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Martedì, 8 Aprile, 2008 - 12:52

Pubblici e precari: in sciopero

Pubblici e precari: in sciopero
Decine di presidi, venerdì, per la mobilitazione nazionale degli «atipici» del pubblico impiego
Francesco Piccioni
da Il Manifesto del 6 aprile

Scomparsi presto dalla compagna elettorale, i precari sono tornati a farsi vivi nell'unico luogo in cui sono presi sul serio: le piazze. Quelli al lavoro da anni nella pubblica amministrazione - nel più incredibile dei luoghi, per contratti del genere - hanno dato vita ad uno sciopero di 8 ore nella giornata di venerdì. Come sempre accade quando i precari entrano in lotta, i numeri sono difficili da dare (basti dire che gli stessi enti della pubblica amministrazione non riescono a mettersi d'accordo neppure sul numero di lavoratori con contratti atipici). Meno contestabile, invece, la presenza in pazza per le iniziative convocate dalla RdB.
Il fenomeno ha assunto negli anni proporzioni colossali (le stime variano dai 300 ai 600mila «atipici»), grazie alla stupidissima norma che ha stabilito il blocco del turnover. Chi va in pensione non può essere sostituito. Naturalmente questo apriva «buchi» d'organico spaventosi, specie là - come nei servizi sociali di assistenza diretta, come asili d'infanzia e sanità, ma anche nella burocrazia propriamente detta - dove meno evidente era il «sovrannumero» di addetti rispetto al lavoro da fare.
Torino è stata la città che ha fatto registrare la presenza più massiccia, con delegazioni di un po' tutti i settori (compresi i ricercatori dell'università). A Roma si è invece tenuta un'assemblea presso l'ospedale L'Addolorata, cui hanno partecipato anche diversi consiglieri e assessori regionali (Battaglia, Nieri, Mariani, Tibaldi). In questa regione, del resto, si è fatto più strada nel percorso di «rientro» dalla precarizzazione nel pubblico, con l'apertura di tavoli di trattativa seri.
All'origine della mobilitazione non c'è solo il proseguire di una situazione difficile, ma soprattutto l'aggravamento introdotto dall'ultima legge finanziaria e dal «decreto milleproroghe». I quali costringono le amministrazioni a bloccare i rinnovi dei contratti precari dopo soli tre mesi. Una soluzione che «elimina la precarietà» licenziando dipendenti in servizio magari da anni, invece di assumerli.
Un esempio, raccontano i manifestanti, viene dal Comune di Firenze. Che ha aperto una gara d'appalto per la gestione delle Piscine comunali, dove lavorano da anni parecchi «co.co.co». Il privato che vincerà la gara potrà inserire al lavoro chi vuole,mettendo così fuori gli «storici». A Palermo, invece, i «lavoratori socialmente utili» hanno iniziato lo sciopero della fame. Una piccola - e del resto obbligata - deroga è arrivata fin qui soltanto per le maestre d'asilo (almeno fin quando non sarà terminato l'anno scolastico). Margine regolamentare esiste anche nella sanità, dove i direttori possono - per mantenere i livelli di assistenza» - derogare, entra certi limiti, dall'applicazione della circolare. E proprio nella sanità risulta che l'agitazione abbia prodotto i risultati tangibili più evidenti, con il blocco di alcune attività (senza peraltro mettere mai in discussione le «emergenze»).
La preoccupazione dei lavoratori è abbastanza chiara: nessuno si fida delle «promesse» sparate in campagna elettorale da entrambi i partiti principali. «Chi da anni vive in mancanza di certezze e di estrema ricattabilità vuole risposte concrete ed è pronto a mobilitarsi ancora». E ciò basta a spiegare perché le iniziative siano riuscite, forse più dello sciopero, in senso stretto.
Martedì, 8 Aprile, 2008 - 12:50

Caro Walter, ora basta con le accuse alla sinistra

Lasciamo le polemiche al dopo elezioni, cerchiamo di riportare un certo flair play, un certo gentelman agreement: ma credo che questa ipotesi di comportamento sia solamente valida per La Sinistra, L'Arcobaleno che non ha mai offeso ma solamente difeso una propria autonomia e una propria progettualità politica, a volte denunciata ingiustamente di essere stata la causa della crisi di governo: una crisi non compresa dalle nostre elettrici e dai nostri elettori, che hanno votato nel 2006 contro una destra irresponsabile e impresentabile, a favore di un cambiamento possibile e necessario; una crisi voluta a tavolino, artatamente preparata nei salotti e nei trasatlantici di Montecitorio, come la sfiducia espressa dal senatore Dini, oppure data alle stampe in una conferenza tenuta a Palazzo Chigi dall'allora ministro Mastella.
La sinistra non può, però essere accusata di avere fatto cadere il governo, ora, da parte del candidato premier del maggiore partito contendente la guida del Paese, fino a ieri al governo e in maggioranza e oggi, invece, in un'operazione di restailing presentatosi come novità unica, pur avendo condiviso le responsabilità politiche e le scelte della maggioranza uscente di centrosinistra. Questa affermazione è una falsità ed è anche un po' disonesta intellettualmente, deformante.
Caro Walter la Sinistra non ha concorso a "segare" l'albero del governo Prodi, non si è ripetuta la situazione del 1998, seppure ti ricorderei che esisteva già da allora un dibattito interno alla sinistra chiaro e trasparente, sull'opportunità di dichiarare la sfiducia al governo, e sebbene i rapporti tra Rifondazione, la massima rappresentanza della sinistra, e L'Ulivo erano puramente elettorali di accordo tecnico e non programmatico, come è stato nel 2006.
La sinistra, i ministri che esprimevano la sinistra del centrosinistra, non hanno mai dichiarato alle stampe, con un atto alquanto discutibile e indegno, il voler "staccare la spina" al governo: la sinistra ha semplicemente detto nel dicembre 2007 che era giunto il momento di cambiare rotta, tornando ad impegnarsi a proporre e attuare i punti programmatici scritti, ripeto scritti, nelle pagine del programma di governo: la lotta alla precarietà, superando la legge 30 e la stessa legge Treu; un'azione di redistribuzione del reddito e non di semplice, seppure necessario, risanamento economico; l'esigenza della politica dei due tempi e prevedere un dilazionamento delle misure, urgenti e importanti, di ristabilimento dei conti pubblici; la definizione dei criteri di elargizione delle entrate superiori alle previsioni previste nel tesoretto (che fine ha fatto, seppure si è consapevoli che esista?); una politica di ritori progressivo delle truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan; una politica di abbassamento e contenimento dei prezzi dei beni di consumo e un miglioramento dei salari; una politica di estensione dei diritti civili universali, senza discriminazioni e differenzazioni derivanti da scelte di orientamento sessuale.
Tutto questo era previsto come "cahier de doleances" e come proposte di politica di respiro fortemente riformatore nella lettera che i quattro ministri nostri avevano inviato al governo e al Presidente Prodi, chiedendo che nel febbraio 2008 fosse avviato un processo di verifica di governo per cercare di definire collegialmente le nuove linee politiche coerenti con il programma sottoscritto da tutte le forze sostenitrici L'Unione. Ripeto tutte le forze politiche, nessuna esclusa: neppure le forze che hanno dichiarato alla stampa la loro uscita dalla maggioranza, o hanno espresso il proprio voto di sfiducia al governo, decidendo questa mossa nelle salette appartate dei gruppi palramentari.
Non solo: si accusa Bertinotti di avere dichiarato il 4 dicembre scorso alla stampa che la stagione del governo stava volgendo alla conclusione, fonte, si pensa, di un inizio di crisi. Non è assolutamente vero, se si legge l'intervista pubblicata su Repubblica: la volontà era quella di dire al governo di andare avanti su un'altra strada, che non fosse quella di risanamento economico, di compiacimento, spesso avvenuto, degli interessi di certa imprenditoria. La volontà era quella di dire cambiamo rotta e proseguiamo sul cammino che avevamo proposto alle elettricie  agli elettori nel 2006 tramite un lungo e ricco programma di trasformazione sociale, civile e culturale. Le risposte? Il programma si fa solo per le elezioni, poi si modifica nel proseguimento della legislatura. Come dire: vi abbiamo chiesto il consenso in base a delle promesse che, poi, avremmo disatteso ed evaso. Il programma si stila collegialmente se si è in coalizione per approvarlo e attuarlo.
Ma vorrei anche dire, a chi critica e accusa la sinistra di avere "segato" l'albero del governo, che qualche settimana prima, a pochi giorni dal consenso ampio che Veltroni aveva avuto con le consultazioni delle primarie del Partito Democratico per la carica di segretario, lo stesso Veltroni, fresco di nomina, disse che era possibile prevedere in futuro un'ampia autonomia delle forze politiche, in primis il neonato PD, di correre da sole, sperimentando, poi, quello che è avvenuto successivamente, ossia il non accettare nessun tipo di accordo programmatico o tecnico di alleanza con la sinistra, correndo da soli. Si può fare dice Veltroni e il suo slogan impreversante nella campagna elettorale: il problema è che ciò che si può fare oggi nella propaganda si poteva benissimo fare prima, essendo al governo e sostenendo l'impulso riformatore che quel governo aveva potenzialmente. Ma dov'eri Walter prima della caduta del governo? Sostenevi il governo o eri impegnato a trattare una nuova legge elettorale sentendo prima il centrodestra e accreditando come interlocutore di eccellenza Berlusconi, anzichè cercare di lavorare a una maggiore coesione programmatica e politica del centrosinistra?
E poi, veramente, è giunta l'ora di dire che nessun ministro della sinistra è sceso in piazza per criticare positivamente certe scelte che erano state prese, spesso, senza investire su quel rapporto di rappresentatività rinato con la parte sana del Paese, pieno di fiduciosa speranza di rinnovamento politico e sociale, culturale, civico, dopo 5 anni di governo Berlusconi e di crisi delle coscienze, come scriveva il noto giurista Franco Cordero su Repubblica.
Per onestà intellettuale, almeno. Qualcuno, invece, c'era al "family day", tanto osannato dalle truppe formigoniane, oggi in pectore, se malauguratamente vincesse la destra berlusconiana, ed era un qualcuno che non poteva essere considerato come un "qualsiasi attivista cattolico": era il ministro Fioroni, della pubblica istruzione, oggi nelle fila del PD, che manifestava contro un progetto di legge di proposta ministeriale del proprio governo, di cui era componente, riguardante l'attuazione dei DICO. Perchè non riportare un clima di fair play e di onestà intellettuale: almeno prima delle elezioni, a pochi giorni dall'apertura dei seggi. E' ancora possibile avere un confronto laico, aperto e rispettoso, senza accusarsi reciprocamente di avere tolto la spina al governo, già molto precario nella sua stabilità, a causa di una legge porcata varata dal centrodestra?

Alessandro Rizzo

Martedì, 8 Aprile, 2008 - 12:17

Appello autocritico al Voto di Bertinotti

Appello autocritico
Fausto Bertinotti
La campagna elettorale si è ormai consumata. In essa si sono sovrapposti due piani.
Il balletto insopportabile della politica separata, ridotta al confronto tra due soli contendenti che si assomigliano nel linguaggio e nelle proposte.
E' la pulsione neocentrista come esito della transizione irrisolta della crisi sociale, economica e politica.
E' l'esito su cui esplicitamente puntano i centri di comando dell'economia, della finanza, dell'informazione e dei poteri forti. Una camicia di forza sull'intero sistema politico per rendere le istituzioni impermeabili alle istanze sociali e al conflitto democratico.
Realizzare questo esito comporta l'eliminazione definitiva di quella che è stata chiamata l'anomalia italiana, ovvero la presenza di una sinistra politica, sociale, del mondo del lavoro, radicata nella società, rappresentata nelle istituzioni, influente nelle assemblee elettive.
Solo così si può comprendere l'apparente paradosso di una crisi, esplosa nel ventre molle del centro moderato e pagata, invece, con una rottura con la sinistra.
Si vuole arrivare allo splash down: la cancellazione della sinistra come strumento per la normalizzazione del caso italiano. Un obiettivo di fase che sta dentro un processo di americanizzazione di più lunga lena di cui va colta l'ispirazione di fondo: il conflitto di classe è ineliminabile ma da esso può essere cancellata la rappresentanza politica e negata la politicità. Esso può esprimersi anche in forme radicali e diffuse ma senza che possa avere la capacità di scalare il livello della proposta generale di cambiamento. Esso va, quindi, sterilizzato dal punto di vista della possibilità di incisione nelle scelte di società.
C'è stata un'altra campagna elettorale, quella che abbiamo vissuto come Sinistra L'Arcobaleno, fatta di mille incontri, dibattiti, comizi. La campagna elettorale vissuta come l'aggiornamento dell'inchiesta sullo stato del paese reale.
Questa ci restituisce l'immagine di un paese sospeso tra ansia di cambiamento e sfiducia. Due facce anche qui che si sovrappongono. Nulla è semplice o può essere semplificato: questa rappresentazione doppia è dentro il corpo vivo e ferito del popolo della sinistra.
Non possiamo rivolgerci a questo popolo senza una autocritica sul tempo breve della crisi e sul processo di lungo respiro della ricostruzione della sinistra.
Non possiamo rivolgerci ad esso senza un bilancio di verità sui due anni di governo in cui la sinistra ha assunto ruoli importanti di responsabilità di governo e istituzionale.
Nei fatti, è stata smentita l'idea della permeabilità di quel governo da parte dei movimenti. Esso è stato assai più permeabile ai poteri forti che ne hanno condizionato le scelte attraverso la penetrazione dentro le principali forze che lo sostenevano: sulla redistribuzione del reddito, sulla lotta alla precarietà, sull'estensione dei diritti civili e così via. Così è ripiombato nella logica dei due tempi.
Abbiamo colto il senso di quell'esito.
La Sinistra si presenta autonomamente alle elezioni. Non è una condizione a tempo. Sarà autonoma ugualmente dopo il voto.
Al popolo di sinistra, ci rivolgiamo con l'avvio di un nuovo processo di aggregazione.
Il progetto che la sinistra italiana presenta alla prova elettorale, ovvero la Sinistra L'Arcobaleno, è quello necessario. Ma non è ancora sufficiente.
La questione decisiva si ripropone e chiama in causa la capacità di tutti e di ognuno, a partire dai gruppi dirigenti degli attuali partiti, di mettersi in discussione dentro un processo partecipativo. Il vero punto di applicazione del processo unitario è, quindi, quello di aprirsi alla partecipazione, di cessare di essere vissuto come elemento proprietario dei partiti che chiamano associazioni e singoli ma non li rendono protagonisti a pari titolo.
Concludo con due argomenti che sono anche l'assunzione di una responsabilità solenne.
La sinistra italiana ha una grande tradizione: dalla storia del Partito Comunista, alle esperienze socialiste e alle altre forze della sinistra politica che hanno fatto la storia e costruito la democrazia di questo paese, alle organizzazioni del lavoro e del conflitto di classe, a quella sinistra sociale e dei movimenti che ha innervato il tessuto partecipativo più attivo, a quelle culture politiche di trasformazione, dal femminismo all'ambientalismo critico, al pacifismo che sono fondative della nuova sinistra. Il movimento altermondialista, la sua domanda di un altro mondo possibile, ne hanno riaperto la strada per il futuro. Ci vuole il nostro, il vostro concorso perché si concretizzi, perché si riprenda il cammino. Ci vogliono sentimenti caldi, passione, emozione. Dobbiamo metterli in opera.
Non si illudano: l'anomalia del caso italiano non sarà cancellata. Questo è il voto utile che chiediamo a tutte le donne e gli uomini di sinistra.
Qualsiasi esito del voto, non metterà in discussione il processo unitario in atto.
Abbiamo la forza di innovarci e cambiare per reggere la sfida di oggi, invertendo il processo di divisione e frantumazione. La Sinistra L'Arcobaleno è questo progetto, non è l'espediente per l'oggi ma l'investimento per il futuro.
Il 15 aprile parte il processo costituente della nuova sinistra. Fausto Bertinotti
Martedì, 8 Aprile, 2008 - 08:36

siamo vittime di una grossa ingiustizia!!!

   


PENSIONI  &  LAVORO

Movimento Politico e di Opinione

via Torino, 47  20123 Milano – tel.+ fax 02/72011645
                                              casella postale 1129  20101 Milano
                   
                              

                                                                         Egregio Signor

                                                                         Gianni Pennacchi
                                                                         “Il Giornale”

                                                                         Milano

Oggetto: Pizza, democrazia e micro-partiti.                                                                                          
                                                          
Ho letto il Suo articolo odierno e non le nascondo un po’ di delusione, non trovando “Pensioni & Lavoro” nel suo elenco dei partiti assistiti, nonostante i quasi 20.000 voti presi al Senato Lombardia 2006 e gli oltre 3700 voti al Comune di Milano: o sono troppo pochi i voti oppure abbiamo sbagliato a fare le domande ?!
Però le diamo modo di rimediare informandola che dopo la pizza capricciosa, margherita e quattro stagioni… martedì 8 aprile davanti al Consiglio di Stato si discuterà il nostro appello e quello dei D.S.(i ribelli che hanno rifiutato il P.D.) e non escludo possano esservi altri appellanti.
Il vero problema dell’ Italia è che, in generale, non esiste il buon senso e non esiste la possibilità di interloquire con le Istituzioni, perché in un caso come il nostro sarebbe stato sufficiente che il Ministro dell’Interno, riconosciuto l’errore commesso dal suo funzionario, senza dover pensare di stravolgere gli equilibri ed appuntamenti elettorali, ci avesse dato la possibilità di partecipare alle elezioni almeno in Lombardia, che poi era quello che volevamo.
Ogni maggior dettaglio lo può leggere nella nota del nostro Segretario Politico che le allego.
Perciò lo scriva tranquillamente che a volte nel partito piccolo ci sta il… leader buono.
Milano, 5/4/2008
                                                                 Cordiali saluti
                                                           Il Presidente di  “P.&L.”
                                                                ( Ugo SARAO)
Lunedì, 7 Aprile, 2008 - 16:06

Appello per i lavoratori Officine FFS di Bellinzona

Io ho sottoscritto l'appello in soldiarietà sociale alle condizioni altamente precarie delle lavoratrici e dei lavoratori delle Officine FFS di Bellinzona. La difesa del loro posto di lavoro e perorarne la causa di migliori condizioni lavorative sono presupposti per l'affermazione dei diritti sociali in senso universale.

Alessandro Rizzo

Sottoscrivete l’appello di solidarietà ai lavoratori delle Officine FFS di Bellinzona

 

Da diversi giorni, i lavoratori delle Officine FFS di Bellinzona si stanno mobilitando per opporsi ai progetti delle FFS Cargo SA. Le intenzioni delle FFS di trasferire la manutenzione delle locomotive ed esternalizzare la manutenzione dei carri merci rappresenterebbero di fatto la liquidazione delle Officine di Bellinzona, che da oltre un secolo costituiscono un punto fondamentale nel tessuto economico e sociale della regione.

 

Tuttavia, la riorganizzazione delle FFS Cargo SA non investe solo Bellinzona, ma minaccia seriamente anche numerosi posti di lavoro a Basilea, Bienne e Friburgo.

 

La lotta dei lavoratori delle Officine FFS di Bellinzona non è quindi un problema locale o cantonale: essa vuole essere parte integrante di un’opposizione più ampia ai progetti delle FFS, tutti incentrati su una logica di privatizzazione aziendale e di profitto, a discapito di quella di servizio pubblico. I lavoratori delle Officine FFS lottano per la difesa dei loro posti di lavoro, ma anche contro tutte le altre soppressioni di posti di lavoro previste; per la difesa del servizio pubblico, contro la privatizzazione e la logica del profitto.

 

Per questo i lavoratori delle Officine FFS di Bellinzona, forti dell’appoggio di numerose organizzazioni sindacali e politiche, nonché delle autorità cantonali, regionali e comunali lanciano questo appello ai lavoratori e alle lavoratrici delle FFS, ai lavoratori e alle lavoratrici degli altri settori pubblici e privati, ai cittadini e alle cittadine di tutta la Svizzera chiedendo un sostegno forte ed incondizionato alla loro lotta.

Lunedì, 7 Aprile, 2008 - 14:58

Programma La Sinistra, L'Arcobaleno: giustizia sociale e laicità

La "Sinistra-arcobaleno» presenta il programma:
lotta alla precarietà, aumento dei salari e diritti agli omosessuali

 
IL PROGRAMMA

1. Dignità e diritti nel lavoro: la sicurezza

Ogni giorno in Italia muoiono in media 4 persone mentre lavorano.
Grazie a una legge voluta dal Governo Berlusconi si può lavorare anche 13 o 14 ore al giorno e spesso per lavorare occorre rinunciare ai propri diritti.
Siamo arrivati al paradosso che il lavoro è pagato a prezzi orientali e le merci così prodotte vengono vendute a prezzi occidentali.
La Sinistra l’Arcobaleno propone: una legge che fissi la durata massima del lavoro giornaliero in 8 ore e in 2 ore la durata massima degli straordinari; l’immediata approvazione dei decreti attuativi del Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro e quindi più controlli e più certezza e severità delle pene per le imprese che trasgrediscono le norme.


2. Dignità e diritti nel lavoro: lotta alla precarietà

I lavoratori e le lavoratrici precarie nel nostro Paese sono oltre 4 milioni.
È precarietà di vita, non solo di lavoro.
La Sinistra l’Arcobaleno propone di superare la legge 30 e di affermare il contratto a tempo pieno e indeterminato come forma ordinaria del rapporto di lavoro; di rafforzare la tutela dell’articolo 18 contro i licenziamenti ingiustificati; di cancellare dall’ordinamento le forme di lavoro co.co.co, co.co.pro e le false partite IVA.


3. Dignità e diritti nel lavoro: salari, fisco e redistribuzione del reddito

Nel 2003 ai lavoratori toccava il 48,9% del reddito prodotto nel Paese, nel 1972 era
il 59,2%. Oggi la quota dei redditi da lavoro dipendente è ulteriormente diminuita.
Secondo i dati della Banca d’Italia, dal 2000 al 2006 prezzi e tariffe sono notevolmente
aumentati e i salari sono rimasti invariati.
La Sinistra l’Arcobaleno vuole fissare per legge il salario orario minimo per garantire
una retribuzione mensile netta di almeno 1000 euro; propone un meccanismo di recupero automatico annuale dell’inflazione reale; propone di elevare le detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti.
La Sinistra l’Arcobaleno vuole introdurre, come avviene in tutta Europa, un reddito
sociale per i giovani in cerca di occupazione e per i disoccupati di lungo periodo,
costituito da erogazioni monetarie e da un pacchetto di beni e servizi.
La Sinistra l’Arcobaleno propone di diminuire il prelievo fiscale per i redditi più bassi
portandoli dal 23 al 20%, contemporaneamente di aumentare la tassazione sulle
rendite finanziarie al 20%, di redistribuire il reddito ai lavoratori e alle lavoratrici attuando
immediatamente quanto previsto dalla Finanziaria di quest’anno, che destina loro tutto
l’extragettito maturato.


4. Laicità: lo spazio di libertà per tutti

Nei Paesi europei più avanzati, e non solo in Europa, i fondamentali diritti della persona
sono tutelati e garantiti da una legislazione che ne salvaguarda la sfera personale, nel
rispetto della libertà di scelta di ciascuna e di ciascuno.
Da noi non è così.
La Sinistra l’Arcobaleno afferma l’uguaglianza sostanziale dei diritti delle persone
omosessuali e propone il riconoscimento pubblico delle unioni civili.
La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che ognuna e ognuno abbia il diritto di decidere del
proprio corpo e della propria vita e propone una legge sul testamento biologico.


5. Libertà e autodeterminazione femminile

Nemmeno negli anni ’70 l’attacco alla libertà delle donne è stato tanto feroce; addirittura c’è chi propone una moratoria contro l’aborto chiamando “assassine” le donne.
La Sinistra l’Arcobaleno propone interventi affinché la legge 194 sia applicata estendendo in tutto il Paese la rete dei consultori e introducendo in via definitiva la pillola RU 486 come tecnica non chirurgica di intervento che può essere scelta dalle donne; una nuova legge sulla fecondazione assistita per eliminare gli ingiusti divieti della legge 40, lesivi della libertà di scelta delle donne e del diritto costituzionale alla tutela della salute; una norma che persegua tutte le forme di discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.


6. La pace, il disarmo

L’Italia è al 32° posto per la ricerca scientifica e al 7° posto nella classifica mondiale delle
spese in armamenti.
Con i soldi spesi per comprare un solo caccia Euro Fighter si potrebbero costruire 100 asili.
La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che vada pienamente attuato l’art. 11 della Costituzione.
L’Italia non deve più partecipare a missioni al di fuori del comando politico e militare delle Nazioni Unite.
Vanno tagliate le spese per gli armamenti ed avviata la riconversione dell’industria
bellica applicando la legge 185.
Vogliamo una legge per la messa al bando delle armi nucleari dal nostro Paese.
Siamo contrari alla costruzione della nuova base militare a Vicenza ed è necessaria una
Conferenza nazionale sulle servitù militari per rimettere in discussione tutte le basi della
guerra preventiva presenti sul nostro territorio. Serve una nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo.


7. Proteggere il pianeta: un Patto per il clima

Contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici è fondamentale per garantire una speranza
di futuro all’umanità: senza adeguate misure ci saranno rischi certi per la salute e l’ambiente.
La Sinistra l’Arcobaleno rifiuta il nucleare e propone che entro il 2020 si superi il 20%
dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e che le emissioni siano ridotte del 20%;
un grande investimento pubblico in pannelli solari su tutti i tetti delle case e degli edifici pubblici.
L’acqua è un bene comune e come tale deve essere pubblico.
La Sinistra l’Arcobaleno propone la ripubblicizzazione dei servizi idrici, una legge
quadro sul governo del suolo e l’inasprimento delle pene contro i reati ambientali
e le ecomafie.


8. Le “Grandi Opere” di cui il Paese ha bisogno

Sono necessari grandi investimenti per una diversa qualità dello sviluppo e una buona occupazione.
Queste sono le nostre “Grandi Opere”: messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e da quello idrogeologico; investimenti per migliorare i servizi di trasporto per i pendolari e la mobilità nelle città con nuove metropolitane, linee tramviarie e mezzi a energia pulita.
Nei prossimi 5 anni 1000 treni per i pendolari.
Vanno abbandonati progetti inutili e dannosi come il Ponte sullo Stretto, il Mose a Venezia, la TAV in Val di Susa, a favore di interventi su nodi ferroviari urbani, infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno e potenziamento dei valichi alpini. Investimenti sul trasporto merci su rotaia e sulle autostrade del mare.
Riduzione della produzione dei rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure concrete per il riciclaggio, impiego delle tecnologie più moderne ed avanzate.


9. Il diritto alla salute e le politiche sociali, indice di civiltà

L’Italia destina alla spesa sociale solo il 2,7% del PIL. In Germania, ad esempio, alla spesa sociale viene destinato l’8,3%. Il fallimento e la crisi dei sistemi che hanno introdotto il mercato nella sanità sono la dimostrazione ulteriore che solo il sistema sanitario pubblico e universalistico può dare risposte al bisogno di salute. La Sinistra l’Arcobaleno propone di adeguare il fondo sanitario nazionale al livello europeo, superare definitivamente i Ticket e le liste di attesa, inserire le cure odontoiatriche nei livelli essenziali del sistema sanitario.
La Sinistra l’Arcobaleno propone una legge sulla non autosufficienza finanziando un fondo nazionale per almeno 1,5 miliardi di euro, l’aumento del fondo nazionale per le politiche sociali e l’indicazione di livelli essenziali delle prestazioni per eliminare la divaricazione fra regioni ricche e povere.
La Sinistra l’Arcobaleno lancia un piano di asili come cardine della rete dei servizi per le bambine e i bambini.


10. La casa è un diritto, non una merce

Dopo un ventennio di politiche di privatizzazione e deregolamentazione del mercato delle locazioni, il costo degli affitti raggiunge oggi il 50% del reddito e anche più e gli sfratti di chi non ce la fa apagare i canoni sono diventati il 70% del totale.
L’Italia spende per la politica sociale della casa un decimo dell’Europa.
La Sinistra l’Arcobaleno afferma che non ci possano essere sfratti se non da casa a casa, propone un piano nazionale per l’edilizia sociale a cui destinare 1,5 miliardi di euro, che porti l’Italia al livello europeo, modificare la legge 431/98, abolendo il canale libero.
Vogliamo costituire un fondo a sostegno della ricontrattazione dei mutui di chi ha acquistato la prima casa e rischia di perdere l’alloggio ed eliminare l’ICI sulla prima casa non di lusso per i redditi medio-bassi.


11. Convivenza, inclusione, cittadinanza

Gli immigrati in Italia sono quasi 4 milioni, incidono per il 6,1% sul PIL, pagano quasi 1,87 miliardi di euro di tasse.
Sono lavoratrici e lavoratori indispensabili per la nostra società, ma sono esclusi dall’accesso a molti diritti.
La normativa attuale impedisce l’ingresso legale nel nostro Paese, creando clandestinità e sottoponendo donne e uomini migranti ad una condizione di sfruttamento e precarietà estrema.
La Sinistra l’Arcobaleno ritiene indispensabile l’abolizione della legge Bossi-Fini, e l’approvazione di una nuova normativa che introduca l’ingresso per ricerca di lavoro, meccanismi di regolarizzazione permanente,
il diritto di voto alle elezioni amministrative, la chiusura dei CentriPermanenzaTemporanea, una legge sulla cittadinanza sulla base del principio dello jus soli.


12. Istruzione, formazione, università e ricerca: le vere risorse per il futuro

Gli iscritti e le iscritte alla scuola italiana di ogni ordine e grado sono 7.742.294, le risorse destinate all’istruzione e la formazione sono pari al 3,5% del PIL e non aumentano da molti anni.
Nel nostro Paese gli investimenti in università e ricerca rappresentano l’1,1% del PIL contro l’1,87% dell’Europa a 25, il 2,7% degli USA, il 3,15% del Giappone.
La Sinistra l’Arcobaleno ritiene la laicità della scuola pubblica fondamentale a partire dal rispetto rigoroso del principio che le scuole private sono libere, ma senza oneri a carico dello Stato.
La Sinistra l’Arcobaleno propone la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’estensione del tempo pieno e prolungato, l’innalzamento dell’obbligo scolastico da fare nella scuola e da portare progressivamente a 18 anni; la valorizzazione del ruolo dell’insegnante come intellettuale educatore.
La Sinistra l’Arcobaleno propone di aumentare l’investimento pubblico in alta formazione e ricerca, nel corso della prossima legislatura, per raggiungere la media dei paesi OCSE; di rinnovare il sistema università e ricerca, anche con il reclutamento di 3000 giovani ricercatori l’anno per i prossimi 5 anni; di estendere il diritto allo studio elevando a 20.000 euro il limite di reddito per aver diritto alla borsa di studio.


13. Tagliare i privilegi, difendere la democrazia

La questione dei costi della politica non può essere separata dalla condizione generale del Paese: crescono le diseguaglianze e crescono i privilegi.
E crescono anche gli intrecci tra affari e politica a partire dalle regioni meridionali ma non solo. La Sinistra l’Arcobaleno propone la riduzione del numero di parlamentari e di consiglieri regionali.
La retribuzione dei parlamentari italiani non deve essere superiore alla retribuzione media dei parlamentari degli altri Paesi europei.
È necessaria una legge che sottragga ai partiti le nomine, nella Sanità come negli altri settori pubblici, che stabilisca criteri che le Amministrazioni devono rispettare per garantire l’interesse pubblico e i principi del merito.


14. Una informazione libera, pluralista, democratica

L’Italia in questi anni è stata messa più volte sotto accusa dall’Unione Europea per carenza di pluralismo nell’informazione.
Secondo l’ultimo rapporto USA sulla libertà di stampa, il nostro Paese occupa il 61° posto.
La Sinistra l’Arcobaleno propone l’abrogazione della “Legge Gasparri” e l’approvazione di una vera legge di sistema che imponga tetti antitrust e impedisca posizioni dominanti nelle comunicazioni e nell’industria culturale.
È assolutamente indispensabile approvare una vera legge sul conflitto di interessi.
 

Lunedì, 7 Aprile, 2008 - 14:42

Incendio Gazebo SinArc: da condannare e denunciare

Un attentato incendiario al Gazebo di Porta Romana, in Piazza Medaglie d'Oro, de La Sinistra, L'Arcobaleno. Alle prime ore del mattino di domenica 6 aprile, ieri, la struttura è stato appiccato il fuoco alla struttura elettorale da ignoti, apportando danni al materiale presente, mantenendo, però, fortunatamente, integro il gazebo. Non è, questo, un ato da sottovalutare. Qualche giorno prima, venerdì 4 aprile, c'è stata la presenza a Milano e in provincia della nostra candidata al Senato, Rita Borsellino, che ha pronunciato discorsi di denuncia di un sistema corrosivo mafioso che intacca anche il Nord, la Lombardia, ormai da tempo. E', quella di Rita, una candidatura esemplare, di forte spirito culturale di rinnovamento e di cambiamento, persona che da sempre si è schierata nella lotta contro la criminalità diffusa e organizzata, contro ogni sistema di potere e prevaricazione, contro le ingiustizie. Il gazebo viene bruciato esattamente il giorno seguente. E' un clima intimidatorio di ritorsione politica, di attacco violento alle realtà democratiche e progressiste che si indignano davanti a una regressione sociale e umana della collettività, verso una repressione dei diritti sociali delle lavoratrici e dei lavoratori, verso la negazione delle diversità, verso l'omologazione comportamentale, verso il pensiero unico dominante del mercato, verso l'affarismo senza scrupoli e amorale, verso l'individualismo, unico sostrato propedeutico a rendere la persona vulnerabile e ricattabile da parte del più potente.
La Sinistra, L'Arcobaleno ha subito denunciato l'accaduto, mobilitando per tutta la giornata di ieri compagfne e compagni, amiche e amici che hanno non solo espresso solidarietà, ma si sono attivati per ripristinare una situazione utile e funzionale al proseguimento della campagna elettorale. E' chiaro che siamo in un clima di emergenza democratica e non possiamo attendere che questo patrimonio, che è patrimonio di socialità e di giustizia, possa venire cancellato da atti intimidatori di bassa portata, di violenta matrice e di origine politica, di estrema destra.
Dobbiamo insieme, come forze democratiche e antifasciste, opporci a questo stato di cose e insieme difendere la cultura che proviene dalla lotta di Liberazione, scritta idealmente nelle pagine della nostra Costituzione Repubblicana. Quella Costituzione che come Sinistra, Arcobaleno proseguiamo non solo nel lungo percorso di difesa ma anche nel difficile e importante compito di attuazione per un Paese di libertà, eguaglianza e fratellanza.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 4 Aprile, 2008 - 16:33

"FORUM MILANO 2016"

"MILANO 2016"
GIOVEDI' 10 APRILE - ORE 18
Casa della cultura - Via Borgogna, 3 - Milano
Dopo la scelta di Milano come città ospitante per l'Expo 2015, ti invitiamo ad una prima assemblea di confronto e riflessione con lo scopo di dar vita insieme al "Forum Milano 2016", per una Milano della qualità del vivere, dei consumi, del lavoro e dell'aria.

PRIMI PROMOTORI:

Vittorio Agnoletto
Mario Agostinelli
Salvatore Amura, Vice Presidente associazione nuovo municipio
Fulvio Aurora
Emilio Ballarè
Maurizio Baruffi
Antonello Boatti, Politecnico di milano
Giuseppe Boatti
Mauro Borromeo
Patrizia Bortolini
Sergio Brenna
Paolo Cagna Ninchi
Andrea Calori, Politecnico di milano
Marco Cipriano
Chiara Cremonesi
Lucia De Cesaris, Avvocato e con direttrice della "Rivista giuridica dell'ambiente"
Damiano Giovanni Dalerba
Marco Dal Toso, Avvocato
Oscar Del Barba, Architetto, Presidente del CIPRA (Comitato Internazionale Protezione Alpi)
Damiano Di Simine
Giorgio Ferraresi, Politecnico di Milano, Esecutivo nuovo municipio
Giuseppe Foglia
Gianluigi Forloni
Ombretta Fortunati
Francesco Francescaglia
Andrea Gaiardelli
Guido Galardi
Luca Gibillini
Giuseppe Maria Greco
Luca Guerra
Nicola Iannaccone, Presidente ARCI ragazzi Comitato regionale Lombardia
Osvaldo Lamperti
Pino Landonio
Claudio Lesmo
Domenico Maggio
Massimo Mulinacci, Progetto Via Verde
Paolo Matteucci
Rolando Mastrodonato, Presidente "Vivi e progetta un'altra Milano"
Vladimiro Merlin
Pietro Mezzi
Guido Milani
Massimo Molteni
Carlo Monguzzi
Luciano Muhlbauer
Jacopo Muzio, Architetto, Presidente ass. cult. caleidoscopiomilano
Luigi Negrini
Stefano Nespor, Avvocato e direttore della "Rivista Giuridica dell'ambiente"
Giuliana Nichelini, Lega Italiana Nuove Famiglie
Alfredo Novarini
Gianni Occhi
Gianni Pagliarini
Francesco Papetti
Antonello Patta
Emanuele Patti, Vice Presidente Arci Milano
Dijana Pavlovic
Giuliano Pisapia
Marco Pitzen, Sicet/QuartoOggiaro
Sandro Pollio
Matteo Prencipe
Roberto Prina, Coordinatore rete Comitati Milanesi
Patrizia Quartieri
Rete dei Comitati Milanesi
Giorgio Riolo, Associazione Punto Rosso
Francesco Rizzati
Alessandro Rizzo
Augusto Rocchi
Roberto Rosso, Attac Milano
Michele Sacerdoti
Andrea Savi
Luca Stanzione
Pippo Torri
Angelo Valdameri
Pino Vanacore, Associazione Laltralombardia
Giancarlo Villa
  
Per adesioni: Luca Forlani

Venerdì, 4 Aprile, 2008 - 16:32

Se questa è arte!!! Firmate e DIFFONDETE!!!

Nell' anno 2007, Guillermo Vargas Habacuc, un finto artista, prese un
cane di strada, lo legò ad una corda corta ad un muro di una galleria d'arte
e lo lasciò morire lentamente di fame e di sete: Per parecchi giorni,
l'autore di questa orribile crudeltà e i visitatori di questa galleria
d'arte sono stati spettatori impassibili dell' agonia del povero animale,
fin quando finalmente è morto per inanizione, dopo aver passato per un
doloroso, assurdo ed incomprensibile calvario.
  
Ti sembra forte ???
Questo non è tutto: la prestigiosa Biennale Centroamericana di Arte ha
deciso, incomprensibilmente, che la bestialità che aveva appena commesso
questo individuo è arte, ed in questo modo tanto incomprensibile Guillermo
Vargas Habacuc è stato invitato a ripetere la sua crudele azione in fortuna
Biennale in 2008. OSTACOLIAMOLO!!! 
Firmate qui:
  
È molto facile, tarda 10 secondi ed è sicuro, se perdiamo il tempo
rinviando sciocchezze in cui nessuno crede, possiamo allora dedicare un po'
di quello tempo a cercare di evitare che un altro animale innocente soffra
la crudeltà di questo o di altri sadici e ripugnanti 'esseri umani':  
 
RINVIA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI I TUOI CONTATTI, PER FAVORE.  
Pd: se metti il nome del 'artista' in Google escono le foto da questo povero
animale, e ti usciranno sicuramente anche pagine web dove potrai contastarlo
e vedere che è verità.

Venerdì, 4 Aprile, 2008 - 07:56

Parcheggio pubblico di via Valenza

Presentata in Consiglio di Zona 6 l'interrogazione riguardante il parcheggio pubblico di via Valenza.
Si chiede di provvedere ad una maggiore e più visibile segnaletica e far effettuare controlli serali e notturni alla Polizia Municipale per le numerose auto in sosta sull'alzaia naviglio Grande e nelle vie attorno al parcheggio

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