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Venerdì, 17 Ottobre, 2008 - 15:19

Una battaglia unita contro la controriforma Gelmini

La manifestazione contro la controriforma Gelimini, scusate la cacofonia, ma è così che si deve chiamare un progetto di demolizione della scuola pubblica, della formazione, della conoscenza universale, dell'accesso ai saperi, è andata bene, molto bene, oggi a Milano, davanti al Provvidetorato degli Studi. Studentesse e studenti, genitori, docenti, insegnanti si sono trovati uniti su un unico obiettivo: dire no e opporsi a chi vuole fare della scuola la realizzazione del classismo esclusivo e non luogo di confronto, crescita comune e di responsabilizzazione civica e sociale.

Dico questo perchè il disegno di legge varato dal Governo e imposto a colpi di "votazioni di fiducia" in Parlamento sotto forma di decreto, svuotando di contenuto potestativo le Camere, vuole demolire l'istruzione primaria, considerata "fiore all'occhiello" nelle esperienze formative europee, ma vuole anche determinare tagli, e non risparmi come intendono alcuni esponenti del governo, minimizzandone la portata drammatica, al fondo per il sostegno delle politiche didattiche della scuola pubblica. Il tempo pieno sarà declassato a puro doposcuola, senza contenuto formativo, sperimentale, occasione spesso di arricchimento civico, sociale e didattico per le ragazze e i ragazzi. Il grembiule imposto, Dolce e Gabbana saranno i beneficiari di un appalto già in atto tra Ministero e ditta di moda, determina una pura manifestazione superficiale e propagandistica che non risolve la questione centrale dell'abbandono scolastico e del dilagare di situazioni di disagio psicosociale molto forti all'interno delle mura scolastiche. Infine il voto in condotta: quale ratio e quale giustificazione si può addurre a un semplice numero che dovrebbe decreater quanto tu sia disciplinato, se non si compnrende bene che cosa si intenda con il termine disciplina, spesso parola abusata e poco indagata, fortemente soggetta all'arbitrio libero interpretativo. E' considerabile "irrequieto e indisciplinato" chi esprime le proprie creatività e la propria vivacità tramite forme non omologanti al clima di normalizzazione nella crescita prima dell'infanzia? Ricordiamo la Moratti Ministra, ossia il suo invito a fare prendere alle bambine e ai bambini, erano già pronti protocolli di intesa con ditte farmaceutiche, tranquillanti e medicine che assopivano ogni manifestazione estrosa, spesso base e fondamento per una crescita completa e armoniosa, non frustrata e umiliata, magari etorodiretta, fonte di futuri disagi psicoattitudinali, della bambina e del bambino. Ma pensiamo, infine, al disastro economico, sociale e didattico formativo che potrebbe derivare dall'imposizione del maestro unico. Giustamente l'ex Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, parlava di un ritorno alla scuola anni 50, ossia quella scuola di una società che da rurale doveva affrontare i problemi derivanti dall'estrema diffusione dell'analfabetismo presenti nel dopoguerra. Oggi la necessità consiste, in una società multietnica e multidisciplinare, garantire alla bambina e al bambino uno spettro completo e poliedrico di opzioni formative, facendo leva sulla curiosità e sulla crescita delle proprie potenzialità umane: questo ambito complesso di operatività didattica può essere affrontata solamente da un organico più strutturato e strutturale di insegnanti.

Ma che dire, infine, dei tagli agli istituti presenti nei piccoli paesi? Il dettato della Costituzione parla di accessi, anche in termini logisitici, universali al sapere e alla conoscenza, garantendo a tutte e a tutti il raggiungimento del massimo livello di istruzione. Così non sembrerebbe se si deve obbligare bambine e bambini di piccoli paesi a dover spostarsi per chilometri e chilometri nel paese vicino più consistente per popolazione residente: un disagio sociale, economico e culturale inaccettabile. 

Eravamo in molte e in molti: ma soprattutto la battaglia sociale che si è palesata stamattina a Milano ha avuto come fondo comune quello della ricerca elevata di unità d'azione, senza creare conflittualità interne, come qualcuno adirebbe dal governo. Ossia non è plausibile cadere in chi vuole dividere per imporre un disegno di legge devastante e destabilizzante la scuola pubblica. I più ricchi potranno andare alle università, i più poveri, la moltitudine, dovranno accedere solamente a canali professionalizzanti precoci. Ma ricordiamo la già famigerata controriforma Moratti con la canalizzazione precoce cosa ha arrecato, se non il fatto che a 11 anni a decidere quale futuro didattico e formativo destinare al proprio figlio saranno le condizioni economiche del nucleo familiare: insomma se tu sei figlio di avvocati potrai pensare di proseguire a lungo, se sei figlio di operaio precario magari dovrai importi un ciclo più ridotto, diventando poco qualificato nell'immissione nel mondo del lavoro.

Infine non possiamo dimenticare i tagli avutisi per gli insegnanti di sostegno didattico, per i mediatori linguistici, aberrante è chi, oggi, la Gelmini, sostiene la separazione tra scuole per italiani e scuole per stranieri, i tagli che penalizzano gli insegnanti che accudiscono e facilitano l'ingresso dei disabili nelle strutture. 

E' una mannaia che si abbatte sulla scuola pubblica, il decreto Gelmini: occorre manifestare trasversalmente, perchè di questo si tratta, il dissenso, l'opposizione inflessibile, la proposta di una scuola che si rifaccia i adettati costituzionali di qualità e di crescita civile universale, con una battaglia condivisa, che unisca, ripeto, come in Francia, non divida insegnanti da alunni, alunni da genitori. Stamattina questo è sembrato possibile fare. 

Un caro saluto

Alessandro Rizzo

 

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