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Giovedì, 29 Giugno, 2006 - 09:54

APPELLO: Fuori le Atomiche dall' Italia....

               .................... Fuori le atomiche dalla storia

Il prossimo 7 luglio, si terra' a Pordenone la prima udienza dell'azione civile intentata da cinque pacifisti contro il governo USA, con la richiesta di rimozione delle 50 atomiche presenti nella base Usaf di Aviano. E' una causa storica: per la prima volta, un giudice viene chiamato a decidere sulla legittimita' della presenza di atomiche sul territorio italiano.

Noi riteniamo che quelle atomiche costituiscano una flagrante violazione del Trattato di Non Proliferazione (NPT), che la loro presenza non abbia alcunche' di deterrente o difensivo, che siano pericolose ed immorali, che compromettano pesantemente la convivenza pacifica tra i popoli.

Mantenere lì quelle atomiche e' anche un vero e proprio tradimento: si preferisce accodarsi alla volonta' di un governo straniero piuttosto che rispettare la volonta' dei propri cittadini.

Scriveva Günther Anders, quasi cinquant'anni fa, a proposito della pretesa di politici e militari a decidere nel campo dei problemi atomici senza coinvolgere la popolazione, invitata a non immischiarsi:
"Se la parola 'democrazia' ha un senso, e' proprio quello che abbiamo il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la 'res publica', che vanno, cioe', al di la' della nostra competenza professionale e non ci riguardano come professionisti, ma come cittadini o come uomini. E non si puo' dire che cosi' facendo ci 'immischiamo' di nulla, poiche' come cittadini e come uomini siamo 'immischiati' da sempre, perche' anche noi siamo la 'res publica'. E un problema piu' 'pubblico' dell'attuale decisione sulla nostra sopravvivenza non c'e' mai stato e non ci sara' mai."

Ecco, noi abbiamo deciso di immischiarci: la questione nucleare e' troppo importante per lasciarla in mano ai generali.

Per questo abbiamo costituito, in appoggio a questa azione legale,  il Comitato 'Via le Bombe' e chiediamo a tutti di aderirvi. Il comitato interverra' nella causa a nome di tutti i suoi aderenti e quanti piu' saremo, tanto maggiore sara' l'impatto di questa azione legale: immaginate quale effetto dirompente potrebbero avere centinaia, migliaia, e – perche' no – milioni di persone che chiedono il rispetto della legalita' internazionale, che esigono di essere trattati come cittadini e non come ostaggio o bersaglio delle partite a Risiko planetario tra i signori della guerra.

Cosi' come, quattro anni fa, pochi ragazzi si misero in testa di far sventolare la bandiera della pace da ogni balcone e nel giro di qualche mese pochi fiocchi divennero valanga, cosi' anche oggi tanti piccoli gesti, ciascuno il segno di un impegno personale e collettivo, possono innescare una reazione a catena di proporzioni inimmaginabili.

Tocca a noi scegliere, cos'e' che vogliamo veder deflagrare: un'esplosione di pace o gli arsenali nucleari.

La sottoscrizione dell'appello può essere inviata a: adesioni@vialebombe.org
L'adesione al Comitato e altre informazioni nel sito: www.vialebombe.org
 

Giovedì, 29 Giugno, 2006 - 09:48

ALLARME ATOMICO, METTIAMOCI INSIEME

ALEX ZANOTELLI: ALLARME ATOMICO, METTIAMOCI INSIEME

Oggi scade l'ultimatum dell'Onu all'Iran. E' un momento grave per l'umanità che potrebbe portarci ad una guerra atomica. Siamo alla vigilia di un'altra guerra preventiva con l'aggravante dell'uso di armi nucleari? I tamburi di guerra continuano a rullare: Bush, Condoleeza Rice, Blair... non perdono occasione per ripetere il loro messaggio di morte. Sono tanti gli esperti che sottolineano la gravità della situazione in campo atomico. Per citarne uno, il fisico di Firenze Angelo Baracca, afferma che mai come oggi il mondo e' stato così vicino ad una guerra nucleare, neanche durante la guerra fredda. Il dramma e' che oggi abbiamo così tante bombe atomiche da far saltare il mondo quattro volte per aria. Esse hanno una potenza pari a duecentomila volte la bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945.

Ecco il Peccato del mondo oggi: l'Uomo può distruggere nel giro di un pomeriggio quello che Dio ha costruito in quattro miliardi e duecento milioni di anni. L'uomo, le chiese, le religioni, si trovano davanti ad una scelta di vita o di morte. "Le bombe nucleari sono un peccato" aveva detto l'arcivescovo di Seattle mons. Hunthausen, "nella società moderna, la base della violenza e' data dalla nostra intenzione di utilizzare l'arma nucleare. Una volta accettato questo, qualsiasi altro male è al confronto un male minore. Fin quando non ci poniamo di fronte al problema del nostro consenso all'utilizzo delle armi nucleari, ogni speranza di miglioramento generalizzato della moralità pubblica e' condannata al fallimento". Davanti ad un tale dramma e una così colossale crisi, mi sorprende il vedere la nostra inerzia e le nostre divisioni. Com’è possibile che gloriosi movimenti e associazioni come il Mir, "Azione nonviolenta", la Lega per il disarmo unilaterale, Pax Christi, Beati i costruttori di pace, Assopace, l'Unione scienziati per il disarmo, il Movimento nonviolento, la Campagna osm-dpn, il Cipax... non riescano a trovarsi insieme in chiave nazionale per dire una parola forte in questo momento storico? Come mai uomini e donne di grande spessore morale e culturale che lavorano sulla pace e sulla nonviolenza, come Alberto L'Abate, Tonino Drago, Giuliana Martirani, Rocco Altieri, Alfonso Navarra, Lorenzo Porta, Domenico Gallo, Nanni Salio, Mao Valpiana, Giuliano Pontara, don Albino Bizzotto, Angelo Baracca, Enrico Peyretti, Rodolfo Venditti (per citarne solo alcuni), non riescano a darsi un appuntamento nazionale per dire insieme una parola forte: una presa di posizione sulla bomba? Questo sforzo potrebbe essere sostenuto in primo luogo dalla rete Lilliput, insieme con ControlArms, Greenpeace, Peacelink, con il Coordinamento comasco per la pace ed altre organizzazioni e reti che da tempo sono impegnate su questi temi.

Un incontro di questo genere sarebbe un grande segno di unità e di coraggio in questo momento così drammatico per l'umanità. Queste personalità, in rappresentanza di tutti i gruppi e le associazioni che lavorano per la pace in Italia, potrebbero poi elaborare alcuni appelli, uno rivolto al papa, e un altro alla Conferenza Episcopale Italiana, chiedendo che la bomba venga dichiarata peccato, e la guerra atomica tabù. Un terzo appello potrebbe essere rivolto al formando governo Prodi perché ritiri immediatamente le truppe dall'Iraq e rifiuti risolutamente l'ipotesi di un'altra guerra preventiva contro l'Iran e metta al bando quel centinaio di bombe atomiche attualmente presenti in Italia.

Tutte le associazioni e i gruppi che lavorano per la pace insieme alle personalità che li animano potrebbero indire un altro grande incontro pubblico, ad esempio all'Arena di Verona (recuperando così la grande tradizione dei Beati i costruttori di pace), ove pubblicamente e in tanti grideremmo il nostro no alla bomba e alla guerra atomica.

Non perdiamo questo kairos della storia.

Mercoledì, 28 Giugno, 2006 - 11:59

PARTITO UMANISTA aderisce alla campagna OSM-DPN

PRENDI COSCIENZA!

CONOSCI E ADERISCI ALLA CAMPAGNA OSM-DPN 2006,

 

E' uno strumento politico, democratico e legittimo per il cambiamento. Attualmente raccoglie circa 1300 aderenti, viene organizzata dal 1982, ed è l'espressione di un inequivocabile e non contrattabile NO alle attuali politiche di guerra e di un chiaro SI alla Pace.

 
Obiettare alle spese militari può dare ulteriore impulso e concretizzare la prospettiva della DPN:
 
ogni cittadino/a maggiorenne, con o senza reddito, in ogni momento dell'anno,
può dichiararsi obiettore/obiettrice alle spese militari
 
 
 e attestando la propria scelta con un VERSAMENTO PER LA PACE E PER LA DPN.
 
 SE NON VUOI….
  • la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti tra i popoli (art. 11 della Costituzione Italiana), che oggi viene teorizzata e praticata come “guerra preventiva” e che produce quotidianamente centinaia di morti in oltre 30 guerre dimenticate; si calcola che la sola guerra in Irak abbia provocato in due anni tra le 50/80.000 vittime civili e che nel mondo ci sia un morto al minuto provocato dalle cosiddette “armi leggere” (circa 500.000 all’anno!);

  • la ricerca, la produzione, il commercio e l’accumulo di armi hanno raggiunto i 40 miliardi di dollari all’anno mentre più di un miliardo di persone vivono con meno di un dollaro al giorno e 800 milioni soffrono cronicamente di fame;

  • il continuo aumento dei bilanci militari che hanno raggiunto 1.000 miliardi di dollari nel mondo e che in Italia, nel 2006, sfiorerà i 25 miliardi di dollari per coprire le spese del Nuovo Modello di Difesa e per pagare militari professionisti, veri e propri mercenari della guerra da impiegare al di fuori dei confini nazionali nelle cosiddette “missioni militari di pace” il cui vero obiettivo è tutelare e rafforzare gli interessi economici dominanti;

  • lo scandaloso divario tra Nord e Sud del mondo, che il Nord continua ad alimentare con la sua supremazia culturale, scientifica ed economica e con lo strapotere militare, contraddicendo gli impegni formalmente assunti , tra i quali gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sottoscritti nel 2000 da tutti i 189 membri ONU (eliminare la povertà estrema, la fame e la disparità tra i sessi, combattere il degrado ambientale, assicurare a tutti l’accesso all’educazione, alle cure sanitarie e all’acqua entro il 2015);

SE VUOI....

  • CONTRIBUIRE ALL’APPROVAZIONE DI UNA LEGGE DI OPZIONE FISCALE che, in sede di dichiarazione dei redditi, consenta a tutti/e i/le cittadini/e obiettori/trici alle spese militari e alla guerra di finanziare la Difesa Popolare Nonviolenta

  • UNA PROGRESSIVA RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI

Campagna OSM-DPN

Attraverso la riforma della legge sull’obiezione di coscienza e la creazione di prime istituzioni alternative alla difesa militare, si sta aprendo una prospettiva nuova: quella della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) che già oggi può contare su:

  • approfonditi studi e ricerche di alto valore scientifico, condotti – tra gli altri – da Theodor Ebert, Gene Sharp, Johan Galtung, Jean Marie Muller, Simone Weil, Berta Von Setter, Rigoberta Menciù, Barbara Deming, Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo, Vandana Shiva, Starhawh, Tiziana Plebani e Lidia Menapace

  • comprovate esperienze storiche, da quelle di Gandhi in India, ai numerosi casi di resistenza nonviolenta contro l’occupazione nazifascista, al processo di disgregazione del blocco sovietico che ha visto interi popoli affrancarsi dalla dittatura senza ricorrere alle armi

  • numerose iniziative non armate in zone di guerra condotte da formazioni come le PBI (Peace Brigades International), i Volontari di Pace in Medio Oriente, i Caschi Bianchi, i Berretti Bianchi e le successive edizioni delle Marce nella ex Jugoslavia organizzate dai Beati i Costruttori di Pace, volte alla prevenzione, all’interposizione e alla riconciliazione tra le parti coinvolte nei conflitti

In Italia, in particolare, la DPN ha già importanti basi giuridiche:

  • la sentenza della Corte Costituzionale 164/85 che equiparò difesa armata e difesa non armata, ai fini di adempiere l’obbligo di difesa della patria (art.52);

  • la Legge 230/98 che riformando il servizio civile ne riconobbe il carattere “alternativo” (e non più solo sostitutivo) al servizio militare, introdusse l’obiezione di coscienza come diritto (e non più concessione), la possibilità di svolgimento del servizio civile all’estero e definì, tra i compiti dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC) la predisposizione di forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta

  • 3 successivi ordini del giorno, collegati alla Legge 230/98 e approvati il 14.04.’98, che impegnavano l’allora governo Prodi in materia di formazione alla difesa nonviolenta, di riconoscimento del diritto all’opzione fiscale e di formazione di un contingente di Caschi Bianchi

  • la Legge 64/2001 istitutiva del servizio civile nazionale che viene definito espressamente “finalizzato a concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari” e che prevede (art.9) la possibilità di svolgere servizio civile all’estero “in strutture per interventi di pacificazione e cooperazione fra i popoli”

  • il D.P.C.M. 18.02.2004 che ha disposto l’insediamento del Comitato di Consulenza per la difesa civile non armata e nonviolenta presso l’UNSC, con una propria dotazione finanziaria (oggi pari a 211mila euro), con funzioni di ricerca, formazione e informazione sulla DPN

  • la sentenza della Corte Costituzionale 228/2004 del 16.07.2004 secondo cui anche il nuovo Servizio Civile Volontario è parte integrante del dovere di difesa della patria (art.52)

 

Per tutte le informazioni utili consulta il sito della Campagna: www.osmdpn.it

Mercoledì, 28 Giugno, 2006 - 10:32

BUONE VACANZE a tutti voi....

    Ciao amici, 
abbiamo cominciato l'attività del Consiglio di Zona, anche se non siamo ancora entrati nel merito di nessuna questione, ma abbiamo solo eletto il Presidente, ovvero Giovanni Ferrari.
Ora tutto si sta pian piano organizzando e sta prendendo il via.
Noi quindi avremo da lavorare ancora un pò, ma so che molti stanno già partendo per godersi le vacanze....visto anche il gran caldo!
A tal proposito desidero                                 
augurare a tutti buone vacanze, con l’impegno di ritrovarci 
presto per collaborare insieme attivamente e fattivamente per la nostra zona  5.

A tutti  BUONE VACANZE !!!

Ciao CRISTINA

Martedì, 27 Giugno, 2006 - 13:28

PERICOLO SCAMPATO.....PER ORA!!!

La schiacciante vittoria dei NO al referendum costituzionale
allontana il rischio di una grave svolta autoritaria nel nostro paese, ma non lo scongiura del tutto.

Il giudizio popolare ha cancellato la riforma voluta da un centro-destra arrogante,  votato a imporre una svolta autoritaria nel nostro paese e a ridurre anche quel poco di democrazia formale che la Costituzione aveva finora garantito.
Il NO ha vinto nonostante la debolezza della campagna condotta dal centro-sinistra, una campagna che raramente ha  messo in luce il pericolo che la riforma costituiva mentre, viceversa, il governo esprimeva apertamente la propria disponibilità a trovare un accordo con l’opposizione per elaborare una nuova modifica della carta costituzionale che andasse incontro alle istanze liberticide della destra.
È allarmante soprattutto la disponibilità di Prodi a ridurre il numero del parlamentari. Questa riduzione, presentata al paese come una misura utile a rendere più agili le istituzioni e a contenere la spesa pubblica, non farebbe che indebolire ulteriormente il principio di rappresentatività e la responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori. Inoltre, la diminuzione del numero dei parlamentari renderebbe necessario un numero di voti maggiore per l’elezione di ogni deputato e senatore, il che costituirebbe un ulteriore sbarramento alle forze politiche che non volessero entrare a far parte dei due grandi schieramenti.
Ci auguriamo che l’alta percentuale di NO riesca a dissuadere Prodi dal mettere nuovamente mano alla Costituzione; ma il rischio resta alto e occorrerà che le forze genuinamente progressiste di questo paese sappiano mobilitarsi con decisione qualora la voglia di autoritarismo e la tendenza a rafforzare la polarizzazione delle forze politiche in due grandi blocchi, tagliando fuori le formazioni alternative, tornasse a prendere vigore.
Ufficio Stampa
Partito Umanista

Sabato, 24 Giugno, 2006 - 08:37

LA COSTITUZIONE ITALIANA SALVIAMOLA


 

"L’art.34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche  se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere  i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi!  Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una  Repubblica democratica fondata sul lavoro corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è  questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare  neanche democratica. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in  cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere.  Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!

 

E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato. Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce,  con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di  fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato, un punto fermo. E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria,  perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.

Però vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità; per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani, un po’ una malattia dei giovani. La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica. E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini  dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio “ ma siamo in pericolo?” e questo dice “secondo me, se continua  questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda.” Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice:  “Beppe, Beppe, Beppe”,….“che c’è!” … “Se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice ”che me ne importa, non è mica mio!” Questo è l’ indifferentismo alla politica.

E’ così bello e così comodo. La libertà c’è, si vive in regime di libertà, ci sono  altre cose da fare che interessarsi di politica. E lo so anch’io. Il mondo è così bello. E vero! Ci sono tante belle cose da vedere, da godere oltre che ad occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però, la libertà  è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai.  E vi auguro, di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno, che sulla libertà bisogna vigilare,vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.

La Costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana,  della sorte comune, che se va affondo,  va affondo per tutti questo bastimento. E’ la Carta della propria libertà. La  Carta per ciascuno di noi della propria dignità d’uomo. Io mi ricordo le prime elezioni, dopo la caduta del fascismo, il 6 giugno del 1946; questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto delle libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare, dopo un periodo di orrori, di caos: la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi, andò a votare. Io ricordo, io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui. Queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni. Disciplinata e lieta. Perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare, questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, della nostra patria, della nostra terra; disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese. Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù,  farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto, questo è uno delle gioie della vita, rendersi conto che ognuno di noi, nel mondo, non è solo! Che siamo in più, che siamo parte di un tutto, tutto nei limiti dell’Italia e nel mondo.

Ora vedete, io ho poco altro da dirvi,  in questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli. E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane.

 

Quando io leggo: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale  o quando leggo nell’articolo 11 “L’Italia  ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie” ma questo è Mazzini!Questa è la voce di Mazzini. O quando  io leggo  nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge” ma questo è Cavour! O quando io leggo nell’articolo 5 ”La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali  ma questo è Cattaneo! O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate “L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi! O quando leggo all’art. 27 “Non è ammessa la pena di morte” ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria!!

 

INTERVENTO DI PIERO CALAMANDREI ALL'UMANITARIA DI MILANO DEL 26 GENNAIO 1955

Mercoledì, 21 Giugno, 2006 - 14:22

Perchè Nacque la Nostra Repubblica

Perchè nacque la nostra Repubblica
Nadia Redoglia
11 giugno 2006
Che «la Costituzione è la legge fondamentale dello stato», lo sanno tutti. Ma cosa vuol dire legge fondamentale dello stato? In parole povere sono le regole della nostra vita, democratica e civile.
Come si arriva alla Costituzione? Be', non è affatto una cosa scontata. Ogni organizzazione statale ha/ha sempre avuto una costituzione, intesa, in senso lato, come insieme di regole che sovrintende al suo funzionamento. Altro è, però, il concetto moderno di Costituzione, che si afferma a seguito del lunghissimo processo storico di transizione dallo stato assoluto allo stato democratico. Ci si accorge gradualmente, e non certo in modo indolore, che conviene dividere l'unico potere statale già concentrato in un unico soggetto (il monarca) in tre sottopoteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, affidati a soggetti diversi. Al contempo la Costituzione assurge al ruolo di presidio della libertà e dei diritti dei cittadini: la suddivisione della Costituzione italiana in due parti (diritti e doveri dei cittadini, ordinamento della Repubblica) non è casuale ma ricalca proprio quest'impostazione. I due aspetti peraltro sono complementari: è evidente che nessuna vera garanzia per la persona può esistere in un sistema in cui un unico soggetto è al contempo legislatore, governatore e giudice.

Fin qui il Montesquieu e i suoi precursori/prosecutori. Brevemente vorrei soffermare l'attenzione anche su altri aspetti e concetti. In particolare su come si arriva alla Costituzione italiana del 1948. Il processo è, come al solito, lungo e travagliato. Distinguiamo anzitutto alcune tipologie di Costituzione che si succedono nel tempo. Generalmente si passa: a) dalle Costituzioni ottriate (octroyées), ossia concesse dal sovrano, a quelle che promanano dalla volontà popolare; b) dalle Costituzioni flessibili, ossia modificabili con il normale procedimento legislativo, a quelle rigide, in cui il procedimento di revisione è 'complicato' da una serie di vincoli, sicché diventa difficile, per il potere, annullare le garanzie e far ciò che gli pare. È proprio per questo che il popolo italiano viene chiamato il 25 e 26 giugno 2006 a pronunciarsi su una revisione costituzionale che ha superato parte di queste difficoltà, ma non tutte. Siamo insomma chiamati a controllare - detto brutalmente - che il potere non abusi di noi...
Questo è il senso del referendum.

Alla citata evoluzione storica fa eccezione proprio la più antica delle Costituzioni moderne, quella degli Stati Uniti d'America, che nasce rigida; non invece lo Statuto che, concesso (ottriato) da Carlo Alberto al Piemonte e poi esteso al Regno d'Italia (4 marzo 1848), era la Costituzione flessibile in vigore fino alla seconda guerra mondiale. Proprio perché flessibile lo Statuto albertino poté essere 'rivoluzionato' dal regime fascista per gli scopi che tutti sappiamo.

Finita la guerra parve decisamente il caso di porre fine a questo stravolgimento, con l'approvazione di una nuova Carta costituzionale rigida, in grado di tutelare durevolmente la libertà di tutti noi. All'approvazione della Costituzione, promulgata il 27 dicembre 1947 e entrata in vigore il 1° gennaio dell'anno successivo, si procedé, come noto, tramite l'elezione di un'assemblea costituente:il 2 giugno 1946, insieme al referendum istituzionale (Il decreto legge luogotenenziale n. 151 del 25 giugno 1944, emanato dal governo Bonomi a pochi giorni di distanza dalla liberazione di Roma, stabiliva che alla fine della guerra sarebbe stata eletta a suffragio universale, diretto e segreto, un' assemblea costituente per scegliere la forma dello stato e dare al paese una nuova costituzione. Successivamente il decreto legislativo luogotenenziale del governo De Gasperi (16 marzo 1946, n. 98) integrava e modificava la normativa precedente, affidando ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello stato mentre il decreto luogotenenziale n. 99 sempre del 16 marzo fissava le norme per la contemporanea effettuazione delle votazioni per il referendum e l'assemblea costituente (decreto legislativo luogotenenziale 10 marzo 1946, n. 74). Monarchia o Repubblica, infatti, il nuovo stato italiano doveva essere dotato di una legge fondamentale che rimpiazzasse quello Statuto ormai violentato e inservibile.

assemblea costituente L'assemblea costituente fu, per la prima volta nella nostra storia, un organismo rappresentativo dell'intera popolazione, donne comprese. Dal 1928 il popolo italiano non era più stato chiamato alle urne e, finalmente, il 2 giugno 1946 si celebrarono le elezioni. Ad ogni italiano, uomo o donna di almeno 21 anni di età, vennero consegnate due schede: una per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il cosiddetto referendum istituzionale, l'altra per l'elezione dei 556 deputati dell'Assemblea Costituente sulla base di un sistema elettorale proporzionale a liste concorrenti e collegi elettorali plurinominali. Esse rappresentarono, nella storia del Paese, le prime elezioni che si svolsero a suffragio universale, maschile e femminile; per la prima volta il diritto di voto venne esteso anche alle donne. Erano ormai lontani i tempi dell'Unità d'Italia in cui le percentuali degli aventi diritto al voto per la Camera dei Deputati si aggiravano attorno al 2% della popolazione; nel 1946 gli aventi diritto al voto rappresentavano il 61,4% degli italiani; bisognava però ancora attendere l'estensione del diritto di voto anche ai diciottenni nel 1975 perché la soglia degli aventi diritto superasse il 70% dell'intera popolazione. Il 9 maggio 1946 l'abdicazione del Re Vittorio Emanuele III a favore del figlio Umberto II fu l'estremo tentativo di presentare al popolo la dinastia dei Savoia con un nuovo volto meno compromesso con il regime fascista; tuttavia gli esiti del referendum istituzionale furono favorevoli alla Repubblica. Circa 12 milioni e settecentomila italiani, contro 10 milioni e settecentomila, decisero che l'Italia doveva trasformarsi da Regno in Repubblica, con un Capo dello Stato elettivo.
La composizione dell'assemblea costituente risultò espressione di tutte le forze politiche che avevano concorso alla Liberazione; particolarmente erano rispecchiate le principali 'anime' del paese:cattolica, socialista,liberale.

Consultando il sito http://www.camera.it/altre_sezionism/1653/6149/5154/album.asp si possono trovare le fotografie, le copie dei documenti e quant'altro correda gli albori della nostra costituzione.
Si potrà anche trovare un piccola chicca: "Segno delle ristrettezze finanziarie dell'epoca, il verbale ufficiale di proclamazione dei risultati venne dattiloscritto su un foglio di carta a quadretti..."
O tempora, o mores!

Nadia Redoglia

Mercoledì, 21 Giugno, 2006 - 14:15

DICIAMO " NO"...al Referendum 25/26 Giugno 2006


Diciamo no al progetto dei razzisti di sbranare questo paese per poter 
cosi'
meglio negare l'eguaglianza di ogni essere umano, per poter cosi'
meglio
sopraffare la differenza di ogni essere umano, per poter cosi' meglio
violare la dignita' di ogni essere umano.
Diciamo no al progetto dei fascisti di asservire il parlamento al capo
del
governo, di sostituire il plebiscitarismo alla democrazia
rappresentativa,
di sostituire il totalitarismo al pluralismo e alla separazione dei
poteri,
di sostituire il culto del capo alle regole dello stato di diritto.
Diciamo no al progetto dei mafiosi di imporre il dominio della forza al
posto della forza delle leggi, di garantire impunita' ai potenti
criminali,
di mettere in ceppi il potere giudiziario, di sostituire la barbarie al
diritto.
Al referendum del 25-26 giugno 2006 noi votiamo "NO" !!

Mercoledì, 21 Giugno, 2006 - 13:19

Comitato CTPC giugno 2006

Comunicazione Giugno 2006

                                  

Carissime e Carissimi,

nel momento attuale stiamo vivendo un grosso impegno preliminare, sostenuto da diversi volontari.

E’ una fase lunga ma necessaria per sostenere con una struttura adeguata al ruolo che ci siamo dati come Comitato.

Situazione che vi è stata fatta presente anche nell’ultima comunione sul NUOVO ASSETTO DELL’ASSOCIAZIONE: non appena il Notaio avrà espletato procedura per la formalizzazione potremo dare il via al rapporto organizzato con l’Azienda Trasporti Milanese e non più solo individuale come avviene oggi con le segnalazioni Clienti Point; anche perché potremo stare in giudizio per gli associati, creando dei presupposti legali.

Un passo avanti rispetto al rapporto creato da ATM che è a senso unico, in quanto le nostre segnalazioni sui disservizi sono, oggi, sistematicamente disattese.

Un ruolo attivo rispetto al quale ci attendiamo di essere affiancati anche dal Difensore Civico, al quale abbiamo consegnato la nostra documentazione elaborata sulle segnalazioni di questi ultimi cinque mesi.

Dopo due incontri svolti, ci è stata comunicata telefonicamente la scelta del Difensore Civico, il quale si  concentrerà autonomamente su due problemi: i ritardi sulle linee e la rumorosità delle linee metropolitane.

Ora, attendiamo di conoscere il contenuto della comunicazione ufficiale inviata all’ATM.

 

In merito al problema della rumorosità delle linee metropolitane, sollevato nei giorni scorsi da diversi giornali cittadini, l’avvocata Veronica Dini sta preparando una lettera di diffida all’Azienda di Trasporto che definiremo insieme ad altre associazioni: Avvocati Senza Frontiere e Movimento Difesa del Cittadino; rispetto a questa scelta siamo invitati a dare un nostro contributo soprattutto esplicitando sulla base delle segnalazioni, una relazione sulle situazioni più urgenti (ritardi, affollamento, caldo, i problemi che hanno gli anziani rispetto ai mezzi pubblici e disservizi vari).

 

Resoconto dei gruppi di lavoro

 

Tutte le segnalazioni ricevute, come ricorderete, sono state da noi raccolte in quella che noi abbiamo definito Mappa del Disagio e nei gruppi di lavoro del 7 e del 15 giugno ‘06, seguendo la traccia di una nostra aderente, abbiamo discusso un elenco comprensivo dei vari tipi di disservizi da voi segnalati (ma anche per le segnalazione future) che ci servirà principalmente non come un freddo e anonimo riferimento statistico, ma per costruire una conoscenza del vissuto delle cittadine e cittadini attraverso le centinaia di testimonianze dirette dello stato del trasporto locale come servizio essenziale, in un determinato contesto sociale ed economico.

Tutto questo lavoro è essenziale proprio perchè abbiamo coscienza dell’importanza sociale del buon funzionamento del trasporto pubblico, unico vero antidoto contro il mal di traffico il quale prosegue inesorabilmente e a progressione geometrica,  per migliaia di persone quotidianamente, imponendo un prezzo altissimo alle cittadine e cittadine.

 

L’elaborato finale sotto forma di una locandina, come base di presentazione del Comitato ai passeggeri, il quale sarà definito nel prossimo incontro del 22 giugno ’06, dalle ore 17,30/19 - presso la sede UTP Via Borsieri, 4.

Altro problema esaminato e che verrà discusso nel prossimo incontro, è relativo ad una nostra posizione come Comitato  sugli incidenti riguardanti i deragliamenti dei tram, che solo nel 2005 sono stati circa 40 mentre in questo primo semestre si sono già verificati 36. E’ veramente colpa dei nuovi scambi elettromeccanici? Anche il Comitato ha una sua idea e proposta.

 

Sempre nei gruppi di lavoro si è discusso con Patrizia, promotrice di diverse iniziative sulla realtà del Quartiere San Siro, relativo alla rete del trasporto pubblico, parcheggi e al problema affollamento/caos di conseguenza allo Stadio, concordando per il futuro quale iniziative svolgere in comune, su vari aspetti del trasporto urbano in quel territorio e nella massima autonomia tra Associazioni e Comitati.

 

Anche il gruppo A.R.T. Associazione Regionale Trasporti (Buonoconto e Ferrari) ci ha informati del progetto TILO, Società Ferroviaria Lombardo-Ticinese che ha preso in carico il servizio regionale in tutto il Canton Ticino, e in Lombardia, sulla direttrice Milano-Chiasso, evidenziando come le due aree, elvetica ed italiana, abbiano mosso un passo in avanti non piccolo, perché le linee ferroviarie che offrono passaggi molto ravvicinati dei convogli,  potranno far crescere nell’utenza la voglia di treno anche come succedaneo del metrò, se non addirittura del tram.

Per tutte le informazioni sull’attività ART telefonare 338/6433500 – 339/4336154.

 

 

 

Anna Celadin

Comitato CTPC

 

Venerdì, 16 Giugno, 2006 - 13:43

GRAZIE, ADESSO TOCCA ANCHE A ME!

Ringrazio tutti coloro che con la loro fiducia hanno permesso la mia partecipazione al Consiglio di zona 9 per il gruppo dei Verdi per la Pace.
Ribadisco il mio invito a PARTECIPARE ATTIVAMENTE alle attività politiche e ad aiutarmi con stimoli, suggerimenti e perchè no critiche, in questo mio nuovo  impegno nell'unica zona di Milano che vedra l'Unione al governo.
Doppia emozione e doppio impegno.
ADESSO TOCCA A NOI. 
Un particolare ringraziamento a RCM e a Oliverio che hanno permesso a un "imbranato tecnologico" come io sono di imparare nuovi metodi di comunicazione e di relazione.

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