.: Linea Diretta con il Consiglio di Zona 3
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Inserito da il Inserito da Claudio Edossi il Sab, 24/10/2009 - 11:48

Ciao a tutti,

scrivo per una semplice curiosità, non ho idee da proporre.
Credo che via Palmanova, non avendo nessuna corsia di emergenza, sia piuttosto pericolosa. Non è raro infatti vedere auto o furgoncini che si fermano, presumibilmente per un guasto, generando però una situazione pericolosa. Credo non sia banale riuscire a trovare una soluzione senza sacrificare una corsia, ma magari c'è nell'aria un progetto più ampio, che riguarda la zona circostante.

Grazie in anticipo

Claudio

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Inserito da il Inserito da Benedetta Borsani il Ven, 16/10/2009 - 09:01

Il Consiglio di Zona 3 di Milano intende organizzare una serie di giornate dedicate ai temi dell’ambiente e della natura, con l’obiettivo di promuoverne la conoscenza stimolando azioni da parte del singolo cittadino per contribuire ad accrescere le aree verdi della città di Milano, educandolo al rispetto della natura e alla possibilità concreta di migliorare, anche individualmente, il proprio territorio.  L’attenzione rivolta soprattutto alla salvaguardia delle aree verdi della Zona 3 e alla loro valorizzazione, deriva dall’osservazione e dalla conoscenza dello spazio in cui la persona, prima di tutto, trova la sua dimensione di “cittadino”. Il convincimento di questo Consiglio è che tutti noi possiamo contribuire ad accrescere le aree verdi della nostra città, educando i più piccoli al rispetto della natura e alla possibilità concreta di migliorare, anche individualmente, il proprio territorio. Da qui l'iniziativa "Tutto l'anno in verde..." : attraverso laboratori e visite guidate  gratuite scopriremo insieme ad esperti di botanica  i  tesori verdi che la nostra zona possiede e soprattutto impareremo a rispettarli.
Vi aspettiamo quindi domenica prossima 18 ottobre, in Piazza Leonardo da Vinci a partire dalle ore 15 - come da programma allegato.
Con i più cari saluti

Benedetta Borsani                                    Pietro Viola
Presidente Commissione Ambiente            Presidente Consiglio di Zona

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Inserito da il Inserito da Enrico Sardini il Mer, 14/10/2009 - 08:04

Nella mia via abbiamo la fortuna di poter usufruire dello spartitraffico centrale che permette un buon margine di preziosissimi parcheggi per le autovetture.

Questa funzione tanto utile era agevolata da sempre tramite una pavimentazione di bitume, purtroppo completamente devastata dai lavori per la installazione di pompe per la falda acquifera, credo di competenza Atm. Ebbene, dopo tali lavori incredibilmenre non e' stato ripristinato il fondo, tanto che da una decina di anni abbiamo praticamente una via con al centro una palude fangosa o un deserto di sabbia, a seconda delle precipitazioni. Basta un po' di vento per avere tutto coperto di terra, quando piove si formano pozze e buche, naturalmente poi "adornate" di cartacce e rifiuti di ogni natura.

Tempo fa per i lavori vicino a piazza Piola di adeguamento della fermata della Metro hanno ripavimentato una piccola parte dello spartitraffico con ottimi blocchetti di cemento che lasciano traspirare le radici degli alberi e non affondare auto e pedoni nel fango. Tutto pero' si ferma ad un quarto di via. I cittadini che abitano verso la stazione di Lambrate evidentemente sono di serie b, Niente pavimentazione. Non ci sono soldi, mi hanno risposto tempo fa.

Chissa' se qualcuno prima o poi ci degnera' di attenzione...

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Inserito da il Inserito da Enrico Sardini il Mar, 13/10/2009 - 09:50

Spesso mi capita di osservare con desolazione i mille interventi che vengono effettuati nella nostra citta' seguendo una logica apparentemente corretta ma in realta' miope e suicida.

Il teorema profondamente sbagliato e' "creo difficolta' agli automobilisti e loro useranno i mezzi pubblici".

Ecco quindi che ogni qualvolta si modifica l' arredo urbano si restringono le carreggiate, si eliminano centinaia di posti auto, nascono migliaia di paletti, marciapiedi alti, doppi, inutili piazzole a verde, poi destinare a desertificare.

Qual e' il vero risultato? La circolazione rallenta, le auto che girano a vuoto per trovare posto si moltiplicano inquinando ulteriormente l' aria, nessuno ha dei vantaggi di sicuro.

Penso al folle intervento di Viale Tunisia, dove si e' tolta la possibilita' di parcheggio a pagamento, restringendo ad una sola corsia lo scorrimento privato e destinando l' altra ai tram. Risultato? Caos totale, tutti sostano lo stesso, il traffico e' collassato, i tram non passano lo stesso, un disastro annunciato.

L' unica maniera per diminuire le auto e' creare alternative con tram, metro, parcheggi di interscambio. Le persone lavorano, non tutti sono impiegati che vanno da a a b, chi deve fare mille cose in un giorno deve spostarsi ovunque in fretta.

Milano e' una citta' dove si produce, non un paesino olandese a misura di biciclette e bambini, ci vogliono enormi investimenti per infrastrutture, farsi belli con qualche giardinetto creato eliminando quei pochi parcheggi e restringendo le carreggiare (pensiamo ai mezzi di soccorso che non possono sfilare e si arrestano) significa non voler bene alla citta' ed ai suoi abitanti.

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Inserito da il Inserito da Antonella Fachin il Dom, 20/09/2009 - 16:57

Chiusura dei Corsi del Civico Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato IPIA (paritario serale), di via Rubattino.
Con determina del 3 agosto 2009, tutte le classi, dal primo al quinto anno, dell'IPIA sono state chiuse. Si tratta di una storica istituzione del Comune di Milano in zona 3: la sede originaria è sempre stata in via Deledda (piazzale Loreto), fin dalle sue origini negli anni ’60; il trasferimento in via Rubattino, avvenuto 4 anni fa, doveva essere solo temporaneo, in attesa del completo adeguamento dell’edificio comunale in Via Deledda.
La scuola serale per studenti-lavoratori di via Rubattino rappresenta l’unica realtà in zona che offra l’opportunità di un miglioramento della condizione sociale e lavorativa; spesso è il luogo del reinserimento in un percorso di studi di sicuro sbocco professionale; per altri versi, negli ultimi anni, rappresenta anche un luogo privilegiato di incontro, conoscenza e confronto fra studenti italiani e stranieri, i quali ultimi trovano così  il miglior viatico di inserimento nel tessuto culturale e lavorativo cittadino.


L'istituto forma impiantisti elettrici e per tecnici elettronici, e ha sempre un elevato numero di iscritti, da 18 a 25 studenti per classe.
Gli studenti-lavoratori iscritti all'IPIA hanno ricevuto a fine agosto una lettera dal Comune con la quale sono stati invitati a iscriversi all'IPSIA Marelli oppure all'ITIS Giorgi.
Ora, il Marelli è un istituto professionale statale che si trova però in via Livigno, zona Nord Ovest - Maciachini, davvero fuori zona per un’utenza che gravita - per la residenza o per il lavoro - sulla zona est di Milano: per molti di loro la sede proposta sarebbe difficilmente raggiungibile considerando l’orario di inizio delle lezioni serali, intorno alle 17.30, quando il traffico è più intenso e per essi ciò significherebbe impossibilità di frequenza.                                                                                                                     
Il Giorgi, che presenta problematiche logistiche simili (è ubicato in viale Liguria), non è neanche un istituto professionale, è un istituto tecnico e come tale rilascia un diploma alla fine del quinquennio con l’esame di Stato, ha una struttura didattica completamente diversa e per accedervi gli studenti devono superare un esame di idoneità/integrativo al quale nessuno li ha preparati. L'indicazione del Giorgi non tiene peraltro conto del fatto che chi ha scelto il professionale lo ha fatto innanzitutto perché al termine dei primi tre anni si ottiene, con esame interno, un diploma di qualifica di impiantista elettrico/elettronico che permette di svolgere subito un lavoro specializzato nel settore, con mansioni e competenze secondo le norme di legge. Si fa un gran parlare di “presidio del territorio”. Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Locale possono fare molto ma non certo creare e gestire luoghi di aggregazione, di istruzione e formazione al lavoro. Nelle civiche scuole serali si formano cittadini, e famiglie: grazie agli studi svolti, i diplomati riescono a trovare più facilmente il lavoro corrispondente alla loro preparazione, così integrandosi pienamente nel tessuto sociale.
Il Comune di Milano possiede un patrimonio importante di personale esperto e di competenze, sedi diffuse sul territorio, anche periferico della città, e attrezzature di laboratorio di alto valore formativo: le scuole civiche serali sono in grado di avvicinare la scuola alle esigenze del mercato del lavoro.
Incredibilmente, ora il Comune sta operando per lo smantellamento e/o drastico ridimensionamento di un efficace strumento di presidio del territorio e di crescita non solo professionale ma anche civica dei suoi cittadini! 

Il Comune risparmierebbe di sicuro con la chiusura della scuola IPIA e di tutti gli altri corsi o classi (licei, istruzione tecnica, idoneità), ma il costo lo pagherebbe tutta la città in termini di una potenziale popolazione studentesca senza possibilità di istruzione e formazione perchè la gran maggioranza dei frequentanti i civici corsi non potrebbe sostenere i costi proibitivi delle scuole private.
In sostanza, il Comune di Milano sta smantellando il suo patrimonio di cultura e formazione professionale e sempre più reale sta diventando l'ipotesi, direi la profezia (agghiacciante) che Piero Calamandrei fece sulla scuola pubblica.
Calamandrei fu giornalista, giurista, politico e docente universitario durante il fascismo, uno dei pochi a non avere né chiedere mai la tessera del partito. Nel febbraio del 1950 al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, Calamandrei fece un discorso sulla scuola, parole che sono purtroppo attualissime.
Pubblico il suo discorso per chi non l'avesse mai letto e per i ragazzi, le giovani generazioni di Milano e dell'Italia: leggetelo ne vale la pena per aprire gli occhi e il cervello... ne va del vostro futuro!

Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia.
Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo. La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre: - che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre. - che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione. Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito.
Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.
Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi.
Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. »
la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […]. Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […].
Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta così fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico. Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […]. Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica. Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile.
Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.
Piero Calamandrei, 1950

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 04/09/2009 - 09:04

Dal sito Web del Comune di Milano:

Difensore Civico

Aree verdi per i cani

A fronte della crescente richiesta di strutture da parte dei residenti di via Tucidide-Buccari, efficace l'azione di sollecito al Settore Tecnico Arredo Urbano

Milano, 3 settembre 2009 – Panchine, siepi, attrezzi per l’agility dog. O ancora dispenser di palette, illuminazione artificiale e recinzioni che delimitano l’accesso. In città le aree verdi per i cani rappresentano sempre più una necessità: spazi “dedicati” dove proprietari ed animali possono divertirsi al riparo dai pericoli della strada. A volte però il cammino che porta alla loro realizzazione è lastricato di qualche contrattempo.

È quanto accaduto ai residenti di via Tucidide-Buccari che hanno richiesto al Comune di destinare lo spazio verde ivi presente ad area cani. Nel quartiere infatti non vi sono aree attrezzate per gli animali e lo spazio in questione si presta bene a tale scopo in quanto è già utilizzato regolarmente dai cittadini per far passeggiare i propri amici a quattro zampe.

Ottenuto riscontro negativo dal Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde (l’area è circondata da strade molto trafficate che rendono pericoloso l’avvicinamento al parco), i cittadini non mollano la presa. La ristrutturazione delle abitazioni nell’ex-area Richard Ginori e il conseguente incremento della popolazione abitativa rende urgente una soluzione del problema. Tanto più che la sede stradale adiacente all’area verde, in origine pericolosa, è stata recentemente messa in sicurezza attraverso la creazione di una rotatoria. Non vedendo l’attuazione di alcun provvedimento concreto da parte dell’Amministrazione e decisi ad ottenere lo spazio per i cani, i cittadini si rivolgono al Difensore civico.

L’Ufficio del Difensore civico riscontra che il Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde ha portato avanti l’iter burocratico per la realizzazione dell’area ma, prima di poter procedere, resta in attesa della Delibera di Giunta e del parere favorevole della Commissione Edilizia. A distanza di qualche tempo la vicenda si conclude positivamente: con delibera del 15 maggio 2009 il Comune di Milano approva l’individuazione delle nuove aree cani (compresa quella di via Tucidide-Buccari). Due mesi e mezzo più tardi l’intervento è realizzato: ora cani e rispettivi proprietari possono finalmente correre e giocare in tutta sicurezza.

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Inserito da il Inserito da Camillo Ferraris il Mer, 02/09/2009 - 14:25

Oggi passando ho visto che sono iniziati i lavori di ristrutturazione per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Vedi foto allegate.

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Inserito da il Inserito da Gianluca Boari il Sab, 08/08/2009 - 12:51
L'iniziativa, arrivata alla seconda edizione, ha la finalità di regalare momenti di sano divertimento a tutti quei cittadini, soprattutto bambini e anziani, che nel mese di agosto rimangono in città. Allo stesso tempo si vuole sottolineare l'importanza del Parco Lambro come luogo di aggregazione e "oasi" cittadina.

Il Consiglio di Zona 3, che si è reso protagonista dell'elaborazione di un progetto di riqualificazione del suo polmone verde, attende che il Comune centrale agisca concretamente a riguardo fornendo strutture sportive e per l'aggregazione che favoriscano tutto l'anno una sempre maggiore vivibilità dell'area.

L'evento, curato da Cantamilano snc (aggiudicataria del bando 2009), è realizzato con il contributo dell'Assessorato alle Aree Cittadine e Consigli di Zona.

In questi giorni simpatici ed ecologici mezzi a 4 ruote stanno percorrendo la Zona 3 per informare i cittadini che non hanno avuto la possibilità o la volontà di lasciare la città in questo caldo mese di agosto.

In questi giorni simpatici ed ecologici mezzi a 4 ruote stanno percorrendo la Zona 3 per informare i cittadini

Un cordiale saluto.
Gianluca Boari
Presidente Commissione Cultura e Manifestazioni
Consiglio di Zona 3

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Inserito da il Inserito da Antonella Fachin il Mar, 04/08/2009 - 15:11
OPERAI DELLA INNSE SU UNA GRU TAFFERUGLI 

 MILANO - Sono ancora arrampicati sulle gru all'interno della Innse Presseazienda in liquidazione alla periferia est di Milano i quattro operai (e non due come si era appreso in un primo momento) dell'azienda che hanno scelto questo gesto per protestare contro le operazioni di smontaggio dei macchinari della fabbrica. Intantoil segretario milanese della Fiom-CgilMaria Sciancatiha precisato: "abbiamo deciso noi e i lavoratori di entrare nello stabilimento e ci siamo riusciti".

 I quattro operai Vincenzo Massimo Luigi e Fabio dai 30 ai 60 anni sono entrati stamani all'interno della fabbricaassieme a un funzionario della Fiomaggirando il presidio delle forze dell'ordine che da giorni si trova davanti allo stabilimento. I lavoratori della Innse hanno minacciato di gettarsi dalle gru che si trovano all' interno del capannone e sono alte circa 10 metri. I rappresentanti sindacali della Fiom sono in costante contatto con loro e hanno chiesto di poter entrare all'interno della fabbricacosa che è stata loro concessa.
 "I lavoratori verranno via dalla fabbrica solo quando ci sarà la certezza che le operazioni di smontaggio saranno sospese"ha spiegato Sciancati. La Fiom ha precisato anche che gli operai delle ditte acquirenti che stavano smontando le macchine se ne sono andati per mancanza delle condizioni di sicurezza dopo l'ingresso dei lavoratori della Innse. Intanto per oggidalle 15 alle 17è previsto uno sciopero nelle aziende metalmeccaniche della provincia di Milano indetto dalla Fiom. I lavoratori in sciopero potrebbero raggiungere il presidio.
"Rimarremo quassù fino a che non ci sarà una trattativa veraperché non si può smantellare una fabbrica di queste dimensioni". E' la voce degli operai della Innse che stamani sono saliti sopra una gru alta dieci metri all'interno del capannone della fabbrica come gesto di protesta contro le operazioni di smontaggio dei macchinari che sono cominciate domenica scorsa.
Intantosi sono verificati anche tafferugli tra gli operai in presidiogiovani dei centri sociali e forze dell'ordine. I manifestanti fuori dalla fabbricache cercavano di vedere cosa stesse succedendo all' interno dello stabilimentosono venuti a contatto con le forze dell'ordine in tenuta antisommossa e ci sarebbero alcuni contusi. I sindacalisti della Fiom-Cgil hanno intanto chiesto di poter entrare nell'azienda per verificare quanto sta accadendo e parlare con gli operai che sono riusciti ad entrare.

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CGIL MILANO E CGIL LOMBARDIA
COMUNICATO STAMPA

INNSE: PER LA CGIL IRRESPONSABILE CHI LAVORA PER CHIUDERLA. UN BRUTTO SEGNALE DI PARTENZA PER LA RIPRESA AUTUNNALE. DICHIARAZIONE DI NERINA BENUZZI DELLA SEGRETERIA DELLA CAMERA DEL LAVORO DI MILANO E DI GIACINTO BOTTI DELLA SEGRETERIA DELLA CGIL LOMBARDIA.

Appena concluso l'incontro in Prefettura Nerina Benuzzi della segreteria della Camera del Lavoro di Milano e Giacinto Botti della segreteria regionale della Cgil hanno detto: "dall'incontro di stasera in Prefettura, richiesto dal sindacato, non e' emersa la volonta' da parte delle istituzioni di governo, nazionali e regionali, di impegnarsi a costruire le condizioni per salvaguardare il valore di eccellenza produttiva e occupazionale della INNSE di Milano.
Confermata anche nell'incontro di stasera l'assenza di qualsiasi ruolo da parte del Comune e della Provincia. Il sindacato ha richiesto al Prefetto di convocare un tavolo immediato con tutti i soggetti interessati per concretizzare un'iniziativa comune e, conseguentemente, ha chiesto il blocco dell'attivita' di smantellamento degli impianti produttivi in corso da domenica.
Per affrontare i problemi di salvaguardia dei posti di lavoro e di una importante realta' produttiva non serve l'ampio, ingiustificato spiegamento di forze dell'ordine cui abbiamo assistito in queste ore davanti all'INNSE, ma una precisa volonta' politica e istituzionale, a partire da una Regione che non sta certamente facendo tutto quello che avrebbe possibilita' di fare, come dimostrano le vaghe prese di posizione del Presidente Formigoni. La Cgil, nel confermare il proprio impegno a sostegno delle mobilitazioni dei lavoratori dell'INNSE, auspica che da domani prevalga la ragionevolezza, si interrompano le operazioni di smontaggio dei macchinari e si riconsegnino le vertenze sindacali al loro giusto ambito, che non e' certo quello dell'ordine pubblico ".

Milano 3 agosto 2009    
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Cristina Pecchioli - Uff. Stampa CGIL Lombardia
e-mail: cristina.pecchioli@cgil.lombardia.it
Viale Marelli 497 - 20099 Sesto S. Giovanni (Mi)
Tel ++39 - 02 26254324 Fax ++39 - 0226254351
Cell. 335 74 91 392


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DALLE 15 ALLE 17 SCIOPERO DI SOLIDARIETÀ DEI METALMECCANICI

Presidio Innse, quattro operai su una gru
Un corteo verso la stazione di Lambrate

Ripreso lo smantellamento dei macchinari venduti dopo
il vertice in Prefettura. Pd: «Fermare l'uso della forza»

MILANO - Situazione ancora incandescente alla Innse di via Rubattino. Quattro operai sono saliti su una gru alta dieci metri, dopo essersi introdotti nello stabilimento intorno alle 11.30, chiedendo che sia fermato lo smantellamento dei macchinari e minacciando di lanciarsi nel vuoto. Altri lavoratori, una ventina, si stanno muovendo in corteo verso la stazione di Lambrate con striscioni che recitano «Giù le mani dalla Innse».
«VOGLIAMO TRATTATIVA VERA» - Nello stabilimento intanto si organizza la resistenza a oltranza. «Rimarremo quassù fino a che non ci sarà una trattativa vera, perché non si può smantellare una fabbrica di queste dimensioni - dice un funzionario della Fiom salito sulla gru assieme ai quattro operai -. Appena entrati abbiamo chiesto che tutti i lavoratori che stavano smontando i macchinari smettessero di farlo, cosa che è poi successa». I quattro, dai 30 ai 60 anni, sono entrati nella fabbrica aggirando il cordone delle forze dell'ordine che da giorni presidia l'area e poi sono stati raggiunti dal segretario milanese della Fiom Marina Sciancati e dal segretario generale Gianni Rinaldini, che, scortati da Digos e carabinieri, hanno portato agli operai panini e acqua. «Stanno bene, ma non scenderanno fino a che non ci sarà una risposta. Hanno visto che è già stato smontato il primo macchinario - spiega Sciancati -. Non ci sono ancora spiragli aperti». Il gesto di protesta ha di fatto portato al blocco dei lavori di smantellamento, effettuati da operai di due ditte di Arluno e Vicenza chiamati dal proprietario Silvano Genta.
PD: «NO ALL'USO DELLA FORZA» - E si allarga la solidarietà ai 49 dipendenti della Innse: la Fiom ha indetto per oggi, dalle 15 alle 17, uno sciopero nelle aziende metalmeccaniche della provincia di Milano. I partecipanti potrebbero raggiungere lo stabilimento di via Rubattino, dove il presidio dei lavoratori è andato avanti tutta la notte. Martedì mattina ci sono stati nuovi tafferugli tra i manifestanti, i giovani dei centri sociali e le forze dell'ordine. Una situazione condannata dal Pd: Cesare Damiano, responsabile lavoro, e Emanuele Fiano, deputato lombardo dei Democratici, hanno fatto un appello ai ministri Maroni e Scajola perché la vertenza non si risolva con l'uso della forza. «Occorre sospendere lo sgombero e lo smontaggio dei macchinari della fabbrica - affermano - e riaprire un tavolo di confronto per la piena tutela occupazionale di tutti i lavoratori». I due esponenti del Pd chiedono anche a Regione e Comune «di dare un segnale concreto e coerente». Il senatore del Pd Paolo Nerozzi ha chiesto al governo con un'interrogazione urgente interventi immediati per uscire dalla crisi: «Dobbiamo purtroppo registrare un aumento del grado di tensione all'interno dello stabilimento Innse - ha detto -. Torniamo a chiedere l'urgente apertura di un tavolo di consultazione».
SMONTAGGIO MACCHINARI - Nella sede della storica azienda in liquidazione alla periferia est di Milano erano riprese martedì mattina le operazioni di smontaggio dei macchinari. I 49 dipendenti, che chiedono di poter continuare a lavorare, spiegano che resisteranno «fino all'ultimo davanti alla fabbrica». Messi in mobilità a maggio 2008, ora si augurano che «arrivino altre persone per darci una mano. Già stiamo aumentando di numero e così potremo prendere forti iniziative di protesta». Al presidio sono presenti i sindacalisti della Fiom-Cgil, tra cui il segretario milanese Maria Sciancati. Lunedì il sindacato ha partecipato a un incontro in Prefettura con rappresentanti della Regione e della Provincia, al termine del quale il viceprefetto ha chiarito di dover far rispettare il decreto ingiuntivo per la consegna dei macchinari venduti. Così nella fabbrica sono entrati gli operai delle ditte acquirenti che hanno ripreso le operazioni di smontaggio. «Il tavolo con le istituzioni che abbiamo chiesto ci è stato negato e per ora non sono previsti nuovi incontri» spiega il sindacato.


04 agosto 2009

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Dopo il vertice in prefettura, continua il presidio

I lavoratori della Innse: non ci muoviamo

Ancora tensioni nello stabilimento. Fiom: ora tocca agli operai decidere cosa fare, 2 ore di sciopero di solidarietà

MILANO - Sono sempre determinati, gli operai della Innse. Nono­stante il defilarsi, uno dopo l’altro degli interlocutori del­la partita. Nonostante tutto. Erano 50 un anno e mezzo fa, all’inizio di questa vicen­da. Oggi sono 49. E l’unico che manca non ha mollato per cercare un altro lavoro: si è arreso a un'infarto, a 49 anni, dopo una notte passata a presidiare i reparti. Lunedì sera, davanti alla pre­fettura, le maestranze della Innse volgevano lo sguardo in alto, verso le stanze dove è proseguito fino a tarda sera l’incontro del viceprefetto, Renato Saccone, con i rappre­sentanti della Regione e il sindacato. Che poi in questo caso vuol dire la Cgil regiona­le e il vertice nazionale della Fiom, con il segretario gene­rale Gianni Rinaldini e il se­gretario Giorgio Cremaschi. Alle 9 di sera, quando è ter­minata la riunione, i lampio­ni di corso Monforte hanno illuminato la delusione dei 49: lo smantellamento dei macchinari, sospeso per da­re corso alla trattativa, ri­prenderà già da oggi. Nessu­na disponibilità da parte del­la prefettura a impostare un nuovo tavolo senza novità di sostanza.
Resta quindi alta la tensio­ne in via Rubattino 81. La Fiom ha indetto due ore di sciopero in provincia. Intan­to nel deserto produttivo del­la periferia di Milano, tra scheletri di capannoni e fab­briche vuote, i reduci della Innse promettono battaglia. Cremaschi l’aveva già detto fin dalla mattina di lunedì: «Da qui non ci muoviamo. Posso­no smontare i macchinari ma non li lasceremo certo uscire da qui. Questa non è la fine della Innse ma l’inizio di un dramma». Per la Fiom «se il governo non difende i posti di lavoro sani figuria­moci quelli delle aziende in crisi». Il candidato alla guida del Pd, Pierluigi Bersani, ha tele­fonato al ministro dell’Inter­no, Roberto Maroni: «Gli ho detto che quando un proble­ma è così acuto bisogna fer­mare le macchine e discute­re. Avendo fatto il ministro dell'Industria posso dire che ogni volta che si smantella un'attività è un pezzo di noi che se ne va». «Mi auguro che queste vicenda si risolva al più presto e per il meglio» ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini. Paolo Ferrero, segretario del Prc, chiede al ministro Maroni di ritirare subito la forza pubbli­ca a protezione dello sman­tellamento delle macchine.
Nel merito della vicenda, lunedì è stata la giornata dei pas­si indietro. La Regione - che pure si era molto adope­rata nei mesi scorsi - ha da­to forfait. In prefettura assen­ti Comune e Provincia. Il Pi­rellone lascia il cerino nelle mani della magistratura che «avrebbe potuto anche deci­dere di sospendere lo sgom­bero». E dei potenziali acqui­renti: «C'è stato chi si era det­to in un primo tempo interes­sato, ma poi si è tirato indie­tro». Facile leggere tra le ri­ghe il nome della Ormis di Bergamo. L’azienda non in­terviene. Ma già nei mesi scorsi fonti interne lasciava­no intendere che la partita fosse ormai difficile da recu­perare: «Il nostro interesse era sincero, se ci fosse stata davvero l’intenzione di anda­re verso un rilancio della Inn­se a quest’ora la partita sareb­be già chiusa. E le macchine non si sarebbero fermate». Certo è che la trattativa non è mai entrata nel vivo. Mai si è parlato di soldi per l’acquisto della Innse. Dal canto suo Stefano Genta, il proprietario dell’azienda («acquisita sull’orlo del falli­mento a 750 mila euro» ricor­da la Cgil) deve ad Aedes una consistente somma per l’affitto dell’area. Di qui la causa della stessa Aedes. La vendita dei mac­chinari alla Mpc di Santorso (Vicen­za) e alla Lombar­dmet di Arluno (Mi). E la senten­za dello scorso maggio che auto­rizza la loro uscita dall’azienda.
Se la vicenda si concluderà con lo smantellamento della Innse, nulla più impedirà la realizzazione del piano di riqualificazione urbana della zona varato negli anni 90. Al posto dei capannoni si parla di università, residenziale, parchi. Dal canto suo il Co­mune assicura che a fronte di un piano industriale con qualche prospettiva sarebbe stato pronto a cambiare il progetto sull’area. Ma la Cgil insiste: «L’azienda è vittima della speculazione edilizia». Così - dopo un anno mez­zo di trattative, presidi, pro­poste - i 49 tornano soli. A scrivere l’ultimo capitolo del­la loro storia all’Innse.

Rita Querzé
04 agosto 2009
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Inserito da il Inserito da Antonello Digo il Gio, 30/07/2009 - 11:04

Erano previsti a luglio, ma sul sito del Comune sono spariti e non ho visto ancora alcuna transenna

Qualcuno sa qualcosa?

 

grazie

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