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Il Blog di Donatella Elvira Camatta | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 13:39

"DICO! - Appello e riflessioni di un giovane gay

http://www.matrimoniodirittogay.it/firenze.htm

al Presidente della Repubblica italiana
al Presidente del Consiglio dei ministri
ai parlamentari italiani
alle istituzioni italiane
alla Conferenza episcopale italiana
alle rappresentanze cattoliche italiane
agli organi di stampa
ai rappresentanti delle associazioni Lgbt
e per la difesa dei diritti umani e civili
alle personalità del mondo dello spettacolo
e della cultura italiana

DICO che c’è da avere paura. Ho ventuno anni e per la prima volta ho davvero paura. Da giovane omosessuale ho paura di cosa mi aspetta. E se ripenso a cosa è stato nel passato lo sterminio di migliaia di omosessuali – e dell’attuale condizione in cui siamo, a discutere ancora di minaccia alla famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio (ma non sarebbe meglio a questo punto dire sulla procreazione?) – mi viene davvero da credere che verremo di nuovo emarginati e stipati nei nostri ghetti moderni e considerati di nuovo malati, di nuovo oggetto di scherno, di violenza, di privazione della nostra dignità.
Certo, sembrerà esagerato e sconnesso come pensiero; sembrerà ipocrita, forse, per chi – come i nostri Ministri – è convinto di averci dato fin troppo, di averci fatto un favore, di avere soddisfatto non solo le nostre richieste ma anche e soprattutto le nostre esigenze da cittadini di uno Stato che a quasi sessantun anni dalla proclamazione della Repubblica seguita a non riconoscerci, o a riconoscerci come una minoranza da non tutelare né considerare.

Dovrebbero – e avrebbero dovuto – far pensare le ripetute aggressioni e violenze che avvengono in tutta Italia nei confronti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender; e così lo straziante suicidio-protesta del siciliano Alfredo Ormando, omosessuale bruciatosi vivo in San Pietro nel ’98 nella speranza di poter cambiare le cose per noi lgbt; e, ancora: il recente stupro di Paola perché lesbica; il brutale assassinio nel ‘98, da parte di due uomini, del sedicenne americano Matthew Wayne Shepard perché gay; il ventiquattrenne di Cortina d’Ampezzo Stefano Walpoth, toltosi la vita lo scorso anno con un colpo di pistola pochi giorni dopo aver confessato ai genitori il proprio orientamento sessuale; l’impiccagione pubblica e barbaramente legale di due giovani sedicenni omosessuali in Iran, il 19 luglio 2005.
Dovrebbero – e avrebbero dovuto – far sussultare ogni persona dotata di un cuore, e così far urlare a squarciagola il disdegno, lo strazio e il forte senso di rabbia di fronte a simili tragedie alimentate dall’ignoranza e dall’omofobia. E, invece, ancora oggi, nel febbraio del 2007, sentiamo la Cei e gran parte dei politici italiani inorridire di fronte a un disegno di legge – i DICO, per l’appunto – che riconoscono le unioni amorose tra noi omosessuali come un legame tra “due persone maggiorenni e capaci, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale”.
Ci sentiamo definire nuovamente minoranza, nuovamente minaccia, nuovamente apocalisse di Dio. Sentiamo definire i nostri sentimenti e i nostri legami deboli e sterili. Ci vediamo di nuovo additati per strada; visti come appestati se ci teniamo per mano o ci scambiamo una carezza.

Sì, DICO che c’è da avere paura. Non distrugge forse l’amore e la Famiglia il senso di odio che, più che mai consapevolmente, la Chiesa e i politici – di destra e di sinistra, cattolici e non – stanno propagandando nell’opinione pubblica per fermare una legge – per quanto mal costruita e ben poco rappresentativa – che proponga un riconoscimento minimo a due persone dello stesso sesso che si amano e pretendono solamente di assistersi e tutelarsi reciprocamente, con doveri e diritti comuni?

Io convivo da un anno e mezzo con il mio compagno. Insieme, ogni giorno, affrontiamo situazioni imbarazzanti e scomode, perché abbiamo deciso di non negare il nostro amore agli occhi degli altri, di non nasconderci, di non rinunciare – nonostante spesso possa venirci spontaneo di fronte a determinati atteggiamenti – a provare a vivere la nostra vita in libertà. E non è facile, giorno dopo giorno, affrontare gli sguardi interrogatori e quasi turbati di persone comuni, per strada, in un bar o al supermercato, che vedono due ragazzi tenersi per mano, scambiarsi uno sguardo ricco d’amore, darsi un bacio sulle labbra per salutarsi in vista di una giornata pesante da affrontare.

A sedici anni mi sono forse reso conto davvero che ero omosessuale; cominciavo a provare non più solo attrazione ma anche un forte sentimento verso una persona del mio stesso sesso. Ricordo le giornate passate in penombra in camera mia, quando ancora vivevo con i miei genitori, con il cuscino ficcato sulla faccia per soffocare un pianto strozzato; ricordo ancora le prese in giro dei compagni di classe maschi, a volte, che io accettavo col sorriso in volto – e anche un po’ nel cuore –, ma che avrebbero potuto ferire, anche in profondità, chi non fosse stato in grado di affrontare serenamente certi attacchi. Ricordo anche il terrore con cui mi svegliavo nella notte, sudato fradicio dalla testa ai piedi e con le palpitazioni accelerate, dopo l’incubo di aver raccontato a mio padre e a mia madre della mia omosessualità. Rimanevo sveglio fino alle 6 del mattino, quando mi dovevo alzare per andare a scuola, a contemplare il nulla e a pregare, perché ciò che il mio inconscio aveva ipotizzato non si realizzasse mai.

Un giorno, invece, si è realizzato. E dall’altra parte ho trovato la comprensione di due genitori eccezionali, fortunatamente, che, seppure con qualche plausibile difficoltà, mi hanno accettato e hanno accolto a cuore aperto il mio compagno, me e la mia diversità.

Ma, ripeto, io sono stato fortunato, e non poco.
Esistono storie di ragazze e ragazzi ben più tragiche, per cui un sorriso o una pacca sulla spalla non bastano a lenire il dolore di un distacco profondo con i genitori, o con un’amica o un amico, in seguito al proprio coming out. Esistono ferite e traumi ben più pesanti di un cuscino ficcato in faccia e di un incubo che ti corrode la coscienza, e non è certo compito mio testimoniarlo: lo fanno già le quotidiane pagine di cronaca delle associazioni lgbt e non, che denunciano la violenza e il disagio di migliaia e migliaia di persone che non vengono integrate e accettate nella nostra società.

Ma per i Monsignori e i Cardinali, per coloro che interpretano il messaggio cristiano secondo le loro vedute, per i teodem, per il nostro papa Benedetto XVI, per la destra e la finta sinistra italiana, noi lesbiche, gay, bisessuali e transgender rischiamo di mettere in serio pericolo la Famiglia. Siamo un cancro da arginare prima che la metastasi prenda il sopravvento. E dunque si organizzano sedute straordinarie, discussioni, prediche, moniti, mentre intorno a tutto ciò c’è ancora chi soffre, piange e si dispera; chi decide di dire addio alla vita perché non ce la fa più a sopportare; chi, in casa con i propri genitori, si tortura psicologicamente per non far trasparire uno sguardo o un pensiero equivocabile; chi viene buttato in mezzo a una strada da un padre inferocito e ferito nel suo orgoglio maschile, o da una madre che non riesce a sopportare l’idea di avere in casa una figlia o un figlio “contro natura”. C’è ancora chi non vuole arrendersi e continua a lottare, e testimonia con la propria forza e il proprio coraggio ciò che sente dentro.

DICO che dopo anni e anni di lotte, di manifestazioni, di pride passati dai media agli occhi della gente come carnevalate, di spargimenti di odio e sangue che continuano a macchiare indelebilmente la nostra storia sociale, di candele che si affievoliscono o si spengono per il giudizio e il pregiudizio, forse è l’ora di finirla. È l’ora di smettere di strumentalizzare la parola di Dio per giustificare questa crociata.

Come comunità lgbt chiedevamo dei diritti – e dei doveri, si badi bene! – che garantissero un riconoscimento sociale alle nostre unioni amorose e tutelassero la nostra quotidianità: non chiedevamo la Luna, né ledevamo qualcun altro nella sua libertà; speravamo in una legge che ci desse la possibilità di essere integrati come cittadini, con tutti gli obblighi e le conseguenze che questo status avrebbe comportato. Chiedevamo che ci fosse permesso di assistere la nostra compagna o il nostro compagno di vita (ed essere assistiti) – “moralmente e materialmente”, sì – quando la salute avrebbe impedito il normale decorso di vita di entrambi, e come risposta c’è stato un DICO.
Sì, un “dico sì” o “dico no” alla nostra richiesta di assistere e visitare la persona con cui condividiamo l’esistenza, pronunciato da un medico che, a seconda del proprio umore o della propria visione mentale (e spirituale, aggiungo), è favorevole o meno che tu stringa la mano a chi ami per testimoniargli il tuo amore e la tua vicinanza. Siamo nelle mani degli altri, e come cittadini di serie B dobbiamo sperare affinché chi ci curerà o curerà il nostro partner sia comprensivo e riconosca che la nostra salute dipende anche dalla vicinanza di chi fino a quel momento, da mattina a sera, ci è stato accanto, ci ha riempito la vita di emozioni, belle e meno belle, di ricordi, di sospiri e brividi straordinari in grado di lenire ogni preoccupazione.

Eppure questo sembra minacciare, sempre secondo i timori dei sopraccitati nemici delle unioni civili, due persone eterosessuali con la volontà di concepire un bambino, di educarlo e di crescerlo con amore. Ma forse clericali e non, cattolici e non, – omofobi e transfobici – non sanno che da quella unione eterosessuale e da quell’educazione fatta di amore e attenzioni potrebbe crescere una figlia lesbica o bisessuale, o un figlio gay o bisessuale, o un figlio transgender.
Ignorano che potrebbe essere proprio il frutto di quell’unione a dover sortire le conseguenze della discriminazione, del bullismo, dell’esclusione sociale e familiare. Ignorano che potrebbe essere proprio il frutto di quell’unione a decidere, un giorno, di recarsi in piazza San Pietro a Roma, riversarsi addosso una tanica di benzina e accendersi come una torcia da giardino, e lasciare che quel fuoco purificatore che per troppi secoli ha lacerato anime proprio per ordine della Chiesa cattolica scalfisca anche la più profonda ferita interiore dettata dall’indifferenza e dallo scherno dei più.

DICO che ci sono mille altri aspetti del disegno di legge Bindi-Pollastrini che ci ridicolizzano e discriminano, e invito a visitare il sito di Arcigay per avere un’idea di quelle che sono le dieci modifiche sostanziali e più impellenti da apportare al testo prima di un’eventuale discussione.

DICO anche al cardinale Camillo Ruini che Dio ci insegna ad amare e ad accogliere, e, da credente, che sono disponibile a un incontro sereno e costruttivo con lui e con tutti coloro che siano disposti a un dialogo e a un confronto pacifico su questi temi, per cercare per lo meno di comprendere le loro posizioni e di portare la mia testimonianza e la mia assoluta volontà di non incrinare alcun fondamento cristiano nel pretendere un sacrosanto diritto alla libertà.

CHIEDO, da cittadino italiano maggiorenne e capace, a tutte e tutti coloro che leggeranno questo testo, al mondo della Stampa, ai parlamentari, alle Istituzioni, ai rappresentanti di associazioni lgbt e non, a personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura italiana, a coloro che si battono quotidianamente perché vengano riconosciuti i diritti primari dell’uomo, alla base della Dichiarazione Universale adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, di sostenere, con chiare prese di posizione, tutta la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender che mai come in questi momenti sta vedendo i propri diritti intaccati dal dilagante senso di pregiudizio e viene ingiustamente esclusa dagli articoli 1 e 2 della suddetta Dichiarazione, che affermano:

Articolo 1. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2. 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. 2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.

Infine, auspico che lo Stato italiano, nella figura delle sue più alte cariche rappresentative, voglia applicare pienamente e quanto prima gli articoli di cui sopra per non venire meno a un accordo internazionale che sta alla base – e regola i rapporti – della nostra Società Civile.

Matteo Pegoraro

Segretario e responsabile attività giovanili e culturali di Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa” Tel. (+39) 340 8135204 ::: Fax (+39) 055 0518897
e-mail: matteopegoraro@emergentesgomita.com

Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 12:21

Inviati emittenti del mondo arabo...

BASE VICENZA: ANCHE TV ARABE HANNO SEGUITO IL CORTEO

AGI) - Vicenza, 18 feb. - Tra le centinaia di giornalisti presenti a Vicenza per documentare la manifestazione contro la nuova base militare americana all'aeroporto Dal Molin c'erano anche gli inviati di diverse emittenti del mondo arabo, fra le quali Al Jazeera e il corrispondente della televisione satellitare egiziana Nile News Tv, Yossef Ismail. "Per il nostro pubblico la vicenda della base di Vicenza e' di grande interesse", ha spiegato il giornalista. "L'Egitto - ha aggiunto - guarda con grande attenzione allo spiegamento logistico dell'esercito americano, da cui in gran parte dipende la sicurezza del paese e dell'intera area mediorientale".(AGI)

Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 12:16

La manifestazione Vicenza

La manifestazione di Vicenza
In testa mamme e bambini: 'Resisteremo un minuto in più'. Ma anche striscioni solidali con i br arrestati
Vicenza, 17 feb. (Adnkronos/Ign) - Al via poco prima delle 14.30 la manifestazione contro l'ampliamento della base Usa di Vicenza . Decine di migliaia di persone sfilano lungo un percorso di 6 chilometri che va dalla stazione ferroviaria a Campo Marzio. La città è blindatissima: schierati 1300 agenti, rafforzati i controlli ai caselli autostradali. Polizia e carabinieri in tenuta antisommossa. Saracinesche abbassate per diversi esercizi. Chiuso anche lo spazio aereo: elicotteri della Polizia sorvolano la città. Gli ospedali sono in stato di allerta.

legger  articolo  completo  http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Politica&loid=1.0.698583936

Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 11:58

appello per una affermazione comune

MANIFESTO
PER L'EGUAGLIANZA
DEI DIRITTI

http://www.matrimoniodirittogay.it/
Appello

Al Presidente della Repubblica, ai Membri del Governo, del Parlamento italiano ed europeo, ai Rappresentanti delle Istituzioni locali, alle Associazioni per la difesa e la promozione dei diritti civili e umani, alle Parti Sociali, ai media, alle cittadine e ai cittadini italiani ed europei
 
  • Noi sottoscritti, consapevoli dell'importanza che i valori e i principi fondamentali di uguaglianza e pari dignità sociale sanciti dalla nostra Costituzione hanno per il libero e pieno sviluppo della persona, riteniamo che il provvedimento del Governo in materia di Unioni Civili non esprima una posizione laica e di respiro europeo e soprattutto non sia compatibile con il nostro dettato costituzionale.
  • I diritti di cui è questione sono evocati e rivendicati come palliativi di situazioni limite, in altre parole come meri rimedi giuridici nell’emergenza o come strumenti di pura gestione patrimoniale (assistenza ai detenuti, ai malati e ai morenti; subentro in affitto di case, eredità), rimedi peraltro in parte già esistenti nel nostro ordinamento: al contrario, il diritto a realizzare un Progetto di Vita comune, matrimoniale o familiare, è elemento fondante ed essenziale per il pieno sviluppo della persona e, in quanto tale, é garantito dagli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana.
  • Il provvedimento governativo prevede invece il riconoscimento di alcuni limitati diritti alle persone che abbiano deciso di costituire un'unione di fatto, ma non esaurisce la discriminazione in atto nel nostro Paese in ragione del sesso e dell’orientamento sessuale dei componenti la coppia, restando in ogni caso precluso l’accesso all’istituto del matrimonio civile per la coppia omosessuale e disponendo di conseguenza una sostanziale e inammissibile diversità di accesso al diritto legata alla condizione della persona, cosa che costituisce un vulnus inammissibile verso i Principi Fondamentali della nostra Costituzione.
  • Noi invece siamo profondamente convinti che a tutti i cittadini e a tutte le cittadine deve essere garantita parità e uguaglianza e pertanto anche il diritto di registrare a tutti gli effetti le loro unioni, indipendentemente dal loro sesso e dal loro orientamento sessuale. 
  • Occorre affermare che il matrimonio civile è un istituto giuridico non sostituibile, né vicariabile da altri, e che solo con l’accesso anche delle coppie dello stesso sesso a tale istituto è rispettato e pienamente applicato il principio fondamentale di eguaglianza e pari dignità sociale di tutti i cittadini sancito dalla nostra Costituzione.
  • Il riconoscimento della coppia di fatto, il diritto al matrimonio civile indipendentemente dal sesso dei coniugi e senza alcuna compressione dei diritti di genitorialità e adozione, può e deve essere garantito da una legislazione analoga a quelle della Spagna, del Belgio, dei Paesi Bassi e del Canada. La disciplina normativa dovrà riferirsi ai componenti del nucleo familiare con il termine «coniugi», assicurare parità di trattamento a tutte le coppie indipendentemente dal sesso dei coniugi e riformare le leggi laddove esistono esplicite forme discriminatorie (ad esempio la legge 40/2004 sulla fecondazione assistita), così come previsto dalla Proposta di Legge n. 1244 (XV Legislatura: primo firmatario Daniele Capezzone). 
  • Facciamo appello per una affermazione comune di libertà a tutti coloro che condividono aspirazioni inclusive, laiche, fondate sulla parità dei diritti, proprie dell'Europa che vogliamo e che  già esiste, di un'Europa in cui il diritto costituisce l'orizzonte di civiltà dei singoli, delle comunità e delle Istituzioni che li rappresentano, contro il pregiudizio, l'esclusione e contro la discriminazione, che l'art. II 81 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea vieta in qualsiasi forma, compresa quella fondata sull'orientamento sessuale. 
Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 11:54

Non cambia idea il Governo....

La manifestazione di Vicenza, in cui decine di migliaia di persone hanno sfilato pacificamente contro l'allargamento della base Usa, non farà cambiare idea al governo, malgrado le resistenze della sinistra radicale.

E' quanto ha annunciato già ieri sera il presidente del Consiglio Romano Prodi.

"Come auspicato da tutti gli esponenti della maggioranza .. . la manifestazione di Vicenza si è svolta in modo ordinato e corretto. Questo è il primo e più importante fatto che va rimarcato", ha osservato Prodi in una nota.

"Il governo ha detto e continuerà dire i suoi sì e suoi no in coerenza con le linee generali di politica interna ed estera che si è impegnato ad attuare con le componenti della maggioranza che lo sostiene", ha detto ancora il premier.

Il programma di legislatura "non sarebbe degno di questo nome, se cambiasse orientamento sotto la spinta di una manifestazione pure legittima e importante".

La manifestazione di ieri non ha registrato incidenti in una città in cui la presenza della polizia è stata consistente ma discreta.

Dopo un percorso di circa sei chilometri, il corteo è sfociato in un grande raduno, di fronte ad un palco sul quale si è esibito anche il premio Nobel Dario Fo.

Ai timori di disordini a cui aveva accennato il Viminale, nei giorni precedenti si erano aggiunte le preoccupazioni per gli arresti di presunti neobrigatisti rossi nel Norditalia.

La dimostrazione ha creato tensioni all'interno della maggioranza di centrosinistra, con l'ala radicale decisa ad opporsi alla decisione di Prodi di consentire l'allargamento della base americana "Ederle", mentre i riformisti l'hanno appoggiata.

A livello locale, però, diversi esponenti di Ds e Margherita sono stati dalla parte dei manifestanti.

L'allargamento della base di Vicenza - autorizzato dalla giunta di centrodestra del Comune e dal governo - prevede una spesa di 500 milioni di dollari (oltre 380 milioni di euro). La nuova "Ederle 2" dovrebbe essere operativa a partire dal 2010 e dovrebbe ospitare la 173esima brigata aviotrasportata statunitense.

Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 11:48

Il governo Prodi si apra al confronto...

                                     COMUNICATO STAMPA della TAVOLA DELLA PACE


Appello della Tavola della pace al Governo
Il 26 febbraio saremo anche a Padova per partecipare alla grande manifestazione contro il terrorismo promossa dai sindacati
Alla vigilia della manifestazione per la pace di Vicenza che domani vedrà la partecipazione di decine di migliaia di persone, Flavio Lotti e Grazia Bellini coordinatori nazionali della Tavola della pace hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
“La base americana di Vicenza non è il campo di gioco dello scontro tra la “sinistra radicale” e quella riformista. Essa chiama in causa un bene e un obiettivo come la pace tanto prezioso quanto minacciato. Per questo molti cittadini e organizzazioni, al di là delle diversissime appartenenze politiche, sociali e religiose, sentono il dovere di esprimere democraticamente e pacificamente le proprie preoccupazioni.
Quando si manifesta un dissenso così ampio e argomentato, osservano Flavio Lotti e Grazia Bellini, a nulla servono i toni ultimativi. Meglio fermarsi e ascoltarsi reciprocamente. Basta con la demonizzazione di chi si impegna per la pace. Basta con le accuse ideologiche di antiamericanismo. Basta con le minacce e le intimidazioni. Il muro contro muro non giova a nessuno.
Chi vuole la pace deve praticare il dialogo e il confronto. Governo e Parlamento si aprano dunque al confronto con le organizzazioni della società civile e gli enti locali che tutti i giorni s’impegnano concretamente a promuovere la pace e i diritti umani. C’è una politica di pace da costruire in un mondo attraversato da tensioni complesse e profonde. Ci sono numerose emergenze che attendono insistentemente di essere affrontate con coraggio e lungimiranza. Neanche il migliore dei governi possibili potrà farcela senza il sostegno e il contributo attivo dei propri cittadini.
Annunciamo sin d’ora che il 26 febbraio saremo a Padova per partecipare alla manifestazione unitaria contro il terrorismo indetta da Cgil, Cisl, Uil, alla quale assicuriamo la piena adesione della Tavola della pace. ”
Tavola della pace, 16 febbraio 2007
Tavola della Pace
Venerdì, 16 Febbraio, 2007 - 14:43

CONTRO LA CULTURA DELLO SFRATTO

CONTRO LA CULTURA DELLO SFRATTO
CONTRO LO SFRATTO DELLA CULTURA
Il fatto: TRA POCHI GIORNI SARA' ESEGUITO A MILANO IN VIA CONFALONIERI 3 LO SFRATTO NEI CONFRONTI DI DUE ANZIANI ARTISTI CHE VIVONO DA ANNI IN UNO STUDIO LABORATORIO DEL COMUNE CON IL QUALE HANNO ACCUMULATO ORMAI UN CONSISTENTE DEBITO.
DAVIDE DE PAOLI DI ANNI 70 E' UNO STIMATO SCULTORE CHE HA FONDATO IN QUARTIERE UNA SCUOLA LABORATORIO DI LAVORAZIONE ARTISTICA DEL METALLO E CHE HA AVVIATO AL LAVORO DECINE DI ARTISTI ARTIGIANI ANCHE ALL'ESTERO.
BETTY GILMORE DI 66 ANNI E' POETESSA E CANTANTE DI BLUES  ED HA AL SUO ATTIVO OLTRE A MOLTISSIMI CONCERTI DIVERSE PUBBLICAZIONI DI CD, POESIE, E ARTICOLI.   PURTROPPO IL LORO REDDITO NON E' SUFFICIENTE A PAGARE L'AFFITTO DEL NEGOZIO LABORATORIO DOVE HANNO RICAVATO NEL RETRO UNA STANZA PER DORMIRE.
DA TEMPO SONO IN GRADUATORIA PER AVERE UN ALLOGGIO POPOLARE CHE IL COMUNE NON GLI HA MAI VOLUTO ASSEGNARE. IL 5 DI MARZO VERRANNO SFRATTATI DALLO STESSO COMUNE DI MILANO.
UN IMPORTANTE LABORATORIO CULTURALE DEL QUARTIERE ISOLA VERRA' CHIUSO PER FAR POSTO PROBABILMENTE AD UN LOCALE COMMERCIALE E BETTY E DAVIDE RIMARRANNO SENZA TETTO.
Il Quartiere Isola: E' UNO DEGLI ULTIMI QUARTIERI POPOLARI RIMASTO ALL'INTERNO DELLA CIRCONVALLAZIONE DI MILANO DOVE  VARIE ETNIE CONVIVONO CON STUDENTI E ANZIANI.
 LA SERA C'E' UNA FERVENTE ATTIVITA' CULTURALE CON TEATRI, MOSTRE E LOCALI APERTI FINO A TARDI NON ANCORA CONVERTITI ALLA ESCLUSIVA "MOVIDA" MILANESE.
VI SONO ANCORA ARTIGIANI, PICCOLI NEGOZI E VARIE ASSOCIAZIONI.
PURTROPPO IL COMUNE DI MILANO HA AUTORIZZATO LO STRAVOLGIMENTO DI QUESTA ISOLA CHE VERRA' SOMMERSA DA UN MILIONE DI METRI CUBI DI CEMENTO, VERRANNO ESTIRPATI ALBERI E PRATI IN CAMBIO DI GIARDINI CONDOMINIALI. L'OMBRA IN COMPENSO VERRA' FATTA DAI   GRATTACIELI PER UFFICI CHE PORTERANNO NEL QUARTIERE TRAFFICO E SMOG.
L'emergenza abitativa : A MILANO SONO IN ESECUZIONE UNDICIMILA SFRATTI LA MAGGIOR PARTE DEI QUALI DI INQUILINI CHE NON RIESCONO PIU' A PAGARE L'AFFITTO CON CANONI CHE HANNO RAGGIUNTO CIFRE IMPAGABILI PER LAVORATORI DIPENDENTI E PRECARI.
2000 SONO LE FAMIGLIE NELLA GRADUATORIA DI EMERGENZA CHE IL COMUNE  HA DECISO DI AZZERARE SENZA EFFETTUARE PIU' ALCUNA ASSEGNAZIONE ED ALTRE MIGLIA SONO LE FAMIGLIE IN STATO DI EMERGENZA ABITATIVA CHE NON RICEVERANNO PIU' NESSUNA RISPOSTA.
MENTRE NEL FRATTEMPO ALTRE 16.000 FAMIGLIE HANNO PARTECIPATO AL BANDO PER L'ASSEGNAZIONE DI CASE POPOLARI CHE NON CI SONO. PERO' RIMANGONO OLTRE 2000 GLI ALLOGGI PUBBLICI SFITTI PER MANCANZA DI MANUTENZIONE E MALA AMMINISTRAZIONE.
INOLTRE IL COMUNE E L'ALER, CONTINUANO A SGOMBERARE FAMIGLIE CHE HANNO OCCUPATO PER NECESSITA' NON AVENDO RIGUARDO PER NESSUNO: DONNE INCINTE,  BAMBINI, MALATI,   CASI SEGUITI DAI SERVIZI SOCIALI , INCALZATI DA UNA CAMPAGNA DI STAMPA DISINFORMATA E PERSECUTORIA.
Cosa chiediamo: CHE LO SFRATTO DI BETTY E DAVIDE VENGA RINVIATO FINO ALL'ASSEGNAZIONE DI UN ALLOGGIO E POSSIBILMENTE AL REPERIMENTO DI UNO SPAZIO IN QUARTIERE PER POTER CONTINUARE LA LORO ATTIVITA'.
IN GENERALE CHE CI SIA UN PASSAGGIO DA CASA A CASA PER TUTTI GLI SFRATTATI.
UNA POLITICA DELLA CASA CHE SODDISFI LA RICHIESTA DI CASE POPOLARI CHE RIQUALIFICHI I QUARTIERI DI EDILIZIA PUBBLICA CON L'ASSEGNAZIONE DEGLI ALLOGGI TENUTI COLPEVOLMENTE SFITTI.  INFINE UNA POLITICA URBANISTICA PIU' ATTENTA AGLI INTERESSI DELLA CITTADINANZA E MENO A QUELLA DEGLI IMMOBILIARISTI E DEGLI SPECULATORI.
CHIEDIAMO DI SOTTOSCRIVERE QUESTA APPELLO CHE VERRA' INVIATA AL COMUNE DI MILANO

Venerdì, 16 Febbraio, 2007 - 09:34

Partito Umanista

La nonviolenza è l’unica risposta
Il governo Prodi sta reagendo con un misto di isteria e arroganza all’ondata popolare di protesta che culminerà nella manifestazione di sabato a Vicenza. Forse si aspettava che il ricatto del “governo amico” riuscisse anche questa volta a tacitare chi si oppone a una politica di servilismo verso gli Stati Uniti in perfetta continuità con quella di Berlusconi. O forse si aspettava che la gente rimanesse indifferente di fronte alla costruzione della più grande base USA in Europa, da cui partiranno i futuri attacchi verso i paesi non allineati al nuovo ordine di potere, creando un ulteriore rischio terrorismo sul nostro territorio.
Visto che questa tecnica non ha funzionato, si è passati alle ridicole accuse di Amato, con il chiaro proposito di creare tensione e scoraggiare la partecipazione al corteo.
Per tutto questo è fondamentale che la manifestazione di sabato faccia della nonviolenza attiva il suo segno distintivo e respinga ogni provocazione violenta, non dando nessuna solidarietà a  chi promuove e realizza la lotta armata.
Partito Umanista

Giovedì, 15 Febbraio, 2007 - 14:22

Bombe: il Comune di Milano deve decidere.

Bombe: il Comune di Milano deve decidere Parco delle Cave o poligono di tiro?

Il giorno 14 febbraio 2007 alle ore 12,55 ca. è stata fatta brillare un’altra bomba vicino alla Cava Ongari Cerutti a ridosso della via caldera n. 111, nel costituendo Parco delle Cave.
Abitando non molto distante dal luogo del botto ho potuto sobbalzare dalla sedia e vedere gli oggetti sospesi dondolare come se fosse avvenuta una scossa di terremoto.
L’avvertimento, non molto piacevole lascia sicuramente come ricordo agli edifici piccole micro lesioni, che col tempo potrebbero diventare importanti crepe; se non nelle strutture quanto meno nei tavolati e questi colpi non aiutano la stabilità degli edifici e delle strutture interne tipo gli ascensori, arrecando danni al portafogli dei condomini.
Ormai, con questa è la terza bomba che viene fatta brillare nel (Costituendo Parco delle Cave) diventato per l’occasione poligono di tiro del Comune di Milano; mi chiedo se è possibile che nel Comune di Milano non ci sia un altro posto dove far brillare ordigni di questo genere.
Se la risposta fosse NO dovremmo essere, come cittadini, molto preoccupati in quanto confermerebbe che nel territorio del Comune di Milano non ci sarebbe un’altra area libera da centri abitati nel raggio di 400 metri tutto questo confermerebbe le eccessive concessioni edilizie e quanto venga tenuto in poco conto il verde nella nostra città. Pensate che quando i nostri amministratori pubblici conteggiano le aree verdi tengono conto persino delle aiuole spartitraffico!
Auguriamoci che il buon senso prevalga nelle decisioni dei nostri amministratori pubblici e che questa sia stata l’ultima volta che viene usato il Parco delle Cave come poligono di tiro.

Giovedì, 15 Febbraio, 2007 - 09:36

Umanisti a Vicenza

Noi  Umanisti  come  premessa :

 A  Vicenza  si tratterà di una manifestazione pacifica e importante. Questo è importante dirlo perché, i mass–media, negli ultimi giorni hanno tentato di amplificare il conflitto ed esasperarlo! In tutti i casi conviene avere un buon livello attenzionale , rilassato e tranquillo.

 Siamo a Vicenza per manifestare il nostro dissenso in modo nonviolento, ma presente e forte!

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