non è efficace. Si spera che un cambiamento delle risposte a questo problema avvenga, dato che si impone come necessario. I pusher sono presenti nella zona dei Navigli: Via Gola, strada che si trova all'interno della grande via che costeggia il Naviglio, ha visto diversi fermi e arresti di mercanti della droga. La militarizzazione della zona, di una nuova zona, non è certamente una giusta ipotesi, soprattutto se si considera che non è comprensibile il limite e la differenza che intercorre tra le competenze della Polizia, della Polizia Municipale, spesso impiegata in azioni che spetterebbero alla pubblica sicurezza con effetti piuttosto preoccupanti, e dell'esercito. Mi viene da rivolgere una domanda: quali dovrebbero essere le competenze e la potestà di attività che verrebbero affidate ai soldati in tali condizioni e circostanze? Lo stesso testo di legge riguardante il pacchetto sicurezza è incomprensibile in merito e spesso poco preciso tanto da renderne elastica l'interpretazione in base al maggior grado di "sicuritarismo" del singolo sindaco, a cui vengono attribuite competenze e funzioni spesso simili e sovrapponibili a quelle affidate al prefetto e alla questura secondo ordinamento.

La risposta dovrebbe, tengo sempre a sottolinearlo ed è da tempo che lo ribadisco, essere di un altro calibro: maggiore opportunità aggregativa di cotnenuto culturale, senza lasciare la gestione delle sere del divertimento a commercianti che, facendo il loro lavoro, propendono per offerte di tipo solamente commerciale, di vendita di bevande, di svago senza finalità. 

Rilancio una proposta che avevo già fatto su queste pagine: perchè non rendiamno le associazioni del territorio, i consigli circoscrizionali e soprattutto i giovani protagonisti della gestione delle serate delle zone e dei quartieri interessati dal fenomeno, normale nel resto d'Europa, della Movida? Ma mi viene anche la volontà di formulare una nuova domanda all'amministrazione: quali progetti di riqualificazione ci sono in queste zone? Quali prospettive di intervento di natura urbanistica e sociale esistono? Non è possibile pensare di garantire offerte culturali che arricchiscano il territorio e che diano un'opportunità di aggregazione e di incontro che tenderà sicuramente a emarginare e a definrie un argine deterrente rispetto fenomeni devianti e di forte illegalità? La solitudine si crea anche in spazi dove la pesenza folta di persone delinea e disegna non luoghi e questo è il clima che accresce occasioni di azioni criminali e illecite. I non luoghi sono realtà prive di contenuto e di sostanza culturale, come potrebbero essere gli spazi antistanti ai numerosi locali adibiti esclusivamente a un'offerta commerciale.  Occorre rendere questa città europea anche in un'accezione sociale, culturale, politica.

 

Alessandro Rizzo

Candidato al Consiglio Provinciale 

Un'Altra Provincia - Massimo Gatti Presidente

Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo LA SINISTRA

Consiglio di Zona 4 Milano

Rispondi

Non sei autorizzato a inviare commenti.