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Mercoledì, 6 Giugno, 2007 - 11:35

Milano culturale? Vedo solo oscurantismo

 
Il 21° Festival Internazionale di Cinema GayLesbico e Queer Culture, che ha aperto i sipari lo scorso al Teatro Strehler, rischia di non essere patrocinato dal Comune di Milano. E' un fatto. La Giunta del Comune di Milano, nella sua ultima riunione, non ha deciso di deliberare il patrocinio e il contributo a un evento di cultura di dimensione mondiale, rilevante e di forte attrattiva a livello sperimentale e artistico. "Un ritorno all'oscurantismo" giustamente osserva l'Assessora alla cultura della Provincia di Milano, Daniela Benelli.
Il caso è scoppiato come un fulmine a ciel sereno: sembrava scontata la scelta, quasi imprescindibile, scontata. Ma qualcuno ha posto il proprio veto. Da questo avvenimento politico è nata un’indiscutibile rottura nella compagine della maggioranza di centrodestra: da una parte l’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi prosegue sulla strada di concedere il finanziamento alla manifestazione. Mentre l’assessore al tempo libero, Giovanni Terzi, propone anche per il suo assessorato la disponibilità a sostenere l’appuntamento, anche se nicchia. Dall’altra parte Masseroli, che si trincera dietro a schermi ideologici e confessionali ponendo il proprio veto alla concessione di patrocinio e del contributo.
In tutta questa bagarre il Festival è iniziato con il sostegno della Provincia, mentre il grande assente rimane ancora il Comune di Milano. E’ chiaro che, qualora la giunta Moratti decidesse per gentil concessione di investire nell’iniziativa, il contributo arriverebbe dopo la realizzazione e la concretizzazione del festival, che chiude i battenti il prossimo giovedì 7 giugno. Come dire: la frittata comunque è fatta.
E’ realmente amaro essere spettatori di questa situazione: ma è ancora più amaro considerare come la città di Milano si sia immersa in un’ondata di provincialismo e di confessionalismo. Un rigurgito tale che chiaramente sarà e rimarrà indelebile per la città, che da sempre si è distinta per innovazione, modernità, apertura, tolleranza e grande carattere universale per la proposta culturale che ha sempre presentato, dominando spesso la scena internazionale.
Sarebbe realmente grave se la città non considerasse questo evento come degno di patrocinio e di contributo: ma anche una vergogna colossale. Non vorrei che si aprisse una falda tale che potrebbe anticipare una soggezione e una subalternità della cultura rispetto a questioni di natura pregiudiziale e prefigurativa, tale da ingabbiare un’esigenza incommensurabile di togliere ogni briglia all’insanabile e insaziabile esigenza di manifestazione del proprio pensiero tramite l’arte.
Questo atteggiamento assume valenza maggiormente grave se si considera che in un futuro prossimo l’ideologia potrebbe creare la divulgazione di fenomeni di “preconcetto” oscurantista funzionali a “escludere” le diversità che hanno il diritto assoluto di esprimersi liberamente, in modo emancipato. E che cosa se non l’arte può facilitare ed essere fungibile a questo obiettivo, che si aggiunge al bisogno di conoscere una realtà sociale che esiste e che costituisce la nostra società, la nostra collettività plurale, dove l’orientamento sessuale deve essere visto nell’ottica dell’autodeterminazione personale ed individuale.
Milano era assente in diverse altre occasioni e circostanze culturali. Ricordo un convegno sul ruolo della cultura a Milano e su forme e procedure utili a una sua affermazione e promozione, che si è tenuto alla Triennale, dove è allestita la mostra “ViviMi”, ossia la multimedialità nella conoscenza del territorio urbano e nell’analisi dei temi che riguardano la nostra città metropolitana, del suo futuro prossimo, in una visione di progettualità progressiva per un proprio sviluppo sostenibile, sia a livello sociale, sia a livello culturale e civico.
Al dibattito hanno partecipato attive figure del mondo della produzione, della diffusione e della realizzazione dell’arte, in ogni sua forma, dando palese dimostrazione che solo una rete funzionale a un percorso continuativo di confronto potrebbe rilanciare un impegno congiunto e virtuoso delle istituzioni e degli enti locali impegnati a sostenere la “liberazione della cultura”.
Era presente l’Assessora alla Cultura della Provincia di Milano, Daniela Benelli, ma mancava Sgarbi. Era un importante momento da cui scaturiranno eventi e iniziative utili a creare sinergie funzionali a dare vita a circuiti di eccellenza su temi diversi con il rilievo della dimensione culturale e artistica, di avanguardia e di sperimentalismo. Come succede per il Feestival Internazionale di Musica, MiTo, alla sua prima edizione, appuntamento chiaramente importante e su cui i vari riflettori del mondo artistico italiano e internazionale punteranno i loro riflettori, in base anche alla cospicua caratura culturale che assumerà, richiamando figure di rilievo e di interesse universale. Questa è la strada che deve essere percorsa e che si conferma in altri contesti geografici e sociali del nostro Paese. Vogliamo che questa iniziativa sia un evento estemporaneo o che diventi una prassi atta a creare le condizioni prefigurative di una rete sia in senso “orizzontale”, che metta in collegamento produttori e creatori dell’arte, sia in senso verticale, ossia assessorati di enti di diverso grado e genere in comune per sostenere e favorire questo imprescindibile incontro. Ma precipitare nell’oscurantismo e nel provincialismo della chiusura e della sutura ideologica, come verificatosi nell’occasione della concessione del patrocinio e del contributo comunali al 21° Festival Internazionale GayLesbico e di Queer Culture, rischia di interrompere ogni panorama di crescita collettiva e senza frontiere, come la cultura e l’arte richiedono da sempre. Senza steccati e precondizioni.
 
Alessandro Rizzo

Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano 

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